TORINO: ATTIVITA’ FISICA E SPORTIVA IN CITTA’ / di Paolo Michieletto- Pagina 2

Alla scoperta dei migliori del Fitness: poesia in movimento danzato!

fitness mi 5Le palestre sono note per essere un covo di gente accalorata che sudando e fremendo spinge in maniera ossessiva e ostinata dei pesi che poi ripone sempre dove li aveva presi… con finalità differenti, chi per aumentare e chi per diminuire il proprio aspetto. Altri ancora corrono per ore su un tappeto che rulla o pedalano per chilometri senza andare da nessuna parte… . Altri ancora cercano di “socializzare”… .

Ma esiste ancora una piccola parte che cerca, anche in anguste mura intrise di fatica, un attimo di poesia, di fantasia, di sorriso, di coordinazione con il proprio io interiore e un movimento aggraziato. Sono poche, queste straordinarie persone, … , e forse hanno solo una piccola possibilità per poter realizzare i propri sogni. Ma andiamo con ordine.

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Tutto parte da Ciriè, alcuni decenni fa (sigh…) alla Ecole Michelle, dove “lui” inizia a ballare come tutti quelli che pattinavano a rotelle per riuscire a carpire movenze aggraziate anche su diversi palcoscenici. In contemporanea, piano piano, anche se molti non lo sanno, Andrea, diventa un ottimo giocatore di pallavolo che disputa tornei internazionali e partecipa a selezioni “azzurre”, e le sue dimensioni muscolari raggiungono dimensioni tali da far impallidire tanti contemporanei, così come la sua forza nelle gambe che gli permette ancora ora di essere superiore a tanti altri che non possono capire gli anni di allenamento alle spalle. Ma il fitness è in agguato. Segue lezioni da allievo di alcuni dei migliori insegnanti dell’epoca (e Torino all’epoca aveva fior fiore di insegnanti, tanto che probabilmente il peggiore di quell’epoca oggi probabilmente trionferebbe… ndr) e dopo una prova fitness mi 3del fuoco con orizzonti lontani… dice a sé stesso “…da grande voglio fare quel mestiere lì”.

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E’ un’escalation senza limiti di velocità. I migliori palchi sono conquistati in breve tempo, le grandi aziende lo cercano e comincia a lavorare ovunque. Le sue lezioni sono innovative, divertenti e eseguite con uno stile unico e inimitabile. Impara da tutti, ma proprio tutti, insegnanti top, principianti, allievi, truccatrici: chiunque può essere di spunto per crescere e migliorare. I grandi sono tali non in quanto tali, ma perché sovente non sanno di esserlo proprio perché nel loro intimo sono umili. La maschera che esce talvolta è solo per difendersi da un mondo arido. Un rimpianto per la danza però c’è ed è dopo una audizione “speciale” presso una scuola di Milano dove i migliori manager vanno a vedere chi e come balla per selezionarli per musical e accademie. Viene selezionato e gli viene proposta una stagione garantita in uno spettacolo per gli USA. Ma non parte per gli Stati Uniti, e un piccolo pensiero col cuore vola verso quello che poteva essere e non è stato, ma forse, anzi , di sicuro, per chi lo ha conosciuto in questi anni, è stata una buona scelta.

 

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Ha esperienze sul palchi migliori del mondo e a volte l’invidia lo ferma. Talvolta i mediocri fanno muro per impedire alla classe di Andrea Fornelli di uscire, ma la luce la puoi velare ma non spegnere!

Segue i più bravi come Orizzonte e supera alla grande la prova del fuoco con Guillermo Gonzales Vega che lo accetta come “grande del Fitness” e dopo quel “voglio fare quel mestiere…” la sua classe e abilità tecnica gli permette in breve tempo di raggiungerli e superarli ma nonostante la folgorazione.. palchi e convention non lo attirano troppo, predilige il rapporto diretto e continuo, l’evolversi verso qualcosa… Non tutti i mondi delle convention (che oggi sono solo un raro ricordo per chi ha vissuto gli anni ’90 e per chi non le ha vissute, non può veramente capirne lo spirito) sono rose e fiori…ma non è il caso di narrare…così come delle piccole beghe di bottega che a volte impediscono a degli allievi di avere un buon insegnante perché non sempre è gradito ai “colleghi” di basso rango qualitativo.

