STORIA- Pagina 20

Open Day nella sala Gonin di Porta Nuova, dove il re aspettava il treno

  • sabato 1 e domenica 2 marzo dalle 10 alle 18
  • ingresso libero e visite guidate nella storica sala reale

La Fondazione FS Italiane ha organizzato una serie di Open Day, giornate di apertura a ingresso libero, per consentire a chiunque di ammirare la bellezza di alcuni ambienti di stazione che, da Torino fino a Messina, conservano affreschi, sculture, manufatti e arredi originali che hanno segnato diverse epoche e stili del viaggiare.

Seconda tappa di questa iniziativa, che segue quella di Firenze Santa Maria Novella, sarà Torino Porta Nuova che, dalle 10 alle 18 di sabato 1 e domenica 2 marzo, aprirà ai visitatori le porte della elegante Sala Gonin. Durante gli orari di apertura, sarà possibile apprenderne la storia grazie alla presenza di guide che accompagneranno i partecipanti.

La lussuosa sala fu progettata nel 1864, in puro stile barocco, per essere destinata a ospitare la famiglia reale durante l’attesa del treno. È decorata con opere degli artisti preferiti di Casa Savoia, tra cui Francesco Gonin, da cui pende il nome, e con suggestivi affreschi realizzati con la tecnica del trompe l’oeil che lasciano intravedere il cielo tra colonne e capitelli. Agli angoli della grande ed elegante stanza sono invece visibili angeli che reggono carte geografiche con i quattro continenti. Non mancano pregevoli quadri che raffigurano personaggi mitologici dipinti per rappresentare allegoricamente gli elementi della Natura.

Degni di nota sono gli splendidi mobili, i rivestimenti settecenteschi in legno e un imponente lampadario in raffinato vetro di Murano.

Gli ampi spazi, i lussuosi arredi, le boiseris e i dipinti che impreziosiscono l’ambiente contribuiscono a conferire alla struttura, nel suo insieme, un aspetto maestoso e sontuoso, facendone un vero e proprio piccolo museo che ora la Fondazione FS preserva e gestisce. L’obiettivo è quello di mettere al servizio dei cittadini e del turismo luoghi che meritano di essere scoperti anche con attività culturali, eventi e mostre.

Il Direttore Generale della Fondazione FS e Amministratore Delegato di TTI, Treni Turistici Italiani, Luigi Cantamessa, ha dichiarato: “Dopo il recupero e la valorizzazione dei treni e delle linee ferroviarie storiche e turistiche, le Sale storiche rappresentano la nuova sfida della Fondazione FS per rendere questi gioielli di arte e architettura parte di una esperienza capace di offrire un’occasione di arricchimento per lo spirito e l’intelletto.”

Un “Passepartout” alla Palazzina di Stupinigi

La juvarriana “Palazzina di Caccia” ritorna ad aprire le porte dei suoi spazi più segreti normalmente chiusi al pubblico

Da sabato 1° marzo a sabato 25 giugno

Saranno visite guidate “straordinarie”. Quattro i mesi di tempo per poterne approfittare, soddisfacendo curiosità impossibili da appagare in altri mesi dell’anno. E curiosità che appartengono a molti, se si giudicano i totali sold out registrati in tutte le precedenti edizioni dell’iniziativa. Così, anche per quest’anno, la “Fondazione Ordine Mauriziano” torna a confermare le “visite guidate straordinarie” alla “(ri)scoperta” degli spazi segreti, normalmente chiusi al pubblico, della “Palazzina di Caccia” di Stupinigi. Dal prossimo sabato 1° marzo a sabato 28 giugno, saranno attivati i “due percorsi” che raccontano la storia della “Palazzina”, dal 1997 “Patrimonio dell’Umanità UNESCO”, nelle sue diverse fasi abitative e il progetto architettonico juvarriano (1729) alla base della sua costruzione.

“Passepartout” (nome “chiave”, è proprio il caso di dirlo, dell’iniziativa) conduce dietro le “porte segrete” della nobile residenza sabauda pensata per la caccia e le feste della famiglia reale, fino agli “ambienti nascosti della servitù”, ai “passaggi” e ai “corridoi” ricchi di fascino e di storia e permette di raggiungere la “sommità della cupola juvarriana”, per camminare lungo i suggestivi “balconi concavi/convessi” che affacciano sul grandioso “salone centrale”, ammirando da vicino il “tetto a barca rovesciata”, dalla complessa orditura in legno, e dall’alto, dopo aver percorso i 50 scalini di una stretta scala a chiocciola, un panorama unico che si estende a 360 gradi sotto il “Cervo”, copia dell’originale “Statua del Cervo”, realizzata nel 1766 (in bronzo, rame e foglia d’oro) da Francesco Ladatte, oggi sistemata nell’atrio di fronte alla biglietteria e simbolo della stessa “Palazzina.

Due, si diceva, i percorsi proposti: “Dietro le porte segrete” e “Sotto il Cervo” (Orari: 10,30/12 e 14,30/16)

Per il primo, la visita è in programma sabato 1, 15 e 29 marzo, 12 aprile, 17 e 31 maggio, 14 e 28 giugno. Il percorso guiderà fino agli ambienti della servitù, ai passaggi e ai corridoi segreti usati per divincolarsi nel dedalo di stanze e raggiungere discretamente le sale e gli appartamenti privati, proprio dietro le “porte segrete”, negli spazi nascosti dove si muoveva la servitù e dove si trova ancora il quadro dei “campanelli automatici” che permette di comprendere da vicino il funzionamento di una residenza come quella di Stupinigi.

“Sotto il cervo”, in programma sabato 8 22 marzo, 5 aprile, 10 e 24 maggio, 7 e 21 giugno, è invece una visita “in verticale” al meraviglioso “ambiente ligneo” che ospita la cupola del padiglione centrale, realizzato da Filippo Juvarra, con una vista mozzafiato a 360 gradi sul paesaggio circostante. Dal grandioso salone centrale ovale a doppia altezza si percorrono 50 gradini per raggiungere la caratteristica balconata ad andamento concavo-convesso e infine arrivare, attraverso una stretta scala a chiocciola di ulteriori 50 scalini, alla sommità della cupola juvarriana per ammirare il particolare “tetto a padiglione” e riconoscere dall’alto il grandioso progetto architettonico di Juvarra che con perfette geometrie, lungo un asse longitudinale che porta con lo sguardo fino a Torino, realizza un impianto scenografico straordinario per l’epoca.

Per partecipare alle visite guidate è obbligatoria la prenotazione.

Vista la particolarità dei luoghi oggetto della visita, normalmente non accessibili al pubblico, i visitatori saranno dotati di “caschetto di protezione” e, proprio per questo motivo, possono accedere solo gli adulti e i ragazzi al di sopra dei 12 anni di età ed i gruppi non possono essere superiori alle 10 persone. Per partecipare è necessario essere in condizioni fisiche tali da permettere di salire, a piedi, alcune rampe di scale. È vietato l’accesso con borse e/o zaini ingombranti, visto che il percorso è piuttosto impegnativo. A causa degli spazi limitati, non agibili a persone con disabilità, e della stretta scala a chiocciola, i due percorsi sono sconsigliati a chi soffra di claustrofobia o di vertigini e, in generale, a chi non sia in buono stato di salute.

