Ecco l’agenda in programma alla GAM, a Palazzo Madama e al MAO
Domenica 26 febbraio ore 17.30
THERESA WONG
MAO – concerto nell’ambito della mostra Buddha10
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DOMENICA 26 FEBBRAIO
Domenica 26 febbraio ore 11 RIFLETTIAMO INSIEME: È UN DIRITTO SALVARSI LA VITA? Palazzo Madama – convegno Introduzione con proiezione video documentario in prima visione “Donne rifugiate” di Deka Mohamed Osman; partecipano Abdullahi Ahmed, scrittore e consigliere Comune di Torino, Tareke Brhane, presidente del Comitato 3 Ottobre, Berthin Nzonza dell’associazione Mosaico e Suor Giuliana Gallo della Fondazione Mamre. Conduce Ikram Mohamed dell’associazione ADASS. Evento in occasione del Black History Month Torino – Seconda edizione, rassegna dedicata alla storia e alla cultura afrodiscendente. Ingresso libero. Posti limitati con prenotazione obbligatoria: blackhistorymonthto@gmail.com
Domenica 26 febbraio ore 16 L’EVOLUZIONE DELLA GIURISPRUDENZA E L’APPLICAZIONE CONCRETA SUI NUOVI CITTADINI Palazzo Madama – convegno Con l’avv. Fairus Jama, Ihsane Ait Yahia, operatrice legale e interprete PA Reggio Emilia e l’avv. Rania Maadani, Associazione Avvocati di discendenza straniera in Italia. Conduce Ikram Mohamed dell’associazione ADASS. Evento in occasione del Black History Month Torino – Seconda edizione, rassegna dedicata alla storia e alla cultura afrodiscendente. Ingresso libero. Posti limitati con prenotazione obbligatoria: blackhistorymonthto@gmail.com
Domenica 26 febbraio ore 16.30 LUSTRO E LUSSO DALLA SPAGNA ISLAMICA. Frontiere liquide e mondi in connessione MAO – visita guidata alla nuova mostra La visita guidata all’esposizione approfondisce lo stretto legame culturale ed artistico tra il mondo islamico e quello europeo, che per diversi secoli ebbe nella penisola iberica il punto di maggior contatto e interconnessione. L’invasione musulmana dei territori andalusi gettò le basi per uno scambio continuo tra l’arte islamica e quella cristiana, scambio da cui scaturì una produzione di manufatti sempre più ricca e fiorente che via via attrasse l’interesse dei collezionisti e delle corti di tutta Europa. Tappeti, frammenti di tappeti e ceramiche a lustro esposti nell’allestimento temporaneo raccontano sapientemente il lusso della produzione risalente al XV e XVI secolo, e la visita guidata ne approfondirà il significato culturale oltreché artistico in un continuo rimando e confronto con le collezioni permanenti esposte nella Galleria dedicata ai Paesi islamici dell’Asia. A cura di Theatrum Sabaudiae. Costo: € 6 a partecipante; costi aggiuntivi: ingresso alla mostra temporanea (gratuito per possessori di Abbonamento Musei Torino Piemonte) Info e prenotazioni: t. 011.5211788, prenotazioni ftm@arteintorino.com
Domenica 26 febbraio ore 17.30 THERESA WONG MAO – concerto nell’ambito della mostra Buddha10 Un’interpretazione personale della musica classica contemporanea: radicale e seducente. La musica della compositrice, violoncellista e cantante Theresa Wong unisce musica classica, arti visive e teatro in composizioni innovative, spesso collaborative e improvvisate. “Harbors”, il suo album collaborativo con Ellen Fullman, l’inventrice del Long String Instrument, ha avuto un grande successo di critica. Wong ha presentato il suo lavoro a livello internazionale in luoghi quali Fondation Cartier, Parigi; Café Oto, Londra; Fabbrica Europa, Firenze; Festival di Sidney; The Lab, San Francisco; e The Stone a New York. Nel 2022 ha composto tre performance site-specific ispirate alle opere d’arte della collezione del San Francisco Asian Art Museum per la serie Sound/scapes. Il suo ultimo lavoro, “Practicing Sands”, è un album per violoncello e voce che sviluppa un vocabolario personale sul violoncello e documenta l’approccio personale di Wong all’utilizzo e al posizionamento dei microfoni come estensioni della composizione stessa. Costo: 15 € | ridotto studenti 10 €. I biglietti sono disponibili presso la biglietteria del museo. Info e prenotazioni: eventiMAO@fondazionetorinomusei.it
Prima del concerto, nello spazio dei giardini giapponesi, verrà proposta la performance “My Freedom”, curata da Vincenzo Di Federico e Lanxin Zheng, primo esito del Laboratorio di studio performativo proposto dal MAO in collaborazione con YizhongArt. Protagonisti dell’azione performativa sono i giovani studenti d’arte cinesi Cao Xiaoyu, Li Xinke, Liu Ruogu, Luo Siliang, Sun Yuancong, Zheng Yiwen. Si ringrazia l’Associazione degli Studenti e Studiosi Cinesi (ASSCAT) dell’Accademia di Belle Arti di Torino per aver promosso l’iniziativa. La performance è inclusa nel costo del biglietto del concerto.
