ALL’OSPEDALE SANT’ANNA
Mercoledì 20 novembre prossimo nell’ambito dei concerti dell’Unione Musicale
Mercoledì 20 novembre 2024 il Quartetto Esmé sarà a Torino all’ Unione Musicale per l’unica tappa italiana del suo tour 2024-2025. Si esibirà al Conservavorio Giuseppe Verdi di Torino, in piazza Bodoni per la serie Pari alle 20.30
Dalla pop musicale alle serie TV, dai cosmetici ai trend di moda, la Corea del Sud nell’ultimo decennio ha lanciato tendenze a livello internazionale, facendo parlare l’Occidente di una vera e propria Korean wave. Il fenomeno ha contagiato largamente anche la musica classica, dove i musicisti orientali e coreani continuano a imporsi nei maggiori concorsi e sui palcoscenici internazionali. La loro pacifica invasione è sostenuta da doti personali, impegno instancabile e solidi studi nella vecchia Europa, come accade per il Quartetto Esmé, fondato nel 2016 da quattro giovani musiciste coreane che hanno studiato a Lubecca, Colonia e Hannover. Il concerto di Torino rappresenta l’unica data italiana della stagione 2024-2025 e l’Unione Musicale è felice di essersela accaparrata, visto il successo del 2022, in cui il Quartetto aveva entusiasmato il pubblico torinese con l’espressività e l’eccellente senso di equilibrio che rendono le loro esecuzioni uniche.
Fondato nel 2016, il Quartetto Esmé prende il nome da un’antica parola francese che significa “amato”. Nel 2018 si è affermato sulla scena internazionale con la vittoria al concorso Internazionale per Quartetto d’archi della Wigmore Hall di Londra, nel quale si è aggiudicato il primo premio e quattro premi speciali ( miglior esecuzione di Mozart e di Beethoven, premio della Proquartet di Parigi e Fondazione Esterhazy). Nello stesso anno l’ensemble è stato nominato miglior artista laureat all’Accademia del Festival di Aix-en- Provence ed è stato artista in residence a Montreal. Nel 2016 è subentrato il violinista belga americano Dimitri Murrath, sostituendo la violinista Jiwon Kim.
Il programma che verrà eseguito mercoledì 20 novembre all’Unione Musicale offre una panoramica sintetica dell’evoluzione della musica per quartetto d’archi nei secoli, a partire da Haydn, padre del Quartetto per definizione, fino a Korngold, il cui brano è stato composto negli anni d’ascesa del nazismo in Germania. Il concerto inizia con il Quartetto op.76 n.4 che Haydn scrisse a Londra nel 1796, dove si era trasferito dopo la morte del principe Esterhazy, presso la cui corte aveva prestato servizio per trent’ànni. Il brano solo in apparenza risulta molto semplice, perché basato su una cellula di cinque note. In realtà è, invece, elaborato e complesso, riservato a veri intenditori. Il titolo “Aurora” rappresenta uno dei tanti nomignoli usati dai contemporanei di Haydn per cogliere il tratto più saliente delle sue numerose partiture. In questo caso si riallaccia al tema ascendente di apertura.
Ammirato da Mahler e Richard Strauss ( che ne furono i mentori) e da Puccini il compositore Erich Wolfgang Korngold era radicato in quell’immaginario viennese che ammicca al valzer di Johann Strauss e all’intricato lirismo di Richard Strauss. Il suo QQQQQuartetto op.26 n.2 venne scritto nel 1933, poco prima che il compositore, di origini ebraiche, lasciasse l’Europa per Hollywood.
Si tratta di una pagina di grande freschezza creativa, caratterizzata da vitalità melodica e dal trattamento virtuosistico di ciascuno strumento.
Di Anton Weber viene proposto il lavoro Lansamer Satz (1905), molto intenso, che affonda le sue radici nel Romaticismo post brahmsiano e nella tonalità, e condensa in pochi minuti una vasta gamma di emozioni, dallo struggimento al tormento drammatico fino al tranquillo epilogo.
Questa pagina, lontana dal puntillismo seriale delle composizioni mature, costituisce il momento di passaggio dalle forme tradizionali ottocentesche verso nuove strutture. Qui Webern prende congedo dall’imprescindibile tradizione musicale ottocentesca per divenire uno dei principali iniziatori della musica contemporanea. Conclude il concerto il Quartetto in fa minore op. 80, l’ultimo lavoro composto da Mendelssohn, un omaggio alla memoria della sorella Fanny.
