SALUTE- Pagina 18

Trapianto del rene, terapia torinese top al mondo

Città della Salute all’avanguardia in Europa nella terapia del rigetto del trapianto di rene con una terapia innovativa

Agosto porta buone nuove nella cura dei pazienti che hanno effettuato un trapianto di rene grazie ad uno studio eseguito dalla Nefrologia Dialisi e Trapianto della Città della Salute di Torino (diretta dal professor Luigi Biancone). Si tratta dei primi dati europei pubblicati del trattamento del rigetto cronico di rene con un farmaco denominato tocilizumab, un potente antiinfiammatorio usato precedentemente per altra patologia come l’artrite reumatoide.Lo studio, coordinato dal professor Luigi Biancone (Direttore della
Nefrologia della Città della Salute), è appena stato pubblicato sulla
prestigiosa rivista scientifica americana del settore “Clinical
Transplantation”, che gli ha addirittura dedicato la copertina del numero di agosto.”Il rigetto cronico è attualmente la prima causa di perdita del rene trapiantato a distanza di anni dal trapianto – spiega il professor Biancone – e dal momento in cui viene diagnosticato porta a progressivo peggioramento. Questi nuovi dati sono incoraggianti nella possibilità di rallentare questo peggioramento ed allungare la sopravvivenza del rene trapiantato”. Nello specifico, lo studio dimostra come la terapia con tocilizumab già dopo sei mesi dia segni di risposta mediante un meccanismo che riduce la presenza di anticorpi nel sangue che danneggiano il rene trapiantato e, contemporaneamente, l’infiammazione all’interno delle delicate strutture del rene. Dati recenti dimostrano che chi fa questa terapia mantiene funzionante il rene trapiantato nel 32% dei casi in più di chi non la fa.Questo dimostra sempre di più che la medicina del trapianto renale non si esaurisce con l’intervento chirurgico, ma prosegue con altrettanta importanza negli anni a seguire per gli aspetti clinici. E’ per questo che, oltre ad essere un momento record per il numero di trapianti renali effettuati dall’inizio dell’anno alle Molinette, per l’attività della Nefrologia (diretta dal professor Biancone), della Chirurgia Vascolare ospedaliera (responsabile dottor Aldo Verri), dell’Urologia (diretta dal professor Paolo Gontero) e dell’Anestesiologia (diretta dal dottor Roberto Balagna), oltretutto in un periodo estremamente complicato dal punto di vista sanitario, sono importantissimi i progressi nella gestione clinica che si stanno ottenendo, per prolungare la vita dei reni trapiantati e ridurre la necessità di ri-trapianti e di conseguenza la qualità di vita dei pazienti.

Covid, l’impatto psicologico sulla popolazione e sugli operatori sanitari. Due studi dell’UniTo

Due studi coordinati dall’Università di Torino hanno indagato i sintomi depressivi e da stress post-traumatico in seguito alla diffusione del Covid-19 in Italia e i loro possibili fattori di rischio

Due studi, condotti durante la pandemia, tra il 19 marzo e il 5 Aprile 2020, e recentemente pubblicati su riviste scientifiche internazionali, hanno indagato i livelli di ansia, depressione e di sintomi da stress post-traumatico (PTSS) nella popolazione generale e negli operatori sanitari (medici e infermieri). I due studi sono stati condotti dal gruppo di ricerca “ReMind the Body”, coordinato dal Prof. Lorys Castelli del Dipartimento di Psicologia dell’Università di Torino.

Il primo studio, pubblicato sulla rivista The Canadian Journal of Psychiatry, è stato condotto su 1321 partecipanti provenienti da diverse zone d’Italia. Ai partecipanti è stato richiesto di compilare una serie di questionari, attraverso una survey online anonima.

I risultati hanno messo in luce non solo un’elevata percentuale di individui che presentano sintomi di ansia e depressione clinicamente rilevanti, rispettivamente 69% e 31%, ma anche un’elevata prevalenza di sintomi da stress post-traumatico. Il 20 % del campione riferisce infatti la presenza di significativi PTSS che, come evidenzia la letteratura scientifica, tendono ad aggravarsi nel tempo e che possono sfociare in veri e propri disturbi da stress post-traumatico. Dalla analisi effettuate emerge che i soggetti più a rischio per lo sviluppo di PTSS sono le donne, i soggetti con bassi livelli di scolarità e coloro che sono entrati in contatto con pazienti Covid-19 positivi.

Il secondo studio, condotto sugli operatori sanitari e pubblicato sul Journal of Evaluation in Clinical Practice, è stato condotto su 145 operatori sanitari (72 medici e 73 infermieri), confrontando i sintomi psicopatologici (ansia, depressione e PTSS) tra gli operatori sanitari che stavano lavorando nei reparti Covid-19 (63), vale a dire con pazienti Covid positivi, e quelli che lavoravano in altre unità ospedaliere (82) e non erano quindi a contatto con pazienti Covid positivi. I risultati hanno messo in luce che i primi riportano livelli significativamente più elevati sia di depressione sia di PTSS rispetto ai secondi. Inoltre, tra i professionisti sanitari impegnati nei reparti Covid-19, l’essere donna e l’essere single rappresentano fattori di rischio per i sintomi depressivi mentre l’essere donna e avere un’età più avanzata sono associati a maggiori livelli di PTSS.

Questi risultati, oltre a evidenziare l’impatto drammatico dell’epidemia in atto sulla salute mentale della popolazione italiana e in particolare sugli operatori sanitari impegnati in prima linea nella lotta al Covid-19, evidenziano la necessità di mettere in atto tempestivi programmi di screening, volti a identificare le persone con livelli di psicopatologia clinicamente rilevanti.

