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Giornata mondiale di preghiera, l’adesione di Noi siamo con Voi

Il movimento aderisce all’iniziativa del 14 maggio / “Si può pregare tacendo, soffrendo, lavorando, ma il silenzio è preghiera solo se si ama, la sofferenza è preghiera solo se si ama, il lavoro è preghiera solo se si ama”.

Nel solco dell’accezione dell’Amore più Grande verso il prossimo e la terra che abitiamo, il Coordinamento Interconfessionale del Piemonte fa suo l’appello dell’“Alto Comitato per la Fratellanza Umana”, composto dai capi religiosi che si ispirano al documento firmato da papa Francesco e dal grande imam di al-Azhar, Ahmed al-Tayyeb, il 4 febbraio 2019. Il 14 maggio anche per “Noi siamo con Voi” sarà una giornata di preghiera, digiuno e opere di carità per liberare il pianeta dal coronavirus. Pregheremo ad una sola voce, perché la fede preservi l’umanità, la aiuti a superare la pandemia, le restituisca la sicurezza, la stabilità, la salute e la prosperità, e renda il nostro mondo, eliminata questa pandemia, più umano e più fraterno. Un messaggio in centinaia di lingue per i fratelli, che credono nella forza della preghiera, per i fratelli in umanità.

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Il 14 maggio tutti noi siamo chiamati a riconoscere la dimensione spirituale e il valore universale che, come credenti, ma anche come persone di buona volontà, possiamo percepire in questo profondo sconvolgimento che il mondo conosce a causa della pandemia da coronavirus. Ciascuno, a prescindere dalla cultura, dalla situazione economica, dalla fede o dalla mancanza di fede religiosa, risente e sente l’immensità del grido dell’umanità sofferente, sommersa da ogni parte, angosciata e sconvolta. Nel nome di tutte le confessioni vogliamo riportare al centro delle priorità le esigenze dell’espressione di credo che, lo sappiamo, non sono secondarie a quelle di salute fisica. Dopo la pandemia, la quotidianità che ci aspetta sarà quella di una nuova consapevolezza. A chi teme che la nuova normalità consisterà nell’incertezza, nell’ansia e nella paura, noi proponiamo di ritrovare la fiducia nella preghiera, imparando a trattarci con più attenzione, con più cura, con più amore. Confidando molto anche nella graduale ripresa della pratica religiosa individuale e comunitaria nei rispettivi luoghi di culto.

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In questo senso, nell’ambito dei gruppi e movimenti che prendono parte a “Noi siamo con voi”, ha preso forma una proposta che consideriamo di grande interesse ovvero quella di dar vita a una iniziativa di preghiera, che si svolge sulla base di turni 24 ore su 24, per essere vicini a coloro che muoiono in solitudine. Si tratta di un tipo di preghiera presente nella tradizione monastica cattolica, ma che, forse per la prima volta, viene proposta in termini interreligiosi. Vi prenderebbero parte credenti delle diverse fedi, ciascuno secondo le sue modalità. Premesso che la diretta partecipazione è lasciata alla libertà degli individui e dei gruppi, riteniamo che questa iniziativa possa rappresentare un ulteriore fondamento spirituale del dialogo interreligioso.
Per chi crede, occorre prendere atto che stiamo affrontando una prova enorme anche a livello psicologico, collettivo e di fede. Il nostro modo di vivere non sarà mai più quello che abbiamo conosciuto. Ma soprattutto nulla sarà più come prima, perchè noi non siamo più gli stessi . Forse proprio questo ci salverà. Questa consapevolezza ci permetterà di affrontare con uno slancio nuovo il disastro da cui ripartire. Dobbiamo tornare ad essere come i nostri padri: spirituali, resilienti e determinati. E forse da qui si potrà costruire un futuro su basi diverse da quelle fragili del mondo che ormai abbiamo alle nostre spalle.

A nome del Coordinamento interconfessionale del Piemonte “Noi siamo con voi”
Il portavoce, Giampiero Leo

Psicosi

LA POESIA / “… Fingiamo l’appagamento in catalessi, siamo complessi ma pur sempre oppressi.”