In questa pagina tremolii, sincope, cambi di dinamica, di accento e di intensità caratterizzano i tre movimenti esterni e sono espressione del dolore e della disperazione che hanno incrinato la vita di Felix, fino ad allora sostanzialmente serena. In questo brano il compositore infrange tutte le regole strutturali della forma del Quartetto, in funzione espressiva. Il risultato è un lavoro di ispirazione eccezionale.
Inaugura la Stagione d’Opera e di Balletto 2024/2025
L’inaugurazione della Stagione d’Opera e di Balletto 2024/2025 del Teatro Regio di Torino avverrà sabato 23 novembre prossimo, alle ore 19, con la messinscena de “Le nozze di Figaro” di Wolfgang Amadeus Mozart. L’allestimento dell’opera più divertente e umana di Mozart, classico ed elegante, appare per la prima volta in Italia, ed è firmato dal regista spagnolo Emilio Sagi. Sul podio dell’Orchestra e del Coro del Teatro Regio debutta il Maestro Leonardo Sini. Il Coro del Regio è istruito da Ulisse Trabacchin. Protagonisti sono artisti carismatici e affermati, il Conte e la Contessa sono interpretati rispettivamente da Vito Priante e Monica Conesa, Giorgio Caoduro sarà Figaro, Giulia Semenzato intrepreterà Susanna e José Maria Lo Monaco nel ruolo di Cherubino.
L’Anteprima Giovani dell’opera, dedicata a un pubblico under 30, avverrà giovedì 21 novembre alle 19.30; seguono la Prima, sabato 23 novembre, alle 19, e sei recite fino al primo dicembre.
Primo grande capolavoro della coppia Mozart-Da Ponte, ispirato alla commedia “La folle journée, ou le Mariage de Figaro” di Beaumarchais, “Le nozze di Figaro” inaugura la Stagione 2024/2025 del Teatro Regio, intitolata “La meglio gioventù”.
“È un periodo intenso sotto il profilo dell’organizzazione eventi – dichiara il Sindaco di Torino Stefano Lo Russo – che stanno portando alla città grandi successi, come quello relativo alle ATP Finals appena concluse. Nell’arco di pochi giorni festeggeremo i 200 anni del Museo Egizio, inaugureremo il 22 novembre, proprio al Teatro Regio di Torino,tra l’Anteprima Giovani e la Prima dell’opera, il Torino Film Festival. Torino ospiterà anche la partita di rugby Italia-Nuova Zelanda e inaugureremo con “Le nozze di Figaro” una stagione del Regio che si preannuncia di grande successo; colgo l’occasione per ringraziare il Sovrintendente del Regio Mathieu Jouvin per la costante collaborazione, e gli enti pubblici e privati, in questo caso particolare Italgas, per il loro fondamentale sostegno, senza i quali sarebbe impossibile realizzare un progetto di questa portata”.
“’Le nozze di Figaro’ esemplifica nel titolo e nel contenuto la direzione artistica di tutta la stagione, intitolata “La meglio gioventù” – dichiara il direttore artistico del Teatro Regio Cristiano Sandri – una gioventù che è rappresentata non soltanto dalle opere in rassegna, ma anche dalla giovane età degli artisti. Il direttore d’orchestra de ‘Le nozze di Figaro’, Leonardo Sini, debutta proprio con questo spettacolo al Teatro Regio, il cui allestimento proviene dal Teatro Real di Madrid”.
“Le nozze di Figaro” sono per la prima volta al debutto in Italia nell’allestimento del regista spagnolo Emilio Sagi, noto per i suoi allestimenti innovativi e visivamente ricchi, spesso caratterizzati da un forte senso di realismo e da una profonda attenzione ai dettagli storici e culturali. Ha diretto produzioni di teatri di fama internazionale ed è apprezzato per la sua capacità di coniugare tradizione e modernità, mettendo in risalto le sfumature emotive e psicologiche dei vari personaggi.
“In questo allestimento Siviglia è un personaggio in più-afferma Il regista Emilio Sagi – ‘Le nozze di Figaro’ rappresenta una commedia degli equivoci, carica di erotismo, amori e disamori, di intrecci e infedeltà. Ciò non impedisce che siano presenti lo spirito della rivoluzione e la critica al regime assolutista. Risulta fondamentale che l’azione si svolga a Siviglia, poiché per gli uomini del ‘700 rappresentava un luogo esotico, che permetteva agli autori dell’opera di trasmettere quell’aria inebriante che emana l’opera. Credo che nell’opera di Mozart, con una musica così vitale, l’atmosfera sivigliana sia davvero affascinante. Ne ‘Le nozze di Figaro’ Mozart attribuisce un ruolo simbolico alle danze, con il minuetto rappresentante l’aristocrazia e il fandango più popolare e sensuale. L’atmosfera del fandango, vista come erotica all’epoca, mi ha spinto a creare un allestimento molto realistico, perché è proprio il realismo a rendere moderna l’opera. Trovo molto rivelatore che questi personaggi, ricchi di sfumature, vivano nello stesso ambiente che sia il compositore che il librettista Da Ponte hanno inventato per loro”.
