SPETTACOLI- Pagina 46

Festival Modulazioni. Musica senza tempo

Tra musica medievale, barocca e canti gregoriani torna a Cuneo la seconda edizione del Festival

Dal 15 al 17 settembre

Cuneo

Prodotta e organizzata da “Maestro Società Cooperativa” – fondata nel 2020 nel “capoluogo della Granda” con lo scopo di sviluppare progetti artistici nel settore della musica antica e colta – riparte, dopo la pausa estiva, il “Festival Modulazioni”, la rassegna “che porta la musica ‘d’antàn’ nei siti storici della Città con una ricca proposta pensata per tutte le fasce d’età”. L’appuntamento è per tre giorni, da venerdì 15 a domenica 17 settembre. Tre anche le prestigiose locationscoinvolte: il “Teatro Toselli” (via Teatro Giovanni Toselli, 9), la “Biblioteca Civica”(via Cacciatori delle Alpi, 9) ed il Complesso monumentale di “San Francesco” (via Santa Maria, 10).

Il via, venerdì 15 settembre, ore 21, presso il “Teatro Toselli”, dove si terrà lo spettacolo “Babilonia. Viaggio musicale nell’Europa di fine Cinquecento”, a cura dei “Dramatodia Ensemble”, che porteranno il pubblico alla scoperta di quella affascinante “babele” di suoni e linguaggi che caratterizzò il mondo musicale e teatrale del Cinquecento italiano, vero e proprio caleidoscopio di personaggi delle più varie origini e culture, di cui si appropriarono i musicisti e gli attori dell’epoca all’interno di quella che verrà poi definita la “commedia dell’arte”. Ingresso a 10 euro, con prenotazione biglietti su ticket.it .

Il programma del fine settimana prosegue sabato 16 settembre, ore 17, presso il chiostro della “Bibblioteca Civica”, dove andrà in scena la “performance minimalista” del progetto “Le città invisibili”, dal titolo “Esplorazioni per viola da gamba e voce”. Protagonista il musicista Giulio Tanasini, che guiderà il pubblico, tramite recitazione e musica, in un viaggio metafisico attraverso alcune delle più immaginifiche città descritte da Italo Calvinonel suo celebre libro del ’72. Lo spettacolo di Tanasini parte dal presupposto che un elemento letterario può richiamarne uno musicale. E viceversa. “ Così una città – ragnatela si rispecchia in un preludio etereo in Sol maggiore, come le labirintiche spire di una città semi-acquatica possono ritrovarsi nelle divagazioni di una fuga di Bach e così via, in una comunicazione che trascende il tempo fra il genio di Calvino e quello di alcuni dei più importanti autori dell’epoca Barocca”. Ingresso libero.

A chiudere la tre giorni, domenica 17 dicembre, doppio appuntamento con il musicista e conferenziere Enrico Correggiapresso il Complesso Monumentale di “San Francesco”, per una giornata dedicata alla “civiltà longobarda”, di cui il cuneese ospita a Sant’Albano di Stura una delle più importanti necropoli a livello europeo, scoperta per caso nel 2009, nel corso dei lavori per la realizzazione dell’autostrada Asti – Cuneo. Dalle 10 alle 13, Correggia porterà il pubblico a vestire i panni dell’archeologo sperimentale, cercando di ricostruire il “paesaggio sonoro” medievale che oggi “risulta filtrato con la lente della contemporaneità, mischiandosi spesso a suggestioni fantasy in cui far convivere il canto ‘Gregoriano’ con ballate celtiche e danze elfiche”. La prenotazione è obbligatoria a info@modulazioni.net . Alle 15, in collaborazione con il “Museo Civico”, lo studioso proporrà un approfondimento sul mondo cristiano “come mosaico di riti, suggestioni e canti differenti” nel periodo precedente alla comparsa del canto “Gregoriano” e del tentativo di Carlo Magno di “unificazione liturgica e culturale” dell’Impero. Ingresso libero.

Il “Festival Modulazioni. Musica senza tempo”, giunto alla sua seconda edizione, è prodotto e organizzato da “Maestro Società Cooperativa” di Cuneo, con il patrocinio del Comune e il sostegno del “Ministero della Cultura, Fondo Unico per lo Spettacolo” e di “Fondazione CRC”.

Per ulteriori info su spettacoli e programma completo: www.modulazioni.net

g.m.

