STORIA- Pagina 55

Chieri ricorda San Giovanni Bosco con una “visita teatrale”

“Discovery Don Bosco” nei luoghi della presenza salesiana in Città

Domenica 29 gennaio

Chieri (Torino)

1831 -1841: dieci anni trascorsi a Chieri che ebbero un ruolo fondamentale nella vita del più celebre fra i “Santi Sociali” torinesi. Dieci anni, come si è scritto, “che gli valsero una vita”. Giovanni Melchiorre Bosco, San Giovanni Bosco (fondatore delle “Congregazioni dei Salesiani” e delle “Figlie di Maria Ausiliatrice”, canonizzato da Papa Pio IX nel 1934), trascorse proprio a Chieri l’adolescenza e gli anni della formazione, vivendo a pensione presso la casa di Lucia Matta, districandosi nei più svariati mestieri (da garzone al “Caffè Pianta” fino al lavoro di stalliere) e studiando contemporaneamente al “Seminario di San Filippo Neri”, che ancora custodisce la “Stanza del Sogno”, fra i tanti “profetici” a lui attribuiti in vita. Il giovane Don Bosco arrivava a Chieri (dove fondò anche, con altri ragazzi “di buona fede”, la “Società dell’Allegria”)  dai Becchi di Castelnuovo d’Asti, dov’era nato il 16 agostodel 1815. Morirà a Torino il 31 gennaio del 1888. Ma Chieri resterà sempre il luogo del cuore. E della più profonda spiritualità. Dove il giovane chierico decise fermamente (forte delle parole dell’amico seminarista scomparso giovanissimo, Luigi Comollo, e apparsogli nottetempo come intensa luce recitante “Bosco! Bosco! Bosco! Io sono salvo!”) di “mettere la salvezza eterna al di sopra di tutto, a considerarla come l’unica cosa veramente importante”. Un intenso legame, ripagato negli anni da Chieri che tradizionalmente celebra il Santo, organizzando eventi connessi ai luoghi più significativi della sua vita, diventati parte importante del patrimonio storico-culturale della Città. Su questa linea si inserisce la “visita teatrale” guidata e organizzata (da Comune, “Istituto Salesiano San Luigi” ed “Istituto Santa Teresa”) per tutto il pomeriggio di domenica 29 gennaio, grazie ai “volontari salesiani”. Gli attori de “I Fabbricanti di Giocherie” proporranno un’esperienza “innovativa e immersiva” tra le strade e le piazze del centro storico, narrando aneddoti e rievocando persone e personaggi importanti per la storia di Chieri. “Siamo lieti, nel giorno della Festa del fondatore dei Salesiani e in collaborazione con la rete delle istituzioni salesiane – sottolinea l’assessore alla Cultura, Antonella Giordano – di proporre anche quest’anno ‘Discovery Don Bosco’, un itinerario in alcuni dei luoghi più importanti della presenza salesiana a Chieria cominciare dal ‘Centro Visite Don Bosco’, museo e luogo di documentazione gestito dal Comune, ubicato all’interno dell’edificio che nell’Ottocento ospitava il ‘Seminario di San Filippo Neri’. Come amministrazione crediamo nella promozione della città e del suo territorio anche attraverso la valorizzazione dei suoi personaggi illustri, a cominciare dai Santi Giovanni Bosco e Giuseppe Benedetto Cottolengo.

Questo nel dettaglio il programma. Si inizia alle ore 11, con la Santa Messa solenne all’“Istituto Salesiano San Luigi” (via Vittorio Emanuele II, 80) presieduta dal Rettor Maggiore Don Ángel Fernández Artime.

Nel pomeriggio dalle ore 15,30 “visita teatrale” guidata. In agenda: l’“Istituto San Luigi”, la “Chiesa di San Domenico”, il “Ghetto Ebraico”, la “Chiesa di San Filippo”, il “Centro visite Don Bosco – Seminario”, il “Duomo – Collegiata di Santa Maria della Scala” (al cui interno si trova una statua lignea della “Madonna delle Grazie” di fronte alla quale ogni giorno il giovane Giovanni si fermava a pregare), il “Caffè Pianta” (dove Giovanni ed i suoi amici fondarono la “Società dell’Allegria”) e l’“Istituto Santa Teresa” dove sarà offerto un rinfresco in “stile salesiano”.

L’iniziativa è gratuita. È consigliata la prenotazione: 011/79347503406983636 oIfabbricantidigiocherie@gmail.com

g.m.

Nelle foto:

–       San Giovanni Bosco

–       Il Duomo – Collegiata di Santa Maria della Scala

Campioni nella Memoria. Lo sport e le leggi razziali

Alla “Soms” di Racconigi, un recital per raccontare le storie degli atleti perseguitati e uccisi a causa delle leggi razziali

Sabato 28 gennaio, ore 20,45

Racconigi (Cuneo)

L’iniziativa, promossa dall’Associazione Culturale “Progetto Cantoregi” in collaborazione con il racconigese “IIS Arimondi Eula”, si inserisce nell’ambito delle celebrazioni per il “Giorno della Memoria” e propone il recital, che andrà in scena a Racconigi  presso la “Soms” (ex Società Operaia di Mutuo Soccorso) di via Costa 23, dal titolo “Campioni della memoria. Lo sport e le leggi razziali”. Il testo è tratto da una puntata del podcast “Fuoriclasse” del “Salone Internazionale del Libro” di Torino, ideato e realizzato da Marco Pautasso (vicedirettore dello stesso “Salone”, nonché presidente di “Progetto Cantoregi”) e da Federico Vergari e disponibile sulle principali piattaforme di streaming gratuite. Sul palco lo stesso Pautasso, che darà voce alle storie di varie figure dello sport internazionale la cui vita venne stravolta, se non annullata, a causa della persecuzione antisemita, nazista e fascista. Ad affiancarlo alcune studentesse e alcuni studenti dell’“Istituto Arimondi Eula” di Racconigi.

