TIPI TORINESI

Franco Lana, contro(versi) e fantasia

Franco Lana è nato a Torino nel lontano 1967. Grande appassionato di Fumetti, Cinema e musica (Zagor, Bruce Springsteen e Sylvester Stallone i suoi preferiti), si cimenta nel tempo, nella stesura di sceneggiature per brevi fumetti e per cortometraggi (anche nella veste di attore), poi con il coordinamento di Moreno Burattini (sceneggiatore e curatore della serie Zagor, edita da Bonelli Editore) elabora il personaggio denominato “Il solito Franco Lana”, con il quale si diverte (con la complicità della Mamma fotografa) a mettere in scena tutta una serie di battute fotografiche incentrate sulle copertine degli albi di Zagor, le quali dopo aver riscosso un notevole successo in rete, vengono in parte raccolte in un albetto, distribuito in occasione di San Matteo Comics 2016. Qualche anno prima, dopo una lungo ed estenuante ping-pong telematico, riesce a far parte del film Doc “Springsteen and I”, dedicato ai fan del Boss e prodotto da Ridley Scott. L’ultima (per ora), iniziativa che lo vede protagonista, è la pubblicazione del libro di poesie, “Contro(versi)!”, edito da Booksprint Edizioni, che segna il suo esordio in campo letterario.

In sostanza Chiara De Carlo

Incontriamo Chiara De Carlo a Torino da Filotea, ristorante specializzato nella pasta, in piazza Cesare Augusto 1 a Torino.

Una donna dall’aria sveglia e frizzante. Non manda a dire nulla. Capisci subito che si tratta di una persona volitiva e grintosa che ha fatto della sua vocazione la sua professione. Insegna musica e canta: ma è una sintesi di una personalità poliedrica.

Chiara, come nasce la tua passione per la musica?

Sono figlia di un chitarrista che non ha avuto il coraggio di farlo per professione… perchè mio padre aveva paura della insicurezza economica. In realtà mio padre suonava come turnista con Milva, Mal dei Primitives, artisti che all’epoca facevano concerti importanti … ed io dai 6 ai 17 ballavo, danza classica, ed ho vinto anche due borse di studio al Teatro Nuovo…contavo di fare l’insegnante di danza. Pensa…

E quindi sei una figlia d’arte?

Sì e e all’età dei 17 anni mio padre mi incoraggiò a cantare dal momento che con la danza dovetti chiudere per una tendinite cronica che mi fece uscire dal “giro”. All’inizio pensavo non mi piacesse ma poi ho deciso di provarci ed ho cominciato a studiare: ho fatto 9 anni di scuola con piu’ insegnanti, il primo dei quali fu Gianni Gaude, un bravissimo doppiatore (su Wikipedia troviamo la sua storia professionale); mi ha tolto la “erre” moscia e dato indicazioni sulla dizione, insomma l’ABC del canto dal momento che si tratta di un parlato sostenuto. Ho ricevuto istruzioni su jazz e su tutte le varie forme di musica e la preparazione con la tecnica vocale di base voicecraft che è la tecnica che preferisco. Non amo i Conservatori e le Accademie. Ho fatto le mie prime uscite sul palco, dopo il liscio naturalmente (ci siamo passati quasi tutti all’epoca) con i Pizzi & blues, un gruppo di 11 elementi , ci esibivamo nei pub, nelle birrerie e le prove si svolgevano in un garage gigantesco di proprietà del batterista . Il compenso erano quasi sempre cena e tanti saluti, ma la gioia di potersi esibire non aveva prezzo. In seguito il gruppo si sciolse. Alcuni hanno dato vita a gli Alfrenico (Alfredo e Nicola) una formazione ridotta sempre rhythm and blues. Ho cantato anche con loro per un breve periodo. Ho iniziato quindi a partecipare ai concorsi canori ed era dura davvero, realtà sconcertanti e spesso non troppo oneste, per quello oggi, ogni iniziativa canora che prendo, cerco di portarla avanti nella trasparenza più totale, i ragazzi hanno bisogno di certezze e di non essere sfiduciati. Oggi siamo nell’epoca dei talent … io studiavo ascoltando le musicassette, i dischi in vinile, le ore di studio erano moltissime! I miei 9 anni sono come i 4 di adesso. Lo constato con i miei allievi: la tecnologia facilita tantissimo. per cui i mezzi erano molti meno e non avevi la possibilità di vedere i cantati reali come oggi li vedi su youtube: di Giorgia per esempio puoi vedere come porta indietro i suoni i movimenti che fa. Il canto è immaginazione e in allora era molto più difficile. Per imparare certi passaggi vocali ricordo che dovevi tornare indietro con la puntina del giradischi o riavvolgere il nastro della musicassetta….era tutto lunghissimo, si sudava ogni progresso

E forse la concentrazione era maggiore?

