SALUTE- Pagina 7

Prevenire il rigetto dei trapianti di cuore con un semplice prelievo La scoperta alle Molinette

Il trapianto di cuore è una terapia avanzata per pazienti con gravi malattie cardiache.

La più pericolosa complicazione è rappresentata dal rigetto, vale a dire la risposta immunitaria del ricevente che riconosce come estraneo l’organo trapiantato. Almeno un paziente su tre rischia di avere un episodio di rigetto acuto durante il primo anno. Per questo ogni trapianto viene monitorato con attenzione, al fine di cogliere i primi segni di rigetto, ed eventualmente iniziare una terapia mirata.

Nel caso dei trapianti cardiaci, dove il rigetto è la complicanza più temibile, il metodo standard consiste nella cosiddetta “biopsia endomiocardica”, che consente, attraverso una sonda inserita nei vasi che arrivano al cuore, di raccogliere un frustolo del muscolo cardiaco, che viene esaminato al microscopio per evidenziare le alterazioni tipiche del rigetto. È intuitivo che questa indagine, ripetuta ad intervalli regolari dopo il trapianto, risulta invasiva, complessa e non esente da rischi.  

Uno studio tutto torinese, realizzato presso la Città della Salute di Torino ed appena pubblicato sulla più prestigiosa rivista scientifica internazionale di trapianto, il Journal of Heart and Lung Transplantation, ha aperto la strada ad una nuova metodica per riconoscere il rigetto, più semplice e veloce ed altrettanto sensibile. Si tratta dell’analisi del DNA del donatore che circola libero nel sangue del ricevente. È il frutto della collaborazione di 3 strutture dell’ospedale Molinette di Torino: il Centro Trapianti di cuore (diretto dal professor Mauro Rinaldi), il Servizio di Anatomia patologica (diretto dal professor Mauro Papotti) ed il Servizio di Immunogenetica (diretto dal professor Antonio Amoroso).

Il DNA non si trova soltanto dentro le cellule, ma può essere presente in piccoli frammenti anche nel sangue. Lo studio del DNA libero circolante fetale nel sangue materno ha già trovato da tempo applicazioni nella diagnosi prenatale non invasiva di malattie genetiche fetali” – spiega Silvia Deaglio, genetista dell’Università di Torino e medico del Servizio di Immunogenetica e Biologia dei Trapianti dell’ospedale Molinette. “Sviluppi importanti si sono avuti anche in campo oncologico, analizzando il DNA circolante originato dalle cellule tumorali – la cosiddetta biopsia liquida. Nella nostra ricerca abbiamo applicato le tecnologie di analisi del DNA libero circolante alla medicina dei trapianti, dimostrando che l’aumento del DNA derivato dall’organo trapiantato nel sangue del ricevente è un biomarcatore specifico di rigetto. Il suo aumento è infatti correlato al danno delle cellule del trapianto, causato dalla risposta immunitaria del rigetto”.

Questo studio, eseguito su circa 30 riceventi di trapianto di cuore, ha consentito di dimostrare come un semplice prelievo di sangue, al posto della più complessa biopsia endomiocardica, consente di riconoscere in maniera veloce ed affidabile la presenza del rigetto nei nostri pazienti e di avviare precocemente le terapie per combatterlo”, spiega Massimo Boffini, cardiochirurgo del Centro di Trapianto cardiaco universitario delle Molinette.  Nel caso dei trapianti, come per ogni disciplina medica, la diagnosi precoce permette di avviare tempestivamente ed in maniera più efficace la giusta terapia.”

Questo studio è stato frutto del lavoro congiunto di molti ricercatori” – ricorda Monica Sorbini, primo autore dello studio e dottoranda presso il Dipartimento di Scienze Mediche dell’Università di Torino. “Dai chirurghi che hanno seguito i pazienti a chi come la sottoscritta che lavora in laboratorio sui campioni biologici raccolti è stato un lavoro emozionante e gratificante, perché ha permesso a chi lavora in laboratorio di fare avanzare ulteriormente le conoscenze a favore di questi pazienti che trovano nel trapianto un’altra vita grazie al dono di un organo”.  

