La figura femminile nell’arte della Magia
La storia della magia, della prestigiazione, mette in evidenza il mago, quale stereotipo maschile, che indossa un frac ed un cilindro, almeno nel mondo occidentale. Le domande che, allora, vengono spontanee sono: “è esistita, in passato, la “donna prestigiatore”, la “donna maga” e attualmente esiste tale figura artistica?”.
Mentre la risposta alla prima domanda richiede una ricerca abbastanza meticolosa, non esistendo una specifica letteratura sul tema, sulla seconda la risposta è sicuramente “Si”. Infatti, a livello mondiale ma anche nel nostro paese ci sono alcune “maghe” e la situazione tende ad incrementarsi, anche attraverso una maggiore divulgazione di questa meravigliosa Arte, grazie anche ai mezzi tecnologici attualmente utilizzati (Internet; piattaforme telematiche…) e alla presenza di alcuni Circoli Magici sul territorio internazionale.
Cenni storici
La figura femminile, in passato, è stata per molto tempo considerata lontana dal mondo artistico della Magia. Infatti, se consideriamo le fiabe antiche, come diverse storie del passato, e che ci sono state raccontate da piccoli, contengono un immaginario fatto di streghe, con poteri paranormali. Ed il periodo storico denominato “Caccia alle streghe” (XIV– XV secolo), come pure determinati stereotipi di genere, contesti storici, sono tutti elementi che hanno mantenuto distanziata la figura della donna dalla magia e necessita tenerli tutti in considerazione [1]
Un’altra motivazione della scarsa presenza di “donne maghe” risulterebbe legata alla minore propensione delle donne, in generale, ad isolarsi dalle distrazioni per concentrarsi, invece, sullo sviluppo di un proprio “numero magico” di successo. Anche se questo sembrerebbe strano, dal momento che molte donne sono interessate a forme artistiche quali la danza, la musica e il canto, forme artistiche che prevedono durissime sessioni di allenamento e prove. Ulteriori motivi, oltre al fattore storico, risiederebbero, per esempio, nell’esclusione di fattori esterni, quali il condizionamento di altre persone, l’educazione ricevuta, i giocattoli utilizzati da piccoli, la comunicazione. D’altro canto, nel mondo dello spettacolo emerge, invece, un’attenzione rivolta verso l’aspetto apparente della donna, con il proprio “sex appeal”, rispetto, invece, alla richiesta di competenze professionali e virtuosismi che siamo abituati a vedere eseguiti dagli uomini.
Assistente del Mago
Sicuramente la donna nel ruolo di assistente del mago, e coinvolta nelle cosiddette “grandi illusioni” da palcoscenico, la possiamo associare al “suo taglio in due parti”, una volta inserita all’interno di una cassa. E allora la curiosità, che non è sempre “solo donna”, è domandarsi: qual è stata la prima donna ad essere tagliata a metà. Secondo Jim Steinmeyer fu la donna che partecipò allo show del dicembre 1920, cioè Jan Glenrose, che all’epoca era l’assistente principale del mago Selbit, oltre ad essere anche partner del mago Fred Culpitt.
Nell’esibizione pubblica del 1921 il ruolo della vittima è stato invece assunto da Betty Barker.
Sempre nel 1921, Horace Goldin, un mago che lavorava negli Stati Uniti, presentò la prima versione che potrebbe sembrare familiare al pubblico moderno. L’assistente di Goldin giaceva in una scatola da cui sporgevano i piedi, la testa e le mani. Goldin divise la scatola nel mezzo, inserendo fogli di metallo per coprire le estremità tagliate, quindi allontanò leggermente le due metà. Questo processo venne quindi invertito e l’assistente uscì incolume. Goldin in seguito sviluppò una versione senza scatole, e che utilizzava una grande sega circolare [2].
Il successo di Selbit e poi di Goldin spinse sempre più maghi a cercare di imitarli con copie o versioni migliorate delle illusioni.
