società

Empatia. Sentire, comprendere e accettare gli altri senza giudicare

“Ti capiva fin dove volevi essere capito, credeva in te fin dove ti sarebbe piaciuto credere in te, e ti assicurava di avere ricevuto da te esattamente l’impressione migliore che speravi di dare” diceva Francis Scott Fitzgerald. Questa è l’empatia, l’ inestimabile capacità di accogliere e sentire l’altro, di comprendere le sue emozioni e conoscere la sua esperienza senza calarsi nel giudizio o attivare una valutazione. 

E’ una facoltà abbastanza in controtendenza con il contemporaneoin contrasto con uno scenario sociale e culturale dove l’autocelebrazione, la continua competizione e l’egocentrismo sono le nuove virtù di riferimento e dove ascoltare l’altro anteponendo i suoi bisogni ai nostri, seppur episodicamentesembra un indicatore di  antiquata debolezza. Tuttavia qualcosa si è mosso, proprio in questo ultimo periodo questa gentildonna vestita di altrui sensazioni e conoscenza si è presentata alla nostra porta. L’esperienza di questo virus vissuta in condivisione,  la chiusura, il senso di impotenza, l’incertezza e il disorientamento che questo “veleno” ha portato con sé hanno stimolato la nostra capacità di  “coinvolgimento empatico”. Eravamo tutti lì, e parzialmente lo siamo ancora, a riorganizzarci la vita, il tempo, il lavoro, praticando rinunce e aspettando pazientemente che tutto finisse. Questa avventura ci ha costretto a “sentirci” di più, ci ha messo in una inedita posizione di comprensione.

Sapevamo perfettamente cosa provavano gli altri, in che situazione fossero, quali erano le difficoltà giornaliere da affrontare, sia emotive che pratiche. Bisogni, speranze, frustrazioni e nuove strategie di sopravvivenza ci hanno unito inevitabilmente e collocato sulla stessa lunghezza d’onda.Ecco cosa è l’empatia, non solo la capacità di “mettersi nei panni dell’altro”, ma avere ugualmente cognizione di ciò chel’altro sta vivendo, possedere le informazioni necessarie che ci garantiscano di poter  comprendere appieno la sua condizione di vita. Non solo implicazioni di tipo emotivo o sentimentali dunque, ma anche un impegno di tipo cognitivo, come afferma Lori Gruen autrice del bellissimo libro “La terza via dell’empatia”, e un lavoro continuo di aggiustamento e “calibrazione” del nostro esercizio empatico.

Pensare infatti che l’attività percettiva di cui siamo detentori sia innata o  esclusivamente connaturata è un errore, quest’ultima necessita di un lavoro giornaliero di ricerca, di sintonizzazione e rivisitazione, questo per non cadere in una eccessiva complicità sensoriale, tipica delle persone molto sensibili, o scadere, al contrario, nella completa e mancata identificazione e immedesimazione con il prossimo. Questa “percezione morale” va alimentata dunque, nutrita e sviluppata. Una mano ce la possono dare gli animali afferma la Gruen,che, capaci molto più di noi di entrare in comunione percettiva con i loro simili, sono in grado di partecipare emotivamente alla loro vita soddisfacendo così bisogni di assistenza e vicinanza. La loro spiccata  predisposizione allosservazione del comportamento altrui e la conseguente spinta all’ identificazione li rende maggiormente empatici degli appartenenti alla categoria del genere umano.

Dalla nostra storia recente dunque, dai fatti che ci hanno reso protagonisti involontari e impauriti, si rende necessario comprendere che abbiamo bisogno di empatia, di reciprocità, di scambio emotivo e conoscitivo. Al netto di ogni retorica e lungi dal conseguimento di facili adesioni cariche di sentimentalismi, dobbiamo convincerci che viaggiare abbandonati sul nostro binario, escludendo dalla nostra vita ogni corrispondenza con l’altro da noi, non può che portaci ad una malinconica solitudine.