Commenta infine il professor Antonio Amoroso: “In Italia la Città della Salute di Torino non è solo il riferimento delle attività cliniche collegate alla medicina dei trapianti, risultando il primo ospedale per numero di trapianti eseguiti ogni anno, ma anche delle attività di ricerca ed innovazione in questo settore. Tutto questo anche per offrire sempre cure migliori ed innovative ai nostri pazienti”.

Nuova terapia subintensiva – intensiva al Mauriziano 

E’ stato inaugurato il primo lotto previsto dal Piano Arcuri portato a termine in Piemonte in previsione di una possibile quarta ondata da Covid 19 in vista del prossimo autunno.

Presso il Padiglione 17A dell’ospedale Mauriziano di Torino è stata inaugurata la nuova terapia subintensiva / intensiva, presso la Medicina d’Urgenza (diretta dal dottor Domenico Vallino). Sarà un reparto con un modello di tipo modulare.

Erano presenti il Presidente della Regione Piemonte Alberto Cirio, l’Assessore alla Sanità della Regione Piemonte Luigi Genesio Icardi, il Direttore generale del Mauriziano Maurizio Dall’Acqua, il Direttore sanitario Maria Carmen Azzolina ed il dottor Domenico Vallino.

 

“Dei 299 posti previsti dal piano Arcuri solo una minima parte è stata ultimata ad oggi a causa delle difficoltà burocratiche con Roma per sbloccare i progetti. La Regione Piemonte però non ha aspettato e con 14 milioni di euro di risorse proprie ha attivato 160 posti aggiuntivi funzionali di terapia intensiva e 120 di sub-intensiva. Questa è la prova che bisogna dare ai territori più autonomia, perché quando le cose le fanno le Regioni si fanno più in fretta – ha sottolineato il Presidente della Regione Piemonte Alberto Cirio, che ha aggiunto – credo che il Covid ci abbia insegnato l’eccellenza della sanità piemontese, ma anche che sulla sanità non si deve tagliare. E nella storia invece lo hanno fatto tutti, da destra a sinistra tutti i partiti. Non lo dobbiamo più fare e soprattutto non dobbiamo mortificare il nostro personale, perché per anni si è bloccato il turn-over e non si è curata la gratificazione morale ed etica che noi dobbiamo dare ai nostri operatori sanitari, che sono straordinari”.

 

“Gli ospedali del Piemonte hanno dimostrato di saper reggere all’urto devastante della pandemia – osserva l’Assessore regionale alla Sanità del Piemonte, Luigi Genesio Icardi – , grazie all’enorme sforzo compiuto dal personale sanitario. Soprattutto sul fronte delle terapie intensive, la nostra regione partiva da una dotazione di posti letto tra le più deficitarie d’Italia. In poche settimane sono stati riconvertiti alle necessità dell’emergenza interi reparti, che oggi hanno reso strutturale la loro rapida e virtuosa trasformazione. Il caso del Mauriziano di Torino ne è un tangibile esempio, per il quale ringrazio tutti coloro che a diverso titolo se ne sono resi parte diligente”.

 

L’area consta di 18 posti letto (dei quali 14 ad alta intensità di cure e 4 a bassa intensità), ristrutturata e predisposta secondo le direttive del Decreto Arcuri, che prevedono la Terapia subintesinva, con la possibilità di una rapida trasformazione in reparto di Terapia intensiva, permettendo così di fornire una risposta modulare, rapida ed efficace in caso di repentino incremento di pazienti critici, come si è verificato nel corso delle recenti ondate pandemiche legate alla diffusione del SARS-Cov2.

Quest’area dell’ospedale Mauriziano sarà tra le prime ad essere attivate in Piemonte nell’ambito del già citato programma nazionale. Il valore complessivo dell’intervento è pari a circa 780mila euro per le opere cantieristiche realizzate ed oltre 480mila euro per le dotazioni biomedicali di cui l’ambito è dotato.

 

L’obiettivo è quello di realizzare un’area clinica dove i pazienti critici possano essere rapidamente presi in carico e trattati secondo le necessità. In questo ambito la premessa fondamentale è rappresentata dalla possibilità di garantire elevati standard qualitativi con un elevato turn – over dei pazienti.

 

L’adozione di tecnologie avanzate consentirà il monitoraggio multiparametrico dei pazienti ed il supporto alle varie insufficienze d’organo, quale quella respiratoria renale o del circolo, attraverso tecniche di trattamento avanzate, come la ventilazione assistita o il trattamento dialitico d’urgenza.