Eravamo molto più concentrati e i traguardi si guadagnavano molto più difficilmente ma si godevamo anche molto di più … c’erano grandi soddisfazioni dietro un lavoro cosi duro. Dico una cosa forte e mi dispiace dirla: ho tanti allievi giovani e a loro dico che sono la generazione più deludente degli ultimi anni perché noi siamo genitori fallimentari. Io non sono genitore ma conosco figli di genitori che avrebbero, a mio avviso, scegliere di non diventarlo: è una cosa che trovo veramente brutta. Siamo di fronte ad una generazione che non capisce qual è il valore del sacrificio. Quando una sera, ero una ragazzina, a tavola dissi che avrei fatto il magistrato o la cantante mio padre mi rispose:”sei fai la cantante non ti pago neanche una lezione perchè sarai una precaria tutta la vita” Ed io presi il diploma il 16 luglio del 1990 ed il 7 di settembre iniziai a lavorare al bar di Bellagamba a Moncalieri, pulivo anche i gabinetti della stazione ed ero felicissima perché mi davano 420 mila lire di cui 370 mila lire le spendevo per la dizione per togliermi la “erre” moscia e i restanti 50 mila lire erano per la benzina. Non mi pesava quella vita. Quell’anno fu duro: mia madre si ammalò di un tumore e i miei si separarono. E oggi quando un allievo mi chiama per disdire la lezione dicendomi di sentirsi così così, sorrido perché penso che non gli abbiamo insegnato niente perché io con la febbre andavo a lavorare perché sapevo che se avessi perso anche solo un soldo non avrei avuto la possibilità di perseguire il mio obbiettivo…e non mi sento così vecchia e sono così contenta che mio padre non mi abbia pagato niente ma così contenta che oggi lo ringrazio ancora. Mia madre mi diceva sempre:” una persona per bastarsi necessita di indipendenza economica e tanta testa, senza queste due cose non sarai mai libera”. Dio quanto è vero! Oggi a 46 anni mi trovo a gioire di ogni cosa che accade perché conquistata con impegno, solo con le mie fatiche. E oggi invece viviamo nell’ombra di questi talent che ti fanno credere che, senza sacrificio andando semplicemente in televisione sarai un gran figo. Una volta era più difficile: per andare a San Remo, oltre a pagare un sacco di soldi dovevi fare molte cose, altro che i casting di oggi. Questo ha portato ad una falsa visione della realtà: tutti insegnano…a 22 anni sono insegnanti di canto…a quell’età non sapevo ancora cantare! Oggi viviamo concorsi sul territorio con in giuria il figlio del sindaco che, non capisce nulla di musica, ma va bene lo stesso, tanto basta avere iscritti, dare false illusioni, ma vorrei ricordare che nel mondo non sono tutti idioti. Bisogna fare un po’ di sana attenzione a mio avviso.

E come te lo spieghi?

Perché basta dirsi canto bene e cantano…e si improvvisano insegnanti., talent scout, giudici…di tutto un po’.

Vediamo i lati positivi della tua professione, come è la tua giornata tipo?

La mia giornata tipo: mi sveglio sempre alle 7 e alla mattina mi concedo due ore libere dove non mi faccio mancare niente: il parrucchiere e alle 11 inizio le lezioni e finisco alle 9 di sera. Ho anche la direzione artistica di due locali in Torino. E naturalmente canto quindi, prove col gruppo, registrazioni, turni di cori, una casa da mandare avanti insomma non mi annoio.

Qual è la parte della giornata che ti fa sorridere di più?

Quella in cui mi sveglio e penso:”cazzo sono ancora viva che figo!” Sono talmente innamorata del mio lavoro che penso che la giornata mi sorrida sempre: penso che ci siano dei lavori come il mio che si fanno più per vocazione che per soldi. Mi rende felice il fatto che il mio hobby possa essere anche il mio lavoro. E quindi mi sveglio felice. Attenzione non sono una buonista: ho sperimentato sulla mia pelle le durezze della vita: ho perso il mio fidanzato in un incidente stradale e mia madre è mancata quando avevo 27 anni e ci sono stati anni non facili per le difficoltà sul lavoro che proprio non era ancora a regime. C’è stato un periodo in cui mia madre era mancata, mio padre non c’era e così trovavo la scusa di andare a pranzo o cena da mia nonna perché avevo pochi soldi in tasca.

