SPETTACOLI- Pagina 20

La Cosmogonia della Terza Sinfonia di Mahler apre la stagione dell’Orchestra Rai

La Sinfonia n.3 in Re minore di Gustav Mahler ancava dai leggii dell’Orchestra Sinfonica Nazionale Rai da 26 anni, per la precisione dal maggio 1999, quando a Torino la diresse in un concerto rimasto memorabile Giuseppe Sinopoli. Si tratta di una grandiosa pagina del primo repertorio del Novecento, per contralto, coro femminile, di bambini e orchestra concepita dallo stesso autore come una Cosmogonia in musica, celebrativa della natura e dell’innalzamento dalla dimensione umana a quella spirituale. Il concerto inaugurerà la stagione 2025/2026 della compagine Rai giovedì 9 ottobre alle 20.30, presso l’Auditorium Rai Toscanini di Torino, trasmesso in prima serata su Rai 5 a partire dalle 21.20 e in diretta su Radio 3, replica l’Auditorium Rai alle ore 20. Sul podio sale Andrés Orozco-Estrada, nato a Medellin, in Colombia, ha debuttato con la compagine della Rai nel maggio del 2022. Nell’ottobre 2023 ha iniziato una collaborazione di tre anni come Direttore principale. Accanto a lui, a dar voce al Lied del Quarto Movimento, il mezzosoprano Von Dung, interprete di rilievo del repertorio tedesco e al suo debutto con l’OSN Rai, il Coro Maghini, femminile, diretto da Claudio Chiavazza, il Coro di Voci Bianche del Regio di Torino, diretto da Claudio Fenoglio e un grande organico orchestrale per un totale di 164 musicisti coinvolti sul palcoscenico.

La Terza Sinfonia di Mahler fu composta tra l’estate del 1895 e quella dell’anno successivo, ma venne eseguita con lo stesso compositore sul podio solo qualche anno dopo, nel 1902, nella citta tedesca di Krefeld, nell’ambito del festival della Società Musicale Tedesca. Come la sinfonia precedente, la numero 2 del catalogo ha dimensioni enormi ed è intrisa di significati extramusicali. Si tratta di un poema musicale che abbraccia tutti gli stadi in ordine progressivo e che, partendo da quelli inanimati della natura, avanza verso quelli vegetali, animali e umani per approdare alla dimensione celeste. La costruzione dell’opera è organizzata in 6 movimenti: al primo un grande blocco, una sinfonia a sé stante, sono contrapposti gli altri 5, due puramente strumentali, il terzo e il quarto con interventi vocali e l’ultimo un Lungo Adagio strumentale. Mahler fu consapevole dell’eccezionalità del suo lavoro, della durata di oltre un’ora e mezza, che descrisse così: ”La mia Sinfonia sarà qualcosa che il mondo non ha ancora udito. La natura parla qui dentro e racconta segreti tanto profondi che forse ci è dato presentare solo in sogno”. Mahler giunge con questa Sinfonia a un punto della storia della musica in cui l’opposizione fra musica pura e a programma può finalmente tramontare. La presenza di un programma poi ritirato per la Terza Sinfonia può esserne la dimostrazione. Il significato musicale può essere inteso con o senza programma, ugualmente. In termini di durata la Sinfonia ha una distribuzione simmetrica, ma eccentrica, con due movimenti da oltre 30 minuti agli estremi, il primo e il sesto, e un’antologia di episodi più brevi a congiungersi.

Biglietti da 9 a 30 euro in vendita sul sito dell’OSN Rai e presso la biglietteria dell’Auditorium Rai di Torino.

Info: 011 8104653 – biglietteria.osn@rai.it

Mara Martellotta

Un grandioso e squinternato di Caprio, un “immenso” Sean Penn

Sugli schermi “Una battaglia dopo l’altra” di Paul Thomas Anderson

PIANETA CINEMA a cura di Elio Rabbione

Thomas Ruggles Pynchon jr. è uno scrittore americano, classe 1937, una decina di romanzi all’attivo, del quale non esistono immagini se non quelle che risalgono agli anni della scuola e del servizio militare. Un’esistenza da essere anonimo, irriconosciuto per le strade ma in piena libertà, con domicilio a Manhattan e padronissimo di andare al cinema, al supermercato come dal suo lattaio dietro l’angolo di casa: quando la CNN gli incollerà una telecamera per seguirne le tracce, lui chiederà di rimuoverla e verrà accontentato, lasciando poche immagini di un uomo alto, con un cappello da baseball blu e rosso che se ne va in giro tra il traffico della Grande Mela. Un essere da sempre appartato e lontano. Hollywood non lo avrebbe mai cercato se poco più di una decina di anni fa Paul Thomas Anderson, con la Warner Bros., non avesse scommesso nel portare sullo schermo “Vizio di forma”, la faccia di Doc Sportello affidata a Joaquin Phoenix (il romanzo è del 2009) e se non avesse oggi diretto quel “Una battaglia dopo l’altra” che deriva da “Vineland” (1990), da un po’ di giorni, forse più dagli estimatori dello scrittore e del regista, viene considerato il film dell’anno: il pubblico delle “solite” occasioni si avvicina, allo scrittore e al regista, con qualche fatica, titubante, a rilento.

