STORIA- Pagina 84

Sotto i portici di piazza San Carlo e di via Po, sedici  illustratori raccontano i valori  dell’Unione Europea

“Europa. L’illustrazione italiana racconta l’Europa dei popoli”

Fino al 30 giugno

Dalla “vetrina” fitta di elementi riconoscibilissimi e piemontesissimi apparentemente in contrasto fra loro ma raccolti in perfetta armonia con stile “manifesti anni ‘40” a firma dell’alessandrino Riccardo Guasco, alla Mole punto d’arrivo di una funivia che valica le montagne per congiungere la Città al mondo di Francesco Bongiorni; via via fino alla “costruzione collettiva” del pisano Matteo Berton che racconta di un’infinita varietà di personaggi indaffarati attorno a Palazzo Madama per portare il loro contributo alla crescita del luogo che meglio incarna la storia del continente europeo o alla lirica e sintetica illustrazione di Anna Parini che riflette su comunità come luogo di “sostegno comune” dove le differenze non siano motivo di paura ma piuttosto insegnamento a “guardare oltre”.

Sono questi solo quattro esempi scelti fra le sedici illustrazioni a firma di altrettanti grandi artisti italiani (nove uomini e sette donne) dedicate ai valori promossi dal Consiglio d’Europa e posizionate su stendardi bifacciali in due spazi aulici di Torino, i portici di piazza San Carlo e di via Po, in un percorso di valore storico e più ampiamente culturale facilmente comprensibile da ogni cittadino, di qualsiasi nazione. Il progetto espositivo, dal titolo “Europa. L’illustrazione italiana racconta l’Europa dei popoli” è stato promosso, in occasione del “Comitato Interministeriale per gli Affari Esteri” che si terrà a Torino giovedì 19 e venerdì 20 maggio (a chiusura del semestre della Presidenza Italiana del Consiglio d’Europa), dalla Città di TorinoRegione Piemonte e Palazzo Madama con la “Fondazione Torino Musei”. Le illustrazioni raccontano nel loro complesso i valori fondanti dell’Unione Europea e dei popoli europei, prendendo avvio da Palazzo Madama, edificio che, con i suoi duemila anni di storia, interpreta come pochi altri l’identità europea: nel 1861 fu infatti sede del primo Senato del Regno d’Italia e cent’anni più tardi ospitò la firma della “Carta Sociale Europea”. Sedici, si diceva, gli illustratori coinvolti.

Accanto ai quattro già citati: Camilla FalsiniElisa SeitzingerAndrea SerioFrancesco PoroliIrene RinaldiLucio SchiavonAle GiorginiEmiliano PonziBianca BagnarelliMarina MarcolinGianluca Folì e Giulia Conoscenti. La mostra, per il suo alto valore educativo e civico, diventerà in seguito un percorso didattico per gli istituti comprensivi di Torino e del Piemonte, oltre a essere organicamente strutturata in un progetto espositivo veicolato in ogni provincia e proposto agli istituti italiani di cultura all’estero. Da una mostra “di piazza” si passerà dunque ad una mostra “itinerante” che vedrà il coinvolgimento di diversi luoghi del territorio per raccontare i grandi valori dell’Europa attraverso l’arte. Conferenze, incontri a tema, laboratori e spettacoli teatrali saranno gli eventi collaterali di questa originale operazione, che per la prima volta vede un Museo Civico, luogo di identità europea, diventare committente di giovani illustratori italiani di fama internazionale – e in costante dialogo fra capacità creative e benvenuti supporti dal digitale – costruendo un dialogo tra la sua storia millenaria e il linguaggio grafico, perennemente vivo, dell’illustrazione.

La presentazione del progetto avverrà sabato 21 maggio alle ore 12 al “Salone Internazionale del Libro 2022” presso lo “Spazio Città di Torino” (padiglione 1, D 102). Interverranno Ale GiorginiElisa Seitzinger, Andrea Serio e Giovanni Carlo Federico Villa, direttore di Palazzo Madama.