“A seguito dell’approvazione delle leggi razziali – sottolinea Marco Pautasso – gli ebrei furono esclusi dalla società, da qualsiasi tipo di servizio o attività pubblica. Tra le tante limitazioni imposte, ci furono anche quelle riguardanti lo sport, dal quale vennero allontanati tutti gli atleti di razza ebraica, al fine di ‘bonificare’, come si disse, il mondo dello sport. Giovani promesse o stelle affermate, ex campioni, di tutte le età, allenatori, intere generazioni di uomini e di donne, che avevano dedicato la propria vita allo sport, portando anche lustro alla propria nazione di appartenenza, furono perseguitate e annientate dalle leggi razziali”.

A queste donne e a questi uomini, atleti ma prima di tutto esseri umani emarginati e sterminati dall’odio razziale, il recital renderà onore e memoria, attraverso riferimenti musicali, servizi di cronaca dell’epoca ed interviste di repertorio che serviranno a far emergere dal buio dell’oblio toccanti vicende umane e sportive. Orrori. Terribili, inaccettabili ingiustizie e crudeltà, cristallizzate in storie “particolari”, selezionate nell’indefinita moltitudine di tantissime altre che hanno segnato anni tremendi, da non “mai dimenticare” nella storia dell’umanità. Il palco diventa quindi pietoso “sudario” su cui scorrono e si svelano i volti e i corpi martoriati di Arpad Weisz, giocatore e allenatore del Bologna, morto ad Auschwitz a 47 anni o di Julius Hirsh, calciatore tedesco, primo ebreo in Nazionale, arrestato dallo Gestapo e anche lui ucciso ad Auschwitz o ancora di Carlo Castellani, calciatore simbolo dell'”Empoli”, morto a Mauthausen o di Eddie Hamel, calciatore dell’Ajax, internato ad Auschwitz dove morì nel 1940. Tante storie, tanti nomi: da Ernst Egri Erbstein, che, scampato alle persecuzioni e ai campi di sterminio, morì con la squadra del “Grande Torino” nella tragedia di Superga del 1949 a Jeno KonradWilmas WilhemEmerich Hermann e Gyula Feldmann, soprannominati gli allenatori “danubiani”, fino a Renato Sacerdoti, presidente della “Roma”, a Renato Jaffe, presidente del “Casale” e a Giorgio Ascarelli, presidente del “Napoli”. Senza dimenticare Leone Efrati, pugile, Ferdinando Valletti, calciatore del “Milan”, i fratelli Cervellati, ciclisti e contadini, la schermitrice tedesca Helene Mayer, la squadra calcistica austriaca “Sport Klub Hakoah” e le Ginnaste ebree olandesi, medaglia d’oro all’ Olimpiade del 1928.

L’ingresso alla “Soms” è gratuito. Info: tel. 349/2459042 o info@progettocantoregi.it

g. m.

Nelle foto:

–       Sul palco della “Soms”

–       Marco Pautasso e Federico Vergari

Lunedì 30 chiude la mostra Margherita di Savoia, Regina d’Italia

Lunedì 30 chiude la mostra Margherita di Savoia, Regina d’Italia, allestita nella Sala Senato di Palazzo Madama – Museo Civico d’Arte Antica di Torino dal 13 ottobre 2022.

L’esposizione, coordinata da Maria Paola Ruffino, ricostruisce la straordinaria figura della prima Regina dell’Italia unita, Margherita di Savoia: una donna tra due secoli, una Regina per il Paese, un’icona per i Savoia. Glamour, materna, benefattrice, musa e mecenate.

Oltre settanta opere d’arte, tra ritratti, dipinti, sculture, abiti e gioielli, strumenti musicali, manoscritti, tappezzerie e mobili, raccontano la Regina tra due epoche, che attraversa con gli italiani un periodo denso di cambiamenti politici, sociali e culturali.

 

L’esposizione è introdotta da dieci splendidi abiti della collezione privata di Mara Bertoli – sezione curata da Massimiliano Capella –  creazioni sartoriali che ripercorrono l’evoluzione del gusto e dello stile dagli anni cinquanta dell’Ottocento alla metà del secondo decennio del Novecento.

Chi non avesse ancora avuto l’opportunità di visitare la mostra, che ha registrato, dal 13 ottobre 2022 al 22 gennaio 2023, 44.752 visitatori in 89 giorni di apertura – con una media giornaliera di 503 persone – può farlo in quest’ultima settimana.

