STORIA- Pagina 44

Sulla rotta dei Re, alla Palazzina di Caccia di Stupinigi

Il 10 settembre tornano le #CamminateReali, il terzo tour a piedi ti porta in atmosfere d’altri tempi, tipiche ambientazioni rurali e uno scenario incomparabile con la straordinaria Residenza Reale Sabauda opera dell’architetto Filippo Juvarra.

Quando: 10 settembre
Partenza e arrivo: Palazzina di Caccia di Stupinigi
2 percorsi, da 10 e 20 km

ℹCosto e iscrizioni https://camminatereali.it/camminate-reali/itinerario-3/

Con il Patrocinio e la collaborazione del Comune di Nichelino

Residenze Reali Sabaude Camminate Reali Fondazione Compagnia di San Paolo

Una spada in onore dei Templari

Una spada nella pietra di fronte al castello medioevale della Rotta a Moncalieri, il castello che fu dei Templari e dei Cavalieri di San Giovanni di Gerusalemme. Un altro mistero attorno al maniero già ricco di leggende e fantasmi? Un nuovo capitolo nella storia di questo castello, templare ottocento anni fa, che continua a far parlare di sé e che attira studiosi e appassionati di storia medioevale da ogni parte d’Italia? Nulla di tutto ciò, nessun mistero, almeno questa volta, ma una sorpresa c’è. La novità è la presenza di una spada conficcata in una grossa pietra di fronte al castello. La spada è opera dell’artista e ricercatore storico Francesco Lorusso Léon nonché custode del castello de La Rotta. È in onore dei Templari e di tutti i cavalieri che hanno difeso il castello e che hanno servito l’Ordine del Tempio.
A una decina di chilometri da Moncalieri è diventato il castello più infestato di fantasmi della penisola come il fantasma del cavaliere templare a cavallo che, secondo la leggenda, girava attorno al castello con una croce al collo. Ma al di là di fantasmi e vicende esoteriche il castello, oggi in stato fatiscente, ha una storia antica e affascinante. Risale al XII secolo ma conserva un’origine romana e longobarda ed è stato teatro di molte battaglie in cui diversi cavalieri sarebbero stati sepolti nelle mura interne e i loro scheletri ritrovati durante alcuni scavi. Tra questi, quello di un cavaliere che portava una croce di ferro al collo i cui resti sono stati datati al XV secolo. Alla fine del 1100 il vescovo di Torino Arduino di Valperga consegnò l’edificio ai Cavalieri Templari, già presenti nell’area circostante, a Testona, Villastellone, Pancalieri e altrove in Piemonte e divenne sede di un presidio militare a protezione del ponte sul Banna di cui sono rimasti dei resti scoperti dall’archeologo Lorusso Léon.
Dopo la soppressione dell’Ordine del Tempio il castello fu acquisito dall’Ordine dei Gerosolimitani di Gerusalemme che nel Quattrocento lo ristrutturarono ampiamente. Con la torre di vedetta, il grande cortile interno, l’ospizio per i pellegrini, la cappella, le stalle, il pozzo e i magazzini presentava l’aspetto di una vera “domus” templare. Negli anni Ottanta il maniero fu restaurato. Sotto il castello ci sarebbe ancora oggi una galleria scavata per raggiungere Moncalieri o il borgo di Gorra. Come arrivare al Castello della Rotta? È facile ma ci si può anche perdere se non si conosce bene la zona. Quindi meglio usare il navigatore e segnare strada Tetti Sapini-Moncalieri ed è fatta. Si trova in campagna nella frazione La Rotta di Moncalieri, tra la statale e l’autostrada Torino-Savona e lo si raggiunge dopo aver percorso un breve sentiero sterrato.              Filippo Re