Gianni Milani

–       Riccardo Guasco: “Piemonte”

–       Francesco Bongiorni: “Torino”

–       Matteo Berton: “Palazzo Madama”

–       Anna Parini: “Democrazia”

La Fondazione Amendola si prepara e festeggiare i suoi primi 40 anni

Per celebrare i suoi primi 40 anni, la Fondazione Giorgio Amendola ha stilato un fitto programma di incontri di alto spessore culturale, che inizieranno venerdì 10 giugno e culmineranno domenica 12 giugno con la lectio magistralis dell’ex Presidente del Senato Pietro Grasso.

Venerdì 10 giugno alle ore 17.30 – Apertura delle celebrazioni.

Intervengono

  • Prospero Cerabona, Presidente della Fondazione Amendola;
  • Andrea Giorgis, Onorevole;
  • Mauro Laus, Senatore;
  • Rosanna Purchia, Assessora alla Cultura del Comune di Torino;
  • Maria Grazia Grippo, Presidente del Consiglio comunale di Torino.

Sabato 11 giugno alle ore 10.30 – Convegno “I comunisti e la svolta europea”

Dialogo tra Gianni Cuperlo ed Enrico Morando.

Introduce Maria Sofia Ferrari della Fondazione Giorgio Amendola.

Modera Gianni Cherchia, Direttore scientifico della Fondazione Amendola.

Sabato 11 giugno ore 15.30 – Proiezione della docuserie su Giorgio Amendola realizzata con Arret Film

Intervengono

  • Daniele Viotti, Presidente dell’Associazione Europa aperta;
  • Davide Mela, regista della docuserie;
  • Carlotta Salerno, Assessora all’Istruzione della Città di Torino.

Modera Domenico Cerabona, Direttore della Fondazione Giorgio Amendola.

Domenica 12 giugno alle ore 11.30 – Presentazione del volume “Il Telero di Carlo Levi”

Intervengono

  • Brando Benifei. Eurodeputato;
  • Pino Mantovani, Storico dell’arte e membro del Comitato Scientifico della Fondazione Giorgio Amendola;
  • Augusto Ferraiuolo dell’Università di Boston e membro del Comitato Scientifico della Fondazione Giorgio Amendola.

Modera Donatella Brancadoro della Fondazione Giorgio Amendola.

Domenica 12 alle ore 15.30 lectio magistralis di Pietro Grasso, già Presidente del Senato, su Gerardo Chiaromonte, presidente della Commissione parlamentare antimafia dal 1987 al 1992.

Partecipa Mimmo Carretta, Assessore a Sport e Turismo della Città di Torino.

A Parigi con il piccolo Principe

E’ un’emozione indescrivibile visitare a Parigi, al Musée des Arts Décoratifs, la prima grande esposizione in un museo della Francia dedicata al Piccolo principe e poter ammirare il manoscritto originale del libro, proveniente dalla Morgan Library & Museum di New York.