INFO UTILI:

 

SEDE ESPOSITIVA E DATE                                  Palazzo Madama – Museo Civico d’Arte Antica,

piazza Castello, Torino

fino al 30 gennaio 2023

ORARI                                                                   Lunedì e da mercoledì a domenica: 10.00 – 18.00. Martedì chiuso
Il servizio di biglietteria termina un’ora prima della chiusura

BIGLIETTI                                                               Intero € 12,00 | Ridotto € 10,00

                                                                               Gratuito Abbonamento Musei e Torino+Piemonte card

Mostra + museo: Intero € 16 | Ridotto € 14

INFORMAZIONI                                                  palazzomadama@fondazionetorinomusei.it   – t. 011 4433501                     www.palazzomadamatorino.it

PRENOTAZIONI                                                   011 5211788 o via mail a ftm@arteintorino.com

Prevendita: Ticketone.it

 

VISITE GUIDATE

A CURA DI THEATRUM SABAUDIAE                Lunedì ore 11, sabato e domenica ore 16.30.

Venerdì 27/01 ore 16.30 visita tematica: La Regina Margherita tra moda e abbigliamento

011 5211788 o via mail a prenotazioniftm@arteintorino.com

 

 

“I dimenticati dalla Storia”: testimoni di Geova vittime della persecuzione nazista

Riceviamo e pubblichiamo

Il 27 gennaio in tutto il mondo si celebrerà il Giorno della Memoria, una data simbolica per ricordare le vittime del nazismo. Il brutale terrore nazista prese di mira milioni di persone a motivo della loro razza, nazionalità o ideologia politica. Ma pochi sanno che tra le vittime dei nazisti ci furono migliaia di testimoni di Geova, che furono perseguitati per la loro fede cristiana.

I Testimoni di Geova, allora conosciuti come Studenti Biblici, furono “gli unici sotto il Terzo Reich a essere perseguitati unicamente sulla base delle loro convinzioni religiose”, dice il professor Robert Gerwarth. Per motivi religiosi i Testimoni, che erano politicamente neutrali, si rifiutavano di fare il saluto “Heil Hitler”, di prendere parte ad azioni razziste e violente o di arruolarsi nell’esercito tedesco. Emma Bauer, sopravvissuta alla persecuzione nazista contro i Testimoni di Geova e tra le protagoniste del documentario di Giorgio Treves “La Croce e la Svastica”, presentato alla scorsa edizione della Festa del Cinema di Roma, ha detto a proposito di questa immane tragedia: “Ricordare queste vittime è un dovere. I Testimoni di Geova con una sola firma potevano essere liberati”. Sottolineando il valore di questo sacrificio, ha aggiunto: “La dignità vale più della vita”.

I nazisti cercarono di infrangere le convinzioni religiose dei Testimoni offrendo loro la libertà in cambio di una promessa di obbedienza. A nessun altro fu data questa possibilità. La dichiarazione di abiura (offerta loro a partire dal 1938) richiedeva di rinunciare alla propria fede, denunciare altri Testimoni alla polizia, sottomettersi completamente al governo nazista e difendere la “Patria” con le armi in mano. I funzionari delle prigioni e dei campi spesso usavano la tortura e le privazioni per indurre i Testimoni a firmare. Secondo Garbe, “un numero estremamente basso” di Testimoni abiurò la propria fede.

I Testimoni furono tra i primi ad essere mandati nei campi di concentramento, dove portavano un simbolo sull’uniforme: il triangolo viola. Dei circa 35.000 Testimoni presenti nell’Europa occupata dai nazisti, più di un terzo subì una persecuzione diretta. La maggior parte fu arrestata e imprigionata. Centinaia dei loro figli furono affidati a famiglie naziste o mandati nei riformatori. Circa 4.200 Testimoni finirono nei campi di concentramento nazisti. Uno dei massimi esperti dell’Olocausto, lo storico Detlef Garbe, ha scritto: “L’intenzione dichiarata delle autorità NS [naziste] era di eliminare completamente gli Studenti Biblici dalla storia tedesca”. Si stima che morirono 1.600 Testimoni, di cui 370 per esecuzione.

Nel campo di Buchenwald fu internata con il falso nome di Frau von Weber anche Mafalda di Savoia, figlia del re Vittorio Emanuele III, arrestata a Roma il 23 settembre 1943. Come scrive Cristina Siccardi, nel suo libro Mafalda di Savoia. Dalla reggia al lager di Buchenwald, le SS assegnarono alla principessa un’aiutante, Maria Ruhnau, una testimone di Geova imprigionata a motivo della sua fede. Sapendo che la donna era guidata da elevati princìpi morali e che per questo diceva sempre la verità, le SS speravano di raccogliere informazioni confidenziali sulla famiglia reale. Maria Ruhnau si dimostrò per Mafalda più che una badante. Fu la sarta che le adattò i vestiti recuperati nel campo e che le cedette le sue scarpe. La principessa le si affezionò così tanto che prima di morire, il 28 agosto 1944, lasciò in dono all’amica Testimone l’orologio che aveva al polso.

In questo periodo critico della storia per i diritti umani, la resistenza nonviolenta di gente comune di fronte al razzismo, al nazionalismo estremo e alla violenza merita una profonda riflessione in occasione del Giorno della Memoria.

Ulteriori informazioni sui Testimoni di Geova nel periodo dell’Olocausto si trovano sul sito jw.org

 

Via Padova 5, l’inizio di tutto in Barriera di Milano tra fuliggine e profumo di biscotti

Sono nato in via Padova 5, alloggio in affitto.

