Andrea Mantegna. Rivivere l’antico, costruire il moderno / La Fondazione Torino Musei ha avviato un progetto di controllo della qualità e salubrità dell’aria all’interno degli ambienti museali, rivolto non solo alla conservazione delle opere, ma anche al benessere e al comfort del visitatore.
L’innovativo progetto è stato realizzato per la mostra Andrea Mantegna. Rivivere l’antico, costruire il moderno, in corso a Palazzo Madama fino al 20 luglio 2020. La campagna di monitoraggio ambientale ha previsto l’installazione di due sensori di ultima generazione, posizionati nelle aree del museo interessate dalla mostra, che rilevano costantemente i parametri che influiscono sulla qualità dell’ambiente interno (composti organici volatili, polveri sottili PM10 e PM2,5, temperatura e umidità dell’aria, elettrosmog e CO2). I dati, elaborati settimanalmente, sono esposti in modo sintetico in museo, per informare le persone sul benessere ambientale e sulla qualità dell’aria che si respira durante la visita alla mostra.
Per l’elaborazione e l’analisi dei dati la Fondazione Torino Musei si è avvalsa della società Onleco S.r.l, esperta nel settore del monitoraggio, del comfort e della sostenibilità ambientale.
I riscontri evidenziano un’elevata qualità dell’aria all’interno dello spazio museale.
Da diversi anni La Fondazione Torino Musei applica procedure consolidate di controllo e manutenzione degli impianti di climatizzazione, di regolazione dei flussi dei visitatori e di accurata pulizia degli ambienti. Grande attenzione viene prestata ai cantieri di allestimento delle mostre, affinché non vi sia propagazione di polveri e inquinanti, attraverso l’accurata scelta dei materiali e la verifica delle lavorazioni.
Gli ottimi risultati rilevati dal monitoraggio dell’aria dimostrano l’efficienza degli impianti installati e delle misure di tutela adottate.
PALAZZO MADAMA – MUSEO CIVICO D’ARTE ANTICA – piazza Castello, 10122 Torino
Nuovi orari di apertura: giovedì e venerdì: 13.00 – 20.00, sabato e domenica: 10.00 – 19.00.
Chiuso il lunedì, martedì, mercoledì. La biglietteria chiude un’ora prima per l’ingresso alla collezione permanente e un’ora e mezza prima per l’ingresso alla mostra su Andrea Mantegna.
Biglietti collezione permanente e mostra Argenti preziosi: intero: € 10; ridotto: € 8; gratuito minori 18 anni, Abbonamento Musei, Torino + Piemonte card
Franca Valeri e Piazzale Loreto
IL COMMENTO di Pier Franco Quaglieni / Franca Valeri compie cento anni e viene festeggiata nel modo migliore. Sicuramente è stata una grande attrice, anche televisiva, dotata di un’ ironia raffinata e pungente. E’ entrata da tempo nella storia del grande teatro italiano.
Il 23 ottobre 1863, all’una del pomeriggio di un venerdì d’autunno, le sale del castello torinese del Valentino ospitarono un evento importante: la costituzione del Club Alpino Italiano.
Denominato in via del tutto provvisoria “Club alpino di Torino”, il sodalizio esisteva simbolicamente già dalla precedente estate quando, il 12 agosto, avvenne la prima ascensione italiana del Monviso. L’idea di fondare l’associazione degli alpinisti italiani venne a Quintino Sella, ministro delle Finanze dell’allora Regno d’Italia, che partecipò alla scalata insieme ad altri appassionati della montagna. A comporre il primo elenco di aderenti furono in poco meno di duecento e primo presidente venne eletto il barone Ferdinando Perrone di San Martino. In una lettera di Quintino Sella, conservata tra i documenti fondativi del CAI, veniva precisata la cifra identitaria del Club, a partire dallo scopo di far conoscere le montagne e di agevolare salite e ricerche storiche e scientifiche. Torino, “culla del Club alpino” ne ho ospitò anche la prima sede, poi trasferita a Milano nel secondo dopoguerra. Nel 1938 il fascismo impose un temporaneo e “autarchico” cambio di denominazione, lasciando l’acronimo trasformato in Centro alpinistico italiano. A Torino sul Monte dei Cappuccini, dal quale si gode una splendida vista sulla città e sulle Alpi, vi è ancora oggi la sede sociale, accanto alla Biblioteca nazionale del CAI e al Museo nazionale della montagna. Diviso in circa oltre 500 sezioni, sparse in tutte Italia con più di 320 mila iscritti, il CAI svolge un ruolo prezioso in tutti i vari aspetti che riguardano l’ambiente montano,la memoria storica,le attività di prevenzione e soccorso nelle “terre alte”.