Jim Steinmeyer sostiene che il numero di Selbit abbia costituito una svolta nella storia della magia, poiché dopo di esso i numeri vennero sostituiti da altre rappresentazioni più sensazionali. Steinmeyer identifica l’illusione del “taglio della donna” come l’inizio di una moda della magia che utilizza assistenti femminili, nel ruolo della vittima. Lui stesso dice che il cliché delle “belle donne strapazzate e torturate dai maghi” nacque dopo l’illusione di Selbit.
Si tenga presente che gli assistenti maschili erano comuni, nel contesto di spettacoli di magia, fino all’epoca vittoriana, poiché i vestiti ingombranti imposti alle donne dalle mode del tempo rendevano difficile il rannicchiarsi negli spazi ristretti all’interno della scatola, richiesti da alcuni effetti. Con il cambiare delle mode degli inizi del XX secolo, il ruolo femminile della “vittima” proposto da Selbit diventò più pratico. Una combinazione dell’emancipazione femminile e di una popolazione desensibilizzata dalla guerra ed esposta a nuovi fenomeni di intrattenimento ha fatto sì che la scelta di Selbit avesse un forte impatto nell’immaginario pubblico. Come disse Steinmeyer: “…al di là delle preoccupazioni pratiche, l’immagine della donna in pericolo è diventata una moda particolare nello spettacolo…”.
I maghi moderni, donne comprese, hanno replicato con un interprete maschile, nel ruolo originariamente ricoperto da una donna. L’illusionista Dorothy Dietrich, che da adolescente si è affermata come mago di spicco, è stata definita la “prima donna a tagliare un uomo a metà“.
Nascita della “Magia al femminile”
Un esempio di maga del 1800 è stata Adelaide Herrmann, 1853, moglie ed assistente di Alexander Herrmann [1]. In seguito alla morte improvvisa del marito, Adelaide decise di non abbandonare il settore e si allenò per preparare uno show tutto suo. Fece spettacoli “da solista” per trent’anni facendosi chiamare “Queen of Magic” e fu una delle poche donne ad esibirsi nel numero del “Bullet catch”.
Dell O’Dell, nome d’arte di Nell Odella Newton,una maga americana nata nel 1897, e considerata una dei pochi pionieri che ha fornito un “modello” per le moderne interpreti femminili. È stata una delle maghe di maggior successo della prima metà del XX secolo. Si è specializzata in magia parlata, utilizzando rime ritmate e carine. Inoltre, è nota per essere stata una delle prime maghe ad apparire in televisione. Al culmine della sua carriera è stata definita “La regina della magia”.
Per rimanere in Italia, una figura femminile di rilievo negli anni 1877 – 1880 è stata la Contessa Rita Gall, [3] moglie del celeberrimo Conte Ernesto Patrizio di Castiglione, nato a Savigliano, provincia di Cuneo, nel 1845. Appena trentenne, il Conte Ernesto debuttò al Gran Teatro Nacional di Città del Messico, riscuotendo un grande successo, sia per la presenza scenica che per le capacità manipolative. Ma l’attenzione dei giornali di allora viene rivolta in particolare alla moglie, la Contessa Rita Gall “…molto giovane, alta, sveglia, elegante, notevolmente bella e molto simpatica…Il Conte e la sua Signora formano una coppia perfetta…”. Ebbene, il 15 marzo 1877 la Contessa Rita Gall risulta essere la protagonista di uno spettacolo, sempre al Gran Teatro Nacional, ed i giornali riportano “…la memoria prodigiosa della Contessa che ha stupito tutti coloro che hanno assistito alle sue esibizioni…”.
Figlia d’arte degli illusionisti Charles ed Elizabeth, Jeanne Van Dyke, conosciuta al pubblico come Suzy Wandas, nacque nel 1896 a Bruxelles. Insieme al padre, la madre e il fratello Louis, cominciò ad esibirsi all’età di otto anni, come Miss White Flower, ballando e suonando il violino in equilibrio sulla corda molle.