 

Tra le patologie più frequentemente trattate sono da segnalare lo scompenso cardiaco acuto, l’insufficienza respiratoria, le polmoniti, la sepsi, l’embolia polmonare massiva. Tra le patologie meno frequenti, ma sicuramente non meno impegnative, sono da ricordare le intossicazioni e le aritmie cardiache.

 

Cirrosi epatica e cure palliative, incontro su Zoom

Lunedì 21 giugno 2021 | ore 17.30 – 19.00

Piattaforma Zoom

HO LA CIRROSI EPATICA: LE CURE PALLIATIVE MI POSSONO AIUTARE?

 Si svolgerà lunedì 21 giugno il secondo appuntamento di Ars Pallium Academy, dedicato al tema delle cure palliative nella cirrosi epatica. L’incontro si terrà su piattaforma Zoom, dalle ore 17.30 alle 19, con partecipazione gratuita previa registrazione (per info e iscrizioni: info@arspalliumacademy.it).

La cirrosi epatica è una malattia cronico-degenerativa a elevato impatto sintomatologico, psicologico, sociale, e a prognosi infausta. L’unica terapia risolutiva è il trapianto di fegato, purtroppo destinato a un numero limitato di ammalati. L’età media dei pazienti, in genere inferiore a quella della maggior parte dei pazienti affetti da altre patologie cronico-degenerative, costituisce un ulteriore problema di welfare, essendo numerosi gli ammalati ancora in età lavorativa.

Le cure palliative possono costituire una risorsa importante per questi pazienti e per i loro familiari. Nei fatti, invece, vengono attivate ancora troppo raramente.

“Ho la cirrosi epatica: le cure palliative mi possono aiutare?”. A questa domanda risponderà la tavola rotonda virtuale che sarà introdotta e moderata da Oscar Bertetto, presidente di Ars Pallium Academy. Seguiranno gli interventi di Paolo Caraceni, professore associato in Medicina Interna Dipartimento di Scienze Mediche e Chirurgiche dell’Alma Mater Studiorum Università di Bologna (“I malati di cirrosi epatica: quanti e con quali problemi”); Alessandro Valle, direttore sanitario della Fondazione FARO onlus (“Le cure palliative: se sono efficaci, perché no?”); Chiara Taboga, coordinatrice infermieristica Hospice Udine (“La gestione nella quotidianità”). Dopo il dibattito con i partecipanti, le conclusioni saranno a cura di Carlo Della Pepa, ricercatore del Dipartimento Scienza e Tecnologia del Farmaco Università di Torino.

Nel corso dell’incontro verrà data la dimensione del fenomeno della cirrosi epatica e si discuterà delle principali “barriere” che ostacolano l’attivazione dei servizi di cure palliative, delle potenziali strategie di superamento e saranno esposti i dati della letteratura che sostengono l’utilità delle cure palliative anche per questi ammalati.

La partecipazione è libera e gratuita previa registrazione: per iscriversi e ricevere le credenziali di accesso è sufficiente inviare una mail a info@arsapalliumacademy.it con il proprio nome e cognome.

ARS PALLIUM ACADEMY

Ars Pallium Academy nasce per promuovere la cultura e la diffusione delle cure palliative. È una rete costituita da quattro enti fondatori: ANEMOS Curando s’impara, Fondazione F.A.R.O. onlus, IUSE, Luce per la Vita. APA ha come mission la promozione della conoscenza e della diffusione delle cure palliative in ambito scientifico e sociale, mettendo al centro del proprio progetto i curanti e la cittadinanza, perché attraverso azioni formative e informative possano tutti contribuire allo sviluppo delle cure palliative.

Nanoparticelle per curare una rara patologia ossea

DAL POLITECNICO DI TORINO

È il progetto di ricerca “MIMIC-KeY – A key to the rational design of extracellular vesicles mimicking Nanoparticles”: una chiave per imitare la natura e guidare nanoparticelle terapeutiche per curare la picnodisostosi, patologia metabolica dell’osso

 

Una cellula tumorale può essere utilizzata per le sue caratteristiche intrinseche per curare una malattia rara? A cercare una risposta a questa domanda è il progetto MIMIC-KeY – A key to the rational design of extracellular vesicles mimicking Nanoparticles: la ricerca, coordinata da Valentina Cauda, docente del Dipartimento di Scienza Applicata e Tecnologia con il suo team di ricerca, di cui fa parte anche Silvia Appendino, assegnista di ricerca, punterà a riprodurre nanoparticelle, in laboratorio, che, “mimando” la capacità innata delle metastasi di individuare l’organo da aggredire, possano essere guidate invece verso il tessuto con scopo curativo trasportando gli enzimi terapeutici.