Festa patronale a Chieri senza il Tesoro del Duomo

“Ci vuole ancora un po’ di pazienza, l’esposizione è prestigiosa e richiede un allestimento particolare, forse per Natale, se sarà possibile..”. Don Marco Di Matteo, parroco del Duomo di Chieri, è tassativo. Per la festa patronale della Madonna delle Grazie a Chieri (1-10 settembre) non ci sarà nessuna mostra straordinaria del Tesoro del Duomo come era stato ipotizzato alcuni mesi fa.
Bisognerà aspettare ancora, anche perché bisogna trovare un luogo sicuro e adeguato per custodire il Tesoro che cinquanta anni fa fu rubato con un furgoncino. In pochi a Chieri ricordano quel giorno, una triste storia per l’arte e la fede dei chieresi. Cosa accadde la sera dell’11 luglio 1973? Agili come gatti, alcuni individui, si calarono dal tetto ed entrarono in Duomo. Aprirono le vetrine espositive collocate nella Cappella Gallieri e razziarono tutto quello che trovarono.
Con un furgoncino spariva il ricco e splendido Tesoro del Duomo di Chieri. Era composto da trentasei “pezzi” tra cui preziose reliquie della cristianità contenute in contenitori in argento dorato, il più antico dei quali risalente al 1230. La Pro-Chieri offrì una taglia da 1 milione di lire per ritrovare la refurtiva. Tra il 1974 e il 1981 furono recuperati diciannove oggetti dai Carabinieri del Nucleo Tutela Patrimonio Culturale. Tra questi il reliquario del braccio in argento di Santa Basilissa realizzato nel Trecento senza però la reliquia della Santa e senza l’anello d’oro donato da Papa Sisto IV al Duomo chierese.
Francesco della Rovere, nato a Celle Ligure e futuro Pontefice, aveva soggiornato a Chieri nel 1430 per studiare nel convento di San Francesco (oggi il Municipio). Gli oggetti furono ritrovati privi di alcune parti e senza reliquie. Ad oggi mancano ancora diciassette “pezzi”, le statue-reliquiari della Madonna col Bambino, di San Giovanni Battista, di San Giuliano, di Santa Genesia, di Sant’Apollonia, di Santo Stefano e San Saba, di San Bartolomeo, il reliquiario della Misura del corpo di Gesù Cristo oltre a sacre suppellettili come cinque calici, un ostensorio, una croce d’oro, una placca e una navicella, oggetti tutti fotografati negli anni Cinquanta.
Dopo i furti napoleonici in cui decine di carri carichi di dipinti, statue e mobilio partirono dai monasteri e dalle chiese di Chieri, il furto del Tesoro del Duomo nel 1973 fu un colpo durissimo per Chieri e i chieresi e non l’ultimo. Seguirono infatti altri furti riducendo sempre di più il patrimonio artistico e religioso della città. Il Tesoro recuperato è oggi custodito in un luogo segreto e si sta cercando di farlo tornare a Chieri e di collocarlo in un posto adeguato e super sicuro. Molti chieresi, soprattutto i più giovani, non sanno neanche che esiste e tanti altri ne hanno un ricordo approssimativo.                         Filippo Re

Due tour alla scoperta di Pinerolo

APPUNTAMENTO SABATO 2 E 8 SETTEMBRE CON IL CONSORZIO TURISTICO PINEROLESE E VALLI

DUE TOUR ALLA SCOPERTA DI PINEROLO. ABBINATA ALLA VISITA, UNA DEGUSTAZIONE

Da Casa Bonadè Bottino alla salita sul campanile di San Maurizio

Vedere Pinerolo da punti di vista insoliti. E’ la proposta di due tour pensati dal Consorzio Turistico Pinerolese e Valli per i primi due weekend di settembre, quelli dove la ripresa del lavoro lascia ancora la voglia di scoprire il territorio a due passi da Torino.

Sabato 2 settembre si apre, nel quadrilatero più antico del centro storico di Pinerolo, Casa Bonadè Bottino, edificio al centro di un importante restauro. Vanta piccole chicche all’interno, dalle volte del 1300 agli affreschi del 1600 piemontese.
Vi si entra grazie al tour “Dal tardo Romanico alla Pinerolo Francese” (partenza alle 17 dall’Ufficio del Turismo di Pinerolo, via Duomo 1, fronte Municipio) che prevede, poi, grazie ai volontari dell’Associazione ArCo, la salita al campanile medievale di San Maurizio, recentemente aperto alle visite dopo lavori di restauro. Il campanile costituisce l’inconfondibile skyline di Pinerolo e domina tutto il centro storico con una visuale panoramica unica.
Il tour termina degustando un calice di vino dell’Azienda Agricola Dellerba sulla terrazza panoramica di San Maurizio.