Nelle foto:

–       “Dramatodia Ensemble”

–       Enrico Correggia

–       Giulio Tanasini

La Juive ritorna al teatro Regio un secolo e mezzo dopo

Nell’allestimento del regista Stefano Poda, con sul podio Daniel Oren

 

L’inaugurazione di stagione 2023/24 del Teatro Regio si configura come un avvenimento storico in quanto un secolo e mezzo dopo l’ultima rappresentazione al teatro Regio, avvenuta nel 1885 nella versione in lingua italiana, va in scena La Juive (L’ebrea) di Fromental Halèvy, su libretto di Eugéne Scribe, in un allestimento assolutamente innovativo per il teatro Regio che trasforma il palcoscenico, utilizzando anche lo sfondo dorsale in una imponente cattedrale laica.

Il Regio colma questo vuoto esecutivo proponendo il grand-opéra per la prima volta a Torino in lingua originale francese.

La prima è in programma giovedì 21 settembre alle ore 20, cui seguiranno cinque recite fino al 3 ottobre prossimo.

Sul podio dell’Orchestra e del Coro del Teatro Regio salirà Daniel Oren, direttore di grande prestigio e appassionato della Juive, opera che ha già diretto alla Royal Opera House di Londra nel 2006 e all’Opéra di Parigi nel 2011. La produzione è di Stefano Poda, regista particolarmente legato a Torino che per il Regio ha creato allestimenti spettacolari quali il Thais, la Turandot, il Faust e che firmerà la regia, le luci, i costumi, le scene, la coreografia de La Juive.

Regista collaboratore è Paolo Giani Cei. Protagonisti nel ruolo di Rachel Mariangela Sicilia, in quello di Eleazar Gregory Kunde, in quello di Brogni Riccardo Zanellato , in quello di Euxodie Martina Russomanno, in quello di Leopold Ioan Hotea e in quello di Ruggiero Gordon BInter. Il coro è istruito dal maestro Ulisse Trabacchin e riveste nella Juive un ruolo molto importante.

Come gli anni passati, anche per questa Stagione Intesa Sanpaolo, socio fondatore del Teatro, conferma il proprio impegno con il Regio, assicurando la partnership al titolo inaugurale che risulta il più atteso della stagione.

“La Juive è un titolo straordinario – afferma Mathieu Jouvin – e sono certo che saprà affascinare e coinvolgere il pubblico di tutte le età. Assisto ogni giorno alle prove. Stefano Poda ha creato un grande spettacolo, grazie anche al lavoro dei nostri laboratori e di tutte le forze del teatro, degno dell’apertura di una stagione emblematica, duecento artisti tra solisti, professori d’orchestra, artisti del coro, ballerini, mimi e figuranti per un gigantesco meccanismo teatrale. Insieme al Direttore artistico, Cristiano Sandri, per l’inaugurazione ho voluto fortemente il grand-opéra di Fromental Halevy, un’opera pre verdiana con una dimensione fortemente politica, ma anche con un risvolto intimo e romantico. La musica ha in sé la potenza che saprà commuovere e emozionare. Il mio invito è per tutti, appassionati e non, lasciatevi incuriosire da questa novità, andate oltre i pregiudizi e innamoratevi”.

Amore, morte e mistero fanno della Juive un’opera avvincente che scuote lo spettatore dal profondo. Composta da Fromental Halévy nel 1835, segue l’estetica fastosa del grand-opéra francese proponendo un vasto affresco di una vicenda di fanatismo religioso ambientata nella Germania del Quattrocento. L’ebrea del titolo è Rachel, figlia del ricco gioielliere Elèazar. Nel suo passato si nasconde un segreto che potrebbe salvarla, se non lo impedisse l’oscurantismo religioso del padre e il contesto in cui vive.

Per l’opera Halévy scrisse brani di assieme e melodie seducenti, dimostrandosi un vero maestro nell’orchestrazione e delineando con precisione e potenza situazioni e personaggi. Ciò entusiasmò il mondo musicale a lui contemporaneo, anche quello torinese, che applaudì l’opera l’ultima volta nel 1885, e diversi colleghi, quali Wagner e Mahler.

Nell’allestimento dell’opera da parte del teatro Regio a farne un evento storico sarà la presenza di un direttore di grande prestigio come Daniel Oren e di un regista visionario come Stefano Poda. Il ruolo di Eleazar è uno di quelli tenorili più complessi del repertorio francese e sarà interpretato da Gregory Kunde.