Giorgio Caoduro, che è stato il più giovane dei magnifici tre baritoni dell’Accademia Rossiniana 2000, e che torna al Regio dopo “L’elisir d’amore” del 2021, parlando del personaggio che interpreterà, ha affermato che Figaro non è il vero, unico protagonista dell’opera, ma che si tratta di un’azione corale, un lavoro di squadra. Figaro non è un personaggio anagraficamente giovane, poiché ricco di storie e avventure, ma che è giovane e fresco nello spirito, prova un amore puro per Susanna e vive il senso di disillusione e ogni emozione nelle sue istanze più giovani, arricchendole di energia e entusiasmo tipici della giovinezza.
Il personaggio di Cherubino, interpretato da José Maria Lo Monaco, mezzo soprano dalla vocalità calda e agile, è un paggio dal carattere giocoso, dinamico e che è il vero deus ex machina dell’intera vicenda. Vive la sua giovinezza colmo di purezza e inconsapevolezza dei suoi stessi sentimenti amorosi. Molto nota e esplicativa è l’aria in cui dichiara: ”Non so chi sono e cosa faccio”. Le percezioni relative all’ansia e al tempo creano in Cherubino una sorta di frenesia dell’esistenza.
Il ruolo del Conte di Almaviva è interpretato dal baritono Vito Priante, apprezzato per la sua versatilità e presenza scenica. Torna al Regio dopo il grande successo del “Don Giovanni” di Mozart diretto dal Maestro Riccardo Muti. Il suo personaggio rappresenta la giovinezza perduta e rimpianta. Il Conte è presente già nella prima parte della trilogia ‘Il romanzo della famiglia Almaviva” rappresentata da “Il barbiere di Siviglia”. Il Conte non è un vero antagonista, è un uomo amato dai suoi feudatari, ed è abbastanza illuminato da trattarli in quanto suoi pari. La giovinezza perduta è per lui un problema intimo che lo porta alla perdita della ragione a causa dell’amore verso Susanna, creando una rivalità molto forte con l’amico Figaro, che sposerà quest’ultima.
“Per noi è importante aprire la Stagione con un grande titolo classico – afferma il Sovrintendente del Teatro Regio di Torino Mathieu Jouvin – fa parte di un progetto che coniuga ambizione e diversità all’interno dell’intera proposta. ‘Le nozze di Figaro’ è un’opera che rappresenta una sfida per ogni regista, in quanto la regia è già scritta e lascia poco spazio di azione. Si tratta di un’opera contemporanea, universale proprio nei temi presenti: la dinamica del potere, quella sentimentale e infine quella generazionale. I personaggi dell’opera chiedono di essere compresi nella rappresentazione di ciò che sono, notando le sofferenze alla base delle loro azioni che devono allontanarci dall’errore di giudicarli. Come già riportato dal Sindaco Lo Russo, tengo a ringraziare personalmente tutti gli enti pubblici e privati, Italgas in particolare, per un apporto senza il quale sarebbe impossibile pensare con ambizione a una simile stagione lirica”.
Mara Martellotta
“L’ultima notte di Dante” da martedì 19 all’Erba
“Tre donne intorno al cor mi son venute” ti verrebbe da citare, prendendo a prestito le “Rime”. Invece s’è infoltito di parecchio questo drappello femminile che Paolo Accossato – insegnante appassionato e storico per tesi, padre giornalista, alla sua prima prova teatrale, superati di non molto i cinquanta pronto a percorrere una strada nuova – raccoglie attorno alla figura del Sommo Poeta in questa “Ultima notte di Dante”, sul palcoscenico dell’Erba da martedì 19 (ore 21) a giovedì 21 (ore 10), doppio spettacolo il 21, ore 10 e 21. Testo avvincente e colto, un’interesse in più per chi con quella poesia abbia una più che doverosa frequenza e allo stesso tempo accessibile a quanti di tanta figura abbiano da tempo, dagli anni del liceo, abbandonato vita e versi; un’occasione per riprendere e approfondire, per una sera riascoltare – in forma tranquillamente teatrale -, tra storia tradizione e invenzione, il racconto della “notte più lunga dell’esistenza di Dante, notte che sarà anche l’ultima”, quella che trascorre tra il 13 e il 14 settembre del 1321, allorché, nel chiuso di una stanza ormai del tutto buia, attorno a lui i figli Jacopo e Pietro, in un’agonia in cui da più giorni è avvolto e si dibatte, per quelle febbri malariche che lo hanno colpito al ritorno da una ambasceria a Venezia, il poeta vede raggrupparsi attorno a sé le tante figure femminili, reali nella sua vita e storicamente e poeticamente affrontate nelle tre Cantiche (“per quanti accenni storici ci possano venire in aiuto”, s’affretta a puntualizzare l’autore).
