L’eredità di Montanelli
IL COMMENTO di Pier Franco Quaglieni / Gad Lerner approdato al “Fatto” perché ha rotto con Molinari e “Repubblica” adesso si esercita a scrivere su Montanelli dopo che il suo nuovo direttore ha difeso il grande giornalista, citando perfino Angelo Del Boca che ha detto che un vero razzista non avrebbe mai sposato una donna africana
Un’edizione globale, fisica e digitale, che partirà l’8 ottobre per un viaggio di 6 mesi attraverso tutti i Paesi della galassia Slow Food
Terra Madre Salone del Gusto si terrà nel 2020, proponendo un evento rivoluzionato in risposta alle nuove esigenze imposte dal Covid-19 e, a partire dall’8 ottobre e per sei mesi, coinvolgerà tutti i Paesi della galassia Slow Food, mettendo in campo tecnologie digitali, eventi fisici diffusi e nuovi format. La più importante manifestazione dedicata al cibo buono, pulito e giusto, all’ambiente e alle politiche alimentari organizzata da Slow Food, Regione Piemonte e Città di Torino non si ferma e rilancia il proprio impegno.
«Oggi più che mai è necessario lavorare per affermare nuovi paradigmi economici, ambientali, sociali più sostenibili. Trasformare la crisi alimentare innescata dal Covid-19 in opportunità per ripartire dalla terra, da un’agricoltura, ristorazione, turismo che generino benessere per il territorio e la collettività. Ancora una volta noi vogliamo farlo dando voce alle comunità che in questi mesi si sono mobilitate in tutto il mondo sostenendo i produttori di piccola scala, mantenendo vivi i sistemi alimentari locali e tutelando le persone più fragili. Terra Madre Salone del Gusto non è un evento fieristico che si può rimandare da un anno all’altro, è un momento di formazione, confronto e condivisione, in cui la rete di contadini, allevatori, pescatori, artigiani del cibo, cuochi, giovani, indigeni e migranti ritrova fiducia e coraggio, idee e soluzioni a problemi comuni. E se, nel rispetto delle norme sulla sicurezza dovute alla pandemia, i delegati non potranno venire a Terra Madre, noi porteremo Terra Madre in ogni angolo del mondo e con essa Torino e il Piemonte» dichiara Daniele Buttignol, direttore generale di Slow Food Italia, introducendo il racconto di quello che sarà Terra Madre Salone del Gusto 2020.
Un evento totalmente ripensato a partire da alcuni punti fondamentali:
– Il futuro del cibo. Alimentare un ampio dibattito a partire dalla visione di Slow Food, grazie alle voci di produttori, ricercatori, esperti e studiosi perché mai come oggi è fondamentale ragionare di cibo buono, pulito e giusto per tutti: per comprendere le cause della pandemia, avviare il cambiamento e renderlo equo e sostenibile, costruire un futuro migliore di quello prefigurato prima del Covid-19.
– La rete di Slow Food e Terra Madre. Mettere a frutto i punti di forza, i contenuti, i progetti, gli attori, l’impegno di un milione di attivisti in 160 Paesi del mondo per incidere sui comportamenti quotidiani degli individui.
– Le nuove geografie. Confermare il tema già scelto per l’edizione 2020: in questa fase storica di sovranismi, nazionalismi, muri e fili spinati, Slow Food propone nuovi paradigmi, che non parlano di barriere ma di radici, non ragionano di nazioni ma di culture; cibo senza confini politici, ma con profonde radici nei territori.
– Un nuovo evento. Terra Madre Salone del Gusto 2020 lancerà una grande rivoluzione digitale che, in un percorso di sei mesi, offrirà occasioni di incontro e confronto tra i delegati della rete e il pubblico rispetto a un nuovo modello di agricoltura, produzione, distribuzione legata al cibo.
L’edizione 2020 di Terra Madre Salone del Gusto inizierà giovedì 8 ottobre e nei successivi 4 giorni, originariamente previsti dal programma, svilupperà un ricchissimo palinsesto di eventi digitali e fisici che uniranno le migliaia di nodi della rete Slow Food con il milione di attivisti che ne fanno parte, e molte altre organizzazioni e realtà.
L’evento proseguirà nei mesi successivi con uno straordinario calendario di iniziative che in 160 Paesi del mondo interpreteranno i temi e le sfide che riguardano il futuro del cibo, del pianeta e dei suoi abitanti.
Compatibilmente con l’evoluzione delle misure di contenimento del virus e con la piena possibilità di viaggiare e organizzare eventi partecipati da un pubblico globale, la maratona di Terra Madre Salone del Gusto 2020 si concluderà ancora a Torino, dopo aver attraversato i 5 continenti, nell’aprile 2021 con la celebrazione del Congresso internazionale di Slow Food.