MARA MARTELLOTTA

Salvador Allende Después de 50 anos el sueno aun existe

Osteria Rabezzana, via San Francesco d’Assisi 23/c, Torino

Martedì 12 settembre, ore 21.30

Serata per il Cile, in occasione dell’anniversario del colpo di stato, con il gruppo musicale Umami di Miguel Angel Acosta

A cinquant’anni dal golpe in Cile di Pinochet che rovesciò il governo democraticamente eletto presieduto da Salvador Allende, il gruppo musicale Umami dedica una serata al Cile in Osteria Rabezzana, martedì 12 settembre, dal titolo “Salvador Allende – Después de 50 anos el sueno aun existe”. Il gruppo nasce nel 1986 raccogliendo l’eredità di diverse realtà musicali attive a Torino sin dalla metà degli anni ’70. Lo spettacolo in programma è basato principalmente su brani degli autori della nueva cancion chilena (Victor Jara, Violeta Parra, Inti Illimani e Quilapayun) e composizioni originali.

Per l’occasione, si potranno degustare alcuni piatti tipici cileni.

FORMAZIONE

Massimo Rosada – voce, fiati andini, corde e percussioni

Angelo Palma – voce, fiati andini, corde

Antonio Oggianu – chitarra, basso

Ugo Guizzardi – voce, fiati andini e percussioni

Miguel Angel Acosta – voce, corde

Lautaro Acosta, special guest – violino

STRUMENTI

Corde: chitarra, charango, tiple colombiano, cuatro venezolano, mandolino, basso, violino

Fiati: kena, kenacho, sikus, antara, rondador, moseños, flauto traverso

Percussioni: bombo leguero, cajon, bongos, chajchas, maracas, guiro

Ora di inizio: 21.30

Ingresso:

15 euro (con calice di vino e dolce) – 10 euro (prezzo riservato a chi cena)

Possibilità di cenare prima del concerto con il menù alla carta

Info e prenotazioni

Web: www.osteriarabezzana.it

Tel: 011.543070 – E-mail: info@osteriarabezzana.it

Doppio appuntamento con MiTo

Con il concerto intitolato Cambridge eseguito dai King’s Singers e una serata dedicata a Prokof’ ev all’Auditorium di Intesa Sanpaolo

 

Mercoledì 13 settembre prossimo, alle ore 20, si terrà il concerto intitolato “ Cambridge” eseguito dai The King’s Singers, il cui programma sarà completato, in modo estemporaneo, con canzoni annunciate dagli artisti, oltre che con brani scelti per festeggiare i 100 anni dalla nascita della Disney. Nel 1441 re Enrico VI, dopo aver fondato a Cambridge il King’s College, stimolò la nascita del King’s Choir, che prestò servizio nella cappella del collegio.

Cinquecento anni dopo, nel 1969, nacquero i King’s Singers che, ora passati a una nuova generazione di cantori, continuano a rappresentare nel mondo la formazione vocale per eccellenza. Essi nacquero proprio quando sei giovani studenti di canto del KIng’s College di Cambridge tennero un concerto alla Queen Elizabeth Hall di Londra. Il gruppo era casualmente costituito da due controtenori, un basso, un tenore, due baritono e da allora ha sempre mantenuto questa formazione.

Sempre il 13 settembre, alle 21, all’Auditorium Grattacielo Intesa San Paolo, sarà la volta del pianoforte di Prokofiev.

Il ritmo e l’energia della sua musica arrivano al pianoforte in modo netto e lucido grazie all’ironia che fa regolarmente capolino, magari tra gesti apparentemente languidi, rendendo l’ascolto sorprendente.

Al pianoforte sarà Leonora Armellini. Di Prokof’ev verranno eseguite la Sonata n. 2 in re minore op. 14, la Sonata n. 3 op. 28, la Marcia e Scherzo da ‘L’amore delle tre melarance’ op. 33 ter e dieci pezzi da ‘Romeo e Giulietta’ op. 75.

Vincitrice del primo concorso pianistico internazionale Fryderyk Chopin di Varsavia, Leonora Armellini è la prima donna ad aver scalato le vette della competizione considerata come il vertice del pianismo mondiale. Le è stata riconosciuta la “straordinaria musicalità e bellezza del suono” già nell’edizione del 2010.