L’itinerario di visita di sabato 8 settembre va in scena, invece, sul far della sera. L’appuntamento dei partecipanti è alle 19,30, con ritrovo sulle Terrazze Acaja, in via Principi d’Acaja, per saggiare un calice di vino del Consorzio per la Tutela e Valorizzazione dei Vini D.O.C. Pinerolese (possibilità di mangiare cibo locale e biologico). Alle 20,30 l’incontro con la guida sul sagrato della vicina Sant’Agostino e l’inizio del tour “Pinerolo francese: luoghi, personaggi e vicende”. La chiesa fu costruita proprio all’inizio del lunghissimo periodo di dominazione francese nel XVII secolo: il suo impiego come sede di un allestimento legato alle vicende che ne fecero un agguerritissimo avamposto militare del Regno di Francia, permetterà di iniziare una camminata di tre ore per scoprire – anche attraverso letture a temairapporti tra Pinerolo e la Francia che hanno caratterizzato lo sviluppo storico della città. La vicinanza ha fatto sì che, ogni qualvolta i re di Francia manifestassero mire espansionistiche in Italia, Pinerolo, come e più di altre città piemontesi, divenisse un obiettivo ambito per poter accedere alla pianura padana. Dopo essere stata per oltre 120 anni, nel tardo Medioevo, un’importante capitale regionale per i Savoia Acaja, per altri 120 anni Pinerolo diventerà infatti per i transalpini, in tre differenti fasi tra XVI e XIX secolo, un avamposto militare al di qua dello spartiacque. Nei tour si andranno a scoprire le tracce ancora visibili della presenza francese, legando i luoghi visitati alla storia e alle storie che ne hanno caratterizzato lo sviluppo.

I due tour si terranno indipendentemente dalle condizioni meteo.

Costo 5 euro. Gratuito fino a 12 anni non compiuti.

I biglietti si possono acquistare online su www.turismotorino.org.
Info: 0121806987.

I due tour  rientrano nel progetto ” Le strade dei forti”. Nello specifico fanno parte di “Paesaggio fortificato, nell’evoluzione del rapporto storico tra il Piemonte e la Francia – Fase 2 – Le Strade dei Forti”, realizzato con il sostegno della Fondazione Compagnia di San Paolo nell’ambito del bando «In luce. Valorizzare e raccontare le identità culturali dei territori – Fase 2».

 

Una mostra per far conoscere gli itinerari sindonici

In cammino”, a Palazzo Madama sino al 10 ottobre

Spicca sulla parte a levante della Corte Medievale all’interno di Palazzo Madama un affresco della Sindone, datato a metà del XVII secolo e voluto da Cristina di Francia, figlia di Enrico IV e di Maria de’ Medici, andata in matrimonio poco più di trent’anni prima a Vittorio Amedeo, la raffigurazione del sacro lino qui sorretto da dalla Vergine insieme al Beato Amedeo IX e a San Maurizio, figure cardine del culto dei Savoia: a testimoniare il legame saldo che univa il casato e la Reliquia, passata nel 1453 al duca Ludovico e voluta da Emanuele Filiberto nel settembre del 1578 nella nuova capitale. Nella vasta sala a pianterreno, ormai conosciuto e oltremodo visitato capolavoro di reperti che formarono le basi delle costruzioni medievali e vivace rafforzamento di quella Porta Fibellona di epoca romana che avrebbe ancora visto nei secoli successivi ulteriori mutamenti, sono raccolti in eleganti teche ben illuminate (come del resto l’illuminazione è il primo vanto dell’intero luogo), in occasione della mostra In cammino. La porta di Torino: itinerari sindonici sulla via Francigena” (sino al 10 ottobre), sedici illustrazioni originali, realizzate da giovani artisti italiani ormai riconosciuti a livello internazionale (non li nomineremo tutti ma certamente sono degne di attenzione le opere di Elisa Seitzinger – un rosso San Michele dalla bella impostazione che ricaccia il demonio mentre lungo il colpo obliquo della sua spada si allineano le varie stazioni del culto dell’Arcangelo, dall’Irlanda a Israele -, Andrea De Luca – il pellegrino all’ombra di monasteri e di boschi, natura e antiche costruzioni pronte a fondersi all’ombra del rispetto e del silenzio -, Davide Bonazzi, Massimiliano Di Lauro – il viandante immerso tra le risaie del Vercellese -, e Riccardo Guasco, ben uniti al Carlo Gloria di “Vado e Vengo”, struttura in ferro taglio laser verniciato) che con fantasiosa immaginazione perlustrano il Piemonte dei pellegrinaggi, della Via Michelita, della spiritualità, delle Abbazie e dei Sacri Monti, come il Piemonte dell’acqua e della montagna e del cibo.