Ciascun tumore infatti, secondo una programmazione naturale, crea metastasi in specifici organi o tessuti, “guidato” dalle vescicole extracellulari che individuano in modo selettivo e circoscritto il bersaglio da colpire. Sfruttando questa caratteristica si potranno migliorare le terapie per altre tipologie di patologie, prevedendo il rilascio mirato di farmaci che, ad oggi, mancano appunto di precisione, andando a disperdere il medicinale anche dove non necessario, diventando così invasive se non tossiche.

Il progetto MIMIC-KeY, ispirandosi alla struttura cellulare del cancro alla prostata e al mieloma multiplo, che una volta diffusi si espandono nel tessuto osseo, proverà a proporre una terapia per una rara patologia metabolica dell’apparato scheletrico, la picnodisostosi. Il progetto si svilupperà in due fasi: la prima di studio e individuazione della chiave del meccanismo che permette alle vescicole di guidare puntualmente la metastasi su un determinato tessuto; la seconda dove si ricreeranno artificialmente nanoparticelle similari a quelle metastatiche. Nanoparticelle che potranno trasportare, al posto del tumore, una terapia dedicata e mirata a curare la picnodisostosi.

Diversi sono i risvolti della ricerca, da quelli tecnologici – come l’avanzamento nella medicina di precisione e la creazione in laboratorio di nuovo materiale artificiale in grado di mimare quello biologico – a quelli che vedono l’ampliamento della conoscenza sulla materia: il progetto si inserisce infatti in un partenariato internazionale e multidisciplinare che raccoglie competenze nell’ambito della bioingegneria, chimica, biofisica, modellistica, biologia e clinica traslazionale.

“Questo progetto è stato finanziato nell’ambito del FET-OPEN RIA, un programma di ricerca europeo di Horizon 2020* che supporta la ricerca di frontiera e la trasla verso l’applicazione clinica e industriale. Non a caso, i partner del consorzio progettuale vanno dall’Università di Utrecht, l’Università Tecnica di Eindhoven, e la SUPSI di Lugano, ad istituti di ricerca clinica quali l’Istituto di Ricerche Farmaceutiche Mario Negri di Milano e l’ospedale Vall d’Hebron di Barcellona, nonché l’azienda inglese ONI, che nasce come spin off dell’università di Oxford e propone microscopi per superisoluzione in fluorescenza su vescicole extracellulari. Il Politecnico di Torino è per la prima volta coordinatore di questa tipologia di progetti e nel corso dei prossimi 4 anni di lavoro ci poniamo un’intensa attività lavorativa e di ricerca, con l’obiettivo di produrre nuove nanoparticelle artificiali che mimino la natura e aiutino la risoluzione di patologie, anche rare”, dichiara Valentina Cauda.

* oggi denominato EIC Pathfinder nel nuovo quadro Horizon Europe (NdA).

Oncoematologia pediatrica del Regina Margherita, nuovi ambulatori

Il progetto è stato supportato da ADISCO – Sezione Piemonte, con Fondazione Compagnia di San Paolo e Fondazione La Stampa – Specchio dei tempi

 

 Sono stati inaugurati i nuovi Ambulatori di Oncoematologia pediatrica dell’ospedale Infantile Regina Margherita della Città della Salute di Torino (sotto la direzione della professoressa Franca Fagioli) con una superficie di circa 1120mq, nei quali si articolano dodici ambulatori, due studi medici, tre uffici, tre camere di degenza ed un’area dedicata al personale ospedaliero.

L’intervento ha richiesto importanti investimenti, pari a circa 1 milione e 500 mila euro, e circa 6 mesi di lavoro. Questo progetto, realizzato anche con il sostegno di 600.000 € della Fondazione Compagnia di San Paolo e 300.000 € di Fondazione La Stampa – Specchio dei tempi, costituisce il quinto importante traguardo per la sezione Piemonte dell’Associazione ADISCO, presieduta da Francesca Lavazza, succeduta da pochi mesi alla madre Maria Teresa.