“Ho scritto questo testo nell’estate del ’23, per passatempo e per curiosità, completamente vergine di scrittura teatrale, un personalissimo esperimento e la volontà di rendermi conto se ci potesse essere uno spessore narrativo e scenico, quale tipo di valore potesse avere. Ne ho fatto una solitaria stesura, soltanto dopo ne ho parlato con qualche allievo ed ex allievo, soprattutto con chi il teatro è abituato a farlo. Certo giocavo in casa, per passione e per gli anni ormai numerosi di insegnamento nel liceo, per il lungo guardare a una figura che raccoglie in sé, nella sua opera altissima ed enciclopedica, ogni conoscenza umana, la pienezza dello scibile, la praticità e i temi più alti, la cristianità e le leggi e la filosofia e la morale, il nostro e gli altri mondi, la bellezza di un’invenzione che lo pone al culmine dell’intera letteratura. Con molta paura e con enorme rispetto.” Un lungo percorso quello del poeta – di Durante della famiglia degli Aldighieri dal popolo di San Martino del Vescovo di Firenze -, suddiviso in otto scene, che parte dalle scarsissime notizie che si hanno della madre Bella e della sorella Tana, per arrivare a quelle egualmente deboli di Francesca e Pia e Piccarda Donati e ancora alle tante giovani donne che punteggiano la poesia di Dante, Ghirlandetta e Violetta, Montanina e la Dama del Sirventese (“diceva di amare tutte e non amava nessuna”, dirà una di queste) per giungere all’Assoluto, all’amore angelicato racchiuso nella figura di Beatrice, posta al termine del testo, dalla quale s’afferma che “tutto è questione d’amore”.
La donna e l’amore come filo rosso che attraversa le scene e i vari momenti, argomento principe e unico nell’impossibilità di racchiudere Dante e la complessità della sua intera figura, tralasciando ad esempio quel versante politico e del potere, tutto maschile, visto in un panorama di alleanze e di lotte e di corti trecentesche, “una componente unica quindi – conferma Accossato – dal momento che gran parte dell’opera di Dante è fondata sull’amore e attraverso la donna l’uomo raggiunge Dio. Dante, in un’epoca storica in cui la letteratura esprime il culto amoroso da parte di molti autori e altresì la componente maschile nelle vesti di protagonista, ha dato umanità, un volto a queste stesse donne, ha espresso la carnalità e il realismo che ce le fanno sentire vive. Ho qui voluto rappresentare un piccolo universo femminile, umanizzandolo, pur visto dentro una potente “visione”, rendendo a queste donne ogni loro importanza, chiamandole a raccontarsi e a raccontare alcune il loro dramma.”
Regista e interprete del testo di Accossato è Stefano Fiorillo, la produzione è di Torino Spettacoli. Con lui Barbara Cinquatti (Bella) e Vittoria Chiolero (Tana e Beatrice) e la partecipazione dei Germana Erba’s Talents.
Elio Rabbione
Nelle immagini: nell’opera del preraffaellita Henry Holliday “L’incontro di Dante e Beatrice” al ponte di Santa Trinita a Firenze; nell’incisione di Gustave Doré Dante e Virgilio incontrano Pia de’ Tolomei nel Purgatorio.
GLI APPUNTAMENTI MUSICALI DELLA SETTIMANA
Lunedì. Allo Spazio 211 sono di scena i TILT: Tapir!
Martedì. Al Jazz Club si esibisce il Clarissa Duo.
Mercoledì. All’Osteria Rabezzana suona la Banda Bondioli. Al Blah Blah sono di scena
Lucy Kruger & The Lost Boys. Al Jazz Club The Chicago Blues Jam !. Al teatro Concordia
suonano i Santi Francesi. Al Teatro Colosseo arriva Peppe Barra.
Giovedì. All’Hiroshima Mon Amour si esibiscono i Discoverland con Niccolò Fabi.
Alla Divina Commedia tributo a Enrico Ruggeri eseguito dagli Oggetti Smarriti. Al Folk Club
suona il gruppo di Thom Chacon. All’Osteria Rabezzana omaggio a Fabrizio De Andrè
eseguito dall’ensemble: Trail Dire e il Faber. Al Jazz Club suona la Edn Band. Al Cafè Neruda
tributo a Wes Montgomery & Jimmy Smith a cura del trio di Max Gallo.