Maria La Barbera

Quell’8 marzo Anni 6O tra fiori alla maestra e fiabe di sinistra

L’8 marzo ha segnato la mia vita profondamente… e da quando mi ricordo non era così popolare all’ inizio degli anni 60: “roba da comunisti” insomma, e persino trovare le mimose era una impresa. Tant’è che mia madre le ordinava prima dalla fioraia: missione portare i fiori alla maestra.
Ammetto, che vergogna. Alla Gabelli superavamo i mille alunni. Ebbene l’unico che si presentava con i fiori ero io. Diversità, di una diversità marcata fino al midollo. Dopo ne sarei diventato orgoglioso… ma molto tempo dopo. Mia madre era una femminista ante litteram. Iscritta alla Udi, Unione donne italiane. Non mi ricordo se il giornale Noi donne fosse settimanale o mensile. Mi ricordo di Atomino, atomo impazzito e diventato per l’impazzimento pacifista. Inventato dal quel genio intellettuale di Gianni Rodari.  Fiabe di sinistra, incredibile, no? C’erano anche le fiabe di sinistra, ma forse tutte le fiabe sono di sinistra perché finiscono bene. Prima del 68 col cavolo che gli studenti universitari o medi disertavano le lezioni per partecipare al corteo dell’8 marzo.
Ero un ragazzino e vedevo  nelle ragazzine la loro bellezza, soprattutto belle dentro. 1975, Patrizia responsabile di zona Vanchiglia della Fgci. Innamoramento a prima vista. Durò non tanto ma  fu intenso. O Antonella che  ebbe ” l’ardire ” di diventare mia moglie e Madre di Alice. Gonnellone a fiori e zoccoli olandesi, stile “io sono più a sinistra di te”, Patrizio. Ed ancora adesso critica, amabilmente, il mio moderatismo. Si usciva dalla adolescenza. Tutto il bello diventava possibile. Con cortei non solo per urlare ma anche per parlare e conoscersi. Magari scambiarsi i numeri di telefono o raccontarsi l’ultima riunione, l’ ultima assemblea a scuola o l’incredibile emozione nell’essere entrati nella fabbrica dove gli operai non volevano essere licenziati.
Crescere ed andare al corteo con la figlia Alice. Crescere vedendo che i tempi cambiavano e le cose non erano come le avevamo sperate. Poi nel 92 conobbi Paola, attuale moglie che mi ha “regalato” Sara. Paola bellissima e giovanissima e nel 93  lei stava a Biella ed io a Torino. Euroflora, e quell’ anno feci recapitare una pianta di mimose alla suocera Olga. Immancabile telefonata di ringraziamenti. Sai, mi disse Olga: qui in casa non si usa regalare mimose all’8 marzo. Con Paola ho aggiunto alle mimose un’orchidea.  Mi sono imborghesito?
Forse….o….magari  si, mi sono proprio imborghesito vedendo prima Alice e poi Sara a laurearsi a pieni voti. Sono stato e sono un uomo fortunato. Ma, forse,  non solo. Magari per quello che mi è stato possibile un buon compagno. Una cosa è certa: ho cercato di essere un buon padre. E gli ottimi risultati di Alice e Sara mi confortano. E loro mi hanno superato in bellezza e capacità. Forse  anche perché quella piccola donna di nome Maria, mia madre, mi mandava a scuola con le mimose per la maestra. Anzi , più precisamente mi mandava a scuola per la donna maestra. Per apprendere un mondo dove donne e uomini erano e dovevano essere uguali con uguali diritti. Finendo:  grazie a tutte  ” le mie donne” che mi hanno reso migliore di quello che ero.
Buon 8 marzo per tutte le donne. Per le palestinesi e le israeliane. Alle donne ucraine e donne russe. Retorica? No voglia di continuare a dire: per un mondo migliore con l’eguaglianza. Continuare a volere un mondo diverso da quello che è. E soprattutto fare qualcosa affinché questo mondo migliori.
L’8 marzo è una piccola occasione per ripetersi: cambiamo questo mondo per i nostri figli.
PATRIZIO TOSETTO

Violenza di genere: in Piemonte in un anno aiutate oltre 4mila donne. Nel 2025 quasi 500 nuovi casi

SEGUITI 452 UOMINI AUTORI DI VIOLENZA NEI CUAV

Lo studio di Ires Piemonte: il 72% degli uomini seguiti ha figli, metà dei minori ha assistito agli abusi. L’assessore Chiarelli: «Dati numeri allarmanti che suggeriscono di lavorare su prevenzione e per spingere gli uomini a rivolgersi autonomamente ai centri. Chiederò ulteriori fondi per la prevenzione e l’assistenza»

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Torino 7 marzo 2025 – Nel 2024, i Centri antiviolenza del Piemonte hanno accolto 4.074 donne vittime di violenza, mentre nei primi mesi del 2025 sono già 471 le nuove richieste di aiuto. I dati diffusi dalla Regione Piemonte, su richiesta dell’assessore alle Pari Opportunità, Marina Chiarelli sono il risultato del monitoraggio annuale sui 21 centri antiviolenza. Torino è la provincia con il numero più alto di accessi, con 2.537 donne seguite nel 2024 e 284 nuovi casi nel 2025. Seguono Cuneo, con 473 donne prese in carico nel 2024 e 43 nei primi mesi del 2025, e Novara, che registra 289 accessi nel 2024 e 44 nuovi ingressi nel 2025. Anche le altre province confermano una situazione di forte criticità: Alessandria ha assistito 290 donne nel 2024, mentre a Vercelli il numero si attesta a 139. Nel Verbano-Cusio-Ossola sono state 180 le donne seguite, a Biella 91 e ad Asti 75.

L’assessore Marina Chiarelli

«Questi numeri confermano che il problema della violenza di genere è radicato e richiede azioni ancora più incisive sul fronte della prevenzione – sottolinea l’assessore regionale alle Pari Opportunità, Marina Chiarelli –. Il fatto che solo un uomo su dieci scelga autonomamente di intraprendere un percorso nei Cuav dimostra quanto sia difficile per gli autori di violenza riconoscere la gravità delle proprie azioni. Dobbiamo lavorare affinché più uomini si avvicinino spontaneamente a questi centri, prima che la violenza si consumi cominciando dall’educazione sentimentale che riguarda sia gli uomini che le donne. Imparare a conoscersi a cominciare dalla più tenera età è il primo passo per la prevenzione E per questo chiederò ulteriori fondi per contrastare questo fenomeno che ha assunto i contorni di una vera e propria piaga sociale».

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IL PROFILO DEGLI UOMINI AUTORI DI VIOLENZA: LO STUDIO DI IRES

Parallelamente, un’indagine realizzata da Ires Piemonte ha analizzato l’attività dei Centri per Uomini Autori di Violenza (Cuav) nel 2023 evidenziando che 452 uomini sono stati presi in carico nei 16 Cuav attivi in regione. Il 72% di loro ha figli e, nella metà dei casi, i minori hanno assistito agli episodi di violenza contro la madre. La maggior parte degli uomini seguiti ha un’occupazione, con il 69,3% che lavora stabilmente, mentre l’88% ha commesso abusi in ambito familiare, prevalentemente nei confronti della partner o dell’ex partner. Solo il 10% degli uomini si è rivolto spontaneamente ai Cuav, mentre il restante 90% è stato inviato da avvocati, dall’autorità giudiziaria o dai servizi sociali. Un dato significativo riguarda il livello di istruzione e l’infanzia di questi uomini: solo un terzo di loro ha un diploma e, nella stessa percentuale, ha subito episodi di violenza quando era bambino.

Dallo studio emerge poi che l’età media di chi si rende protagonistica di atti violenti contro le donne ha un range compreso tra i 17 e gli 81 anni. Non solo: il 69,3% ha un’occupazione regolare, mentre il soltanto il 16,6% è disoccupato mentre per quanto riguarda il livello di istruzione, il 51,8% ha conseguito la licenza media inferiore, il 31,3% un diploma superiore e il 10% è laureato.