«Ci sono eventi che sono un simbolo per il territorio che li ha fatti nascere, ma che diventano un patrimonio collettivo oltre qualunque confine geografico. Terra Madre Salone del Gusto ne è da sempre l’esempio – sottolinea il presidente della Regione Piemonte, Alberto Cirio, insieme all’assessore al Commercio, Cultura e Turismo, Vittoria Poggio, e all’Agricoltura e al Cibo, Marco Protopapa -. E questo patrimonio ci impegneremo a tutelarlo e a valorizzarlo anche in questo anno così complesso per tutti. Dalla terra germoglia il nostro futuro. E noi vogliamo che sia un futuro da poter vivere e condividere in sicurezza, ma insieme».
Soddisfazione è stata espressa dalla sindaca Chiara Appendino e dall’assessore alle Attività produttive e al Turismo, Alberto Sacco, per la conferma che non solo Terra Madre Salone del Gusto si farà, ma che, grazie al suo nuovo modello organizzativo, metterà Torino al centro di una dimensione temporale e spaziale ancora più ampia delle edizioni passate, con un impatto altamente positivo anche sulle attività produttive e le imprese della nostra città e della regione: «Attraverso le numerose iniziative diffuse e gli eventi in digitale, la manifestazione, che inizierà in autunno e terminerà nella primavera dell’anno successivo, contribuirà a stimolare l’attenzione e a far crescere la sensibilità delle persone sulle politiche del cibo, sull’educazione alimentare, sul recupero del valore della buona tavola, sulla valorizzazione organolettica dei prodotti e sulla loro genuinità, insegnando anche a dedicare maggiore attenzione ai modi e ai luoghi di produzione di ciò che quotidianamente troviamo nei nostri piatti. Quella del nuovo modello pensato per il Salone – hanno sottolineato Appendino e Sacco – è una scelta innovativa che, in un momento di oggettiva difficoltà per l’organizzazione di eventi nella maniera più tradizionale, ha consentito di trasformare un ostacolo in una opportunità, permettendo al contempo di allargare gli orizzonti della manifestazione».
«Sarà l’edizione più grande di sempre: per numero di Paesi coinvolti, di partecipanti sia alle iniziative digitali sia a quelle fisiche, per quantità di “azioni per il cambiamento” che verranno messe in campo da centinaia di migliaia di attivisti in tutto il mondo. Dopo questi 6 mesi saremo profondamente cambiati, avremo assunto più consapevolezza nel nostro potenziale e saremo diventati più incisivi sul futuro del cibo in ogni angolo del mondo. Torino e il Piemonte saranno il cuore di questa rivoluzione dolce: dal centro della rete partiranno le proposte che attiveranno le più diverse idee e iniziative; al centro ritornerà l’energia generata da queste iniziative. Entreremo in una nuova dimensione di Slow Food e dell’evento e trasformeremo la tragedia della pandemia nella più grande spinta al cambiamento della nostra storia» conclude Paolo Di Croce, segretario generale internazionale di Slow Food.
Le principali novità e una prima parte del programma di Terra Madre Salone del Gusto 2020 saranno presentate ufficialmente a metà luglio in occasione di una conferenza stampa globale che da Est a Ovest del pianeta toccherà alcuni tra i principali Paesi coinvolti nel calendario della manifestazione.
Kengo Kuma, Oscar Farinetti, Cino Zucchi, Giuseppe Lavazza, Patrizia Sandretto Re Rebaudengo, i progetti del festival Bottom Up! e molti altri
L’architettura è connessa e nasce dal basso: al Fuorisalone Digital alcuni protagonisti contemporanei raccontano il ruolo dell’architettura nella società
Per l’evento in digitale del Fuorisalone, Fondazione per l’architettura / Torino connette Milano, Torino e il mondo
Da lunedì a domenica 15-21 giugno, la Fondazione per l’architettura / Torino è protagonista di un’ampia riflessione sul ruolo dell’architettura nella contemporaneità al Fuorisalone Digital, l’edizione online dell’evento che, insieme al Salone del Mobile, definisce la Milano Design Week. Su Fuorisalone TV, piattaforma streaming creata per approfondire attraverso il format del video alcuni aspetti del design e della cultura del progetto di questa speciale edizione digitale, la Fondazione per l’architettura / Torino presenta due serie di video: “L’architettura è connessa”, ricco palinsesto di eccellenti relatori e “Bottom Up!”, che trasferisce le riflessioni del nuovo festival dell’architettura di Torino.
