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Cercasi maschio Doc

L’avvento di internet ha portato ad un aumento degli annunci di incontri, un tempo presenti solo su carta, con uscita settimanale o mensile, ed ora aggiornati più volte al giorno, con un’offerta indescrivibile anche su tematiche particolari.

Ecco quindi che, in un attimo, siamo in grado di incontrare virtualmente migliaia di persone, selezionandole per genere, età, località ed anche gusti sessuali: qualcuno cerca una relazione seria, qualcuno un incontro mordi e fuggi, qualcuno cerca chi inserire nel proprio ménage e così via.

Al di là dell’aspetto morale, perché ciò che non è espressamente vietato è consentito, questa possibilità di incontrare (o, quantomeno, contattare) con estrema facilità dei perfetti sconosciuti nasconde alcuni pericoli anche seri.

Il primo è insito nell’anonimato di chi incontriamo: siamo sicuri che la foto rappresenti realmente le fattezze reali? Il nome, l’età e la professione sono reali? Se quando vado all’incontro mi trovo un gruppo di persone che vogliono rapinarmi o, peggio, violentarmi?

Non da meno è il rischio di incontrare realmente chi ci aspettiamo che offrendoci da bere in un locale o, se siamo così sprovveduti da andarci, a casa sua ci narcotizza con la “droga dello stupro” (benzodiazepine) per cui potrà approfittarsi di noi e, al risveglio, non ricorderemo nulla.

Ma un pericolo meno traumatico fisicamente ma che può avere ripercussioni fastidiose è il rischio che qualcuno usi il nostro contatto per commettere reati o illeciti.

Mi spiego meglio: alcuni annunci, come pure alcuni profili sui social, mostrano ragazze o donne mature in atteggiamento inequivocabile, sessualmente esplicito o che, comunque, promettono il paradiso in Terra. Cosa ci costa contattarle, chiederel’amicizia o inviare il primo messaggio? Probabilmente in risposta ci verrà inviato un link dove poter vedere le loro foto, o dove potremo vedere meglio qualcosa di loro e così via.

Ecco che cliccando su quel link abbiamo intrapreso la strada dell’inferno, non in senso morale perché ognuno è libero di gestire la propria vita secondo propri codici, ma in senso pratico, fatto di seccature, rogne, rischi.

Se il link sul quale clicchiamo contiene un trojan o un malware, avremo fornito a chi ci ha inviato il link un passaporto per entrare nel nostro PC (o nello smartphone) a curiosare sui nostri conti correnti, sulle nostre password o, non da meno, rubare la nostra identità.

A me è successo qualche settimana fa: qualcuno ha copiato il mio profilo su un social (senza però mettere la foto) chiedendo amicizia a chi era già mio amico; ovviamente i miei amici, sapendo di avere già amicizia con me, prima di accettare la richiesta mi hanno contatto perché pareva strano che io chiedessi nuovamente l’amicizia.

Peggio ancora se contattiamo una ragazza iscritta ad alcuni siti di incontri (il database che io e collaboratori usiamo contiene profili che cambiano nome e identità pur mantenendo la stessa immagine): perfette sconosciute che chiedono il contatto telegram o whatsapp per poi mandarci foto “particolari”. Peccato che spesso quelle foto contengano al loro interno file eseguibili (una specie di steganografia) o realizzati appositamente per spiare nel nostro PC.

Con questo non voglio dire che la tecnologia o la modernità siano totalmente pericolosi, da evitare; voglio solo mettere in guardia dai pericoli che, oggi più che un tempo, risiedono nei social, nei siti di incontri o negli annunci su siti per adulti.

Anni fa i rischi erano ridotti: al massimo, se ti appartavi con uno conosciuto al ballo in piazza, potevi rimediare una violenza ma decine se non centinaia di persone avevano il loro viso, la targa o altro stampati in mente; ora, specie se chi ha intenzione di delinquere è esperto, è possibile che abbia agito in modo da non lasciare tracce in rete o che, complice l’alta velocità, giunga da Milano a Torino pur avendo dichiarato di abitare in Val di Susa, rendendo molto più difficile l’identificazione e la cattura.

Cosa fare, dunque? Aprire gli occhi, consapevoli che se una donna ci contatta dichiarandosi innamorata di noi senza neppure aver visto la nostra foto vuol dire che c’è qualcosa di poco chiaro sotto; se ci arrivano mail di una tizia di nome XYZ che chiede come stiamo dopo anni che non ha nostre notizie, ma nonostante l’ottima memoria non riusciamo a ricordarla, è il caso di cancellare la mail senza indugio.

Allo stesso modo, se chiedono nostre foto al primo contatto, magari sostenendo di essere nostre concittadine e chiedendoci l’indirizzo saremmo davvero stolti a fornirglielo.

Insomma, essendo abbastanza cresciuti da non credere più nelle favole, cerchiamo di non farci più incantare dal canto delle sirene digitali; fanno leva sul nostro bisogno di affetto o di compagnia, sfruttando la nostra debolezza. Provate a dire loro che siete disoccupati e con molti debiti da ripianare: scommettiamo quanto durerà la vostra amicizia?