L’88% degli uomini che si rivolgono ai Centri per autori di violenza ha dichiarato di averlo fatto in seguito a episodi avvenuti in ambito familiare e, nel 75% dei casi, la vittima è la partner o l’ex partner. Il fenomeno coinvolge anche i figli: il 72,3% degli utenti è padre e, in oltre la metà dei casi, i minori hanno assistito agli episodi di violenza sulla madre. Le forme di abuso più diffuse sono la violenza fisica e psicologica, seguite da stalking, violenza sessuale, molestie e violenza economica.

Altro dato riguarda il passato di chi arriva nei Cuav: il 30,5% degli uomini dichiara di aver subìto violenza, di cui il 19,9% direttamente e il 10,6% in forma assistita, cioè come spettatore di abusi durante l’infanzia. La maggior parte delle violenze vissute dagli utenti è di tipo fisico o psicologico, ma il 9% ha subìto violenza sessuale.

I percorsi di trattamento nei Cuav durano in media 10 mesi e prevedono incontri individuali e di gruppo, con l’obiettivo di promuovere un cambiamento consapevole e duraturo nei comportamenti violenti. Per quanto riguarda le modalità di accesso solo il 10% degli uomini arriva volontariamente, mentre il 90% è inviato da soggetti terzi, principalmente avvocati e autorità giudiziaria, con un numero minore di segnalazioni provenienti dai servizi sociosanitari anche in applicazione della legge del 2019 sul «Codice Rosso». Al momento dell’accesso ai Cuav, l’89,6% degli uomini si trova in stato di libertà, mentre il 10,4% è detenuto. Tra coloro che sono in libertà, il 45,9% ha ricevuto una denuncia, mentre l’8,1% ha ricevuto un ammonimento, con il 66,6% degli ammonimenti (22 su 33) emessi in assenza di una denuncia da parte della vittima.

Le tipologie di violenza commesse dai soggetti seguiti sono spesso multiple: nel 52,6% dei casi si riscontrano, infatti, più forme di abuso contemporaneamente. Le più frequenti sono la violenza fisica(56,9%) e psicologica (49,8%), seguite da stalking (20,4%), violenza sessuale (15%), molestie (7,7%) e violenza economica (3,8%). Un dato residuale ma comunque presente riguarda i casi di revenge porn o vessazioni legate all’uso di immagini e social network (0,9%).

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DALLA REGIONE 400MILA EURO PER EDUCARE ALLA PARITÀ E DIFENDERE LE VITTIME

 

Accanto al lavoro dei Cuav, la Regione Piemonte ha investito nel 2024, 295.589 euro per finanziare progetti di informazione, comunicazione e formazione nelle scuole con una serie di interventi che rientrano nel Piano Operativo regionale realizzato grazie a fondi nazionali destinati alla prevenzione della violenza contro le donne.

Con questi fondi, sono stati finanziati 15 progetti, presentati da 7 enti pubblici, 6 associazioni e 2 cooperative sociali, in partenariato con scuole e istituti formativi, che hanno coinvolto docenti, studenti e studentesse di 26 istituti comprensivi, 28 istituti superiori e 45 enti del terzo settore. Nel piano di prevenzione sono stati realizzati anche concorsi creativi per studenti tra i 6 e i 18 anni, con la produzione di video, disegni e musiche sul tema della parità di genere.

A bilancio 2025 anche 170.000 euro per garantire assistenza legale alle donne vittime di violenza per il supporto nei percorsi giudiziari. Complessivamente ammonta a 400.000 euro il fondo regionale per le iniziative di prevenzione e promozione della parità di genere.

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L’ATTIVITÀ DEI CUAV IN PIEMONTE

Il Piemonte si conferma la regione italiana con il maggior numero di Centri per Uomini Autori di Violenza con 16 strutture con una distribuzione che vede Torino come principale polo con sei strutture operative. Novarasegue con tre centri, mentre Cuneo ne ha due. Nelle province di Alessandria, Asti, Biella, Vercelli e Verbano-Cusio-Ossola è attivo un Cuav per ciascun territorio. L’analisi delle schede di accesso ha evidenziato come la maggiore concentrazione di uomini in trattamento si registri a Torino, dove si sono rivolti il 60,2% degli utenti, seguita da Novara con il 9,6% e da Cuneo con l’8,7%. Alessandria e Asti registrano rispettivamente il 7,5% e il 5,8% degli accessi, mentre nelle province di Biella, Vercelli e Verbano-Cusio-Ossola le percentuali scendono sotto il 5%.

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UNA MONETA CONTRO LA VIOLENZA: IL MEF DEDICA UN 5 EURO D’ARGENTO ALLE DONNE

Nella Collezione 2025 del MEF, pensata e realizzata dall’Istituto poligrafico e zecca dello Stato, è stata inserita una speciale moneta in argento da 5 euro fior di conio volta a sensibilizzare l’opinione pubblica sul terribile fenomeno della violenza sulle donne. Il colore rosso è applicato su un paio di scarpette da donna, col tacco alto, quelle nate nel 2009 da un’idea dell’artista messicana Elina Chauvet come installazione per denunciare la violenza sulle donne e il femminicidio e, da allora, diventate il simbolo della lotta per i diritti delle donne e contro la violenza di genere.

 

 cs

Lei non sa chi sono io

Questa frase, caduta per nostra fortuna in disuso, ha espresso per decenni l’italica abitudine di far valere il proprio peso, la propria posizione anche quando, in realtà, ci sarebbe stato da nasconderla perché colti in fallo, per aver dato un pessimo esempio di comportamento o altro.

Spesso erano i politici, dal piccolo Sindaco fuori sede al parlamentare, al sottosegretario o portaborse di questo o quel ministro che, ipso facto, si sentivano superiori ai comuni mortali.