 

Gli Ambulatori di Oncoematologia Pediatrica, ubicati al primo piano dell’ospedale Infantile Regina Margherita in due maniche ortogonali, sono stati oggetto di un intervento di manutenzione straordinaria volto al rinnovamento e all’umanizzazione degli spazi, al fine di creare condizioni di benessere sia per i pazienti che per il personale. Questo progetto prosegue l’opera di riqualificazione degli ambienti sanitari, iniziato con il Day Hospital e continuato poi con l’Isola di Margherita, il Pronto Soccorso ed il Reparto di Oncoematologia Pediatrica, con l’obiettivo di creare un percorso diagnostico – terapeutico sinergico per il paziente, grazie alla riproposizione in tutti gli ambienti di grafiche e pareti curve ispirate alla varietà ed alla fluidità della natura.

 

La natura è stata infatti il tema che ha guidato l’intero progetto di rinnovamento degli ambulatori: le pareti curve, ispirate proprio alla sinuosità del mondo naturale, movimentano l’andamento rettilineo dello spazio e offrono una continuità estetica e funzionale con gli altri reparti già ristrutturati. Il progetto mira, inoltre, a migliorare la fruibilità degli spazi tanto per il personale quanto per l’utenza, creando nuovi percorsi e adattando gli ambulatori ai criteri dettati dalle più recenti norme in materia di prevenzione della diffusione del coronavirus. Grafiche, pareti curve, colori e giochi di pavimentazione permettono di far sentire i piccoli pazienti a proprio agio, cercando di alleviare anche dal punto di vista psicologico le difficoltà del percorso terapeutico.

 

 

Il restyling ha risposto alla necessità di ottimizzazione degli spazi: gli ambulatori dedicati alle terapie onco-ematologiche sono stati raggruppati e localizzati nella manica lungo corso Unità d’Italia, mentre gli ambulatori psicologici e gli studi clinici sono stati separati nella manica su piazza Polonia, per ottenere un’organizzazione più coerente delle funzioni. Qui è anche localizzata l’Unità di Ricerca e Sviluppo Clinico, che necessita di spazi adeguati per la gestione delle sperimentazioni cliniche in condizioni sicure e controllate, tali da assicurare la conformità ai requisiti di qualità e strutturali stabiliti dalle leggi in vigore.

 

Per l’elaborazione del progetto sono stati fondamentali l’apporto e la consulenza del personale medico – infermieristico, che in diversi incontri ha permesso di definire con efficacia le tipologie degli spazi e il corretto rapporto tra di essi. A questo proposito, sono stati inseriti accessi differenziati per i diversi usi e tre nuove sale di attesa differenziate per accogliere i pazienti destinati alle diverse terapie, in modo tale da evitare il rischio di complicanze infettive e di contagio tra un paziente e l’altro.

Pazienti in via di guarigione dimessi per decongestionare gli ospedali

“Per contribuire a decongestionare i posti letto negli ospedali, la Giunta emanerà una delibera (Dgr) per consentire le dimissioni assistite e protette dei pazienti in via di guarigione che continueranno a essere curati, sempre a carico del Servizio sanitario regionale, nelle Rsa o al domicilio”.

Lo ha dichiarato l’assessore alla Sanità Luigi Icardi nel corso dell’informativa svolta ieri in Consiglio regionale, che ha aggiunto: “In Piemonte la curva della terza ondata di pandemia sta finalmente cominciando a scendere, l’Rt è sotto l’1. Si riducono i nuovi casi e i nuovi focolai, resta preoccupante appunto la pressione sugli ospedali con il 67% nell’ordinaria e il 59% nella terapia intensiva, dati che vogliamo ridurre con questa delibera”.

Dopo aver sottolineato che “i dati riportati dalla Fondazione Gimbe certificano il Piemonte come migliore regione per numero di vaccini in rapporto alla popolazione”, l’assessore ha affermato che “complessivamente sono state somministrate circa 950mila dosi, di cui oltre 600mila prime dosi e, solo ieri, ne sono state somministrate complessivamente circa 22mila”.