Marco Travaglini
Dal 28 giugno e tutte le prossime domeniche nel periodo orario 15-19 e 21-23
Domenica 28 giugno, riapre di nuovo alle visite, come avanguardia per l’apertura del museo Pietro Micca, l’Area Archeologica del Rivellino degli Invalidi della Cittadella, l’ultimo dei siti scoperti del prezioso patrimonio sotterraneo di Torino, che rende la città speciale in ambito europeo.
Il Rivellino degli invalidi rappresenta il primo recupero in assoluto di un settore delle opere fortificate “di superficie” della Cittadella di Torino dai tempi della sua demolizione, iniziata dalla seconda metà del XIX secolo.
Riemersi nel corso degli scavi del parcheggio iniziati nel 2015, i resti delle fortificazioni costituiscono parti significative delle opere difensive della cittadella appartenenti al fronte sud compreso fra i bastioni “Il Duca” e “S. Lazzaro”, dove a inizio nel 1639 iniziò la costruzione di una ulteriore opera di difesa a pianta triangolare composta da un terrapieno rivestito da solide muraglie a scarpa dotate di parapetto lungo le due facce rivolte verso il nemico e un muro sul lato rivolto verso la cinta principale della Cittadella da cui era separato da un ampio fossato. Queste difese, che furono contemporaneamente costruite anche tra gli altri bastioni, si chiamavano in termine tecnico Rivellini e quello ritrovato, unico esempio rimasto, è il Rivellino detto “degli Invalidi” perché durante l’assedio non venne interessato agli attacchi diretti e vi furono pertanto destinati in prevalenza i soldati con rminori capacità operative.
Si accede all’Area archeologica attraverso un ingresso autonomo all’altezza del nr 14 di corso Galileo Ferraris, che porta a circa 6 metri sotto il livello stradale dove è visibile un buon tratto del fossato e del fronte di gola del Rivellino rivolto verso la Cittadella e anche l’unico segmento ritrovato delle mura del primo ampliamento urbanistico della Città, risalente al 1619, che costituisce la struttura muraria più antica fra quelle rinvenute, fino ad oggi l’unica testimonianza visibile delle difese della prima espansione della Città, che attraverso la via Nuova (oggi via Roma) e la piazza Reale (oggi San Carlo) univa piazza Castello con la Porta Nuova, l’attuale stazione, che dava accesso al nascente borgo di San Salvario e alla residenza sabauda estiva del Castello del Valentino. L’ampliamento della città e le relative mura furono iniziati da Ercole Negro di Sanfront proprio nel 1619 e terminate da Carlo di Castellamonte negli anni ‘30 del XVII secolo.
Attraverso un ponticello si entra poi nei resti della polveriera delle mine, salvaguardata solo in parte e unica trovata tra quelle dell’epoca e pertanto testimonianza unica di tali infrastrutture operative e di servizio; dalla polveriera si accede poi nella galleria di collegamento tra la polveriera e la cittadella che passava al di sotto del fossato, entrambe risalenti agli anni ‘80 del XVII secolo. Quest’ultima, analoga alla cinquecentesca comunicazione del Pastiss, messa in luce nel 2001, e alla settecentesca “Grand Galerie”, parte delle contromine della Mezzaluna del Soccorso, recuperata nel 1958 e accessibile dal Museo Pietro Micca, è la prima grande galleria di comunicazione fino ad oggi recuperata databile a questo periodo. Un tratto del fossato principale della Cittadella e le adiacenti rampe di accesso al terrapieno del rivellino, conservate in buona parte, concludono la visita delle strutture principali.