Sergio Motta

100 biciclette per la scuola: dono di ‘BeChildren’ a 100 bambine indiane

Al via il 14 ottobre ‘Trip To MIMA’, il viaggio a due ruote da Torino a Milano Marittima con protagonisti Edi Righi, Presidente della Onlus torinese autrice del progetto solidale ‘In Classe con la Bici’ e Cristiano Bilucaglia di ‘uBroker’.

Non c’è due senza tre. Dopo il successo delle iniziative benefiche fondate sul binomio sport e tutela dei minori andate in scena nel 2020 e nel 2023, e intitolate rispettivamente ‘Trip to Trieste’ e ‘Trip to Parma’, ecco un’altra entusiasmante avventura: ‘Trip to MIMA’.

Protagonisti di questo avvincente viaggio a pedali da Torino a Milano Marittima, saranno anche questa volta i presidenti di ‘Bechildren Onlus’ Edi Righi e quello di ‘uBroker Spa’ Cristiano Bilucaglia.

L’obiettivo di questi due ciclisti solidali è promuovere la raccolta fondi che donerà 100 bici a 100 bambine indiane che vivono nelle aree rurali dei distretti Dindigul e Pudukkottai nello stato del Tamil Nadu in India grazie al progetto formativo denominato “In classe con la bici”.

Fine dell’iniziativa è garantire l’accesso all’istruzione primaria e secondaria delle bambine e delle ragazze appartenenti alle caste più umili e più povere della società indiana. Donne ancora considerate “intoccabili” sebbene il sistema delle caste sia stato formalmente abolito. Le poche fortunate che vanno a scuola devono spesso percorrere lunghe distanze a piedi. Anche fino a 20 km fra andata e ritorno. Lo stock di due ruote che verrà donato, e che sarà corredato da relativo kit di riparazione, permetterà alle bambine di raggiungere la scuola facilmente e in sicurezza.  Evitando così numerosi pericoli, come: l’abbandono scolastico, il rischio di matrimoni precoci, lo sfruttamento minorile del lavoro e l’accattonaggio. Eguagliando così il diritto alla formazione per lo più esclusivo delle classi maschili” spiega il Presidente di BeChildren.

Che prosegue: “L’azione solidale in corso rientra in un programma più vasto. Si tratta di “Una bicicletta per la scuola” di Interlife ETS, che dal 2008 opera sul territorio indiano con numerosi progetti. Dare il proprio contributo a questa causa significa donare libertà ed emancipazione a queste future donne e, per l’occasione, abbiamo creato sulla piattaforma GoFundMe anche una raccolta fondi aperta a tutti”, conclude Edi Righi.

Sono queste le premesse che hanno dato vita a un nuovo viaggio fatto di cuore, condivisione, pedali, sorrisi e mani strette sul manubrio. Trip To MiMa” avrà luogo on the road dal 14 al 18 ottobre con la finalità di accendere i riflettori sulle condizioni di un paese lontano. Trip to Mima è un modo intelligente ed efficace per aiutare il prossimo con un piccolo gesto.

Il viaggio partirà lunedì 14 ottobre dalla sede di uBroker Spa e queste sono le tappe che affronteranno i due sportivi: 14/10/2024 Torino – Albenga; 15/10/2024 Albenga – Genova; 16/10/2024 Genova – Lodi; 17/10/2024 Lodi – Bologna; 18/10/2024 Bologna – Milano Marittima, con arrivo al Centro Congressi della rinomata località balneare dopo più di 550 kilometri.

Cristiano Bilucaglia da sempre a supporto dell’Associazione, anche con la sua azienda uBroker Spa, sostiene il nobile intento in prima persona partecipando all’impresa. Con la sua presenza vuole raggiungere tutte le persone che quotidianamente sono coinvolte con le attività di uBroker e nella sua vita privata e professionale, una rete che si è sempre attivata per dare il proprio contributo nei progetti realizzati da Bechildren a favore dei bambini di tutto il mondo in questi anni.

Le tappe previste durante il percorso, inoltre, si fanno altresì opportunità di incontro, scambio e dialogo, da vivere anche davanti a un buon un bicchiere di vino a seguito dei moltissimi chilometri macinati.

È bello fare ritorno sulle strade italiane per portare un messaggio importante. Un messaggio di futuro rivolto a bambine di terre in cui è già persin difficile ogni giorno pronunciare la parola presente. Come già fatto per Trieste e Parma, siamo davvero felici di ripetere l’esperienza. Questa volta in favore di un popolo, come quello indiano, ricco di fascino, storia e suggestione e altrettanto meritevole di attenzione. Tutto questo anche in un un’ottica di riequilibrio del divario sociale e in nome di un sano principio di redistribuzione della ricchezza che da sempre, oltre che i nostri cuori, muove anche da sempre l’agire di ‘uBroker Spa’”, chiude l’imprenditore e ciclista amatore Cristiano Bilucaglia.

PNT Solutions vince il premio “SEO Agency dell’anno”

PNT Solutions ha recentemente trionfato alla premiazione “Le Fonti Awards”, conquistando il titolo di “SEO Agency dell’anno” nella categoria “innovazione”. L’evento si è svolto presso il prestigioso Palazzo Mezzanotte a Milano, in occasione della sua Fall Edition il giorno 10 ottobre 2024.