Venerdì. Al teatro Concordia di Venaria si esibisce La Rappresentante di Lista. Al Blah Blah
suonano: Quasimacchine, Ezekiele, Varylem. Al Magazzino sul Po si esibisce Paolo Angeli.
Al Jazz Club concerto degli: One Blues For Jimi.
Sabato. Al Blah Blah suonano: Aldo, Onders, e Vea. Allo Spazio 211 si esibiscono i The Winstons.
Al Jazz Club sono di scena i Sandera.
Domenica. All’Off Topic suonano i Manitoba.
Pier Luigi Fuggetta
A 94 anni il regista ancora dietro la macchina da presa
PIANETA CINEMA a cura di Elio Rabbione
La prima immagine – ricorrerà ancora dopo – di “Giurato numero 2” sono i piatti della sempiterna bilancia e gli occhi bendati della Giustizia che da secoli dovrebbe governare il mondo, quella Giustizia che oggi, sullo schermo, sta saldamente nelle mani del vecchio Clint Eastwood – classe 1930 – che non molla la presa, l’afferra anzi con la grinta di un giovane e più che assennato autore e, arrivato alla 41ma fatica, come Ulisse tornato a casa infila con l’arco e la freccia di una alta professionalità un altro anello della sua lunghissima carriera. Confidando appieno nella già più che solida sceneggiatura di Jonathan Abrams, retta a srotolare ad ogni momento impeccabili dialoghi e giravolte narrative e personaggi di contorno con invidiabile precisione, il vecchio Clint (qualcuno ha già parlato, con questa ultima prova, di “addio al cinema”: ma chi è pronto a scommetterci con tutta la grinta che gli si legge in faccia e all’opera?) inquadra la vicenda del giovane James che l’opinione pubblica e l’avvocata dell’accusa soprattutto, in spavalda scalata all’ufficio di procuratore distrettuale, già danno colpevole dell’omicidio della compagna, ancor che tutto cominci, lui che ha precedenti per spaccio e da sempre carattere iroso, dopo un alterco in un bar conclamato a ognuno, la vittima uccisa sul ciglio di una strada, travolta da un’auto.
Sull’altro lato, Justin Kemp, giovanissimo papà in attesa e stracolmo di premure, un amore di moglie con non poche paure da accudire, un passato di alcolista ormai del tutto dimenticato, per la legge degli States (siamo a Savannah, in Georgia) scelto a essere il giurato numero 2 nel processo da cui dovrà uscire un verdetto per il colpevole James. Tutto sembra sin troppo facile, sino al momento in cui Justin, nel racconto di testimonianze e indizi, ricorda quella sera di alcuni mesi prima quando al ritorno a casa credette di aver investito con la sua macchina un animale, in tutto il buio della notte, ben visibili i segni dell’incidente. Lampi, flashback che impongono certezze. Come dietro un velo squarciato, c’è il complesso di colpa che cresce a ogni istante e una coppia che sarà presto famiglia da sostenere, c’è la volontà e la cura di raggruppare attorno a sé, lui solo nella propria idea di innocenza, con ogni dubbio e con ogni sentimento recalcitrante, tutti i propri compagni – ritorna alla mente “La parola ai giurati” di Sidney Lumet. Qualcuno immediatamente si ravvede, i molti restano arroccati sulle proprie conferme, mentre difesa e accusa incrociano le spade tra un interrogatorio e un sorriso più accomodante davanti al bancone di un bar. Possibile che – ancora una volta? – giustizia e verità abbiano a coincidere, possibile tacere pensando ad un innocente richiuso per il resto dei suoi giorni all’interno di un istituto, che cosa dovrà prevalere mentre Justin accarezza quel bambino ormai nato?
Un film di parole e di lunghi silenzi e di sguardi che vogliono dire molto, come quello che incrocia il protagonista quando qualcuno andrà a bussare alla porta di casa sua: nell’attesa che lo spettatore si costruisca, ancora con domande ancora con risposte, la storia dell’immediato domani. “Giurato numero 2”, solido quanto autentico dramma chiuso nelle aule di un tribunale, che s’allontana con un attimo di respiro all’esterno con la fotografia manichea di Yves Bélanger, è l’intricarsi di un confronto generale – con tutta la debolezza di qualcuno: “dobbiamo chiudere la discussione, ho tre figli che mi aspettano a casa” – con l’interrogativo di un uomo, è il sempre più pressante avvicendarsi di mille sospetti disseminati con i tempi giusti di una intrigante narrazione, è l’esempio alto di un’ottima costruzione, è la necessità di porre l’Uomo davanti alle personali responsabilità, è un giallo meravigliosamente prevedibile che lascia ampi spazi alla partecipazione, ai sentimenti, alle scelte che in una qualche occasione l’uomo è chiamato a fare. Mille proposte, un saggio porre domande che attendono una risposta a cui Clint ci ha abituato nel suo cammino attraversato dagli Oscar: che continua a fare, anche “con il suo ultimo film”, da grande narratore, da precisissimo quanto incorruttibile uomo di Cinema.