Guida il visitatore a scoprire il complesso sistema difensivo e i resti delle opere eccezionalmente rinvenute e preservate un dettagliato apparato illustrativo consistente in 17 grandi pannelli didattici disposti lungo le pareti dell’area archeologica,
Quest’anno, il patrimonio sotterraneo di Torino facente capo alle gallerie di Pietro Micca, della Fortezza del Pastiss e del Rivellino degli Invalidi è inserito nei “LUOGHI DEL CUORE” del FAI Italia, per i quali è in corso la votazione fino al 15 dicembre.
La gestione delle visite è affidata alla Associazione Amici del Museo Civico Pietro Micca e dell’assedio di Torino del 1706 che ha aperto alle visite, secondo le previste norme di sicurezza del Covid, già il 24 giugno e proseguirà in
tutte le prossime domeniche nel periodo orario 15-19 e 21-23
con visite continuative secondo l’orario di arrivo.
Per assicurare una visita piacevole nella massima sicurezza l’accesso è organizzato nel rispetto di semplici norme di comportamento (distanza interpersonale, uso della mascherina per tutta la permanenza nel sito, misurazione iniziale della temperatura, disponibilità di erogatori di gel igienizzate all’ingresso e durante il percorso, pulizia frequente dei mancorrenti delle scale).
Non è prevista la prenotazione e le visite sono gratuite.
Il sito non è abilitato per disabili motori.
Per visite in altri momenti, è possibile solo a prenotazione, nell’intesa che la visita sarà organizzata quando si raggiunge un gruppo/numero adeguato di visitatori.
Per il museo Pietro Micca e per la Fortezza del Pastiss, sono in corso le procedure per garantire il prima possibili le visite in completa sicurezza. Ci scusiamo dell’a attuale impossibilità alle visite.
Informazioni e prenotazioni c/o Museo Pietro Micca e dell’assedio di Torino del 1706:
- Telefono 01101167580 (attualmente non presidiato);
- E-mail info@museopietromicca.it. Si prega di indicare il numero di telefono per concordare le visite;
- Sito museopietromicca.it .
Per contatti e informazioni particolari:
gen. Franco Cravarezza, direttore@museopietromicca.it
“Madonna del Divino Amore, 1523-1538”, restaurato dal Centro Conservazione e Restauro della Reggia. Fino al 6 settembre
L’evento rientra nelle celebrazioni per i 500 anni dalla morte di Raffaello Sanzio (Urbino, 1483 – Roma, 1520). E’, infatti, in questo importante e ricco solco commemorativo, che ritorna alla Reggia de “La Venaria Reale”, dopo l’accurato lavoro di restauro compiuto dal Centro Conservazione e Restauro della stessaresidenza sabauda e dopo essere stata esposta nei mesi scorsi (fino alla chiusura imposta dall’emergenza sanitaria) al “Museo della Ceramica” di Mondovì, la “Madonna del Divino Amore o della Benedizione”: 307 x 202 cm., si tratta di un prezioso arazzo realizzato ad inizio Cinquecento dalla raffinata Manifattura di Bruxelles, su cartone di Lambert Lombard (artista belga fra i più dotati del Rinascimento nord europeo), da un’opera di Raffaello e proveniente dal Museo Pontificio “Santa Casa” di Loreto. L’arazzo, esposto fino al prossimo 6 settembre nella sacrestia della Cappella di Sant’Uberto a “La Venaria”, sarà visibile gratuitamente nel percorso di visita della Reggia etraduce, con filati preziosi, una delle immagini più note della produzione pittorica dell’Urbinate, olio su tavola databile verso il 1516 che ebbe grande fortuna critica, soprattutto nel XIX secolo, quando venne denominataper l’appunto “Madonna del Divino Amore”. Per la storia, il dipinto raffaelliano che vede raffigurati laMadonna con Bambino, Sant’Anna e San Giovannino, è identificato