Mara Martellotta

La lunga strada di Seydou, attraverso il deserto e il mare

Nelle sale “Io, capitano”, miglior regia a Venezia a Matteo Garrone

PIANETA CINEMA a cura di Elio Rabbione

“Lo cunto de li cunti” dei nostri tempi, incessante, pressoché quotidiano, fatto di approdi e di tragedie, è quello delle migrazioni. Lo ha voluto affrontare anche Matteo Garrone, arrivato alla sua decima opera, lasciando doverosamente il clima baroccheggiante e cromaticamente sfarzoso del suo “Racconto dei racconti” (sono passati otto anni) e semmai immergendosi in un realismo pieno dove trova spazio la semplicità coniugata con i soprusi e le violenze (che furono già di “Dogman”) e dove possono, come in un miraggio lattiginoso e tremolante, nascere dagli occhi di un ingenuo ragazzo sparuti sprazzi fiabeschi e leggeri, di rappacificazione con il mondo e con se stesso (come già fu in “Pinocchio”). Una vicenda lineare, prevedibile nel suo svolgersi, per quella memoria che abbiamo dalle tante cronache, qui vista dall’interno (“una sorta di controcampo, rispetto a quel che siamo abituati a vedere qui in Europa”, dice Garrone), con gli occhi dei diretti protagonisti, con le testimonianze di quanti li hanno preceduti, necessariamente riscrivendo ogni cosa il regista e i suoi collaboratori Massimo Gaudioso e Andrea Tagliaferri nonché Massimo Ceccherini, scavezzacollo della compagine pieraccioniana e già impegnato per la trasposizione del romanzo di Collodi: con la confessione, nei giorni scorsi, da parte ancora di Garrone, “racconto una grande avventura popolare e Massimo viene dal popolo, è puro, mentre io faccio parte della borghesia.” Mah!

“Io, capitano” ha vinto il Leone per la miglior regia (gli altri cinque compagni allineati a Venezia da un Alberto Barbera troppo generoso sono rimasti a mani vuote) e il suo intenso interprete Seydou Sarr il Marcello Mastroianni come miglior giovane promessa. Racconta di Seydou, ragazzo sedicenne che vive a Dakar, che trasporta sacchi di cemento, che abita dignitosamente in una piccola casa con le sorelline più giovani e con la madre, e la sera se ne vanno tutti quanti a ballare per le strade della capitale. Nessuna guerra per combattere un’economia povera, nessun colpo di stato sanguinoso, sonni profondi, allegria, luci per le strade, musica. Ma il miraggio dell’Europa di tanto in tanto compare, pronto con prepotenza a coinvolgere il cugino Moussa: la madre urla no ma i ragazzi continuano a ingrossare e a nascondere il loro mucchio di soldi nella sabbia. Salire su quell’autobus è l’immagine della ragazzata incosciente, le risate, gli occhi trasognati e tranquilli si spingono sempre più oltre. Ma poi c’è la necessità di un nuovo passaporto e di nuove generalità, c’è la crudeltà che si espande dagli uomini alla natura, ci sono i brutti ceffi senza scrupoli che pretendono sempre più soldi, quelli che aiutano e invitano a collaborare “altrimenti sarete uccisi”, ci sono le botte e le torture e la corruzione, le lunghe traversate del deserto dove si può essere dimenticati a morire, la Libia delle promesse che nasconde soltanto soprusi, ci sono le lacrime e le ferite, c’è l’imposizione, ad un ragazzo di sedici anni che non sa nemmeno nuotare, a guidare una carretta del mare che dovrà portare lui e tutti i suoi compagni al di là delle acque del Mediterraneo. Ma Seydou ce la fa: “Nessuno è morto, una donna ha partorito il suo bambino, io li ho guidati sino a qui, io capitano!”

È un viaggio il film, della speranza e dell’azzardo, dell’affrontare la propria “stagione all’inferno”, è la crescita e la conquista di una coscienza di se stessi, della maturità raggiunta, della sapienza nell’affrontare le avversità. È un racconto piano, che scorre senza che si incontrino giudizi e prediche, che Garrone conduce in avanti con grande correttezza e con umana partecipazione, squarciando quella rete di crudeltà, in un paio di occasioni, con un sentimento leggero di favola, di sospensione onirica; è l’occasione per il regista, all’interno di quel vasto mare di realismo, per affidarsi a quella componente favoleggiante che gli è propria. “Io, capitano” ti riporta con la mente a certe idee e a certi momenti del “Pinocchio”, e allora il viaggio del burattino verso l’umanizzazione e la sua crescita tanto s’avvicina all’odissea sabbiosa e acquea di Seydou (attraverso la Nigeria e il Sudan e il Sahara e il mare), allora il vecchio muratore prende il posto della fata turchina che incoraggia e aiuta, i tipacci che sbarrano la strada quello del gatto e della volpe, il paese dei balocchi ha la medesima immagine delle luci che si scorgono lontane. Garrone lascia il suo ragazzo con quell’urlo in gola, gli occhi rivolti alla costa, quasi in un atteggiamento di sfida, nel disegno del suo film non c’è posto per il dopo, per i giorni e per le tante domande a venire, interrompe e preferisce non tratteggiare un approdo, un’accoglienza, un inserimento.