Ma un certo preciso fascino lo s’intuisce nella pagina scritta e nelle immagini sullo schermo, diverse dalle radici, avendolo Anderson riadattato dagli anni reaganiani ai giorni nostri e secondo i propri gusti debordanti, il film lo possiede, eccome. Anche di Paul Thomas Anderson, sfogliando la sua filmografia, si contano dieci titoli – titoli che sono nella maggior parte capolavori, “Il petroliere” e “The Master” e “Il filo nascosto” con un oscarizzato Daniel Day-Lewis, nonché quel “Boogie Nights” a cui Leonardo DiCaprio rispose picche (“è il più grande rimpianto della mia vita d’attore”, avrebbe detto) e che oggi vediamo qui nelle vesti paranoiche e arruffate di Bob Ferguson, a girare dentro una vestaglia (il Grande Lebowski ha fatto proseliti nel nuovo millennio!) dai riquadri rossi per le strade assolate, accanto agli apparecchi telefonici della città e lungo quei lunghi nastri stradali, tutti sali e scendi, della California di cui Pynchon non può fare a meno -: e forse, nella cabala dei numeri, dieci e dieci, questo incrocio dell’anno non può essere privo di significati. Ma probabilmente stiamo guardando e ragionando oltre. Un altro agguantato quanto spericolato capolavoro di ritmo, vorticoso, una discesa all’inferno e tra i mali della nostra quotidiana società, le lotte e le sconfitte, e di montaggio incrociato, di maestria e di invenzioni di ogni singolo attore, di un racconto fluidissimo nonostante un narrato di 162 minuti, ma capace al tempo stesso di perdersi per mille rigagnoli e sottostorie e di reggerli con estrema padronanza, per cui si plaude a una sceneggiatura che, in compagnia del miglior attore protagonista (DiCaprio) e del miglior attore non protagonista (Sean Penn, è lui il più “immenso” della compagine attoriale: perfido e gigionescamente insulso, perfetto di postura e di alterigia e di tic, muscoli venati in bella mostra e magliette militari attillate, parente stretto dei tanti generali pettoruti visti al cinema – per tutti, Ford Coppola e Kubrick -, con quelle labbra che tentennano di continuo, quello squarcio che si porta su un lato della faccia offesa nelle inquadrature finali, il suo esercizio sessuale per essere pronto al comando panteresco di Perfidia, ogni attimo è da manuale, ogni battuta e ogni eroismo da strapazzo ti impongono di guardarlo e di ammirarlo), ci dobbiamo aspettare nelle nomination delle prossime statuette pronte per il Dolby Theatre. Senza tacere della presenza, su ogni red carpet, dello stesso Anderson in veste di regista.

Nella mezz’ora iniziale – che il New Yorker ha definito “rumorosa, tesa e straordinariamente propulsiva” – facciamo la conoscenza di Pat Calhoun detto “Ghetto Pat” e di Perfidia “Beverly Hills”, attivisti senza se e senza ma del gruppo rivoluzionario di estrema sinistra noto come “French 75”. Tra incendi e colpi di mitra, lui stralunato lei grande pancione in bella vista liberano immigrati dai centri di detenzione californiani, assaltano banche e mandano per aria tralicci della rete elettrica e uffici di rappresentanza di politici potenti: una lotta armata che non ammette limiti e ripensamenti. Quando dalla loro relazione nascerà la piccola Charlene, Pat cercherà in ogni modo di dissuadere la compagna a continuare la lotta armata, sempre più feroce, sino all’uccisione di una guardia giurata durante una rapina in banca: sarà allora che la donna incontrerà nuovamente una vecchia sua conoscenza, di guerra e piccanti intimità, quel capitano Lockjaw che le propone la denuncia dei compagni in cambio di una riduzione della pena. Lei entrerà nel programma di protezione testimoni e tra i compagni di un tempo sarà una carneficina. Trascorrono sedici anni, Pat ha preso la nuova identità di Bob Ferguson ed è un uomo che le droghe e l’alcol hanno reso instabile e confuso e un padre iperprotettivo e oltremodo ansioso nei confronti di Willa (guai ad un cellulari, stai attenta ai tuoi amichetti, si rientra presto la sera); Lockjaw, elevato a colonnello ed entrato per alti meriti nelle fila del gruppo “Pionieri del Natale”, tra suprematisti e nazistoidi accaniti, tra prove d’affiliazione e ricordi che riaffiorano e sospetti di paternità, vive nell’istinto intimo di dover dare a ogni costo la caccia all’erede di Perfidia, intenzionato com’è a chiudere i conti una volta per tutte. Sarà una lotta all’ultimo sangue tra due uomini, con una ragazzina nel mezzo che sa togliersela in ogni impiccio, che ha appreso perfettamente le idee e le azioni della madre, succhiate si direbbe con il latte, una lotta senza risparmio, nella scrittura di Anderson, di felicissime sorprese, di un susseguirsi di scene a pieno effetto, di personaggi che pur in una loro breve comparsa sono capaci di lasciare nella mente dello spettatore un segno netto, nella solitudine di quelle strade di cui sopra si diceva come nel chiuso di certi asettici uffici che sono rappacificazioni e chiarimenti e trappole di morte.