La mostra, immagine di un patrimonio di bellezza, architettura, culture, religione e comunità, promossa dalla Fondazione Carlo Acutis e realizzata dalla stessa con Palazzo Madama in collaborazione con la Regione Piemonte, si propone di far scoprire “la bellezza e la ricchezza dei luoghi attraversati dalla via Francigena con particolare attenzione ai cammini sindonici del Piemonte, sensibilizzando sul tema del pellegrinaggio, della spiritualità e della natura e mettendo in risalto la centralità storica e contemporanea di Torino e del Piemonte”. Un punto d’arrivo, la nostra regione, di un lunghissimo percorso che si dipanava fin dalla lontana Canterbury, attraversava il territorio francese e scavalcando il Gran San Bernardo o il Moncenisio e il Monginevro raggiungeva la pianura, approfittando il pellegrino dei vari luoghi di ristoro disseminati lungo la via, incontrando Augusta Taurinorum come prima importante tappa: tappe che avrebbero visto una lunga successione di siti sino a Roma, nella visione delle tombe di Pietro e Paolo, e magari sino a Gerusalemme, luogo di supplizio e di morte e di venerazione, tappe che bene sono illustrate in una serie di materiali video. Terzo momento, una grande mappa interattiva evidenzia i cammini del progetto “Via Francigena for all” e i cammini sindonici raccolti nell’interessante, completissimo volume di Sisto Giriodi “Le altre Sindoni”: le annotazioni storiche e artistiche delle tante testimonianze disseminate in Piemonte (può iniziare il curioso visitatore dalle presenze torinesi di piazza San Carlo), da Carignano a Pinerolo, da Rocca Canavese a Venaus, da Lagnasco a Pamparato a Cuneo e ben oltre. Settantadue le località nominate.

Frutto di un bando ministeriale da 1,6 milioni di euro, il progetto “for all” intende rendere maggiormente accessibili e inclusivi le persone con disabilità proprio quegli itinerari che attraversano il Canavese e la Val Susa, attraverso mappature, realizzazione di pannelli multisensoriali, attivazione di tirocini extracurricolari per disabili; mentre nei prossimi mesi il Centro Regionale Autismo Piemonte dell’ASL Città di Torino si occuperà di sviluppare l’iniziativa “Francigena in blu”, che prevede la valutazione della fruibilità dei percorsi della Via Francigena e dei loro contesti turistici da parte di persone adulte affette da autismo. “Una eccellente collaborazione tra il pubblico e il privato – ha sottolineato Adriana Acutis, vice presidente della Fondazione Carlo Acutis – per la valorizzazione del prezioso patrimonio piemontese, come anche la capacità di Torino e del Piemonte di inserirsi nel contesto di un progetto più ampio valorizzando dei beni, presenti sul proprio territorio, di importante valenza internazionale.” Di eguali sentimenti le dichiarazione del presidente della Regione Alberto Cirio: “La via Francigena è una delle bellezze del nostro territorio di cui rappresenta un pezzo di storia oltreché un patrimonio ambientale, culturale e religioso: valorizzarla all’interno di una mostra e di un percorso espositivo rappresenta sicuramente una preziosa occasione per raccontare e far conoscere sempre meglio questo territorio che, nei millenni, ha portato in Piemonte pellegrini e devoti ma anche appassionati di passeggiate e outdoor.”

Elio Rabbione

Nelle immagini, nell’ordine, le opere di Elisa Seitzinger, Riccardo Guasco e Massimiliano Di Lauro.

Balconi e bovindo torinesi, meraviglie affacciate sulla città

Visite con lo sguardo all’insù.

Non mi stancherò mai di celebrare le bellezze di questa città romantica, di raccontare le meraviglie che la caratterizzano e che ne fanno un luogo geneticamente unico.

Palazzi eminenti, strade eleganti e signorili, ma anche particolari distintivi e gioielli preziosi rendonoTorino un luogo straordinario, impossibile da imitare.

