TORINO CITTA' DELLA RADIO E DELLA TELEVISIONE

Mediateca Rai “Dino Villani”, i mille volti dell’Archivio raccontati da Susanna Gianandrea

TORINO CITTA’ DEL CINEMA, DELLA RADIO E DELLA TELEVISIONE

Prossimi eventi, rubriche e tanto altro

In un’epoca in cui pare tutto intangibile, immateriale, vacuo, il lavoro silenzioso di strutture che accolgono e custodiscono prodotti di ogni genere – dall’arte fino alla scienza – è più fondamentale che mai. Questo è l’esempio delle Teche Rai, che, dalla nascita della Radio nel 1924 e della Televisione nel 1954, archivia i materiali di quasi un secolo di storia delle telecomunicazioni.

Nel corso dei decenni, le Teche Rai hanno seguito il flusso della digitalizzazione, mettendo in atto una graduale organizzazione online del materiale, caricandolo sul Catalogo Multimediale.

E’ stato anche realizzato da poco il servizio Teca Aperta che permette a tutti – da cittadini, a studenti, a professionisti – di poter consultare l’archivio, previa richiesta.

Il Catalogo Multimediale è consultabile fisicamente anche presso le sedi diffuse delle Teche Rai, tra Milano, Roma, Napoli e, ovviamente, Torino.

La Bibliomediateca Dino Villani, a un passo dall’Auditorium Rai e dal Centro di produzione Rai recentemente intitolato a Piero Angela, nutre tutt’oggi l’anima televisiva del capoluogo piemontese. All’interno della biblioteca si trovano

  • migliaia di volumi dedicati all’universo dello spettacolo, delle comunicazioni e del giornalismo

  • stampa periodica e rivista specializzate

  • locandine, manifesti pubblicitari e cartoline collezionati da Dino Villani, nominato il maestro della pubblicità, legata soprattutto a programmi ed eventi nazionalpopolari.

Proprio sul sito di Rai Teche è disponibile un cortometraggio dedicato a Dino Villani, visibile al seguente link: https://www.teche.rai.it/2019/03/dino-villani/

Un assaggio dei prossimi appuntamenti da non perdere

Rai Teche Torino ha in serbo ancora molte sorprese previste per i mesi finali del 2025.

Prestissimo Archive Alive! collaborerà con il Festival delle Colline, organizzato dal TPE Teatro Astra (dall’8 ottobre al 3 novembre). In occasione dello spettacolo dedicato a Salgari realizzato dal Festival, Rai Teche mostrerà un approfondimento sulla figura realizzato al centro di produzione Rai di Torino.

Poco dopo, in occasione del Glocal Film Festival (11 – 15 novembre) Rai Teche mostrerà del materiale inedito di Camilleri, non in quanto autore ma in quanto regista televisivo.

Cosa guardare sul sito di Rai Teche (senza la pubblicità di RaiPlay!)

Negli ultimi anni Rai Teche Mediateca Torino ha scavato all’interno dell’archivio per riportare alla luce materiali di repertorio da riproporre al pubblico contemporaneo in vari formati. I risultati di questo lavoro si trovano nella sezione speciali del sito ufficiale di Rai Teche: da La donna che lavora all’approfondimento sulla vita professionale di Massimo Castri, la sezione offre una grandissima varietà di contenuti.
Tra i più interessanti c’è sicuramente
RAI – Frammenti di un discorso amoroso, una serie di video che riprendono gli appuntamenti avvenuti dal vivo in cui esperti come Sergio Toffetti, Filippo Porcelli o Peppino Ortoleva parlavano al pubblico di tematiche inerenti la televisione e la radio italiane. Gli interessantissimi episodi possono essere ascoltati come se fossero quelli di un podcast, lasciandosi trasportare dai racconti e dalle esperienze di questi professionisti.