Non soltanto l’aspetto tragico e di lotta della vicenda interessa ad Anderson, lui – che ha avuto a disposizione un budget di 150 milioni di dollari ma che non si sa se porterà a casa un briciolo di guadagno di fronte a un pubblico piuttosto ostile, spaventato forse dalla eccessiva lunghezza della pellicola – scava con convincente proprietà di toni nei rapporti d’affetto e d’incomprensioni tra padre e figlia, lascia in sospeso – a tratti – ricordi e piccoli particolari fatti di azioni e di parole, ironizza (metteteci anche un monastero di suore che con fare disinvolto coltivano e consumano marijuana) e mette in caricatura una certa America trumpiana (ma io credo che stia anche ipotizzando un futuro distruttivo e nerissimo, con parecchie nuvole imbronciate all’orizzonte), dà la carica alla sua macchina da presa accelerando assalti e inseguimenti, l’intero svolgimento dei fatti che scalciano e pare che si sovrappongano, in una fantasmagorica, vulcanica, tragicomica velocità raramente incontrata sullo schermo. Tutto è condotto sul filo di un rasoio affilatissimo e non c’è assolutamente tempo per la noia. Considerata la bella prova dell’emergente Chase Infiniti che è Willia, veniamo a DiCaprio. Sta qui in una delle sue prove migliori, decisamente oltre quella maggiormente fisica di “Revenant” che dieci anni fa gli ha procurato l’Oscar, la più gigantesca e folle, squinternata, drogata di quella rivoluzione strasognata e ammuffita che ne fa un personaggio anche rinsecchito e amaramente disilluso (non a caso s’accontenta di guardare, lui attivista a brandelli, cosa succedeva sessant’anni fa in casa d’altri, nel mezzo televisivo e nella poltrona di casa, affidandosi alla “Battaglia d’Algeri” del nostro Pontecorvo), cedevole in tutta la debolezza ammonticchiata (gli è difficile durante una telefonata ricordare le varie parole d’ordine che gli offrirebbero una traccia per avvicinarsi al nascondiglio in cui è tenuta prigioniera Willia: momenti anche ricchi di spunti e immagini di divertimento), letteralmente scardinata in mezzo a quel caos infinito che sta nelle pagine di Pynchon come in quelle di un grande autore di cinema. Di quel Cinema che va scritto con la C maiuscola. E di cui fin troppo si sente il bisogno.

“Sex and Puppet”. Al via l’edizione numero 32 di “Incanti”

“Rassegna Internazionale di Teatro di Figura”. Grande protagonista “il genere femminile”

Dal 9 al 14 ottobre

Il Festival in cifre: 15 spettacoli5 prime assolute, 1 prima nazionale6 prime regionali. Per un totale di ben 23 appuntamenti (sul palco quasi esclusivamente “donne”) articolati in 6 giorni.

Perbacco! Se tanto ci dà tanto, sarà un’edizione per davvero coi baffi, la numero 32 di “Incanti – Rassegna Internazionale di Teatro di Figura”, in programma da giovedì 9 a martedì 14 ottobre a Torino e distribuita fra gli spazi di “Off Topic” (via Giorgio Pallavicino, 35), “Casa Teatro Ragazzi e Giovani” (corso Galileo Ferraris, 266/C), “Antro” (Largo Saluzzo, 34/E) e a Venaria, ai “Giardini della Reggia”.

Promosso da “Controluce Teatro d’Ombra” (con molteplici contributi, da parte di Enti quali il “MIC – Ministero della Cultura” e la “Fondazione CRT”, solo per citarne alcuni), il Progetto ha come sottotitolo e “filo rosso” che fa da collante agli oltre venti appuntamenti in programma, “Sex and Puppet”. Titolo da far sobbalzare, con una perplessa smorfia di diniego, i più incalliti “benpensanti”! Con coraggio, infatti, l’edizione 2025 vuole esplorare tematiche (il corpo, l’identità e la parità di genere, così come la sessualità non disgiunta da sensi e consensi) che portano alla riflessione critica e a una ben definita presa di posizione sulla relazione tra individui, potere e rispetto reciproco.

“L’obiettivo – dicono gli organizzatori – è stimolare il dibattito e il dialogo, rendendo il Festival un’occasione per sensibilizzare il pubblico sull’importanza di riconoscere e rispettare i confini, promuovendo un cambiamento positivo verso una cultura di uguaglianza e rispetto, nella vita e nell’arte. Si parlerà dunque di sessualità, relazioni e diritti con spettacoli che saranno, per la maggior parte, ‘Vietati ai Minori’. L’attualità entrerà nello spettacolo, con un teatro che potrà far arrossire e riflettere, aiutando a comprendere e invitando alla consapevolezza dell’altro, senza censure, grazie al linguaggio universale del ‘Teatro di Figura’”.