Il costo del biglietto per accedere a “Dietro le porte segrete” è 22 euro (12 euro biglietto di ingresso + 10 euro visita guidata), ridotto 18 euro

Per accedere a “Sotto il cervo”, il costo del biglietto è, invece, di 25 euro (15 euro biglietto di ingresso + 10 euro visita guidata), ridotto 22 euro

Per i possessori di “Tessera Abbonamento Musei”: 10 euro (ingresso gratuito alla Palazzina)

Per info: “Palazzina di Caccia” di Stupinigi, piazza Principe Amedeo 7, Stupinigi (Nichelino-Torino); tel. 011/6200601 o stupinigi@info.ordinemauriziano.it

G.m.

 foto: La “Palazzina di Caccia”

Quando le armi da fuoco sconfissero la cavalleria, 500 anni fa a Pavia

C’era una fitta nebbia attorno a Pavia il 24 febbraio 1525, come accade spesso nel pavese, d’inverno. Carlo V, l’imperatore, non c’era, era rimasto nella sua Madrid, a letto, colpito dalla febbre. Festeggiava, proprio quel giorno, il suo venticinquesimo compleanno ma non sapeva ancora nulla di quanto era accaduto nella pianura padana. La battaglia di Pavia attorno al parco Visconteo durò un paio d’ore. Le truppe imperiali, assediate in città da Francesco I, re di Francia, escono dalla fortezza e prendono alle spalle i nemici massacrandoli tutti. La battaglia di Pavia di cinque secoli fa è l’avvenimento principale del lungo conflitto tra Francesco I e Carlo V, imperatore del Sacro Romano Impero, due giganti che si contendevano il dominio in Europa e in Italia dove il Ducato di Milano era nelle mani dei francesi e il regno di Napoli era sotto gli spagnoli. Lo scontro segnò la fine delle ambizioni francesi nella penisola e consolidò il dominio asburgico sulla penisola. Il re di Francia puntava al regno di Napoli mentre il suo rivale, appena eletto imperatore, regnava già su Spagna, Italia del sud, Sardegna e Sicilia ma governava anche i Paesi Bassi e sognava la Borgogna e il Ducato di Milano. La nobile e famosa cavalleria pesante del re di Francia Francesco I venne falcidiata dal fuoco dell’artiglieria imperiale. Gli archibugi usati dagli spagnoli contro le spade dei francesi decisero le sorti della battaglia che non sancì solo il passaggio della Lombardia dalla Francia ai domini spagnoli ma cambiò il modo di affrontare il nemico e combatterlo. Il sovrano francese, circondato dagli archibugieri, fu ferito, catturato e condotto in Spagna. Quel giorno le armi da fuoco fecero la differenza contro le spade dei cavalieri. I francesi lasciarono sul campo di battaglia oltre 10.000 uomini, tra i quali il generale Bonnivet e il maresciallo di Francia Jacques de La Palice (quello della verità “lapalissiana”).
Gli imperiali persero 500 soldati. Due settimane dopo la battaglia i messaggeri imperiali portarono al sovrano di Spagna la notizia della vittoria e della cattura del re di Francia, il suo grande avversario. Dopo aver ascoltato il racconto dei corrieri, Carlo V ringraziò il Signore e si ritirò a pregare in solitudine nella sua cappella ma il giorno dopo assistette con tutta la Corte a una solenne messa di ringraziamento nella cattedrale madrilena. L’esercito francese è vicino al crollo e l’epoca della cavalleria è sul punto di concludersi di fronte alla schiacciante superiorità della fanteria e delle armi da fuoco. È famoso il grande arazzo, conservato nel Museo di Capodimonte a Napoli, che racconta e celebra la storica battaglia del 1525 combattuta tra le armate francesi e svizzere guidate da re Francesco I e dall’esercito imperiale di Carlo V, composto dalla fanteria spagnola e dai lanzichenecchi tedeschi, comandato sul campo da Carlo di Borbone e dal condottiero italiano Fernando Francesco d’Avalos. Al centro dell’arazzo un cavaliere imperiale colpisce con la lancia un fante svizzero mentre i soldati vengono spinti verso il Ticino, i civili terrorizzati e in preda al panico cercano di fuggire. É l’epilogo di uno scontro epico che cambiò la geopolitica europea di quell’epoca. La Spagna iniziò a consolidare la sua supremazia nel continente e dal punto di vista militare la battaglia di Pavia rappresentò un’autentica svolta. La fanteria spagnola, con i moderni archibugi, sgominò la cavalleria francese, simbolo del potere aristocratico. Gli arazzi di fattura fiamminga, in lana, seta, filo d’oro e d’argento, opere di Bernard van Orley, Jan e William Dermoyen, realizzati a Bruxelles pochi anni dopo l’evento, tra il 1528 e il 1531, sono sette e illustrano la battaglia di Pavia. Con i suoi 40 metri quadrati, lungo quasi 8 metri per 5 di altezza, l’arazzo fiammingo di Dermoyen ferma la scena più importante dello scontro avvenuto nel parco Visconteo della città sul Ticino tra l’armata francese e quella spagnola. Si vedono a destra il ponte coperto sul Ticino e a sinistra il castello dei Visconti. È il momento decisivo, l’improvvisa sortita degli assediati spinge i soldati francesi e svizzeri nel Ticino in cui molti annegheranno. Sullo sfondo è raffigurata la città lombarda difesa dal comandante spagnolo Antonio de Leyva che per quattro mesi resistette all’assedio di Francesco I decretando il trionfo di Carlo V.           Filippo Re

Giorno del Ricordo, tre mostre per non dimenticare

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IL GIORNO DEL RICORDO IN PIEMONTE: INAUGURATE 3 MOSTRE A CURA DEL CENTRO STUDI E RICERCHE STORICHE PIEMONTESTORIA A VERCELLI, CASALE MONFERRATO (AL) E TRINO (VC)

Tra i visitatori numerosi cittadini, studenti e l’UNITRE di Casale Monferrato

In occasione del Giorno del Ricordo 2025, il Centro Studi e Ricerche Storiche Piemontestoria ha allestito tre esposizioni tematiche a cura dei ricercatori storici Federico Cavallero e Emanuele Ugazio, che si propongono di conservare e rinnovare la memoria della tragedia degli italiani vittime delle foibe, dell’esodo degli istriani, dei fiumani e dei dalmati che si tengono simultaneamente nelle città di Casale Monferrato presso la prestigiosa sede del Castello dei Paleologi, Vercelli presso la sala espositiva dello spazio giovani “Gioin” e Trino presso l’auditorium Tricerri della Scuola Media.

Il Centro Studi e Ricerche Storiche Piemontestoria è un’associazione dinamica e attiva nel campo della promozione della cultura storica su tutto il territorio piemontese. Composta da ricercatori storici, archivisti e appassionati di storia, l’associazione si propone di valorizzare il patrimonio storico e culturale della regione attraverso una serie di attività diversificate.

Tra le principali attività figurano l’organizzazione di mostre ed esposizioni di carattere storico, che permettono di rendere fruibile al pubblico una vasta gamma di materiali, documenti inediti e reperti, offrendo così un’interpretazione visiva e tangibile della storia.

Il Centro Studi è altresì attivo nel promuovere eventi culturali, conferenze e convegni, spesso in collaborazione con istituti scolastici. Inoltre si distingue per le sue pubblicazioni librarie, che spaziano da studi monografici a raccolte di saggi, contribuendo così alla diffusione della conoscenza storica e alla formazione di un pubblico più informato. Queste pubblicazioni sono spesso il risultato di ricerche originali condotte dai componenti dell’associazione e servono come risorse preziose per studiosi e appassionati.

Un altro aspetto significativo dell’attività del Centro Studi è il riordino degli archivi storici, sia per enti pubblici che privati. Questo lavoro è cruciale per preservare la memoria storica e garantire l’accesso a documenti che potrebbero altrimenti andare perduti. Inoltre, l’associazione si impegna nel censimento dei Caduti durante i conflitti mondiali, un progetto che non solo onora la memoria di coloro che hanno sacrificato la propria vita, ma contribuisce anche alla costruzione di una storia collettiva.

