SCENARI

Fondazione Crt, Quaglia ora e sempre

Giovanni Quaglia marcia a tappe forzate verso la riconferma alla presidenza della ricca Fondazione Cassa di risparmio di Torino
 
All’appuntamento mancano ormai poche settimane e nulla sembra impensierire il banchiere cuneese, che senza colpo ferire conta di trascorrere sette anni sulla poltrona più importante di via XX settembre. Un’importante tappa sul cammino di Quaglia è venuta dalla riconferma per mano del Consiglio regionale di Anna Maria Di Muscio e Giampiero Leo nel Consiglio d’indirizzo della Fondazione. Sono entrambi considerati fedelissimi di Quaglia e devono la nuova designazione allo stretto rapporto tra Quaglia e Sergio Chiamparino, che a Palazzo Lascaris ha stroncato sul nascere qualsiasi candidatura alternativa. Ma forse la designazione di Di Muscio e Leo, apparentemente avvenuta senza problemi, potrebbe diventare il classico sassolino capace di mandare in tilt un meccanismo potente e ben oliato. Nei palazzi della politica piemontese qualche mugugno e forse anche qualcosa di più incomincia a levarsi verso i criteri con i quali viene gestito l’importante tesoro custodito nella cassaforte della Fondazione. Nonostante la natura privatistica della Fondazione si tratta pur sempre di un patrimonio delle collettività, dove una volta operavano sportelli e la raccolta risparmi della Cassa di risparmio di Torino. A differenza di quanto accade in Lombardia nella nostra regione le Fondazioni bancarie si sono rinchiuse in castelli dorati nelle cui segrete riunioni si stabiliscono investimenti e nomine salvo ogni tanto vestire i panni dei grandi elemosinieri degli enti locali. Chissà se i due nuovi consiglieri avranno la voglia e la curiosità di conoscere la politica degli stipendi dei dipendenti della Fondazione di via XX settembre, la cui classifica è guidata con grande distacco sugli altri dal segretario Massimo Lapucci che tra stipendi e altre prebende si mette in tasca alcune centinaia di migliaia di  euro l’anno confermandosi una delle buste paga più ricche di Torino. O se ai due consiglieri verrà in mente di chiedere cosa hanno detto i consiglieri espressi dalla Fondazione nei consigli d’amministrazione di Atlantia e di Autostrade dopo la tragedia del ponte Morandi e il duro scontro con il Governo. Nelle due società del gruppo Benetton via XX settembre ha investito parecchio senza influenzare le scelte della società e meno che mai favorire investimenti in Piemonte. Ma l’amore di Quaglia per le società autostradali è da sempre noto. E ancora forse non è peccato immaginare che i due nuovi consiglieri chiedano di conoscere i conti delle Ogr, il più importante investimento della Fondazione negli ultimi anni, sul quale in molti, ma a mezza voce, hanno storto il naso pensando sarebbe stato meglio spendere con tanta abbondanza per creare posti di lavoro con un occhio di riguardo alle periferie torinesi, dove il tasso di disoccupazione giovanile ha raggiunto livelli  degni delle più depresse aree meridionali.

Giovanni Colonna

 

2016 l’anno che verrà: vinceranno gli economisti, i liberi pensatori o gli astrologi ?

fuochi stellaferrareseL’angolo del Private Banker /

di Fabio Ferrarese

 

Perché siamo incapaci di prevedere cosa succederà in futuro? In primis dobbiamo prendere consapevolezza che in un mondo fatto di incertezze è inevitabile commettere errori quando si formulano previsioni. In secondo luogo, si deve pensare che ci sono altri elementi che condizionano il risultato finale

 

Cosa succederà all’economia mondiale nel 2016? I tassi d’interesse verranno mantenuti su livelli eccezionalmente bassi ed è possibile che vengano introdotte ulteriori misure di stimolo. Nelle banche centrali, infatti, è ormai insito il pensiero che il pericolo di fare troppo poco sia peggiore del danno che si potrebbe attuare nel fare troppo. In questo contesto occorrerà prestare molta attenzione ad uno dei rischi più difficili da valutare in ambito finanziario: quello valutario, con possibili tensioni nel corso dell’anno che verrà. Infine, molto probabilmente, dopo i tristi fatti di Parigi, assisteremo a una revisione della storia recente, sia da un punto di vista sociale, sia economico.

 

Riconoscere un problema, dunque, è il primo passo per risolverlo. Quali sono allora le supposizioni che questa consapevolezza ci consente di fare per il 2016? Non seguire le previsioni, ma cambiare il proprio modo di approcciare gli investimenti. Il Fondo Monetario Internazionale (FMI) ci ricorda che esistiamo contro ogni probabilità e pertanto dobbiamo guardare al futuro con positività. Dobbiamo fare lo sforzo di correggere le distorsioni del nostro comune modo di pensare, o quanto meno provarci. Prendere in considerazione non soltanto le previsioni in sé e per sé, ma anche il corollario di rischi annessi.

 

Evitate dunque l’eccesso di fiducia che avete nelle vostre capacità previsionali, non minimizzate però la probabilità di alcuni eventi ed evitate di seguire il “gregge”. Warren Buffet, uno degli uomini più ricchi al mondo, non investì nelle aziende della bolla dot.com perché non era in grado di capirne il modello di business e di conseguenza di valutarle. Fu aspramente criticato dalla stampa e da molti operatori del settore, ma il tempo gli ha poi dato ragione.

 

All’inizio del 2015 gli economisti hanno formulato le loro previsioni per l’anno che si sta concludendo. A quasi dodici mesi di distanza le stime riguardanti la crescita globale sono state riviste al ribasso ed il tasso di inflazione nelle economie avanzate risulta essere a livelli inferiori rispetto a quanto previsto.

 

A memoria non si ricorda che qualche economista il primo di gennaio del 2015 avesse preventivato un possibile ulteriore calo delle materie prime o l’aumento spropositato dei flussi migratori verso l’Europa: due temi che hanno impattato in modo significativo sull’anno che volge al termine.

 

Recentemente molti liberi pensatori hanno evidenziato come i pronostici degli economisti vengano ormai percepiti da molti alla stessa stregua delle previsioni messe in atto da astrologi o meteorologi. Senza voler assolutamente assimilare le tre categorie dobbiamo però tenere ben presente il monito lanciato dal FMI, il quale ha fatto notare che gli economisti, nonostante pratichino una scienza inesatta, tendono a essere eccessivamente ottimisti riguardo al futuro, tanto da aver sovrastimato in modo sistematico i tassi di crescita per tutto il periodo 1990-2007.

 

Perché siamo incapaci di prevedere cosa succederà in futuro? In primis dobbiamo prendere consapevolezza che in un mondo fatto di incertezze è inevitabile commettere errori quando si formulano previsioni. In secondo luogo, si deve pensare che ci sono altri elementi che condizionano il risultato finale: non considerare alcune variabili o anche solo il pesarle in maniera non corretta, quando si costruisce un modello previsionale, potrebbe portare a nuovi colpi di scena in ambito economico-finanziario che sono ben descritti da Nassim Nicholas Taleb nel suo libro il cigno nero.

 

Per curiosità ed approfondimenti potete scrivere a fabio.ferrarese @yahoo.it