Da romana felicemente adottata e calorosamente accolta, apprezzo ogni giorno luoghi e scorci di cui  non posso fare più a meno e che cerco regolarmente nelle mie lunghe e piacevoli camminate; mi riferisco soprattutto a certi dettagli e a deliziosi particolari che trasformano ogni passeggiata in una immersione nel fascino e nell’incanto, alludo a tutte quelle opere d’arte meno imponenti, ma allo stesso tempo formidabili e grandiose, che possono essere ammiratequando ci troviamo col naso rivolto all’insù, con lo sguardo rivolto verso l’alto. Tra i capolavori situati in posizione elevata, apprezzabili durante gite urbane nei diversi quartieri di Torino, ci sono sicuramente i bellissimi e artistici balconi e bovindo (adattamento dall’inglese  bowwindows: balconi chiusi o verande). La visione di questi frammenti di arte, perlopiù espressione del periodo liberty ma anche in stile gotico e talvolta squisitamente moderni,richiede una pausa, necessita un passo indietro perapprezzarne il valore estetico e, senza dubbio,innamorarsene . Non è semplice fare una selezione tra itanti poggioli che guardano la città, sono numerosi e ognuno è caratterizzato da dettagli unici e spesso da una simbologia precisa. Tra quelli che mi è capitato di ammirare, un po’ per casualità o grazie ad una ricerca mirata in seguito a letture o segnalazioni di amici, ci sono i piccoli terrazzi della Palazzina Conte a Via Piffetti 12 nel quartiere Cit Turin, il balcone del Pipistrello di Via Madama Cristina 19, il bovindo di Casa Florio a via Pietro Micca e quello di Casa Fenoglio-Lafleur a via Principi di Acaja 11, i due draghi che sorreggono l’affaccio dell’omonimo palazzo e sempre su Corso Francia al numero 6 l’angolare chiuso dai vetri blu del Villino Raby.

Un altro edificio valorizzato da balconi e piccole terrazzedeliziose che valgono una visita è la Palazzina Plevnadetta anche  “bastimento a vaporesita a piazza Sabotino,al Borgo San Paolo. Questo palazzo è stato protagonista e testimone di aneddoti, storie cittadine e curiosità raccontate da diversi scrittori e giornalisti. A piazza Vittorio Veneto angolo via Po, invece, si trova un balcone con una statua moderna che ha attirato la mia attenzione e che ho scoperto essere molto famosa qui a Torino;  si tratta di “Metamorfosi”, una scultura di Paolo Grassino che a prima vista  può destare inquietudine per la sua sagomaparticolare ovvero un uomo incappucciato con dei lunghi rami al posto del volto. Facendo una ricerca ho scoperto, però,  che il significato di questa opera d’arte è positivo, si vuole, infatti, mandare un messaggio propizio sul ritorno alla natura espresso dagli elementi scultorei che rimandano ad un albero che fuoriescono dal copricapo.

Rimanendo nel contemporaneo   sono molto interessanti e gradevoli alla vista, soprattutto in un’ottica green, i terrazzi verdi del condominio di via Chiabrera 25, un esperimento di bioarchitettura ecosostenibile, una sorta di bosco abitabile, un polmone verde progettato dall’architetto Luciano Pia.

Ancora una volta Torino  riserva sorprese meravigliose, assicura, tra arte d’antan e modernità, un panorama urbano e architettonico di infinita bellezza, eleganza e creatività di cui essere orgogliosi.

MARIA LA BARBERA

Ultimi giorni per i “Bizantini” a Palazzo Madama

Ultima settimana per visitare la mostra

BIZANTINI

LUOGHI, SIMBOLI E COMUNITÀ DI UN IMPERO MILLENARIO

Palazzo Madama – Museo Civico d’Arte Antica

Sala Senato

Piazza Castello – Torino

 

fino al 28 agosto 2023

 

 

Cartella stampa al link: https://bit.ly/PM_Bizantini

Lunedì 28 agosto 2023 chiude la mostra, allestita nella Sala Senato di Palazzo Madama – Museo Civico d’Arte Antica di Torino dal 10 maggio, Bizantini. Luoghi, simboli e comunità di un impero millenario, a cura di Federico Marazzi con il contributo del MANN –  Museo Archeologico Nazionale di Napoli, di Palazzo Madama e del Ministero Ellenico della Cultura e dello Sport e la collaborazione nell’organizzazione generale di Villaggio Globale International.