Attenzione, però!

Il Festival non vuole certo chiudersi all’attenzione dei “più piccoli”. A loro si rivolgono, infatti, due spettacoli magici e interattivi: uno per la primissima infanzia (0-3 anni), l’altro per ragazze e ragazzi tra i 6 e i 12 anni.

E questa volta sono gli adulti a essere “vietati”! Nel programma è inserito anche un “laboratorio per famiglie” per indagare e giocare con la luce e con l’ombra, prendendo ispirazione dalla mostra dell’artista britannico Anthony McCall e dalle sue “sculture luminose” (“Solid Light”) già esposte alla “Citroniera” della “Reggia di Venaria”.

Il programma dettagliato degli spettacoli è visibile nella sua interezza su: www.festivalincanti.it

Tra i nomi di maggior spicco del programma 2025: l’attrice israeliana Yael Rasooly (appuntamento il 10 ottobrealle 21, alla “Casa del Teatro Ragazzi e Giovani” con uno spettacolo che affronta il tema della violenza verso donne), la catalana “Compagnia Rauxa” (11 ottobrealle 20,45, sempre alla “Casa del Teatro Ragazzi e Giovani” in uno spettacolo in cui ci si interroga su quanto siamo in grado di manipolare i nostri pensieri per evadere dalla realtà), la Compagnia di Barcellona “Agrupacion Señor Serrano” ( in uno spettacolo dedicato esclusivamente a ragazzi e ragazze tra i 6 e i 12 anni, in programma l’11 ottobrealle 17, ancora alla “Casa del Teatro Ragazzi e Giovani”). Curiosa anche la commedia spagnola alquanto voyeuristica (“per tre spettatori alla volta”) “Madame Paulette” e ancora da segnalare la Compagnia spagnola, quasi tutta “al femminile”, interprete di spettacoli dedicati in modo particolare ai più piccoli, “EngrunaTeatre”.

Sempre alla “Casa del Teatro Ragazzi e Giovani” andrà in scena, infine, lunedì 13 e martedì 14 ottobre, il “Progetto Cantiere”12^ edizione, dedicato alle nuove generazioni di artiste e artisti. “Si tratta di un Progetto – affermano i responsabili – che lascia spazio alla creatività emergente, con un festival nel festival dedicato alle nuove generazioni che utilizzano il ‘Teatro di Figura’ come linguaggio principale: quattro compagnie sono state selezionate, tra più di 20 richieste pervenute, e da maggio ad oggi sono state accompagnate nelle varie fasi di creazione.  In questa dodicesima edizione, sulla scia dell’anno passato, ‘Progetto Cantiere’ è quindi entrato nel merito della creazione artistica, dando risalto al percorso e alle idee, al lavoro verso la concretizzazione delle stesse”.

Gli appuntamenti di “Progetto Cantiere” sono a ingresso libero.

  1. m.

Nelle foto: alcune scene tratte dalla “Compagnia Rauxa” e dallo spettacolo “Madame Paulette”

Note di Classica: Kirill Petrenko, Beatrice Rana e Brunello- Sollima le “stelle” di Ottobre

Giovedì 2 alle 20.30 all’auditorium Agnelli, debutto de “I Concerti del Lingotto” con la Die Deutsche Kammerphilharmonie Bremen diretta da Riccardo Minasi e con Beatrice Rana al pianoforte, impegnata ad eseguire musiche di Weber, Beethoven, Brahms. Giovedì 9 alle 20.30 e venerdì 10 alle 20, all’ auditorium Toscanini, debutto della stagione dell’Orchestra Rai con l’esecuzione della sinfonia n. 3 Mahler. L’Orchestra sarà diretta da Andrès Orozco-Estrada con Anke Vondung mezzosoprano,Coro Maghini Femminile, Claudio Chiavazza maestro del coro, Coro di voci bianche Teatro Regio Torino, Claudio Fenoglio maestro del coro. Venerdì 10 alle 19 al teatro Regio, debutto della stagione d’Opera con “Francesca da Rimini”. Tragedia in quattro atti di Gabriele D’Annunzio. Musica di Riccardo Zandonai. Lunedì 13 alle 18, debutta la nuova stagione di Polincontri nell’aula Magna del Politecnico con “I Concerti del Politecnico”. Claudia Ravetto violoncello e Claudio Voghera pianoforte, eseguiranno musiche di Beethoven, Mendelssohn e Brahms. L’Orchestra del Teatro Regio sarà diretta da Andrea Battistoni. Repliche fino a giovedì 23. Mercoledì 15 alle 20.30 al Conservatorio, debutto della stagione dell’Unione Musicale con Mario Brunello e Giovanni Sollima al violoncello. Eseguiranno musiche di Silvestrov, Offenbach, Sollima e Knaifel. Mercoledì 15 alle 20 e giovedì 16 alle 20.30, all’auditorium Toscanini, l’Orchestra Rai diretta da Kirill Petrenko eseguirà musiche di Janàcek, Bartòk, Beethoven. Sabato 18 alle 18 al teatro Vittoria Giulia Rimonda violino e Lorenzo Nguyen pianoforte, eseguiranno musiche di Chausson, Ysaye e Franck. Lunedì 20 alle 18 per i Concerti del Politecnico, Saskia Giorgini pianoforte, eseguirà musiche di Schubert, Liszt, Boulanger, Enescu, Debussy. Giovedì 23 alle 20.30 all’auditorium Toscanini per Rai Nuovamusica, l’Orchestra Rai diretta da Daniel Kawka e con Anna Tifu al violino, eseguirà musiche di Tanguy, Colasanti e Henze. Sabato 25 alle 18 al teatro Vittoria, Domenico Boggione al pianoforte con Antonio Valentino, eseguirà musiche di Beethoven. Lunedì 27 alle 20 al teatro Vittoria per l’Unione Musicale, Fiamma & Foco eseguiranno musiche di Luzzaschi, Frescobaldi, Strozzi, Falconieri, Sances, Merula, Monteverdi. Sempre lunedì 27 alle 18 per “I Concerti del Politecnico, il duo Renda-Trucco con Mario Brusa voce recitante, eseguirà “ Lo Avrai Camerata Kesselring” (musica e letture). Mercoledì 29 alle 20.30 al Conservatorio per l’Unione Musicale Elisabeth Leonskaja al pianoforte, eseguirà musiche di Schubert. Giovedì 30 alle 20.30 e venerdì 31 alle 20 all’auditorium Toscanini, l’Orchestra Rai diretta da da Andrès Orozco-Estrada e con Antoine Tamestit viola, eseguirà musiche di Ravel, Walton, Sostakovic.