Allo “Spazio Kairòs” di Torino, “Onda Larsen” propone sette appuntamenti teatrali per famiglie
Dal 17 novembre al 16 marzo 2025
Sette spettacoli teatrali per mamme, papà, nonni e, soprattutto, bimbi, con “Compagnie” in arrivo da tutta Italia e articolati nell’arco di cinque mesi. La splendida proposta e l’organizzazione portano la firma dell’instancabile trio (Riccardo De Leo, Gianluca Guastella e Lia Tomatis) di “Onda Larsen”, Associazione affiliata “Arci Torino” che dal 2008 ha sede in via Mottalciata 7 a Torino, in un’area ex industriale fra Aurora e Barriera e “in una casa – dicono i tre simpaticoni– con un teatro dentro che é il ‘Circolo Arci Spazio Kairòs’” dove mettere in atto tanti progetti riguardanti il teatro e le arti performative, tante idee e “anche qualche sogno nel cassetto”. Sogni che, per fortuna, spesso si avverano. Così da domenica 17 novembre fino a domenica 16 marzo del prossimo anno, un altro “sogno” sbucato dal cassetto s’è fatto realtà. Sogno “per famiglie” e che per cinque mesi, con cadenza domenicale, proporrà allo “Spazio Kairòs” il seguente ripetitivo format: alle 16 servizio merenda e alle 16,30 tutti in sala per vivere, sin da piccoli, la magia del teatro. A seguire, lapossibilità di irrompere sulla scena, conoscere i personaggi, stringere la mano agli autori, giocare sul palco.
Il via, dunque, domenica 17 novembre con “Il lupo e la capra”, una produzione del “Teatro del Cerchio” di Parma. Lo spettacolo, progettato e diretto da Mario Mascitelli, che è anche attore insieme a Mario Aroldi, è tratto dal racconto dello scrittore giapponese per ragazzi Yuiki Kimura e narra la storia di un’amicizia nata in maniera spontanea, pur se generata da un equivoco. Durante un temporale due personaggi diversissimi tra loro (come un lupo e una capra) si troveranno a condividere storie al buio di una capanna, pensando, sia l’uno sia l’altro, di appartenere alla stessa specie. Alla fine i due diventeranno amici e si daranno appuntamento il giorno dopo per potersi conoscere alla luce del sole. Pur non potendo immaginare che cosa accadrà, il giovane pubblico si troverà a riflettere sull’importanza dell’uguaglianza e dell’amicizia, oltre i pregiudizi e i preconcetti.
“Quest’anno – spiega Riccardo De Leo, vicepresidente di Onda Larsen – abbiamo deciso di far crescere la rassegna per bambini, proponendo più spettacoli: arriviamo a sette e abbiamo scelto compagnie fuori regione, da tutta Italia. Il valore aggiunto? Finiti gli spettacoli, si può parlare con gli artisti, conoscerli e giocare sul palco senza rovinare le scenografie: così si socializza con il teatro”. Attenzione: la parola del 2024 è anche “accessibilità”: quindi “abbiamo anche scelto di creare un biglietto per famiglie, cumulativo. Un nucleo di quattro persone può venire a teatro e pagare 8 euro a biglietto, anziché 9 a ticket”.
E gli altri spettacoli? Dopo l’apertura, si continua la settimana successiva (il 24 novembre) con “Oltre l’arcobaleno” di Tita Giunta e Fabio Rossini, tratto da “Il meraviglioso Mago di Oz” di L. Frank Baum, il giorno dell’Immacolata con “A Christmas Recipe” della Compagnia cagliaritana“Effimero Meraviglioso”, il 26 gennaio con “Sgambe sghembe” della “Compagnia Enrico Lombardi / Quinta Parete di Modena”, il 9 febbraio con “I 3 minuti dell’uomo”di “Compagni di Viaggio”, il 23 febbraio con “Yoyo Piederuota” di “Santibriganti Teatro”, mentre il 16 marzo è in programma l’anteprima nazionale di “Animal perfezione?” dei Liberipensatori “Paul Valery”, un testo di Camilla Bassetti con Stefania Rosso e Cristina Argirò per la regia di Emily Tartamelli: “il testo – sempre i tre simpaticoni di ‘Onda Larsen’ – esplora le vite complesse degli animali, rivolgendosi a bambini dai 6 ai 106 anni”.