È infatti noto che i disturbi psicologici/psichiatrici, come la depressione, possano avere un peso importante anche sulla salute fisica. Le persone che sviluppano depressione, ad esempio, hanno maggiori probabilità di andare incontro a determinate patologie mediche, come l’infarto del miocardio. La presenza di sintomi psicopatologici clinicamente rilevanti non rappresenta quindi solamente un problema di per sé ma ha ampie ricadute a lungo termine sulla salute psico-fisica dell’individuo.

Gli strumenti di screening psicologico permettono di identificare i soggetti che presentano una sintomatologia clinicamente rilevante e, attraverso successive valutazioni, di monitorarne l’andamento nel tempo. Tale procedura, qualora venisse applicata su larga scala, renderebbe possibile proporre degli interventi psicologici mirati (sportelli di ascolto, sostegno psicologico, psicoterapia) che si tradurrebbero in un beneficio per i soggetti che presentano disagio psicologico e in un risparmio economico per il sistema sanitario sul lungo periodo, in termini di minori ricadute psicofisiche e minor richiesta di cure.

Il celebre “motto” dell’organizzazione mondiale della sanità (OMS) “There is no health without mental health”, “non c’è salute senza salute mentale”, ben fotografa la necessità di prendersi carico oggi di questo disagio, affinché non si cronicizzi e non si traduca nel tempo in un più generale peggioramento della salute psicofisica, con i costi umani, sociali ed economici che ne conseguirebbero. Lo Spazio di Ascolto dell’Ateneo torinese, promosso e coordinato dal dipartimento di Psicologia, rappresenta un utile esempio di questo modello, che andrebbe valorizzato ed esteso.

Bimbi e obesità: un percorso all’ospedalino Koelliker

Gli effetti del Covid-19 si fanno sentire anche sull’infanzia: secondo un recente studio condotto congiuntamente dall’Università di Verona e dall’Università di Buffalo (USA) il lockdown avrebbe infatti alimentato il sovrappeso e l’obesità nei bambini e negli adolescenti.

Anche a fronte di un aumento di richieste in questa direzione registrato nel post Covid, l’Ospedalino Koelliker di Torino, struttura specializzata nella cura dell’infanzia, apre oggi un percorso specifico rivolto a bambini e ragazzi con problemi di eccesso ponderale in età scolare.

L’Ambulatorio di Sovrappeso e Obesità Infantile di Koellikerche prenderà in carico i giovani pazienti e le loro famigliesi avvale di un team multidisciplinare composto da 6 diversi specialisti: una Pediatra ed Endocrinologa, una Dietista, due Psicoterapeute, due Terapiste della NeuroPsicomotricità in Età Evolutiva (TNPEE).

Il solo approccio dietetico è infatti insufficiente per risolvere il problema dell’obesità nei bambini. Occorre un percorso educativo o ri-educativo più ampio, che coinvolge lo stile di vita: abitudini alimentari, attività motoria e atteggiamenti mentali. Naturalmente è indispensabile la supervisione di diversi specialisti che preveda il coinvolgimento del bambino e della famiglia attraverso il gioco, la scoperta e la sperimentazione. Il ruolo della famiglia, ed in particolare dei genitori, è fondamentale perché è enorme la loro influenza sulle abitudini dei bambini e le cause dell’obesità si possono rintracciare in abitudini alimentari scorrette fin dalla gravidanza e dallo svezzamento.

Per sensibilizzare genitori e cittadini su un disturbo tanto diffuso e allarmante, ma anche per offrire una consulenza e un supporto, Koelliker ha messo a disposizione uno spazio di discussione sui social con l’intervento di alcuni medici del percorso. La prossima video diretta sulla pagina Facebook dell’Ospedalino Koelliker si terrà il 30 luglio alle ore 18:30.

La Dott.ssa Patrizia Chiabotto, Medico Specialista in Pediatria e Endocrinologia spiega: “Cibo in eccesso e minore attività fisica durante il lockdown hanno peggiorato un quadro già allarmante secondo cui si stima che in tutto il mondo, nel 2016, fossero 40 milioni i bambini tra gli 0 e i 5 anni e oltre 330 milioni tra i 5 e i 19 anni a presentare sovrappeso o obesità. Problemi complessi che vanno affrontati in maniera multidisciplinare e che, se trascurati, non hanno solo ricadute estetiche ma conseguenze anche molto gravi sulla salute, con evoluzione in patologie e complicazioni tali da incidere addirittura sulla aspettativa di vita”.

“E’ molto importante – continua la dottoressa – intercettare precocemente quei bambini che si avviano verso lo squilibrio peso/altezza, così che possano essere portati alla correzione dell’eccesso di peso in modo più rapido e facile. E’ necessario iniziare con una valutazione clinica specialistica che escluda le rarissime obesità causate da malattie sottostanti (2-3% dei casi) e che preveda misurazioni corporee accurate e indagini diagnostiche specifiche per ogni paziente, grazie alle quali quantificare l’eccesso di peso e comprenderne la gravità.

Solo così è possibile mettere a punto una strategia terapeutica personalizzata e veramente efficace”.

www.ospedalinokoelliker.it

Virus, casi “importati”: situazione sotto controllo ma non abbassare la guardia

Torniamo a fare il punto della situazione epidemiologica legata all’emergenza coronavirus con Chiara Pasqualini, referente del Seremi, acronimo che sta a significare Servizio di riferimento regionale di Epidemiologia per la sorveglianza, la prevenzione ed il controllo delle malattie infettive, che ogni giorno, da febbraio, si trova a dover affrontare i numeri della pandemia in Piemonte.

Qual è dunque lo stato dell’arte a Torino e in Piemonte anche alla luce di un nuovo dato introdotto nei bollettini quotidiani, ovvero i casi ‘importati’?