Pier Luigi Fuggetta

Santa Pelagia per gli appassionati di classica

Agli appassionati di musica classica:  c’è  un appuntamento da non perdere, la stagione concertistica  Santa Pelagia, un interessante programma che si sviluppa con un ricco programma ad ingresso gratuito con prenotazione.
La stagione avrà inizio mercoledì 8 ottobre con il concerto di Andrea Motis Duo feat. alle ore 19.45 in via San Massimo 21 a Torino . “Incipit” è il titolo simbolico scelto per salutare la ripartenza delle attività all’interno del suggestivo coro settecentesco, e per delineare un percorso sonoro e culturale che guarda al futuro, rimanendo però saldamente connesso all’eredità del passato. Il trait d’union tra questi due orizzonti temporali è la voce, lo strumento primario, che in questa stagione si fa elemento di dialogo tra musica, parola, teatro e cinema. Un’apertura che guarda anche alle celebrazioni per i 250 250 anni della Fondazione OMI, in programma a partire da marzo 2026.
«In un mondo in cui nulla rimane statico – dichiara il Direttore artistico, M° Valentina Lombardo – la musica è forse l’arte che meglio rappresenta la continua trasformazione, l’incessante flusso di idee, emozioni e forme sonore che si rinnovano e si rigenerano. Per celebrare l’importante traguardo dei 250 anni della Fondazione OMI, la nuova stagione vuole essere un omaggio al passato e un abbraccio al futuro.
Ad aprire ufficialmente la stagione sarà il concerto evento con la straordinaria partecipazione di Andrea Motis – voce e tromba – in duo con il chitarrista Josep Traver.

Direttore Artistico: M° Valentina Lombardo
I concerti e gli eventi in programma a Santa Pelagia dall’ 8 ottobre 2025 all’ 1 luglio 2026 offrono un ventaglio unico e assolutamente originale di declinazioni sonore, provenienti tanto dal repertorio classico quanto dal panorama contemporaneo, raccolte e ulteriormente approfondite all’interno di varie sezioni tematiche.

“New Taste” è la parte dedicata al nuovo sulle trasformazioni in atto all’interno della musica di oggi attraverso le esibizioni dei compositori e degli interpreti più talentuosi del nostro tempo.

“Contatti Sonori” è invece lo spazio pensato per incontrare la contaminazione tra i generi, spaziando dalla classica al tango fino al cantautorato pop con l’obiettivo di mescolare pubblici diversi e aumentare il grado di condivisione musicale.

“Voxonus Festival XIV Edizione” è la stagione di produzione dell’Orchestra Sinfonica di Savona dedicata alla musica barocca.

“Itinerari di Santa Pelagia” è la sezione dedicata alla conoscenza della storia di Santa Pelagia grazie allo sguardo prezioso delle guide Somewhere Tours & Events che guideranno il pubblico alla scoperta delle attrazioni e degli aneddoti che si celano dietro questi luoghi, testimonianza del nostro ricco patrimonio culturale.

“Intrecci Musicali” è una rassegna concertistica di Fondazione OMI in collaborazione con il Conservatorio G. Verdi di Torino che vanta una storia decennale.

“Santa Pelagia Kids” è invece un gruppo di appuntamenti che offre ai grandi la possibilità di condividere la gioia e il fascino della musica con i loro piccoli.