Nelle sale espositive a due passi dal Louvre, À la rencontre du petit prince celebra uno dei più grandi capolavori della letteratura mondiale, probabilmente l’opera più tradotta dopo la Bibbia tanto da contare edizioni in oltre cinquecento lingue e dialetti differenti. Una mostra composta da oltre seicento pezzi (acquerelli, schizzi e disegni, anche inediti, oltre a fotografie, poesie, ritagli di giornale, estratti delle corrispondenze) che raccontano le tante sfaccettature di Antoine de Saint-Exupéry che fu scrittore e poeta, aviatore e filosofo, esploratore e giornalista sempre animato da un profondo ideale umanista. “È una follia odiare tutte le rose perché una spina ti ha punto, abbandonare tutti i sogni perché uno di loro non si è realizzato, rinunciare a tutti i tentativi perché uno è fallito. È una follia condannare tutte le amicizie perché una ti ha tradito, non credere in nessun amore solo perché uno di loro è stato infedele, buttate via tutte le possibilità di essere felici solo perché qualcosa non è andato per il verso giusto. Ci sarà sempre un’altra opportunità, un’altra amicizia, un altro amore, una nuova forza. Per ogni fine c’è un nuovo inizio“. Una frase che condensa il messaggio contenuto nell’opera più famosa di Saint-Exupéry, pubblicata il 6 aprile 1943 da Reynal e Hitchcock in inglese, e solo tre anni dopo in Francia. Antoine Jean Baptiste Marie Roger de Saint-Exupéry era nato a Lione il 29 giugno del 1900 in una famiglia di antiche radici nobiliari ( uno dei suoi antenati aveva combattuto con gli americani a Yorktown, la battaglia che decise l’esito della Guerra di Indipendenza americana). Aviatore e scrittore francese, guardava all’avventura e al pericolo con gli occhi del poeta e, come si può leggere nelle pagine de Il Piccolo Principe, anche con quelli di un bambino. Di grande impatto emotivo sono i racconti dedicati ai voli aerei, tra i quali Volo di notteL’aviatore e Terra degli uomini. Durante la seconda guerra mondiale si arruolò nell’aeronautica militare francese e dopo l’armistizio nelle Forces aériennes françaises libres, schierate al fianco degli Alleati contro i nazisti. Il libro Let­tera al Gene­rale X e il senso della guerra, pubblicato nel 2014, propone una rac­colta di let­tere e brani (alcuni ine­diti in Ita­lia) di Saint-Exupéry, dove si possono leggere anche le ultime com­mo­venti parole scritte all’amico Pierre Dal­loz in una breve missiva che non fu mai spedita , datata 30 luglio 1944, il giorno antecedente il suo abbat­timento mentre era in volo sul mar Mediterraneo. Queste pagine rappresentano di fatto il testamento spirituale e artistico di uno dei più straordinari personaggi del Novecento, dove Saint-Exupéry racconta una storia diversa da quella del ragaz­zino dai capelli d’oro che apprende e soprattutto inse­gna. In questo libro l’autore si pre­senta al let­tore come aviatore e uomo in guerra  ma soprat­tutto come una persona alla quale stanno a  cuore la ricerca di un senso per l’uomo e per la vita, con domande sulle ragioni di tante cru­deltà e fol­lie che fanno parte del conflitto bellico. La sua morte in volo restò per molti anni misteriosa, finché nel 2004 venne localizzato e recuperato il relitto del suo aereo. Colpito da un caccia tedesco nel mare antistante la costa marsigliese, il Lockheed P38 Lightning a bordo del quale volava Antoine de Saint-Exupery si inabissò a una settantina di metri di profondità. Lo scrittore francese, partito in missione ricognitiva, era scomparso senza lasciar traccia all’alba del 31 luglio del 1944, poco dopo il decollo da una base in Corsica. Il 29 giugno del 2000, nel centenario della nascita, gli è stato intitolato l’aeroporto di Lione. Per raccontare in sintesi estrema l’insopprimibile spirito d’avventura che ne segnò l’intera, seppur breve vita, bastano forse queste poche parole: “Quando si arriva al futuro, il nostro compito non è di prevederlo, ma piuttosto di consentire che accada“. Merci pour tout, monsieur de Saint-Exupery.

Marco Travaglini

 

Il meccanico e l’inventore

Oggi Google e tutti gli amanti della tazzina celebrano l’invenzione, nella nostra città, Torino, della prima macchina da caffè espresso. 

 

L’inventore, giustamente festeggiato, era nato per l’appunto il 6 giugno, si chiamava Angelo Moriondo ma io vorrei qui esaltare, con un po’ di orgoglio, colui che con le sue mani costruì materialmente e, si immagina, diede un grosso contributo alla concezione dell’artefatto più amato dagli italiani.

Si tratta del “meccanico Martina”.

Ebbene sì: Martina come me e mi piace pensare che possa esistere una qualche parentela…

Ma quello che mi stupisce ed intristisce, è la sua anonimità.

Non sappiamo quale fosse il suo nome, non è stato tramandato, ma solo la sua qualifica: “Meccanico”.