Le mostre allestite in occasione del Giorno del Ricordo 2025, rappresentano un vero e proprio viaggio nel tempo e nella storia presentando una serie di quadri disposti in un percorso cronologico che raccontano le vicende dei territori di Istria, Fiume e Dalmazia a partire dall’Impero Romano fino ai tragici eventi del Novecento, passando dal dominio della Repubblica di San Marco, all’Impero austro-ungarico, Regno d’Italia e i due conflitti mondiali. Attraverso fotografie d’archivio e documenti d’epoca, il visitatore è guidato nella scoperta degli eventi storici e geopolitici che hanno segnato questi territori. Le vetrine e le bacheche espongono oggetti e cimeli originali appartenuti agli esuli, provenienti da collezioni private, che raccontano storie di vita, speranza e dolore. Manifesti politici e amministrativi, debitamente incorniciati, offrono un quadro della situazione e delle gravi difficoltà vissute dalle popolazioni dei confini orientali d’Italia.

In aggiunta, un video sonoro di carattere storico corredato da testimonianze dirette e interviste a esuli istriani dalmati accompagna l’evento, arricchendo l’esperienza del visitatore con ulteriori approfondimenti. Questo materiale audiovisivo si rivela fondamentale per coloro che desiderano comprendere meglio le complessità di un periodo storico così significativo.

Nel corso degli anni, l’Associazione ha realizzato la mostra in diversi comuni, creando un circuito di eventi che ha toccato luoghi emblematici come Casale Monferrato, presso il “Castello del Monferrato”, la “Biblioteca Civica Giovanni Canna” e la “Scuola Media Trevigi”; Torino, presso la sede espositiva della Regione Piemonte in piazza Castello; Alessandria, presso la Sala Giunta di “Palazzo Ghilini” e presso la biblioteca Civica “Francesca Calvo”; Cuorgnè (TO) presso l’ex “Chiesa della Trinità”; Vercelli, presso il “Salone Dugentesco”; e Trino (VC) presso il “Palazzo Paleologo” e presso “l’Auditorium famiglia Tricerri”. Ogni tappa della mostra è stata un’occasione per coinvolgere le comunità locali, favorendo un dibattito aperto e inclusivo sulla memoria storica.

La collaborazione con enti locali e istituzioni scolastiche ha permesso all’Associazione Piemontestoria di creare un forte legame con i territori, rendendo le mostre non solo un evento commemorativo, ma anche un’importante occasione di crescita culturale e sociale.

Negli ultimi giorni, le mostre dedicate al Giorno del Ricordo hanno attratto un numero straordinario di visitatori. Cittadini di Casale Monferrato, Vercelli e Trino hanno affollato le sale espositive, dimostrando una forte sensibilità verso questa tematica.

Ma sono le scuole di ogni ordine e grado, in particolare, che hanno risposto con entusiasmo, portando gli studenti a visitare le mostre con percorsi didattici a cura dei ricercatori storici Cavallero e Ugazio per sensibilizzare i giovani sui temi dell’esilio, della sofferenza e del ricordo confrontandosi con una parte di storia italiana per troppi anni taciuta e dimenticata.

Anche l’Università della Terza Età (Unitre) di Casale Monferrato, ha partecipato attivamente all’iniziativa, coinvolgendo i suoi iscritti, accompagnati dalla docente e critica d’arte Dott.ssa Giuliana Romano Bussola, in una interessantissima visita guidata, contribuendo così a un dialogo intergenerazionale sul significato di questa giornata.

Il successo di questa iniziativa e questa mobilitazione collettiva sono un chiaro segnale che la cultura e la memoria storica continuano a rivestire un ruolo fondamentale nella nostra società, promuovendo un dialogo aperto e costruttivo tra le generazioni.

Un’opera dedicata al piccolo partigiano Domenico Luciano

Il 23 febbraio partono le visite guidate al MAU

Le visite guidate al MAU, a partire dal 23 febbraio, si terranno ogni quarta domenica del mese alle 15.30. L’inaugurazione di “Undici”, l’opera dedicata al partigiano Domenico Luciano, avverrà domenica 23 febbraio alle ore 17 in via San Rocchetto 24, in Borgo Vecchio Campidoglio.

Dipingere un muro per raccontare una storia, per denunciare un’ingiustizia, per dare una voce potente al cambiamento e per rendere più bello un pezzo di città. È quello che è successo nel quartiere di torinese del Borgo Vecchio Campidoglio, dove esattamente trent’anni fa è iniziata l’avventura del MAU – Museo d’Arte Urbana, il primo pionieristico progetto italiano per creare un insediamento artistico permanente all’aperto, all’interno di un grande centro metropolitano. Oggi il MAU è un meraviglioso museo all’aperto, uno scrigno di curiosità e bellezza dove l’arte vive e respira con il cambiamento della luce del sole. Per poter ammirare e conoscere a fondo le opere artistiche che lo compongono, ogni mese, a partire dal 23 febbraio, partiranno le visite guidate in collaborazione con Cultural Way. Il percorso si snoda attraverso le strade del quartiere e permette di scoprire 200 opere, 4 mila mq, 100 artisti, giovani emergenti e artisti consolidati.

Il 23 febbraio, in occasione della prima visita guidata, il tour terminerà alle ore 17, in via San Rocchetto 34, con l’inaugurazione, a cura dell’Associazione Avvalorando e del Museo d’Arte Urbana, di “Undici”, opera a memoria delle vittime della Resistenza, realizzata dall’artista torinese Mrfjiodor (Fijodor Benzo) e dedicata al piccolo Domenico Luciano, giovane staffetta partigiana, ucciso dai fascisti il 23 febbraio 1945 a soli 12 anni.

Un piccione viaggiatore trafitto da un proiettile e 8una busta che cade dal becco: è questo il tema che l’artista ha scelto realizzando un’opera con soggetti dalle forme elementari, ma cariche di significato.

“Il piccione viaggiatore, nella sua funzione di portatore di messaggi, rappresenta l’essenza di Domenico – spiega Fijodor Benzo – un messaggero coraggioso, sempre pronto ad affrontare le intemperie e i pericoli della vita. Ho scelto di narrare questo fatto drammatico in modo non eccessivamente cruento; la mia intenzione è quella di evocare una riflessione profonda su come il coraggio e la dedizione di individui come Domenico possano essere soffocati dalla violenza, ma anche di sottolineare l’importanza del messaggio che portano con sé. In questo modo il piccione viaggiatore diventa non solo il simbolo di una vita spezzata, ma anche un richiamo alla memoria e alla responsabilità collettiva, affinché il sacrificio di giovani come “Undici” non venga dimenticato”.

Figlio e fratello di partigiani, Domenico Luciano, noto come “Undici” per la sua giovane età, nascondeva nella sua cartella di scuola informazioni e notizie. Il 23 febbraio 1945 si trovava con un gruppo di partigiani in un cascinale nelle campagne di Givoletto, quando l’edificio fu circondato dai repubblichini. Alle prime luci dell’alba ebbe luogo un conflitto a fuoco, al termine del quale si decise di far uscire il ragazzo con un drappo bianco in segno di resa. Il ragazzo fu allora raggiunto da una raffica di mitra e ucciso. A lui e al suo sacrificio, simbolo della lotta per la liberazione, è dedicata l’opera di San Rocchetto 34, a Torino, che si inaugurerà proprio a ottant’anni dalla sua uccisione.

Il ragazzo viveva nel quartiere Campidoglio, e proprio nell’affascinante cortile di via San Rocchetto, già storica sede di una sezione del PCI, i compagni posero una lapide in sua memoria.