La Fondazione mette in atto un dialogo sul ruolo dell’architettura in questa fase storica segnata dall’emergenza sanitaria, e che porterà a ripensare gli spazi della vita civile, collettiva e privati. Il programma, in onda per l’intera settimana dell’evento su Fuorisalone TV, dà voce a un confronto ideato da Alessandra Siviero, prima donna alla guida della Fondazione per l’architettura, con stakeholder, istituzioni e architetti, un dialogo e una nuova sinergia tra Torino e Milano, espressa dalla scelta di includere due progetti sulla città di Milano in Bottom Up!, il nuovo festival di architettura di Torino. L’archistar giapponese Kengo Kuma, il fondatore di Eataly Oscar Farinetti, l’architetto Cino Zucchi, la signora dell’arte Patrizia Sandretto Re Rebaudengo, Giuseppe Lavazza, Fabrizio Giugiaro sono alcuni dei pensieri raccolti nella serie video che indaga la funzione dell’architettura e le connessioni con gli spazi dell’arte, dell’impresa, della creazione.
“Milano e Torino sono una grande megalopoli del mondo, connessa da uno scambio permanente di conoscenza: con la partecipazione della fondazione e del festival Bottom Up! al Fuorisalone le due città si alleano per immaginare il futuro dello spazio urbano. Oggi le città si devono focalizzare sull’urgenza di una nuova sostenibilità, accelerata dal Covid19; per pensarla, gli architetti devono collaborare con tutti i soggetti della comunità al fine di migliorare la qualità della vita. Questa sinergia Torino – Milano al Fuorisalone riflette la missione della fondazione: connettere l’architettura con tutte le disciplina culturali- l’arte, il cinema, il teatro, la musica, il food – e anche l’imprenditoria, l’industria e la società civile per mettere al centro la riflessione sulla funzione degli spazi collettivi” sostiene Alessandra Siviero, Presidente della Fondazione per l’architettura / Torino.
“Oggi e nell’immediato futuro c’è urgenza di competenza, che è sempre il centro del progetto intellettuale degli architetti. Milano per Torino è una grande opportunità di futuro, un potenziale di differenze, indipendenze e peculiarità, che deve essere traino per tutto il Nord-Ovest e il paese. Gli architetti di Torino e Milano dialogano storicamente e continuano oggi con le connessioni dei due ordini, sui temi dell’urbanistica, viabilità, trasporti. Il dialogo tra Torino e Milano prosegue con questo speciale Fuorisalone in digitale, come è già in atto nel festival Bottom Up! e ci auguriamo di continuarlo in funzione del grande progetto della Casa dell’Architettura a Torino” dichiara Massimo Giuntoli, Presidente dell’Ordine degli Architetti di Torino.
Su Fuorisalone.it, dal 15 al 21 giugno, sono in programma 25 webinar, 30 ore di live talk con documentari, lezioni, interviste, anteprime di prodotto e concerti, oltre 200 video on demand, dove si inserisce la collaborazione tra la Fondazione per l’architettura / Torino e il Festival Bottom Up! con l’appuntamento su Fuorisalone TV, la piattaforma streaming e on demand creata per approfondire attraverso il format del video, il design e la cultura del progetto. La Fondazione per l’architettura presenta due serie: L’architettura è connessa e Bottom Up!, il racconto video dei progetti realizzati dal nuovo festival di architettura di Torino, curato da Maurizio Cilli e Stefano Mirti.
I video “L’architettura è connessa” rappresentano una riflessione della Fondazione per l’architettura / Torino sul ruolo sociale dell’architettura e per il superamento dell’emergenza Covid-19. La serie dà voce a un confronto con stakeholder, istituzioni e architetti, un dialogo fondamentale per la ripartenza delle attività. Eccellenti gli interventi su Fuorisalone Tv di personaggi del pensiero e dell’impresa contemporanea.
Nel dettaglio autori e temi:
⦁ Una Fondazione connessa. Intervista ad Alessandra Siviero, presidente della Fondazione per l’architettura / Torino
⦁ La casa dell’architettura. Intervista a Massimo Giuntoli, presidente dell’Ordine degli Architetti di Torino
⦁ Ricostruire il rapporto con la natura. Intervista a Kengo Kuma, architetto
⦁ L’architettura del cibo. Intervista a Oscar Farinetti, fondatore di Eataly
⦁ La città e la sua forma resiliente. Intervista a Cino Zucchi, architetto
⦁ L’alleanza tra arte e architettura. Intervista a Patrizia Sandretto, presidente Fondazione Sandretto Re Rebaudengo
⦁ L’architettura: un volano per l’economia. Intervista a Giuseppe Lavazza, vice presidente Lavazza
⦁ Architettura e cinema: due arti gemelle. Intervista a Enzo Ghigo, presidente Museo del Cinema
⦁ L’organizzazione urbana come antidoto al virus. Intervista a Gianni Arnaudo, designer
⦁ Nuovi modelli di fruizione museale. Intervista a Paolo Turati, economista, docente presso SAA e UniTo
⦁ Il rapporto tra architettura e produzione. Intervista a Giuseppe Bergesio, Amministratore Delegato IrenEnergia
⦁ Il design della messa in scena teatrale. Intervista a Lamberto Vallarino Gancia, presidente della Fondazione Teatro Stabile di Torino
⦁ Riprogettare i luoghi della socialità. Intervista ad Antonio Cussino, presidente gruppo Idrocentro
⦁ L’architettura nutre con la bellezza. Intervista a Fabrizio Giugiaro, vice presidente Giugiaro Architettura
I progetti del festival di architettura Bottom Up! e il ruolo dell’architettura secondo coloro che disegnano e gestiscono gli spazi che viviamo saranno i protagonisti della serie “Bottom Up! Il festival di architettura di Torino”, interamente dedicata ai 14 progetti dal basso di Bottom Up!, attualmente work in progress: attraverso interventi multimediali, i gruppi delle proposte selezionate dal festival daranno voce agli spazi, agli obiettivi, alle comunità e alle questioni aperte che ruotano attorno ai rispettivi disegni di trasformazione urbana. Un bel modo per ricapitolare quanto fatto fino ad oggi, chiudendo la fase digitale del festival nata in risposta al lockdown.