 

Psicosi

Cos’è questa libertà che tanto millantiamo?

Che sia l’inferno o il paradiso, siamo sempre controllati da qualcuno, senza l’approvazione di nessuno ma esaltati da ognuno che si affida al buio, siamo liberi da tutti meno che da noi stessi perchè siamo privati non della mente ma del fiuto.

Fingiamo l’appagamento in catalessi, siamo complessi ma pur sempre oppressi.

 

Luca Testa

Così è la fine

IL COMMENTO  di Pier Franco Quaglieni /A “Carta Bianca” ho ascoltato le opinioni di Oscar Farinetti e di Arrigo Cipriani, due nomi che rappresentano, in misura differente per tradizione e stile, la ristorazione italiana anche a livello internazionale.

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Malgrado le evidenti assurdità di norme caotiche e nello stesso tempo molto costrittive, Farinetti si è dichiarato ottimista e soddisfatto dell’ operato del governo, ignorando gli errori, anche quelli più marchiani, commessi  nella fase  fase 1  e nella fase 2.
La fedeltà politica perinde ac cadavere porta Farinetti ad accettare tutto, compresa la regolarizzazione di 650 mila immigrati, sottovalutando la crisi profonda e forse irreversibile delle nostre imprese turistiche e ricettive. Ha sostenuto senza distinguo che a maggior ragione oggi bisogna accogliere tutti, come se la pandemia non esistesse. Cipriani da uomo libero  ha parlato  senza peli sulla lingua e ha evidenziato   chiaramente l’ impossibilità da parte della stragrande maggioranza dei ristoratori di riaprire i loro locali ed è arrivato  addirittura a paventare  un’uscita dalla Ue della Germania così come ha fatto la Gran Bretagna. Da uomo abituato a ragionare in termini internazionali  ha collocato la crisi italiana nella dimensione esatta della sua gravità anche rispetto all’Europa. Farinetti è uomo che proviene dall’apparato politico e non si è mai discostato dall’ambito provinciale in cui è nato e cresciuto. Arrigo Cipriani è il moderno Marco Polo che ha portato la cucina e soprattutto l’ospitalità veneziana e italiana nel mondo e ragiona senza vincoli politici. Il fatto incontestabile è che i distanziamenti imposti a tutta Italia  senza discernimento impediranno ai locali di aprire o li costringeranno a fallire dopo aver riaperto. Così sarà la fine dice Cipriani, ricordando che dal ‘43 al ‘45 il suo Harry’s era diventato un bivacco del marò della X Mas repubblichina. Dopo l’occupazione fu possibile riprendere il lavoro e rinascere. Oggi questa ipotesi è molto dubbia e anche l’ex Sindaco di Venezia Massimo Cacciari si detto è d’accordo con Cipriani. Il povero Farinetti  con il suo ottimismo leibniziano  vedremo cosa saprà inventare per salvare Eataly.
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Scrivere a quaglieni@gmail.com
(foto vvox.it)

Cronache della peste. L’italiano sano

Esco malvolentieri, mi dice al telefono il Gianni. Non che abbia paura di sta fuffa del corona virus… a me ste fole non le possono dar da bere… È che mi dà fastidio la gente…

Tutti questi con guanti e mascherine, che camminano strisciando lungo i muri… come neppure nella peste del ‘300…i vecchi terrorizzati. E i giovani peggio ancora… Un popolo di… Ma che dico… Questo non è più un popolo. E forse non lo è mai stato…

Condivido. L’ ho scritto sino a nauseare i miei pochi lettori (magari fossero i fatidici 25…) lo spettacolo degli italiani in questi mesi è stato, e continua ad essere indegno. E anche indecente. Con delle eccezioni, però…

… continua a leggere:

Cronache della peste. L’italiano sano

Le vignette di Mellana

CURIOSITA’ Chissà cosa fanno gli ultras del calcio in questo periodo. Picchiano la nonna, tifosa di una squadra avversaria,  per tenersi in allenamento?