con quello citato dal Vasari per Lionello Pio da Carpi, in seguito acquistato da Alessandro Farnese il Giovane nel 1564 ed oggi conservato per l’ appunto nella Collezione Farnese del Museo di Capodimonte aNapoli. L’opera, ad esso ispirata e presentata alla Reggia, era parte di una serie tessuta su modello raffaellesco narrante episodi della vita della Vergine, commissionata dal potente Vescovo di Liegi Érard de la Marck. Nel XVII secolo divenne proprietà di Papa Alessandro VIII Ottoboni e nel 1723 il nipote, il Cardinale Pietro Ottoboni, ne fece dono al Santuario di Loreto. L’odierno allestimento dell’arazzo è l’ultima tappa di un progetto nato dalla collaborazione tra la Fondazione CRC e il Centro Conservazione e Restauro “La Venaria Reale”, nell’ambito di un programma pluriennale per la tutela e la valorizzazione del patrimonio culturale e che ha come concept quello di portare un’opera importante nei laboratori del Centro per un intervento di studio, analisi e conservazione, i cui risultati possano essere espressi in un’esposizione pubblica. Così, dopo i progetti che hanno riguardato opere di Manet e Kandinskij, con Mostre nel 2017 e 2018 presso il Museo della Ceramica di Mondovì, consueto partner dell’iniziativa, l’operazione 2019- 2020 è stata dedicata appunto alle celebrazioni del Cinquecentenario della morte di Raffaello. “Il progetto– sottolinea Stefano Trucco, presidente del Centro Conservazione e Restauro – ci ha permesso fra l’altro di continuare la collaborazione con il Museo Pontificio di Loreto, iniziata anni fa con interventi su altri arazzi delle serie raffaellesche lì conservate. Abbiamo voluto che quest’anno ci fosse anche una valorizzazione del nostro lavoro non solo sul territorio cuneese per il quale il progetto con la Fondazione CRC è nato, ma anche nella Reggia di Venaria. L’esposizione nella Sacrestiadella Cappella di Sant’Uberto è un’ambientazione perfetta che ricrea il senso e lo scopo per il quale l’opera era stata creata, per la devozione privata di un grandissimo collezionista del Cinquecento”.
Gianni Milani
“Madonna del Divino Amore”
Reggia “La Venaria Reale” – Cappella di Sant’Uberto, piazza della Repubblica 4 Venaria Reale (To); tel. 011/4492333 o www.lavenaria.it
Fino al 6 settembre
Orari: mart. – ven. 14,30/18,30 ; sab. – dom. e festivi 10,30/18,30
Sono molteplici i castelli e le dimore storiche presenti sul territorio della provincia di Torino. Luoghi spesso poco conosciuti che conservano un fascino antico, legato a storie, intrighi e passioni e oggi più che mai adatti alla ripartenza. In base alle tendenze attuali, infatti, domina il turismo di prossimità privilegiando gli spostamenti con mezzi propri e scegliendo formule di intrattenimento nel tempo libero all’aria aperta, in luoghi non affollati e spazi incontaminati.
DA DOMENICA 28 GIUGNO VISITE NELLE DIMORE NOBILIARI DEL CANAVESE, PINEROLESE, COLLINA TORINESE E VALSUSA
Al via quindi l’VIII edizione dell’iniziativa “Castelli e dimore in provincia di Torino” realizzata dall’ATL Turismo Torino e Provincia con l’obiettivo di promuovere il patrimonio storico-culturale rappresentato dai castelli e dimore storiche del territorio della Città Metropolitana di Torino con la collaborazione dei proprietari dei castelli, dei Comuni coinvolti e, per il Pinerolese, dell’Associazione Dimore Storiche Italiane.
Si parte DOMENICA 28 GIUGNO – nel rispetto delle misure previste dal Decreto del Presidente della Giunta Regionale relativo alle riaperture del Piemonte – e si prosegue DOMENICA 26 LUGLIO, DOMENICA 30 AGOSTO, DOMENICA 27 SETTEMBRE.