Correva l’ anno 1957. Mia madre raccontava che era talmente piccola che incinta all’ottavo mese non riuscì più a rialzarsi perché incastrata tra il letto e l‘armadio. Stava facendo le pulizie. Non si perse d’animo e piano piano si rialzò. Abituata nel cavarsela da sola. A 10 anni andò a lavorare alla Marus che sarebbe diventata Facis in corso Emilia a due passi da Porta Palazzo.  Orfana. Mio nonno per soli tre mesi non aveva compiuto 40 anni. Non arrivo’ mai al fronte perché morì prima di pleurite. Faceva il decoratore. Raccontatomi da tutti come uomo mite. Vivevano in via Bra ed erano nati in via Cuneo.

Precisamente non  in piena barriera di Milano. Ma tant’è che , almeno in quegli anni  faceva un tutt’uno oltre piazza Crispi ed il Dazio.  Metà case e metà officine meccaniche ed artigianali.  Grandi Motori da un lato e Ceat gomme dall’ altra parte. La Wamar il corso Mortara. Sicuramente il ricordo è anche il misto d’odore tra fuliggine , colate di gomma ed il profumo dolciastro dei biscotti. Il mio primo ricordo in assoluto è all’eta di tre anni. Ci eravamo trasferiti in via Cherubini 64. Avevo un febbrone da cavallo e chiedevo ai miei di comprare il televisore. Lo fecero gli zii paterni. Ero unico erede della famiglia. Scuola materna in via Monterosa e elementari alla Gabelli. Li’ organizzai un esercizio. Proprio così. Facevo la colletta per contrattare tutta la farinata di Giacu che si presentava sempre alle 12, 30. In questo modo anche chi non aveva soldi poteva mangiare. Egualitarismo  ante-litteram. Poi qualcuno fece la spia e cazziatone prima della maestra e poi dei genitori.  Un mese senza televisione. Poi le medie alla Baretti. Tre anni di puro divertimento e di pochissimo studio. Nonostante ciò uscii con ottimo. Erano  ancora i tempi in cui bastava stare attento alle lezioni. In quegli anni il mio incontro con lo sport.

Ginnastica artistica alla Palestra Sempione e pallacanestro all’oratorio Michele Rua. Poi un po’ di atletica, che non guasta mai. Dove  trovassi le risorse è ancora un mistero. Mi sono sempre piaciuti gli inizi.  Debbo confessare : deboluccio sulla lunga distanza.  Del resto non si puo’ avere tutto dalla vita. Sono gli anni in cui la frase più ricorrente era: non abbiamo dubbi sull’intelligenza di suo figlio, ma non si applica.

Destino cinico e baro. Addirittura mia madre mi portò all’Onmi.  Istituita dal fascismo e non abrogata dalla Repubblica. Una specie di consultorio famigliare vecchia maniera. Tecnicamente ragazzino difficile. Test attitudinali con relativa diagnosi: instabile psicomotorio con evoluzione intellettiva di un anno avanti rispetto alla media. In altre parole birichino ma intelligente. Tutto ma proprio tutto in Barriera. Ero decisamente sbordante anche perché decisamente grosso. Alle medie ebbi la prima cotta.  Ricordo ancora il nome: Lucia.  Fatale la festicciola di fine anno. Il classico scantinato con il classico mangia dischi e patatine e popcorn e Coca- Cola.

Non l’avrei più rivista ma quelle ore restano  indelebili nella memoria. Gli ardori sessuali rinviati al Liceo scientifico Albert Einstein.  Via Pacini, ovviamente in Barriera.  Forse tra i primi licei in Barriera e due diverse compagnie di amici.

I  giardini di via Mercadante e il basket dell’oratorio Michele Rua alias Auxilium Basket Monterosa. Devo al gioco della Pallacanestro le prime incursioni fuori Barriera.  Domenica si giocava. Una partita in casa ed una partita fuori casa . Oratorio San Luigi in via Ormea o al Martinetto al fondo di via San Donato. Fino all’altra parte della città, all’Oratorio Giovanni Agnelli,  il tempio del Basket.  Impossibile non ricordare la Crocetta in via Piazzi.  All’Agnelli ci giocai per tre anni. Praticamente tutti i giorni sul tram 10 tra allenamenti e partite.

Anche qui mi vennero d‘aiuto gli zii regalandomi il vespino 5o. Brigavo in giro cercando di rimorchiare.  Faceva la differenza. Poi si bighellonava nelle panchine dei giardini o sulla scalinata della chiesa. Giusto per turar tardi per la cena. Si studiava anche, vi assicuro.  Chi più chi meno. Qualcosa però si studiava. Magari non eravamo secchioni ma sì, qualcosa si studiava. La summa erano i campionati studenteschi. Addirittura andai a Roma per le finali dei giochi della Gioventù. Potremmo dire : dalla Barriera con furore, sfiorando la felicità e la spensieratezza.  Quel profumo di libertà che oggi non sento più. Libertà di conquistare quello a cui si ambiva. Sicuramente non era tutto facile. Ma era tutto possibile. Possibile ciò che era lecito. Piccoli valori e piccole morali che si trasmettevano nei reciproci comportamenti.

Piccole felicità nel fare quel canestro vincendo la partita  e piccole felicità  con quella ragazzina che  al cinema appoggiava la resta sulla tua spalla facendoti sembrare adulto. Tutto questo crescendo, tutto questo in Barriera di Milano.