Un caso simile è quello di Lezioni con la tv, un progetto che trasforma l’Archivio Rai in strumento di conoscenza per le attività didattiche. Ogni lezione tratta un argomento diverso, volto alla ricontestualizzazione in chiave contemporanea di opere come l’Odissea e i Promessi Sposi e di attività come il restauro delle pellicole, raccontati da esperti del settore agli studenti.

Abbiamo avuto l’opportunità di fare qualche domanda a Susanna Gianandrea, responsabile della Mediateca e coordinatrice di tutti i progetti dell’Archivio.

Nel corso degli anni l’Archivio Rai di Torino ha progressivamente abbandonato la veste di struttura chiusa in sé stessa e si aperto sempre di più al pubblico, promuovendo interessanti iniziative di divulgazione culturale e non solo.

S. G.: Il repertorio archivistico è talmente vasto ed eterogeneo che le persone non se ne rendono conto. Quello che vogliamo fare attraverso queste iniziative orientate verso l’esterno, verso il pubblico, è far conoscere le peculiarità e il senso dell’archivio in quanto strumento di accompagnamento dell’evoluzione antropologica, di costume, culturale, politica e artistica che la Rai ha registrato fin dalla nascita della radio nel 1929. La nostra ricerca va oltre il mainstream visibile sulle piattaforme, cerchiamo i materiali che sono stati dimenticati ma, al contrario, meritano di essere ricordati e rivisti: un esempio è La Madre di Torino, un docudrama del 1967 vincitore del Premio Italia che racconta una vicenda familiare della Torino di quegli anni, ora visibile sia su Rai Teche che su Rai Play.

Come comunica la Mediateca Rai di Torino?

S. G.: In primo luogo realizziamo i flyer cartacei, nel quale scrivo delle righe di introduzione e contestualizzazione dell’evento. Questi materiali vengono distribuiti sia attraverso la mailing list di oltre 6 mila contatti preziosamente costruita nel tempo, sia manualmente, in quanto i volantini vengono portati in edifici e strutture di carattere culturale come il Teatro Stabile, il Cinema Massimo, il Circolo dei Lettori, il Polo del ‘900 e le Università.
Per quanto riguarda i social media, utilizziamo principalmente
Facebook e Instagram pubblicando post e aggiornamenti.
Inoltre, da ottobre a giugno, una volta a settimana sono presente alla Rubrica Buongiorno Regione del TGR a parlare degli eventi che facciamo e di vario materiale di repertorio archivistico – da Rossellini a Gassman a Lalla Romano.

Oltre a tutto ciò, attraverso i comunicati stampa ufficiali siamo presenti anche sui giornali.

I vostri eventi sono molto apprezzati dal pubblico, che ad ogni appuntamento riempie le sale della Mediateca di Torino. Questo feedback estremamente positivo è sicuramente un ottimo segno e fonte di grande soddisfazione.

S. G.: Siamo molto contenti e orgogliosi di questi appuntamenti nella “casa della televisione”, che accoglie chiunque voglia vedere i materiali più speciali, le chicche.

In particolare, l’afflusso dei giovani ci rende fieri del lavoro fatto. Rielaborare gli estratti dell’archivio in una chiave fruibile anche alle nuove generazioni non è sempre facile, eppure esempi come le pillole video di La donna che lavora mostrano la possibilità concreta di veicolare contenuti etichettati come “del passato” ricontestualizzandoli nella contemporaneità.

Beatrice Pezzella

Lunga vita all’Archivio!

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Rai Teche inaugura il secondo ciclo di proiezioni di ARCHIVE ALIVE! 2025

Questo autunno riprende la rassegna di eventi Archive Alive!, la serie di incontri organizzata e promossa da Susanna Gianandrea, Responsabile della Mediateca Rai, che fa vivere l’archivio Rai, riportando alla luce materiali audiovisivi che hanno fatto la storia della televisione, e non solo.