I Le Fonti Awards sono un riconoscimento annuale che celebra le eccellenze nel mondo delle aziende e dei professionisti, con particolare attenzione all’innovazione e alla qualità dei servizi offerti: questi premi vengono assegnati a realtà che si distinguono per la loro capacità di innovare e di rispondere alle sfide del mercato, rappresentando un importante punto di riferimento nel panorama imprenditoriale italiano.

Gabriele Pantaleo, consulente SEO e fondatore di PNT Solutions, ha espresso la sua gioia ed emozione per questo riconoscimento, sottolineando che rappresenta un simbolo del duro lavoro svolto da lui e dal suo team nel corso del 2024. Il team di PNT Solutions è composto da esperti come Nino Ribaudo, web master professionista, e Ginevra Lupo, SEO copywriter.

“Questo premio è la testimonianza della dedizione e della passione che mettiamo nel nostro lavoro quotidiano. Siamo orgogliosi di essere riconosciuti per l’innovazione che portiamo nel settore SEO.”

PNT Solutions è una seo e web agency che lavora a stretto contatto con piccole e medie imprese (PMI) e professionisti, curando tutti gli aspetti della creazione di siti web e dell’ottimizzazione SEO per i motori di ricerca. Fondata nel 2021, l’agenzia si è affermata come un partner strategico per le PMI, offrendo servizi personalizzati che spaziano dalla realizzazione di siti web professionali all’implementazione di tecniche SEO avanzate.

Il team utilizza approcci innovativi e mantiene sempre un occhio attento al futuro. Tra i servizi offerti ci sono analisi e audit SEO, copywriting SEO, ottimizzazione on-page, realizzazione di siti web ed e-commerce, link building e consulenza di web marketing. Grazie a questo approccio multidisciplinare e completo, PNT Solutions è in grado di garantire risultati concreti e misurabili per i propri clienti, aiutandoli a emergere nel panorama digitale. Pantaleo ha aggiunto:

“Il nostro obiettivo è rendere il sito web dei nostri clienti una calamita per potenziali acquirenti in target, trasformandolo in uno strumento efficace per aumentare le vendite.”

Con questa vittoria ai Le Fonti Awards, PNT Solutions si afferma ulteriormente come un punto di riferimento nel panorama del digital marketing italiano, continuando a fornire servizi di alta qualità a professionisti e PMI.

Giovani under 30: “Aurora Sogna”

In “Borgo Aurora” a Torino nasce un programma, ideato da “Club Silencio”, e rivolto all’ “accrescimento” socio-culturale 

Open day, mercoledì 16 ottobre, ore 18

Inserito nella settima Circoscrizione, confinante con il “Centro Storico torinese”, il quartiere “Aurora” (comunemente noto come “Borgo Aurora”) è il più giovane fra i quartier cittadini, secondo il rapporto di ricerca “Sguardi su Aurora” realizzato da “AuroraLAB – Dipartimento Interateneo di Scienze, Progetto e Politiche del Territorio” del “Politecnico” e dell’“Università” di Torino. Non è un “quartiere facile”, con “un passato industriale – dicono i responsabili del rapporto – che ha lasciato un’eredità di ghettizzazione e una popolazione giovanile in crescita che fatica a trovare opportunità di sviluppo e punti di riferimento”. “Il quartiere – proseguono – presenta tassi di disoccupazione elevati e un’alta percentuale di giovani ‘NEET’ (Not in Education, Employment or Training), che raggiunge il 16,7%”. Situazione complessa, per fare fronte alla quale nasce “Aurora Sogna”, il progetto di “empowerment giovanile” ideato dall’Associazione Culturale“Club Silencio” che si rivolge ai “giovani under 30” che desiderano contribuire all’offerta culturale del quartiere. Lanciato in collaborazione con realtà locali che operano da anni sul territorio di “Aurora”, come Associazioni Culturali, Centri di aggregazione giovanile e Istituzioni che hanno permesso di avere una visione integrata del quartiere, “Aurora Sogna” mette a disposizione“spazi per esprimersi” attraverso la cultura e le arti, oltre a fornire strumenti pratici per l’inserimento lavorativo, valorizzando le risorse già presenti nel quartiere e mettendo in rete nuove competenze.

Il progetto verrà presentato e divulgato ai giovani (e non solo) di “Aurora”, in un “Open day” che si terrà mercoledì 16 ottobre (ore 18) presso l’“Hub della creatività”, al “Cortile del Maglio”, in via Andreis 18, a Torino.

Obiettivi di “Aurora Sogna”: “quelli di ascoltare– dicono gli organizzatori – i bisogni specifici dei giovani ‘under 30’ rispetto all’offerta socioculturale del quartiere affiancandoli affinché diventino costruttori attivi dell’‘Aurora di domani’; facilitare la costruzione di gruppi per la co-progettazione di iniziative culturali per il territorio e potenziare le competenze artistiche e artigianali dei giovani del territorio; favorire, infine, l’incontro tra giovani, realtà del panorama culturale e socioculturale del territorio e ‘stakeholder’ della ‘Città di Torino’ lavorando insieme alla narrazione dell’identità creativa di ‘Aurora’”.

