società

Da necessità a piacere

Chiunque visiti il nostro Paese, e ancor più noi che ci viviamo, non possiamo non conoscere la cucina, i cibi, le ricette e tutto ciò che contraddistingue la nostra alimentazione da quella di molti altri Paesi.

Per ammissione di molti stranieri, noi cuciniamo i cibi mentre loro si limitano a cuocerli, non riuscendo così ad attribuire al pasto quel valore aggiunto che la nostra cucina ha guadagnato in secoli di storia.

La posizione geografica, il clima, la presenza di montagne elevate e di mari pescosissimi, di fiumi e laghi, di pianure estese ed una storia multi-millenaria, fabbriche di armi e di imbarcazioni hanno contribuito a rendere l’Italia famosa in tutto il mondo per le sue prelibatezze.

Ma questo sarebbe l’aspetto puramente alimentare della cucina; noi italiani andiamo oltre: il mangiare, il cucinare, il sedersi a tavola è diventato un rito sociale, un momento che non soltanto riunisce parenti ed amici ma che stimola riflessioni, è prodromico alla redazione di un contratto, consente di raccontare le proprie vacanze attraverso ciò che di alimentare si è portato a casa.

Un carissimo amico narra che la sua compagna, finlandese, potrebbe vivere a cotoletta e patatine, eventualmente aggiungendo alla sera una minestrina (modello nudelnsuppe tedesca) senza sentire la necessità di cambiare sapori.

In effetti sembra che mentre noi viviamo per mangiare, molti altri Paesi mangino per vivere.

Ho viaggiato in Medioriente, nei Caraibi, nell’Africa sub sahariana, nel Maghreb, nei Balcani, in Turchia e posso dire che sono pochi i Paesi che si avvicinano al nostro per varietà di cibi, per modalità di cottura, per fonti (ovini, caprini, equini, molluschi, pesci d’acqua dolce e di mare, verdure e frutta di tutti i generi) e per capacità di presentazione oltre che per qualità dei vini di ogni tipo e gradazione e dei liquori e distillati.

Tralasciando festività quali Pasqua e Natale, anche la preparazione di un pasto della domenica o di una festa di compleanno è un evento conviviale che consente non soltanto di soddisfare il bisogno primario di alimentarsi, ma coinvolge i partecipanti, a vario titolo, nella riuscita dell’evento.

Dalla scelta della tovaglia e degli accessori, dalla scelta dei menù e delle bevande la socialità tra i partecipanti è un sentimento che raggiunge il suo culmine nel brindisi di inizio pasto e prosegue con la portata in tavola delle varie portate.

Ancor più se ognuno dei partecipanti porta qualcosa perché narrerà come gli sia venuta l’idea, dove abbia trovato la ricetta, dove abbia comprato le materie prime, ecc.

In ogni regione ci sono riti, tradizioni particolari tipiche di un periodo dell’anno e cibi che diventano il motivo ufficiale dell’incontro, mentre il motivo ufficioso, ben più importante, è ritrovarsi, magari dopo mesi senza vedersi.

Negli ultimi mesi, almeno a Torino e Milano, i ristoranti sono tutti prenotati, e non solo nei week end, segno che le persone dopo aver dovuto rinunciare obtorto collo ai ritrovi, alle serate a cena fuori, stanno recuperando perché la voglia e la capacità di relazionarsi è superiore a qualsiasi paura, a qualsiasi rischio sanitario.

A chi non è capitato, trovandosi da solo in prossimità del Natale o di Pasqua, di essere invitato da parenti o amici “così mangiamo insieme”.

E cosa dire dei giovani che, magari solitari e taciturni davanti allo smartphone, trovano però occasione di dialogo e cameratismo nell’intervallo di pranzo in un fast food o nella mensa universitaria?

Eventi come “Cheese”, la “Fiera del peperone”, la “Fiera del tartufo bianco” o la “Fiera del bue grasso” iniziano come una fiera di paese ma proseguono come un momento conviviale organizzato mesi prima e vissuto come un pellegrinaggio laico, in adorazione di questo o quel cibo.

Dalla trippa di Moncalieri al tartufo d’Alba, dalle olive taggiasche o coratine alle lenticchie di Castelluccio di Norcia i santuari del cibo vedono aumentare ogni anno il numero di visitatori e di eventi.

Le trasmissioni di cucina in TV, moltiplicatesi negli anni, sono la dimostrazione mediatica di quale e quanto sia l’interesse per il cibo.

Non dimentichiamo, però, che gli eccessi possono nuocere gravemente alla salute e che una festa è bella quando la si vive ogni tanto e non diventa una abitudine perpetua.

Soprattutto ricordate: non guidate se dovete bere.

Sergio Motta

Il cambiamento climatico raccontato al cinema e in TV. Conferenza intorno alla mostra Change!

CIELI ARANCIONI, APOCALISSE POP

Con Jacopo Bulgarini d’Elci, direttore Mondoserie.it

 

Palazzo Madama – Museo Civico d’Arte Antica

Sala Feste

Piazza Castello – Torino

 

Mercoledì 20 novembre, ore 17

Ingresso libero fino a esaurimento posti disponibili

Palazzo Madama presenta il sesto appuntamento del ciclo di conferenze a ingresso gratuito che, dal luglio a dicembre 2024, approfondiscono alcuni dei temi presentati nel percorso di mostra Change! Ieri, oggi, domani. Il Po e accoglie nella Sala Feste la conferenza – spettacolo del giornalista e critico televisivo Jacopo Bulgarini d’Elci, direttore di mondoserie.it.