Patrizio Tosetto

La banalità del male. Arte e memoria per non dimenticare

Conferenza con Giovanni Carlo Federico Villa

 

per la Giornata Mondiale in Memoria delle Vittime dell’Olocausto

 

venerdì 27 gennaio 2023 ore 17

 

Palazzo Madama – Sala Feste

Piazza Castello, Torino

In occasione della Giornata Mondiale in Memoria delle Vittime dell’Olocausto,Palazzo Madama – Museo Civico d’Arte Antica propone, venerdì 27 gennaio alle ore 17, la conferenza di Giovanni Carlo Federico Villa dal titolo La banalità del male. Arte e memoria per non dimenticare.

“È possibile far poesia dopo Auschwitz?”: insieme all’ineludibile domanda di Theodor Adorno ci si può chiedere se l’arte sia lo strumento adatto a descrivere la realtà della Shoah, a rappresentare l’irrappresentabile per il tramite della pietasgrafica, pittorica, architettonica e anche così giungere a una coscienza collettiva di quanto l’uomo è stato capace di compiere contro ogni logica.

In un racconto per immagini si narrerà “la banalità del male”, il passaggio dalla normalità della quotidianità ai pogrom e alle deportazioni, avendo a guida le incisioni di Isaac Celnikier e gli acquerelli di Felix Nussbaum, i disegni di Theresienstadt di Leo Haas e i lavori di Walter Spitzer e David Olère. Artisti che con le loro opere mostrano lo strenuo impegno nel trasmettere la memoria delle deportazioni naziste degli ebrei, di cui sono stati testimoni, loro stessi sopravvissuti o assassinati nei campi di concentramento, per giungere al lavoro di Christian Boltanski e a Maus, la graphic novel di Art Spiegelman, che diviene memoria privata e collettiva, alternando tragedia e divertimento, brutalità e tenerezza in uno struggente romanzo visivo.

Un’arte, come strumento di memoria figurativa, che raramente è esposta nei musei. Così che i temi che riguardano l’Olocausto sono poi stati espressi in monumenti e memoriali – dal Padiglione italiano di Auschwitz di Primo Levi, Luigi Nono, Mario Samonà e Ludovico di Belgiojoso al Binario 21 della Stazione Centrale di Milano, al Museo Ebraico di Berlino – capaci di divenire depositari di una memoria dal forte potere emotivo, rendendo storie personali la storia di tutti.

Un incontro non solo per mostrare quanto è stato – la riduzione dell’essere umano a pura quantità e la cancellazione della sua individualità – ma per far comprendere la gravità di quanto è avvenuto tramite una lettura emozionale ed etica.

Al mattino la conferenza si terrà in due scuole secondarie di II grado della città di Torino: il liceo artistico Renato Cottini e il Liceo Regina Margherita, proseguendo così l’intensa attività, che Palazzo Madama, in collaborazione con i dirigenti scolastici, sta portando avanti con le scuole del territorio.

Ingresso libero fino a esaurimento posti disponibili

 

Agnelli, torinese e cosmopolita fuori ordinanza

IL COMMENTO Di Pier Franco Quaglieni 


Vent’anni ci separano dalla morte di Giovanni Agnelli e difficilmente dimenticherò il clima straordinario che si creò nel
Duomo di Torino per i suoi funerali in cui si mescolavano autorità importanti e semplici cittadini. Fuori dal tempio migliaia di operai Fiat  che accolsero con un applauso il feretro di Agnelli e con i fischi il presidente del consiglio Berlusconi.

Cosa resta dell’avvocato dopo vent’anni?

Già nel centenario della nascita non ci fu a Torino nessuna iniziativa degna per ricordare un torinese cosmopolita fuori ordinanza, davvero unico nella storia della città.

Finora forse quasi nessuno ha colto la necessità di storicizzarlo, andando oltre i miti e oltre le facilidemonizzazioni.

Ad esempio, al Liceo d’Azeglio, dove lo commemorai vent’anni fa, il giovane Agnelli venne rimandato in tutte le materie per un 7 in condotta, ma, appena ottenuta la Maturità, Agnelli, ufficiale di Cavalleria, partecipò alla campagna di Russia e a quella in Africa settentrionale durante la seconda guerra mondiale.

Due aspetti contrastanti che rivelano una personalità poliedrica.

L’avvocato nel 1966 subentrò a Valletta nella presidenza della Fiat. Sentì la necessità di fare della Fiat un’impresa davvero internazionale, ma con la mente e il cuore saldamente a Torino. Oggi non è più così.

Va ricordato che Agnelli trovò un sindacato troppo ideologico che non ebbe solo l’intenzione di difendere i dipendenti, ma di mettere in crisi l’azienda. Gli anni terribili successivi all’autunno caldo videro in fabbrica  anche dei fiancheggiatori  del terrorismo e un clima di scontro frontale che solo la marcia dei Quarantamila riuscì ad arginare. La politica non seppe fare la sua parte ed Agnelli cedette alla seduzione dell’assistenzialismo statale indotto dalla politica dell’ad Romiti.