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Andrea Fornelli è un grande del Fitness perché apprende da tutto un percorso consueto dell’epoca in cui chi voleva diventare “insegnante” prima di reputarsi bravo andava ad imparare prima che insegnare… mentre oggi sembrano insegnare tutti quelli che per grazia divina non hanno avuto fitness mi 2bisogno d’imparare…  L’obiettivo non unico ma importante è creare una lezione per il piacere di avere gente che si muove bene con se stessa, ed insegnare è una passione che lo attrae per poter dare qualcosa che il mondo non ti dà.  La soddisfazione sul suo volto appare quando il suo successo è decretato da persone che non lo conoscono…insieme a coloro che continuano a seguirlo da anni.
Nel tempo lavora e collabora con le “Grandi” organizzazioni che usualmente non permettono qualità, ma appiattiscono tutti in modo da uniformare il prodotto, e tutto questo lo allontana da essere se stesso e non sono in sintonia con lui.

 

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Nella sua storia incontriamo anche Tour con cantanti come ballerino ma si scontra con la pochezza della preparazione dello spettacolo e la cura dei particolari che per Andrea è fondamentale.
Quando crea le sue lezioni osserva tutto…anche se sembra non farsene accorgere… movimenti che ipnotizzano e che ti portano nel suo mondo.. attenzione non al movimento fisico ma al portamento in accordo con la propria anima… non importa cosa si vede fuori, l’importante è che la tua anima sia in armonia e allora sarà bello. Dietro la maschera del maestro c’è un’anima gentile attenta a tutto e che considera i dettagli ma che sa valutare e stimolare al massimo senza mai esagerare chi è di fronte afitness milui….

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Andrea Fornelli è e sarà unico, non soggetto a forze di convenienza che altri preferiscono cavalcare pur di stare a galla. Andrea non vuole stare a galla, vuole vivere in armonia con sé stesso ed è unico in questa epoca di finti anticonformisti. In questo momento è ancora il più creativo. Si dedica per ore alla ricerca di musica adatta alle lezioni e ai movimenti da realizzare solo per dare quel lampo di luce e gioia nel movimento ballato che con lui diventa danza  del corpo che sorride e che si rende elegante…

A volte sembra che quando si chiuda una porta se ne apra più di una, ma per chi ha la fortuna di poter ancora danzare nel fitness l’unica speranza è che Andrea sia eterno… Il fitness danzato è una disciplina che ha pochi creatori all’interno del nostro pianeta… uno di questi è Andrea Fornelli… il poeta del Fitness.

Paolo Michieletto

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Guardiamo lo sport con occhio umano…molto umano

SAVI TRACK1Ogni giorno siamo sottoposti a continue e discutibili interpretazioni di vittorie sofferte o sfortune indicibili che connotano imprese di atleti che lottano quotidianamente con sé stessi per ottenere il meglio da ciò che fanno, da parte di commentatori televisivi “saccenti”.

Da quando lo sport è diventato patrimonio mediaticomichi 231 di tutti e tutti ormai sono esperti di tutto, non è raro incontrare, televisivamente parlando, ad ogni ora del giorno campioni sportivi di ogni disciplina che si cimentano in gare di qualsiasi livello, dal campionato del mondo al trofeo di condominio fino alla sfida del dopopranzo… .

Ebbene, è ormai difficile qualificare un evento sportivo in maniera inequivocabile di alto o di basso livello. Infatti sono ormai molteplici le occasioni in cui ogni manifestazione, a suo modo, si presenta come occasione unica per effettuare delle prove in previsione futura oppure come primo passo verso la gara importante che ci sarà tra dodici anni oppure come la miglior manifestazione nel suo genere. Ogni occasione è buona, si direbbe, per fare festa. Questo sarebbe assolutamente positivo, visto che le finalità sportive, doping a parte, generalmente sono amabili. Ma c’è un “ma”.

Se osservate ogni tipo di disciplina in tv, vi accorgerete che si è sempre alla ricerca di confronti con SAVI TRACK2prove precedenti o si millantano situazioni future da verificare. Si vive sempre in attesa di altro o si ricorda il passato e poco importa la situazione presente. Prendiamo il caso del calcio. Subito dopo ogni evento sportivo, o addirittura durante, chi vince deve già pensare alla prossima volta. Non è importante che abbia vinto oggi, ma se riuscirà di nuovo a vincere il futuro appuntamento. Non si può godere del momento. Mentre è giustificabile per gli sconfitti, in quanto la speranza aiuta a non disperare, ci si chiede perché anche chi vince debba immediatamente pensare a cosa sarà in grado di fare poi. E’ curioso, ma chi vince riceve molte accuse in merito alle vittorie sentendosi dire che gli è andata bene.