Srotolano gli striscioni per le scale di casa? Gridano:”Portinaio cornuto!”,  per mantenere l’ugola calda. Comunque abbiate un briciolo di commiserazione per  chi ha l’alloggio pieno di fumogeni e non può farne esplodere nessuno.
DUBBIO Ma se lavorare da casa è smart working, cioè fare un lavoro intelligente e agile,  mio padre che era un eccellente fabbro e non avrebbe mai  potuto portarsi il lavoro a casa, faceva forse un lavoro stupido  e goffo?
CERTEZZA Sono certo che Sabin e Pasteur non hanno rilasciato ogni giorno, ma neppure ogni mese, una intervista in merito alle ricerche che stavano facendo sui vaccini. Sino a che non hanno avuto la certezza di  poter annunciare qualcosa di importante e significativamente certo, si sono ben guardati da ingenerare speranze o dubbi.
Questi di adesso sembrano soubrette da avanspettacolo la cui una soddisfazione è quella di fare una comparsata e prendere quattro applausi, da un pubblico da avanspettacolo.
Claudio Mellana

Estate ai Murazzi? Potrebbe tornare la spiaggia sul Po

L’associazione Murazzi del Po, che riunisce i gestori delle storiche arcate lungo il fiume, ha proposto al Comune di allestire per la prossima estate una spiaggia  sulle banchine nel tratto compreso tra corso Vittorio Emanuele e piazza Vittorio Veneto.

Per far riprendere il turismo qualcosa bisognerà pur inventare. a dire il vero la spiaggia torinese, già sperimentata nel 2104, complice il maltempo di allora, non aveva avuto molto successo. La sabbia, a causa della pioggia, era finita tutta nel Po, rovinando il progetto.

Ma, in attesa di disposizioni più precise da parte di Governo e Regione sugli stabilimenti balneari, l’ipotesi di replicare il progetto è da tenere in considerazione. Se si farà si dovranno prendere le dovute precauzioni: distanziamento di ombrelloni e “bagnanti”, percorsi di accesso e così via. Un po’ come in metropolitana. Si attende dunque la risposta di Palazzo Civico.

(foto Laura Pati)

Il Consiglio regionale collabora con il centro Giorgio Catti

Il Consiglio regionale del Piemonte ha stipulato un Protocollo d’intesa con il Centro Studi “Giorgio Catti” sulla Resistenza piemontese, che porta il nome del giovane studente torinese, diciannovenne esponente dell’Azione Cattolica e partigiano della Divisione autonoma Val Chisone, caduto sotto il piombo fascista a Porte di Cumiana (TO) il 30 dicembre 1944 e insignito della medaglia di bronzo al valor militare.

“Per noi fare memoria è un dovere civile – ha dichiarato il Presidente del Consiglio regionale Stefano Allasia – e quest’intesa amplia e rafforza il nostro impegno nei confronti delle giovani generazioni. La preziosa collaborazione di tutti gli enti e di tutte le associazioni, a partire dagli Istituti Storici della Resistenza Piemontesi, ci supporta in quest’opera di enorme importanza”

Salgono così a sei gli enti e associazioni che collaborano stabilmente con il Comitato Resistenza e Costituzione del Consiglio regionale, svolgendo, sul territorio piemontese, un ruolo culturale e formativo di diffusione della conoscenza storica della Resistenza, di tutela dei luoghi della memoria e di siti di particolare rilevanza per la lotta di Liberazione nella nostra regione. Il Centro Studi “Giorgio Catti”, che ha sede a Torino, affianca così la Casa della Resistenza di Verbania Fondotoce (VB),l’ Associazione Memoria della Benedicta (AL), il Comitato Resistenza del Colle del Lys (TO), la Casa della memoria di Vinchio (AT) e il Museo Diffuso della Resistenza di Torino. Anche questa convenzione, come le altre, avrà una durata di un anno. Ogni ente convenzionato, a fronte di un contributo finanziario annuale, si impegna a realizzare – nell’ambito della loro programmazione di eventi – almeno un’iniziativa congiunta con il Comitato Resistenza e Costituzione del Consiglio regionale.