Per info e prenotazioni: 339 3885984 – info@culturalway.it

Mara Martellotta

Caffe storici Torino e non solo: locali dove fare colazione

Informazione promozionale

Un caffè, una cioccolata calda con panna, un buon Bicerin…Non importa quale bevanda si desideri gustare, i caffe storici Torino offrono una vasta scelta di proposte se si desidera trascorrere amabilmente il proprio tempo mentre si visita la città, sia che si tratti per piacere che per attività di team building aziendale anche legate a tematiche culinarie/culturali come Torino Golosa, un viaggio alla scoperta dei segreti delle prelibatezze tra storia ed enogastronomia, o per altre questioni.

La città sabauda è famosa per la sua tradizione di colazioni a Torino, un rito che viene celebrato in numerosi locali che vantano un’atmosfera unica e raffinata.

Una pasticceria storica di Torino o per meglio dire, le tante storiche pasticcerie moderne torinesi, offrono molte prelibatezze e dolci tipici che arricchiscono l’esperienza di una colazione elegante, proprio come si usava fare nei salotti borghesi di fine Ottocento e inizio Novecento, quando i caffè erano considerati luoghi di incontro per personalità illustri della letteratura.

Dei tanti Caffè storici Torino, oggi, ve ne segnaliamo alcuni, veri e propri vanti della città, non solo per gli amanti del caffè e dei cioccolatini tipici di Torino, ma per tutti gli amanti dell’architettura, della storia e dei viaggi. Senza indugi, ecco i nostri consigli.

Caffè San Carlo: Re dei bar storici Torino

Con i suoi capitelli corinzi, statue e dorature, il Caffè San Carlo è un’icona e sovrano dei bar storici Torino senza tempo e che racchiude il fascino del Risorgimento e delle floride correnti artistiche che hanno attraversato la città.

Questo caffè storico torinese, situato nell’omonima piazza – considerata dai torinesi una delle più belle della città – è stato il set di numerosi film e fiction grazie alla sua atmosfera unica e suggestiva.

Sedendosi ai suoi eleganti tavolini, si può ammirare la bellezza di Palazzo Solaro del Borgo, capolavoro del Rococò, e delle due chiese gemelle, Santa Cristina e San Carlo, esempi perfetti dell’architettura barocca. Con quasi 200 anni di storia, il Caffè San Carlo è il luogo ideale per una pausa raffinata, immersi nell’arte e nella cultura, gustando la migliore colazione della città, ad esempio.

Un punto di riferimento tra i bar storici di Torino, dove tradizione e contemporaneità si incontrano in un’esperienza indimenticabile.

Barney’s, caffè di Torino del Circolo dei Lettori

Il Barney’s, situato all’interno del suggestivo Circolo dei Lettori di Torino, è uno dei caffè storici più rinomati della città, un luogo dove tradizione e modernità si fondono alla perfezione.

Qui, è possibile vivere l’esperienza della migliore colazione torinese, immersi in un’atmosfera raffinata e accogliente. Con una selezione di dolci torinesi che spaziano dai classici gianduiotti alle delicate paste artigianali, il Barney’s offre una colazione elegante che soddisfa ogni palato. Un vero e proprio tempio per gli amanti del caffè e della buona lettura, dove ogni dettaglio racconta la storia e la cultura di una città che ha fatto del caffè e della letteratura un’arte.

Baratti&Milano: l’eccellenza della pasticceria torinese e della cioccolateria

In Piazza Castello, sorge uno dei caffè storici torinesi e pasticceria torinese più iconici: Baratti&Milano.

Nato nel 1858, è da oltre un secolo un elegante salotto sabaudo, punto di ritrovo per intellettuali, artisti e figure di spicco della politica e della scienza.

Il suo raffinato stile liberty evoca atmosfere d’altri tempi, rendendolo uno dei bar famosi di Torino, perfetto per chi ama i locali particolari con un fascino senza tempo.

Fiore all’occhiello di questa storica caffetteria è la sua pasticceria torinese e la cioccolateria d’eccellenza, con specialità imperdibili. Tra i piaceri da gustare spicca il Bicerin, l’iconica bevanda calda della tradizione torinese, preparata con cioccolato fondente, caffè e latte montato, perfetta per le giornate più fredde. Da provare anche il Caffè Baratti&Milano, un espresso arricchito con crema di nocciole, panna e granella di nocciole, una coccola raffinata adatta a qualsiasi momento della giornata.

La Farmacia del Cambio, caffè di Torino dalle brioches celebri e virali

Questo storico caffè di Torino è molto più di una semplice caffetteria: è un’esperienza sensoriale e culturale che unisce sapori pregiati, architettura d’epoca e un’atmosfera senza tempo.

Nella centralissima Piazza Carignano, la proprietà dello storico ristorante Del Cambio, vero e proprio caffè storico di Torino, ha rilevato un’antica farmacia trasformandola in una raffinata pasticceria. Questo locale, tra i Torino locali particolari più affascinanti, unisce arredi in legno, cristalleria e vetrine dall’atmosfera vintage a un’offerta di dolci ultra-contemporanei, diventando un punto di riferimento per le pasticcerie moderne della città. Tra le specialità spiccano i celebri Crubik e la Sfera, croissant a forma di cubo e sfera che hanno conquistato i social, insieme al pain suisse, alla girella con gocce di cioccolato e arancia, e alla brioche al cacao farcita di crema al gianduia. Non mancano torte moderne, monoporzioni eleganti e lievitati salati, ideali per chi cerca una colazione alternativa senza rinunciare al gusto e alla raffinatezza. Un luogo dove tradizione e innovazione si incontrano, regalando un’esperienza indimenticabile.

Locali storici di Torino: Pfatisch

Uno dei locali storici di Torino che ancora oggi conserva il fascino di un’epoca dorata è senza dubbio la Pasticceria Pfatisch, fondata nel 1915 dal maestro cioccolatiere Gustavo Pfatisch.

Questa pasticceria storica Torino ha visto passare tra i suoi tavoli figure illustri come i principi di Savoia, Cesare Pavese, Primo Levi, Indro Montanelli, Mario Soldati e Norberto Bobbio. Situata in un meraviglioso edificio Liberty di via Sacchi, progettato dall’architetto Pietro Fenoglio, la pasticceria ha mantenuto intatti i suoi interni Art Déco, diventando un autentico gioiello inserito nell’Associazione Locali Storici d’Italia.

Ma la vera sorpresa si trova nel seminterrato: un laboratorio di produzione completo, dedicato alla lavorazione artigianale del cioccolato torinese. Oggi questa perla fa parte del Choco-Story Torino, il museo del cioccolato che accompagna i visitatori in un viaggio dalle civiltà precolombiane fino all’evoluzione della cioccolateria torinese, con un focus sui cioccolatini tipici di Torino. Un’esperienza imperdibile per golosi di tutte le età, perfetta anche per le famiglie con bambini.

Caffè Platti: bellissimo e ottocentesco caffè storico Torino

Fondato nel 1870, il Caffè Platti è uno dei caffè storici di Torino più eleganti e raffinati.

Situato in Corso Vittorio Emanuele II, questo caffè storico Torino da oltre un secolo riesce a mantenere intatta un’atmosfera d’altri tempi, con sontuosi lampadari e un banco bar in stile anni Venti. I colori caldi e i magnifici stucchi rendono l’ambiente ancora più fiabesco, trasformando ogni visita in un’esperienza unica.

In passato, il Caffè Platti è stato frequentato da intellettuali e personalità di spicco come Luigi Einaudi, Giulio Einaudi, Cesare Pavese, Luigi Lavazza e il Senator Agnelli.