“Soprattutto nell’ultima settimana sia a livello regionale, sia a livello nazionale, si è registrata una crescita dei casi importati, sia dall’estero che da altre regioni, che potrebbero potenzialmente contribuire alla diffusione dell’infezione in regione focolai ma che al momento a livello territoriale  sono stati arginati efficacemente”.

Da quali Paesi esteri ?

“Possono essere Paesi come Francia, Spagna, Stati Uniti, Paesi dell’Est Europa, dove ci sono delle situazioni di rischio. Questo dato è stato introdotto su richiesta dell’Iss-Istituto Superiore di Sanità, sia a livello nazionale, sia peril Piemonte, perché è una variabile della quale si vuole misurarne il peso”.

Che incidenza ha sul Piemonte ?

‘E’ abbastanza contenuta, sono situazioni che incidono nella misura di poco meno del 20%, la maggior parte dall’estero, dai più variati Paesi: Romania, Albania, Repubblica Dominicana, Bangladesh.”

Come si arriva a questi casi ?

“Possono venire identificati sul territorio e dall’inchiesta epidemiologica si va a ricostruire. Ci sono poi casi che si rifanno a positività riscontrate su tratti di voli aerei che vengono identificati dal Ministero tramite i circuiti di segnalazione internazionali e che risultano positivi a seguito del test. E tra questi ci possono essere anche dei residenti in Piemonte. “

Quindi è un fenomeno che fa paura, come qualcuno dice ?

“No, Il fenomeno nella nostra regione è sotto controllo, ma deve essere monitorato per prevenirlo il più possibile adottando le misure di controllo idonee.”

I dati comunque per il Piemonte hanno un andamento molto diverso dal passato …

I decessi che vediamo oggi si riferiscono a persone molto anziane quasi sempre che hanno contratto il Covid nella fase più acuta dell’epidemia, marzo – aprile, per intenderci. Gli asintomatici sono i casi prevalenti ma quello per cui invece va tenuta la guardia alta sono i sintomatici non importati e non derivanti da contatti di caso, sicuramente contagiosi per i quali non si riesce a ricostruire la catena di trasmissione.

Ecco perché è dunque necessario che i cittadini, nonostante la situazione piemontese faccia indulgere ad ottimismo, sia pure con tutte le cautele necessarie, devono continuare a tenere la guardia alta e mettere in atto quei comportamenti responsabili – distanziamento sociale, frequente sanificazione della mani, evitare assembramenti, indossare le mascherine quando prescritto e necessario – che sono serviti ad allentare la morsa del virus e ad ripartire.

 

Massimo Iaretti

Il polmone ricostruito in 3d: intervento innovativo alle Molinette

Intervento  di asportazione di tumore polmonare con ricostruzione del polmone in 3D e con l’utilizzo del robot Da Vinci Xi, presso l’ospedale  di Torino

Nei giorni scorsi è stato eseguito un intervento innovativo di asportazione di tumore polmonare, grazie alla ricostruzione del polmone in 3D e con l’utilizzo del robot Da Vinci Xi, presso la Chirurgia toracica universitaria (diretta dal professor Enrico Ruffini) dell’ospedale Molinette della Città della Salute di Torino. L’intervento è stato eseguito su una donna di 75 anni, affetta da un carcinoma al polmone sinistro. Le condizioni generali della paziente, la ridotta riserva respiratoria e la sede del tumore non consentivano un intervento tradizionale con asportazione completa del lobo polmonare. Troppo rischiose sarebbero state le conseguenze. Un innovativo intervento mirato e precedentemente progettato ha permesso di offrire alla paziente una procedura chirurgica oncologicamente radicale senza però compromissione della funzionalità respiratoria.

Utilizzando le immagini TAC preoperatorie è stato ricostruito il polmone in 3D con tutti i segmenti polmonari, grazie ad un software ideato dalla start up torinese Medics3D. La modellazione 3D del torace ad altissima risoluzione viene integrata nella colonna robotica durante l’intervento chirurgico sul polmone eseguito con robot DaVinci Xi.

Le ricostruzioni vengono proiettate all’interno dei visori del robot che ne permettono la visualizzazione simultaneamente all’esecuzione dell’intervento. Grazie alla visione contemporanea delle immagini operatorie reali e della ricostruzione in 3D i chirurghi Paris Lyberis e Francesco Guerrera, coadiuvati dall’anestesista Saverio Maietta e dall’équipe infermieristica del blocco operatorio robotico della Città della Salute di Torino, hanno potuto localizzare il tumore ed eseguire un intervento complesso ma mirato nei minimi particolari per abbattere i rischi di possibili complicanze intra e post operatorie, riducendo al minimo il tessuto da rimuovere. E’ stata così eseguita una segmentectomia del lobo superiore del polmone sinistro. L’intervento è tecnicamente riuscito. La paziente ha avuto un decorso postoperatorio regolare ed è stata dimessa dopo soli quattro giorni.

Tali interventi (asportazione di segmenti anatomici di tessuto polmonare) sono particolarmente indicati nei pazienti con ridotta riserva respiratoria che non sopporterebbero l’asportazione di un intero lobo polmonare.

La Chirurgia toracica dell’ospedale Molinette di Torino si conferma un’eccellenza ed un fiore all’occhiello della sanità piemontese. Anche nel delicato periodo dell’emergenza Covid ha proseguito la propria attività regolarmente. Dall’1 febbraio al 30 aprile 2020 sono stati infatti eseguiti ben 149 interventi chirurgici non differibili su pazienti oncologici, grazie anche alle strategie organizzative della Direzione aziendale e sanitaria della Città della Salute di Torino.

 

Garantire il diritto alle cure ai non autosufficienti

“Chiediamo che venga ripristinato il diritto alle cure sanitarie e sociosanitarie per gli anziani malati cronici non autosufficienti e per i malati di Alzheimer o con altre forme di demenza, e che venga garantita la continuità terapeutica dopo il ricovero in ospedale”.