Cominciò a manipolare carte e monete già all’età di 14 anni, inserendo poi il numero nello spettacolo di famiglia e diventando nel tempo una manipolatrice di grandi doti. Quando nel 1912 il padre morì, il quartetto divenne un trio conosciuto col nome di “The Three Wandas” e Jeanne scelse il nome d’arte Suzy. Durante i suoi show utilizzava, oltre a carte e monete, anche ditali, sigarette, corde, fazzoletti, bastoni ed eseguiva classici come gli anelli cinesi e il sogno dell’avaro. In seguito, fu influenzata da una corrispondenza col fisico e mago americano Zina Bennett e introdusse nel suo spettacolo anche un numero di colombe. Parlava ben cinque lingue e divenne un’artista di fama internazionale e stella del Vaudeville.
Proseguiamo negli anni, arrivando al ventesimo secolo, e con alcuni nomi significativi di “maghe”, di seguito elencati.
Elizabeth Warlock, figlia del mago Peter Warlock, fu la persona più giovane nonché la prima donna a vincere il prestigioso premio British Ring Shield di IBM nel 1953.
Tra le assistenti che riuscirono, invece, a crearsi un personaggio, citiamo Gloria De Vos, la moglie di Kalanag, la quale eseguiva un numero in cui indovinava numeri di telefono ed indirizzi liberamente scelti da elenchi telefonici.
E ancora Pamela Hayes, moglie di “The Great Tomsoni”, partecipava attivamente alle magie del marito proponendo un personaggio un po’ più carismatico di quello incarnato da molte colleghe, ma rimanendo sempre un po’ imbrigliata nel ruolo di moglie, assistente e spalla sexy del marito.
Mercedes Talma, la “Regina delle monete”, era la moglie e l’assistente di Servais Le Roy, ma una volta scoperte le sue doti nella manipolazione creò uno show tutto suo incentrato sulla sua destrezza di mano con palline e monete.
Ora facciamo un tuffo nel presente e citiamo Megan Knowles – Bacon, classe 1992, una promettente maga che ha studiato a Londra, Las Vegas e in Canada ed è stata premiata più volte per le sue performance. Da ottobre 2014 svolge il ruolo di Segretaria presso The Magic Circle di Londra: è la prima donna a ricoprire questa carica nell’esclusivo club inglese.
Katherine Mills, maga e mentalista, è un’altra donna da primato; in particolare nel 2014 è diventata la prima donna maga ad avere uno show tutto per sé in prima serata, “KatherineMills: Mind Games” sul canale britannico Watch. Nel 2013 un altro suo show ha vinto il BAFTA per Best Children’s Entertainment.
E arrivando ai nostri giorni, sempre più la figura femminile si è distinta, e continua ad esserlo, per creare meraviglie in prima persona, associando la propria femminilità a quella della nobile Arte della prestigiazione, della magia. Per rimanere nel contesto italiano, citiamo una figura femminile, una delle poche illusioniste ma soprattutto una delle pochissime trasformiste, Laura Luchino, in arte Lilyth. In particolare attraverso la forma d’arte conosciuta come “Quick change”, cioè il cambio veloce di abito, riesce a dare vita ad uno spettacolo nel quale si alternano diverse figure femminili, offrendo momenti di grande magia, meraviglia per il pubblico.
In conclusione
Attraverso fonti reperite, vari approfondimenti, ritengo che la magia sia sicuramente un’”Arte al femminile!”, dove eleganza, “sex appeal”, uniti alla professionalità tecnica e artistica, trasmettono emozioni allo spettatore, che si immerge nella “realtà dell’impossibile”.
Bibliografia
[1] da “Donne e Illusionismo: non solo vallette” di Mirian Goi, febbraio 2015
[2] da “Donna tagliata a metà” Wikipedia (enciclopedia libera)
[3] Da rivista Magia del Cicap Anno XVI n°20 pag. 54-96 articolo “Il Conte Ernesto Patrizio di Castiglione” di Alex Rusconi
Paolo Demartini
Rifiorisce il mausoleo della Bela Rosin
Da lunedì 8 febbraio – in occasione di San Valentino. 15 scrittrici, 15 nuove rose, un nuovo cioccolatino per Mirafiori
Madrina dell’evento Anna Peyron Terra Madre Salone del Gusto 2020/21
Una nuova iniziativa, nel quartiere di Mirafiori, per Terra Madre Salone del Gusto Slow Food 2021 che abbina prodotti tipici, storia, rose e lettura, caratterizzato dalla sinergia tra associazioni e istituzioni che contraddistingue il quartiere. Nella settimana di San Valentino 2021, in occasione dei 15 anni dalla riapertura (25 settembre 2020), saranno ripristinati i roseti del Mausoleo della Bela Rosin, giardino di lettura delle Biblioteche Civiche Torinesi.