Ma il Platti è anche un luogo simbolico della storia sportiva: proprio di fronte al locale, nel 1897, un gruppo di studenti del Liceo Massimo D’Azeglio fondò quello che sarebbe diventato uno dei club calcistici più importanti d’Italia, la Juventus.

Tra le prelibatezze che offre, non può mancare di citare la sua pasticceria torinese, con la sua iconica Torta Platti, un dolce dal cuore morbido e una vellutata copertura al gianduja, la cui ricetta è gelosamente custodita.

Oltre alla pasticceria storica di Torino, il Caffè Platti propone anche un’ampia selezione di tramezzini ideali per un pranzo veloce.

Cosa dovresti assolutamente ordinare? Senza dubbio i deliziosi dolci torinesi e la pasticceria mignon. Per una merenda sostanziosa, non perdere la Plattina, la leggendaria torta del caffè in dimensioni ridotte.

Caffe storici Torino, come non citare Caffè Al Bicerin

Nel cuore del Quadrilatero Romano, il Caffè Al Bicerin è uno dei più celebri caffe storici Torino, nonché uno dei bar famosi Torino, grazie alla sua lunga tradizione e all’invenzione della storica bevanda piemontese che porta il suo nome. .

Nato a fine Settecento, questo caffè storico di Torino è il luogo in cui è stato creato il Bicerin, un raffinato mix di caffè, cioccolato e crema di latte, oggi riconosciuto come bevanda tradizionale piemontese e divenuto un autentico simbolo cittadino.

Perfetto per chi desidera una colazione elegante, il locale accoglie i suoi ospiti in un’atmosfera senza tempo, tra boiserie in legno, un bancone storico e piccoli tavolini in marmo che raccontano la storia e il fascino di una Torino d’altri tempi.

Colazioni a Torino: non solo caffè storici

Diamo uno sguardo anche ad altri locali particolari Torino

Nel panorama delle colazioni a Torino, il Bar Tiratisù si distingue come uno dei locali particolari Torino, perfetto per gli amanti dei dolci e delle esperienze gourmet. Situato nel cuore della città, questo locale è un vero paradiso per chi desidera iniziare la giornata con una colazione ricercata e golosa.

La sua specialità? Le brioches proposte in diverse varianti e preparato con ingredienti freschi e di alta qualità, accanto a un’ampia selezione di dolci torinesi. Con il suo ambiente accogliente e moderno, il Bar Tiratisù è la scelta ideale per chi vuole concedersi un momento di dolcezza in un contesto elegante e innovativo.

La Torteria Berlicabarbis è uno dei locali particolari Torino, un angolo di dolcezza che combina il fascino delle pasticcerie moderne con il calore di una tradizionale sala da tè.

Nata nel 2012, ha conquistato i torinesi con la sua straordinaria selezione di dolci torinesi, tra cui una ventina di torte preparate ogni giorno, con le cheesecake come protagoniste indiscusse. Impossibile resistere ai croissant al pistacchio, grandi e golosi, il cui nome richiama proprio l’espressione dialettale “Berlicabarbis”, che significa “da leccarsi i baffi”.

Oltre alle prelibatezze di pasticceria, il locale vanta un’incredibile selezione di 130 tipi di tè e tisane e ben 15 caffè alla piemontese, in cui il caffè si fonde con cioccolato, gianduia e granella di pistacchio, regalando un’esperienza unica per ogni amante del dolce e del buon vivere.

In via Cavour 10, Perino Vesco è molto più di un semplice panificio: unisce l’arte della panificazione a un’ampia offerta di dolci, rendendolo un indirizzo imperdibile tra i migliori caffè di Torino e un esempio di pasticcerie moderne in città.

Dal salato al lato dolce, le torte da forno – con la langarola alla nocciola in testa – le crostate, i plumcake, gli strudel e le tartellette soddisfano ogni palato.

Camera di commercio ed eccellenze torinesi: un ultimo ma non meno importante aspetto

Il Presidente della Camera di commercio di Torino, Dario Gallina, ha sottolineato l’importanza e la responsabilità di essere nominati Maestri del Gusto, chiedendo ai 218 premiati di essere ambasciatori del gusto torinese e di partecipare attivamente agli eventi nazionali e internazionali. L’iniziativa della Camera di commercio mira a promuovere l’eccellenza dell’enogastronomia torinese, rendendola un punto di forza per aumentare l’attrattività del territorio sia per i residenti che per i visitatori stranieri.

Questi sono solo alcuni tra i caffe storici Torino e bar colazione dove fermarsi in caso di una visita in città, una semplice passeggiata o per occasioni più importanti come meeting aziendali a Torino, compleanni, incontri e quant’altro.

Tuttavia, siamo certi che resterete soddisfatti da una di queste proposte.

Tra le pasticcerie moderne di Torino, Dolce Pasticceria si distingue per la sua capacità di coniugare tradizione e innovazione, offrendo una selezione di dolci torinesi e creazioni contemporanee che conquistano al primo assaggio.

Un vero paradiso per gli amanti della qualità, con una produzione artigianale che esalta i migliori prodotti pasticceria a Torino. Ogni giorno, dalle vetrine, spiccano eleganti monoporzioni, crostate, torte classiche e innovative, accanto ai grandi protagonisti della tradizione. L’attenzione per la qualità delle materie prime e la cura nella preparazione rendono ogni creazione un’esperienza unica, perfetta per una colazione golosa, una pausa dolce o per festeggiare un’occasione speciale.

Questi sono solo alcuni tra i caffe storici Torino e bar colazione dove fermarsi in caso di una visita in città, una semplice passeggiata o per occasioni più importanti come meeting aziendali a Torino, compleanni, incontri e quant’altro.

Tuttavia, siamo certi che resterete soddisfatti da una di queste proposte.

Gli appuntamenti della Fondazione Torino Musei

SABATO 22 FEBBRAIO

Sabato 22 febbraio ore 16.30

ONE WAY Together

MAO – Visita guidata in collaborazione con Orchestra Filarmonica di Torino

Arte e musica: un abbinamento dal quale sprigiona bellezza. Ispirati dai concerti della Stagione concertistica dell’Orchestra Filarmonica di Torino, i musei della Fondazione Torino Musei ogni sabato precedente il concerto propongono a rotazione un ciclo di visite guidate al proprio patrimonio museale.

SORRISI E ABBRACCI

Nella collezione di statuaria indiana, il dio Shiva e la sua consorte Parvati siedono abbracciati con un sorriso lieve, mentre alcune sale più in là, nei bronzi e nei dipinti tibetani, divinità terrifiche dall’aspetto feroce stringono la loro partner tantrica in un abbraccio furioso. A partire da questi spunti, il percorso si sviluppa tra la statuaria di soggetto buddhista e induista proveniente dall’Asia Meridionale e dal Sud-est asiatico e gli oggetti di arte religiosa dallo straordinario impatto visivo che rappresentano lo sterminato pantheon del Buddhismo tantrico.

Visita guidata a pagamento. Costo: 7 € per il percorso guidato + biglietto di ingresso al museo secondo tariffe (gratuito con Abbonamento Musei e Torino Piemonte Card).

Info e prenotazioni: t. 011 5211788 (lun-dom 9-17.30); prenotazioniftm@arteintorino.com – è possibile effettuare l’acquisto online https://www.arteintorino.com/

 

 

DOMENICA 23 FEBBRAIO

 

Domenica 23 febbraio ore 11-13 e 15-17

LAMENTI/AMO         

MAO – performance a cura di YizhongArt

YizhongArt svolge un percorso di ricerca sull’incontro e la relazione che si esprimerà attraverso la serie di perfomance, “OUYU偶遇”.