Io ho sempre sostenuto che tutti i cittadini, a condizione di esserne in grado giudizialmente e culturalmente, dovrebbero svolgere un mandato in uno qualsiasi degli àmbiti politici del nostro Paese.

Da consigliere di circoscrizione (o Municipalità che dir si voglia) a consigliere comunale, da Sindaco a consigliere regionale fino a parlamentare, non solo è dovere di tutti i cittadini partecipare alla gestione della res publica, ma permetterebbe loro di capire “da dentro” come si svolga l’amministrazione del Paese, quali difficoltà incontri quasi quotidianamente un amministratore pubblico.

Lo vedo sulla mia pelle: cittadini che, non conoscendo il codice degli appalti (o ignorandone l’esistenza) pensano che per aggiustare una strada sia sufficiente chiamare un’impresa e, al termine, effettuare un bonifico per il pagamento; oppure credono che il Sindaco sia un monarca assoluto che può decidere autonomamente e che qualsiasi cosa i sudditi chiedono sia realizzabile.

Il ritorno all’insegnamento dell’educazione civica è un primo, minimo, tentativo di avvicinare i cittadini allo Stato, alla politica intesa come sintesi dei poteri legislativo ed esecutivo (e di conseguenza giudiziario), all’impegno in prima persona.

Decenni di spese incontrollate, evasione da Guinness dei primati, disinteresse dei cittadini fanno si che ogni anno lo Stato stringa i cordoni della borsa salvo, all’improvviso, erogare bonus come se fosse Natale per poi lamentare un aumento del debito pubblico ed un aumento dell’inflazione.

Ecco perché se ognuno partecipasse alla gestione dello Stato con l’accortezza che ogni casalinga pone nella gestione del proprio ménage familiare, se i professionisti ponessero nello svolgimento della loro carica elettiva lo stesso impegno e serietà profusi nel loro impiego privato, d’incanto la macchina statale, nelle sue varie declinazioni e derivazioni, migliorerebbe di colpo.

Ma è opportuno che tutti i cittadini maggiorenni, in possesso di requisiti “normali” ma di dimostrata capacità di analisi, di comprensione dei problemi, con una minima conoscenza del diritto amministrativo degli enti locali partecipino attivamente a turno, per esempio un mandato quinquennale ciascuno, in una sorta di “do ut des”: partecipo alla gestione dello Stato, in cambio godo di ciò che lo Stato mi fornisce (strade, sanità, sicurezza, istruzione, ecc).

Altrimenti, ed i risultati sono sotto gli occhi di tutti, il rapporto è sbilanciato: pochi fanno tutto, troppi pretendono molto, e le due parti non si pareggiano mai.

Trovo entusiasmante che in alcuni Comuni sia stato costituito un “consiglio comunale” dei ragazzi, con Sindaco e tutto il resto che partecipano ad alcune iniziative del Comune, imparano a vivere in politica ed apprendono la complessità della macchina amministrativa.

In alternativa avremo da un lato cittadini sempre più insoddisfatti, per colpa della scarsa o inesistente conoscenza del funzionamento della politica e, dall’altro, amministratori subissati di critiche, richieste impossibili, a rischio di commettere errori continui perché alcuni cittadini, anziché essere tutt’uno con le istituzioni, diventano nemici dai quali difendersi.

La Costituzione, approvata il 27 dicembre 1947 ed entrata in vigore il 1° gennaio 1948 è una delle più belle al mondo; per redigerla furono chiamati anche alcuni linguisti perché venisse scritta in un linguaggio semplice, comprensibile, anziché nel solito politichese col quale troppo spesso ci scontriamo.

Sono solo 139 articoli più 12 norme transitorie: se…. la leggessimo almeno una volta?  Sono certo non provocherebbe reazioni avverse, anzi !

Sergio Motta

8 marzo, le iniziative della Città per la Festa della Donna

La Città di Torino, in occasione della “Giornata Internazionale della Donna”, organizza anche quest’anno una serie di iniziative finalizzate a celebrare le conquiste sociali, economiche e politiche raggiunte dalle donne, e a promuovere al contempo un impegno continuo nella lotta contro le discriminazioni e le diseguaglianze, con l’obiettivo di favorire il raggiungimento di una piena parità di diritti e opportunità.

Il programma messo a punto dall’amministrazione comunale, in collaborazione con enti e associazioni, prevede come momento centrale l’incontro pubblico “Gli stessi diritti e i medesimi doveri. Le famiglie e l’uguaglianza 50 anni dopo la riforma”.

L’evento si terrà il 7 marzo, alle ore 9.30, nella Sala Conferenze della Biblioteca Civica Centrale, situata in via della Cittadella 5. Interverranno la vicesindaca Michela Favaro e l’assessore alle Pari opportunità Jacopo Rosatelli. L’incontro, a ingresso libero fino ad esaurimento dei posti, sarà occasione per approfondire circa il ruolo delle donne all’interno delle famiglie e le prospettive del diritto di famiglia nella realtà contemporanea, con particolare attenzione all’approccio di genere.

«Una delle più grandi sfide a cui le nostre società devono far fronte è senza dubbio quella dell’inverno demografico – dichiara la vicesindaca Michela Favaro -. Tuttavia non è possibile parlare di natalità e ruolo delle famiglie nella società senza prima affrontare con coraggio e risolutezza il tema dell’uguaglianza tra uomo e donna. Questo vale nelle famiglie per i carichi di cura e sul lavoro nell’accesso a uguali cariche e livelli retributivi».

«Quest’anno le celebrazioni dell’8 Marzo si affiancano a quelle per i 50 anni del diritto di famiglia, che nel 1975 introdusse “pari diritti e medesimi doveri” tra marito e moglie – afferma l’assessore alle Pari opportunità Jacopo Rosatelli –. Nonostante i cambiamenti introdotti grazie a quella importantissima riforma, esistono ancora forme di disuguaglianza, ad esempio di disuguale distribuzione dei carichi di cura e di lavoro per le donne. Anche i modelli di famiglia non sono tutti uguali tra loro e non godono degli stessi diritti. Per questo credo sia importante riflettere sulle sfide che le donne affrontano ogni giorno e di cui la nostra società deve essere consapevole, affinché tutte le persone siano egualmente libere e riconosciute nella loro dignità e nei loro diritti».