I castelli e le dimore storiche coinvolte sono:
CANAVESE
Castello e Parco di Masino
Palazzo D’Oria a Ciriè
Castello di Foglizzo
Castello dei Conti Frola di Montanaro
PINEROLESE
Castello di Osasco
Castello di Piobesi
Casa Lajolo a Piossasco
Castello di Miradolo a San Secondo di Pinerolo
Palazzotto Juva a Volvera
COLLINA TORINESE
Giardino delle Erbe Aromatiche di Casa Zuccala a Marentino
Castello di Pralormo
VALLE DI SUSA
Torre e Ricetto di San Mauro di Almese
Castello e Borgo Medievale di Avigliana
Castello Contessa Adelaide di Susa
Per visitare i castelli e le dimore storiche è obbligatorio l’uso della mascherina, tenere comportamenti corretti sul piano dell’igiene (la dimora ospitante mette a disposizione idonei mezzi detergenti all’ingresso oppure presso i servizi igienici) e osservare le distanze interpersonali di almeno 1 metro, in particolare negli spazi chiusi.
La prenotazione è obbligatoria via telefono o via mail ai recapiti indicati sulle pagine web e social dei singoli aderenti al fine di garantire piccoli gruppi di visita contingentati a cadenza oraria.
Sarà responsabilità del castello e della dimora storica organizzare l’ingresso contingentato, prevedere un percorso monodirezionale, contrastare il rischio di prossimità tra persone, impedire l’aggregazione negli spazi all’aperto nel rispetto della normativa vigente.
L’ingresso ad alcune dimore storiche è a pagamento, è previsto il biglietto ridotto per i possessori di Torino+Piemonte Card.
Per ulteriori dettagli su tutte le aperture ed iniziative delle singole dimore e sulle modalità di accesso consultare:
https://www.turismotorino.org/it/castelli-e-dimore-storiche-2020 https://www.facebook.com/events/1928439690788647/
Il 19 giugno scorso è stato presentato al Circolo dei Lettori di Torino, in collaborazione con l’Associazione Vitaliano Brancati, il libro di Gianni Oliva “ La Guerra fascista. Dalla vigilia all’armistizio, l’Italia nel secondo conflitto mondiale”. Erano presenti, oltre all’autore, Gianni Firera, presidente dell’Associazione V. Brancati e Nino Boeti, già presidente del Consiglio Regionale del Piemonte.
DALLA VIGILIA ALL’ARMISTIZIO, L’ITALIA NEL SECONDO CONFLITTO MONDIALE
Conoscere il passato per non commettere gli stessi errori, tramandare la memoria perché non sopraggiunga l’oblio, è questo l’obiettivo del libro. Ottanta anni, praticamente tre generazioni,sono tanti, c’è il rischio che quello che è successo in quei 3 anni drammatici, dal 1940 al 1943, venga dimenticato. “I giovani sono privi di testimonianze dirette sul quel periodo, mentre la mia generazione attraverso quei racconti è cresciuta imparando un sistema di valori. Abbiamo appreso cosa è la pace sentendo parlare della paura delle bombe, abbiamo compreso cosa è il benessere, abbiamo imparato cosa è la libertà sentendo ricordare una stagione in cui, prima di parlare, bisognava guardarsi attorno per vedere se c’era qualcuno di troppo che ascoltava” dice Oliva.
L’8 aprile 1940 Mussolini annuncia orgogliosamente che “la dichiarazione di guerra è già stata
consegnata agli ambasciatori di Gran Bretagna e di Francia”, l’8 settembre 1943 Badoglio bisbiglia l’amara e prevedibile disfatta. “Dal vitalismo aggressivo alla mestizia silenziosa”, mezzi sproporzionati contro giganti imbattibili, baionette contro carri armati, illusorie mire imperialiste del regime e di quell’Italiaultima arrivata tra le nazioni industrializzate. L’autore, nel lavoro di sintesi proposto in questo volume, segue tre direttrici per tracciare il profilo di quel periodo; in primo luogo le scelte politiche di Mussolini condizionate dalle accelerazioni strategiche di Hitler, dai limiti dell’economia nazionale e dal peso di una autocelebrazione ventennale sfaldatasi alla prova del conflitto. In secondo luogo le fallimentari operazioni militari degli anni successivi come la “guerra parallela” e la “guerra subalterna”. Infine il consenso al fascismo che in Italia che si sgretola fino alla caduta silenziosa.