Ed è allora che scatta il meccanismo del record. Il record, in quanto tale (tradotto vuol più o meno significare “registrato”) rimane, resta indelebile sul percorso del tempo sportivo. E nelle gare individuali, nuoto o atletica ad esempio, è ormai diventato l’unica cosa che conta. Hai vinto? Sì, ma con quale tempo? Poco importa che nevicasse, che avessi gareggiato contro Mazinga, che nell’acqua ci fossero alcuni draghi, ecc. . Conta il tempo. Il commento generale è: bravo sì, ma non ha fatto il record. Pochi centesimi, pochi movimenti errati, margini di millimetri nelle curve sugli sci o in moto!!! Riuscite a contarli, riuscite a vederli, riuscite ad immaginarli? Se non vi diamo il cronometro in mano, Signori Esperti, siete sicuri di riuscire a distinguere una prova dall’altra? Siete così abili da vedere i 14 millesimi di differenza sul giro delle Moto GP tra il primo e il terzo? Riuscite a vedere nelle auxilium mani3gare di sci di fondo il passo così diverso di chi arriva con tre secondi di distacco su 50 chilometri? E nelle prossime “gare invernali”, riuscirete a vedere i più veloci tra i paletti dello sci o del bob tra le curve di ghiaccio, senza il cronometraggio elettrico istantaneo e i tre o quattro intertempi?

E allora scatta il meccanismo della vittoria inutile, della vittoria sì ma con tempi discreti, nulla più. Della vittoria per mancanza di avversari, come se fosse colpa di chi vince, o di chi ha vinto ma non ha strabattuto gli altri. Della vittoria che non soddisfa, della vittoria che è solo un primo passo per iniziare a pensare ad altre vittorie. Dove ormai, affinché una vittoria conti sul serio, devono solo esserci tanti soldi e pubblicità a giustificarla.

Stanno per arrivare i mondiali di sci e già sappiamo che vedremo gare in cui ci sono gli Italiani, ma consoliamoci, se non vinceranno avranno perso perché hanno avuto sfortuna o il percorso era troppo facile o la neve era meno neve… anche se bisogna dire che anche negli altri paesi è la stessa cosa… In questo paradiso di offerte sportive proviamo ora a riflettere su cosa guarderemo e cosa osservare.

Proviamo a valutare sempre bene il commentatore sportivo che purtroppo, talvolta, entra troppo nella parte di descrittore epico di Parsifaliane imprese e talvolta descrive ogni evento come qualcosa di auxilium-mani-2inimmaginabile e fondamentale per la storia dell’umanità. Urla, descrizioni apocalittiche (ricordate … scatenate l’inferno appena si spegne il fuoco rosso… neanche fossimo pronti all’apparire dell’aldilà?), sceneggiate clamorose di gesta che salvano e redimono l’uomo tanto eccezionale sarà l’impresa dell’atleta. Scendere dal pero, si direbbe, potrebbe rendere un servizio sportivo utile e simpatico e non una folle ricerca di parole epiche per storie banali… .

Oppure esiste il commentatore esperto, quello che sa tutto e che ha visto tutto e, probabilmente ha vissuto poco da esperto o comunque da vero appassionato, lo sport che commenta. E’ quello che disdegna tutto, quello che si è accorto dell’errore che ha visto l’imprecisione, che vede sempre dove ha rallentato e sa che non è mai il massimo quello che ha fatto… Provare a mandarli a lavorare?

Colui o colei che commenta è il tramite dei valori positivi e il “riconoscitore” dei meriti di ragazzi e ragazze che si cimentano al limite delle possibilità umane oppure è il distruttore di abilità fuori dal SAVI TRACK4comune e non immaginabili al mondo dei “normali”? E’ vero che saper volteggiare sul ghiaccio non consente all’umanità di stare meglio o risolvere problemi di natura petrolifera, ma non si vive di solo pane e un po’ di poesia aiuta a vivere meglio…ed è vero che chi sa piroettare sul ghiaccio non dovrebbe sentirsi a sua volta una specie di divinità in quanto anche lui o lei avrà bisogno del meccanico per l’auto o dell’idraulico per le perdite del bagno…e forse un po’ di sano equilibrio tra gioco e realtà non guasterebbe…

Allora, con un po’ di “strano” buon senso (strano in quanto ormai atipico) si potrebbe osservare questo mondo sportivo con un occhio diverso. Esiste la gara ed è una parte positiva che riflette il mondo quotidiano che ci pone sempre un po’ in competizione e nulla di male c’è in questo. Ma la gara la si può vincere senza rimpianti di prestazioni mancate. Se hai vinto, hai vinto. Dopo valutiamo i tempi, se necessario. La sconfitta è di chi non sa accettare la vittoria di un altro. Quando si dà il massimo non si perde mai. Si arriva in un posto diverso dal primo. E accettare che si possa arrivare numero 15, magari con un gran tempo, potrebbe non essere negativo, però la prossima volta…