A questo appuntamento si affiancherà la campagna di comunicazione istituzionale dell’amministrazione per informare la cittadinanza sul tema della giornata e sulle attività ad essa legate, partita in questi giorni con l’affissione di manifesti in tutta la città e con la diffusione di locandine nelle biblioteche, nei punti informativi aperti al pubblico, nonché sui mezzi di trasporto di superficie gestiti da GTT.

Il programma completo con tutte le proposte, tra incontri, proiezioni cinematografiche, mostre e momenti di approfondimento, organizzate dalla Città insieme alle numerose associazioni e componenti della Rete cittadina del Coordinamento Contro la Violenza sulle donne, è molto ampio e consultabile sul sito istituzionale del Comune di Torino, sui suoi canali social e sul portale delle Pari Opportunità “I.R.M.A.”.

Tra queste è al via proprio in questi giorni “Lei è”, una campagna di informazione e sensibilizzazione, adottata dalla Città, per portare l’attenzione su leggi e diritti faticosamente conquistati dalle donne nel corso degli anni, con l’obiettivo di promuoverne una consapevolezza utile a tutelarli e farli rispettare.

Dal diritto di scelta sulla gravidanza alla parità salariale, dalla denuncia della violenza maschile alla pubblicità basata su stereotipi di genere, l’iniziativa consisterà in 12 soggetti pensati per scardinare luoghi comuni sul ruolo delle donne, nel mondo del lavoro come in politica e nelle relazioni intime, che ne limitano la libertà e alimentano la violenza di genere.

Attualmente sono già visibili 4 dei 12 soggetti sulle locandine elettroniche dei mezzi di superficie di GTT e sulle cartoline distribuite attraverso punti informativi, biblioteche e Case del Quartiere, mentre 2 video saranno i protagonisti sugli schermi delle stazioni della metropolitana di Torino. La campagna, tuttavia, è concepita per svilupparsi nel corso dell’intero anno, con l’introduzione di altri 4 soggetti nel mese di giugno e degli ultimi 4 a fare la loro comparsa a novembre, in concomitanza con le iniziative legate alla Giornata Internazionale per l’eliminazione della violenza contro le donne. La Campagna verrà ufficialmente presentata lunedì 10 marzo, alle ore 10.30, negli spazi di Off Topic.

Ha il volto di Antigone, personaggio delle opere di Sofocle e simbolo della donna che sfidò il tiranno, l’iniziativa portata invece avanti dai tassisti torinesi che, nella mattinata di sabato 8 marzo, renderà omaggio al coraggio delle donne, offrendo alle passanti in piazza Palazzo di Città mimose e buoni sconto per future corse in taxi. Promossa dalla Cooperativa Taxi Torino e patrocinata dalla Città, l’iniziativa mira a sensibilizzare l’opinione pubblica, in particolare sulle discriminazioni e sulle violenze di genere.

TORINO CLICK

La Violetta di Don Bosco per aiutare bimbi e ragazzi in difficoltà

sabato 15 e domenica 16 marzo 2025 

In diverse piazze piemontesi volontarie e volontari offriranno la tradizionale piantina di violetta per sostenere i progetti educativi rivolti a bambini, ragazzi e giovani in difficoltà. È possibile aderire all’iniziativa a Torino (Parrocchia Sacro Cuore di Maria, Parrocchia Santi Pietro e Paolo, Parrocchia San Giovanni Evangelista, Oratorio Salesiano Michele Rua), Chieri (Chiesa San Filippo Neri, Istituto Salesiano Cristo Re San Luigi, Supermercato Mercatò), Rivoli (Chiesa San Giovanni Bosco, Chiesa Maria Ausiliatrice), Cuneo (Oratorio Salesiano Don Bosco) e Alessandria (Centro Don Bosco).

Sabato 15 e domenica 16 marzo, le volontarie e i volontari della rete di Salesiani per il sociale saranno presenti in 38 piazze, oratori e parrocchie in tutta Italia per sostenere i giovani più fragili.

Torino, 6 marzo 2025 – Un piccolo fiore per un grande gesto di solidarietà. Sabato 15 e domenica 16 marzo 2025 torna, per il terzo anno consecutivo, l’evento La Violetta di Don Bosco, promosso dalla rete Salesiani per il sociale. In 38 piazze, oratori e parrocchie di 11 Regioni volontarie e volontari offriranno la tradizionale piantina di violetta per sostenere i progetti educativi rivolti a bambini, ragazzi e giovani in difficoltà.

Con l’acquisto di una Violetta di Don Bosco, sarà possibile contribuire alle attività delle oltre 80 strutture salesiane presenti in tutta Italia, che ogni giorno accolgono più di 1.300 minori. Un aiuto concreto per chi vive in condizioni di disagio, per chi rischia di abbandonare la scuola, per chi ha bisogno di un punto di riferimento sicuro nel proprio percorso di crescita.

«La nostra rete è in prima linea per offrire opportunità educative e di crescita ai giovani più fragili. Con questa iniziativa, vogliamo coinvolgere le comunità locali in un gesto semplice ma dal grande valore: sostenere chi ha più bisogno – dichiara don Francesco Preite, Presidente di Salesiani per il sociale – Ogni violetta donata è un segno tangibile di speranza e di vicinanza alle nuove generazioni, perché nessun ragazzo si senta solo o abbandonato».

