VIA PO 33 / RUBRICA DI CINEMA A CURA DI CRISTINA COLET

Torino alla Mostra di Venezia presenta opere prime e restauri

cina venezia71a Edizione della Mostra del Cinema di Venezia: Torino è presente con opere prime e restauri

 

Al via oggi la 71a edizione della Mostra del Cinema di Venezia (27/08-6/09/2014). Anche Torino è presente alla Mostra con due opere prime La Zuppa del Demonio (di Davide Ferrario, 2014) di cui abbiamo parlato in un precedente articolo, e Patria (di Felice Farina, 2014), excursus della storia italiana contemporanea dal caso Moro ad oggi raccontato da un sindacalista, un impiegato e un operaio, presentato nella Giornata degli Autori – Venice Days. 

 

Nella sezione Venezia Classici saranno poi riproposti due restauri: Todo Modo (di Elio Petri, 1976) curato dal Museo Nazionale del Cinema di Torino in collaborazione con la Cineteca di Bologna e Surf Film, e L’Udienza (di Marco Ferreri, 1971) curato dal Museo Nazionale del Cinema di Torino in collaborazione con la Cineteca di Bologna e Cristaldi Film. 

 

Ieri sera nella serata di pre-apertura della Mostra è stato invece proposto nella rinnovata Sala Darsena  il restauro di Maciste Alpino (di Luigi Maggi, Luigi Romano Borgnetto, 1917) curato dal Museo Nazionale del Cinema di Torino in collaborazione con il Laboratorio L’immagine Ritrovata della Cineteca di Bologna. 

 

Cristina Colet

Torino e il cinema, amore a prima vista

Per  Torino l’incontro con il cinema non sarà un episodio isolato, ma negli anni successivi la città  si trasformerà in un centro nevralgico tra i primi Italia per la produzione cinematografica. In particolare, due case di produzione emergono a partire dai primi anni del Ventesimo secolo: Ambrosio e Itala

 

museocinema2Inauguriamo oggi la rubrica di cinema del giornale che porterà il nome via Po 33, il motivo della scelta di questo titolo va ricercato nella prima proiezione pubblica per un pubblico scelto, organizzata a Torino il 7 novembre 1896 da Vittorio Calcina (fotografo ufficiale di casa Savoia) in una sala dell’Ex Ospizio di Carità.

 

Il programma della serata prevedeva una ventina di filmati del repertorio Lumière. Si trattava di una serata dimostrativa in cui Calcina offrì una dimostrazione riguardo alla nuova forma di intrattenimento che in quei mesi aveva interessato diverse città europee. Gli spettacoli ebbero seguito anche nei mesi successivi per concludersi nella primavera 1897, quando si trasferì in via Garibaldi 10 presso i locali della birreria Sala per interrompersi solo per la pausa estiva. Se all’inizio si trattava principalmente di filmati provenienti dal catalogo Lumière, in seguito, Calcina propose i propri filmati; tra le opere di Calcina si annoverano sia film dal vero commissionati dagli stessi F.lli Lumière, oltre che film realizzati per volontà dello stesso; tra i documentari spiccano quelli che avevano per oggetto la casa reale.

 

Per  Torino l’incontro con il cinema non sarà un episodio isolato, ma negli anni successivi la città  si trasformerà in un centro nevralgico tra i primi Italia per la produzione cinematografica. In particolare, due case di produzione emergono a partire dai primi anni del Ventesimo secolo: Ambrosio e Itala. Si tratta di due esempi di industria cinematografica italiana, il cui successo proveniva dall’abilità di Ambrosio, nel primo caso, e Giovanni Pastrone nel secondo, di avere sotto controllo le varie fasi di produzione, compreso l’arrivo in sala del film (disponendo di un certo numero di sale di modo che al film fosse assicurata la distribuzione). Ancora oggi una sala della città di Torino porta il nome di Ambrosio.