L’associazione opera dal 1966 nella raccolta e valorizzazione di documenti e testimonianze sulla presenza e sul ruolo dei cattolici (religiosi e laici) nella Resistenza piemontese, italiana e europea. un lavoro prezioso che, nel corso degli anni, ha consentito la realizzazione di un importante archivio del quale è in corso il processo di digitalizzazione per favorirne la consultazione. Il Centro “Catti” svolge inoltre un’intensa attività di carattere culturale e formativo, promuovendo convegni, mostre e pubblicazioni rivolte in particolar modo alle giovani generazioni e al mondo della scuola.

La possibilità di stipulare convenzioni o intese con enti e associazioni fa parte delle prerogative del Comitato Resistenza e Costituzione del Consiglio regionale, istituito nel 1976 con apposita e specifica legge, impegnato a trasmettere valori e memoria della lotta di Liberazione, lo studio e l’approfondimento della storia contemporanea, la diffusione della conoscenza dei diritti, dei principi e dei valori della Costituzione repubblicana.

 

Marco Travaglini

Barriera: povertà e illegalità insieme diventano virus

Giardini Giuseppe Saragat, piena Barriera di Milano. Sembra d’ essere in Svizzera con l’ erba tagliata e poche persone educate che non sporcano e a debita distanza parlano tra loro

Va bene,  ma proprio in Svizzera non siamo. Sotto la tettoia un accampamento di senza tetto tra la stazione dei vigili ed il Gruppo Abele: anche loro hanno i loro diritti. Ma non starebbero bene in altri luoghi più protetti? A rigore di logica sembrerebbe di sì, ma oramai mi sfugge molto della logica. C’era la Ceat che produceva gomme e cavi. Hanno ritardato nell’adibire la zona centrale a giardino perché i sotterranei erano pieni di oli esausti, scarti di lavorazione e tanto ma proprio tanto amianto.

Si sono costruite case popolari tra cooperative e Iacp. Prima c’erano campi e piccole boite. In corso Novara la Nebiolo e Pastore porte blindate, la Scuola Bodoni – professionali –  e nel 1973 primo anno del liceo scientifico Albert Einstein con addirittura laboratori avveniristici per allora, oltre a due palestre. L’oratorio Gesù Operaio e sotto la chiesa a una palestra di Basket. Ci allenavamo ed addirittura l’Auxilium Basket Torino cominciò la sua ascesa verso la serie A giocando la serie D, poi  promossa in serie C con i mitici Fratelli Mitton istriani e pilastro del basket dei Salesiasi Torinesi. Via Ternengo è a 500 metri da corso Giulio Cesare e Corso Novara. Punto oramai famoso per gli scontri. 200 metri da piazza Foroni con luoghi di spaccio, un vero supermercato della droga. Gli esperti mi dicono che in Via Crescentino sono gli albanesi che controllano tutto. Le droghe sarebbero portate dalla Sacra corona Unita, garanzia della ‘ndrangheta, e spacciate in altre zone dalla mafia nigeriana. Uno scoop? Assolutamente no. Bastava leggere due bei romanzi di christian Frascella editati nel 2018 e 2019 ed esserne edotti. Inventore di un detective privato decisamente sgangherato che non si può permettere un ufficio ed è ospitato in una lavanderia gestita da un marocchino. Fa troppo freddo per morire e il delitto ha le gambe corte. Contrera ne è il protagonista, uomo senza qualità che ” nuota” in quei bassifondi di Barriera di Milano cercando di fare il meglio per scoprire la verità.

Una verità mai cercata dai politici che non hanno voluto vedere. Non gli conveniva. Ora l’Appendino sostiene che il pur necessario intervento di polizia è una sconfitta. Magari si fosse fatta intervenire prima? Incalza l’ex assessore della giunta Chiamparino e Fassino Ida Curti che sostiene: il principale problema della Barriera di Milano è la povertà. Verissimo, ma mi sa di giustificazione per gli errori fatti da oltre 30 anni. Se non mi sono spiegato cerco di spiegarmi con un esempio: Scampia di Napoli è un quartiere nato male e sviluppatosi ancor peggio. Barriera di Milano non è nato male ma è diventato uno Scampia di Torino. Come chi sostiene che per combattere lo spaccio bisogna combattere chi si droga. Proviamo per una volta nel ribaltare il tutto. Impediamo lo spaccio e ne limitiamo  l’uso. E poi la legalizzazione  farà il resto. Ecco il punto: chi spaccia non è povero, chi spaccia è un delinquente. Sarà banale rimarcarlo ma c’ è anche un deficit culturale di chi ha governato Torino in questi decenni. Mille gli episodi di sovrapposizione tra povertà ed illegalità diffusi. Come quell’imprenditore albanese che facendo fortuna ha comprato a prezzi stracciati 10 piccoli alloggi subito occupati. Si è rivolto alla polizia che gli ha comunicato che non era compito suo lo sgombero.