“Lamenti/AMO” è il primo progetto performativo della serie in residenza al MAO e prende spunto dal concetto del lamentarsi sia come espressione di dolore o rammarico sia come azione che crea connessione. Attraverso di esso si comunica disagio, si condividono ostacoli e, paradossalmente, si costruiscono legami. In Italia, lamentarsi è spesso un atto che avvicina permettendo agli interlocutori di esprimere empatia e comprensione reciproca. “Lamenti/AMO” esplora questa necessità creando uno spazio dove il lamento diventa un mezzo per favorire l’incontro e il dialogo interculturale.

Nella cultura cinese, quando si menziona il carattere “怨” (yuan = lamento/lamentarsi), si percepisce spesso un’aura negativa. Si ritiene, infatti, che “怨” rappresenti l’irrisolto e quindi una delle cause per cui le anime non trovano pace dopo la morte.

Dal punto di vista della calligrafia, il carattere “怨” viene talvolta scritto con la parte superiore rappresentata dal carattere “死” (si=morte) e la parte inferiore dal carattere “心” (xin=cuore). Guardando la forma del carattere si può interpretare come uno stato di dolore e rimpianto che nasce nel cuore. Il carattere “怨” , sia nella sua forma sia nel suo significato, riflette la complessità del pensiero e dei sentimenti, il disappunto che persiste nel cuore (attaccamento), ma anche l’opportunità per una trasformazione (distacco).

La performance si svolgerà nel giardino zen del MAO e coinvolgerà i visitatori in uno scambio “uno a uno”, per dare la possibilità al singolo partecipante di potersi “lamentare con il performer”.

La partecipazione è gratuita. Gradita la prenotazione su yizhongart@gmail.com

Domenica 23 febbraio ore 11.30 e ore 16

DIANA LOLA POSANI

Un’esplorazione del non detto, come un urlo che si trasforma in silenzio

MAO – performance nell’ambito del public program della mostra Rabbit Inhabits the Moon

Diana Lola Posani è una sound artist, performer vocale e facilitatrice di Deep Listening certificata dalla Deep Listening Foundation. Si esibisce internazionalmente, scrive sulla rivista A Row of Trees, della Sonic Art Research Unit (SARU) – Oxford Brookes University e cura il sound art festival AKRIDA. Attualmente è interessata a indagare lo spazio comune tra suono e immaginario poetico, attraverso opere interdisciplinari e poesie sonore.

Il suo lavoro è stato presentato in diversi contesti tra i quali il Padiglione Italia alla Biennale d’Arte di Venezia 2024, MACRO museo d’arte contemporanea, Accademia di Spagna di Roma, Museo MADRE di arte contemporanea e Museo del novecento e del contemporaneo di Palazzo Fabroni.
A Marzo 2023 è stata pubblicata la sua traduzione del libro “Deep Listening – La pratica sonora di una compositrice” di Pauline Oliveros per la casa editrice Timeo e nel Dicembre 2023 è seguita la pubblicazione di “Quantum Listening” di Pauline Oliveros, di cui ha curato anche la prefazione.

Ingresso incluso nel biglietto di mostra.

(cs in allegato)

 

Domenica 23 febbraio ore 10.30

IMPRESSIONI DI COLORE

GAM – Attività per le famiglie

Bambini 3-5 anni

In occasione della mostra “Berthe Morisot. Pittrice impressionista”, la GAM propone un percorso che celebra la storia dell’unica donna tra i fondatori dell’Impressionismo.

Durante il percorso di visita I bambini verranno accompagnati tra le tele dell’artista che, attraverso l’uso sapiente di pennellate brillanti, trasmettono atmosfere vibranti e cromaticamente intense.

In laboratorio il colore diventerà materia da plasmare e attraverso una vera azione di manipolazione, darà vita a una esplorazione creativa.

Grazie alla collaborazione tra la Fondazione Torino Musei e Biraghi al termine dell’attività sarà offerta la merenda a tutti i partecipanti.

Costo bambini: 8 € (biglietto d’ingresso al museo gratuito)

Costo adulti accompagnatori: biglietto d’ingresso alla mostra ridotto, ingresso gratuito ai possessori di Abbonamento Musei Torino Piemonte e Valle d’Aosta

Informazioni e prenotazioni: 0115211788 – prenotazioniftm@arteintorino.com

Prenotazione obbligatoria e pagamento online entro il venerdi alle ore 18

Domenica 23 febbraio 2025, ore 15

I GIARDINI DI BERTHE

GAM – Attività per le famiglie

Bambini dai 6 anni in su

La visita alla mostra dedicata a Berthe Morisot permetterà ai bambini di scoprire una delle poche artiste legate all’impressionismo, che amava dipingere “en plein air” persone, paesaggi e momenti di vita quotidiana catturando con la sua pennellata luci e atmosfere uniche.

I suoi giardini saranno il punto di partenza per un’attività di laboratorio pittorico nello spazio dell’Educational Area, dove i partecipanti potranno creare colorate composizioni a colpi di pennello.

Grazie alla collaborazione tra la Fondazione Torino Musei e Biraghi al termine dell’attività sarà offerta la merenda a tutti i partecipanti.

Costo bambini: 8 € (biglietto d’ingresso alla mostra ridotto)

Costo adulti accompagnatori: biglietto d’ingresso alla mostra ridotto, ingresso gratuito ai possessori di Abbonamento Musei Torino Piemonte e Valle d’Aosta

Informazioni e prenotazioni: 0115211788 – prenotazioniftm@arteintorino.com

Prenotazione obbligatoria e pagamento online entro il venerdi alle ore 18

 

 

LUNEDI 24 FEBBRAIO

 

Lunedì 24 febbraio ore 17

IL PROGETTO LEVINET: I CARTEGGI TEDESCHI DI PRIMO LEVI

Palazzo Madama – conferenza nell’ambito della mostra Giro di posta

Intervengono Martina Mengoni, Alice Gardoncini, Camilla Veneziani.

Quando Se questo è un uomo esce in una nuova edizione per Einaudi nel 1958, Primo Levi viene a sapere che un editore tedesco vuole tradurlo. Finalmente, il libro sarà letto dai tedeschi, dagli ex aguzzini, dai loro figli e figlie. Sul principio degli anni sessanta, Levi comincia a ricevere lettere dai suoi lettori tedeschi e germanofoni: nascono scambi, amicizie, vere e proprie reti di corrispondenza. Come raccontare Auschwitz per immaginare una nuova Europa? E come farlo in un’Europa già divisa in due blocchi? È possibile parlare con i tedeschi che ad Auschwitz stavano «dall’altra parte»? Lo straordinario carteggio tedesco di Primo Levi emerge per la prima volta grazie al progetto ERC Starting Grant LeviNeT, che sta costruendo un’edizione on line ad accesso libero in italiano e in inglese di queste lettere. Uno spaccato di storia culturale europea visto attraverso gli occhi di uno dei maggiori scrittori del novecento italiano.

Ingresso libero.

MERCOLEDI 26 FEBBRAIO

Mercoledì 26 febbraio
BIANCO AL FEMMINILE
Palazzo Madama – apre il nuovo riallestimento collezioni tessuti

In occasione del riallestimento della Sala Tessutimercoledì 26 febbraio 2025 Palazzo Madama presenta un’esposizione che racconta la stretta connessionemateriale e simbolica, che lega il bianco, il colore naturale della seta e del lino, alla donna.

Attraverso una ricca selezione di cinquanta manufatti tessili, di cui sei restaurati in occasione di questa occasione quattordici esposti per la prima volta, la curatrice Paola Ruffino tesse il filo di una storia secolare che passa per ricami minuti, intricati merletti e arriva al più iconico degli indumenti femminili di colore bianco: l’abito da sposa.