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Case che dovevano ospitare l’imponente marea di immigrati dal Sud (ma non solo; molti a Vallette anche i profughi istriani e giuliano-dalmati), attratti in questa estrema periferia nord-ovest della città, dalla speranza di un lavoro che, sotto la Mole, era soprattutto garantito in quegli anni da mamma Fiàt…Quartiere operaio, quartiere dormitorio, via via Le Vallette hanno poi negli anni conquistato terreno (con buona pace dell’ingegner Gino Levi – Montalcini che nel 1957 ne firmò il piano urbanistico, curando anche la progettazione dei vari edifici) fino a spingersi oggi alla parte nord del verde Parco Carrara, noto più comunemente come Parco della Pellerina e fino a fregiarsi, in un’area di stretto confine, di un’autentica magia urbanistico-sportiva come il complesso dello Juventus Stadium e della Cittadella bianconera, così come di un’imponente centrale per il teleriscaldamento entrata in funzione nell’inverno 2012 e che sembrerebbe fare di Torino la città oggi più teleriscaldata d’Europa. A vent’anni dalla sua progettazione, le Vallette in cui mi trovai a lavorare e che mi trovai a vivere dagli Anni Settanta alla fine degli Ottanta, incutevano, per i “forestieri”, un certo senso di reverenziale rispetto. E anche appena appena – a voler giocare di ottimismo – un po’ di panico. Del resto erano quelli, anche per Torino, gli anni bui del terrorismo, delle Brigate Rosse e di Prima Linea: 19 morti e 130 feriti si contarono in città fra il 1977 e il 1982. Erano quelli anche gli anni di un’accesa contestazione studentesca, figlia o figliastra del ’68. Quella che molti di noi giovani (allora) insegnanti avevano fatto propria o comunque vissuta – direttamente o indirettamente- sulla propria pelle e che ora si trovavano a confrontare con le nuove proteste di ragazzi che non avevano molti anni meno di loro, che okkupavano scuole e organizzavano cortei e manifestazioni anche di forte impatto sulla vita della città, ma poco recepite, se non per farne spesso uso strumentale, dalle istituzioni e da quelle forze politiche cui si chiedeva maggiore attenzione e maggiori risorse per la scuola italiana nel suo complesso. Eventi però che, per valenza politica, sembravano interessare solo marginalmente le Vallette, dove il “buco nero” era fatto principalmente di ribellione e rabbia sociale. Ebbene, in quelle Vallette, a cavallo degli Anni ’70-’80, dove anche la Scuola, così come le Comunità Parrocchiali non meno che la presenza di Enti socio-assistenziali, assumevano un ruolo determinante nell’accompagnamento dei ragazzi e delle loro famiglie, io arrivavo tutte le mattine con un’“affannata” Fiat 127 bordeaux, che avevo battezzato, non so perché ma mi sembrava un nome simpatico, Carolina . Partivo (ero quasi sempre in ritardo) da via Spano, Mirafiori Sud (all’altro capo della città); attraverso corso Sebastopoli, arrivavo a tutta birra in via De Sanctis – via Pietro Cossa per poi imboccare via Sansovino e corso Toscana e ritrovarmi in quel dedalo di strade impreziosito – come detto – dalla soavità di graziosi nomi floreali: via dei Gladioli, via dei Glicini, viale dei Mughetti, via via fino a via delle Magnolie. Qui al civico 9, mi trovavo ogni mattina di fronte a quella media statale, titolata allora al grande “Carlo Levi” (oggi a David Maria Turoldo), che, nel corso degli anni, sarebbe un po’ diventata la mia “seconda casa”. Avevo fatto pochi chilometri e mi sembrava, ogni giorno, d’essere atterrato, con la Carolina fumante, su un altro pianeta. Ero al mio primo incarico diurno. Dall’atrio, volavo ogni giorno due rampe di scale, strappavo al volo dal cassetto personale della sala insegnanti il registro e m’infilavo, con l’irruenza di un vigoroso centometrista ma insieme con la silenziosa leggerezza di una libellula – per non offrire al pubblico ludibrio il mio vituperabile e sempre più proverbiale ritardo – nell’aula di mia competenza. Chiudevo alle spalle la porta, mi dirigevo alla cattedra e mi buttavo, pancia a terra, nella mischia. Calmavo con non poca fatica gli animi e iniziavo ‘a mattinata…
In questo modo “
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musivi della Domus romana di via Bonelli 11, al grande mosaico policromo fino ai bei gioielli della cosiddetta “Dama del Lingotto”. Il cuore della collezione è tutto contenuto in teche vicine e fortemente illuminate, si tratta del “Tesoro di Marengo”. Il tesoro è costituito da un sontuoso complesso di argenti, decorati a sbalzo e in alcuni casi dorati, che originariamente dovevano costituire lamine di rivestimento di mobili e arredi di legno, oltre all’eccezionale busto-ritratto dell’imperatore Lucio Vero (161-169 d.C.), forse anticamente montato al centro di uno scudo ornamentale (clipeo), oppure esposto su un supporto in legno o innalzato sui vessilli militari dell’esercito. Gli altri elementi sono costituiti da una tabella con iscrizione votiva alla dea Fortuna Melior, un disco con i simboli dello zodiaco, cornici, fregi decorativi con motivi figurati, geometrici, floreali e un rarissimo esemplare decorato con una catasta di armi. Notevole è anche la fascia di rivestimento (di un altare o della base di una statua) decorata con tredici figure di divinità in altorilievo, tutte ispirate a celebri modelli statuari del mondo greco.