Ci ha pensato direttamente lui e ora li vorrebbe vendere per togliersi il problema, ma sono invendibili. Interessante che le forze interpolizia facciano le ronde. Orario 7 /24 come se la delinquenza operasse solo in questi orari. Liberarsi dai delinquenti vuol dire spostare il problema in altri lidi? Può anche darsi, ma almeno tentiamoci. Troppo tardi? Può anche essere, ma abbiamo l’ obbligo di tentarci. I giardini Giuseppe Saragat ora sono belli. Dimostrano che il male di Barriera è diffuso a macchia di leopardo. Ma non possiamo e non vogliamo essere ottimisti. In pericolo è sotto gli occhi di tutti con la contaminazione del male in tutte le parti del corpo. Non c’ è alternativa al presidio dell esercito 24 ore su 24 per mesi e mesi. Ad una guerra dichiarata la difesa dello Stato è legittima e doverosa. Il resto mi pare solo un palliativo per poi dire che almeno ci si è tentato. Barriera di Milano e borgo Rossini stanno morendo e da quello che mi dicono anche a Porta Palazzo la situazione è tutt’altro che sotto controllo. E la metatastasi si allarga per tutta la città contagiandola. Se c’ è qualcosa di più deleterio del coronavirus l’abbiamo trovato. Pessimista? Sicuramente e certamente sì! Ed anche, se mi permettere, stufo e stanco di essere sbeffeggiato in tutti questi anni. Non vivo più in Barriera da tanto, proprio per questi motivi. Ci sono nato e vissuto orgogliosamente e continuo ad amarla nonostante tutto. È un mio diritto vedere un deciso e radicale intervento dello Stato. Soprattutto per i cittadini di Barriera, sia che siano poveri, sia  che siano in condizioni economiche accettabili. Sia che siano nati in Italia, sia che siano nati in altri paesi.

Patrizio Tosetto

I cammini d’Italia in diretta sui social

Martedì e venerdì alle ore 18.00 appuntamento con interviste live

Non so se andrà tutto bene, né se l’emergenza ci restituirà in qualche modo migliori alla vita civile, ma d’una cosa son certo: la differenza fra un popolo e un ammasso di gente sta nella capacità di declinare il pensiero al plurale, silenziando l’“io” per dar voce al “noi”.
Enrico Brizzi per Montagne 360


All’interno dell’emergenza sanitaria tutte le attività outdoor hanno subito una battuta d’arresto, ma Duma c’anduma ha trovato il modo per proseguire: parte dal Piemonte il nuovo progetto digitale ‘a tappe’ – attraverso tutta la penisola italiana da nord a sud, dal Trentino alla Sicilia – per dar voce, spazio e visibilità ai Cammini d’Italia.

Gli appuntamenti, con cadenza infrasettimanale ogni martedì e venerdì alle ore 18:00, sono strutturati in una serie di interviste live sui social media (YouTube e Facebook) di Duma c’anduma. L’entusiamo col quale è stato accolto il progetto ha dato l’opportunità di creare un fitto calendario con appuntamenti che arrivano già fino a luglio. Protagonisti delle dirette streaming sono gli ideatori, i realizzatori e i promotori dei numerosi cammini delle regioni italiane. Un’iniziativa condivisa che ha l’obiettivo di promuovere le proposte di turismo lento a piedi (o in bicicletta) per sostenere la cultura dello slow travel in Italia e favorire i territori e le strutture attraversate da questi itinerari. Ad oggi sono già state realizzate già due dirette con i promotori del Cammino dei Ribelli tra Piemonte, Liguria, Emilia e Lombardia e del Cammino di San Francesco di Paola in Calabria. Le interviste hanno riscosso grande interesse raggiungendo un pubblico molto attivo che ha partecipato con numerosi