Con quello sguardo il viaggio fisico e morale di Seydou è terminato. Dell’interprete e del personaggio. Adesso che abbiamo visto con i suoi (loro) occhi le stazioni della lunga via crucis, ci chiediamo legittimamente se quelle luci laggiù lontane, immerse in un paese dei balocchi che proprio dei balocchi non è, non possano domani prevalere e far dimenticare le angosce del lungo viaggio. La sincerità e la genuinità di quelle lacrime che hanno accompagnato la premiazione (“grazie, grazie a tutti, sono felice, non ci sono parole”) ci spingerebbero a sognarlo perfettamente integrato: vogliamo credere che sarà così.

Elio Rabbione

Rock Jazz e dintorni a Torino. Ludovico Einaudi e Elio

GLI APPUNTAMENTI MUSICALI DELLA SETTIMANA

Lunedì. Il sassofonista Pasquale Calò si esibisce al Cafè Des Arts.

Martedì. All’Osteria Rabezzana gli Umami celebrano la memoria di Salvador Allende. All’Hiroshima Mon Amour nel Sound Garden, i Rez eseguono canzoni ispirati a Pier Vittorio Tondelli. Al Blah Blah suonano i Los Peyotes. Al Jazz Club è di scena il trio di Emanuele Francesconi.

Mercoledì. Al Magazzino sul Po si esibisce Buck Meek. Al Blah Blah suonano i Pretty Boy Floyd  affiancati dai Midnight Devils.

Giovedì. Al Jazz Club è di scena Gabriele Rossi. Al Carignano per il vernissage “IncluSì” canta Carmen Consoli.

Venerdì. Al Blah Blah suonano gli Isaak mentre allo Ziggy si esibiscono gli Adversor. Al Circolo della Stampa per “Set in scena, “ Elio rende omaggio a Enzo Jannacci con “Ci vuole orecchio”. All’Hiroshima si esibisce Meg. Il Festival “Culto” all’Amen presentail duo Dame Area e Francesca Heart. Al Magazzino sul Po si esibisce Petrolio e Nàresh Ran.

Sabato. Allo Ziggy suona la Ghetto Blaster Orchestra. Sulla collina di Dogliani Ludovico Einaudi presenta “Piano solo in linea d’aria”. All’Hiroshima musica per beneficenza della curva Maratona con Eugenio Cesaro, Boosta, Statuto, Beba, Madaski, Sergio Berardo. Al Magazzino sul Po suona il quartetto Lechuck. Per “Culto” alla Cavallerizza con Flavia Buttinelli , a seguire al Bunker si esibiscono gli Space Drum Meditation. Al Blah Blah si esibisce il duo The Devils. Al Conservatorio per il Festival MiTo, l’Orchestra Filarmonica di Torino con le pianiste Katia e Marielle Labèque. Oltre ad eseguire composizioni di Mozart interpretano il concerto per 2 pianoforti di Bryce Dessner.

Domenica. Al Circolo della Stampa teatro musicale con Neri Marcorè con “Gaber- Monologhi e canzoni”

Pier Luigi Fuggetta

Giovedì in musica alla Gran Vigna. Con degustazioni

 

 

5 appuntamenti di apertura straordinaria con performance sonore e degustazioni firmate Gerla 1927

 

Dal 14 settembre, ogni giovedì alle 19.30

 

Tenuta Gran Vigna Borgata Grange, 27 – 10040 Almese TO

 

 

Cinque di serate per godere di un luogo unico, con musica e performance, accompagnate da degustazioni a tema firmate Gerla 1927.

Alla Tenuta Gran Vigna di Almese – storico edificio il cui impianto originale risale al 1200 – dal 14 settembre prossimo e per ogni giovedì fino al 12 ottobre, sono in programma eventi e performance che esplorano il suono e la musica nelle sue espressioni più varie. Ogni performance è accompagnata da una degustazione di petites bouchées, ideata da Gerla 1927  (gerla1927.com), in abbinamento ad un calice di vino e ad un dolce.