Il messaggio di Don Bosco continua a vivere attraverso l’impegno quotidiano degli educatori salesiani, dei volontari e di tutti coloro che si prendono cura dei giovani più vulnerabili: “Fare del bene è come il fiore della violetta: un fiore che non si vede, ma di cui tutti sentono il profumo”. Ed è proprio con questo spirito che chiunque può fare la propria parte: con un piccolo gesto, come l’acquisto di una violetta, è possibile contribuire a un futuro migliore per tanti ragazzi. Tutte le piazze della Violetta, in cui sarà possibile sostenere l’iniziativa, sono disponibili sul sito www.salesianiperilsociale.itEcco dove è possibile aderire all’iniziativa in Piemonte:

–          Torino – Parrocchia Sacro Cuore di Maria – Via Oddino Morgari, 11

–          Torino – Parrocchia Santi Pietro e Paolo – Via Saluzzo, 25bis

–          Torino – Parrocchia San Giovanni Evangelista – Via Madama Cristina, 1

–          Torino – Oratorio Salesiano Michele Rua – Via Giovanni Paisiello, 37

–          Chieri – Chiesa San Filippo Neri – Via Vittorio Veneto II

–          Chieri – Istituto Salesiano Cristo Re San Luigi – Via Vittorio Veneto II, 80 (solo 16 marzo)

–          Chieri – Supermercato Mercatò – Via Riva, 2 (solo 15 marzo)

–          Chieri – Supermercato Mercatò – Via Buschetti, 4

–          Rivoli (TO) – Chiesa San Giovanni Bosco – Viale Carrù, 9

–          Rivoli (TO) – Chiesa Maria Ausiliatrice – Via Stupinigi, 1

–          Cuneo – Oratorio Salesiano Don Bosco – Via San Giovanni Bosco, 21

–          Alessandria – Centro Don Bosco – Corso Acqui, 398

 

Moige: Parte da Chivasso il tour contro il bullismo e i pericoli della rete

 

Il 7 marzo l’IC di Chivasso Cosola ospiterà il centro mobile del MOIGE

 

Parte da Chivasso e, più precisamente dall’IC Chivasso Cosola, il tour del progetto  “Educyber Generations” l’iniziativa promossa dal MOIGE – Movimento Italiano Genitori, realizzata nell’ambito del Progetto Diderot di Fondazione CRT, per contrastare il bullismo e i pericoli della rete, un fenomeno che sta assumendo dimensioni sempre più preoccupanti nella società e nelle scuole italiane.

Durante la mattinata si terranno tre sessioni formative, condotte da Martina Zanocco ed Elisa Mancini, psicologhe della task force anti bullismo del MOIGE per formare i ragazzi sui rischi e le opportunità del mondo digitale. Nel pomeriggio, il Centro Mobile Moige sarà presente nel cortile della scuola per accogliere la cittadinanza, seguito da un intervento rivolto a genitori e insegnanti.

Il tour proseguirà fino a maggio 2025 raggiungendo oltre 6mila studenti appartenenti ad oltre 70 scuole in Piemonte e Valle D’Aosta.

“È sui banchi di scuola che si formano le cittadine e i cittadini di domani – dichiara la Presidente di Fondazione CRT Anna Maria Poggi – Il progetto Diderot di Fondazione CRT, che quest’anno porta in aula nuove ‘sfide’ della contemporaneità che vanno dalla prevenzione del cyber risk alla bioingegneria dell’alimentazione, intende allenare le nuove generazioni al critical thinking, ad acquisire quello sguardo nuovo e creativo necessario per comprendere e orientarsi nel mondo”. 

Secondo lo studio del MOIGE, condotto in collaborazione con l’Istituto Piepoli nel 2023, emergono dati allarmanti: l’8% dei ragazzi usa foto o video per prendere in giro qualcuno, un dato in costante aumento. Il 45% ha dichiarato di essere stato vittima di prepotenze, con il 34% di casi legati a violenza verbale. Preoccupante è anche la percentuale di minori che navigano senza alcun filtro anti-porno (49%) e la scarsissima comunicazione con le famiglie riguardo a strumenti di protezione durante la navigazione online.

Dallo studio emerge inoltre una generale fiducia nei confronti di quanto viene letto su internet. Il 42% crede che ciò che si legge online sia attendibile  ma il 52% ammette di aver creduto almeno una volta ad una notizia che poi si è rivelata una fake news. Solo il 17% verifica sempre ciò che legge, dato in leggera crescita.

Un altro dato significativo è quello relativo al tipo di presenza sui social. Oltre 1 su 4   ha un proprio canale attraverso il quale condivide con gli utenti contenuti come video, tutorial, foto, dove racconta la propria vita, anche facendo live streaming. Questo fenomeno risente con ogni probabilità del ruolo sempre più importante che rivestono gli influencer agli occhi degli adolescenti, che aspirano a diventare come loro.

In aumento anche il numero di minori che ha condiviso online foto personali: 9%. Preoccupa particolarmente il dato relativo all’età: il 6% di chi ha ammesso di averlo fatto ha meno di 15 anni.

“Educyber Generations” si propone di affrontare in modo diretto e mirato i rischi del mondo digitale, che colpiscono in particolare bambini e adolescenti. Con oltre 30 milioni di account social attivi in Italia, l’intervento risulta urgente e necessario per garantire a tutti i giovani una navigazione sicura e consapevole.

Il nostro progetto nasce da un’esigenza sociale imprescindibile“, dichiara Antonio Affinita, Direttore Generale del MOIGE. “La società italiana sta diventando sempre più digitalizzata. Occorre valorizzare le opportunità della rete, comprendere i rischi e gli ostacoli nel percorso di crescita digitale, soprattutto per i minori. Educyber Generations significa formazione, prevenzione e, soprattutto, azioni concrete a supporto dei giovani“.

L’obiettivo di “Educyber Generations” è di promuovere la cultura della cittadinanza digitale. A questo scopo, infatti, verranno formati gruppi di studenti che opereranno nelle scuole in collaborazione con docenti, famiglie e forze dell’ordine, per garantire un supporto tra pari e una maggiore consapevolezza dei rischi online. Attraverso questi strumenti, Educyber Generations mira a fornire competenze digitali e supporto qualificato, prevenendo e contrastando episodi di cyberbullismo e rischi della rete.