15 nuove piante di rose, scelte da Anna Peyron, celebre vivaista e scrittrice, madrina dell’evento saranno messe a dimora e abbinate ad altrettante scrittrici, scelte dalla community dei social e dei gruppi di lettura delle Biblioteche Civiche Torinesi.
L’autrice del libro “Il romanzo della rosa” (add editore) ha selezionato 15 rose diverse, accompagnate da un pensiero che associa le caratteristiche di ogni rosa allo spirito delle scrittrici: Alda Merini, Elsa Morante, Natalia Ginzburg, Oriana Fallaci, Grazia Deledda, Sibilla Aleramo, Amalia Guglielminetti, Maria Bellonci, Anna Maria Ortese, Ada Negri, Antonia Pozzi, Laura Mancinelli, Goliarda Sapienza, Matilde Serao, Lalla Romano.
Su oltre 700 preferenze indicate dalla community, la scrittrice più votata è stata Alda Merini (1931-2009), abbinata alla rosa Scarlet Fire, “una rosa rosso fuoco per rappresentare la passione, l’amore, la sofferenza, il riscatto della donna e della poetessa”.
La messa a dimora dei roseti nel giardino del Mausoleo sarà curata dalla Comunità I Passi con la supervisione dei giardinieri della Città di Torino e del paesaggista Stefano Olivari, fondatore del vicino progetto Orti Generali. La piantumazione, chiusa al pubblico per le norme emergenziali vigenti, avviene grazie al sostegno di proGIreg, il progetto europeo per la riqualificazione di città post-industriali attraverso soluzioni basate sulla natura, che a Torino, unica città italiana che partecipa al progetto, sperimenta nature based solutions in un diffuso living lab a Mirafiori.
Le parole più affascinanti delle 15 scrittrici si potranno ritrovare all’interno del cioccolatino creato per l’occasione da Giuseppe D’Arrigo della Pasticceria D’Arrigo, una delle quattro pasticcerie di quartiere che producono il Dolce di Mirafiori, il Tronchetto di Caterina, all’interno delle attività di rilancio del quartiere della prima Comunità urbana di Slow Food, Mirafood. Nel mese di febbraio alla Pasticceria D’Arrigo, Corso Traiano 22/B, si potrà acquistare il cioccolatino all’essenza di rosa, creato dall’esperienza del maître chocolatier che per 8 anni ha lavorato in Lussemburgo nella pasticceria che riforniva la Corona del Granducato del Lussemburgo, unico italiano nel 1985 a classificarsi alla finale del Gran Prix International du Chocolat a Parigi.
Questo cioccolatino speciale verrà anche regalato con i libri prestati dall’8 al 13 febbraio nella Biblioteca civica Cesare Pavese (via Candiolo, 79 – accesso su prenotazione dal lunedì a venerdì ore 9.00/17.00), al Mausoleo della Bela Rosin (Strada Castello di Mirafiori 148/7, lunedì mercoledì e venerdì 9.00/13.00, mercoledì e domenica 14.00/17.00) e al BiblioBus (venerdì sosta nel cortile dell’IIS Primo Levi, Corso Unione Sovietica 490), grazie al sostegno di Fondazione della Comunità di Mirafiori onlus.
Il giardino di lettura del Mausoleo diventerà un luogo in cui passeggiare incontrando, in prossimità delle rose, suggestioni di lettura per (ri)scoprire libri più o meno noti e conoscere scrittrici e figure di donne impegnate e pioniere in alcuni campi, grazie a pannelli in via di realizzazione con il contributo per i testi di volontari e volontarie del Servizio Civile Universale, accompagnati dalle rielaborazioni artistiche delle foto delle scrittrici realizzate dalla giovane Evaluna Lovera. Nel corso dell’estate le pagine delle autrici potranno essere valorizzate anche nel contesto delle attività estive con Assemblea Teatro.