In agenda, sono tante le iniziative individuate per la pratica realizzazione di questi obiettivi: dai “laboratori creativi” ai “corsi formazione” e a specifici “workshop ed eventi culturali” che si svolgeranno gratuitamente (grazie ai contributi di “Circoscrizione 7”, “Città di Torino” e “Finpiemonte – InnoSocialMetro”) nel quartiere. Sono inoltre previsti percorsi di “mentoring” per facilitare l’ingresso nel mondo del lavoro o la creazione di nuove imprese locali.

Alla prima fase, “Aurora Sogna (e ascolta)” che servirà per entrare in contatto con il quartiere e le sue istanze ascoltando le voci di chi lo vive, seguirà la residenza artistica relazionale di “Aurora Sogna (e crea)” con l’artista Roberto Alfano. Terza fase del progetto, “Aurora Sogna (e progetta)” è invece il percorso di formazione e accompagnamento per lo sviluppo di progetti culturali e socioculturali. Nel frattempo, “Club Silencio” prosegue con il lavoro in rete per ampliare la progettualità e gettare le fondamenta per la costituzione di un “Osservatorio sulle creatività” del quartiere.

E concludono gli organizzatori: “In questo modo, non solo si migliorano le opportunità per i singoli partecipanti, ma si contribuisce anche a una rigenerazione sociale e a cambiare la percezione dell’area, tanto per chi la vive quanto per chi la osserva dall’esterno”.

Per info: www.clubsilencio.it

g.m.

Nelle foto: “Aurora Sogna”, Credit “Club Silencio”

La bocciatura ingiusta configura un giusto risarcimento?

La bocciatura ingiusta configura un giusto risarcimento? Sì, vengono risarciti il primo anno di lavoro e i danni morali.

Un alunno maltrattato in classe da un professore può subire un trauma, con conseguenze negative sul proprio rendimento scolastico, fino a portarlo alla bocciatura. Questa, a sua volta, può precludere l’accesso all’università, la partecipazione a concorsi pubblici o la ricerca di un lavoro, causando un danno che necessita, ovviamente, di un adeguato risarcimento.

L’articolo 2043 del codice civile prevede infatti che «qualunque fatto doloso o colposo, che cagiona ad altri un danno ingiusto, obbliga colui che ha commesso il fatto a risarcire il danno».

Un’applicazione concreta di questa norma si trova in una recente sentenza del Tar della Liguria, che ha condannato il Miur e un Liceo Scientifico di Savona a risarcire una studentessa ingiustamente bocciata. La ragazza era stata sottoposta a una valutazione più severa rispetto ai suoi compagni e, a causa di un accanimento da parte dei docenti, era stata bocciata dopo l’esame di riparazione in matematica e fisica. Questo stress emotivo ha rallentato il suo percorso accademico e professionale e il tribunale ha riconosciuto un risarcimento di 10.000 euro in suo favore.

Non è stata accolta la richiesta di risarcire un intero anno lavorativo, ma il risarcimento è stato concesso per il ritardo di un anno negli studi universitari e nell’inizio della carriera lavorativa.
La decisione del Tar dimostra comunque che, con il giusto supporto legale e una buona dose di consapevolezza, è possibile tutelare i propri diritti!

STEFANO CALLA’

Avvocato

Litigiosità in aumento

Chiunque frequenti aggregazioni umane di qualsiasi natura, dal traffico cittadino all’assemblea di condominio, dal consiglio di classe ad una manifestazione pacifica, avrà sicuramente notato come negli ultimi anni si assista a scene di litigiosità sempre più frequenti, quasi sempre per motivi futili, con reazioni esagerate rispetto alla portata del problema, spesso coadiuvate da mezzi (coltelli, catene o altri oggetti atti ad offendere) già in possesso dell’aggressore.

Quale potrebbe essere la causa? Sull’ultimo punto sociologi epsicologi attribuiscono la causa al clima di insicurezza dilagante che le persone percepiscono, sia per quanto riguarda la sicurezza personale (microcriminalità, disoccupazione) che quella economica (se dovessero rubarmi il portafoglio non potrei arrivare a fine mese).

Sulla litigiosità sono state avanzate diverse ipotesi: qualcuno attribuisce ad un cambiamento dei costumi (genitori assenti, metodi educativi che di educativo hanno solo il nome) la maggior aggressività soprattutto dei giovani (il bullismo è comunque litigiosità) che provano un forte senso di disagio e la loro violenza è in realtà una richiesta di aiuto; le minigang sono, di fatto, un gruppo all’intero del quale ci si sente accettati, integrati anche se le attività svolte sono criminali.

Qualcuno ha osservato come, negli ultimi 5 anni, cioè dalla manifestazione del Covid con il lockdown ed i cambiamenti di abitudine imposti per legge, le persone si siano sentite come leoni in gabbia e, da allora, sfoghino la rabbia anche se causa ed effetto riguardano soggetti diversi.

Le aule dei tribunali sono intasate da processi che si potrebbero evitare usando semplicemente il buon senso, l’educazione e l’umiltà di ammettere di essersi sbagliati; le recenti norme che impongono la mediazione come fase alternativa alla causa non sempre soddisfano il bisogno di vendetta che alcuni alloggiano in sé.