Ingresso incluso nel biglietto delle collezioni.

 

Mercoledì 26 febbraio ore 15.30-17.30

L’ARTE DELLA POTATURA

Palazzo Madama – appuntamento dedicato al giardinaggio nel Giardino Botanico

Rose e frutti, siepi e rampicanti: dare forma alle piante che ci circondano è un modo per mantenerle in salute e rendere più equilibrato il giardino. Nella parte teorica si discuterà delle motivazioni e delle scelte che portano a potare le piante, nella parte pratica si eseguiranno delle dimostrazioni dei tagli corretti sulle piante del giardino.

Costi: 5 € Ingresso giardino (gratuito abbonamento musei) + 5€ ogni incontro

Info e prenotazioni: tel. 011 4429629; e- mail: madamadidattica@fondazionetorinomusei.it

Prenotazione consigliata

GIOVEDI 27 FEBBRAIO

 

Giovedì 27 febbraio ore 20:30

CONCERTO IN MEMORIA DI PRIMO LEVI – DON’T FORGET ABOUT THAT

Palazzo Madama – concerto di Sira Hernandez nell’ambito della mostra Giro di posta

Il concerto si svolge nella Sala Concerti del Conservatorio “Giuseppe Verdi”

Musica e interprete: Sira Hernandez

«L’intera composizione è molto complessa e può essere letta in modi diversi. La struttura semplice su cui si basa, con un’alternanza di accordi angosciati e ossessivi che si ripetono come solidi blocchi e la sottile e dolce melodia che si insinua in questo cupo sottofondo, suggerisce che anche nelle immagini più dolorose c’è e può esserci serenità e speranza, nonostante tutto» (Enrico Fubini)

Sira Hernández è considerata una pianista tra le più brillanti del panorama contemporaneo spagnolo. Nata a Barcellona, ha studiato musica presso il Conservatorio Giuseppe Verdi di Torino sotto la guida del Maestro Remo Remoli e successivamente di Felice Quaranta. Ritornata a Barcellona ha perfezionato i suoi studi presso l’Accademia Marshall, ricevendo lezioni dalla grande pianista Alicia de Larrocha. Sira Hernández è conosciuta come una grande pianista, tuttavia la sua intensa attività non si è limitata all’esecuzione ma ha felicemente toccato anche il campo della composizione.

Ingresso libero.

 


Theatrum Sabaudiae
 propone visite guidate in museo
alle collezioni e alle mostre di Palazzo Madama, GAM e MAO.
Per informazioni e prenotazioni: 011.52.11.788 – prenotazioniftm@arteintorino.com

https://www.arteintorino.com/visite-guidate/gam.html
https://www.arteintorino.com/visite-guidate/mao.html
https://www.arteintorino.com/visite-guidate/palazzo-madama.html

Quando la radio si fece piccola e portatile

Nell’agosto del 1955, venne commercializzata la piccola, mitica, radio portatile TR-55, interamente a transistor. Era una rivoluzione che avrebbe cambiato il mondo della radio e il costume. Sfortunatamente il TR-55 fu prodotto in piccola quantità e solo per il mercato interno

 

Non ho idea se vi è capitato di vedere “1941 – Allarme a Hollywood”, un film del 1979, diretto da Steven Spielberg  e interpretato, tra gli altri,  da John Belushi e  Dan Aykroyd.  Un bel film comico, che a suo modo narra la follia della guerra e, volutamente, mette in ridicolo l’esercito americano e prende di mira i valori della società a stelle e strisce. A dire il vero la comicità del film non è venne apprezzata dal pubblico statunitense, senza dimenticare che la ferita per la sconfitta in Vietnam ( appena quattro anni prima)  era ancora fresca e il pubblico sentiva il bisogno di vedere i propri valori esaltati e non sbeffeggiati. Fatto sta che la trama si svolge sei giorni dopo l’attacco di Pearl Harbor (7 dicembre 1941), con la California in preda dell’isteria, perché teme di essere la prossima vittima dei giapponesi. Un sommergibile nipponico, al largo delle coste statunitensi, ha come obiettivo colpire il simbolo dell’America: Hollywood. Ma quando la bussola e parte dei macchinari si rompe, i giapponesi devono catturare un americano per farsi dire l’esatta direzione per Hollywood. Così, rapiscono un certo Hollis P. Wood. Cosa accadrà, tra scene grottesche, le esilaranti gag di John Belushi ( il capitano Wild Bill Kelso) e la “missione” impossibile del sommergibile, non lo svelerò perché il film è da vedere. Una scena però è utile ad introdurre ciò che accadde sessantaquattro fa, il 7 di agosto del 1955. Ed è quella del tentativo,da parte dei marinai del Sol Levante, di far entrare nella torretta dello scafo la grande radio che il signor Wood portava con se. Non riuscendo nell’impresa, uno dice, sconsolato: “ricordiamoci di farle più piccole”. Così, film a parte, nel 1955, i fondatori della giapponese Sony,  Masaru Ibuka e Akio Morita,s’impegnarono a costruire una radio utilizzando un transistor, un nuovo straordinario dispositivo semiconduttore di proprietà dell’azienda americana Western Electrics. Ibuka e Morita si recarono più volte negli Stati Uniti, ma l’ambizioso progetto dei due non riuscì a persuadere i vertici della Western Electrics, piuttosto scettici. Nel libro che ha scritto, “ Made In Japan”, Morita affermò: “I responsabili di Western Electrics mi dissero che se avessimo utilizzato un transistor in un prodotto di consumo, l’unico dispositivo che avremmo potuto realizzare sarebbe stato un apparecchio acustico“.Malgrado i pareri degli esperti, i due giapponesi – determinati e testardi – non si lasciarono scoraggiare e continuarono a perseguire il proprio obiettivo. Così, dopo ricerche, sperimentazioni e analisi, con l’aiuto del fisico Leo Esaki e di un grande team di ingegneri, i due fondatori della Sony coronarono il loro sogno, riducendo sensibilmente le dimensioni del transistor e creando una radio che, nelle parole di Morita, “era più che portatile: era tascabile”. Così, nell’agosto del 1955, venne commercializzata la piccola, mitica, radio portatile TR-55, interamente a transistor. Era una rivoluzione che avrebbe cambiato il mondo della radio e il costume. Sfortunatamente il TR-55 fu prodotto in piccola quantità e solo per il mercato interno, tant’è che risulta oggi praticamente introvabile.  In Europa arrivò poco dopo il modello TR-63 a batteria da 9V dal costo di circa quaranta dollari. La  prima, piccola radio a transistor, da quel giorno ci accompagnò con notizie e musica. Con la certezza che, dalla torretta alla pancia del sommergibile, la TR-55 sarebbe scivolata dolcemente in giù, senza opporre resistenza.