 

Se l’Ambrosio spicca al Festival di cinema organizzato in occasione dell’esposizione internazionale del 1911 a Torino, vincendo il premio per il film Nozze d’oro di Luigi Maggi (su soggetto di Arrigo Frusta) e La Vita delle Farfalle di Roberto Omegna con la collaborazione del poeta Guido Gozzano, rispettivamente per la categoria artistica e scientifica, la Itala non tarderà a conseguire il successo. Il 18 aprile 1914 si tiene, infatti, presso il Teatro Vittoria di Torino, in contemporanea con il Teatro Lirico di Milano,  la prima di Cabiria, secondo kolossal della storia del cinema (il primo è Quo Vadis di Guazzoni, 1913) che portava la firma di Gabriele D’annunzio, ma che fu in realtà diretto da Piero Fosco (soprannome dell’astuto Giovanni Pastrone). Di questa interessante vicenda e della lavorazione di un film che ha fatto la storia del cinema mondiale e che quest’anno festeggia i cento anni, parleremo ampiamente nel prossimo articolo della rubrica di cinema oggi inaugurata.

 

Cristina Colet

 

Cabiria fa ancora sognare un secolo dopo

La Notte di Cabiria: Torino festeggia i cento anni dalla prima proiezione del  capolavoro firmato Piero Fosco. Il film di Pastrone torna per una sera a far sognare il pubblico torinese.  Oggi come cento anni fa Cabiria torna a incantare la platea con la Sinfonia del  Fuoco di Ildebrando Pizzetti in apertura di serata
 
 
CABIRIAUna serata da ricordare quella che si è svolta martedì 17 giugno per  commemorare l’anniversario della prima proiezione del secondo kolossal della  storia del cinema mondiale. Cabiria torna a vibrare sulle note della partitura  di Ildebrando Pizzetti (autore della Sinfonia del Fuoco) e Manlio Mazza,  restaurata e diretta da Timothy Brock e la partecipazione del Coro Maghini di  Torino diretto da Carlo Chiavazza
 
Una ricostruzione filologica fedele alla proiezione che animò il Teatro  Vittorio Emanuele, oggi Auditorium Rai Arturo Toscanini, cent’anni fa  (esattamente il 18 aprile 1914 in contemporanea con il Teatro Lirico di  Milano). Come allora la serata è stata introdotta dalla Sinfonia del Fuoco, la  cui partitura era stata affidata al maestro Pizzetti, a cui è seguita la  proiezione del film con l’accompagnamento dell’orchestra sinfonica della Rai. 
 
Con un’oculata operazione di marketing Giovanni Pastrone fece firmare la  sceneggiatura a Gabriele D’Annunzio (ma che in realtà si limitò a comporre le  didascalie e scegliere il nome dei personaggi), che passò anche per il regista  dell’opera, per aumentare il consenso di pubblico, in particolare quello  intellettuale. In realtà il film è stato diretto dallo stesso Pastrone, alias  Piero Fosco, per la Itala Film che rilevò qualche anno prima come Carlo Rossi &  Co e che fece diventare una delle più importanti case di produzione torinesi.  Cabiria passò alla storia sia per la magnificenza delle scenografia, il grande  numero di comparse, la lunghezza del film, quasi tre ore; anche dal punto di  vista tecnico il film mostra delle eccezionalità come l’uso del carrello,  brevettato dallo stesso Pastrone per avvicinarsi ai personaggi; per non  dimenticare il contributo di Segundo De Chomon per gli effetti speciali,  memorabile a tal proposito la sequenza del sogno di Sofonisba, interpretata da  Italia Almirante Manzini.
 
Il film lanciò sul grande schermo il personaggio di  Maciste (Bartolomeo Pagano), inaugurando a partire dall’anno successivo una  fortunata serie di film incentrati sulla sua mastodontica figura.  Oltre al successo in Italia, Cabiria incantò anche le platee d’oltreoceano, a  New York fu replicato per ben sei mesi, influenzando grandi nomi del cinema  americano, come D.W. Griffith. La serata fa parte della rassegna Il suono delle immagini che ha visto  riportare sul grande schermo le versioni restaurate de La Febbre dell’Oro (The  Gold Rush, di Charlie Chaplin, 1925), Metropolis (di Fritz Lang, 1927) e che si  concluderà il prossimo 21 giugno con Rapsodia Satanica (di Nino Oxilia, 1917).
 
 
Cristina Colet
 
 
 
VIA POIl civico 33 di via Po, da cui prende il nome questa rubrica. Qui avvenne la prima proiezione pubblica per un pubblico scelto, organizzata a Torino il 7 novembre 1896 da Vittorio Calcina (fotografo ufficiale di casa Savoia) in una sala dell’Ex Ospizio di Carità