Oltre 350 opere – sculture, mosaici, affreschi, vasellami, sigilli e monete, straordinari manufatti in ceramica, smalti, oggetti d’argento, preziose gemme e oreficerie, pregevoli elementi architettonici – danno conto delle strutture, dei sistemi organizzativi, dei commerci e dei rituali di una complessa realtà politica, testimoniando nel contempo le eccellenze delle manifatture bizantine, gli incroci di cultura, gli stilemi e i simboli dell’Impero d’Oriente attraverso i secoli. È la creatività artistica del mondo antico che transita verso il Medioevo, con un linguaggio rinnovato dalla fede cristiana e con gli innesti del mondo orientale, in particolare della cultura iranica e araba.

Per una Bisanzio, legata al territorio piemontese, che vedrà nel Principato d’Acaia, fin dalle origini proiettato verso l’Oriente greco e bizantino, l’origine della dinastia dei Savoia-Acaia ma anche una strettissima connessione con la dinastia dei Paleologi.

Chi non avesse ancora avuto l’opportunità di visitare la mostra, che ha registrato, dal 10 maggio al 20 agosto 2023 , 32.375 visitatori in 90 giorni di apertura – con una media giornaliera di circa 360 persone – può farlo in quest’ultima settimana.

 

 

INFO UTILI:

 

SEDE ESPOSITIVA E DATE                                 Palazzo Madama – Museo Civico d’Arte Antica,

piazza Castello, Torino

Dal 10 maggio al 28 agosto 2023

ORARI                                                                  Lunedì e da mercoledì a domenica: 10.00 – 18.00. Martedì chiuso
Il servizio di biglietteria termina un’ora prima della chiusura

BIGLIETTI                                                              Intero € 12,00 | Ridotto € 10,00

                                                                               Gratuito Abbonamento Musei e Torino+Piemonte card

Mostra + museo: Intero € 16 | Ridotto € 14

INFORMAZIONI                                                  palazzomadama@fondazionetorinomusei.it   – t. 011 4433501                     www.palazzomadamatorino.it

PRENOTAZIONI                                                  011 5211788 o via mail a ftm@arteintorino.com

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Il primo volo passeggeri italiano? A Torino nel 1926

Dalla capitale subalpina fino a Trieste il battesimo italiano dell’aviazione civile.

La storia italiana del volo deve molto a Torino, nei primi anni del 1900 sui cieli della città , per esempio,   si avvistò lo Zeppeling, un dirigibile  ad ossatura metallica, mentre nel 1908 a Piazza d’Armi avvenne un esperimento di volo con un percorso di 250 metri a 60 km l’ora. Il primo vero decollo, però, si vide sui prati diMirafiori il 13 gennaio del 1909 con il Triplano Spa-Faccioli, progettato e costruito a Torino dall’ingegner Aristide Faccioli, ex direttore tecnico della Fiat. Il figlio Mario fu il fortunato pilota di quella memorabile avventura e il primo italiano ad ottenere il brevetto; nello stesso anno Luigi Mina e Guido Piacenza stabilirono il record mondiale di altezza con il pallone aerostatico.

Non è finita qui, una fabbrica di aeroplani venne avviata nelquartiere Crocetta nel 1909 (i primi aerei ad essere costruiti furonoi biplani “Farman” e i monoplani “Blériot”) e nel 1912, nella città della Mole,  Modesto Panetti fondò il primo laboratorio d’aeronautica che diventò in seguito  la Scuola di Aeronauticaampiamente apprezzata anche da Italo Balbo. Il 10 luglio 1916 venne inaugurato l’aeroporto Torino-Aeritalia, uno dei più anzianitra quelli operativi sul nostro suolo dove si potenziò gran partedell’industria aeronautica italiana, e proprio da qui, la capitale subalpina vantò il primo servizio di posta area che avvenne il 22 maggio 1917 fino Roma con a bordo 200 chili di posta e 100 copie del quotidiano La Stampa.

Nel 1926, precisamente il primo di aprile, dallo specchio d’acqua del Po, all’altezza del Parco Valentino, piccoli idrovolanti partirono per il primo volo passeggeri italiano alla volta di Trieste con soste a Pavia e Venezia. Per la somma di 300 lire, con grande spirito di avventura ed entusiasmo per l’ incredibile novità, si attraversava la Pianura Padana sfruttando come punti di riferimento sulla  rotta linee ferroviarie e fiumi (in quell’epoca non esistevano i radar!). All’inizio gli idroplani, dei CANT 10, erano in grado di portare 3 persone ma con l’andare del tempo si potenziò il servizio arrivando fino a 6 viaggiatori. I passeggeri dei primi voli furono  rappresentati istituzionali e giornalisti e in verità qualche problema meccanico si ebbe tanto che una volta si dovette anche ammarare, ma questo non impedì ottimismi e operatività fino al 1936 quando la linea fu poi soppressa. I dieci anni di servizio ebbero comunque molto successo  con più di 570 collegamenti, circa 1590 ore di volo e quasi 1600 passeggeri.