E’ il destino di tantissimi artigiani che hanno contribuito alla costruzione del benessere del nostro Paese senza avere avuto modo di lasciare, a loro imperitura memoria, una firma che li facesse ricordare.

Il saper fare è forse la più potente delle armi con le quali possiamo ancora combattere e vincere la guerra che ci vede in campo in tutti i settori economici.

Ricordiamocelo sempre anche quando, per pudore o perché concentrato sulle cose concrete, chi lo merita non avrà apposto la sua firma.

Luca Martina

AL Museo Diocesano la Bolla di Papa Leone X per l’Istituzione dell’Arcidiocesi di Torino

/

Rimarrà aperta fino al 6 giugno l’esposizione straordinaria nel Museo Diocesano della Bolla di Papa Leone X per l’Istituzione dell’Arcidiocesi di Torino “Cum Illius”, per ringraziare monsignor Cesare Nosiglia e dare il benvenuto al nuovo arcivescovo di Torino, monsignor Roberto Repole.

L’esposizione si pone l’obiettivo di rappresentare l’importanza della realtà della Diocesi, ossia della Chiesa locale e viene, per l’occasione, esposta la bolla papale di Papa Leone X per l’istituzione dell’Arcidiocesi di Torino datata 21 maggio 1515. Il salotto, opera settecentesca di Paolo Antonio Paroletto, raffigura il miracolo eucaristico avvenuto a Torino il 6 giugno 1453, ritraendone il vescovo del tempo, Lodovico da Romagnano, proveniente da Carignano, che accolse in un calice l’ostia sottratta alla chiesa di Exilles e libratasi poi in alto, nello stupore generale del popolo.

Di questo vescovo viene esposta anche una pagina del suo breviario, il libro della preghiera quotidiana. Risale al secolo successivo la cinquecentina esposta e aperta in una delle pagine riguardanti la consacrazione di un Vescovo.

La bolla o lettera solenne proviene dalla Cancelleria pontificia di papa Leone X e sancisce la Costituzione del Vescovo di Torino in Arcivescovo in seguito all’erezione dell’Arcidiocesi, smembrata dalla sede metropolitana di Milano, e porta la data del dodicesimo giorno prima delle calende di giugno ( 21 maggio), del 1515. La pergamena è priva di sigillo plumbeo e si trova in condizioni discrete.

Di particolare interesse anche il paramento d’altare d’argento, attualmente collocato all’interno del Museo Diocesano di Torino, opera realizzata dalla bottega dell’argentiere Paolo Antonio Paroletto negli anni 1740/41. Si tratta, molto probabilmente, di un paliotto d’altare posizionato in origine all’interno della cattedrale ei San Giovanni Battista e che, in un secondo momento, dopo il 1797, venne spostato.

Pare ampiamente attestabile dalle documentazioni storiche come un grave incendio, verificatosi all’interno della Sacrestia del Duomo nel 1797, sia stato la causa delle vicende del depauperamento che hanno interessato il tesoro degli argenti, di cui faceva parte anche il paramento d’altare.

La scena rappresenta il cosiddetto “miracolo di Torino” del 6 giugno 1453, con il Vescovo  Ludovico da Romagnano che accolse in un calice l’ostia consacrata trafugata, inserita tra due imponenti volute che presentano fori a testimonianza dell’esistenza, in epoca antica, di importanti decori decurtati.

Nella parte centrale inferiore della scena emerge un putto alato, che si distingue da quest’ultima come elemento indipendente. La base risulta semplice e liscia, con un motivo decorativo a rosette, fissate mediante chiodi in ferro. Una piccola curiosità: per due volte ha scampato la fusione Zecca.

MARA MARTELLOTTA

Orario: venerdì, sabato, domenica, lunedì ore 11-18.