“In alcune province – ha aggiunto – sono già stati vaccinati tutti gli ultraottantenni trasportabili ed entro il 18 aprile lo saranno in tutta la regione, mentre sussistono problemi per quelli non trasportabili perché andare a domicilio implica per gli operatori un tempo maggiore, dovuto anche alle operazioni di vestizione e svestizione per evitare di contaminare inavvertitamente le abitazioni dei pazienti”.

Anche per quanto riguarda il personale sanitario e le Rsa, ha continuato, “i risultati sono decisamente positivi: la vaccinazione è sostanzialmente conclusa anche se, naturalmente, continueranno a essere vaccinati tutti i nuovi operatori e ospiti. Alle Forze dell’ordine, al personale scolastico e della Protezione civile sono state somministrate le prime dosi ed è in fase di somministrazione la seconda, mentre si prosegue con i soggetti estremamente vulnerabili e i caregiver”.

“I medici vaccinatori nei propri studi sono oggi 927 – ha proseguito – mentre aumenta la disponibilità di cenrti mobili aziendali per la vaccinazione che si aggiungono ai 191 centri vaccinali al momento attivi. Se avessimo più vaccini non avremmo problemi a coinvolgere più soggetti”.

Endometriosi: 300 mila casi in Piemonte

“L’endometriosi colpisce in media il 10-15% delle donne in età riproduttiva e la patologia interessa il 30-50% delle donne infertili o che hanno difficoltà a concepire.

I casi conclamati in Italia sono almeno 3 milioni, di cui circa 300 mila in Piemonte con un picco di età che va dai 25 ai 45 anni, ma la patologia può comparire anche in fasce di età più basse”. Sono alcuni dei dati riferiti dall’assessore alla Sanità Luigi Icardi e dal dottor Franco Ripa nel corso dell’informativa in quarta Commissione, presidente Alessandro Stecco, richiesta da Carlo Riva Vercellotti (Fi) nel giorno dedicato alla donna e al mese dedicato alla patologia.

“La diagnosi – ha aggiunto l’assessore – arriva spesso dopo un percorso lungo e dispendioso e il più delle volte con gravi ripercussioni psicologiche per la donna e il suo impatto è assai alto e riconducibile all’abbassamento della qualità della vita. Inoltre, la limitata consapevolezza della patologia è spesso causa del grave ritardo diagnostico, valutato intorno ai sette anni”.

“La Regione Piemonte – ha spiegato Icardi – ha approvato nel luglio 2017 una legge in materia, che istituisce l’Osservatorio regionale sull’endometriosi per predisporre, in particolare, apposite linee guida per il percorso diagnostico terapeutico multidisciplinare e per il controllo periodico delle pazienti, insieme alla costituzione della Rete regionale per la prevenzione e la cura di questa malattia, riconoscendo altresì l’attività delle associazioni di volontariato e promuovendo campagne informative e formazione del personale sanitario”.

“Nel luglio 2019 – ha precisato Ripa – il progetto è stato presentato in un incontro con tutte le Aziende sanitarie della Regione, in cui è stato illustrato il percorso diagnostico terapeutico assistenziale sull’endometriosi dell’Ospedale Sant’Anna di Torino, con le indicazioni sulla gestione delle diverse fasi della malattia”.

Nel corso del dibattito Riva Vercellotti (Fi) ha ringraziato il presidente Stecco e i relatori, sottolineando che “il miglior modo per celebrare la Giornata della donna sia intervenire sui diritti alla salute delle donne” e ha proposto alla Commissione di immaginare “una serie di azioni per sensibilizzare le giovani generazioni, a partire dalle adolescenti, per agevolare una diagnosi precoce dell’endometriosi”.

Il suo appello è stato accolto in particolare da Sara Zambaia (Lega), che ha ipotizzato “di promuovere i messaggi di sensibilizzazione anche attraverso il coinvolgimento delle scuole e dei loro siti Internet e canali social”.