commenti e domande live. Le dirette con i cammini d’Italia è un progetto di Duma c’anduma. Nata ne l 2015, per idea di Gabriele Ferreri, Duma C’anduma organizza escursioni e trekking in Piemonte, Liguria e Valle d’Aosta e accompagna camminatori in viaggi a piedi in tutta Italia e nel mondo. Duma c’anduma propone, tutto l’anno, con le sue guide escursionistiche ambientali, esperienze di cammino in luoghi di alto interesse naturalistico, storico e culturale, ponendo grande attenzione alla filosofia del “camminare in gruppo”, rispettando le esigenze e le difficoltà del singolo.

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CALENDARIO DELLE DIRETTE

Martedì e venerdì ore 18.00 appuntamento con interviste live
Su YouTube https://www.youtube.com/dumacanduma
Su Facebook https://www.facebook.com/dumacanduma/

21 APR 2020
Il Cammino dei Ribelli tra Piemonte, Liguria, Emilia e Lombardia

28 APR 2020
Il Cammino di San Francesco di Paola in Calabria

5 MAGG 2020
La Magna Via Francigena in Sicilia

8 MAGG 2020
Il Cammino di Carlo Magno dal Lago d’Iseo a Ponte di Legno

12 MAGG 2020
Il Cammino Materano tra Puglia, Basilicata, Campania e Molise

15 MAGG 2020
IL Cammino della Linea Gotica da Cinquale a Pesaro

19 MAGG 2020
Il Cammino di San Nilo in Cilento

22 MAGG 2020
La Via Ghibellina da Firenze a La Verna

26 MAGG 2020
Il Cammino di San Vili in Trentino

29 MAGG 2020
La Via dei Frati da Caltanissetta a Cefalù

2 GIU 2020
La Via Francisca del Lucomagno da Costanza a Pavia

5 GIU 2020
Il Sentiero dell’Inglese in Calabria

9 GIU 2020
Il Cammino del Salento in Puglia

12 GIU 2020
La Via Valeriana da Pilzone d’Iseo a Edolo

16 GIU 2020
Il Cammino di San Cristoforo in Friuli Venezia Giulia

19 GIU 2020
Il Cammino di Santa Giulia da Livorno a Brescia

23 GIU 2020
La Via Spluga tra Svizzera e Italia

26 GIU 2020
Il Cammino Minerario di Santa Barbara in Sardegna

30 GIU 2020
Il Cammino di San Tommaso da Roma a Ortona

3 LUG 2020
La Via della Lana e della Seta da Bologna a Prato

7 LUG 2020
La Via Appia da Roma a Brindisi

10 LUG 2020
Il Cammino di San Bartolomeo da Fiumalbo a Pistoia

14 LUG 2020
Il Cammino delle Terre Mutate da Fabriano a L’Aquila

Vita di Barriera

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PAROLE ROSSE  di Roberto Placido / Nelle ultime settimane diversi articoli ed interventi, l’ultimo sul Corriere Torino di sabato 9 maggio 2020 a firma di Paolo Coccorese, si sono occupati della situazione in Barriera di Milano ed in Borgata Aurora, due dei quartieri più problematici di Torino.

L’intervista del Corriere mi ha fatto ricordare un comizio, si facevano ancora, per le elezioni europee del maggio del 2009, in Piazzetta Cerignola. Prima di iniziare, ero insieme all’allora Sindaco Sergio Chiamparino e mi sembra Sergio Cofferati, alcuni cittadini che mi conoscevano, essendo cresciuto in quel quartiere, con un fare accorato e già allora disilluso mi segnalarono tutti i problemi di convivenza e di abbandono.