Nel dettaglio i progetti:
⦁ Un festival di azioni. Intervista a Eleonora Gerbotto, direttore Fondazione per l’architettura / Torino
⦁ L’idea curatoriale del festival. Intervista a Maurizio Cilli e Stefano Mirti, curatori
⦁ Risorgimento Social Club. Riprogettazione degli spazi esterni del Circolo (pergola e campo da bocce) e valorizzazione della grande tettoia incompiuta.
⦁ Miraorti. Riqualificazione dal basso della più grande area torinese caratterizzata da usi illegali: gli orti abusivi a Mirafiori sud.
⦁ Cortile Mondo. La natura si fa scuola. Una proposta per ampliare le pratiche di didattica innovativa all’esterno dell’edificio scolastico, nel giardino
⦁ Ruota di scarto. Una cucina mobile in grado di recuperare, trasformare e distribuire le eccedenze della filiera alimentare.
⦁ Wall coming! Un nuovo spazio pubblico: un teatro all’interno del carcere minorile “Ferrante Aporti” di Torino.
⦁ Convi _ Insieme a Villaretto. Una nuova Casa del Quartiere, sede di incontro spontaneo e organizzato, di attività culturali, artistiche e associative come workshop, progetti ricreativi, letture e scambi di libri, gestita da attori locali.
⦁ Lo spazio di mezzo. Riattivazione di uno spazio vuoto e sottoutilizzato in via Medici 28 per dare vita a un nuovo luogo di scambio culturale sino-italiano.
⦁ Pietra Alta. Un progetto finalizzato a migliorare la connessione del Piccolo Cinema con il quartiere attraverso la co-progettazione di nuove attività.
⦁ Forno sociale S.P.I.G.A. La creazione di un forno comunitario in Barriera di Milano, a Torino, come risposta al desiderio degli artisti di vivere l’atto della panificazione come momento di integrazione.
⦁ Stiamo freschi! Un sistema di pergole inverdite per aumentare lo spazio ombreggiato all’aperto e favorire l’utilizzo nel periodo estivo della Casa del Quartiere di San Salvario, a Torino.
⦁ Hear me. Strumenti di diffusione sonora e altoparlanti realizzati attraverso iniziative di progettazione partecipata e autocostruzione per favorire l’inclusione sociale degli utenti psichiatrici.
⦁ Corti.lì _ Spazio e tempo per essere. Un progetto per trasformare due cortili in un luogo di connessione delle persone che li abitano, realizzando un hub a forte valenza comunitaria.
⦁ Tito3 per Piazze Aperte, Milano. Una proposta condivisa per trasformare i 550 mq della piazza in giardino, serra, aula studio, palestra, cinema, teatro, cucina, salotto, laboratorio e molto altro ancora.
⦁ Un’oasi per via Pacini per Piazze Aperte, Milano. Una proposta di ridisegno di Via Pacini, un asse strategico per la città di Milano, valorizzando la sua vocazione pedonale.
La Fondazione per l’architettura / Torino è un ente che contribuisce al benessere sociale. La fondazione valorizza il ruolo sociale degli architetti e promuove l’architettura come disciplina al servizio della qualità della vita. Indaga bisogni presenti e futuri, studia risposte innovative e attua azioni concrete e contemporanee sul territorio. Stimola il cambiamento e ricerca strumenti per affrontare le sfide del futuro con responsabilità e consapevolezza. La fondazione agisce: gestisce procedure di qualità (progettazione partecipata, dibattito pubblico, concorsi, workshop di progettazione) per la trasformazione del territorio al fianco di amministrazioni pubbliche e operatori privati e sperimenta processi e progetti per fornire risposte innovative in campo sociale. La fondazione divulga: promuove un programma culturale per favorire l’accessibilità dei temi dell’architettura, del paesaggio e dell’ambiente, creando una committenza attiva, partecipe e competente. La fondazione forma: cura un catalogo formativo di qualità per architetti, paesaggisti, conservatori e professionisti che gravitano intorno ai temi dell’architettura, del progetto e della trasformazione territoriale.