 

Un racconto di come il cinema e la tv abbiano messo in scena cambiamento climatico e crisi ambientale, attraverso le scene spesso indimenticabili di opere potenti di ieri e di oggi: da The Day After Tomorrow a La principessa Mononoke, da Mad Max a Snowpiercer, da The Road alla saga di Dune, da The Last of Us a Don’t Look Up. Partendo da un’immagine involontariamente profetica: i cupi e alienanti cieli arancioni di Blade Runner 2049, sequel (uscito nel 2017) del leggendario film di Ridley Scott. Quella scena di finzione diventerà realtà tre anni dopo, il 9 settembre 2020, quando i cieli della Bay Area di San Francisco si faranno improvvisamente arancione…

Ed è questo il tema che la conferenza affronterà: quello di una Natura maltrattata, trascurata, offesa, che si prende la sua “vendetta” in un numero sempre più grande di racconti distopici cine-televisivi. Che sia per lo scioglimento dei ghiacci, per le siccità, per un inquinamento soffocante, per un virus o un’infezione fungina, il futuro che il cinema e la tv ci propongono è apocalittico. Specchio del nostro senso di colpa?

Jacopo Bulgarini d’Elci è fondatore e direttore di Mondoserie.it, progetto multimediale che, nella forma di articoli, indagini lunghe, podcast, indaga in profondità le nuove forme dell’immaginario collettivo. In particolare il nuovo “racconto lungo”, la serialità televisiva, capace di tradurre gli umori sotterranei che popolano i sogni (e gli incubi) del nostro tempo. Comunicatore, progettista culturale, giornalista, è stato vicesindaco e assessore alla Cultura del comune di Vicenza.

Al progetto della mostra Change!, e riflettendo in linguaggi diversi sugli stessi temi oggetto della conferenza-spettacolo, ha contribuito anche con il video omonimo, parte integrante del percorso espositivo, e con un saggio nel catalogo.

La Netiquette, buon senso e regole sul web che fanno bene a tutti

La rete come luogo di scambio  e non di  incivilta’ e violazione.

 

Netiquette e’ un neologismo che mette insieme i termini inglesi net (rete) ed etiquette (etichetta).

Dall’unione di questi due vocaboli viene fuori un’ espressione che indica la buona educazione sul web, regole informali che se utilizzate dal popolo di internet, frequentatori abituali di social,  blog e forum, contribuiscono a creare uno spazio virtuale positivo dove scambio, discussione e condivisione  assumono il carattere dell’arricchimento, dell’ opportunita’  e della creativita’.

Queste norme non scritte,  che non posseggono nessuna validita’ legale, hanno come fine primario quello di promuovere un ambiente telematico  inclusivo e libero dove chiunque, attraverso le buone maniere e la tolleranza,  puo’ esprimere il proprio pensiero, esporre dei dubbi e fare domande senza essere offeso o attaccato in maniera oltraggiosa. Nel 1995 e’ stato creato da Sally Hembrige un documento che ne fissa i principi e ne stabilisce le regole che suggerisce con determinazione le linee guida per una buona navigazione da parte dei web users.

Troppo spesso, non solo sui social, ma anche in diversi programmi tv, siamo testimoni di risse, attacchi ingiuriosi, mortificazioni; sembra che la lite e le discussioni accese siano molto di moda, possiamo assistere , infatti, a vere e proprie baruffe fatte di urla e confronti di basso livello e questo avviene perche’ la discordia fa audience oramai piu’ del gossip e del romanticismo. Il tema e’ serio, conquistare il pubblico, difatti,  attraverso manifestazioni di rabbia e violenza verbale, e non solo, non e’ sano,  racconta di un fenomeno sociale e culturale che sostiene il brutto piuttosto che il bello, la prepotenza in sostituzione della gentilezza e di come la demolizione del prossimo sia piu’ attraente della sua gentile e rispettosa considerazione.  In passato, neanche troppo remoto, si stava attaccati alla tv per guardare i matrimoni reali o belle storie di vita vissuta ora, al contrario, vanno in onda  molti modelli biasimevoli , la prepotenza vince con molta frequenza e batte il modello positivo, gli eroi buoni  sono quasi estinti.

Ma quali sono le regole da seguire per rendere l’ambiente socialweb un luogo di incontro piuttosto che un campo di battaglia? Vediamone alcune.

Iniziamo con quella che non dovremmo neanche scrivere e cioe’ l’accortezza di non offendere o insultare  nessuno, ma condurre le discussioni in maniera pacata.

Non incitare o dare informazioni su attivita’ illegali, immorali o pericolose.

Non fornire notizie false, incomplete o vecchie.

Non violare i copyright.

Non usare un linguaggio scurrile, blasfemo o a sfondo sessuale.

Rispettare le diversita’ in fatto di religione, etnie, usi e costumi e non divulgare mai pensieri estremisti.

Non violare la privacy diffondendo contenuti di terzi che non hanno acconsentito alla pubblicazione.

Scrivere nella lingua utilizzata nel post o comunque con una diffusa come l’inglese.

Essere tolleranti con chi compie errori di sintassi e di grammatica.

Usare sempre toni gentili e concilianti anche e soprattutto nelle discussioni che ci vedono su posizioni diverse.

Leggendole la prima cosa che viene in mente e’ che siano consigli e indicazioni scontati, ma la realta’ e’ che nella piattaforma web molto spesso queste regole di buona educazione e tolleranza non vengono utilizzate.  E’ assodato che gli spazi virtuali, frequentemente, vengano utilizzati per sfoderare i peggiori lati dell’essere umano, che si usino per tirare fuori rabbia e frustrazione servendosi della possibilita’ di rimanere anonimi e quindi impuniti. Si e’ in presenza di uno strumento straordinario, uno spazio sconfinato di risorse e saperi che puo’ servire ad arricchirci e  favorire il confronto e la crescita, ma che viene, tuttavia, utilizzato per veicolare sentimenti di odio, maleducazione e collera. Gestire la liberta’ non e’ semplice, e’ necessario percorrerla in punta di piedi, in questo caso in punta di tastiera, e’ indispensabile  conoscere il significato di  limite, confine, e  a praticare il rispetto per l’alterita’.