Un progetto che si pone come obiettivo non solo di proteggere, ma di costruire una generazione di cittadini digitali consapevoli e responsabili.

Fibromialgia, una campagna per saperne di più

Tu sei più forte della fibromialgia” è la campagna di comunicazione che la Regione Piemonte dedica ad una patologia cronica ancora poco conosciuta ma che colpisce circa due milioni di persone in Italia, prevalentemente donne. Il messaggio grafico e testuale sottolinea il bisogno di riconoscimento sociale e di un percorso di presa in carico adeguato.

L’obiettivo dell’iniziativa è sensibilizzare la popolazione sull’esistenza e l’impatto della malattia, fornendo al contempo informazioni sul Percorso di salute diagnostico terapeutico assistenziale (PSDTA) regionale, approvato nell’ottobre 2024.

«La fibromialgia – ricorda l’assessore alla Sanità Federico Riboldi – esiste e ha un impatto significativo sulla qualità della vita di chi ne soffre. Con questa campagna vogliamo non solo informare, ma anche dare un segnale concreto di attenzione e supporto, promuovendo il Percorso come strumento per garantire una presa in carico adeguata e multidisciplinare».

Attiva per tutto il 2025 la campagna coinvolge le 19 aziende sanitarie regionali, che settimanalmente condividono contenuti informativi sui propri canali social ufficiali. Parallelamente, materiali cartacei, tra cui locandine e opuscoli, sono distribuiti nei principali ospedali piemontesi e negli studi dei medici di medicina generale per garantire una diffusione capillare del messaggio.

Curata dall’azienda ospedaliero universitaria di Alessandria nell’ambito dei compiti del Dipartimento Attività Integrate Ricerca e Innovazione, la campagna è realizzata in collaborazione con le associazioni di pazienti AFI Odv, AISF, CFU-Italia e AAPRA Odv-ETS, il cui contributo è stato fondamentale per definire i contenuti e l’approccio comunicativo.

Il Percorso di salute diagnostico terapeutico assistenziale

Nel marzo 2023 è stata trasmessa la prima versione del Percorso “Fibromialgia” per la condivisione con i clinici individuati dalle aziende sanitarie e per la definizione del documento finale.

Successivamente, sono stati organizzati incontri tecnici che hanno portato allo sviluppo di un percorso formativo rivolto ai referenti aziendali per la fibromialgia, tenutosi nel luglio 2023 al Mauriziano di Torino. Il Percorso è stato poi completato e condiviso con le associazioni dei pazienti maggiormente rappresentative sul territorio e si basa su un modello metodologico che garantisce una presa in carico multidisciplinare. La persona con sospetto di fibromialgia viene seguita da specialisti, tra cui reumatologi, antalgici e psicologi, presso ambulatori facenti parte di reti clinico-assistenziali regionali dedicate anche ad altre patologie.

Una patologia complessa

La fibromialgia è una patologia complessa e ancora controversa, caratterizzata da un quadro clinico multiforme. I sintomi variano per tipologia e gravità nel corso del tempo e spesso si sovrappongono con altre sindromi.

La diagnosi è esclusivamente clinica, con esami di laboratorio e strumentali utili a escludere patologie dai sintomi simili. Tuttavia, non esiste ancora un consenso unanime sui criteri diagnostici e sull’approccio terapeutico, il che porta a un ritardo medio di oltre due anni per la diagnosi, dopo almeno tre differenti visite specialistiche e numerosi esami.

Le cause esatte della fibromialgia non sono note, ma si ipotizza l’intervento di fattori genetici, infettivi, ormonali e traumi fisici o psicologici. Tra i principali fattori di rischio si annoverano il genere femminile, la familiarità con la malattia, disturbi del sonno, storia di depressione o ansia, sedentarietà e condizioni infiammatorie preesistenti.

sintomi più comuni includono dolore cronico diffuso, affaticamento, disturbi del sonno e difficoltà cognitive. Il dolore, spesso intenso, peggiora con la stanchezza e lo sforzo e può manifestarsi con rigidità muscolare e ipersensibilità alla pressione in specifiche aree corporee. La fibromialgia può inoltre associarsi a sintomi sistemici, tra cui disturbi gastrointestinali e alterazioni della sensibilità.

Riferimenti normativi e fondi stanziati

La Regione Piemonte ha riconosciuto la fibromialgia come patologia cronica e invalidante con la l.r 34 del 19 dicembre 2023.

A livello nazionale, la legge 234 del 30 dicembre 2021 ha istituito un fondo per lo studio, la diagnosi e la cura, assegnando oltre 370.000 euro alla Regione Piemonte. Il decreto ministeriale 8 luglio 2022 ha stabilito poi la ripartizione del fondo tra le Regioni, che devono individuare centri specializzati per la diagnosi e la cura della fibromialgia. La delibera della Giunta regionale n.33-6237 del 16 dicembre 2022 ha individuato le aziende sanitarie di riferimento per il coordinamento dei percorsi diagnostici e terapeutici e la determinazione dirigenziale n.2622 del 27 dicembre 2022 ha permesso l’assegnazione e il trasferimento dei fondi alle aziende sanitarie sulla base delle azioni messe in atto.

Approfondimenti

Per maggiori informazioni sulla fibromialgia e sulle iniziative regionali, è possibile consultare la pagina dedicata www.regione.piemonte.it/fibromialgia

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Un nuovo traguardo all’Ospedale Sant’Anna. Le “Vitamine jazz” toccano quota 450!

450 Vitamine jazz erogate in otto anni da più di 370 artisti, hanno riempito di suoni le corsie dell’Ospedale Sant’Anna, facendone il più articolato, ampio e longevo programma al mondo di concerti jazz realizzati in un ospedale e approdati sui social durante la pandemia con più di un milione di visualizzazioni anche estere.