Da non perdere l’ultimo appuntamento della rassegna Quattro passi nel delitto:

  • 29 settembre, ore 18: Jacopo Ricca, giornalista per La Repubblica e per la Rai, introduce A che punto è la notte (regia di Nanni Loy, 1994). L’evento è in collaborazione con JOB FILM DAYS 2025. In aderenza alle tematiche del festival, si approfondiranno due tipologie di lavoro legate alle indagini: una basata sulla finzione filmica, attraverso un commissario televisivo e un’altra grazie alla narrazione della reale esperienza di un giornalista investigativo.

Ecco di seguito gli appuntamenti della rassegna autunnale Quattro passi nel mistero:

  • 14 ottobre, ore 18: Franco Pezzini, saggista, introduce Il segno del comando (regia di Daniele D’anza, 1971)

  • 28 ottobre, ore 18: Chiara Meistro, iconografa, introduce La dama dei veleni (regia di Silverio Blasi, 1979)

  • 4 novembre, ore 18: Max Supporta, direttore del TOHorror Film Festival, introduce Il tram – dalla serie antologica La porta sul buio (regia di Sirio Bernadotte, pseudonimo di Dario Argento, 1973)

  • 18 novembre, ore 18: Peppino Ortoleva introduce Jekyll, la miniserie televisiva del 1969 diretta e interpretata da Giorgio Albertazzi.

Palazzo della Radio – via Verdi, 31 Torino

Ad ogni appuntamento verrà proiettato il film scelto.

L’ingresso è sempre gratuito con prenotazione obbligatoria, da effettuare scrivendo a mediateca.torino@rai.it

Archive Alive! è una rassegna che seleziona alcuni importantissimi materiali di repertorio della televisione italiana e li ricontestualizza in chiave contemporanea, grazie all’intervento di professionisti e collaborazioni con enti culturali come Archivissima! e Job Film Days, il festival cinematografico internazionale dedicato alle tematiche del lavoro e dei diritti delle lavoratrici e dei lavoratori.

Questi appuntamenti serali, che registrano un altissimo numero di presenze, offrono ad appassionati di televisione, giovani studenti e curiosi la possibilità di riscoprire piccoli grandi gioielli televisivi italiani.

La mostra fotografica che racconta il giallo, il gotico e il mistero

Inaugurata il 4 febbraio 2025 e prolungata fino a dicembre, la mostra fotografica e video allestita nei locali della Mediateca ancora visibile gratuitamente è un viaggio in uno dei generi televisivi più apprezzati in Italia. L’allestimento è stato realizzato da Susanna Gianandrea, la scenografia da Rita Santin di Direzione produzione Rai.

Il percorso della mostra copre varie sale, divise in base a tematiche narrative, soggetti e generi. Tra le mura della Mediateca ci si perde tra fotografie che sono dei veri e propri reperti storici: Dario Argento e Daria Nicolodi sul set di Aspetterò (1978), Carlo Emilio Gadda che esce (o entra) dalla Direzione Generale Rai, o ancora Franco Volpi e Monica Vitti ne Il tunnel (1958). Un’intera sezione è dedicata alle donne nel giallo, partendo da Laura Storm, la prima investigatrice della televisione italiana.

Inoltre, è disponibile (ri)vedere la mostra nel suo allestimento originario di Roma (2020) nel Virtual Tour disponibile al seguente link: https://www.teche.rai.it/sulle-tracce-del-crimine-viaggio-nel-giallo-e-nero-rai/

All’ingresso della mediateca, in corrispondenza dello schermo in cui scorrono video di repertorio, è possibile consultare il catalogo Sulle tracce del crimine, edito da Rai Libri e con saggi di professionisti come Aldo Grasso e Luca Barra.

La mostra fotografica di Rai Teche sul mistero e sul crimine della televisione italiano è una chicca da non perdere per chiunque voglia immergersi nella storia, nelle storie e nei set che hanno reso questo genere uno dei più proficui del palinsesto del servizio pubblico.
Dedicare per tempo per osservare, riscoprire e ricordare persone e racconti che appartengono al nostro passato, al nostro presente e sono le basi del nostro futuro è una scelta di cui non ci si può pentire.