“Poliedrico’ è l’aggettivo giusto per definire Paolo Gulisano, scrittore che si occupa ti fantasy, di storia e mondo celtico, con un particolare riferimento all’Irlanda, Paese che conosce in profondità. E sul suo blog, come egli stesso scrive, ‘oltre che di letteratura, di Tolkien, di Lewis, di fantasy, di Guareschi, si parla di molte altre cose’, come del fatto che è vice presidente della Società Chestertoniana Italiana, appassionato di pallacanestro, sport che ha praticato e non ha mai abbandonato, diventando poi capo degli ultras del Basket Lecco e ora segue come medico sociale della società, pur essendo da sempre un tifoso dell’Olimpia Milano, un tempo Simmenthal.
Cristiano cattolico è uomo di Fede annovera una serie di punti di riferimento dal Medioevo (Benedetto, Bernardo, Francesco, Colombano sino ai Santi dell’Ottocento e del Novecento. E’ anche collaboratore di giornali, riviste e radio. Ma soprattutto è un medico e cultore di storia della medicina. Lo scrivente lo ha conosciuto qualche anno fa quando era venuto a Casale Monferrato per presentare un suo libro dedicato all’Irlanda, in particolare sulla rivolta di Pasqua del 1916, tramite l’amica Maura Maffei, anche lei autrice di forte ispirazione cattolica e autrice di una serie di pregevoli romanzi che hanno sempre al centro o sono ambientati la terra di San Patrizio. Mai più avrebbe pensato di aver con lui uno lungo e costruttivo scambio di idee, assolutamente fuori dagli schemi, in tempi di pandemia, legato alla sua professione sanitaria, in particolare di medico epidemiologo con un’esperienza di alcuni decenni di lavoro.
Dati alla mano cosa sta succedendo, i giorni trascorrono ma il numero dei morti è alto ?
E’ uno dei dati da tenere d’occhio, insieme a quello dei posti occupati nelle terapie intensive e nelle terapie non intensive. Quello dei contagiati non è un dato attendibile perché si stima che sia maggiore.
Questo significa che la mortalità è più bassa di quella che inizialmente poteva apparire. Dai dati ufficiali il tasso di mortalità era del 12%.
L’incremento dei positivi, poi, non significa che il Covid si sta diffondendo ma che si stanno cercando i positivi e questo non deve spaventare anzi.
C’è stato un cambio di passo anche nelle cure ?
Adesso il Covid viene curato anche a casa, sono state individuate alcune terapie e questo certamente incide.
Cosa pensa del modo di affrontare questa situazione che hanno avuto i media ?
E’ stato diffuso anche del catastrofismo, al di là dell’allarme che doveva essere lanciato, della prudenza e della cautela che dovevano essere comunicati alla popolazione per affrontare questa problematica. E questo ha sicuramente generato una ulteriore paura e disagio. Epidemie come questa non devono diventare oggetto di spettacolo su televisioni, social, testate, sono eventi che invece vanno affrontati. L’Europa non si era trovata ad affrontare una situazione di questo genere ma ci sono altre aree del mondo dove la gente ci convive.
In questo periodo ho letto negli occhi delle persone tanta paura, meno però negli extracomunitari.
Scusi la domanda viene spontanea, perché un africano non si ammala o si ammala di meno ?
Innanzitutto perché è una popolazione più giovane. Da noi l’età media dei contagiati è di 62 anni, dei deceduti di 80. Poi chi viene dall’Africa sa che cosa è un’epidemia e sa come proteggersi.
Che evoluzione potrà avere questo virus ?
L’evoluzione la si vedrà, per alcuni scienziati, in particolare Giulio Tarro, si va verso l’azzeramento dell’epidemia, il professor Massimo Clementi del San Raffaele ha detto che il Coronavirus sta diventando un virus come tanti altri, molto meno pericoloso.
E se da un lato le nostre difese immunitarie vanno crescendo, dall’altro il virus è un parassita e se è letale ed uccide chi lo ospita, per lui è una sorta di suicidio.
Viene posto molto l’accendo su un vaccino …
Io mi occupo di vaccini da trent’anni. Ne ho visti nascere, certo, ma pochi. L’idea del vaccino viene sventolata come un feticcio. Non è così scontato che lo si trovi. Vorrei ricordare che ci sono tante malattie senza vaccino, nonostante gli enormi sforzi messi in campo, come l’HIV, non c’è per l’epatite C, mentre c’è per l’epatite A. Per arrivare ad un vaccino che sia efficace occorre un lasso di tempo piuttosto ampio, si devono formare gli anticorpi, non deve essere tossico. Se, in questo caso, sarà possibile ben venga, ma è meglio puntare sulle terapie, meglio implementare le cure. Se poi il Covid 19 sparisse completamente non sarebbe neanche necessario.