Maria La Barbera

 

Fonte Wikipedia

Presto che è tardi

Questa espressione, tipicamente piemontese, anticipava i tempi attuali dove tutto viaggia veloce, dove tutti hanno fretta, dove nel tempo occorrente a fare dieci cose ne vogliamo fare trenta.

Letteralmente “fai presto perché è già tardi”, è un’istigazione a non perdere tempo, ad accelerare i ritmi se no rischiamo di arrivare fuori tempo massimo; a fare cosa, spesso, non lo sa neppure chi la pronuncia.

Non è un problema solo torinese, anzi: provate ad andare a Milano e ve ne accorgerete. Se sotto la Madonnina occupate il lato sinistro della scala mobile, sicuramente vi arriverà qualcuno alle spalle rimproverandovi perché deve superarvi, dicendovi di spostarvi alla vostra destra. Normalmente chi va di fretta così, però, lo rincontrate ai tornelli di uscita della metro perché non trova il biglietto per uscire.

Ma sotto la Madonnina è tutto di fretta: una domenica mattina ero in metro, direzione fuori città, ed una mamma stava strattonando il bimbo di pochi anni perché era tardi, la mamma di lei li aspettava a pranzo. Vicino alle porte della vettura ci scambiammo uno sguardo e la signora, forse leggendo nei miei pensieri, mi disse “Dobbiamo andare da mia madre ed è già tardi” (erano le 11); mi venne spontaneo chiedere se abitasse lontano. Mi rispose “No, scendiamo alla prossima, poi sono 300 metri a piedi”.  Alla risposta capii che l’umanità merita di estinguersi. A meno che la signora dovesse preparare da zero la casseula, nel qual caso sarebbe stata fortemente in ritardo, mi domando quale fosse la sua concezione del tempo.

E non è l’unico caso, anche qui sotto la Mole, dove la gente ha fretta anche in auto, corre e sorpassa in curva sulle stradine di montagna per arrivare, quando va bene, cinque minuti prima di me, dopo aver rischiato la vita (problemi suoi) e aver messo a repentaglio la mia.

Quando con i miei collaboratori analizzo i tempi attuali, confrontandoli con 30-40 anni fa, mi rendo conto (e loro me lo confermano) che ora facciamo tutto in tempi ristretti, vogliamo fare più cose nello stesso tempo in cui, tempo addietro, ne facevamo la metà e, in generale non conosciamo più il significato di relax, di riposo, di quiete.

Qualcuno attribuisce allo stress, al logorio della vita moderna (come recitava uno spot pubblicitario di cinquant’anni fa) questa incapacità di gestire i ritmi ed i tempi, questa smania di fare sempre di più a scapito, com’è evidente, della qualità.

Se io non mi fermo mai a controllare i risultati ho ottime probabilità che quanto ho fatto sia difettoso, impreciso, raffazzonato.

Purtroppo, e le previsioni non tendono al bello, non sembra vi siano segni di ravvedimento o, quantomeno, di capire quale rischio corriamo con questa eterna rincorsa alla quantità. Quando si entra in questo meccanismo del “sempre di più”, “sempre più in fretta” si sviluppa una vera e propria dipendenza che ci porta a perdere il senso del tempo.

Da quanto non sentite un amico, un conoscente dire “ieri mi sono rilassato”, “ieri ho guardato tre film”, “ieri mi sono seduto in riva ad un torrente a fare nulla”? C’è sempre qualcosa da fare, e siccome lo facciamo in fretta, solo dopo ci accorgiamo che è da rifare, da rimediare. La casa è sempre da pulire (delle due una: o viviamo in un letamaio o abbiamo una casa di 300 mq e la colf è in sciopero), bisogna mettere ordine nel box o in cantina, devo preparare quei progetti per il giorno dopo in ufficio (ti pagano nei festivi?), la spesa domenicale, il pranzo con tizio o caio e potremmo aggiungerne quante ne volete.

Addirittura, stare in ozio almeno qualche ora di un giorno alla settimana sviluppa in noi il rimorso per aver sprecato tempo prezioso, per aver rinunciato a costruire qualcosa.

Io non parlerei di stress quanto piuttosto di ansia: mentre lo stress è la reazione ad un evento, ma può anche essere positivo, il c.d. “eustress” e darci il giusto stimolo, per esempio, prima di una gara, l’ansia è la reazione anticipatoria di un evento, non dipende dall’evento stesso ma dal nostro approccio ad esso, se ci sentiamo inadeguati, ecc.

Io dico sempre che, a preoccuparsi in anticipo, se poi non era nulla ci siamo preoccupati inutilmente; se, invece, era qualcosa che non abbiamo potuto prevenire, per cosa ci siamo preoccupati a fare?

Sergio Motta

125 volte FIAT: la modernità attraverso l’immaginario FIAT

 

In occasione dell’anniversario dei 125 anni dalla fondazione della FIAT, il MAUTO- Museo Nazionale dell’Automobile presenta la mostra “125 volte FIAT-la modernità attraverso l’immaginario FIAT”, titolo della rassegna visitabile da oggi fino al 4 maggio prossimo nel museo di Corso Unità d’Italia, a Torino. L’esposizione ripercorre la lunga e avvincente storia, unica nel contesto industriale novecentesco, della fabbrica automobilistica torinese, offrendone una rilettura che ne evidenzia l’impatto sociale e la produzione artistica. Il progetto espositivo è curato da Giuliano Sergio, realizzato in collaborazione con il Centro Storico FIAT e Heritage Hub, esposta negli spazi a piano terra del museo. Nata nel 1899, la FIAT ha saputo cogliere le opportunità della rivoluzione industriale e dell’Unità nazionale italiana, per imporsi quale principale interprete privato della modernizzazione del Paese nel secolo scorso, attingendo al vasto patrimonio visivo prodotto o ispirato da FIAT. L’esposizione ripercorre il legame che ha legato l’azienda torinese allo sviluppo economico italiano, un racconto disseminato tra arte, design, comunicazione, pubblicità, musica e letteratura che, attraverso la potenza evocativa degli oggetti e delle immagini, narra oltre un secolo di storia e sperimentazioni non solo in campo automobilistico, offrendo uno sguardo approfondito su un modello imprenditoriale unico di un’azienda che ha rappresentato la via italiana verso la modernità, esplorando linguaggi, settori produttivi e ambiti geografici.