La rassegna è realizzata da “Onda Larsen”con il contributo di “Eppela + risorse’’ di “Fondazione CRT”, “Compagnia di Sanpaolo” e “Regione Piemonte”.
Per info: “Spazio Kairòs/Onda Larsen”, via Mottalciata 7, Torino; tel. 351/4607575 o www.ondalarsen.org
g.m.
Nelle foto: Mario Mascitelli e Mario Aroldi in“Il lupo e la capra”
In scena all’Alfieri, sino a domenica
Per le suggestioni che genera, per la tecnica e l’alta professionalità e la raffinatezza degli interpreti e di tutti i compagni di lavoro, per essere una ulteriore occasione di “fare cultura grazie a un balletto che continua a dimostrarsi uno dei maggiori capolavori di tutti i tempi”, “Il lago dei cigni” (fino a domenica sul palcoscenico dell’Alfieri), rappresentato per la prima volta al Bol’šoi di Mosca nel febbraio 1877 su musiche di Pëtr Čajkovskij e con le coreografie – da Marius Petipa – riprese qui insieme alla regia da Luciano Cannito, “rischia” di essere uno degli appuntamenti maggiormente appassionanti dell’intera stagione allestita non soltanto dal direttore artistico ma altresì dagli sforzi economici del Fabrizio Di Fiore Entertainment con il suo Roma City Ballet Company. Non soltanto per quel pubblico di habitué che al termine dichiarano quei doverosi e tanti “bravo” ma anche per quanti, raramente e con un certo timore, magari con stupide incertezze, s’avvicinano a una forma di spettacolo che – t’accorgi – di certo non denuncia – a fervida ragione – i decenni che ormai si ritrova alle spalle. Non nascondendoci il piacere di riascoltare ancora una volta le composizioni eterne del grande musicista (per le quali qualcuno, riportano le cronache, alla prima esecuzione azzardò “qualche momento riuscito” ma “in generale la musica è piuttosto monotona, noiosa, interessante solo per i musicisti”).
Anche perché l’antico si sposa perfettamente con il moderno, con le nuove risorse, con quella componente moderna davvero eccellente, con quei tecnicismi decisamente innovatori che trovano uno spazio luminoso sulla scena. “Il lago”, romanticamente perfetto – con la storia d’amore tra il principe Siegfried e la dolce Odette che il perfido mago Rothbart ha tramutato in cigno per aver rifiutato la sua proposta d’amore e con un nuovo sortilegio che muta la dolcezza di Odette nella perfidia di Odile -, è uno scampolo di fiaba, se vogliamo il campo più adatto per aderire con maggior realismo a quelle allegorie (personali e non soltanto) che il cinema di Ken Russell e Darren Aronofsky ha sviscerato, un mondo fatato con cui fare i conti ad ogni occasione. Non solo i costumi firmati da Silvia Califano, la scenografia virtuale soprattutto approntata da Maurizio Gaibisso, pronta a restituire in maniera smagliante la distesa d’acqua e le piante che la circondano, le ricche sale del palazzo e i giardini sontuosi e le grandi vetrate e i tanti angoli ottimamente sfruttati. L’intelligenza artificiale – per la prima volta nella storia del balletto classico – impiega nel migliore dei modi ogni mezzo di cui ha necessità un moderno allestimento, non solo registicamente svelto e accattivante ma altresì visivamente coinvolgente: qui omaggiato dalle presenze di Aya Okumura, ballerina di origine giapponese e stella del Balletto del Teatro Nazionale di Praga e di Dinu Tamazlacaru, di origini moldave e principal dello Staatsbellett berlinese, capaci entrambi di rendere perfettamente, con doti d’eccezione sottolineate dai ripetuti applausi finali, la leggerezza incantata e ogni suo contrario l’una e i differenti stati d’animo, ad ogni istante culminante della vicenda l’altro. Eccezionalità che si dimostra nei valzer e nel tempo di polacca, negli allegri e nei pas de deux, nelle diverse danze – spagnola napoletana e russa -, che coinvolgono appieno l’intero corpo di ballo del Roma City, entro il quale sono da ricordare i primi ballerini Cristiano Zaccaria e il nerissimo mago di Manuel Paruccini. A seguire, nel ripetere il successo meritatissimo della prima nazionale torinese, tournée per l’Italia.
Elio Rabbione
Nelle foto, immagini dello spettacolo “Il lago dei cigni” all’Alfieri sino a domenica.
Dal 14 al 17 novembre al teatro Studio Bunker con l’Accademia dei Folli andrà in scena un’altra Odissea, uno “squinternato sequel del poema omerico” scritto da Tiziano Scarpa.