Per informazioni e prenotazione: +39 011 8178968 info@operamunificaistruzione.it

GABRIELLA DAGHERO

A Torino nasce la Gypsy Cinema Academy, diretta da Luca Canale

Tra i docenti Piero Basso della New York Film Academy e Margherita Fumero

A Torino, città che sta diventando sempre più il cuore pulsante del cinema italiano, sorge una nuova, rivoluzionaria realtà formativa dedicata a tutti coloro che vogliono fare della settima arte una vera e propria professione. Si tratta della Gypsy Cinema Academy, lo spin OFF della Gypsy Academy, dedicato al grande schermo dalla prestigiosa accademia torinese, fondata oltre vent’anni fa da Neva Belli, una delle più importanti d’Italia e riconosciuta a livello internazionale. La sede della Gypsy Academy, che avvierà i propri corsi a ottobre, non sarà nella sede centrale di via Pagliani 25, ma nella sede dedicata di via Canelli 57, a Torino. Comprenderà un triennio di studio per la recitazione cinematografica amatoriale e professionale, e un biennio di studio per regia, sceneggiatura e produzione. A dirigere la Gypsy Cinema Academy il giovane e talentuoso regista torinese Luca Canale B., che vanta titoli di film per Prime Video USA, UK, Giappone, e lavori quali Onirica-omaggio a Dario Argento, e l’atteso Lenskeeper-alle porte dell’abisso, scelto come film di chiusura del Torino Underground Cinefest. Al suo fianco l’attore noto al grande schermo Eugenio Gradabosco e una squadra di docenti di altissimo livello, rappresentata da prestigiose figure internazionali. In cattedra anche importanti artisti come l’attore londinese Reece Richards, attore delle serie Sex Education e You, e il direttore alla fotografia americano, con cattedra alla New York Film Academy Piero Basso, di origine torinese. Tra i docenti nostrani, le acclamate attrici Margherita Fumero, famosa per la sua interpretazione in Cane e Gatto, il Diavolo e l’Acqua Santa, Aurora Ruffino, per La solitudine dei numeri primi, l’attore Diego Casale, interprete in Non ho sonno, di Dario Argento, e in È tutta colpa della musica, di Riky Tognazzi, poi il doppiatore, scrittore, sceneggiatore e fumettista Pasquale Ruju. Allo staff si aggiungono docenti come Valter Perrone, esperto in tecniche di combattimento corpo e arma per film italiani e londinesi, e Giulia Colantonio, direttrice artistica della nuova scuola di doppiaggio Dubside, partner della Gypsy. Due settori, quello attoriale e quello registico, che possono confluire in un unico programma di studio.

La Gypsy si avvale di una propria agenzia che, come è stato per numerosi allievi, oggi protagonisti del settore, aiuta i giovani allievi dell’Accademia ad inserirsi nel mondo dello spettacolo e nelle varie produzioni italiane di cinema e televisione.

Mara Martellotta

Juliette Binoche nuova Stella della Mole

Il Torino Film Festival, edizione numero 43, diretta come la precedente da Giulio Base, e che si svolgerà dal 21 al 29 novembre, si preannuncia ricca di un lungo elenco di ospiti internazionali. Il primo nome annunciato è quello di una delle più importanti attrici francesi, Juliette Binoche, che arriverà in città per portare in anteprima italiana il documentario “In-InMotion”, di cui non è solo protagonista, ma anche, per la prima volta, regista.

“Sarà un grande onore accogliere Juliette Binoche – commenta il direttore del TFF Giulio Base – nel suo talento immenso convivono eleganza, passione, fragilità e forza, bellezza e mistero. La sua presenza trasformerà Torino nel cuore pulsante di questa magia”.

In “In-InMotion” l’attrice rivive l’esperienza dell’audace performance teatrale ‘In-I’. Portata in tournée in tutto il mondo insieme al coreografo Akram Khan nel 2008, quando lasciò i set cinematografici per immergersi in un mondo sconosciuto e a tratti spietato, quello della danza contemporanea.

Il TFF ha annunciato che verrà consegnato a Juliette Binoche il premio “Stella della Mole”, riconoscimento assegnato dal Museo Nazionale del Cinema a figure di spicco del cinema internazionale che abbiano dato contributi significativi al mondo della settima arte. Il rogramma della prossima edizione verrà annunciato ad inizio novembre, ma si può già fare qualche anticipazione: l’omaggio a Paul Newman, nell’anno in cui avrebbe compiuto 100 anni, con 24 film in programma, tra cui un paio, “Butch Cassidy” e “La Stangata”, saranno un omaggio al grande Robert Redford, scomparso di recente.