Un sorpasso altrui effettuato con criteri difformi dai nostri o una precedenza negata sembrano ottime ragioni per offendere (in senso giuridico) un altro utente della strada, come pure una domanda posta da un condomino in assemblea viene subito bollata come “stupida” da almeno un altro condomino, spesso più ignorante del primo.

Nella politica, poi, assistiamo quotidianamente a domande (e quelle sarebbero normali) e critiche effettuate da persone che non sanno cosa sia un consiglio comunale, che hanno la soluzione pronta per tutto (ovviamente irrealizzabile, stante la legislazione attuale) o che hanno saputo da Tizio a cui l’ha detto Caio che probabilmente Sempronio ha detto o fatto o visto qualcosa.

I leoni da tastiera, poi, meritano un capitolo a sé. Un tempo quando nell’osteria (le nostre amate “piole”) qualcuno cominciava a dire stupidaggini gli si levava il vino, avendolo a pochi centimetri da noi; ora, che ognuno combatte la sua guerra privata da casa propria o, comunque, in posizione difesa, diventa difficile combattere ad armi pari. Mi viene spesso da pensare che qualcuno sia pagato per scrivere sui social: non si spiega altrimenti come faccia a lavorare per guadagnarsi da vivere dedicando così tanto tempo ai social.

E, naturalmente, ognuno è un tuttologo: oggi ti sanno dire, e smentire le tue affermazioni, sull’emergenza climatica, fra una settimana ti sanno prevedere la prossima eruzione del Vesuvio ma, ed è questa la vera rivoluzione, fra due settimane ti sapranno spiegare pregi e difetti delle auto elettriche, con dovizia di riferimenti all’estrazione delle materie prime, costi di smaltimento, tendenza del mercato dell’usato. E se non sei in linea col loro pensiero, ça va sans dire, vieni accusato senza mezze misure di essere schiavo del pensiero dominante, vittima del marketing o peggio.

In realtà queste persone, ad un occhio attento, risultano essere degli insoddisfatti, bisognosi di dire la loro e godersi qualche minuto di celebrità perché il loro carattere, la loro ignoranza di fondo, il loro modo ondivago di stare ora da una parte ora dall’altra, non permetterebbe altrimenti loro di essere minimamente considerati.

L’ultima categoria è quella di chi si preoccupa di questo o di quello, si arrabbia perché nessuno fa nulla ma, in realtà, è stato pompato da qualcuno a farlo, a dirlo e te lo fa notare quasi insultandoti: quando gli fai notare a tua volta che questo è stato fatto, su questo punto si è cambiato idea per i costi, perché sono cambiate le esigenze o per altro si stupisce e, ovviamente in silenzio, maledice chi l’ha mandato avanti facendogli fare la figura da abitante dello slip.

Ma presto tornerà con altre lamentele ed il gioco ricomincia. Basta non cadere dalla giostra.

Sergio Motta

Phubbing, stare al cellulare può essere antisocial

Di recente creazione, il termine inglese phubbing è la fusione tra phone (cellulare) e snubbing (snobbare).

Nella sostanza, invece, questo neologismo corrisponde alla poco gradevole attività, e in alcuni casi anche nociva, che molti compiono stando ininterrottamente al cellulare, ignorando gli altri in loro compagnia e sminuendo di fatto il valore delle relazioni concrete e tangibili.

Non si tratta di guardare ogni tanto il telefono o di rispondere alle chiamate di lavoro, ma di una attenzione permanente nei confronti dello strumento più usato del secolo che promette una vita social in costante aggiornamento, ma che spesso ci fa trascurare le persone vicine che con noi condividono spazi e tempo; con questa condotta si attua una vera e propria mancanza di considerazione nei confronti di coloro che ci vorrebbero vivere, ascoltare e parlare ed è molto probabile che si perda il contatto col mondo reale.

Al bar con un amico, a casa con i figli o anche durante un incontro di lavoro a chi non è capitato di stare con persone che dovrebbero rivolgerci l’attenzione ma che invece fissano ipnotizzati il cellulare, consultano i vari profili social, controllano ossessivamente le email o fanno shopping online? E’ molto frustrante essere in competizione con un mini aggeggio che ha il potere di annullare una conversazione, lo scambio tra individui e persino una sana discussione, ma purtroppo questa abitudine disfunzionale è sempre più frequente. Io per conto mio se capisco che la situazione sta prendendo una piega non tollerabile comincio con l’emettere piccoli sospiri, proseguo con manifestare facce seccate e, infine, con una scusa mi congedo sperando che il messaggio “ci sono anche io” arrivi diretto.

Questo non saper fare a meno di attenzionare il cellulare di continuo è a tutti gli effetti una dipendenza causata dall’ansia di essere tagliati fuori dalle notizie, dagli aggiornamenti e in generale dal circuito di internet e dei social network; si tratta di una vera e propria paura, la Fomo, in inglese “fear of missing out”. Ci sono anche altre cause per cui si ignora il mondo circostante dedicandosi quasi esclusivamente allo smartphone, per esempio la noia e, in alcuni casi più gravi, alcuni tratti della personalità che rimandano al neuroticismo che provoca instabilità emotiva e disadattamento.