Il percorso espositivo si sviluppa a partire da un approccio polidisciplinare ben rappresentato da un team di cocuratori che hanno affiancato Giuliano Sergio: Davide Lorenzone e Ilaria Pani, rispettivamente Conservatore e Responsabili del centro di documentazione del MAUTO; Maurizio Torchio, Responsabile del Centro Storico FIAT; Roberto Giolito, Head of Heritage Stellantis Italy. Insieme a loro, in qualità di esperti nel campo nei rispettivi campi d’indagine e autori di saggi in catalogo, si possono citare Clino Trini Castelli, designer; l’architetto e artista Maurizio Cilli; il giornalista Mauro Coppini; l’architetto Manuel Orazi e il pubblicitario Roberto Vaccà.

Le auto in esposizione sono 9, tra cui si annoverano la Eldridge Mefistofele del 1923, con una silhouette slanciata per massimizzare la velocità, che ha segnato uno dei primi esempi di vetture da record, la 508 Balilla del 1932, compatta ed economica, che presenta il passaggio dalla produzione di automobili per élite a un’idea di mobilità per le masse, la iconica 500 A Topolino del 1936, entrata nell’immaginario collettivo, rivoluzionaria nel design e pensata per offrire una soluzione di mobilità agile e scattante che avrebbe ispirato generazioni di city car, la Coupè sportiva 8V prodotta tra il 1952 e il 1954, ideata per un pubblico esclusivo, la 600 del 1955, caratterizzata da una architettura semplice ma innovativa e progettata per rendere la vita dell’utente più facile e piacevole.  Seguono la 124 Abarth Rally del 1973, auto da competizione, la XI1/23 prototipo del 1974, avanzata concept car elettrica a due posti, che anticipa il futuro della mobilità sostenibile, la Panda 30, considerata l’utilitaria italiana per eccellenza insieme alla 500, la 500 Riva del 2016, un gioiello esclusivo per amanti del lusso dal design ricercato, e la nuova 500 “La Prima”, cabrio, rilettura in chiave sostenibile e altamente tecnologica di un’icona senza tempo del design italiano.

Le vetture esposte sono corredate da una vasta selezione di opere d’arte, documenti d’archivio, materiali grafici, fotografici e audiovisivi d’eccezione, che contribuiscono a definire l’immaginario visivo dell’azienda: dai manifesti e bozzetti pubblicitari di inizio secolo realizzati da Leopoldo Metlicovitz e Plino Codognato, nei quali si compie il transito dalla cultura estetica Liberty all’abbagliante potenza delle possibilità tecniche e meccaniche che ispireranno il Futurismo, alle opere pittoriche di Mario Sironi, Carlo Carrà e Felice Casorati, che offrono una straordinaria rappresentazione della modernità immaginata da Fiat tra le due guerre, dai disegni di Marcello Dudovic e Giuseppe Romano, che portano alla ribalta la figura femminile, protagonista della modernità degli anni Venti, a una serie di fotografie scattate da Luigi Ghirri a Palazzo Grassi negli anni Novanta. Poi documenti cartacei e audiovisivi e memorabilia arricchiscono di dettagli questo racconto, distribuito in otto macrosezioni espositive: la prima si intitola “Manifesti e bozzetti”, la seconda “Terra, mare e cielo”, la terza “Design e stile”, la quarta “Visioni al futuro. Architettura, urbanistica e energia”, la quinta “Oltre l’auto”, le ultime due riguardano “Cinefiat e pubblicità” e “Sport e corse”.

“125 anni di FIAT è una data importante per tutti, per l’azienda come per il MAUTO da essa partecipato – spiega il Presidente del MAUTO Benedetto Camerana- ma lo è soprattutto per Torino, che si conferma una delle grandi città dell’auto globali. La mostra è una rilettura della storia FIAT, dalla fondazione al futuro, non una ma 6 FIAT, una miniera rivelata di sorprese e produzioni non solo meccaniche e industriali in senso lato, ma anche artistiche, grafiche, architettoniche, sociali, musicali, letterarie e pubblicitarie. La linea critica del MAUTO, quella di ripensare l’automobile come punto d’incontro di un sistema di valori, discipline e linguaggi differenti. Il carico culturale dell’auto sta nella sua straordinaria capacità di comunicazione, di riprodurre e comunicare memorie, sogni, viaggi, luoghi, emozioni individuali e collettive. La mostra va oltre il fenomeno auto e indaga sulla struttura organizzata della sua produzione: è il racconto dell’espressione della modernità culturale di una grande industria del Novecento che si avvia verso il domani e alle battaglie dei prossimi decenni”.

“La mostra racconta la storia della Fiat – spiega Alberto Cirio, Presidente della Regione Piemonte – che è la storia industriale e produttiva del nostro territorio. Una panoramica di 125 anni di ingegno, tecnologia e capacità di fare, che ancora oggi caratterizzano Torino e Piemonte, oggi a disposizione del pubblico e dei turisti, che hanno l’opportunità di scoprire un patrimonio unico e prezioso della storia del nostro Paese”.