A condurre le serate di apertura e chiusura, Giulio Base ha chiamato l’attrice Laura Chiatti, con cui ha lavorato in Don Matteo e “L’amico di famiglia” di Paolo Sorrentino

Mara Martellotta

I temi di oggi riflessi nei grandi autori dell’antichità

Al via il 4 ottobre, al teatro Erba, il Festival di Cultura Classica

Otto spettacoli, alcune novità e altre riproposte già ampiamente sperimentate con il successo del sold out, ad aprire la stagione dell’Erba di corso Moncalieri. Prende il via sabato 4 ottobre il Festival di Cultura Classica, stagione numero 27, efficace intelligente e seguitissimo patrimonio tragico e comico nonché processuale che ha le sue basi e i suoi esempi nell’antichità, autori del passato, greci o latini, e ripropositori del presente, da Euripide a Cicerone a Plauto ieri, da Marinelli a Mussapi a Colm Tòibìn oggi, serate e nomi che avranno, per le repliche del mattino e non soltanto, gli approfondimenti e la guida dei dibattiti del prof. Paolo Accossato. Appuntamenti dove il passato è lo specchio inevitabile della nostra epoca, dove ancora una volta vengono narrate guerre e migrazioni, affetti distrutti e prepotenze crudeli, ambizioni e corruzione.

S’inaugura con il Teatro libero di Palermo, con Antonella Delli Gatti, Roberta Belforte e Irene Timpanaro ad interpretare “Non una di meno”, urlo attualissimo che ricalca “Le troiane” euripidee, testo scritto da Manlio Marinelli – autore tra l’altro di “Aristotele teorico dello spettacolo” e di “La seconda maestra”, dal 2001 insegnante di materie letterarie nella scuola secondaria, drammaturgo e regista, da oltre vent’anni ideatore di laboratori teatrali -, dove attraverso le acque del Mediterraneo donne di un tempo, Ecuba Andromaca Cassandra, hanno vissuto la stessa tragedia di tante donne di oggi, perseguitate e ferite nel corpo e nell’intimo, alternando fragilità e forza, obbedendo e soggiacendo a una guerra imposta dagli uomini. La regia, la scena e i costumi sono di Lia Chiappara, si replica domenica 5 alle ore 16. Miriam Mesturino proporrà con la regia di Girolamo Angione e la partecipazione di Matteo Anselmi e Roberta Belforte (14 ottobre, ore 21, alla presenza dell’autore Roberto Mussapi, uno dei maggiori poeti italiani contemporanei) “i Nomi e le Voci: Enea, Didone e il Tuffatore di Paestum”, una perfetta unione tra Parola e Voce, tra Musica e Gesto. Il 16 ottobre (ore 21) si darà ancora una volta vita a “Ciò che uno ama. Poeti lirici dell’antica Grecia in scena”, spettacolo-conferenza guidato da Luciano Caratto e Elisabetta Gullì con la partecipazione dei G.E.T. Germana Erba’s Talents.

Il Festival vive da sempre anche del proprio versante comico, apprezzato e seguito, Plauto a farla da padrone, Elia Tedesco nelle vesti di regista – con la collaborazione di Girolamo Angione – e di interprete. Da “Trinummus” deriva “La commedia delle tre dracme” (venerdì 17 ottobre), adattata all’oggi dal lavoro appassionato di Gian Mesturino e ancora Angione, storia di un giovane scialacquatore salvato da un vecchio amico del padre e da uno di quei servi che tanta parte hanno nelle pagine dell’autore di Sarsina, immancabilmente dotati d’una insuperata vena ironica e di una straripante comicità. Come non mancherà di divertire il “Miles gloriosus” da noi tutti conosciuto come “Il soldato fanfarone” – stesso team per la realizzazione -, venticinque anni di repliche alle spalle e successo più che assodato, un soldato tracotante e superbamente beffato e un servo che la furbizia ce l’ha in ogni parte del corpo, titolo tra i più famosi anche per la ricca galleria di personaggi che è capace di sfoderare.

Ancora i “Grandi processi dell’Antichità”, materia che si vede rispecchiare nelle grandi orazioni di accusa e di difesa di Cicerone, ancora “Le Troiane”, il testo antico di Euripide che non s’arricchisce di incastri moderni ma che dalle sue stesse parole lascia comprendere e far proprio, al pubblico del terzo millennio, il messaggio che ha dentro di sé. La regia è di Stefano Fiorillo, interprete con Patrizia Pozzi. Ancora, nell’interpretazione di Francesca Bianco ed Eleonora Tosto, “Ismene/Antigone”, ovvero un ulteriore rimando alla tragedia che inizia là dove finisce “Edipo re” di Sofocle, la storia dell’erede dell’amore incestuoso tra il sovrano di Tebe e la madre Giocasta, murata viva in una grotta per aver disobbedito al tiranno, un antico titolo che nelle nuove pagine di Colm Tòibìn – autore di origini irlandesi, commediografo e giornalista e critico – prende il titolo di “Pale Sister”, la regia è di Carlo Emilio Lerici, la produzione del Teatro Belli di Roma. Un testo scritto nel 2019, una tragedia vista con gli occhi della sorella Ismene in chiave schiettamente contemporanea (le lotte di una nazione contro il dominio britannico hanno insegnato) e femminista, un personaggio e una personalità non certo “pallidi” ma al contrario il prevalere di pacatezza e di buon senso, messi a confronto dallo scrittore con l’intransigenza di Antigone. Tra l’altro, sottolineano le note della compagnia: “Tòibìn prende gli elementi alla base della tragedia greca – sostanzialmente pietas e terrore – e, a questi, aggiunge istanze attuali come il genere, il potere e il suo abuso e la contrapposizione tra il silenzio e la parola. La risposta, ponderata e delicatamente distillata, di Tòibìn a Sofocle scava fino in fondo alle radici del coraggio. Come certe persone riescono a trovare dentro di sé la forza di seguire la propria coscienza trovandosi di fronte ostacoli insormontabili? Una questione molto attuale, soprattutto se vista attraverso gli occhi di una giovane donna impotente.”