È il messaggio che i rappresentanti della Fondazione Promozione Sociale e del Comitato Vittime Rsa hanno consegnato al presidente del Consiglio, Stefano Allasia, e all’assessore alla Semplificazione, Maurizio Marrone, durante l’incontro di questa mattina a Palazzo Lascaris.

“Pensiamo inoltre che le Rsa siano a pieno titolo parte del servizio sanitario regionale – hanno aggiunto Maria Grazia BredaAndrea Ciattaglia e Angela Maria Di Savino – e che debbano trasformarsi in strutture sanitarie, prevedendo una Direzione sanitaria con medici, infermieri e personale Oss adeguato”.
Breda ha ricordato il recente incontro del 18 giugno con il presidente della Giunta Alberto Cirio dove sono state avanzate ulteriori proposte, ribadite questa mattina: l’approvazione urgente del regolamento della legge regionale 10/2010 sui servizi domiciliari per dare risposta agli oltre 10 mila non autosufficienti in lista d’attesa, impedire le dimissioni di malati senza la presa in carico dell’Asl e un’azione nei confronti del Parlamento per una legge che riconosca il diritto alle prestazioni domiciliari sanitarie aggiuntive.
“Nel rispetto di chi è morto per il Covid 19, di chi oggi è vivo, malato e non autosufficiente, a casa propria o in una Rsa, è urgente rimuovere tutti i provvedimenti che hanno scaricato la responsabilità dalla sanità ai servizi socio-assistenzali e, nella maggioranza dei casi, a carico delle famiglie, che non hanno obblighi di cura”, hanno concluso.
“La pandemia è un dramma che ha colpito indistintamente tutta la popolazione senza distinzione sociale – ha spiegato Allasia – e che ha messo in evidenza alcune lacune di un sistema sanitario che si è dimostrato in certi casi vecchio e poco tempestivo. Sarà compito del Consiglio regionale, attraverso un’azione legislativa forte, modernizzare un apparato che ha bisogno di essere più efficace per le esigenze della collettività. Sarà mia premura sottoporre al presidente Cirio e all’assessore Icardi, le istanze che ci sono pervenute in audizione”.
Marrone ha assicurato che si attiverà con gli assessori Icardi e Caucino per tutte le proposte, alcune delle quali non prevedono impegni di bilancio. Ha confermato che il presidente Cirio sposa la visione opposta alla deresponsabilizzazione della regione sulle Rsa e che le regioni stanno giocando insieme una partita complicata nei confronti del Governo, per avere copertura finanziaria delle spese sanitarie e non lasciare scoperta quella parte di società colpita maggiormente dal Covid.
All’incontro hanno partecipato anche i consiglieri segretari Gianluca Gavazza e Giorgio Bertola, e i consiglieri Raffaele GalloDaniele Valle (Pd), Paolo Ruzzola (Fi), Sean Sacco (M5s).

Per la prima volta al mondo ricostruita con osso da donatore la caviglia di una bimba

Presso l’ospedale Regina Margherita di Torino / Per la prima volta al mondo è stata ricostruita con osso omoplastico ed un chiodo allungabile la caviglia di una bambina di 9 anni, affetta da una rarissima forma di sarcoma osseo, presso l’ospedale Infantile Regina Margherita di Torino, da un’équipe di chirurghi ortopedici della Città della della Salute di Torino e dell’Istituto Ortopedico Rizzoli di Bologna.

Grazie all’intervento, la piccola paziente potrà tornare a camminare.  La procedura chirurgica è stata effettuata da un’équipe di ortopedici coordinata dal dottor Raimondo Piana (Chirurgia Oncologica e Ricostruttiva dell’ospedale CTO di Torino) insieme al dottor Marco Manfrini ed alla dottoressa Laura Campanacci della Clinica di Ortopedia Oncologica del Rizzoli diretta dal professor Davide Donati.

La bimba, dopo la diagnosi, è stata seguita ed ha eseguito chemioterapia presso il reparto di Oncoematologia pediatrica dell’ospedale Regina Margherita (diretto dalla professoressa Franca Fagioli), dove ha eseguito la chemioterapia,  e nei giorni scorsi è stata sottoposta all’intervento di asportazione del tumore e salvataggio della caviglia con ricostruzione con osso omoplastico da donatore e sintesi con un chiodo allungabile, in modo da permettere la regolare crescita dell’arto senza necessità di ulteriori interventi. La tecnica eseguita rappresenta una assoluta novità in quanto il chiodo inserito per stabilizzare l’impianto permetterà nei prossimi anni anche la regolare crescita dell’arto permettendo l’allungamento al termine della maturazione scheletrica. La chirurgia è stata pianificata nei minimi dettagli dalle due équipes di medici ed ingegneri nelle settimane precedenti. Nonostante la pandemia da COVID19 le cure legate a questo tipo di patologie si sono svolte regolarmente e senza ritardi. La bimba ora sta bene ed è stata appena dimessa.

Negli ultimi 30 anni si è vissuta la straordinaria evoluzione di nuove tecniche chirurgiche specifiche per lo scheletro infantile, riducendo drasticamente il numero di amputazioni e riuscendo ad applicare nella maggior parte dei casi un approccio conservativo – ricostruttivo, volto a migliorare il recupero funzionale e ad assicurare una migliore qualità di vita ai pazienti e alle famiglie. Le strategie chirurgiche disponibili sono oggi molteplici, comprendono pianificazioni virtuali della resezione ossea e ricostruzione mediante impianti protesici espandibili, protesi costruite su misura (anche con stampanti 3D), innesti ossei omoplastici provenienti dalle Banche di Tessuto Muscoloscheletrico e trapianti di osso autoplastico vascolarizzato, mezzi di sintesi originali. Tecniche diverse sono frequentemente usate in combinazione tra loro con risultati molto soddisfacenti, ma manca ancora l’esperienza sull’evoluzione a lungo termine degli impianti utilizzati. La chirurgia dei sarcomi ossei pediatrici, con originali strategie terapeutiche e costanti innovazioni dal punto di vista della tecnica chirurgica, dei dispositivi e dei materiali utilizzati, rappresenta quindi un ambito su cui approfondire la ricerca e favorire la presenza di una rete nazionale dei centri specialistici per trovare le soluzioni ricostruttive più adatte a ogni singolo caso.