Paolo Michieletto

(Foto: M. Savini / il Torinese)

 

Ballare nel mondo del fitness

michieletto-2Sono passati ormai diversi anni dal momento in cui i ballerini quali Don Lurio e Heather Parisi, la compianta Sidney Rome e altri ancora, si presentavano al pubblico delle prime palestre di Fitness e lo conquistavano creando con le loro lezioni l’illusione di ballare tutti insieme in un incredibile mix di Varietà, circo Barnum e anche una piccola parte di accademia di danza. Questi incredibili mix sono ormai un fugace ricordo per chi li ha vissuti, eppure sono i primordi degli scontri del Big Bang Epocale delle palestre che ha permesso a tutti coloro che a vario titolo operano nei centri di fitness di proporre le prime lezioni di aerobica, e poi, supportate da varie attrezzature , le altre modalità di ballo.

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Ma esiste ancora il ballo nel “fantomatico” mondo del Fitness, o si è ridotto a pura energia fisica condensata in esercizi a tempi di musica? Potremo dire che sicuramente il ballo nel mondo del fitness è diventato da precursore di ogni attività a quasi ultima ruota del carro, e questo è un po’ forse quello che potremmo definire “un segno dei tempi”. Con questo intendo dire che mentre una volta la gente provava piacere nell’imparare cose nuove e migliorarsi in quello che apprendeva, ora, lo stress quotidiano e le preoccupazioni incombenti talvolta superano i livelli di “voglia di faticare” con la testa. Le recenti attività del fitness sono composte da alta energia da “spremere” e sudore da dispensare intorno a sé, ma sempre senza dover troppo pensare alle attività che si stanno eseguendo. Questo conduce ad una fatica notevole associata ad un senso di benessere nello scaricare tensioni pre-esistenti grazie al quale ogni attività non può essere altro che definita positiva, ma forse il senso della poesia nel movimento decade. Non c’è differenza nella difficoltà nel percorrere una maratona o effettuare una gara di pattinaggio artistico, ma sono due proposte di disciplina diverse. Ma la danza nel fitness esiste? Sì, ma bisogna volerla eseguire. Il movimento coordinato a tempo di musica è un ottimo esercizio ma non è ancora danza.

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Saper interpretare il brano che si ascolta o eseguirlo nelle movenze giuste non è facile. Difficile è infatti condurre il movimento in maniera adeguata alle richieste di natura artistica ed estetica. In questo nasce il mix del fitness che permette a tutti di “muoversi” e la danza che a pochi permette di “ballare”… . E allora, affinché la danza prevalga, l’allievo e l’allieva non devono accontentarsi di quello che sanno fare, ma devono osare guardarsi e tirare al limite la propria gestualità in modo da far avvicinare, quando non coincidere, l’immagine che hanno di sé e quello che appare nello specchio.. . E in tutto questo ha una parte fondamentale anche chi insegna, che deve essere una guida non solo nell’eseguire ma nel saper fornire le giuste “coordinate” per eseguire il movimento: l’insegnante migliore non è solo una persona che si muove bene (pur se fondamentale), ma è colui o colei che fa muovere bene anche tutti i suoi allievi, e questo sì che è altrettanto difficile. E’ un intrigante mix di fantasia e tecnica, di simpatia e severità, di preparazione delle musiche da proporre e attenzione ai particolari. E’ un patrimonio di pochi, anzi pochissimi, anzi …forse di meno ancora.

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E allora, che voi siate parenti di “Bolle”, o danzatori alle prime armi, sappiate che il Vostro limite siete Voi, quando Vi accontentate di quello che fate, di quello che non volete migliorare, di quando quello che vedete Vi soddisfa solo in parte e non cercate di fare ancora meglio, perché pensate che non ne valga la pena. Ma voi non ballate per gli altri, voi lo fate per voi stessi, e allora perché non amarsi al massimo? Un antico adagio mistico dice di amare il prossimo come sé stessi…e allora, se mi è permesso e dall’alto non mi arriverà un fulmine, proverò a traslarlo in altro linguaggio “ballerino”… “Ama il tuo prossimo ballo come te stesso, non accontentarti, tira al limite, trova la gioia nell’espressione del tuo corpo e aggrazia il tuo movimento e rendilo simile alla poesia”. Ma per fare questo bisogna avere guide sicure e voglia nell’anima. Se le trovate, se l’avete, allora siete pronti per raggiungere la Vostra Scala!

 

Paolo Michieletto