Beatrice Pezzella

Quando VideoGruppo era la finestra televisiva su Torino

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VIDEO PIEMONTE  – Intervista a Paola Zeni

Quando VideoGruppo Piemonte era la finestra televisiva su Torino (e non solo)

In un mondo televisivo dominato da produzioni internazionali, parlare di riscoperta degli archivi delle televisioni locali italiane può sembrare un discorso molto lontano dalla nostra contemporaneità. Al contrario, la prima vera televisione, quella fatta dalle emittenti locali, custodisce un tesoro inestimabile della cultura e della società della seconda metà del ‘900.

La Professoressa Paola Zeni dell’Università di Torino è una delle collaboratrici di ricerca del progetto ATLAS – Atlante delle televisioni locali, nato dall’Università di Bologna, e volto a indagare le pratiche delle emittenti private in Italia dal 1976 al 1990.

Di seguito, la Professoressa Zeni racconta lo sviluppo e i risultati della unità di ricerca incentrata sull’emittente piemontese VideoGruppo.

Nella sezione PERCORSI del sito ATLAS si trovano 15 percorsi tematici: 5 dedicati alle emittenti e gli altri dedicati a delle tematiche ricorrenti – come l’uso del telefono, la cronaca bianca o lo sport – che si evincono dai palinsesti delle televisioni locali.

Dal sito ATLAS è possibile entrare gratuitamente e senza registrazione su AMSHistorica, il database digitale che contiene molti dei filmati originali di VideoGruppo ritrovati e resi disponibili proprio grazie al lavoro di ricerca.

B: Come è nato il progetto?

P. Z.: Il progetto nasce da un’intuizione del Professor Luca Barra dell’Università di Bologna, che da sempre si occupa di televisione a 360°. L’interesse e la passione accademici continui e decennali di Barra lo hanno spinto a dedicare un approfondimento alle televisioni private in Italia. Se la televisione nazionale è un tema su cui ormai ci sono numerosissimi studi ed approfondimenti, la televisione locale è ancora poco affrontata, se non da un punto di vista memorialistico. Un esempio è Giuseppe Sacchi, fondatore di Telebiella nel 1971, ha lasciato delle memorie da cui si è costruita la vita dell’emittente.

Luca Barra voleva studiare queste televisioni in maniera più sistematica, dedicare all’emittenza privata in Italia un’attenzione più specifica e che vada ad indagare come complessivamente si è sviluppata un’idea di televisione che è un’alternativa alla televisione nazionale.

L’intento ultimo, quindi, è quello di studiarla a fini estetici, culturali e sociali; per fare ciò è necessario studiare la teoria ma soprattutto le pratiche, che spesso nascono in contesti piccoli. Video Piemonte è infatti un’iniziativa famigliare nata da un ingegnere che si occupa di mineralogia, Sergio Rogna Manassero, che acquista apparecchi di trasmissione e inizia a fare la televisione.

Dopo aver avuto l’intuizione della ricerca, lo step successivo è stato capire come muoversi.

L’idea vincente è stata quella di selezionare delle 5 emittenti campione in giro per l’Italia (Video Gruppo Piemonte, Telesanterno, AntennaTre, Sardegna 1 e TeleRoma56) ed affidare lo studio delle singole a un’unità di ricerca.

B: Come mai solo cinque mittenti e perché proprio queste?

P. Z.: Ogni triennio il Ministero della ricerca finanzia dei progetti di rilevante interesse nazionale che si strutturano con un’unità capofila – in questo caso l’Università di Bologna con Luca Barra come Principal Investigator – affiancata da altre legate a sedi universitarie che contribuiscono alla ricerca. A Torino il Professor Fassone è il Responsabile dell’Unità e io, Professoressa Zeni, sono collaboratrice di ricerca.

Sono state selezionate, quindi, le emittenti che meglio hanno rappresentato la regione di nascita e i cui palinsesti hanno avuto maggiore risonanza anche a livello nazionale.

B: Cosa differenzia VideoGruppo Piemonte delle altre emittenti locali?