La Fiat non seppe prevedere neppure la concorrenza straniera che stava minacciando il mercato italiano fino ad allora egemonizzato daisuoi marchiEssa incominciò a perdere capacità produttiva e competitività. Il prestigio internazionale del suo Presidente servì a portare i giochi olimpici invernali a Torino, ma non fu sufficiente a preservare un marchio in crisi.

Credo si possa parlare di un autunno della Fiat che divenne un gelido inverno con la morte del suo presidente.

Piero Bairati fu lo storico rigoroso e imparziale di Valletta, Agnelli meriterebbe un lavoro simile a quello che pubblicò la Utet in una collana ormai estinta.

Ebbi modo di conoscerlo, di parlare e di cenare anche con lui e con donna Marella. L’amicizia con Mario Soldati, con Jas Gawronski e con Giorgio Forattini mi ha consentito di conoscere bene l’avvocato.

Era uno uomo sofisticato, ma anche semplice. Jas Gawronski ha da poco pubblicato da Aragno un libro in cui c’è anche un ritratto dell’amico che merita grande attenzione.

 

Castello di Moncalieri Il cantiere di architettura nel XVII secolo

Il Castello di Moncalieri

Mercoledì 25 gennaio, alle ore 17.30, alla Biblioteca Civica A. Arduino di Moncalieri, Via Cavour 31,  per il Ciclo di Incontri “Sguardi su Moncalieri”, organizzati dall’Assessorato alla Cultura della Città di Moncalieri, la Biblioteca civica “A. Arduino” e il Centro Studi Piemontesi-Ca dë Studi Piemontèis di Torino,  conferenza di

Maria Vittoria Cattaneo, Politecnico di Torino,

Il Castello di Moncalieri

Il cantiere di architettura nel XVII secolo

 

Interverrà l’Assessore alla Cultura Laura Pompeo

Introduce Albina Malerba

Nel corso del Seicento, su committenza di Cristina di Francia, prima Madama Reale, gli architetti Andrea Costaguta e Amedeo di Castellamonte svolgono un ruolo significativo nell’ ampliamento e ristrutturazione del Castello di Moncalieri. Castellamonte, in particolare, si occupa del disegno della residenza e dei suoi giardini per un trentennio, continuando ad operare, dopo la morte della prima Madama Reale, secondo la volontà del figlio Carlo Emanuele II e della sua consorte, Maria Giovanna Battista di Savoia-Nemours. Gli esiti del suo intervento, grazie al quale ha dato forma attraverso l’architettura all’ideologia del potere sabaudo, sono tuttora leggibili.

Prossimo appuntamento:

Mercoledì 8 febbraio 2023, ore 17,30, Maria Carla Visconti e Lorenza Santa (Musei Reali Torino), Domenico Ferri e la sua équipe. Artisti e artigiani per l’Appartamento Reale al Castello di Moncalieri 

Cavour e la cucina diplomatica

Il conte Camillo Benso di Cavour, nato a Torino nel 1810, primo presidente del Consiglio dei Ministri del Regno d’Italia, lo possiamo definire come uno dei creatori, ma principalmente promotore della diplomazia culturale.

La quale esiste in diversi contesti delle relazioni internazionali e da sempre ha avuto un ruolo molto importante per la nostra nazione. La diplomazia culturale è stata un elemento importante sia nel passato sia ai giorni d’oggi, in quanto rappresenta un vero e proprio strumento di soft power per rafforzare le relazioni tra i diversi Stati, ma anche un modo per promuovere il nostro Paese, riconosciuto a livello mondiale come “una potenza della bellezza e cultura”. Strategia che Cavour seppe applicare molto bene durante i suoi incontri diplomatici, tra un pranzo e una buona bottiglia di vino, infatti, affermava molto spesso Plures amicos mensa quam mens concipit, ovvero, cattura più amici la mensa che la mente. Tanto da affidare sempre qualche bottiglia di Barolo ai suoi diplomatici quando partivano in missione per qualche città straniera. Come possiamo pensare, un’altra delle sue passioni era nel campo dell’enologia. Contribuì a migliorare il Barolo nel 1840, con l’aiuto e la consulenza di un enologo francese il Conte Louis Oudart, creando un vino con una tecnica di fermentazione migliore, rendendolo più secco e di lungo affinamento.

Sofia Scodino

 

 

Gli appuntamenti culturali della Fondazione Torino Musei

AGENDA 

20-26 gennaio 2023

VENERDI 20 GENNAIO

 

Venerdì 20 gennaio ore 18

GIANMARCO PORRU

MAO – inaugurazione della nuova installazione nel t-space X MAO

Il canto del capro è un’opera installativa concepita da GianMarco Porru per gli spazi del MAO di Torino, a seguito dell’invito di t-space per la realizzazione di un’opera inedita in dialogo con la collezione del museo. L’opera prolunga una serie di riflessioni già presenti nel lavoro dell’artista ed espande una mitologia mediterranea attraverso una riflessione sulla presenza di un certo sincretismo religioso tra le diverse aree geografiche presenti – e non – all’interno delle collezioni del museo.

Il canto del capro è la ricostruzione fantastica e una visualizzazione tridimensionale di una narrazione che si innesta nel processo di interpretatio religiosa: la ricezione di influssi e, in alcuni casi, l’assimilazione e reinterpretazione del pantheon di ciascuna componente etnica e culturale presente in una determinata area geografica. In alcuni casi le diverse versioni di “credo” si sono amalgamate, in altri casi è sopravvissuta la versione pagana. Dalla versione pagana risulta in modo non trascurabile quanto fosse radicato il culto delle acque e come gran parte delle ritualità fossero destinate a propiziarsi la divinità responsabile dei temporali.