L’utilizzo degli idrovolanti all’inizio fu considerato molto comodo perché non richiedeva infrastrutture dove far decollare e atterrare i velivoli e gli hangar per parcheggiarli potevano essere nelle vicinanze, poi però la necessità di avere un corso d’acqua nei pressi delle destinazioni divenne un limite e fu così che nel caso di Torino si optò per la costruzione di un vero aeroporto, il Gino Lisa, accanto a quello militare a Mirafiori da dove nel 1929 un Fokker inaugurò il volo Torino –  Milano – Roma che con 5 ore scarse raggiungeva la sua destinazione finale, mentre nel 1936 otto passeggeri arrivarono direttamente a Roma con un aereo Fiat che viaggiava a 300 chilometri, i prezzi non erano proprio competitivi ma neanche impossibili. Dopo un breve periodo i voli partirono da Collegno, ma nel 1953 nacque l’aeroporto di Caselle, l’attuale scalo del capoluogo piemontese.

MARIA LA BARBERA

Una domenica al castello di Marchieru’

Domenica 27 agosto potremo continuare a godere questo periodo estivo immergendoci nella storia raccolta in una Dimora duecentesca visitandone le sale arredate e rievocando con i proprietari le Casate da cui discendono e che vi hanno soggiornato, rinfrescandoci all’ombra di un albero secolare ed ammirando il parco e l’antico giardino all’italiana.

Stavolta potremo anche profittare dell’evento per prolungare la giornata con un  ”pic-nic libero”

                        CASTELLO DI MARCHIERU(VillafrancaPiemonte * via S.Giovanni 77)

Visite guidate dai proprietari, discendenti dei primi feudatari del 1220 che intratterranno sulla vita in una dimora nobiliare e sulla storia del castello, delle sale, del parco, della cappella gentilizia e delle scuderie settecentesche ( ore 10/11*15/16/17)

Dalle ore 12,30 pic nic “libero” nel parco del castello, appagando il desiderio di vita all’aria aperta, su un prato all’ombra di alberi secolari, utilizzando tovaglie e cuscini forniti dalla Casa.

Prenotazione obbligatoria al 3480468636/3394105153segreteria@castellodimarchieru.it

Contributo ingresso per pic nic e visita guidata  :   adulti € 8 / gratis bimbi fino ad 8 anni

Un tour nella borgata di Lidia Poët

LIDIA POËT: NEL PINEROLESE IL TOUR SUI LUOGHI DOVE E’ NATA, CRESCIUTA E SEPOLTA 

Dalla casa natale nelle piccola borgata Traverse a Pinerolo dove incontrava Edmondo De Amicis

Sarà esposta e mostrata eccezionalmente la sua toga insieme ad altri oggetti, dalla cuffia valdese alle borsette da teatro

DEBUTTO SABATO 26 AGOSTO, GIORNO DEL COMPLEANNO DI LIDIA

Dopo lo straordinario successo della serie tv dedicata a Lidia Poët, per mesi in vetta alle classifiche internazionali di Netflix, premiata con il Nastro d’Argento come migliore serie crime dell’anno, debutta il tour che porta nei veri luoghi dove nacque e visse questa donna valdese, prima avvocatessa d’Italia, come la sperduta borgata di Traverse, a Perrero. Un lavoro che ha impegnato per oltre cinque mesi il Consorzio Turistico Pinerolese e Valli che ha contattato non solo i discendenti della Poët ma anche tutte le amministrazioni coinvolte seguendo le orme della donna.  Ne è nato il tour “La toga negata” che deve il suo nome al fatto che sarà eccezionalmente mostrata ai partecipanti proprio la toga di Lidia Pöet. Il percorso debutterà in una data simbolica, il 26 agosto, giorno del suo compleanno. Previste due navette: una parte da piazza Carlo Felice a Torino alle 8, l’altra alle 8,45 dalla stazione di Pinerolo.

