SCRIVE GIORGIO MERLO

I Cattolici, la politica e la "profezia" di Martinazzoli

montecitorio 2 La sfida che il grande statista bresciano lancio’ poco tempo prima della sua scomparsa non può essere semplicisticamente e banalmente liquidata. Non a caso, appena si profila qualche tema “sensibile” nell’agenda politica italiana cresce l’attenzione e la curiosità’ su “cosa faranno adesso i cattolici”

 

Mino Martinazzoli in una delle sue ultime irresistibili riflessioni/provocazioni disse che “l’unità politica dei cattolici non è certamente un dogma come, però, non è un dogma neanche la diaspora politica dei cattolici”. Una riflessione tagliente ma precisa, impeccabile nella sua razionalità e nella sua logicità. Ora, e’ indubbio che il passato non ritorna e le stesse esperienze di un tempo, gloriose o meno gloriose che furono, non possono essere riproposte con la dovuta freschezza e modernità. Appartengono alla storia e come tali vanno giudicate e analizzate. Ma è altrettanto indubbio che la sfida che il grande statista bresciano lancio’ poco tempo prima della sua scomparsa non può essere semplicisticamente e banalmente liquidata. Non a caso, appena si profila qualche tema “sensibile” nell’agenda politica italiana cresce l’attenzione e la curiosità’ su “cosa faranno adesso i cattolici”. Una domanda che trasuda curiosità ma anche e soprattutto attenzione per la presenza politica, culturale ed etica di un filone ideale che nel nostro paese – per motivi storici ben noti – ha contribuito in modo determinante a costruire e a consolidare la democrazia e a radicare il peso e il ruolo decisivo delle stesse istituzioni democratiche. Un filone culturale che è destinato, piaccia o non piaccia, a condizionare le scelte e le decisioni della politica italiana. Anche se l’autorevole e straordinario magistero di Papa Francesco ha rinnovato profondamente lo storico rapporto con la politica e le stesse istituzioni da parte di Oltretevere, è abbastanza evidente che finché la cultura cattolico democratica e il popolarismo di ispirazione cristiana avranno delle munizioni culturali e politiche da spendere non potranno essere definitivamente archiviati e storicizzati. Certo, con modalità organizzative e contingenti diversi dal passato recente e meno recente. Probabilmente, anzi quasi certamente, senza riproporre un “partito di cattolici” per dirla con Luigi Sturzo. E senza, forse, riproporre neanche “correnti dei cattolici” all’interno dei rispettivi partiti di appartenenza. Insomma, è’ cambiato radicalmente il modo d’essere dei cattolici nella politica e nella società italiana. Come sono cambiate profondamente le ragioni che giustificano le appartenenze politiche contemporanee. “Post partiti frutto di post identità” come ha definito i partiti italiani un intelligente osservatore come Ilvo Diamanti. Ma una cosa è certa: la cultura politica dei cattolici italiani – mi riferisco in particolare alla tradizione cattolica democratica e popolare – non va in pensione. È ancora utile per la qualità della democrazia italiana e per lo stesso perseguimento del “bene comune”. Sotto questo versante, il monito di Mino Martinazzoli non è destinato a cadere nel vuoto.

 

Giorgio Merlo