“Nel corso dei suoi 125 anni di storia – afferma il Sindaco di Torino Stefano Lo Russo – FIAT ha rappresentato una pietra miliare della storia industriale italiana, portando il nome di Torino nel mondo. Una storia nella quale ha sempre saputo guardare al futuro, anticipando stili, tendenze e tecnologie, un patrimonio che questa mostra valorizza al meglio, offrendo uno sguardo su un percorso unico nel panorama dell’industria automobilistica”.

Mara Martellotta 

Il Museo Nazionale dell’Automobile racconta i 125 anni di Fiat

Dal 15 novembre 2024 al 04 maggio 2025

Il Museo Nazionale dell’Automobile racconta i 125 anni della fabbrica torinese con una mostra che ne ripercorre più di un secolo di sperimentazioni. In esposizione opere pittoriche, manifesti, bozzetti, documenti d’archivio, materiali grafici, fotografici e audiovisivi d’eccezione: un caleidoscopio di immagini per raccontare 125 anni dell’azienda che ha rappresentato la via italiana alla modernità a partire dal patrimonio visivo che ha prodotto o ispirato.

Nove vetture iconiche completano l’esposizione: dalla mitica Eldridge Mefistofele del 1923 alla popolarissima Panda disegnata da Giorgetto Giugiaro nel 1982, dalla 508 Balilla del 1932 alla 124 Abarth del 1973, la mostra è un viaggio attraverso decenni di sperimentazione e innovazione.

 In occasione dell’anniversario dei 125 anni dalla fondazione della FIAT, il MAUTO – Museo Nazionale dell’Automobile presenta la mostra 125 VOLTE FIAT. La modernità attraverso l’immaginario FIAT che ripercorre la lunga e avvincente storia, unica nel contesto industriale novecentesco, della fabbrica automobilistica torinese, offrendone una rilettura che ne evidenzia l’impatto sociale e la produzione artistica. Il progetto espositivo, curato da Giuliano Sergio e realizzato in collaborazione con Centro Storico FIAT e Heritage HUB, è visitabile dal 15 novembre 2024 al 4 maggio 2025 negli spazi al piano terra del Museo.

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Nata nel 1899, la Fabbrica Italiana Automobili Torino ha saputo cogliere le opportunità della rivoluzione industriale e dell’unità nazionale italiana per imporsi quale principale interprete privato della modernizzazione del Paese nel secolo scorso. Attingendo al vasto patrimonio visivo prodotto o ispirato da FIAT, la mostra 125 VOLTE FIAT. La modernità attraverso l’immaginario FIAT ripercorre il legame che ha unito l’azienda automobilistica torinese allo sviluppo culturale, industriale ed economico dell’Italia. Un racconto – disseminato di approfondimenti su arte, cinema, comunicazione, design, architettura, pubblicità, musica e letteratura – che, attraverso la potenza evocativa degli oggetti e delle immagini, racconta oltre un secolo di storia e sperimentazioni, non solo in campo automobilistico, offrendo uno sguardo approfondito sul modello imprenditoriale unico di un’azienda che ha rappresentato la via italiana alla modernità, esplorando linguaggi, settori produttivi e ambiti geografici.

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Il percorso espositivo si sviluppa a partire da un approccio polidisciplinare, ben rappresentato dal team di co-curatori che hanno affiancato Giuliano Sergio: Davide Lorenzone e Ilaria Pani, rispettivamente Conservatore e Responsabile del Centro di Documentazione del MAUTO; Maurizio Torchio, Responsabile Centro Storico Fiat e Roberto Giolito, Head of Heritage Stellantis Italy. Insieme a loro, in qualità di esperti dei rispettivi campi d’indagine e autori dei saggi in catalogo: Clino Trini Castelli, Designer, Maurizio Cilli, Architetto e Artista, Mauro Coppini, Giornalista, Manuel Orazi, Architetto e Roberto Vaccà, Pubblicitario.

Il Presidente del MAUTO Benedetto Camerana dichiara “125 anni di FIAT: è una data importante per tutti, per l’azienda come per il MAUTO da essa partecipato, ma lo è soprattutto per Torino, che si conferma una delle grandi motown globali. La mostra è una rilettura della storia FIAT dalla fondazione al futuro – non una, ma sei FIAT, come ho raccontato nella mia introduzione al Catalogo Skira – una miniera rivelata di sorprese e di produzioni non solo meccaniche e industriali in senso lato, ma anche artistiche, grafiche, architettoniche, letterarie, sociali, pubblicitarie, musicali. È la linea critica del MAUTO: ripensare l’automobile come punto di incontro di un sistema di valori, discipline, linguaggi e culture differenti. Il carico culturale dell’auto sta nella sua straordinaria capacità di evocazione, di riprodurre e comunicare memorie, sogni, viaggi, luoghi, emozioni, individuali e collettive. Ma la mostra va oltre il ‘’fenomeno’’ auto ed indaga la struttura organizzata della sua produzione: è il racconto dell’espressione e della modernità culturale di una grande industria del Novecento che si avvia al domani, alle battaglie dei prossimi decenni”.

Il Sindaco della Città di Torino Stefano Lo Russo dichiara: “Nel corso dei suoi 125 anni di storia Fiat ha rappresentato una pietra miliare della tradizione industriale italiana portando il nome di Torino nel mondo. Una storia nel corso della quale ha sempre saputo guardare al futuro anticipando stili, tendenze, tecnologie. Un patrimonio che certamente questa mostra valorizza al meglio offrendo uno sguardo su un percorso unico nel panorama dell’industria automobilistica e non solo. Il Museo Nazionale dell’Automobile offre così un’occasione per scoprire la storia industriale della nostra città alle tantissime persone che stanno arrivando e arriveranno a Torino per le Atp Finals, l’Assemblea Nazionale dell’Anci e i tanti eventi di questi mesi ricchissimi”.