“La buona notizia è che l’intelligenza sociale si può imparare, attraverso l’esperienza, l’ascolto attivo o una riflessione sugli errori compiuti o osservati negli altri”. E’ importante, facendo un passo per volta, riabilitare quella fondamentale capacità che ci rimette in sintonia con gli altri, quella attitudine sociale che ci fa connettere realmente con gli altri ponendoci in modalità di ascolto e di empatia. Un telefono per quanto smart sia non può sostituire le persone, la rete con tutti i suoi ammalianti contenuti è un luogo fittizio e limitante. Senza voler togliere i meriti a sistemi che hanno rivoluzionato la nostra vita in maniera decisamente positiva facilitando molte delle nostre attività, nulla può prendere il posto delle conversazioni in presenza, niente può sostituire lo stare insieme condividendo sensazioni, emozioni ma anche

gli scenari e l’ ambiente circostante. Qualsiasi macchina per quanto potente non può sostituire l’essere umano.

MARIA LA BARBERA

 

Fonte: Focus

Alleanza tra Museo dell’Auto, Città della Salute e Biblioteche: la cultura come risorsa per la salute

L’Azienda Ospedaliera Universitaria Città della Salute e della Scienza di Torino, su proposta della Fondazione Medicina a Misura di Donna Onlus, sigla un accordo pluriennale con il MAUTO-Museo Nazionale dell’Automobile, l’istituzione culturale di prossimità dell’azienda sanitaria, in collaborazione con il Servizio Biblioteche della Città di Torino, Abbonamento Musei e CCW-Cultural Welfare Center. Il percorso, che riguarderà tutta la cittadinanza, inizia con gli incontri di accompagnamento alla nascita in museo, per proseguire sul benessere dei professionisti della cura, risorse primarie per l’attivazione di percorsi di benessere a caduta su pazienti e cittadini e la cura della società.

 

Lorenza Bravetta, Direttore del MAUTO – Museo Nazionale dell’Automobile, ha accolto in museo Giovanni La Valle, Direttore Generale A.O.U. Città della Salute e della Scienza di Torino, Chiara Benedetto, Presidente di Fondazione Medicina a Misura di Donna Onlus- MAMD, Cecilia Cognini, Dirigente del Sevizio Biblioteche Città di Torino, Divisione Cultura, Archivio, Musei e Biblioteche, Alberto Garlandini, Presidente Associazione Abbonamento Musei, Catterina Seia, Presidente CCW Cultural Welfare Center ETS, per la firma dell’accordo finalizzato a un percorso di progettazione e realizzazione condivisa di progetti di public engagement sulla cultura come risorsa per la salute.

 

La collaborazione intersettoriale tra cultura, sociale e sanità ha un ruolo importante per la salute della comunità tanto che la Commissione europea ha inserito tra i pilastri delle proprie politiche, nel piano della Cultura 2023/2026, la relazione tra Cultura e Salute.

La Sanità è la porta maestra di contatto per avvicinare tutti i cittadini alle opportunità territoriali che contribuiscono allo sviluppo del potenziale individuale, all’aumento della resilienza alle avversità, al contrasto dell’isolamento e dei disagi emotivi.

L’A.O.U. Città della Salute e della Scienza ha colto l’invito promosso dalla Fondazione Medicina a Misura di Donna allo sviluppo di un percorso sistematico e sistemico con il Museo Nazionale dell’Automobile, l’istituzione culturale con cui confina, luogo di bellezza, senso, accoglienza, in dialogo con la natura fluviale. La prospettiva di collaborazione si basa sull’esperienza all’Ospedale S. Anna della Fondazione che dal 2011 ha varato con l’AOU un percorso di ricerca- azione su “Cultura e Salute” che ha trasformato, con processi partecipati attraverso le arti (visive, musica, poesia, teatro, danza) il volto e il clima organizzativo di un intero blocco ospedaliero e che vedrà nel MAUTO una piattaforma di sviluppo.

 

L’accordo coinvolge le BCT-Biblioteche Civiche Centrali, sia per il riconoscimento del ruolo della lettura in famiglia già dai primi mille giorni di vita, sia per la prossima apertura nella nuova biblioteca civica al Valentino con la quale disegnare sinergia. Sono a bordo Abbonamento Musei, per la diffusione delle esperienze attraverso la sua rete, e CCW come ente di ricerca.

Il primo atto sarà lo sviluppo degli incontri di accompagnamento alla nascita in Museo, per i primi mille giorni, centrali per lo sviluppo neuronale di ogni individuo e per il benessere biopsicosociale della mamma e della Famiglia.

Verranno progettate azioni che si rivolgeranno a tutta la cittadinanza, ma in prima istanza al personale sanitario e agli operatori di cura, risorse primarie per l’attivazione di percorsi di benessere a caduta su pazienti e cittadini. L’accordo costituisce un passo per lo studio dell’introduzione della Prescrizione Sociale accanto alle consuete terapie, della partecipazione regolare ad iniziative sociali e culturali, volte a rafforzare i legami sociali che riducono il rischio di vulnerabilità alle malattie.