Alimentazione: la Giornata del fiocchetto lilla

Parliamo di Disturbi del Comportamento Alimentare

Milano, 8 marzo 2021 – In occasione della Giornata nazionale del Fiocchetto Lilla contro i Disturbi del Comportamento Alimentare 2021, Auxologico organizza un evento on line per parlare di disturbi alimentari come anoressia, bulimia, disturbo da alimentazione incontrollata (binge eating): malattie che riguardano il rapporto con il cibo, l’ossessione per il peso e la propria immagine corporea.
I DCA hanno cause multifattoriali (psicologiche e biologiche) e possono alterare e compromettere la salute di tutti gli organi e apparati del corpo. Per questo all’evento saranno presenti più specialisti: un endocrinologo, uno psicologo, uno psichiatra e una nutrizionista.
MODERA
Letizia Palmisano, giornalista.
INTERVENGONO
Prof.ssa Simona Bertoli, nutrizionista, responsabile dei Centri Obesità Lombardi di Auxologico Ariosto.
Prof Gianluca Castelnuovo, psicologo e psicoterapeuta, Servizio di psicologia clinica e Laboratorio sperimentale di ricerche psicologiche, Istituto Auxologico Italiano e Università Cattolica del Sacro cuore.
Dott. Leonardo Mendolicchio, psichiatra, Responsabile U.O. Riabilitazione dei Disturbi del Comportamento Alimentare presso Auxologico Piancavallo.
Dott.ssa Nicoletta Polli, Responsabile Centro Disturbi del Comportamento Alimentare (DCA) presso Auxologico San Luca.
OSPITE
Elisa D’Ospina, conduttrice.
QUANDO
Lunedì 15 marzo 2021, ore 18.00
COME PARTECIPARE – EVENTO ON LINE
L’evento è gratuito e si svolgerà esclusivamente on line.
Attraverso l’iscrizione riceverete un link per partecipare all’evento. Vi consigliamo di scaricare la app gratuita gotowebinar prima dell’evento se accederete da tablet o cellulare (troverete le istruzioni nella mail di avvenuta iscrizione).
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Israele riapre con vaccini e tasso Rt uguale a 1

Da domenica 7 marzo Israele riapre quasi tutto, comprese le scuole di ogni ordine e grado ( ricordo che la giornata festiva per Israele è il sabato). Tutti ora parlano di Israele come di un esempio per l’uscita dalla pandemia da Covid 19, ma si sente poco di veramente approfondito sul tema.

Per studio e lavoro leggo on line ogni giorno due quotidiani israeliani ( Haaretz e Jerusalem post ) e vorrei rendermi utile facendo circolare notizie un po’ più precise ,così da far sì il dibattito in Italia sia un po’ meno superficiale.

Allora vediamo: Un elenco parziale delle riaperture in Israele include ,oltre all’istruzione per tutti i gradi presso la maggior parte delle scuole, pranzi all’aperto in bar e ristoranti e per gli avventori con un “badge verde” ( i vaccinati o guariti hanno una app che lo certifica) anche al chiuso. Riaprono anche hotel, sale per eventi e centri congressi. Saranno consentite riunioni fino a 20 persone all’interno e 50 all’aperto, comprese esibizioni dal vivo per i partecipanti con il “badge verde”. Saranno anche consentite le manifestazioni elettorali ( Israele va verso le elezioni parlamentari il 23 marzo per eleggere i 120 membri della Knesset. )  con un massimo di 300 al chiuso e 500 persone all’aperto, per i pazienti COVID-19 vaccinati e guariti.
I tassi di test positivi sul totale non sono molto più bassi che in Italia , erano scesi al 5,2% il 1 ° marzo, dal 9,9% del mese precedente. L’indice RT resta attorno a 1.
Però Il governo ha buone ragioni per agire come ha fatto , spiegano gli esperti israeliani: Israele è il paese più vaccinato al mondo, con 4,8 milioni di vaccinati su una popolazione di 9 milioni. Delle persone di età pari o superiore a 50 anni, l’87% è stato vaccinato o ha avuto COVID-19. I ricoveri per Coronavirus sono in forte e costante calo. Chiunque abbia almeno 16 anni è in grado di ricevere il vaccino da diverse settimane.
L’efficacia dei vaccini è stata ripetutamente dimostrata nelle ricerche condotte da organizzazioni sanitarie israeliane e pubblicate sulle principali riviste mediche.
Dunque ,anche se i tassi di positività non sono bassissimi , in alcuni casi addirittura in lieve crescita , e la presenza di diversi ceppi di virus ha sollevato preoccupazioni, gli esperti sanitari affermano che la campagna di vaccinazione del Paese richiede un cambio di prospettiva: Il significato dell’aumento dell’infezione, soprattutto tra i bambini e i giovani, è molto diverso da un uguale aumento tra gli adulti e la popolazione a rischio: “il numero R ha un significato diverso quando si applica a una popolazione con un rischio ridotto di infezione o che si ammala gravemente del virus”, sottolinea Haaretz. E il quotidiano aggiunge :“Israele è a questo punto un pioniere globale in termini di vaccinazione e dei suoi effetti. I nostri alti tassi di inoculazione ci stanno rendendo un banco di prova per quanto e in che misura i paesi possono fare affidamento sulle vaccinazioni come strumento per riavviare l’economia, l’istruzione e la cultura” .
Insomma, l’esempio di Israele, citato da molti commentatori e politici in tanti talk show, mette ancor più in evidenza le nostre inefficienze , a partire dal pasticcio dei vaccini, dalle lentezze burocratiche europee : leggo da alcuni giorni che l’agenza europea del farmaco Ema si riunirà il 13marzo, con calma…Mentre solo ora si sta apprestando un piano per produrre vaccini in siti italiani. Non si poteva pensarlo 4 o 5 mesi fa? Ora saremmo quasi in grado di produrli.
Carenze che hanno portato alla crisi del governo Conte, accusato anche di non essere in grado di fare un adeguato Recovery plan e dare in tempi brevi i ristori. Su questi temi si dovrà valutare il nuovo governo.