“L’ambizione di questa mostra e del catalogo che la accompagna è di raccontare i 125 anni della Fiat attraverso un caleidoscopio di immagini, un turbinio di oggetti, una miriade di tracce e documenti inattesi – dichiara Giuliano Sergio, Curatore della mostra -. Vorremmo sorprendere un pubblico troppo avvezzo a considerare la Fiat come una semplice fabbrica di automobili e già pronto a ammirare la lunga e ordinata carrellata dei prodotti che hanno fatto la storia industriale italiana e internazionale. Dietro l’immaginario ufficiale e un po’ polveroso dell’ammiraglia nazionale dell’automotive si nasconde una storia sorprendente e mobile, la capacità che l’ha sempre contraddistinta di saper interpretare le tumultuose vicende storiche del Novecento per proiettarsi nel contemporaneo”.

“Siamo molto felici di collaborare con il Museo Nazionale dell’Automobile in occasione della mostra 125 volte FIAT. La modernità attraverso l’immaginario FIAT – dichiara la Prorettrice dell’Università di Torino Giulia Carluccio – La mostra rappresenta infatti un’opportunità unica per esplorare il patrimonio visivo prodotto e ispirato dalla FIAT raccontando la cultura e l’immaginario che hanno accompagnato l’industrializzazione italiana. Attraverso la partecipazione dei nostri docenti al ciclo di incontri con il pubblico, l’Università prosegue la sua missione di dialogo con il territorio e i suoi attori promuovendo il ruolo dell’Università come motore di sviluppo sociale e culturale attraverso la condivisione di competenze e energie per contribuire alla diffusione della cultura e alla crescita collettiva della società

L’ALLESTIMENTO E I MATERIALI ESPOSTI

In esposizione al MAUTO, nove vetture rappresentative della storia del celebre marchio italiano: la Eldridge Mefistofele del 1923 che, con la sua silhouette slanciata e la sua mole possente, segna uno dei primi esempi di vettura da record; la 508 Balilla del 1932, vettura compatta ed economica che rappresenta il passaggio dalla produzione di automobili per élite a un’idea di mobilità per le masse; la 500 A Topolino del 1936, rivoluzionaria nel design e pensata per offrire una soluzione di mobilità agile e scattante che avrebbe ispirato generazioni di city car; la 8V prodotta tra il 1952 e il 1954 per un pubblico esclusivo; la 600 del 1955, caratterizzata da un’architettura semplice ma innovativa e progettata per rendere la vita dell’utente più facile e piacevole; la 124 Abarth del 1973 vettura che incarna l’essenza delle auto da competizione; la X1/23 prototipo del 1974, avanzata concept car elettrica a 2 posti che anticipa il futuro della mobilità sostenibile grazie alla sua propulsione a zero emissioni e al design leggero e ultracompatto; la Panda 30 del 1982, considerata, insieme alla 500, l’utilitaria italiana per eccellenza; la 500 Riva del 2016, un gioiello esclusivo per amanti del lusso dal design ricercato. “Special guest” la Nuova 500 “La Prima” cabrio, rilettura in chiave sostenibile e altamente tecnologica di un’icona senza tempo del design italiano.

Le vetture esposte sono corredate da una vasta selezione di opere d’arte, documenti d’archivio, materiali grafici, fotografici e audiovisivi d’eccezione che contribuiscono a definire l’immaginario visivo dell’azienda: dai manifesti e bozzetti pubblicitari di inizio secolo realizzati, tra gli altri, da Leopoldo Metlicovitz e Plinio Codognato – nei quali si compie il transito dalla cultura estetica liberty all’abbagliante potenza delle nuove possibilità tecniche e meccaniche che ispireranno il futurismo – alle opere pittoriche di Mario Sironi, Carlo Carrà e Felice Casorati che offrono una straordinaria rappresentazione della modernità immaginata da Fiat tra le due guerre; dai disegni di Marcello Dudovich e Giuseppe Romano che portano alla ribalta la figura femminile, protagonista della modernità degli Anni Venti, a una serie di fotografie scattate da Luigi Ghirri a Palazzo Grassi negli Anni Novanta.

 

E poi documenti – cartacei, audiovisivi e memorabilia – arricchiscono di dettagli questo racconto distribuito in 8 macrosezioni espositive:

 

• Manifesti e Bozzetti: vero e proprio portale di accesso all’immaginario FIAT – la sezione raccoglie oltre 50 bozzetti e manifesti realizzati tra il 1928 e il 1940;

• Terra Mare Cielo: citando il famoso slogan pubblicitario, la sezione racconta come l’azienda si sia cimentata, a partire dall’inizio del Novecento, nella produzione in tutti i settori della mobilità motorizzata, dall’aviazione ai motoscafi;

• Welfare Fiat: la sezione racconta il modello integrale delle politiche di welfare dell’azienda, che accompagna – a partire dal primo dopoguerra – i propri impiegati e operai dalle scuole di formazione alle colonie estive, dal dopolavoro ai sanatori;

• Design e Stile: la sezione racconta la continua ricerca di funzionalità ed economicità che ha caratterizzato l’identità Fiat definendo la qualità progettuale del suo prodotto e la forte componente innovativa del suo approccio;

• Visioni al futuro. Architettura, urbanistica, energia: una carrellata di progetti che raccontano l’impegno dell’azienda in vari settori, tra cui l’ingegneria civile, l’elettromeccanica, l’architettura e la costruzione di impianti complessi come raffinerie, centrali energetiche e stabilimenti industriali;

• Oltre l’auto: una rassegna dei più diversi oggetti targati Fiat – dalle biciclette ai ciclomotori, dalle forbici ai piatti, dai tostapane ai frigoriferi – testimoniano la strategia dell’azienda di espandere la sua presenza nel mercato italiano

• Cinefiat e Pubblicità: la sezione racconta l’attività di documentazione audiovisiva del dipartimento Cinefiat che produce non soltanto spot pubblicitari, ma anche film di vario metraggio, documentari, cinema d’animazione, musical e cinegiornali e proseguirà la sua attività fino agli anni Novanta del Novecento.