 

Rosanna Purchia, Assessora alla Cultura della Città di Torino: “Il Progetto Nati per Leggere, in sinergia con Nati per la Cultura e grazie alla collaborazione di biblioteche e musei, si configura come un fondamentale strumento strategico per la città di Torino. Questa iniziativa mira a coinvolgere in modo capillare i territori e le comunità, raggiungendo tutti i quartieri e le famiglie, anche quelle meno abituate a frequentare i luoghi di cultura. L’accordo attuale amplia la portata delle azioni, rendendole trasversali e diffuse in tutte le zone di Torino. L’alleanza tra cultura e salute si basa su un corpus sempre più solido di evidenze scientifiche, che dimostrano come la partecipazione culturale possa sostenere lo sviluppo delle bambine e dei bambini. Essa contribuisce a prevenire malattie, migliorando il benessere fisico e mentale, promuovendo stili di vita sani e favorendo la creazione di comunità resilienti.”

 

Lorenza Bravetta Direttore del MAUTO: “Il progetto è fondamentale per il Museo Nazionale dell’Automobile anche nell’ottica di potenziare le relazioni di prossimità, verso la costruzione di una rete di nuovi pubblici, dal proprio quartiere di riferimento a tutta la Città di Torino. La contiguità con Città della Salute e della Scienza, con la futura grande Biblioteca Civica al Parco del Valentino, la relazione con il polmone verde collinare e fluviale, rappresentano per il Museo grandi potenzialità da esplorare. Il MAUTO già aderisce al programma Nati con la Cultura, Musei Family and Kids Friendly, sviluppato da Fondazione Medicina a Misura di Donna con Abbonamento Musei: il Passaporto Culturale per il primo anno di vita dei bambini e delle bambine garantisce libero accesso alle esposizioni, agli spazi e ai servizi museali e hanno reso il MAUTO luogo di accoglienza sin dai primi giorni e naturale protagonista di questo progetto”.

 

Giovanni La Valle, Direttore Generale A.O.U. Città della Salute e della Scienza di Torino: “Un importante progetto che concilia la cultura e la salute all’insegna dell’umanizzazione dei nostri ospedali per i nostri pazienti, dipendenti e tutti i cittadini. Ringraziamo il Museo Nazionale dell’Automobile, le Associazioni, la Fondazione Medicina a Misura di Donna ed il Servizio Biblioteche per la fattiva collaborazione e per la creazione di questa nuova idea di rete pubblica che vuole valorizzare la cultura alla portata di tutti”.

 

Chiara Benedetto, Presidente di Fondazione Medicina a Misura di Donna Onlus-MAMD: “Il rispondere ai bisogni e ai desideri delle donne assistite, il prendersi cura del benessere degli operatori sanitari e il diffondere la cultura della prevenzione nel campo della salute in tutte le fasi della vita sono fra gli scopi statutari della Fondazione Medicina a Misura di Donna. Nel perseguire le sue finalità la Fondazione promuove e favorisce le relazioni fra istituzioni pubbliche e private. Infatti, fin dai suoi esordi, ha lavorato per creare sinergie fra luoghi di cura, professionisti sanitari e persone assistite, musei e istituzioni culturali del territorio, al fine di favorire la salute e il benessere degli individui e della comunità. La creazione del “Passaporto culturale” per le mamme all’ultimo trimestre di gravidanza e per i/le neonati/e e le loro famiglie, nell’ambito del Progetto “Nati con la Cultura”, diventato progetto di sistema, ne è un esempio. L’accordo firmato oggi consentirà di sviluppare ulteriormente tali progettualità.”

 

Catterina Seia, Presidente CCW Cultural Welfare Center: “La promozione della salute e del benessere delle persone è alla base del concetto di “welfare culturale”, un modello integrato di benessere degli individui e delle comunità che attraverso pratiche fondate sulle arti visive, performative e sul patrimonio culturale va ad incidere positivamente sul contrasto alle disuguaglianze di salute, sulla coesione sociale, sulla lotta alla depressione e al decadimento psicofisico di tutta la popolazione dal periodo pre e perinatale alla quarta/quinta età, nonché sull’inclusione e sull’empowerment delle persone con disabilità o in condizioni di marginalizzazione o svantaggio. Il welfare culturale presuppone una relazione sistemica e sistematica di collaborazione fra professionisti di discipline diverse (sanitarie e non) e, soprattutto, una integrazione di scopo fra i sistemi istituzionali della salute, delle politiche sociali e quello delle arti e della cultura. CCW- Cultural welfare center, che nasce dal percorso di Fondazione Medicina a Misura di Donna, è il centro di ricerca nazionale che sostiene questo sviluppo.”

 

“Il mondo dei fagioli ribelli”

È appena uscito il libro “Il mondo dei fagioli ribelli”, edizioni Minerva, realizzato da Bruno Damini.

Il volume vuole fare luce sulla malattia renale cronica, grazie ad un progetto che nasce a Bologna e si estende all’intero territorio nazionale coinvolgendo attualmente le quindici associazioni della rete del Ma.Re e sette importanti nefrologie pediatriche italiane, quelle ei Bologna, Milano, Torino, Genova, Padova, Roma e Bari.

Le testimonianze di Sara e Davide, due ragazzi che hanno affrontato la malattia renale cronica grazie al trapianto del rene, aprono “Il mondo dei fagioli ribelli”. Il loro racconto di vita introducendo il lettore a come affrontare in modo innovativo le problematiche alimentari correlate a questa malattia che colpisce 30 mila bambini in Italia e 4 milioni di adulti.