Anna Peyron, madrina dell’evento non sarà presente alla messa a dimora del nuovo roseto del Mausoleo della Bela Rosin (12 febbraio ore 14), ma sarà possibile incontrarla nell’evento per la presentazione del suo libro “Il romanzo della rosa”, nella cornice del progetto Leggermente, appena le condizioni di sicurezza lo consentiranno.
Per TERRA MADRE SALONE DEL GUSTO 2020/2021
Un’iniziativa di Biblioteche Civiche Torinesi in collaborazione con Mirafood – Comunità Slow Food per la valorizzazione del territorio di Mirafiori sud, con il sostegno di proGIreg e della Fondazione della Comunità di Mirafiori.
Hanno contribuito a questo evento la scrittrice e vivaista Anna Peyron, il maître chocolatier Giuseppe D’Arrigo di Pasticceria D’Arrigo, il paesaggista Stefano Olivari, la Cooperativa I Passi, Evaluna Lovera, i volontari del Servizio Civile Universale (Michela Celant, Chiara Donadio, Marta Nicoli, Samuele Satta, Francesca Veglio, Marta Nicoli).
Il Giorno del Ricordo
Dall’8 al 26 febbraio 2021, in occasione del Giorno del Ricordo che si celebra il 10 febbraio, le vetrine dell’Ufficio relazioni con il pubblico del Consiglio regionale (in via Arsenale 14G angolo via Lascaris a Torino) ospitano i sedici pannelli espositivi della mostra fotografica “L’Istria, l’Italia, il mondo. Storia di un esodo: istriani, fiumani e dalmati a Torino”.
“La tragedia delle foibe e l’esodo dall’Istria e dalla Dalmazia sono una ferita sulla quale nel nostro Paese era stata stesa per troppo tempo una densa cortina di silenzio – dichiara il presidente del Consiglio regionale Stefano Allasia – Una vicenda terribile e drammatica, carica di significato e di storia, segnata dal dolore, dalle paure e speranze delle decine di migliaia di persone che hanno vissuto quell’intricato momento storico, caratterizzato dallo scontro tra nazionalismi feroci ed esasperati. Le istituzioni e tutti coloro che ricoprono responsabilità pubbliche hanno il compito di promuovere ogni iniziativa utile alla memoria di quella orribile vicenda”.
“Le foibe e l’esodo dal confine orientale costituiscono una pagina drammatica della storia italiana, una ‘sciagura nazionale’ come l’ha definita il Presidente Mattarella. Il Giorno del Ricordo – afferma Mauro Salizzoni, vicepresidente del Consiglio regionale delegato al Comitato Resistenza e Costituzione – è una preziosa occasione per approfondire, commemorare e condividere una memoria comune. Furono migliaia e migliaia i profughi costretti ad abbandonare Istria, Dalmazia e Venezia Giulia. Il Piemonte fu la seconda regione d’Italia per numero di arrivi: alla fine del 1946 a Torino risiedevano 343 cittadini provenienti dai quei territori, dieci anni dopo erano più di 8 mila. Erano italiani ma in Italia si sentirono esuli. Troppo spesso accolti con indifferenza, talvolta con ostilità e ospitati in strutture in disuso. Questa mostra e le altre iniziative rendono omaggio a italiani esuli in patria, raccontandoci pagine di storia e di umanità”.
La mostra “L’Istria, l’Italia, il mondo”, curata da Enrico Miletto, affronta il tema della partenza forzata nel 1947 degli italiani dalle terre d’origine sulla costa jugoslava, dell’arrivo e dell’accoglienza, prima in Italia e poi a Torino, della vita nei campi profughi cittadini e nelle Casermette di Borgo San Paolo, il trasferimento nelle “case rosse” del villaggio di S. Caterina nel quartiere di Lucento, l’inserimento nel tessuto cittadino, il lavoro e il tempo libero dei profughi. Un viaggio che dà voce alla storia di un’intera comunità che è riuscita ad integrarsi nella realtà torinese, pur mantenendo vivo nel tempo il significato delle proprie origini.