• Sport e Corse: la sezione racconta oltre un secolo di successi iridati Fiat e lo storico sodalizio con Pirelli, accompagnati da video storici.

 

Credits Cosimo Maffione

“Un altro domani”, docufilm sulla violenza di genere

Mercoledì 27 novembre si terrà la proiezione di un docufilm sulla violenza di genere organizzato dai Centri Antiviolenza degli ospedali della Città della Salute di Torino

 

Dal 21 al 27 novembre servizi gratuiti da parte di oltre 240 ospedali con il Bollino Rosa di Fondazione Onda ETS e nei Centri Antiviolenza. In occasione della settimana dedicata al contrasto della violenza di genere, il Centro Soccorso Violenza Sessuale SVS dell’Ospedale Sant’Anna di Torino e il Centro Demetra dell’Ospedale Molinette della Città della Salute di Torino hanno organizzato, mercoledì 27 novembre 2024, presso la Sala Montessori della Città Metropolitana di Torino, in corso Inghilterra 7 dalle ore 15.30 alle 18.30, la proiezione di un film documentario intitolato “Un altro domani”, di Silvio Soldini e Cristiana Mainardi, che riunisce testimonianze di vittime, autori di violenze e figure dell’ambito giuridico, sanitario e psicologico si occupano del problema. Il docufilm verrà presentato al personale docente che in questi anni ha partecipato al progetto “Consenso”, ideato e programmato dalle psicologhe che lavorano nei due centri. A seguire è stata organizzata una tavola rotonda in merito alla violenza di genere he prevede un’iscrizione obbligatoria entro il 15 novembre 2024. Il Centro Soccorso Violenza Sessuale dell’Ospedale Sant’Anna e il Centro Demetra dell’Ospedale Molinette di Torino sono parte integrante del Centro Esperto Sanitario contro la violenza della Città della Salute di Torino, come istituito dalla legge regionale n.4 del 24 febbraio 2016 “Interventi di prevenzione e contrasto alla violenza di genere e per il sostegno alle vittime di violenza e ai loro figli”.

Attualmente vengono seguite da due centri un totale di circa 250 donne, con un incremento del 15% degli accessi rispetto agli anni prepandemia. La percentuale di donne straniere è stabile, del 48% le italiane e 52% le straniere. Sul totale di donne accolte, il 7% ha riferito un maltrattamento in gravidanza, perpetrato dal partner nel 78% dei casi. In occasione della Giornata Internazionale per l’eliminazione della violenza contro le donne, che si celebra il 27 novembre, la Città della Salute di Torino e Fondazione Onda ETS lanciano la quarta edizione dell’(H)Open Week, che si terrà dal 21 al 27 novembre, con l’obiettivo di incoraggiare le donne vittime di violenza a rompere il silenzio e avvicinarle alla rete di servizi antiviolenza che può offrire percorsi di accoglienza protetta e progetti di continuità assistenziale e di sostegno, fornendo servizi concreti e indirizzi ai quali rivolgersi per chiedere aiuto. Gli oltre 240 ospedali con Bollino Rosa, che hanno al loro interno percorsi dedicati, e i centri antiviolenza aderenti all’iniziativa offriranno gratuitamente alla popolazione femminile visite, colloqui, consulenze, infopoint e distribuzione di materiale informativo.

“Anche quest’anno l’obiettivo – spiega Francesca Merzagora, Presidente della Fondazione Onda ETS – è quello di sensibilizzare il pubblico sull’esistenza di altri tipi di violenza oltre a quella fisica e sessuale. Esistono infatti violenze psicologiche, verbali e persino economiche che possano culminare o meno in episodi di stalking o violenza fisica. È importante sottolineare come il controllo che può essere esercitato su una donna non scaturisce solo dalla forza fisica, ma anche dalla volontà di controllare e limitare la sua libertà personale, con lo scopo di isolarla e lederne la dignità. Fondazione Onda ETS vuole ogni anno dare un aiuto concreto alle donne in difficoltà, garantendo per una settimana servizi gratuiti a sostegno delle vittime di violenza, incoraggiandole a uscire dalla spirale del silenzio, della profonda sofferenza e solitudine. Voglio ringraziare la Professoressa Alessandra Kusterman, Presidente SVS Donna aiuta Donna SCS per la collaborazione in questo progetto”.

Per l’occasione verrà distribuito negli ospedali un opuscolo informativo dal titolo “Violenza di genere – riconoscerla, prevenirla e contrastarla”.

 

Mara Martellotta

Bianco e Nero sotto la Mole in ricordo di Daniele Segre

Qualcuno di voi si potrebbe riconoscere, infatti  gli scatti in bianco e nero sono il risultato di una ricerca sociale curata da Daniele Segre negli anni 70.
Alla Mole Antonelliana è stato presentato un libro e una mostra di cancellata per ricordare Daniele Segre ad un anno dalla sua scomparsa.

Dalla collaborazione di Emanuele Segre, il figlio con il già direttore del Museo del Cinema Domenico De Gaetano nasce il desiderio di esporre alla città le immagini più significative del primo libro, la cancellata della Mole è la location espositiva di  14 grandi foto in bianco e nero che rappresentano volti, sguardi, momenti di uno spaccato della società dell’ epoca.
Dopo 45 anni viene rieditato e integrato il libro, la nuova edizione raccoglie oltre cento foto, alcune inedite, ritrovate negli archivi , e un QR code per vedere in streaming la trilogia dei film “Il potere dev’essere bianconero” del 1978, Ragazzi di stadio del 1980 e Ragazzi di stadio 40 anni dopo del 2018.
Il 42 festival del Cinema di Torino ospiterà  la proiezione del film “I ragazzi di stadio” nella sezione Zimbaldone  il 24 novembre alle ore 21.45 al cinema Romano.