Con questo obiettivo è nato il progetto di Archivio multicentrico sulla chirurgia pediatrica dei tumore ossei con l’approvazione ed il supporto dell’AIEOP (Associazione Italiana di Ematologia e Oncologia Pediatrica). L’Italia è sempre stata all’avanguardia in questo campo, ma mancano vere e proprie Linee guida condivise a livello nazionale e le conoscenze sono comunque limitate data la rarità di queste patologie. Un archivio informatico che possa raccogliere su base nazionale i dati relativi al trattamento chirurgico di ogni paziente, con tutte le informazioni e caratteristiche del paziente stesso, la diagnosi, l’iter terapeutico, il follow-up e le eventuali ricadute, così da ottenere una visione completa del quadro clinico e monitorare l’evoluzione nel tempo di ciascun caso, rappresenta uno strumento essenziale per capire, oggi e in futuro, qual è la soluzione di cura migliore per ogni nuovo paziente.

Al progetto hanno finora aderito, insieme alla Città della Salute di Torino ed al Rizzoli di Bologna, il CTO e l’Ospedale Mayer di Firenze e l’Istituto Gaetano Pini di Milano.

Ricerca sul Cancro, tre milioni di sostenitori in 34 anni di Fondazione

Nata il 19 giugno del 1986, con i fondi raccolti ha realizzato e sviluppa l’Istituto di Candiolo IRCCS, centro oncologico di ricerca e cura all’avanguardia, riconosciuto a livello internazionale.

Candiolo (Torino), 18 giugno 2020 La Fondazione Piemontese per la Ricerca sul Cancro compie 34 anni. Molta strada è stata fatta da quel lontano 19 giugno 1986 quando, su iniziativa di alcuni illustri oncologi sostenuti da Allegra Agnelli, venne costituita per raccogliere i fondi indispensabili a costruire un Istituto di ricerca e cura, a Candiolo, in grado di portare nel più breve tempo possibile al letto dell’ammalato le scoperte scientifiche e contribuire a vincere la battaglia contro il cancro.

Un lungo cammino percorso giorno dopo giorno insieme a tre milioni di sostenitori, tra privati, associazioni, fondazioni, imprese e istituzioni, che con le loro donazioni e grazie al quotidiano impegno di tutto il personale dell’Istituto hanno reso possibile la realizzazione di un polo oncologico d’eccellenza a livello internazionale.

“Questi anni sottolinea il Presidente della Fondazione, Allegra Agnelli sono stati scanditi dalla straordinaria generosità di quanti sono stati al nostro fianco, senza di loro non avremmo potuto realizzare quello che sembrava solo un sogno. Le donazioni di cittadini, enti, aziende, istituzioni sono la prova concreta di una fiducia che anche oggi ci ha permesso di affrontare un momento difficile come l’emergenza per il Covid 19, un nemico in più per i nostri pazienti”. Da quando è iniziata l’emergenza Coronavirus, i medici e tutto il personale dell’Istituto di Candiolo-IRCCS sono infatti impegnati con ancora maggior dedizione e intensità a favore dei pazienti oncologici. Il contagio è pericoloso per le persone fragili e questo comporta una maggiore attenzione da parte degli operatori e l’utilizzo di protocolli particolari studiati ad hoc. Si tratta di un grande sforzo che, però, ha permesso all’Istituto di fornire tutte le cure indispensabili garantendo l’accesso a oltre quattrocento pazienti oncologici al giorno che hanno potuto usufruire di prestazioni ambulatoriali, del modernoDay Hospital, di radioterapia e di ricovero ordinario. Pienamente operativo è anche il centro trapianti di midollo osseo.

L’Istituto è in prima linea durante questa difficile emergenza: sono stati realizzati nuovi reparti per ospitare malati oncologici provenienti da altri ospedali ed è stato messo a disposizione del sistema sanitario regionale un laboratorio per l’analisi dei tamponi utili a individuare il Covid 19, grazie anche al contributo di Intesa Sanpaolo. Sono inoltre state attivate teleconsulenze per pazienti oncologici Covid 19 ed è stato approntato un servizio domiciliare per i pazienti che effettuano terapie oncologiche orali di mantenimento.

La conferma del sostegno a favore delle attività della Fondazione Piemontese per la Ricerca sul Cancro viene anche dal 5X1000: gli ultimi dati diffusi dall’Agenzia delle Entrate indicano che la Fondazione è fra le prime tre Onlus italiane, su circa 55 mila, per numero di sottoscrizioni e per la quota di contributo ad essa destinato. Grazie allo strumento del 5X1000, dal 2006 ad oggi la Fondazione ha così potuto destinare fondi e risorse a importanti progetti di ricerca pluriennali e multidisciplinari, mirati a supportare le esigenze cliniche dei pazienti affetti da diverse patologie tumorali; ogni giorno oltre 300 ricercatori italiani einternazionali si impegnano contro il cancro nei 39 laboratori e unità di ricerca dell’Istituto di Candiolo IRCCS, grazie a macchinari ed attrezzature ad elevata tecnologia.