Ultimo ingresso alle 18.15

Museo Diocesano di Torino

Alla Palazzina di Caccia di Stupinigi la vita alla corte di Napoleone

Domenica 5 giugno

Tra istantanee di vita, visite guidate alla scoperta dei “reali sensi” e del parco storico

 

 

Stupinigi con Saint Cloud, tra le residenze più amate da Napoleone e dalla sua famiglia. “Life, istantanee di vita di corte” metterà in scena domenica 5 giugno dalle 10 alle 18,30 uno spaccato della corte nel periodo napoleonico con dame vestite di impalpabili sete, preziosi gioielli e prestanti ufficiali.

La Palazzina di Caccia di Stupinigi, capolavoro di Filippo Juvarra, voluto dai Savoia, è stato infatti il luogo di svago della corte imperiale e di Paolina Borghese Bonaparte, la bella e irrequieta sorella di Napoleone, venuta a Torino con il marito, il principe Camillo, governatore del Piemonte. L’evento è realizzato in collaborazione con i rievocatori de “Le vie del tempo” ed è compreso nel costo del biglietto.

Alle 11 è inoltre in programma la visita “Reali Sensi” sulle abitudini alimentari della corte con il racconto degli stili di vita della famiglia reale e di chi faceva funzionare l’ingranaggio del palazzo: i cuochi e la servitù. Durata dell’attività: 1 ora e 15 minuti circa. Prezzo: 5 euro (oltre al costo del biglietto).

Infine, in occasione di “Appuntamento in Giardino”, l’iniziativa del 4-5 giugno dell’APGI – Associazione Parchi e Giardini d’Italia che si svolge in contemporanea in oltre 20 paesi europei, la FOM – Fondazione Ordine Mauriziano propone sempre domenica 5 giugno alle 15,30 la passeggiata guidata straordinaria “Leggere il Giardino” nel parco storico della Palazzina di Caccia di Stupinigi chiuso al pubblico.

Muniti di caschetto di protezione, i visitatori potranno visitare i giardini di Stupinigi, dal cortile d’onore, al padiglione centrale, al giardino di levante, alla scoperta delle evoluzioni del parco interno alla Palazzina. Attraverso mappe e documenti storici le passeggiate ripercorreranno le fasi e gli stili del giardino, dal gusto alla francese del Settecento all’evoluzione del gusto romantico, fino ad arrivare al giardino Novecentesco risalente al periodo delle villeggiature della regina Margherita.

Il giardino della Palazzina di Caccia di Stupinigi venne progettato sul modello francese nel 1740 da Michel Bénard, direttore dei Reali Giardini, che riuscì ad elaborare il pensiero juvarriano di spazio aulico dinamicamente collegato con l’ambiente venatorio circostante. Nell’Ottocento si adeguò al nuovo gusto romantico di parco paesaggistico, senza però perdere l’originario assetto geometrico. Furono creati percorsi con andamento sinuoso, un laghetto con isola dotata di belvedere, un ponte in legno e fu realizzata persino una serra, nella parte orientale. Durata: 2 ore circa. Il costo del biglietto per accedere al percorso “Leggere il giardino” è di 13 euro e dà diritto a un biglietto a prezzo ridotto per la palazzina.

 

 

INFO

Palazzina di Caccia di Stupinigi

Piazza Principe Amedeo 7, Stupinigi – Nichelino (TO)

www.ordinemauriziano.it

Giorni e orario di apertura: da martedì a venerdì 10-17,30 (ultimo ingresso ore 17); sabato, domenica e festivi 10-18,30 (ultimo ingresso ore 18).

Biglietto: 12 euro intero; 8 euro ridotto

Gratuito minori di 6 anni e possessori di Abbonamento Musei Torino Piemonte e Royal Card

Prenotazione obbligatoria per la visita guidata entro il venerdì precedente

Info e prenotazioni: 011.6200634

 

 

Appuntamento in giardino con il Fai

Il FAI – Fondo per l’Ambiente Italiano aderisce all’iniziativa di APGI – Associazione Parchi e Giardini d’Italia

 

APPUNTAMENTO IN GIARDINO

sabato 4 e domenica 5 giugno 2022

 