Il progetto da cui è nata la mostra è stato realizzato dall’Istituto piemontese per la storia della Resistenza e della società contemporanea di Torino (Istoreto), in collaborazione con l’Associazione Nazionale Venezia Giulia Dalmazia.
L’esodo di gran parte della popolazione italiana dell’Istria di Fiume e della Dalmazia, rappresenta uno dei passaggi più travagliati della storia contemporanea italiana. Uno spostamento forzato di popolazione che ha coinvolto il 90% del gruppo nazionale italiano in terra jugoslava, costretto a lasciare la propria terra nativa e a dirigersi verso i territori italiani, dove trova posto all’interno dei molti campi profughi sparsi nella penisola, oppure migra verso mete più lontane come l’Australia o il continente americano. Una traiettoria che ha toccato in modo significativo anche Torino. Ed è proprio l’analisi della parabola dei profughi istriani fiumani e dalmati all’interno del contesto torinese che la mostra si propone di analizzare.
Nelle vetrine dell’Urp saranno esposti anche alcuni volumi della biblioteca della Regione Piemonte “Umberto Eco” sull’esodo dal confine orientale, disponibili per il prestito su prenotazione.
Elenco bibliografia tematica disponibile per il prestito
http://www.cr.piemonte.it/web/per-il-cittadino/biblioteca-della-regione/biblioteca
http://intranet.istoreto.it/esodo/
Gli eventi al Polo del ‘900
In occasione del Giorno del Ricordo il Polo del ‘900 di Torino organizza diverse iniziative anche grazie al sostegno del Comitato Resistenza e Costituzione del Consiglio regionale.
MARTEDI 9 FEBBRAIO 2021, alle 15.30, seminario di studi online “Novecento di Confine. Ricerche e comunicazione”, coordinato da Riccardo Marchis, dell’Istituto storico della Resistenza di Torino. Nell’occasione verranno presentati i volumi di Enrico Miletto “Novecento di confine. L’Istria, le foibe, l’esodo” (Milano 2020) e di Lucia Cinato “Voci di tedeschi in fuga. L’intervista autobiografica come contributo alla memoria collettiva” (Alessandria 2020).
Interviene per un saluto istituzionale il presidente del Consiglio regionale Stefano Allasia.
Fabio Todero (IRSML di Trieste) e Simona Leonardi (Università di Genova) dialogano con gli autori e con gli studenti della 5^AM dell’IIS Avogadro, della 5^ F del Liceo Gioberti e della 5^B EN dell’IIS Natta di Torino. Il seminario è organizzato dall’Istoreto con il sostegno del Consiglio regionale del Piemonte, dell’Associazione nazionale Venezia Giulia e Dalmazia, dell’USR Piemonte, del Polo del ’900, del Dipartimento di Lingue e Letterature straniere e Culture Moderne dell’università di Torino e dell’Anpi.
Per iscriversi all’incontro online scaricare il modulo all’indirizzo:
MERCOLEDI 10 FEBBRAIO 2021, ore 18, evento online sui canali dell’Istituto di studi storici Gaetano Salvemini dal titolo “La frontiera orientale: guerra, foibe, esodo”. Con la presentazione del libro dello storico Claudio Vercelli “Frontiere contese a Nordest. L’Alto Adriatico, le foibe e l’esodo giuliano-dalmata”, Edizioni del Capricorno, Torino 2020. Dialogheranno con l’autore Marco Brunazzi, Istituto Salvemini, ed Enrico Miletto, Fondazione Nocentini e Università di Torino.
Info: www.istitutosalvemini.it – info@istitutosalvemini.it –3281160194.