Il programma apre il 14 settembre con l’arpa celtica del grande Enrico Euron, compositore, ricercatore, figura fra le più importanti in Europa per questo straordinario strumento. Il 21 settembre ci si immerge nelle note dei violini del talentuoso duo d’archi composto da Sara Audenino e Lucia Caputo. Entrambe diplomate al Conservatorio di Torino, le due violiniste eseguiranno con musiche di Jean-Marie Leclair, Mozart, Bartok e altri. Si cambia completamente genere il 28 settembre, con DJ set e video di Riccardo Morra: chillout e relax, immersi nel verde del parco della Tenuta. Il 5 ottobre è la volta di Christian Stefanoni con il suo Concerto Visivo. Compositore e produttore di musica elettronica, Christian Stefanoni traduce la sua passione per la musica strumentale in sonorizzazione di elementi video, spaziando dall’ambient music alla trance. Il programma si conclude il 12 ottobre con il duo Monica Fabbrini e Davide Liberti con Continuus, Voce e Contrabbasso. Una voce e un contrabbasso si inseguono, giocano, interagiscono esplorando gli innumerevoli modi in cui far vivere la musica. Messo in scena per la prima volta al Torino Jazz Festival nel 2021, prosegue il lavoro del duo nell’esplorazione dei registri timbrici naturali con l’apporto misurato dell’elettronica. Mantenendo alta la libertà creativa, il repertorio incrocia standard jazz, melodie popolari, ballad sognanti e brani di propria composizione.

 

IL PROGRAMMA

 

14 settembre, ore 19.30

ARPA CELTICA

Enrico Euron

 

21 settembre, ore 19.30

VIOLINO

Sara Audenino e Lucia Caputo

 

28 settembre, ore 19.30

DJ SET e VIDEO

Riccardo Morra

 

5 Ottobre, ore 19.30

CONCERTO VISIVO

Christian Stefanoni

 

12 ottobre , ore 19.30

VOCE.CONTRABBASSO

Monica Fabbrini e Davide Liberti

 

Ingresso su prenotazione

Costo a persona: 40 € – Informazioni e prenotazioni: T. +39 3488799972 – Mail: eventi@lagranvigna.com

Luogo: Tenuta Gran Vigna, Borgata Grange 27, Almese (To)

Mito Settembre Musica, in piazza San Carlo Stefano Bollani con l’orchestra sinfonica nazionale della Rai

 

MITO Settembre musica ha iniziato ieri sera il proprio viaggio musicale intorno al mondo all’Auditorium Giovanni Agnelli del Lingotto di Torino con l’Orchestra del Teatro Regio di Torino diretta dal travolgente Wayne Marshall che ha replicato il concerto di 24 ore prima per l’overture milanese al Teatro alla Scala di Milano. A chiudere l’esibizione, alla quale hanno assistito il sindaco Stefano Lorusso con gli assessori Purchia, Carretta, Chiavarino e Tresso, un bis molto apprezzato dal pubblico trascinato in una conga.

“Città” è il tema scelto per i programmi della diciassettesima edizione del Festival che questa sera vedrà esibirsi per il grande pubblico che affollerà piazza San Carlo l’Orchestra Sinfonica Nazionale della Rai diretta da Juraj Valčuha con l’estroso pianista Stefano Bollani. New York è il filo conduttore della serata che vedrà la prima esecuzione italiana di Red da Color Field di Anna Clyne, che si è ispirata alle opere del grande pittore newyorkese Mark Rothko, accanto all’Ouverture da Candide di Bernstein, alla Rhapsody in Blue di Gershwin e alla Sinfonia Dal Nuovo Mondo di Dvořák. Il giorno prima lo stesso concerto si potrà ascoltare nella Sala Verdi del Conservatorio di Milano.

La Fiera di Carmagnola chiude con Showzer

Fiera Nazionale del Peperone di Carmagnola

Gli appuntamenti di domenica 10 settembre

La chiusura con Showzer alle 21 presso il Foro Boario

L’ultimo appuntamento de Il Foro Festival, domenica 10 settembre, è con Showzer, una tra le più creative realtà di spettacolo composta da cantanti, ballerini, performer e musicisti che crea spettacoli unici e coinvolgenti, pieni di energia. In piazza Sant’Agostino, invece, si chiude con “70/80 Vibes” con Franco Frassi & Piero Vallero: un salto del passato, un viaggio straordinario con la musica, i colori e le emozioni degli anni ’70 e ’80. Franco Frassi è un dj professionista sulla scena da circa quarant’anni, Piero Vallero è un sassofonista che vanta collaborazioni con Eros Ramazzotti, Ivana Spagna, Phil Collins, Pooh, Ornella Vanoni.