Il titolo omaggia anche il libro “La toga negata” di Clara Bounous, che ha narrato figura della Pöet, riportata in auge, a livello nazionale, anche da “Prime… sebben che siamo donne. Storie di italiane all’avanguardia” di Bruna Bertolo.  «Anni fa “Elisa di Rivombrosa” portò alla ribalta Agliè e il Canavese. La differenza è che noi non abbiamo avuto la troupe a girare sul territorio: la serie diventa l’occasione per andare a vedere proprio dove Lidia è nata e vissuta. I luoghi veri, quelli della sua storia» sottolinea Rossana, Turina, la presidente del Consorzio Turistico Pinerolese e Valli. «Traverse, dove nacque Lidia, è una piccolissima frazione di Perrero: vederla fa molto più riflettere sul fatto che questa donna sia stata la prima avvocatessa d’Italia. Poteva incarnare questo ruolo una donna di Torino, invece lo è stata Lidia che arrivava da questo angolo di Val Germanasca». Lidia fu paladina di una battaglia ultradecennale per ottenere, fra il 1884 e il 1920, l’iscrizione all’Albo degli Avvocati, ma fu anche protagonista di battaglie sociali per l’emancipazione femminile (nel 1922 divenne la presidente del Comitato pro voto donne di Torino), si impegnò  a favore dei minori, e fu promotrice di tante attività in campo giuridico e culturale.  «La storia personale di Lidia Poët oggi è tornata con grandissima forza e ha raggiunto un pubblico enorme proprio grazie alla serie che Netflix e Groenlandia hanno scelto di raccontare, portando sullo schermo uno spaccato delle sue tante battaglie intraprese».  Così commenta il Presidente di Film Commission Torino Piemonte Beatrice Borgia, aggiungendo che «siamo molto soddisfatti di aver sostenuto fin dall’inizio un progetto di forte impatto produttivo e di poter ospitare ora le riprese delle seconda stagione. Il successo internazionale della serie ha trovato un corrispettivo locale molto significativo, facendo nascere percorsi e tour nei reali luoghi della vita di Lidia Poët: un segnale davvero positivo che dimostra ancora una volta il potere del cinema e la sua capacità di creare un immaginario o, come in questo caso, di riportarlo alla luce».

Il tour arriva da Perrero, borgata Traverse, dove Lidia nacque il 26 agosto 1855La strada è talmente stretta che una navetta farà la spola tra il bus e la casa natale.

Si racconterà l’infanzia, la storia della famiglia, di fede valdese. Si entrerà nel cimitero di località San Martino, davvero particolare: è per metà valdese e per metà cattolico e le due parti sono divise da un muro. Una tappa è proprio dedicata alla tomba dove oggi Lidia è stata sepolta: è morta, a 93 anni, nel 1949.

Subito dopo, è prevista una sosta a La Chabranda, agriturismo di Pomaretto che preparerà un menù su ricette di inizio Novecento.

Quindi tappa a San Germano Chisone dove oggi vivono una parte dei discendenti della donna: qui a Villa Widemann, edificio faceva parte delle proprietà di Vittorio Widemann, titolare del locale cotonificio chiuso nel 1977,  si potrà eccezionalmente vedere la toga appartenuta a Lidia. Grazie a un lavoro di ricerca portato avanti in questi mesi dal Consorzio, e alla collaborazione del Comune che ha messo a disposizione i locali, sarà inoltre esposta la sua cuffia, quella tipica dell’abito valdese, e uno scialle. E, poi, alcune borsine usate per andare in teatro, i libri di Lidia, in inglese e che riportano le sue annotazioni, l’abito di una pronipote che proprio Lidia aveva cucito a mano.

Quindi, Pinerolo. Non è nota la casa dove Lidia visse ma si farà tappa a San Maurizio dove era solita incontrarsi con quell’Edmondo De Amicis, scrittore e giornalista noto per il libro “Cuore”, ma anche caro amico di Lidia. Dopo si andrà a vedere il Teatro Sociale: Lidia era solita accompagnare il fratello agli spettacoli. Ultima tappa nella Biblioteca di Pinerolo che conserva scritti e carteggi della prima avvocata d’Italia.

Costo, comprensivo di bus, navette, guida turistica abilitata, assicurazione sanitaria e pranzo tipico, 80 euro da Torino; 70 euro da Pinerolo. Per partecipare: prenotazioni@turismopinerolese.it. Il tour, dopo la data del 26 agosto, sarà poi ripetuto, il 17 e 24 settembre e 1 e 8 ottobre, con stessi orari e costi.