E c’è anche un momento meno sorridente della giornata?

Il momento più triste è quando da buon Gemelli faccio il punto della situazione e mi rimprovero tutto quello che non sono. Sono introspettiva, quasi tutti i giorni prima di andare a dormire faccio il bilancio. Prego tutte le sere e ringrazio. La gratitudine è uno dei valori più importanti nella vita. La canzone identificativa di Chiara De Carlo è quelle di Carmen Consoli “Blu Notte” perché credo sempre di non essere abbastanza all’altezza delle situazioni: una cosa che mi perseguita da quando ero ragazzina.

Credo sia diffusa questa sensazione quando si fanno i bilanci

Mi consola, non sono così malata allora. E comunque non sono sola.

Ci sono allievi che superano la maestra?

Ci sono tanti allievi che ci riescono; e questo dovrebbe dire che non ho fallito e che forse sono una discreta insegnante. Questa cosa mi gratifica alquanto.

Quanto tempo occorre per capire, da parte tua, che su un allievo o allieva si può investire?

Se vuoi la verità eccola: lo capisco dalla stretta di mano e un minuto di cantato.

Quanto dura un corso?

Proprio per il motivo per cui non ho voluto seguire il Conservatorio, le Accademie e le Scuole penso che non ci sia un tempo prefissato per imparare a cantare. Ognuno è una “macchina” a sé. Certo non può essere tutta la vita. Ci sono varie motivazioni per studiare il canto. Le scuole hanno bisogno di pagarsi la “serranda”. Ho potuto constatare che c’è gente che viene a canto perché non ha il coraggio di chiedere l’aumento al proprio capo. E quando tu segui un cantante che non è bravissima ma ti dice che è riuscita, dopo anni, a trovare il coraggio di chiedere l’aumento … ecco allora hai vinto…hai plasmato la persona, riuscirà sicuramente meglio anche nel canto. Il canto è esposizione totale per come la vedo io….quindi, si, hai vinto se tiri fuori il meglio dagli allievi, non inteso solo dal punto di vista canoro.

Quindi sei un’insegnante a tutto tondo, non solo canto e musica ma insegni a vivere…

Non esageriamo ma si l’intenzione è quella. Insomma ci provo, con le difficoltà della generazione di adesso.

Allora decido di venire da te per imparare a cantare…

La prima cosa che ti chiederei è perché vuoi cantare. Dico sempre che le motivazioni cambiano le intenzioni. Ecco perché non voluto insegnare nelle scuole. Nelle scuole organizzano le lezioni collettive… ma come fai ad insegnare ad uno che è un contralto, l’altro soprano, un altro mezzosoprano … puoi farli vocalizzare insieme e ci possono anche stare ma poi ognuno ha le sue motivazioni, i suoi canali, le sue scelte di canzoni, ognuno ha le sue difficoltà e peculiarità. Guadagni di più. Se con 40 allievi organizzassi le collettive con tre gruppi pagherebbero la metà ed io incasserei per tre … ma non è nelle mie corde. Sono sicura e lo metto per iscritto: se dovessi perdere tutti i miei allievi e domani svegliarmi e non poter più insegnare perché nessuno viene da me, non mi inventerei assolutamente di fare le collettive, farei qualcosa d’altro di completamente diverso: mi reinventerei ma non scenderei al compromesso di fare solo le collettive per soldi Questo no.

Chiara, se dovessi consigliare un libro per introdurmi alla musica?

Consiglio un libro che va bene per tutte le discipline “Il piccolo manuale del talento” di Daniel Coyle: un libretto che si legge velocemente ed è importante perché fa capire che il talento va coltivato, curato in qualsiasi disciplina. Quindi non basta una bella voce per cantare. Abbiamo delle eccezioni: famosi cantanti che non hanno mai studiato canto e sono bravissimi come Adele ma poi hanno avuto conseguenze negative e danni gravi che possono diventare permanenti; Axl Rose ha avuto numerosi interventi alle corde vocali e la stessa Laura Pausini

E un bel film da vedere?

Cadillac records è un film di genere drammatico, musicale, di diretto da Darnell Martin, con Emmanuelle Chriqui e Jeffrey Wright. L’ho visto sei volte circa.