Nei Beni FAI in Piemonte, interessanti iniziative per celebrare la ricchezza ambientale e culturale

del parco del Castello di Masino a Caravino (TO) e del Castello della Manta (CN)

 

Sabato 4 e domenica 5 giugno 2022 torna “Appuntamento in Giardino”la manifestazione promossa da APGI – Associazione Parchi e Giardini d’Italia nata in accordo con l’iniziativa “Rendez-vous aux jardins”, che si svolgerà in contemporanea in numerosi Paesi europei. Un’autentica festa del verde, pensata per invogliare il grande pubblico a vivere i parchi e i giardini del nostro Paese e a scoprire la straordinaria ricchezza storica, artistica, botanica e paesaggistica che li caratterizza, grazie al racconto di esperti e a interessanti attività a tema. Il FAI – Fondo per l’Ambiente Italiano aderisce all’iniziativa con dodici suoi Beni aperti al pubblico, tra cui anche due in Piemonte: il Castello di Masino a Caravino (TO) e il Castello della Manta (CN).

“Doveri dell’uomo” di Mazzini su Facebook con il “Pannunzio”

Martedì 7 giugno alle ore 18,30 sulla pagina Facebook del Centro “Pannunzio”, Pier Franco Quaglieni, curatore, ed Ennio Pedrini, editore, presenteranno,  in dialogo con Valeria Fantino, la nuova edizione di “Doveri dell’uomo” di Giuseppe Mazzini, in cui si riassume il magistero morale e civile più alto di uno dei grandi protagonisti del Risorgimento italiano insieme con Cavour, Garibaldi e Vittorio Emanuele II. Il libro esce per i 150 anni dalla sua morte ed è impreziosito da un inedito su Mazzini di Renzo De Felice e dalla copertina di Ugo Nespolo.

Tricolore, non solo una bandiera

In occasione della Festa della Repubblica, che si celebra il 2 giugno, il Consiglio regionale del Piemonte ospita nella Galleria Carla Spagnuolo di Palazzo Lascaris (via Alfieri 15 a Torino), la mostra fotografica “Tricolore, non solo una bandiera”.

Nelle trenta immagini realizzate da Emilio Ingenito, fotografo torinese fondatore nel 1995 del gruppo di ricerca “Il Terzo Occhio photography”, il Tricolore della bandiera italiana è rappresentato in diverse situazioni, anche non istituzionali, frutto della ricerca fotografica dell’autore non solo in Italia. Con i colori bianco rosso e verde vediamo dai monumenti ai caduti alle illuminazioni stradali, dagli abiti di sartoria agli spaventapasseri, dal cibo agli oggetti d’arte.

In occasione del primo centenario del Tricolore, il 7 gennaio 1897, a Reggio Emilia, Giosuè Carducci sottolineò come nei tre colori della bandiera italiana fossero espressi i valori della nostra identità nazionale. Nel verde, la natura, l’uguaglianza, la libertà e la gioia; nel bianco, la vittoria, la prudenza e l’autorità; nel rosso, l’ardire e il valore. Ancora oggi il nostro Tricolore rappresenta il profondo legame con gli ideali del Risorgimento, della Resistenza e della Costituzione repubblicana ed è il concreto simbolo dell’unità nazionale.

La mostra “Tricolore, non solo una bandiera”, rimarrà esposta dal 1° al 17 giugno negli spazi della Galleria Carla Spagnuolo a Palazzo Lascaris (via Alfieri 15 a Torino). Orario di apertura al pubblico: dal lunedì al venerdì dalle 9 alle 17 (festivi esclusi). Ingresso gratuito.