Come di consueto, nello spazio del t-space i visitatori potranno anche servirsi una tazza di tè giallo, selezionata per l’occasione da Claudia Carità (The Tea Torino).

Ingresso libero.

 

 

SABATO 21 GENNAIO

 

Sabato 21 gennaio ore 11 e ore 15

MARGHERITA IN MUSICA

Palazzo Madama – il concerto del sabato con l’orchestra del Liceo Classico Musicale Cavour

Nell’ambito del progetto Quattro scuole per una Regina, ideato dai Servizi Educativi di Palazzo Madama in occasione della mostra Margherita di Savoia, Regina d’Italia, le classi della sezione musicale del Liceo C. Cavour di Torino propongono una serie di concerti che immergerà il pubblico nelle musiche più amate dalla Regina Margherita, grande appassionata di musica fin dalla giovinezza: per tutta la sua vita praticò quest’arte e promosse in Italia la conoscenza della musica da camera e sinfonica, e di Beethoven in particolare, come testimonia questa sua frase: “Ho un culto per Beethoven, è così grande e sempre nuovo, mi sembra proprio di stare presso Dante e Shakespeare!”.

Il programma presenterà ascolti tratti dalla musica europea, in un excursus che va dal Barocco all’Ottocento.

Ultimo appuntamento

 

28 gennaio 2023 ore 15

Info: tutti i concerti si terranno al primo piano del museo, nella Sala Feste

Ingresso gratuito

Prenotazionemadamadidattica@fondazionetorinomusei.it ; 0114429629

DOMENICA 22 GENNAIO

 

Domenica 22 gennaio ore 15

FILI-FORME

GAM – attività per famiglie (bambini dai 6 anni in su)

La GAM propone alle famiglie un’attività in cui tutti, bambini e genitori, saranno coinvolti in un laboratorio a tema, un’occasione per lavorare con la stessa tecnica, ciascuno secondo le proprie attitudini.

Il percorso di visita porterà i partecipanti alla scoperta di opere in cui la forma si riduce in una semplice linea, curva o spezzata, chiusa o aperta: una sorta di filo che si allunga e si assottiglia creando percorsi ricchi di significato. Presso l’Educational Area genitori e figli lavoreranno in spazi dedicati, per creare originali sculture filiformi, rievocazioni di artisti come Fausto Melotti e Alexander Calder.

Al termine dell’attività le famiglie potranno unire le loro opere nella ricomposizione di un’unica installazione.

Costo: 7€ a partecipante

Costo aggiuntivo: adulti biglietto di ingresso ridotto; gratuito per i possessori di Abbonamento Musei

Informazioni e prenotazioni: 011 5211788 – prenotazioniftm@arteintorino.com

 

 

LUNEDI 23 GENNAIO

Lunedì 23 gennaio ore 17

LE PIANTE NELLA STORIA DEL GIARDINO: AGRUMI

Palazzo Madama – conferenza botanica con Edoardo Santoro, curatore del Giardino Botanico Medievale di Palazzo Madama

Limoni e aranci, pompelmi e mandarini sono solo alcuni dei frutti appartenenti alla famiglia degli agrumi che conta centinaia di specie in tutto il mondo. Sono coltivati da secoli in Italia, pur essendo originari di zone geograficamente molto lontane dalla nostra. Oltre agli impieghi alimentari ed erboristici (ad esempio di bergamotto, chinotto, lime e cedro), ne scopriremo l’uso ornamentale, iniziato in epoca romana e ancora oggi in voga in molti ambienti mediterranei.

L’appuntamento fa parte del ciclo di conferenze Le piante nella storia del giardino, volto ad approfondire aspetti storici e botanici, officinali e alimentari di piante che nei secoli hanno avuto un ruolo fondamentale nel giardino ornamentale e nell’orto, nei parchi e giardini pubblici.

Prossimi appuntamenti

 

Lunedì 20 febbraio 2023 ore 17: Pomacee – Pero e Melo

Lunedì 20 marzo 2023 ore 17: Rose

Costo: €15

Prenotazione obbligatoria: t. 011.4429629 (dal lun. al ven. 09.30 – 13.00; 14.00 – 16.00)

oppure madamadidattica@fondazionetorinomusei.it

Per motivi organizzativi, il pagamento della quota dovrà essere effettuato tramite bonifico bancario. Non è consentito il pagamento in biglietteria.

 

MARTEDI 24 GENNAIO

 

Martedì 24 gennaio ore 18.30

DIASPORAS NOW: RIEKO WHITFIELD + MICAELA TOBIN (WHITE BOY SCREAM). Conversazioni e narrazioni alternative su identità migranti, background intersezionali, decolonizzazione, self-empowerment, cura e supporto reciproco.

MAO – rituale sonoro + talk nell’ambito della mostra Buddha10

Il termine diaspora è usato in relazione all’arte per parlare di artisti emigrati di prima o successive generazioni, che riprendono e utilizzano le proprie diverse esperienze culturali e identitarie, spesso creando nelle loro opere narrazioni alternative in contrasto a idee e strutture consolidate. Mai prima d’ora è stato così importante per gli artisti raccontare le loro storie alle proprie condizioni, quindi mettiamoci in ascolto!