Torniamo ancora alla scuola, quindi come definiresti la tua professione di insegnamento?

Insegnante o meglio preparatrice vocale a cui piace anche passeggiare ed ascoltare gli allievi. Ed imparare da loro.

Quindi come Aristotele che insegnava passeggiando da cui l’appellativo peripatetico. Ancora una curiosità sulle persone stonate, possono intonarsi?

In realtà sono pochissime le persone stonate. Molte hanno l’orecchio pigro, non abituato ad ascoltare la propria voce, non ne hanno la percezione. Occorre esercitarsi con la tecnica dell’air training: gli esercizi richiedono anche ore di ascolto della propria voce e tanti vocalizzi; alleniamo l’orecchio e le corde vocali ad essere in sintonia e così si arriva all’intonazione della voce. Lo stonato è veramente una rarità.

E una volta messa a punto la voce…

L’allievo comincia a canticchiare ed io sento tutto, sento anche troppo mi dicono i miei ragazzi e non lascio passare niente. Il mio metodo è differente da quello scolastico ne migliore ne peggiore credo: tanti colleghi mi dicono che dovrei conservare la voce e non cantare e spiegare agli allievi quali sono le posizioni del suono e fargliele immaginare ma non ci riesco e preferisco cantare. Anche se so benissimo che la voce è soggetta a stanchezza, spossatezza. Le corde vocali sono sono sensibili all’umidità alla secchezza, il freddo o il caldo. Teoricamente dovresti iniziare a cantare 5 ore dalla sveglia: una regola aurea.

Negli spettacoli che cosa ami di più fare?

Amo l’improvvisazione con il mio gruppo, i Mr. Right: ti invito a venirmi a sentire il 15 giugno, festeggerò anche il mio compleanno. E nelle serate invitiamo il pubblico a chiederci le canzoni preferite e la mia scaletta è formata da cover rivisitate, scomposte…violentate a volte azzarderei.

Volentieri, ti ringrazio per l’invito. Oltre a cantare come solista e corista hai altre esperienze da raccontare?

Ho fatto radio per due anni, la speaker a Radio Crossover: tenevo una rubrica settimanale di due ore in cui raccontavo in modo divertente retroscena e stranezze delle star del del rock . Gli spunti li traevo dai libri di un mio caro amico, Massimo Cotto, “Rock Bazar”. si trattava di una trasmissione divisa in tre parti: la prima, appunto con i racconti delle vicende dei personaggi famosi e la seconda in cui commentavo con gli ospiti le notizie incredibili dal mondo e la conclusione con una valutazione sulle canzoni, a mio avviso, più brutte.

Una cosa che non puoi non dirmi della tua vita professionale?

Se tornassi indietro rifarei tutto. Ma proprio tutto.