GABRIELLA DAGHERO

La Cerimonia del Premio Odisseo 2024

Martedì 19 novembre presso il teatro Rete7. Tra le opere in premio alle aziende vincitrici anche un’opera di Pier Tancredi de Coll’ (nella foto)

 

Il Premio Odisseo è un format del CDVM – Club Dirigenti Vendita e Marketing dell’Unione Industriali di Torino che, dal lontano 2005, promuove l’attività economica di Piemonte, Liguria e Valle d’Aosta, motivando le aziende a essere esempio di eccellenza e innovazione nell’ambito delle proprie competenze. Il premio riconosce la creatività, lo spirito innovativo abbinati alla interdisciplinarietà, alla sostenibilità ambientale delle realtà di business sul territorio in cui operano. Il Premio Odisseo è stato istituito per motivare le imprese e i propri manager ad essere esempio di eccellenza e innovazione nell’ambito delle proprie competenze. Vengono premiate quelle aziende ed enti che hanno ottenuto risultati di successo con creatività e spirito innovativo. D’altronde Odisseo è il nome greco di Ulisse, a cui si ispira il premio. A ciascuna delle aziende premiate verrà assegnato come premio un’opera realizzata appositamente da un noto artista. La cerimonia di premiazione avrà luogo martedì 19 novembre prossimo, alle ore 18, presso il teatro Rete7 di corso Regio Parco 146, a Torino. La registrazione avverrà a partire dalle ore 17.30.

Il Premio Odisseo 2024 consegnerà ai vincitori opere di Adriano Parisot, Mario Saini, Neri Ceccarelli, Pier Tancredi de Coll’, Sara De Siena e Simona Bosio.

 

Mara Martellotta

From Zero to Startup, al via il programma di Blue Factory

Dalla teoria alla pratica per trasformare le idee in startup di successo.

Con oltre 250 candidature, l’incubatore d’impresa di ESCP Business School dà il via a un percorso di formazione gratuito e network internazionale grazie al sostegno della Fondazione Compagnia di San Paolo come ecosystem developer e al contributo della Camera di commercio di Torino.

 

Blue Factory, l’incubatore di ESCP Business School, dà il via a From Zero to Startup, accogliendo 60 aspiranti imprenditori da tutta Italiaselezionati tra oltre 250 candidati. Questo percorso formativo prevede 80 ore di formazione pratica, mentoring e networking dedicate a innovatori e startupper.

 

Il programma – presso ESCP Torino Campus fino a fine febbraio – è ideato per supportare giovani imprenditori nella creazione della propria startup, offrendo moduli pratici su tematiche strategiche e sessioni di mentoring con esperti di alto livello.

 

Un piano didattico di 10 moduli, ognuno pensato per accompagnare i partecipanti nelle varie fasi dello sviluppo d’impresa. Dopo l’introduzione ai fondamenti dell’imprenditorialità, i moduli successivi guidano i partecipanti in approfondimenti specialistici: Customer Development e Lean Methodology, per comprendere i bisogni del cliente e impostare una metodologia efficace ed efficiente, e Analisi di Mercato e MVP, per validare l’idea di business con un Minimum Viable Product.

L’offerta prosegue con sessioni su Modelli di BusinessMarketing e Strategie Go-to-MarketPianificazione Finanziaria e Gestione Legale delle Startup, con focus su gestione del rischio e dell’impatto. Un modulo cruciale, Fundraising e Networking, si concentra poi su strategie di raccolta fondi e contatti con l’ecosistema imprenditoriale.

 

I partecipanti potranno apprendere il know-how direttamente dai docenti di punta di ESCP Business School e da professionisti, tra cui Alberto Giusti, esperto stratega e imprenditore con numerose startup all’attivo nel Regno Unito, Svizzera e Stati Uniti, Daniele Battaglia, Associate Professor of Strategy presso ESCP Business School, ed Enrica Bonora, manager presso DualTech e promotrice di progetti per la NATO DIANA. Figure di spicco del mondo imprenditoriale come Fabio Sferruzzi e Matteo Gallo, rispettivamente CEO e Investor&Venture Builder di Feat. VenturesAlessandro Nasi e Francesca Papa, rispettivamente Founder e Head of Marketing dello startup builder Djungle Studio, Mariafebronia Sciacca, Senior Business Developer di 2i3t, e Giancarlo Rocchietti, business angel e presidente del Club degli Investitori, forniranno inoltre insight approfonditi su finanza e modelli di crescita, mentre esperti di comunicazione e design, come Lorenzo d’Amelio, CEO di Merakyn, Estève PannetierTEDx Speaker, e Renato Pannella, CEO di Lead, arricchiranno la preparazione trasversale dei partecipanti, e professionisti Raffaele Battaglini e Larissa Stievens, dello studio legale Futura, forniranno ai team competenze legali di base per destreggiarsi tra contratti e investimenti, e esperti come Christian Racca, Senior Engineer and Program Manager di Top-IX, e Laura Orestano, CEO di Socialfare,   forniranno competenze in ambito big data e impact, infine Virginia Pigato e Sheila Simon, rispettivamente investor e program manager di Techstars, supporteranno i team nella preparazione del pitch finale.

A questo si aggiungono un ampio ventaglio di mentor ed esperti internazionali che affiancheranno i partecipanti nei 4 mesi del percorso formativo.

 

Il programma si concluderà con il Demo Day a fine febbraio, un’occasione esclusiva per presentare il proprio progetto a investitori e professionisti del settore, ricevendo feedback e valutando opportunità di finanziamento.

 

Le lezioni si svolgeranno presso il campus ESCP nel cuore di Torino, con sessioni in presenza e online per favorire flessibilità e networking.

ESCP Business School e Blue Factory forniscono una rete internazionale di alumni, investor e mentor, e l’accesso a sei campus in Europa per facilitare l’espansione in nuovi mercati.