Nella versione del teatro dei Folli, Ulisse è tornato a vivere tranquillamente a Itaca con la moglie Penelope e il figlio Telemaco. Tutto pare ritornato alla normalità e i Proci sembrano sterminati.
Con l’esperienza accumulata in vent’anni al telaio, Penelope vuole dedicarsi alla moda, magari coinvolgendo Ulisse nella sua attività. Ma uno dei Proci è sopravvissuto e sta per attaccare Itaca con una grande flotta. La famiglia deve scappare per salvarsi e nuove avventure la aspettano in mare aperto. Penelope si nasconde alla corte di una sovrana amica dove metterà alla prova il suo talento. La affianca un vanitoso aedo, consigliere d’eccezione, anche se le sue performance canore lasciano un poco a desiderare. Ulisse e Telemaco vagano da un’isola all’altra, incontrando vecchie conoscenze. Padre e figlio si confidano aiutandosi a trovare quello che cercavano.
Un’altra Odissea mescola comicità, poesia, invenzioni sorprendenti e la giusta dose di riflessione. Rimette in scena i personaggi di Omero attingendo alle loro inesauribili qualità.
Un classico, secondo la celebre frase di Italo Calvino, non ha mai finito di dirci quello che ha da dire. Si potrebbe aggiungere che non ha mai finito di ascoltarci e di dare risposte ai nostri problemi. In controluce appaiono gli scenari di oggi, i ruoli personali da reinventare, i rapporti di potere tra uomini e donne, la convivenza con le altre specie del pianeta. E l’eterno dilemma, vale la pena restare così tanto attaccati alla vita?
Un’Altra Odissea
Dal 14 al 17 novembre
Teatro Studio Bunker
Via Niccolò Paganini 0/200 Torino
Giovedì e venerdì ore 21, sabato ore 19.30, domenica ore 16.
Drammaturgia Tiziano Scarpa, regia Carlo Roncaglia.
Accademia dei Folli
Tel 3456778879
Prenotazioni@accademiadeifolli.com
Mara Martellotta
Venerdì 15, sabato 16 e domenica 17 novembre 2024 si terrà al castello di Rivoli, Museo di Arte Contemporanea, in piazza Mafalda di Savoia, la notte dei pupazzi, Puppets Night. Si tratta di un lungo e tenero weekend dedicato ai più piccini e ai loro pupazzi preferiti. L’iniziativa nasce grazie alla collaborazione tra il Dipartimento Educazione del Castello di Rivoli e SBAM – Sistema Bibliotecario Metropolitano di Torino Area Nord Ovest, nell’ambito del progetto “Nati per leggere-Piemonte”. Tutti i bambini e bambine sono invitati a portare il loro pupazzo del cuore nel pomeriggio di venerdì 15 novembre, per affidarli alle artenaute del Dipartimento di Educazione, e lasciarmi trascorrere una notte al museo, in compagnia di altri pupazzi. Naturalmente non sono benvenuti soltanto i peluche, ma anche bambole e pupazzetti di ogni tipo. Per l’occasione il Dipartimento organizzerà dei set fotografici a porte chiuse per testimoniare ciò che i pupazzi faranno di notte negli immensi ambienti del castello, tra le sale in cui sono esposti i quadri, ma anche in biblioteca, in biglietteria, bookshop, uffici e laboratori. Sabato 16 e domenica 17 novembre, quando i bambini e le bambine torneranno a riprendere i loro pupazzi potranno partecipare al “Puppets Party”, edizione speciale del “Weekend’arte” per le famiglie, con visita al museo, workshop da vivere insieme ai genitori e ai loro piccoli compagni di gioco. Infine, dal racconto fotografico, potranno scoprire le tante attività notturne dei pupazzi, un modo divertente e originale per conoscere il Museo di Arte Contemporanea nelle sue molte sfaccettature. La notte dei pupazzi si ispira alla Stuffed Animals Sleepover, una pratica diffusa negli USA e in Giappone con il nome di Nuigurumi Otomarikai, che si ritiene possa aver una valenza positiva per incentivare la lettura in famiglia. Dopo gli eventi realizzati nelle biblioteche del sistema SBAM, arriva al Castello di Rivoli in questa edizione inedita, a cura del Dipartimento Educazione, un’altra occasione per promuovere l’incontro con l’arte, la lettura e, più in generale, con la cultura, fino alla più tenera età, dai tre anni in su.
La prenotazione è obbligatoria.
Info e prenotazioni: Dipartimento Educazione Castello di Rivoli – tel: 0119565213
educa@castellodirivoli.org
Mara Martellotta