Paolo Girola

Nutraceutica: a tavola in salute

La nutraceutica al centro della puntata di giovedì 4 marzo di PARLACONME su Radiovidanetwork, condotta dall’Agrifood & Organic Specialist Simona Riccio

 

La nutraceutica, come modo di far prevenzione a tavola, attraverso il miglior consumo di frutta e verdura, sarà il tema portante della puntata in programma giovedì 4 marzo della trasmissione PARLACONME, in onda ogni giovedì dalle 18 alle 19, sulla Radio web Radiovidanetwork e condotta da Simona Riccio, Agrifood & Organic Specialist.
Sarà ospite la Healthy food Specialist e Chef nutraceutico Paola Di Giambattista.
Il termine nutraceutica, coniato nel 1989 da Stephen L. De Felice, fondatore e presidente della “Foundation for Innovation in Medicine”, è composto dai due sostantivi, “nutrizione” e “farmaceutica”, e indica la disciplina che indaga i componenti e principi attivi degli alimenti che hanno effetti positivi per la salute, la prevenzione e il trattamento della malattie. La parola può essere riferita a varie tipologie di prodotti e derivati alimentari, ai quali si attribuiscono, oltre al valore nutrizionale di base, anche uno o più benefici aggiuntivi. A seconda della giurisdizione, i prodotti della nutraceutica possono essere definiti come “preventivi delle malattie croniche, migliorativi del processo di invecchiamento, capaci di favorire la longevità e sostenitori di alcuni apparati o funzioni corporee”.
Invece di mangiare e curarsi, risulta fondamentale curarsi attraverso la nutrizione. La nutraceutica assume un compito complesso e fondamentale, vale a dire quello di sgomberare il campo dalle approssimazioni e affrontare l’argomento con la scientificità e il rigore che merita. Feuerbach affermava che siamo quello che mangiamo e, in tal senso, l’alimentazione assume un ruolo decisivo per il nostro benessere.
Nel corso della trasmissione si parlerà di frutta e verdura declinate sotto quattro punti di vista: gli integratori, per aumentare le proprie difese immunitarie; frutta e verdura a colori, seguendo i principi della cromoterapia e della prevenzione, attingendo a ben cinque gruppi di colore; i falsi miti e benefici; la dieta alimentare vegetale anche per atleti professionisti.
Un atleta, infatti, è un professionista con una forma mentis aperta e determinata, capace di curare la sua mente e la sua alimentazione in modo tale che il suo corpo sia il carburante in grado di migliorarla sua performance.
Per seguire la trasmissione di si può collegare al sito www.vidanetwork.it
Oppure alla app ufficiale Radio Vida Network scaricabile per Ios e Andriod, su speaker Alexa e Google Home
Replica il giorno successivo venerdì alle ore 9 e il sabato mattina della settimana successiva alle ore 11.30

Mara Martellotta