In questo pomeriggio molto speciale accoglieremo due ospiti: Rieko Whitfield, artista, scrittrice e musicista giapponese-americana di base a Londra, una delle fondatrici di Diasporas Now, piattaforma di solidarietà diasporica che si occupa di discorsi contemporanei sulle identità migranti; e Micaela Tobin, soprano e sound artist, filippina-americana di prima generazione di base a Los Angeles.

Le due artiste presenteranno due dei loro più recenti lavori: due film/opere musicali che partono da mitologie speculative per togliere centralità alle traiettorie storiche del colonialismo eurocentrico.

In parte rituale sonoro, in parte narrazione diasporica, “BAKUNAWA: Opera of the Seven Moons” di Micaela Tobin è un’opera sperimentale e coinvolgente basata sull’omonimo album acclamato dalla critica di Tobin, che rivendica la mitologia pre-coloniale delle Filippine dopo secoli di violenta cancellazione culturale.

Raccontando la storia di Bakunawa, un drago simile a un serpente della mitologia filippina, Tobin porta la sua voce al di fuori delle mura imperialistiche del teatro dell’opera e sulla Costa della California di fronte all’Oceano Pacifico – creando un ponte sonoro verso le isole delle Filippine in un atto di guarigione.

“Regenesis: An Opera Tentacular” di Rieko Whitman è una storia sui cicli della vita, sulla morte, sull’importanza della comunità ambientata in un mondo post apocalittico e narrata in modo non lineare tramite l’impersonificazione di avatar soprannaturali. La narrazione in tre atti è ispirata a Izanami, dea shintoista della creazione e della distruzione, che brucia fino a morire per dare vita al mondo. “Regenesis” mette in scena una mitologia speculativa evocando esseri soprannaturali che guariscano il corpo sofferente della terra, attraverso l’utilizzo di metodi di collective care e creando al contempo prototipi alternativi di futuri sostenibili.

Lo screening delle due opere musicali sarà seguito da una talk su temi diasporici in cui interverranno le due artiste, moderato da Ilaria Benini, editor della collana Asia di Add editore, ed esploratrice della scena culturale asiatica contemporanea.

*L’incontro si svolge in inglese

 

MERCOLEDI 25 GENNAIO

 

Mercoledì 25 gennaio ore 18.30

CHINABOT: JPN KASAI & NEO GEODESIA. Una serata con Chinabot, collettivo che vuole cambiare la discussione sulla musica asiatica. Canti Khmer, samples di karaoke, musica popolare giapponese, juke e batteria metal.

MAO – concerto + talk nell’ambito della mostra Buddha10

Sin dal suo lancio l’etichetta-collettivo londinese Chinabot ha ampliato e demistificato la percezione pubblica delle scene musicali sperimentali asiatiche pubblicando opere bizzarre, imprevedibili e innovative di artisti provenienti da varie regioni dell’Asia. Ogni uscita è stilisticamente varia e significativamente concettualizzata attraverso riferimenti culturali locali, esperienze di ascolto immersive che sono più adatte per il teatro d’avanguardia che per i club.

L’etichetta lavora per dare spazio alle varie unicità del continente asiatico a livello di culture, tradizioni e generi (sia musicali che identitari) e per dare spazio agli artisti provenienti dai paesi in via di sviluppo dell’Asia. Ciò include come parte del suo modus operandi uno sforzo per l’ampliamento della conoscenza del continente che vada al di là delle scene giapponesi e cinesi, che ormai da tempo rappresentano la produzione creativa dell’Asia sulla scena mondiale, e la rappresentazione di temi di attualità e politica asiatica. Gran parte della produzione di Chinabot è infatti tematica, incentrata su governi, geopolitica e ambiente nel tentativo di stimolare la discussione e far luce su questioni sottorappresentate con artisti le cui opere abbracciano argomenti come disordini nazionali, decolonizzazione, femminismo, fluidità di genere e futurismo cyborg.

Per questa serata speciale ospiteremo una selezione di videoclip di artisti Chinabot e una talk con Saphy Vong, fondatore dell’etichetta, e Giulia Mengozzi, assistente curatrice presso il PAV Parco Arte Vivente, parte di ALMARE, collettivo dedicato alle pratiche contemporanee che usano il suono come mezzo espressivo, e di AWI – Art Workers Italia.

A seguire il concerto in streaming da Kyoto di JPN Kasai, che abbina musica popolare giapponese Ondo e Minyo a juke e footwork minimali, ed un live dello stesso Vong che mixa samples di canti Khmer, karaoke e batteria metal sotto lo pseudonimo di Neo Geodesia.

*L’incontro si svolge in inglese

Costo per i due eventi del 24 e 25 gennaio: 15 € | ridotto studenti 10 €.

Info e prenotazionieventiMAO@fondazionetorinomusei.it

 

Theatrum Sabaudiae propone visite guidate in museo

alle collezioni e alle mostre di Palazzo Madama, GAM e MAO.

Per informazioni e prenotazioni: 011.52.11.788 – prenotazioniftm@arteintorino.com

 

https://www.arteintorino.com/visite-guidate/gam.html

https://www.arteintorino.com/visite-guidate/mao.html

https://www.arteintorino.com/visite-guidate/palazzo-madama.html