P.Z.: Grazie alla direzione di Sergio Rogna Manassero, VideoGruppo si propone come televisione con intenti sia culturali che politici, molto interessata a trasmettere sia le iniziative culturali della città, sia a portare personalità politiche regionali in studio. Non mancano anche i programmi ludici e i quiz, ma si tratta sempre di un intrattenimento orientato a una postura particolare, molto diversa da quella milanese o di AntennaTre. Rispetto a queste emittenti, che hanno aspirato a fare il salto a televisione nazionale, Sergio Rogna ha sempre seguito la vocazione della località. Non a caso, lo slogan di Sergio Rogna era “Il nostro studio è la città”.

B: Dove e come sono stati reperiti i materiali audiovisivi studiati dalla ricerca?

P. Z.: Ogni unità ha avuto un’esperienza diversa: chi si è occupato di AntennaTre ha potuto contare su un patrimonio già digitalizzato, dovuto a un’efficiente archiviazione interna; in altri casi il materiale è stato poco e difficile da reperire. Per quanto riguarda VideoGruppo, bisogna partire dal presupposto che non esisteva un vero e proprio archivio, ma, come spesso accade, era frammentato, disperso.

Io, dovendo pur partire da qualche parte, sono andata alla Camera di Commercio di Torino, ho chiesto l’apertura del fascicolo VideoGruppo, mi hanno dato qualche scatolone che ho meticolosamente consultato: ho trovato principalmente materiale che descrive l’emittente da un punto di vista burocratico. Un’altra gran parte di materiale cartaceo ci è stato dato da Sergio Rogna Manassero.

Con VideoGruppo bisogna ammettere di aver avuto una grande fortuna: l’emittente ha tenuto traccia in maniera rigorosa, anno per anno, di tutti i programmi andati in onda, di tutti gli ospiti intervistati, di tutto ciò che succedesse in studio, grazie anche a Federico Peiretti (fondatore dell’AIACE).

Per quanto riguarda i materiali video, è stato necessario chiedere il permesso a Sandro Parenzo, il presidente di Mediapason, per prendere gli umatic ancora presenti nella vecchia sede di VideoGruppo. Una volta reperite decine di cassette e un lettore idoneo, è partita l’analisi e la digitalizzazione di tutto questo materiale.

B: Dove è possibile consultare i risultati della ricerca?

P. Z.: Abbiamo implementato il sito ATLAS con i risultati della ricerca. L’output principale della ricerca è stato il caricamento del materiale audiovisivo e scritto su AMSHisitorica, una sorta di galleria digitale dell’Università di Bologna che contiene una selezione ampia di materiali che sono stati raccolti durante la ricerca di VideoGruppo Piemonte. Ci sono degli estratti video e interviste con professionisti che sono stati digitalizzati e sono visibili da tutti. Ad esempio, è possibile vedere il servizio fatto da VideoGruppo sul Papa Giovanni Paolo II in visita a Torino nel 1980.

B: Cosa differenzia un filmato realizzato dalla televisione nazionale da uno realizzato da una tv locale, come ad esempio questo del Papa a Torino?

P. Z.: Nel filmato dell’emittente locale c’è una certa specificità, ha un gusto e un orientamento spiccatamente locale. È più attento al tessuto cittadino: anche durante un evento così grande, l’interesse di VideoGruppo è quello di sentire la parola dei passanti, dei cittadini. Dagli anziani ai bambini, si trasmette un contenuto libero, genuino, che rispecchia la cittadinanza. È anche per questo che VideoGruppo ha avuto così tanto successo.

B: Se dovesse nominare un programma di VideoGruppo che più rappresenta Torino, quale sarebbe?

P. Z.: Viene alla mente “La città chiama, risponde il sindaco”. Durante la trasmissione l’allora Sindaco di Torino, Diego Novelli, ingaggiato da Sergio Rogna Manassero, accetta in diretta ogni venerdì sera alle 19 negli studi televisivi (ai tempi nei sotterranei della galleria Cinema Romano) le chiamate dirette dei cittadini. Un piccolo estratto si trova proprio nel sito. Questo programma, unico nel suo genere, ha un successo enorme, tanto da occupare l’intero traffico telefonico della città. Con questo programma si rivaluta la comunicazione televisiva, che diventa ora bidirezionale, uno scambio tra spettatore/cittadino e conduttore.