Franco Maria Botta

 
www.chiaradecarlo.com

https://www.facebook.com/torinomusicontest/

A tu per tu con Sasha, estetista dell’anima

L’appuntamento con Sasha Guerriero è fissato sotto la Torre dello Stadio Olimpico a piazza d’Armi. Attendiamo una ragazza bionda. La luce del sole del pomeriggio colpisce invece una bella ragazza dai capelli rossi intenta a consultare lo smartphone. Un bel sorriso, una stretta di mano ed eccoci a parlare. Inizia una lunga conversazione passeggiando lungo i viali che costeggiano il parco. E tra una battuta e l’altra esce con chiarezza il profilo di una giovane ragazza alla ricerca di un metodo e di una visione della vita atipica per la maggioranza dei suoi coetanei.
Sasha, un nome raro nel panorama torinese…
Un nome russo che mia mamma ha tratto da un film dove ad un certo punto una bellissima ragazza bionda dice di chiamarsi Sasha.
Che cosa ti interessa di più in questo momento?
Mi interessa lo stare bene con me stessa e con il prossimo. Ho compreso che nella vita è importante avere fede, essere fiduciosi che le cose si realizzino e se hai questo atteggiamento mentale ed emotivo unito all’azione spesso accade ciò che hai immaginato e progettato. In termini “filosofici” sono orientata alla trasformazione e rigenerazione di sé. E come per tutte le discipline che hanno a che fare il mondo interiore ci vuole esercizio ed allenamento.
E concretamente come hai iniziato?
Dopo aver cercato dentro di me ho deciso di approfondire quello che intuivo con una esperienza in Thailandia.
Ci puoi dire di più di questa tua esperienza orientale?
Sì, certo. La formazione in Thailandia si riassume in un desiderio di conoscenza, crescita e nasce anche per amore. Ho seguito un corso di un mese per 12 ore al giorno. Mi sono immersa in una vera e propria riprogrammazione emozionale e dell’inconscio. Ero e sono mossa tutt’ora dalla ricerca per aiutare me stessa e gli altri. L’esperienza thailandese si è protratta per altri tre mesi. Ho seguito un maestro. Le persone ti aiutano. Qui in Occidente viviamo una vita decisamente meno spirituale. Ho ricordi bellissimi di incontri con le persone del luogo; uno di essi è legato ad un medico molto simpatico e alle interminabili chiacchierate che mi mettevano molta allegria nonostante la difficoltà della lingua straniera: riuscivamo a superare i limiti della lingua con un’intesa che andava oltre le parole. Un’altra immagine particolare è quella di un monaco che fuma una sigaretta in riva all’Oceano in una dimensione di pace interiore. Il cielo che osservi da quella latitudine è magnifico e ti ispira una tranquillità assoluta dell’anima. Mi piace ricordare il Tempio del Buddha di Smeraldo a Bangkok: meraviglioso!
Cercando su Google Sasha Guerriero troviamo il Diario di Viaggio su Youtube… ci racconti come nasce, chi vorresti raggiungere?
Semplicemente voglio comunicare le mie esperienze e quelle degli altri. Desidero condividere emozioni e sensazioni e dare stimoli a chi ascolta le mie riflessioni….Non mi sottraggo al confronto con il mondo. Mi sto organizzando con professionalità: le cose voglio farle bene.
Abbiamo notato delle foto molto belle sul tuo profilo Facebook, hanno una vena artistica… sei ispirata da qualcuno?
Mi ispiro –sorride- al mito di Venere ma non soltanto per le foto. Venere rappresenta per me il potere di liberazione femminile. La mitologia con le divinità e i riti antichi e le simbologie possono aiutarti moltissimo. A me è accaduto di avere un vero e proprio “split” interiore.
Vogliamo parlare anche del tuo lavoro? Che cosa fai?
Lavoro nel campo estetico da 11 anni. Mi occupo di “teste” ma non solo… Sono una parrucchiera ed una onicotecnica: curo e ricostruisco le unghie. Il mio è un lavoro che mi piace perché consente di relazionarmi con gli altri, conoscere le persone, le loro opinioni e idee. E’ uno strumento utile per capire l’universo femminile e maschile. Allo stesso tempo coltivo la crescita personale e la cura per il benessere degli altri. Mi sono specializzata nella induzione: in sostanza nel far emergere dalla persona il bisogno di cura interiore.
Pratichi qualche sport, hai qualche hobby?
Amo camminare, camminare a lungo e praticare yoga. Mi piace leggere e soprattutto studiare.
Di grande aiuto per la crescita personale è stato il libro di Lise Bourbeau le “Cinque Ferite e come guarire”. Leggere e decifrare le immagini da un mazzo di tarocchi è una passione che coltivo da tempo: d’altra parte –sorride- sono una vera e propria strega.
Affrontiamo il tema dell’amore…
L’amore come esperienza personale mi ha fatto soffrire molto. Ma d’altra parte chi non soffre in amore? Posso dire che ho un ricco bottino d’amore fatto di vita vera, vissuta e che l’amore mi ha trasformata. Quasi per magia -dice scherzando ma non troppo – ho trovato il mio modo di amare senza gelosia e possesso: patti chiari e amicizia lunga. Riscontro nei miei coetanei superficialità…spesso mi sembrano dei sacchi di patate vuoti, in amore conta anche moltissimo l’intelligenza, l’interiorità e la maturità.
C’è una Sasha ludica?
Certo! Adoro cantare e ballare: nel ballo mi scateno e mi diverto tantissimo… Così mi piace molto il cinema: Adaline è un film che ho trovato strepitoso, bravissima la protagonista interpretata dall’attrice Blake Lively! E poi ogni tanto mi concedo qualche piccola trasgressione… ma non vi dico quale.
Qual è il tuo sogno nel cassetto?
Voglio passare le mie conoscenze a quante più persone possibili ed essere di esempio per i grandi cambiamenti positivi che queste conoscenze mi hanno portato. Il mio scopo su questa terra è di passare il Testimone! Non ho ancora ben inteso come ma inizio con ciò che per ora ho in valigia.

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Fmb