Per affrontare questa patologia, di cui si parla troppo poco, e riconquistare la normalità,  l’educazione alimentare e la dieta alimentare equilibrata sono parte della terapia stessa, con un’importante funzione preventiva.

Il libro è  nato dall’esperienza di “Fagioli ribelli” un innovativo progetto di educazione terapeutica all’alimentazione, patrocinato dalla Società Italiana di Nefrologia Pedriatica e promosso dalla Rete Italiana per le Malattie Renali in età pedriatrica.

L’obiettivo è il miglioramento della qualità di vita  dei bambini con MRC e delle loro famiglie. Questo volume accompagna il bambino dallo svezzamento, alla scuola, ai momenti di socialità,  alle cure, allo sport, fino all’adulto che diverrà.

Il progetto è sostenuto da Lions Club International Foundation, Lione Club Castello di Serravalle Bononia e da una donazione in ricordo di Laura Foschini Ceresole e da Flavis, un marchio del Dr Schar.

Il progetto nasce a Bologna, si estende a tutto il territorio nazionale e coinvolge le 15 associazioni della rete del MaRe. Nell’ultimo capitolo gli chef ( tra cui due stellati Michelin) e alcuni pasticceri bolognesi propongono ricette gustose ed equilibrate, validate dalle dietista e facili da preparare a casa. Tutte le preparazioni sono tratte dai sei laboratori di educazione e formazione alimentare che sono stati realizzati fra settembre 2023e febbraio 2024 negli spazi del  Battirame 11, grazie alla collaborazione con Età Beta Cooperativa Sociale. Giornate a cui hanno partecipato tantissimi bambini e ragazzi affetti da Mrc e i loro rispettivi familiari. L’esperienza è  arricchita dagli interventi degli specialisti del comitato scientifico.

 

Mara  Martellotta

“Favole da incubo”, con la criminologa Roberta Bruzzone

Giovedì 20 ottobre ore 20.30 – sold out

Roberta Bruzzone, nota criminologa e psicologa forense, arriva al Teatro Colosseo per sorprendere il pubblico con il suo “Favole da incubo”, che ha catturato l’attenzione tanto da registrare il primo “sold out” della stagione 2024-25 del teatro di Via Madama Cristina. Con il suo modo di mescolare crimine e narrazione psicologica, Bruzzone ha già annunciato il ritorno al Colosseo il 10 aprile 2025 con una nuova e attesissima produzione: “Delitti allo specchio”.

La criminologa da sempre in prima linea contro la violenza sulle donne racconterà i casi di cronaca nera tra i più sconvolgenti degli ultimi anni. Un’analisi lucida e necessaria degli stereotipi di genere che hanno provocato queste tragedie annunciate, per sconfiggerli una volta per tutte.
I maschi sono intelligenti, le femmine sono utili. I maschi sono “progettati” per comandare, le femmine per accudire. Gli uomini devono provvedere economicamente alla famiglia e realizzarsi nel lavoro, le donne devono stare a casa. Questi sono solo alcuni degli stereotipi di genere più comuni che ancora permeano la nostra cultura. Pensate che siano in gran parte retaggi di un passato ormai superato? No non è affatto così. Gli stereotipi di genere sono tra noi, ogni giorno. E no, non sono affatto “innocui”, come molti sembrano considerarli. Attraverso la ricostruzione di alcuni casi di femminicidio tra i più sconvolgenti degli ultimi anni, Roberta Bruzzone, la cui narrazione é accompagnata da musica dal vivo, analizza i principali preconcetti culturali e sociali che hanno operato in queste vicende inconcepibili, eppure reali. Stereotipi, pregiudizi e tabù a cui hanno obbedito un po’ tutti: le vittime, gli assassini, l’opinione pubblica e perfino i media che ne hanno parlato. Il quadro
che ne emerge non è consolatorio: le idee sessiste sono ancora molto radicate, in ognuno di noi, senza distinzioni di condizione economica e culturale. Lungi dal voler giudicare, ma con lucidità e senza fare sconti a nessuno, Favole da incubo intende aiutarci a prendere coscienza di quelle voci che parlano dentro di noi, spingendoci ancora, nostro malgrado, a fare distinzioni di genere nella vita di ogni giorno. Perché la presa di coscienza è il primo, necessario passo per cominciare a scardinare questi schemi mentali e fare in modo che crimini tanto orribili non trovino più un terreno in cui mettere radici, crescere e riprodursi. Intervenire in tempo per fermare l’escalation è possibile, e soprattutto è possibile innescare quel profondo cambiamento culturale che può mettere fine una volta per tutte alla violenza sulle donne.

Con la sua presenza scenica magnetica e la capacità di mantenere il pubblico in sospeso, Bruzzone continua a rivoluzionare il modo in cui vengono raccontati i crimini, trasformando il teatro in uno spazio di riflessione e scoperta. Un appuntamento imperdibile per gli appassionati di criminologia e per chi è affascinato dai meccanismi della mente umana.

Tutte le informazioni sul sito e sui profili social del Teatro www.teatrocolosseo.it