Sempre MERCOLEDI 10 FEBBRAIO, tra le 18 e le 20, in diretta dalla webradio dal Fondo Tullio De Mauro si svolge la seconda parte dell’incontro intitolato “Adotta un negazionista” che vedrà protagonisti i ragazzi e le ragazze delle scuole superiori invitati, insieme ai loro professori, a indagare sul significato della parola ‘negazionismo’ oggi, in riferimento a un recente articolo di Michele Serra l’invito sarà quello di combattere il fenomeno attuale “casa per casa, mail per mail, chat per chat […] Salvarne uno per educarne cento”. A cura della Rete Italiana di Cultura Popolare in collaborazione con Fondo Tullio De Mauro, IIS Aalto Sella Lagrange, IIS Bosso Monti e Liceo Einstein. Accesso libero da www.tradiradio.org
Info: organizzazione@reteitalianaculturapopolare.org
fcalosso
mtravaglini
A Racconigi, per il “Giorno del ricordo”, sul libro edito da Laterza Da mercoledì 10 febbraio, video intervista online
WEB www.progettocantoregi.it/ FB @associazioneprogettocantoregi/ YT Progetto Cantoregi
Racconigi (Cuneo)
Un incontro online. Con lo studioso e storico torinese Eric Gobetti e con l’obiettivo di proporre un momento di riflessione e di raccoglimento attorno al “Giorno del ricordo”, solennità civile nazionale, che il 10 febbraio di ogni anno rinnova la memoria delle vittime italiane dei massacri delle foibe, a opera del regime comunista jugoslavo tra il 1943 e il 1947, e la memoria dell’esodo dalle proprie terre di istriani, fiumani e dalmati nel secondo dopoguerra. Girata a Racconigi negli spazi della “Soms” di “Progetto Cantoregi”, la video intervista (da mercoledì 10 febbraio, sul sito e sui social di “Progetto Cantoregi”) illustra la ricerca che sta alla base del nuovo libro di Gobetti “E allora le foibe?” pubblicato da Laterza: un prezioso contributo per meglio comprendere gli scenari storici e i fatti che caratterizzarono uno degli avvenimenti più dolorosi della storia italiana del Novecento, un capitolo buio, sul quale per tanto tempo è calato il silenzio.
A Eric Gobetti – studioso di fascismo, seconda guerra mondiale, Resistenza e storia della Jugoslavia nel Novecento, nonché più volte collaboratore con il canale televisivo “RaiStoria” e autore sempre per Laterza di “Alleati del nemico. L’occupazione italiana in Jugoslavia (1941-1943) – chiediamo il perché del titolo: “Perché – risponde Gobetti – ‘E allora le foibe?’ è diventato il refrain tipico di chi sostiene il risorgente nazionalismo italico e vuole zittire l’avversario”. Ma di cosa parliamo quando parliamo di foibe? Cosa è successo realmente? Ancora Gobetti: “’Decine di migliaia’, poi ‘centinaia di migliaia’, fino a ‘oltre un milione’: a leggere gli articoli dei giornali e a sentire le dichiarazioni dei politici sul numero delle vittime delle foibe, è difficile comprendere le reali dimensioni del fenomeno. Negli anni, tutta la vicenda dell’esodo italiano dall’Istria e dalla Dalmazia è diventata oggetto di polemiche sempre più forti e violente. Questo libro è rivolto a chi non sa niente della storia delle foibe e dell’esodo o a chi pensa di sapere già tutto, pur non avendo mai avuto l’opportunità di studiare realmente questo tema”. Quale, dunque, il messaggio che il libro vuole trasmettere? “Questo ‘Fact Checking’ non propone un’altra verità storica precostituita – conclude lo scrittore – non vuole negare o sminuire una tragedia. Vuole riportare la vicenda storica al suo dato di realtà, prova a fissare la dinamica degli eventi e le sue conseguenze. Con l’intento di evidenziare errori, mistificazioni e imbrogli retorici che rischiano di costituire una ‘versione ufficiale’ molto lontana dalla realtà dei fatti. È un invito al dubbio, al confronto con le fonti, nella speranza che questo serva a comprendere quanto è accaduto in quegli anni terribili”.
Gianni Milani
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Info: 335.8482321 – 338.3157459 – www.progettocantoregi.it – info@progettocantoregi.i Fb Progetto Cantoregi – Tw @cantoregi – IG Progetto Cantoregi.
C’erano una volta i matti
Riapre il Museo del Risorgimento
Dalla prossima settimana sarà possibile tornare a visitare anche il Museo Nazionale del Risorgimento Italiano, che sarà aperto il giovedì e venerdì dalle ore 10 alle ore 18. Si inizia giovedì 11 febbraio.