Era l’estate 2017 quando la Presidente della Fondazione Medicina a Misura di Donna – Professoressa Chiara Benedetto aveva ipotizzato con Raimondo Cesa, direttore artistico del programma, la possibilità di aprire al Jazz le porte dell’Ospedale Sant’Anna. Una scommessa che non lasciava immaginare una adesione volontaria così massiccia e continuativa da parte degli artisti torinesi.

Le “Vitamine Jazz”, oltre al grande patrimonio della tradizione jazzistica del territorio che proviene dal dialogo di molte culture, hanno visto anche la partecipazione di musicisti di fama nazionale e internazionale.

Il progetto, che si colloca nel percorso strategico sull’alleanza virtuosa tra “Cultura e Salute” varato dalla Fondazione nel 2011 e coordinato da Catterina Seia, è stato valutato “benefico per le pazienti e per gli operatori sanitari, nel sistema delle relazioni” nel corso di focus group con operatori sanitari del Sant’Anna, condotti da ricercatori della IULM. D’altronde l’Arte, come dimostrano innumerevoli evidenze cliniche, è un’ alleata nel percorso di cura.

Le note della musica abbracciano l’ingresso, danno il benvenuto alle nuove vite nei reparti maternità, accompagnano le pazienti al day hospital oncologico durante le cure chemioterapiche, ingannano il tempo dell’attesa nelle sale d’aspetto e al pronto soccorso. Composizioni originali e improvvisazioni, nelle quali le sonorità jazzistiche si alternano ad atmosfere mediterranee e sudamericane, portano le menti verso altri immaginari, fuori dalle mura ospedaliere. Assistiamo ad una invasione pacifica di artisti che con il loro contributo confermano l’importanza di questa musica nella storia culturale della nostra città.

La musica è conversazione, comunicazione in armonia. Il jazz in particolare è condivisione continua. Dall’interazione fra musicista e spettatore nascono le successive improvvisazioni, nuovi canali di comunicazione non verbale, avviene una sinergia, un processo di sintonizzazione che tende a stimolare risposte fisiche e psicologiche.

È ormai dimostrato che un ambiente piacevole e rilassante e la partecipazione culturale attiva contribuiscono al benessere fisico, mentale e sociale. La musica trasmette emozioni, favorisce il rilassamento e allontana l’ansia. Ne vediamo gli effetti attraverso la trasformazione dell’atmosfera che avviene grazie alle arti nei luoghi di attesa, di transito e nei reparti dell’Ospedale Sant’Anna”. Sono le parole della Prof.ssa Chiara Benedetto, Presidente della Fondazione Medicina a Misura di Donna Onlus, Professore Emerito di Ginecologia e Ostetricia – Dipartimento di Scienze Chirurgiche dell’Università di Torino.

Venuta qui per un controllo, mi attendevo il solito triste luogo di sofferenza e malattia. Sono invece stata accolta da un’atmosfera serena di pace e condivisione. Azzarderei di letizia. La musica che gli artisti offrivano con semplicità e devozione a pazienti ospedalizzati o transitanti: un tuffo nella bellezza. Grazie!” è il bigliettino lasciato da una paziente che all’Ospedale Sant’Anna si è imbattuta in un concerto della rassegna “Vitamine Jazz”.

Lavoro al femminile, storia e prospettive. Il convegno del Consiglio regionale

8 marzo:  un convegno, un film e uno spettacolo teatrale

Il 7 marzo viene organizzato un convegno dal Consiglio Regionale, in collaborazione con il Comitato Resistenza e Costituzione , la Consulta delle Elette e la Consulta femminile regionale sul tema “ Lavoro al femminile, dal Quarto Stato a oggi. Fra diritto acquisiti e prospettive future”. Questo il titolo dell’incontro che si terrà al Museo del Risorgimento a partire dalle 9.30.

Ad aprire i lavori saranno i saluti istituzionali del presidente del Consiglio Regionale, Davide Nicco, del vicepresidente Domenico Ravetti, della consigliera segretaria Valentina Cera e della presidente della Consulta femminile regionale Ornella Toselli. Seguiranno le relazioni della storica dell’arte Aurora Scotti, già ordinaria di Storia dell’Architettura al Politecnico di Milano, di Valeria Marcenò, ordinaria di diritto costituzionale all’Università di Torino e di Sonia Bertolini, ordinaria di Sociologia del Lavoro nel medesimo ateneo. A moderare il convegno sarà la giornalista Maria Teresa Martinengo.

Un convegno, un film e uno spettacolo teatrale per riflettere sul ruolo della donna oggi e sul modo in cui sia cambiata la partecipazione femminile al mondo del lavoro nell’ultimo secolo, a fronte del peso crescente dei suoi molteplici ruoli familiari, professionali e sociali. Dalle prime rivendicazioni di lavoratori e lavoratrici espresse magistralmente dal celebre dipinto del Quarto Stato di Pellizza da Volpedo, fino ad oggi, il convegno si chiede quali passi avanti siano stati compiuti nell’ambito del welfare lavorativo e quali siano le sfide all’orizzonte.

Sempre in occasione della Giornata internazionale della donna, che ricorre l’8 marzo, il Consiglio regionale, in collaborazione con Agis, il 5 e 6 marzo promuove la proiezione gratuita rivolta alle scuole secondarie di secondo grado del Piemonte del film dal titolo “C’è ancora domani” diretto e interpretato da Paola Cortellesi.

Infine l’8 marzo la Consulta femminile regionale promuove “Storie di donne di fuoco e di luce”, un one woman show che vedrà in scena l’artista Sara D’Amario e il musicista François Xavier Frantz. Lo spettacolo sarà allestito alle 18 presso il Polo Artistico Culturale Le Rosine di Torino, con ingresso da via Plana 8/C. Vuole essere un viaggio epico e divertente alla scoperta di quanto siano cambiati i modi di pensare, guardare e definire le donne nel corso del tempo. Un inno alla luce dell’intelligenza umana, capace di superare tutte le barriere di genere e le barriere di tutti i generi.

Ingresso gratuito, prenotazione a eventi@lerosine.it

 

Mara Martellotta