In questa Fase 2 si parla di convivenza con il virus, quale è dal suo punto di vista l’aspetto di maggiore importanza ?
Dovremo tenere sempre d’occhio e avere attenzione al dato epidemiologico, con un riferimento particolare ai decessi ed ai ricoveri. Il da farsi dovrà sempre essere rapportato alla situazione epidemiologica e continuare a seguire quanto è stato detto in questi mesi, da parte del Ministero della Salute e dell’Istituto Superiore di Sanità, con una cura dell’igiene personale, nel rispetto di sé e degli altri.
Ci sono anche dei riflessi psicologici su quanto è accaduto e sta accadendo? E’ stato rilevato che in questo periodo c’è stato un incremento del numero di persone che si sono tolte la vita per la paura di ammalarsi o dopo un tampone positivo. Adesso occorre cercare di evitare una pandemia di disturbi psicologici’.
Massimo Iaretti
Che errore la furia iconoclasta contro Montanelli
IL COMMENTO di Pier Franco Quaglieni / L’associazione antifascista milanese “I sentinelli”, anticipazione maschile delle sardine, sull’onda iconoclasta di un pur giusto antirazzismo,vorrebbe eliminare dalla toponomastica di Milano il nome di Indro Montanelli, abbattendone anche il non bellissimo monumento che la città gli ha dedicato.
Al via una nuova sperimentazione che impiega robot teleguidati messi a disposizione da TIM agli ospedali Regina Margherita e Sant’Anna e alla sede di CasaOz. L’iniziativa rientra nell’ambito della campagna di solidarietà digitale e di innovazione “Torino City Love” lanciata a marzo dal Comune di Torino
Robot guidati da remoto per “telepresenza” in alta definizione che consentono un contatto costante con il mondo esterno da parte delle persone che si trovano in strutture ospedaliere o di accoglienza: pazienti, mamme, minori, medici, infermieri, ostetriche, altro personale ospedaliero, familiari e anche educatori.
Il progetto è partito a Torino, dove TIM ha attivato all’interno dei reparti di Oncoematologia pediatrica dell’ospedale Infantile Regina Margherita e di Ginecologia e Ostetricia 1 universitaria dell’ospedale Sant’Anna, oltre che nella sede di CasaOz in corso Moncalieri, un innovativo servizio di “telepresenza”, cioè di video-comunicazione evoluta.
L’iniziativa fa parte della campagna di solidarietà digitale e innovazione di “Torino City Love”, alla quale ha aderito la Fondazione Medicina a Misura di Donna che ha sede all’ospedale Sant’Anna e ha fatto da ponte per l’operazione.
La piattaforma è stata avviata dal Comune di Torino per rendere disponibili gratuitamente ai cittadini soluzioni digitali innovative a supporto della sanità e delle persone attraverso la piattaforma ‘Torino City Lab’.
Grazie all’impiego dei robot, prodotti da Double Robotics (DOUBLE3) e connessi alla rete TIM, i bambini, le mamme e tutti gli altri operatori delle strutture interessate, impossibilitati a ricevere visite a causa delle disposizioni sul distanziamento sociale per il Covid-19, possono mantenere quotidianamente un contatto “umano” con i propri affetti che si trovano a casa o con alcuni specialisti operanti in altre strutture.
Più in dettaglio: per contrastare l’emergenza sanitaria, l’obiettivo del progetto di telepresenza robotizzata all’interno del reparto dell’Oncoematologia pediatrica dell’ospedale Regina Margherita è mirato a supportare i pazienti, i familiari e i professionisti sanitari e non sanitari nella comunicazione della diagnosi durante i colloqui clinici. Questo permette, ad esempio, ai genitori dei piccoli malati di essere entrambi “presenti”, seppur in videoconferenza, durante questi delicati e importanti momenti di definizione delle terapie, mantenendo in tal modo “l’umanizzazione” dell’assistenza al bambino, all’adolescente oncologico e alla sua famiglia e alleviandone così il senso di smarrimento e isolamento.
Sempre grazie ai robot, i piccoli pazienti, che aderiscono ad attività formative o ludiche proposte da CasaOz, possono anche continuare ad “avere vicino” i loro educatori e compagni di gioco, con i quali tramite gli applicativi di video chiamata ad alta definizione possono interagire, nonostante il protrarsi della loro permanenza in ospedale.