“L’emblema della Repubblica Italiana a seconda dei gusti. La vera storia”

Al Castello di Miradolo, mezz’ora con… Daniele Jalla

Giovedì 2 giugno, ore 15

San Secondo di Pinerolo (Torino)

Una grande stella a cinque punte al centro, sullo sfondo una ruota dentata a rappresentare il lavoro, un ramo d’alloro ad abbracciare il tutto, in primo piano la scritta “Repubblica Italiana”. Questo è il simbolo della Festa del 2 giugno. Festa, appunto, della Repubblica Italiana. Emblema, dal punto di vista grafico, alquanto “sofferto” e di lunga gestazione. Per arrivarci è occorso, infatti, un percorso creativo durato 24 mesi, 2 concorsi pubblici ed un totale di 800 bozzetti presentati da circa 500 artisti e dilettanti. Il tutto per tagliare il traguardo del 5 maggio del 1948, giorno in cui l’Italia repubblicana poté dire finalmente di avere il suo emblema. L’autore, vincitore di entrambi i concorsi, è Paolo Paschetto, illustratore valdese di Torre Pellice (1885 – 1963). Al suo primo e al suo secondo progetto, la Costituente chiese però sostanziali modifiche illustrative. No alla “cinta turrita” originaria (definita poco simpaticamente “la  tinozza”) circondata da folta vegetazione, no al logo con la scritta “Unità e Libertà”, no al disegno centrale di un martello con un’ala e le lettere “R” e “I”, così come al ramo di quercia a destra e al ramo di ulivo a sinistra. Paschetto obbedì. E dal martello si passò alla stella, la cinta turrita diventò una ruota dentata, il ramo d’ulivo diventò d’alloro e sparì la scritta “Unità e Libertà” a favore di “Repubblica Italiana”. Meglio prima o meglio la versione definitiva? Parliamone. Per intanto, proprio in occasione della Festa del 2 giugnoalle ore 15, a raccontare la vera storia dell’Emblema della Repubblica Italiana e dei bozzetti dell’artista, esposti nella mostra “Oltre il giardino. L’abbecedario di Paolo Pejrone” in corso fino al 26 giugno al Castello di Miradolo, sarà lo storico Daniele Jalla, nipote dello stesso Paschetto, ospite del sesto e ultimo degli appuntamenti di “Mezz’ora con …”, promossi ed organizzati dalla “Fondazione Cosso”, al Castello di San Secondo di Pinerolo (via Cardonata, 2). Spiega Daniele Jalla:“La vicenda che portò all’adozione dell’Emblema è stata ricostruita nel dettaglio innanzitutto da Mario Serio, il primo ad essersene occupato attingendo alle fonti conservate dall’ ‘Archivio Centrale dello Stato’ che al tempo dirigeva. Dopo di lui, altri se ne sono interessati, fondamentalmente a partire dal suo saggio, ma anche aggiungendo altri elementi, dettagli, considerazioni. A margine, molto a margine, si è andata sviluppando una diatriba curiosa, volta a stabilire se l’Emblema avesse una radice massonica e se il suo autore fosse massone, per alcuni una colpa, per altri un punto di merito. Nipote dell’autore dell’Emblema, ho avuto il privilegio di poter consultare l’archivio di famiglia e questo mi consente di intervenire apportando nuovi elementi alla ricostruzione della vicenda, che in parte consentono di esaminarla dal punto di vista dell’autore, in parte aggiungono pochi, ma fondamentali dettagli in grado di arricchirne l’interpretazione e al tempo stesso di smentire altre ipotesi, quelle più campate per aria, peraltro”.

Al Castello, troveremo esposte anche le opere realizzate da Paschetto, in fase di realizzazione dell’Emblema: dal Bozzetto preparatorio presentato al primo concorso del ’47 alla fotografia dell’Emblema vincitore del primo concorso fino alla riproduzione dei bozzetti presenti al secondo concorso del ’48 e al lavoro approvato dalla Commissione Parlamentare nel ’48, per chiudere l’iter espositivo con l’Emblema inserito nel ’48 nella “Gazzetta Ufficiale”, in stampa in bianco e nero e a colori su cartoncino.

L’ingresso all’incontro è gratuito, compreso nel biglietto d’entrata alla mostra. Prenotazione consigliata: 0121/502761 o prenotazioni@fondazionecosso.it

g. m.

Nelle foto

–       Emblema della Repubblica Italiana

–       Il Castello di Miradolo