 

Marco Travaglini

Polledro, il violinista ritrovato di Piová. Dal Teatro Regio al concerto con Beethoven

A Piová Massaia, borgo del Monferrato astigiano, nacque Giovanni Battista Polledro (1781-1853) violinista e compositore allievo del maestro Maurizio Calderara di Casale Monferrato che impartì lezioni quotidiane per oltre tre anni al musicista piovese attivo nella prima metà del 1800, oggi dimenticato, che raggiunse una celebrità di dimensione europea. Il padre Teodoro, vista la passione del figlio per il violino già sviluppatasi dall’infanzia, lo affidò al primo violino astigiano Gaetano Vay apprendendo l’arte e l’abilità che lo distingueranno tra gli altri violinisti.
Nel 1796 il quindicenne Polledro si trasferì a Torino e diventò allievo del maestro Pietro Paris della Regia Cappella, trovando impiego l’anno successivo nell’orchestra del Teatro Regio con un compenso di 100 lire tramite Gaetano Pugnani, uno dei migliori violinisti dell’epoca e primo virtuoso della Camera Reale. Polledro si trasferì nel 1805 da Torino a San Pietroburgo e Mosca, nel 1811 a Varsavia e Bratislava, nel 1812 a Berlino e Lipsia, raggiungendo una fama continentale che nessun musicista avrebbe potuto vantare, tranne Mozart. Il 6 agosto 1812 a Karlsbad avvenne l’incontro tra il modesto Polledro e il grande Beethoven che rese celebre il nostro violinista. I due musicisti organizzarono in sole dodici ore un concerto di beneficenza definito “un povero concerto dei poveri”, dedicato ai superstiti dell’incendio della città di Baden.

Beethoven lo accompagnò al pianoforte riferendo che il “signor Polledrone aveva suonato bene dopo aver superato il suo abituale nervosismo”. Nel 1816 la competizione tra i monarchi europei proiettò Polledro dal re di Sassonia come primo violino per 1500 talleri e Dresda fu definita la città della musica di Corte grazie al suo virtuosismo. Definito uno dei più eccellenti concertisti dell’epoca, fu assunto a Praga nel 1821 come maestro di cappella. In quello stesso anno si concludeva il regno di Vittorio Emanuele I° il quale, costretto anche dalla ribellione al suo governo dei militari della Cittadella, abdicava in favore del fratello Carlo Felice. Molto assente da Torino, Carlo Felice preferiva soggiornare a Genova e in Savoia, oppure nei castelli di Govone e di Agliè. Per risollevare le sorti del suo Teatro, ritornato all’antico appellativo di Regio, richiamò in patria Giovanni Battista Polledro conosciuto in Europa come uno dei pochi emuli di Paganini.

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Il compenso per il suo ritorno fu di 5000 lire equivalenti ai 1500 talleri percepiti in Sassonia, oltre ad un alloggio nei Palazzi Reali, facendo conoscere ai torinesi le grandi composizioni del classicismo viennese acquistando partiture di editori tedeschi. Nel 1831 Polledro rivendicava l’importanza della funzione del direttore d’orchestra in sostituzione del tradizionale ruolo del primo violino che imponeva un ruolo subalterno all’orchestra e al direttore. Fu fortemente contestato dall’autoritarismo della Società dei Cavalieri, rinato gruppo di aristocratici avversi alla sua ventata di novità. Dopo la morte di Carlo Felice la società fu sciolta con l’avvento di Carlo Alberto, non incline alla musica, assegnando ad una gestione impresariale le sorti del Teatro Regio ed il Teatro Carignano.

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Le sue più importanti composizioni furono la Missa Solennis per coro e orchestra e la Sinfonia Pastorale. Acquistò due violini, un Amati e un Guarneri del Gesù, le industrie cremonesi che produssero l’eccellenza della liuteria mondiale unitamente a Stradivari. A Torino nel 2012 è stata fondata l’orchestra da camera Giovanni Battista Polledro diretta dal maestro Federico Bisio, intitolata all’ultimo rappresentante della scuola violinistica piemontese. La storia dell’illustre piovatese è emersa grazie alle ricerche dell’avvocato Paolo Lupo e della professoressa Clelia Parvopassu.

Armano Luigi Gozzano 

La marchesa Beatrice Bergera Gozzani. Da Chieri a Casale Monferrato

 

 
Genealogia di un territorio e il canto 
popolare di Cavoretto 
Le proprietà della nobildonna torinese residente nel palazzo Gozzani San Giorgio di Casale Monferrato furono molto ambite e oggetto di svariate controversie e cause civili tra l’avvicendamento dei successori e le comunità di Asti e Villanova d’Asti (vassalla di Dusino) per la giurisdizione del territorio del Ducato di Savoia e Principato di Piemonte. Il feudo di Cly nel comitato di Aosta risalente al XII° secolo che comprendeva Verrayes, Dièmoz, Saint-Denis, Chambave, Torgnon e tutta la Valtournenche apparteneva alla famiglia Bosoni Challant visconti di Aosta, signori di Cly e Châtillon. Pietro, ultimo esponente Challant, ereditò il feudo dal padre Bonifacio ma il conte verde Amedeo IV° di Savoia confiscò i suoi beni per fellonia nel 1376, privandolo del titolo a causa della collera, prepotenza e tirannia verso i sudditi. Il conte, visto l’atteggiamento nei suoi confronti, cedette per transazione allo Challant il feudo di Chatel Saint-Denis nel 1384, amministrato dai suoi castellani fino al 1500, in cambio del mandamento di Cly assunto dai signori di Vernier. Il feudo di Cly fu venduto dal duca Carlo III° di Savoia, il despota illuminato, a Cesareo Cristoforo Morales nel 1550, capitano delle truppe spagnole in guerra contro i francesi ed in seguito confinato a Lipari per tradimento.
Il duca Emanuele Filiberto di Savoia lo vendette con beneficio di riscatto al suo segretario di Stato Giovanni Fabbri di Aosta nel 1562, baroni di Cly fino al 1637. Il marchese di Caselle Pietro Filiberto Roncas ereditò la proprietà nel 1638 trasferendo i resti delle vecchie mura del castello di Cly segnandone l’inevitabile declino per edificare il proprio palazzo con torre a scalare. Il feudo fu ereditato dal barone Giacomo Francesco Antonio Bergera nel 1735, marito di Giovanna Margherita dei conti Possavino di Chieri, conti di Brassicarda dal 1580 e baroni di Cly. Beatrice Teresa Bergera marchesa di San Giorgio Monferrato, contessa di Cly e Brassicarda fu infeudata dei territori nel 1778 con il marito Giovanni Battista Gozzani marchese di San Giorgio, Perletto e Pontestura, detto il marchese d’Olmo Gentile che edificarono i palazzi San Giorgio di Casale e Torino. I feudi furono ereditati da Carlo Antonio Gozzani e da Sofia Doria di Ciriè, immortalati nei ritratti casalesi di Vittorio Amedeo Grassi di Agliè, pittore ufficiale di Corte a Torino e nel 1816 da Carlo Giovanni Gozzani, cresciuto sotto tutela della zia Clara Gozzani contessa di San Giorgio.
Il groviglio feudale si concluse con Evasio Gozzani detto il cavaliere di Brassicarda (Roma 1838-Pisa 1913) nipote del più famoso Evasio detto il marchese pazzo, amministratore del principe Camillo Borghese e di Paolina Bonaparte, sorella di Napoleone. Da ricordare il vescovo di Torino Giulio Cesare Bergera (1593-1660) dei conti di Beinasco, Piobesi e consignori di Villarbasse e Cavallerleone che ingrandì la chiesa di Chieri. La bergera è anche un canto arcaico dal testo pastorale amoroso in  dialetto piemontese originario della collina di Cavoretto, elaborato secondo la lirica da camera tedesca senza stravolgere la forma da Leone Sinigaglia, compositore torinese dell’alta borghesia ebraica perseguitato dal nazifascismo. Trasferitosi a Vienna incontrò Brahms, Mahler e a Praga conobbe Dvorák, da cui ereditò l’interesse per il canto popolare, raccogliendo oltre 500 melodie  quasi scomparse. Il brano fa parte del repertorio del Casale Coro diretto dal maestro Giulio Castagnoli. Per ricordarlo è stata posta una pietra d’inciampo davanti al Conservatorio di Torino dove fu direttore del liceo musicale e Chivasso gli ha intitolato un istituto musicale comunale.
Armano Luigi Gozzano