La vocazione di questo libro sta nella “trasmissione generazionale di memoria” ai più giovani, a coloro che non c’erano. Ciò che abbiamo conquistato e consolidato nel tempo, la libertà, e tutti quei valori legati alla democrazia ci sembrano scontati e immutabili, ma come afferma Oliva “l’umanità ci insegna che nulla è dato per sempre e che le conquiste vengono conservate solo se si ha la consapevolezza del loro significato”.
Lo studio della storia, soprattutto di quella recente deve costituire il punto di partenza, la fortezza della coscienza e della conoscenza critica, perché “il presente è figlio del passato prossimo, non del passato remoto”.
Maria La Barbera
Per celebrare il Santo patrono di Torino, San Giovanni Battista, mercoledì 24 giugno 2020 il Museo Nazionale del Risorgimento resterà regolarmente aperto dalle ore 10 alle ore 18 (ultimo ingresso alle ore 17.00). Alle ore 15.30 verrà proposta la visita guidata “I grandi nomi del Risorgimento”: un percorso per conoscere la vita pubblica e privata dei protagonisti del Risorgimento. È obbligatorio prenotarsi telefonando al n.0115621147.
Si ricorda che fino al 30 agosto 2020 sarà possibile visitare la mostra “TRANSMISSIONS people-to-people. Fotografie di Tiziana e Gianni Baldizzone”, arricchita dai contenuti video creati appositamente durante il lockdown e visualizzabili dai propri dispositivi grazie a un QRcode: 11 brevi filmati in cui i fotografi invitano il pubblico a scoprire bonus e contenuti extra degli scatti in mostra: foto inedite, interviste e storie dei Maestri e Allievi protagonisti del progetto Transmissions.
Per esprimere la propria gratitudine a quanti si sono impegnati con grande generosità e senso civico nel combattere la pandemia di Covid-19, anche col rischio della vita, il Museo Nazionale del Risorgimento offre a tutti i medici, infermieri, OOSS, che attestino di aver lavorato in un reparto Covid in tutt’Italia, l’ingresso gratuito, insieme ai loro accompagnatori, nei mesi di giugno, luglio e agosto 2020.
L’attuale situazione di emergenza sanitaria impone il rispetto di precise norme che possano garantire la visita in totale sicurezza. Per accedere al Museo sarà obbligatorio indossare una mascherina a copertura di naso e bocca. All’ingresso saranno disposti dispenser con i disinfettanti per le mani. Ciascun visitatore sarà sottoposto al controllo della temperatura corporea che non dovrà essere superiore ai 37,5° C. All’interno delle sale occorrerà mantenere la distanza interpersonale di oltre un metro ed evitare assembramenti.
Per i gruppi superiori alle cinque persone è possibile prenotare scrivendo una mail a prenotazioni@museorisorgimentotorino.it
Tutte le info su ww.museorisorgimentotorino.it
L’eclissi liberale
IL COMMENTO di Pier Franco Quaglieni / Valerio Zanone nel dicembre 2015, poco tempo prima di morire, mi scrisse una mail in cui mi diceva che il nostro mondo liberale forse era finito. Una confessione quasi incredibile per uno che aveva dedicato la vita al liberalismo. C’era chi esagerando e, forse, ironizzando lo chiamava il nuovo Benedetto Croce, come il mio amico Mario Altamura.
Non era Croce, ma sicuramente era un uomo di rara sensibilità intellettuale e culturale. A cinque anni di distanza quella conclusione amara di Valerio, forse anche anche condizionata dalla grave malattia che lo porterà alla morte, si rivela più attuale che mai