Con il passaggio in zona gialla e la possibilità prevista di aprire i musei dal lunedì al venerdì, anche il Museo Nazionale del Risorgimento Italiano tornerà ad accogliere i visitatori a partire dalla prossima settimana tutti i giovedì e venerdì dalle ore 10 alle ore 18. Si inizia dunque giovedì 11 febbraio.
L’ingresso sarà secondo le consuete tariffe e riduzioni. Fino alla fine di febbraio entreranno gratuitamente tutti i visitatori con meno di 26 anni di età.
L’attuale situazione di emergenza sanitaria impone il rispetto di precise norme che possano garantire la visita in totale sicurezza. Per accedere al Museo sarà obbligatorio indossare una mascherina a copertura di naso e bocca. All’ingresso saranno disposti dispenser con i disinfettanti per le mani. Ciascun visitatore sarà sottoposto al controllo della temperatura corporea che non dovrà essere superiore ai 37,5° C. All’interno delle sale occorrerà mantenere la distanza interpersonale di oltre un metro ed evitare assembramenti.
Per i gruppi superiori alle cinque persone è possibile prenotare scrivendo una mail a prenotazioni@museorisorgimentotorino.it
Tutte le info su www.museorisorgimentotorino.it
Luci spente a San Marco
Com’è triste Venezia senza carnevale! E proprio quest’anno che la città lagunare compie 1600 anni di vita! Anche i tanti piemontesi abituè del carnevale di Venezia devono quest’anno rassegnarsi a causa dell’emergenza sanitaria. Salta l’agognato soggiorno nel periodo clou del carnevale di febbraio.
Riapre il Castello reale di Moncalieri
Giovedì 4 febbraio riapre al pubblico il Castello Reale di Moncalieri. Ci sono anche gli appartamenti di Vittorio Emanuele II, Maria Letizia e Maria Clotilde tra i luoghi della cultura che, con il passaggio del Piemonte in zona gialla, tornano visitabili dopo il periodo di chiusura iniziato a novembre.
Confermate ovviamente le misure di sicurezza già adottate in precedenza. Ovvero: ingressi contingentati a gruppi guidati (massimo di 8 persone), obbligo di prenotazione on line tramite il Consorzio delle Residenze Reali Sabaude, rilevazione della temperatura corporea, obbligo di mascherina. Le disposizioni nazionali vigenti confermano l’obbligo di chiusura degli spazi museali nei fine settimana: il Castello di Moncalieri sarà di conseguenza visitabile ogni giovedì e venerdì dalle 10 alle 18 (ultimo ingresso alle 17). Biglietto intero: 7€ Ridotto: 5€.
“Dopo oltre tre mesi, riapriamo le porte del nostro Castello – commenta il Sindaco di Moncalieri, Paolo Montagna – ed è una bellissima notizia, un grande segnale di speranza. E’ fondamentale sostenere la cultura in questo momento difficile, perché sarà alla base della nostra ripartenza. E c’è grande voglia di tornare a vivere e frequentare le nostre bellezze. Ringrazio Polo Museale del Piemonte, Consorzio delle Residenze Reali Sabaude e Carabinieri del 1° Reggimento per il lavoro di squadra che ha garantito la riapertura”.
“Finalmente riprendono le visite alla residenza più amata da Vittorio Emanuele II, e monumento simbolo della comunità moncalierese – la notizia è accolta con soddisfazione dall’assessore alla Cultura e alle Residenze Reali Laura Pompeo – Nell’incertezza che caratterizza questa fase si tratta di un segnale molto positivo, rivolto non solo ai tanti che sono parte attiva delle proposte culturali del territorio, ma alla comunità tutta”. Insieme alle iniziative per rendere fruibile il Parco Storico del Castello, di recente acquisito al patrimonio cittadino, la riapertura degli appartamenti reali va incontro alla voglia di normalità diffusa “e all’entusiasmo del pubblico, che non è mai venuto meno – conclude Pompeo – come dimostrano gli incoraggianti dati di affluenza registrati nelle poche settimane di apertura del 2020, tra luglio e settembre”.