Le ricorrenze sono l’occasione non solo per trarre dei bilanci, ma anche per trovare nuovi stimoli per migliorare ancora l’efficacia della ricerca e l’eccellenza dei servizi offerti nel rispetto della centralità della persona: “Vogliamo curare sempre più persone e sempre meglio”, dichiara Allegra Agnelli. Proprio contando sul sostegno dei nostri donatori – aggiunge il Presidente siamo pronti alle sfide del futuro, realizzando nuovi spazi destinati alla clinica, alla ricerca e ad attività di formazione di figure professionali altamente specializzate”. Un investimento che consentirà all’Istituto di offrire una sempre più alta qualità di ricerca e di cura e di continuare ad essere un centro oncologico di riferimento internazionale.

Nel 1986 la Fondazione si presentò con un evento eccezionale: un concerto al Palazzetto dello Sport di Torino offerto dal grande Luciano Pavarotti. È l’inizio di una lunga storia di eventi. In campo artistico sono scesi in campo per la Fondazione protagonisti di primo piano, quali Carlo Maria Giulini, Jean-Pierre Rampal, Mistlav Rostropovich, Zubin Mehta, Evelino Pidò, la London Philarmonic Orchestra, Salvatore Accardo e sir James Galway. Ma anche Lucio Dalla, Renzo Arbore, Fiorello, Aldo, Giovanni e Giacomo, Arturo Brachetti, e stelle della danza come Roberto Bolle. In campo sportivo da ricordare le Stratorino e le numerose edizioni della “Partita del Cuore” che vede negli ultimi anni la Nazionale Cantanti sfidare i Campioni per la Ricerca. Artisti, personalità di primo piano del mondo industriale, sportivo, scientifico, politico danno vita a serate memorabili, come quella del 2015 quando si sono raccolti oltre 2 milioni di euro in una notte indimenticabile all’Allianz Stadium di Torino. Successi ripetuti nelle edizioni del 2017 e del 2019, che ha visto scendere in campo anche Cristiano Ronaldo.

L’Istituto di Candiolo apre nel 1996 con le prime attività di ricerca, seguite dall’entrata in funzione dei reparti di Oncologia Medica, Ginecologia, Oncologia e Radiologia. Di lì in poi un crescendo di strutture e servizi. Oggi vi lavorano centinaia di persone, fra personale sanitario, amministrativo e ricercatori. Ai pazienti vengono offerte non solo le migliori terapie convenzionali, ma anche protocolli terapeutici d’avanguardia e i successi dei ricercatori si possono riassumere in un dato: l’Istituto è al secondo posto in Italia per numero di pubblicazioni sulle dieci più importanti riviste scientifiche del mondo.

Sul piano clinico Candiolo, che dal 2013 ha ricevuto dal Ministero della Salute la qualifica di “Istituto di Ricovero e Cura a Carattere Scientifico”, primo e unico in Piemonte, ha consolidato il suo modello di “Comprehensive Cancer Center” ovvero di centro oncologico che tratta tutte le tipologie tumorali. Il suo processo di internazionalizzazione si è consolidato con le ultime collaborazioni con MD Anderson Cancer Center (al primo posto nell’anno 2018-2019 come miglior ospedale oncologico USA), con il Florida Medical Hospital-Nicholson Center (uno dei migliori centri mondiali di formazione e simulazione), con l’Università di Utrecht (una delle Università più grandi d’Europa) e con Intuitive America (leader mondiale nella chirurgia ipertecnologica futuristica).

Nasce l’osservatorio permanente per le Rsa di Torino

I risultati del lavoro di coordinamento di Prefettura e Città Metropolitana di Torino e di Regione Piemonte 

Venti videoconferenze tra metà aprile e maggio, con 47 Comuni coinvolti e 70 tra residenze sanitarie assistenziali (Rsa) e residenze assistenziali flessibili (Raf) del territorio metropolitano torinese: al centro, le criticità che le strutture hanno registrato nella fase di emergenza del Coronavirus, con particolare riferimento alla diffusione del contagio tra ospiti ed operatori, un focus sulla carenza di personale, sui tamponi e sul reperimento dei presìdi di protezione individuale (guanti, mascherine).

La cabina di regia – i cui incontri sono stati avviati all’indomani della firma del protocollo di intesa istituzionale per le indicazioni operative relative alle Rsa rispetto al contenimento del Covid19 – ha coinvolto la Prefettura di Torino, la Regione Piemonte, la Città metropolitana di Torino, i Sindaci dei Comuni dove hanno sede le strutture, le Asl del territorio metropolitano, le organizzazioni sindacali e le associazioni datoriali del settore, oltre alle stesse realtà con particolari situazioni di criticità rispetto al contagio.

Il clima, positivo ed improntato alla massima collaborazione da parte di tutti, ha consentito all’Area funzionale dell’Unità di Crisi e alle Asl di mettere subito in campo le indispensabili azioni di supporto per affrontare le criticità emerse. La struttura funzionale RSA, costituita da funzionari afferenti ai settori regionali della Sanità, del Welfare e della Protezione civile, coordinata politicamente dall’assessore Chiara Caucino, ha svolto un’importante attività di monitoraggio e ha gestito in modo sinergico le criticità relative alle strutture, fornendo un sostegno essenziale nei momenti di massima pressione sulle residenze.

Più nel dettaglio, l’attività svolta dall’Area funzionale si è estrinsecata secondo una strategia di lavoro basata su un approccio coordinato di acquisizione di informazioni e supporto.

Settimanalmente, le schede compilate dalle strutture venivano acquisite e le segnalazioni di criticità che emergevano erano inoltrate alle Commissioni di Vigilanze delle Asl; inoltre, sempre con cadenza settimanale, avveniva una rilevazione dei tamponi effettuati, su ospiti e personale, attivando nel secondo caso le misure idonee a consentire il ritorno al lavoro degli operatori in tempi brevi.