Per quanto riguarda invece il reparto di Ginecologia e Ostetricia 1 universitaria dell’ospedale Sant’Anna, attraverso il robot, il personale ospedaliero potrà porre in contatto le donne gravide o le neomamme, che vengono mantenute in isolamento a causa dell’emergenza Covid -19, con i loro cari che sono risorsa preziosa in momenti delicati.
Inoltre in Terapia Intensiva Neonatale i robot potranno consentire alla mamma ricoverata in ospedale o ai genitori che si trovano a casa di mantenersi in contatto con il loro bambino.
I robot DOUBLE 3 entrano anche a CasaOz, dove grazie alla soluzione di telepresenza ad alta definizione i piccoli ospiti delle ResidenzeOz possono videochiamare, con il supporto degli educatori, gli amici conosciuti durante le attività diurne di CasaOz, quindi bambini e ragazzi di Torino o comuni limitrofi che oggi sono costretti a stare a casa propria, non potendo frequentare la sede dell’Associazione, oppure video dialogare con i parenti lontani che, per le restrizioni dovute al Covid-19, non possono per il momento raggiungerli a Torino per fare loro visita.
TIM, oltre ad aver messo a disposizione questi innovativi apparati robotizzati connessi, ha provveduto anche a formare alcuni operatori delle strutture ospedaliere e di CasaOz nella gestione dei singoli dispositivi e garantirà, per tutta la durata della sperimentazione, che si concluderà in autunno, un’assistenza tecnica da remoto.
“Quando a marzo abbiamo iniziato a sviluppare il progetto Torino City Love una delle priorità era generare azioni e opportunità usando digitale e innovazione per aiutare le famiglie a rimanere unite e affrontare il momento di difficoltà – dichiara Marco Pironti, Assessore all’Innovazione della Città di Torino –. Sono molto felice di poter annunciare l’avvio di questa iniziativa che diventa una preziosa risorsa disponibile proprio in questa direzione, confermando ancora una volta il ruolo fondamentale dei partner tecnologici della Città nell’accompagnamento all’utilizzo dell’innovazione in modo sempre più consapevole”.
“L’innovativa soluzione di videocomunicazione robotizzata di DOUBLE3, che oggi abbiamo reso disponibile presso alcuni reparti della Città della Salute e di CasaOz a supporto del progetto Torino City Love – afferma Elisabetta Romano, Chief Innovation & Partnership Office di TIM – è il risultato dell’intensa attività di open innovation che da anni vede impegnata TIM a fianco di start up, sviluppatori e qualificati partner tecnologici, con l’obiettivo di dare impulso alla trasformazione digitale del Paese. Dalla risposta alla crisi può venire una innovazione duratura nel tempo”.
“A fronte dell’emergenza Covid-19 l’Oncologia pediatrica ha dovuto immediatamente cambiare le proprie policies, limitando l’assistenza al paziente malato a un solo genitore e sospendendo la proposta di qualsiasi attività ludico-ricreativa, costringendo i pazienti a un isolamento sociale ancora più severo. Il progetto di Telepresenza Robotica di TIM si inserisce a pieno titolo tra le attività in grado di supportare i pazienti e i familiari ospedalizzati – spiega la professoressa Franca Fagioli, Direttore della Struttura Complessa di Oncoematologia pediatrica – e supporterà i professionisti nelle comunicazioni di diagnosi e nei colloqui clinici in corso di terapia. Si tratta quindi di un progetto dall’alto carattere innovativo che offrirà ai pazienti e alle loro famiglie percorsi di umanizzazione dedicati e altamente personalizzati”.
“Il parto rappresenta di per sé non soltanto un importante evento “personale” per la donna, ma anche un evento ”sociale” che coinvolge la rete dei rapporti affettivi più stretti e fa sì che la comunicazione diretta con i propri cari, che ha dimostrati benefici psicologici e biologici, dia sicurezza e diventi una importante risorsa nel percorso di cura. Purtroppo, nel corso di questi mesi, l’emergenza Covid-19 ci ha costretti ad interrompere la possibilità di comunicazione personale diretta con il nucleo famigliare, soprattutto nel caso delle donne positive o sospette tali. I robot di TIM rappresentano una grande opportunità per superare tali barriere. Inoltre, l’inserimento di questa interessante innovazione tecnologica nei nostri reparti potrebbe aprire importanti prospettive per allargare le possibilità di comunicazione tra strutture, personale sanitario, pazienti e mondo esterno” commenta la professoressa Chiara Benedetto, Direttore della Struttura Complessa Universitaria di Ginecologia e Ostetrica 1 dell’ospedale Sant’Anna e Presidente della Fondazione Medicina a Misura di Donna, Ente che si occupa di umanizzazione della cura e dei suoi luoghi.