Nelle immagini, due momenti di “Non una di meno”; Elia Tedesco, interprete di “La commedia delle tre dracme”.

Elio Rabbione

Al San Paolo di Rivoli un cartellone di  classici e sperimentazione

Il teatro San Paolo di Rivoli ha svelato il suo cartellone per la stagione 2025/2026, proponendo un legame variegato che coniuga il classico e la sperimentazione. La direzione artistica, anche quest’anno curata da Niko Ferrucci di Campotheatro, ha lavorato per assemblare un’offerta che soddisfi gusti e interessi di un pubblico sempre più eterogeneo, all’insegna dell’innovazione e della qualità. La stagione si aprirà sabato 18 ottobre con la commedia comica “Quel pomeriggio di un giorno da star”. Si assisterà alla rapina più esilarante del secolo, firmata Campotheatro e con in scena gli interpreti Niko Ferrucci e Sergio Cardinale. La stagione prosegue venerdì 7 e sabato 8 novembre con lo spettacolo “Ma che bell’Ikea”, commedia tutta da ridere, in cui non sarà difficile riconoscere una parte della nostra vita. La compagnia Redarto di Roma portera in scena il 21 e 22 novembre una nuova produzione dal titolo “Va quasi tutto bene”. Ancora una compagnia romana sarà impegnata nelle serata di venerdì 12 e sabato 13 dicembre con sul palco il gruppo di Danilo De Santis che proporrà il “Padel Nostro”, commedia che narra la storia di Luna, giovane promessa del tennis che sacrifica tutta la sua gioventù per raggiungere grandi risultati sportivi. Le risate saranno assicurate anche nelle sere del 9 e 10 gennaio, quando i riflettori si accenderanno per illuminare Marco Malerba e Maurizio Poggio nella comicissima “Taxi per due”, storia di un tassista sposato con due donne, con le quali vive in due appartamenti differenti. Un giorno, però, il tassista viene ricoverato in ospedale per un incidente e, fornendo due indirizzi diversi, innesca una serie di situazioni inimmaginabili, e iniziano i guai.

Mara Martellotta

“E non è facile guardare il buio se il buio è tanto”

Music Tales, la rubrica musicale 

E non è facile guardare sotto se è troppo alto

E non è facile guardare il buio se il buio è tanto

Nella canzone “Golpe” di Giorgia, uscita lo scorso 19 settembre, il termine “golpe” non indica un colpo di stato politico, ma una metafora per un amore intenso, totalizzante e destabilizzante che sconvolge le certezze di chi lo vive.

È una ballata pop intensa, con elementi pop soul. Arrangiamento che punta molto sull’ espressività vocale e sulle dinamiche di crescendo, fragilità vs potenza

Il titolo “Golpe” è preso come metafora: non è un golpe politico, ma un colpo al cuore, qualcosa che sconvolge improvvisamente, destabilizza.

Viene raccontato un amore complicato, pieno di silenzi, di scelte che vengono fatte in due ma che lasciano ferite. C’è la richiesta di sincerità (“Quando piangi come fai?”, “Mentirsi è una pistola”) e il desiderio di essere presi, di essere guardati con verità

Il “bacio nel mezzo di un golpe” rappresenta un momento di passione travolgente che accade in una situazione di equilibrio precario e inatteso, un vero e proprio stravolgimento emotivo.

La penna straordinaria di Edoardo D’Erme (Calcutta),che adoro, insieme a Davide Petrella, Dario Faini, Gaetano Scognamiglio e la stessa Giorgia hanno partorito un brano che, a mio parere non ha l’intensità emotiva e strutturale di “La cura per me” ma fa comunque sognare.u una delle più incantevoli bocche della musica italiana.

Con “Golpe”, Giorgia non ci offre una semplice canzone d’amore, ma un atto di coraggio emotivo. In un tempo in cui si urla per nascondere il dolore, lei sceglie di sussurrarlo, di cantarlo con una voce che trema ma non cede. È un colpo al cuore, sì ma non per distruggere. Per risvegliare. Per ricordarci che anche quando il buio è tanto, il sole può ancora tornare. E noi con lui.

“Ci sono volte in cui vivere la vita è come entrare a mani tese in un cespuglio spinoso di fiori. Dopo ti senti tremendamente graffiato ma pieno di luce.”

CHIARA DE CARLO

https://www.youtube.com/watch?v=OFgDOjWWjQs

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