Infine, la quotidiana attività di confronto e sostegno, finalizzata a limitare le criticità presenti (sostituzione del personale e implementazione dell’attività di analisi virologica).

Specificamente, rispetto alle carenze a livello di personale assistenziale e infermieristico, le misure messe in campo sono state:

  • l’emanazione della delibera della Giunta regionale n.4-1141 del 20 marzo 2020, che ha permesso l’assunzione per affiancamento di oltre 2.500 unità;

  • la procedura speciale di acquisizione di manifestazione di interesse per formare un elenco di operatori disponibili (3 aprile 2020), con circa 200 persone che hanno risposto;

  • l’integrazione di personale infermieristico da parte delle Asl (disposizione commissariale del 7 aprile);

  • l’assegnazione di personale infermieristico alle ASL per sostenere le carenze di personale (15 unità dell’Esercito e 9 dell’Aeronautica e 10 unità del Dipartimento nazionale della Protezione civile);

  • l’assegnazione di 19 operatori socio-assistenziali provenienti dal bando del Dipartimento nazionale della Protezione civile.

Inoltre:

  • sono state sanificate, grazie all’Esercito Italiano, 48 strutture, di cui 19 nell’area provinciale della Città Metropolitana (per 1.453 posti letto su 3.301 totali);

  • con i Servizi di Igiene e Sanità pubblica (Sisp) e le Unità speciali di continuità assistenziale (Usca) delle Asl è stata possibile l’intensificazione dei tamponi virologici, passando dai 4.085 del 9 aprile agli 89.763 del 5 giugno).

Le cabine di regia, con il coordinamento della Prefettura, della Regione e della Città metropolitana, hanno svolto la funzione di raccordo tra le Rsa e l’Unità di Crisi regionale e tra le organizzazioni sindacali e le associazioni datoriali, individuando scelte condivise di approccio e risoluzione delle problematiche emerse.

Nel corso degli incontri, è stato possibile apprezzare come queste strutture e tutti i loro operatori abbiano affrontato con grande impegno, responsabilità ed abnegazione tutte le difficoltà causate da questa emergenza sanitaria, che purtroppo colpisce maggiormente persone in condizioni di fragilità.

I risultati positivi ottenuti grazie a questo coordinamento hanno fatto emergere la volontà di dare vita ad un vero e proprio Osservatorio permanente metropolitano, per continuare un’esperienza che si è dimostrata nei fatti efficace.

Sempre in tema di residenze per anziani, si rammenta che l’assessore regionale alla Sanità, Luigi Genesio Icardi, nella sua veste di Coordinatore della Commissione Salute della Conferenza delle Regioni, ha auspicato, con una propria nota indirizzata al Ministro competente, che il Governo tuteli la necessità di garantire liquidità anche alle Rsa, ricomprendendole nelle misure previste dal “Decreto Rilancio”, all’interno del Fondo per il sostegno economico. Per il pregresso, ha richiesto che la rendicontazione venga fatta non per prestazioni ma per costi sostenuti.

Robot guidati da remoto per “telepresenza” nelle strutture ospedaliere

Al via una nuova sperimentazione che impiega robot teleguidati messi a disposizione da TIM agli ospedali Regina Margherita e Sant’Anna e alla sede di CasaOz. L’iniziativa rientra nell’ambito della campagna di solidarietà digitale e di innovazione “Torino City Love” lanciata a marzo dal Comune di Torino

 

Robot guidati da remoto per “telepresenza” in alta definizione che consentono un contatto costante con il mondo esterno da parte delle persone che si trovano in strutture ospedaliere o di accoglienza: pazienti, mamme, minori, medici, infermieri, ostetriche, altro personale ospedaliero, familiari e anche educatori. 

Il progetto è partito a Torino, dove TIM ha attivato all’interno dei reparti di Oncoematologia pediatrica dell’ospedale Infantile Regina Margherita e di Ginecologia e Ostetricia 1 universitaria dell’ospedale Sant’Anna, oltre che nella sede di CasaOz in corso Moncalieri, un innovativo servizio di “telepresenza”, cioè di video-comunicazione evoluta.

L’iniziativa fa parte della campagna di solidarietà digitale e innovazione di “Torino City Love”, alla quale ha aderito la Fondazione Medicina a Misura di Donna che ha sede all’ospedale Sant’Anna e ha fatto da ponte per l’operazione.

La piattaforma è stata avviata dal Comune di Torino per rendere disponibili gratuitamente ai cittadini soluzioni digitali innovative a supporto della sanità e delle persone attraverso la piattaforma ‘Torino City Lab’.

Grazie all’impiego dei robot, prodotti da Double Robotics (DOUBLE3) e connessi alla rete TIM, i bambini, le mamme e tutti gli altri operatori delle strutture interessate, impossibilitati a ricevere visite a causa delle disposizioni sul distanziamento sociale per il Covid-19, possono mantenere quotidianamente un contatto “umano” con i propri affetti che si trovano a casa o con alcuni specialisti operanti in altre strutture.

Più in dettaglio: per contrastare l’emergenza sanitaria, l’obiettivo del progetto di telepresenza robotizzata all’interno del reparto dell’Oncoematologia pediatrica dell’ospedale Regina Margherita è mirato a supportare i pazienti, i familiari e i professionisti sanitari e non sanitari nella comunicazione della diagnosi durante i colloqui clinici. Questo permette, ad esempio, ai genitori dei piccoli malati di essere entrambi “presenti”, seppur in videoconferenza, durante questi delicati e importanti momenti di definizione delle terapie, mantenendo in tal modo “l’umanizzazione” dell’assistenza al bambino, all’adolescente oncologico e alla sua famiglia e alleviandone così il senso di smarrimento e isolamento.