Mi pregarono di fare un breve giro con loro, Via Montanaro, Via Sesia e le altre vie intorno al mercato di Piazza Foroni. Ed era chiaro agli occhi di chiunque, tranne di chi non voleva vedere, che non vedeva da anni e che ha continuato a non vedere fino ai giorni nostri. Pipì ed escrementi sulle soglie dei portoni, mini atti vandalici diffusi, una concentrazione di extracomunitari in parte dediti a traffici illeciti, spaccio ed altre cose simili. La sinistra incominciò a pagare elettoralmente quel distacco da quella che era sempre stato una parte molto forte del suo insediamento politico ed elettorale in città. Qualche anno dopo ritorno in Via Montanaro con una cara amica giornalista milanese che doveva fare un servizio per il Foglio, un sabato mattina affollato ed assolato, ci ritroviamo davanti alla sede del Partito Democratico, storica sezione di quel quartiere dal Partito Comunista Italiano fino al PD, e ricordo che ebbi da dire molto bruscamente con alcuni nigeriani che non volevano che fotografassi la “casa dello spaccio”, il retro di un palazzo di ringhiera interamente abitato da extracomunitari. Potei verificare la situazione che, se possibile, era peggiorata e cosi nel tempo quando ci ritornai su invito di alcuni ambulanti. Quando ci fu il tracollo elettorale della sinistra, a favore dei cinque stelle prima e della destra poi, non fui assolutamente sorpreso, anzi! Quei cittadini erano stati fin troppo pazienti e generosi verso la sinistra. La differenza era lampante tra gli anni della mia infanzia e prima adolescenza, fine anni ’60 e ’70, dove ci furono investimenti in case, scuole, servizi, verde pubblico ed i vari piani di recupero delle periferie della fine degli anni ’90 e primo decennio del nuovo millennio. Tra Avventure Urbane, uno dei progetti più fantasiosi, ed investimenti di soldi pubblici fatti di tante parole ed immagine e poca sostanza sui problemi veri. Come mi disse un caro amico e compagno che lì ci vive da sempre, “l’atteggiamento e l’approccio di “questi” è di chi pensa che in Barriera abbiamo l’osso al naso e ci deve spiegare come dobbiamo viverci”.

Ci siamo detti e ricordato che noi eravamo orgogliosi di abitarci. Tornando a quanto è stato scritto in questi giorni la sorpresa di leggere che c’è chi ora, a sinistra, storce il naso con l’atteggiamento classico della sinistra fighetta, di quella “gauche caviar” che tanti danni ha fatto e continua a fare, per la presenza dei blindati di esercito e carabinieri. Certo che non si risolve solo con quelli ma prima bisogna garantire un minimo di legalità. Gli assembramenti prima durante e dopo le limitazioni per il Covid 19 erano e sono principalmente di spacciatori e loro amici. Avere permesso certe concentrazioni senza controllo è una delle principali responsabilità. Non è un problema di ”abitabilità”, gli extracomunitari che si sono inseriti, come i meridionali immigrati allora, hanno un livello di adattamento e sopportazione superiore a chi spesso ne parla e chiedono solo di potere lavorare e vivere in pace tranquillamente nel rispetto delle regole. I primi ad essere danneggiati sono proprio loro. Alla “Barriera” ci sono affezionato e lì c’ho lasciato il cuore da quel lontano 14 luglio 1967 quando arrivai a Torino con la mia famiglia e come tanti altri andammo ad abitare in quel quartiere popolare. Così quando leggo in cronaca dei giardini di Via Padre D’Enza, dove ho frequentato la scuola media, mi scatta un moto di rabbia per l’abbandono in cui da decenni versa la “Barriera”. Senza un piano serio di investimenti in lavoro, servizi, asili e legalità la situazione non potrà che peggiorare. Mi sono soffermato a parlare del passato perché è impossibile parlare del presente in quanto l’attuale amministrazione, dopo avere fatto lì il pieno di voti, semplicemente non ha fatto nulla. Il prossimo anno ci saranno, almeno sono previste, le elezioni amministrative per eleggere il Sindaco e rinnovare il Consiglio Comunale ed i quartieri popolari faranno la differenza e se ne ritornerà a parlare. Urge un piano vero per quei quartieri. Alla sinistra è evidente che non possono bastare centro, collina e crocetta.