“Abbiamo ritenuto davvero utile collaborare con TIM – dichiara Enrica Baricco, Presidente di CasaOz – per garantire affiancamento e sostegno alle famiglie di CasaOz durante e dopo il periodo di cura di cui necessitano. Pensiamo che sia davvero importante essere di supporto alle famiglie che subiscono un maggiore isolamento, soprattutto in questo momento, e che quindi mostrano ancora più vulnerabilità. Ecco perché la sperimentazione di TIM si inserisce in un programma di digitalizzazione del servizio di CasaOz per permettere di raggiungere, sia oggi sia in futuro, un maggior numero di destinatari”.
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Lo sconcio di Parco Michelotti
Dire che il degrado avanza a falcate è usare un eufemismo. Parco Michelotti, lungo il Po: che disastro. Uno dei più incantevoli posti della nostra città allo stato brado. Strutture senza tetto ovunque, sporcizia ovunque.
Siamo stati inutili profeti nel sostenere quattro anni fa che la situazione sarebbe peggiorata. Saranno contenti quelli che, appunto anni fa, manifestava contro l’uso privato del Parco pubblico. Ci si sono fiondati i pentastellati ed il nulla impastato con il niente si è palesato. Che ricordi con lo Zoo, poi con Experimenta e le feste della sinistra sbrindellata, ma pur sempre
Feste.
Oggi degrado, degrado, degrado. Mi viene da singhiozzare. Quando arrivo in piazza Crispi piango a dirotto. Accampamento Rom. Sono stato politicamente corretto, ma la sostanza non cambia. Io ho pianto una sola volta, residenti e ristoratori o commercianti piangono tutti i giorni. Arrivano da Napoli trovando maggior lavoro in Barriera. Piccoli furti e piccoli ricatti, e ragazzi Rom che circondano altri ragazzini per minacciarli. Insomma tutto nella norma. Carabinieri? Forze dell’ordine? Vigili Urbani? Fanno quel che possono, cioè poco o niente. Sicuramente non per volontà, ma per possibilità. Chi proprio non ci sta e non si dà per vinto è il padrone della Pizzeria Don Gennaro, tutti i giorni fa una telefonata di denuncia agli organi competenti. Esiste un numero e un nucleo dei Carabinieri che si occupa dei Rom. Ormai non gli rispondono neanche più. Le prime volte, gentilmente gli facevano presente che nulla potevano. Piazza Crispi era uno dei cuori pulsanti di Barriera. Oggi, quando va bene, due banchetti di frutta e verdura. Che tristezza. Era talmente commerciale che la Banca SanPaolo fece una vantaggiosissima offerta economica al PCI di Barriera. Prima c’era un basso fabbricato di legno. Al suo posto un palazzone di 6 piani e la sede della Banca di zona. Intorno, mille attività artigianali. Non si vive di ricordi. Ma almeno ci fa un po’ respirare, visto che in questo presente proprio non ci riconosciamo. Tra le altre cose da Don Gennaro si mangia proprio bene, ed il servizio è buono. Se ricordo bene è una costola di Gennaro Esposito che con Cristina sono tra le prime pizzerie storiche di Torino. Mangiare bene rende felici, non bisogna esagerare, un po’ come tutte le cose, in medio stat virtus, con senso del limite. In Barriera come al Parco Michelotti non c’era felicità tra le persone, e si è abbondantemente superato il limite. Non puoi e non devi convivere e sopportare simili comportamenti. Ne va anche della loro dignità, come della nostra. Basterebbe applicare quattro regole di elementare convivenza per ritornare ad essere, se non felici, almeno sereni. Ma sembra proprio che vogliamo l’impossibile.
Patrizio Tosetto
Distanziamento
Sembra essere stato profetico il lapsus freudiano introdotto dal governo con l’uso, secondo me improprio, dell’aggettivo “sociale” accanto al termine “distanziamento”, vocabolo di cui, durante tutti questi mesi di lockdown ed anche tuttora si continua a parlare come uno strumento fondamentale per la prevenzione del contagio da Covid 19.
Come sarebbe stato più appropriato, ritengo, invece, parlare di necessità di “distanziamento fisico”, espressione che implica, appunto, una distanza fisica, ma non psicologica tra gli individui.
Ma in fondo penso che la pandemia da Coronavirus abbia semplicemente accelerato ciò che già stava avvenendo prima, il fenomeno dell’assottigliarsi dei rapporti umani e di solidarietà autentici.
Ed allora i nostri governanti, che sotto tanti aspetti, secondo me, in questi mesi di emergenza Covid 19, hanno peccato, forse, inconsapevolmente, hanno anticipato, con l’uso dell’espressione di “distanziamento sociale”, ciò che sarebbe accaduto e che era già, in un certo qual modo, scritto nelle premesse. In quella premesse di un’epoca pre Covid, orientata all’individualismo più spinto, all’interesse verso il proprio particolare, al puro egoismo, in una società in cui valori come famiglia e patria sembrano essere sempre più desueti.
Mara Martellotta