B: Sono da poco terminati i tre anni di questa ricerca che ha riscoperto e riportato alla luce il valore culturale e sociale delle emittenti locali. Cosa rimane?

P.Z: Più che pensare a cosa è rimasto, mi piace pensare a cosa è stato avviato.

Sicuramente rimane un nuovo deposito digitale consultabile da tutti e ricco di materiale che fino a poco tempo fa era inaccessibile.
Quello che speriamo di aver avviato è, innanzitutto, un interesse per l’emittenza privata e la volontà di ricostruire questi archivi. In generale, speriamo di aver dato il via a una modalità di studio diversa, che non sia solo quella storica e sommaria, ma che sia fatta di casi studio particolari.

Grazie all’intuizione del Professore Luca Barra, questa ricerca ci ha permesso di mettere 5 puntatori dell’emittenza privata in una cartina dell’Italia che fino a tre anni fa era muta. La speranza è che questi puntatori diventino sempre più e sempre più consistenti.

BEATRICE PEZZELLA

Orchestra sinfonica nazionale Rai: le molte vite dell’auditorium

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Sta volgendo al termine la stagione 2024/2025 dell’Auditorium di Torino, che è stata ricca di concerti sold out e grandi serate all’insegna della musica. Dal tradizionale concerto di Natale alle serate di Rai NuovaMusica, il programma variegato di Rai Orchestra ha conquistato, anche quest’anno, il pubblico nazionale e non solo.

Anche se la musica è considerata l’arte del tempo per antonomasia, ha comunque bisogno di uno spazio all’altezza che le permetta di essere composta e suonata.

L’Auditorium Arturo Toscanini è, da più di un secolo, il punto di riferimento dell’arte teatrale e musicale del capoluogo piemontese. Lo è stato durante gli anni della monarchia, durante e dopo le guerre mondiali, e continua ad esserlo tutt’oggi, sotto la linea guida di Rai Cultura.

Quando si varcano le porte dell’Auditorium di Torino, si percepisce immediatamente che si tratta di un luogo strabordante di storia e racconti dal passato.

Gran parte della struttura attuale è risultato della grande opera di Carlo Mollino, architetto torinese che ha progettato anche il palazzo della Camera di Commercio in via San Francesco da Paola ed ha partecipato alla realizzazione del nuovo Teatro Regio, inaugurato nel 1973.

Quando si entra nel foyer si è accolti da uno spazio ampio, che mescola materiali e geometrie in teoria in contrasto tra loro, ma che, in realtà, sono perfettamente armonizzate. Il marmo di Carrara marrone scuro del pavimento riprende quello del parapetto della scala che collega il piano terra con la balconata del piano superiore, molto più chiaro, con tonalità del bianco. Oltre al marmo, il lato esterno del parapetto è arricchito da un mosaico delicato color panna e oro, lo stesso delle colonne che scandiscono lo spazio del foyer. Un dettaglio che a molti può sfuggire è la quasi totale assenza di angoli acuti: Mollino ha, infatti, cercato l’armonia e la morbidezza in ogni spigolo. Dalle colonne al design della balconata, ogni possibile incontro tra i vettori è stato smussato, riprendendo la sinuosità del marmo e, ovviamente, della musica.

Non c’è dubbio che gli ossimori visivi e percettivi siano ciò che rende questa architettura così interessante nel suo genere: la durezza del marmo si confronta con la fragilità del vetro di Murano del lampadario imperiale, così come la completezza delle colonne si compone dei frammenti del mosaico.