 

Sempre grazie ai robot, i piccoli pazienti, che aderiscono ad attività formative o ludiche proposte da CasaOz, possono anche continuare ad “avere vicino” i loro educatori e compagni di gioco, con i quali tramite gli applicativi di video chiamata ad alta definizione possono interagire, nonostante il protrarsi della loro permanenza in ospedale.

Per quanto riguarda invece il reparto di Ginecologia e Ostetricia 1 universitaria dell’ospedale Sant’Anna,  attraverso il robot,  il personale ospedaliero potrà porre in  contatto le donne gravide o le neomamme, che vengono mantenute in isolamento a causa dell’emergenza Covid -19, con i loro cari che sono risorsa preziosa in momenti delicati.

Inoltre in Terapia Intensiva Neonatale i robot potranno consentire alla mamma ricoverata in ospedale o ai genitori che si trovano a casa di mantenersi in contatto con il loro bambino.

I robot DOUBLE 3 entrano anche a CasaOz, dove grazie alla soluzione di telepresenza ad alta definizione i piccoli ospiti delle ResidenzeOz possono videochiamare, con il supporto degli educatori, gli amici conosciuti durante le attività diurne di CasaOz, quindi bambini e ragazzi di Torino o comuni limitrofi che oggi sono costretti a stare a casa propria, non potendo frequentare la sede dell’Associazione, oppure video dialogare con i parenti lontani che, per le restrizioni dovute al Covid-19, non possono per il momento raggiungerli a Torino per fare loro visita.

TIM, oltre ad aver messo a disposizione questi innovativi apparati robotizzati connessi, ha provveduto anche a formare alcuni operatori delle strutture ospedaliere e di CasaOz nella gestione dei singoli dispositivi e garantirà, per tutta la durata della sperimentazione, che si concluderà in autunno, un’assistenza tecnica da remoto.

“Quando a marzo abbiamo iniziato a sviluppare il progetto Torino City Love una delle priorità era generare azioni e opportunità usando digitale e innovazione per aiutare le famiglie a rimanere unite e affrontare il momento di difficoltà – dichiara Marco Pironti, Assessore all’Innovazione della Città di Torino –. Sono molto felice di poter annunciare l’avvio di questa iniziativa che diventa una preziosa risorsa disponibile proprio in questa direzione, confermando ancora una volta il ruolo fondamentale dei partner tecnologici della Città nell’accompagnamento all’utilizzo dell’innovazione in modo sempre più consapevole”.

“L’innovativa soluzione di videocomunicazione robotizzata di DOUBLE3, che oggi abbiamo reso disponibile presso alcuni reparti della Città della Salute e di CasaOz a supporto del progetto Torino City Love afferma Elisabetta Romano, Chief Innovation & Partnership Office di TIM – è il risultato dell’intensa attività di open innovation che da anni vede impegnata TIM a fianco di start up, sviluppatori e qualificati partner tecnologici, con l’obiettivo di dare impulso alla trasformazione digitale del Paese. Dalla risposta alla crisi può venire una innovazione duratura nel tempo”.

“A fronte dell’emergenza Covid-19 l’Oncologia pediatrica ha dovuto immediatamente cambiare le proprie policies, limitando l’assistenza al paziente malato a un solo genitore e sospendendo la proposta di qualsiasi attività ludico-ricreativa, costringendo i pazienti a un isolamento sociale ancora più severo. Il progetto di Telepresenza Robotica di TIM si inserisce a pieno titolo tra le attività in grado di supportare i pazienti e i familiari ospedalizzati – spiega la professoressa Franca Fagioli, Direttore della Struttura Complessa di Oncoematologia pediatrica – e supporterà i professionisti nelle comunicazioni di diagnosi e nei colloqui clinici in corso di terapia. Si tratta quindi di un progetto dall’alto carattere innovativo che offrirà ai pazienti e alle loro famiglie percorsi di umanizzazione dedicati e altamente personalizzati”.

“Il parto rappresenta di per sé non soltanto un importante evento “personale” per la donna, ma anche un evento ”sociale” che coinvolge la rete dei rapporti affettivi più stretti e fa sì che la comunicazione diretta con i propri cari, che ha dimostrati benefici psicologici e biologici, dia sicurezza e diventi una importante risorsa nel percorso di cura. Purtroppo, nel corso di questi mesi, l’emergenza Covid-19 ci ha costretti ad interrompere la possibilità di comunicazione personale diretta con il nucleo famigliare, soprattutto nel caso delle donne positive o sospette tali. I robot di TIM rappresentano una grande opportunità per superare tali barriere. Inoltre, l’inserimento di questa interessante innovazione tecnologica nei nostri reparti potrebbe aprire importanti prospettive per allargare le possibilità di comunicazione tra strutture, personale sanitario, pazienti e mondo esterno” commenta la professoressa Chiara Benedetto, Direttore della Struttura Complessa Universitaria di Ginecologia e Ostetrica 1 dell’ospedale Sant’Anna e Presidente della Fondazione Medicina a Misura di Donna, Ente che si occupa di umanizzazione della cura e dei suoi luoghi.

 “Abbiamo ritenuto davvero utile collaborare con TIM – dichiara Enrica Baricco, Presidente di CasaOz per garantire affiancamento e sostegno alle famiglie di CasaOz durante e dopo il periodo di cura di cui necessitano. Pensiamo che sia davvero importante essere di supporto alle famiglie che subiscono un maggiore isolamento, soprattutto in questo momento, e che quindi mostrano ancora più vulnerabilità. Ecco perché la sperimentazione di TIM si inserisce in un programma di digitalizzazione del servizio di CasaOz per permettere di raggiungere, sia oggi sia in futuro, un maggior numero di destinatari”.

 

 

 

 

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