Nel 2006 si conclude l’ultima restaurazione ad opera dell’architetto Camerana, necessaria in quanto l’Auditorium di Via Toscanini non risultava adatto per accogliere la neo-nata orchestra nazionale, frutto dell’unione di quelle di Torino, Milano, Roma e Napoli nel 1993. Durante gli anni del restauro l’Orchestra fu momentaneamente spostata all’Auditorium Giovanni Agnelli al Lingotto. E’ proprio nel 2007 che l’Auditorium viene intitolato ad Arturo Toscanini, direttore d’orchestra di fama internazionale scomparso nel 1957.

LE TANTE VITE DELL’AUDITORIUM

Prima di diventare la casa dell’Orchestra Sinfonica Nazionale, l’Auditorium è stato un teatro lirico, ed addirittura un circo equestre.

La sua storia risale al 1856, durante la sovranità di Vittorio Emanuele II, re del Regno di Sardegna. Durante quegli anni, sorgevano in Europa i circhi stabili, che accoglievano spettacoli equestri a cui assisteva l’alta borghesia. Tali circhi erano costituiti da un’arena circolare di circa 14 metri di diametro circondata da gradinate, dalle scuderie e dai locali destinati al pubblico come i vestiboli, i palchi e le gallerie.

Il circo dell’attuale Via Rossini nasce in seguito alla scadenza della privativa che il sovrano aveva concesso al circo Sales, il primo della città, che però dopo vent’anni risultava inadatto ad accogliere una popolazione che da inizio secolo era salita dai sessantaseimila ai centottantamila abitanti.

Questo spiega anche come mai il foyer che è oggi il nostro ingresso per il teatro fosse in origine l’entrata per le carrozze del re. Quello che è oggi il parcheggio, un tempo era l’entrata che comodamente collegava i giardini del Re – e quindi la residenza di Piazza Castello – al circo stabile. Solitamente, infatti, la corretta entrata del pubblico dovrebbe avvenire dal lato opposto a quello del parco, come avveniva in origine, da Via Rossini, e non lateralmente, come facciamo noi oggi quando andiamo ad assistere ad uno dei concerti della stagione.

Tuttavia, il ruolo di circo equestre è stato presto scavalcato da quello di teatro di opere in musica e balli già nel 1869.

Come è ben noto, questi furono degli anni di profonda trasformazione per l’Italia, che nel 1861 si unisce in un unico Regno.

La prima restaurazione del Teatro Vittorio avviene solo nel 1901, quando il conte ingegnere Vandone di Cortemilia rinnova architettonicamente l’intero edificio. L’Auditorium inizia ad assumere le sembianze del teatro che conosciamo noi oggi: furono eliminate le entrate per i cavalli, si sostituì la luce a gas con quella elettrica, si inserirono la biglietteria e il guardaroba, così come i locali di servizio e la zona ristoro, il cui bancone è ancora visibile sulla balconata. I lavori di restaurazione terminarono definitivamente nel 1926: il teatro era stato rinnovato completamente nel suo aspetto e nella sua struttura. Ora è più moderno, ottimizzato negli spazi e nei servizi, con un’estetica più pulita e funzionale.

Infine, nel 1952, il Teatro Vittorio diventa una delle sedi di registrazione radiofonica della RAI e acquista il ruolo che ha oggi.

Come si è dimostrato da questo breve viaggio nella storia del tanto amato Auditorium Rai di Torino, questo teatro ha un passato invidiabile che traspare ancora vividamente dalle sue mura. L’edificio di Via Rossini è una testimonianza viva del passato del nostro Paese, che ha affrontato monarchie, Guerre Mondiali, rivoluzioni tecnico-industriali ed ora cerca di stare al passo con il futuro, che è già qui.

Da più di trent’anni l’Auditorium Rai è la casa dell’Orchestra Sinfonica Nazionale della Rai che, da ottobre a giugno, porta sul palco numeri musicali internazionali suonati dai migliori musicisti.

A pochissimi appuntamenti dalla conclusione della stagione, potete scoprire gli imperdibili concerti sul programma ufficiale dell’Orchestra Sinfonica Nazionale.

Beatrice Pezzella

Foto: PiùLuce Orchestra Rai