SALUTE- Pagina 12

Sclerodermia unit al Mauriziano

Continua l’impegno del GILS – Gruppo Italiano per la Lotta alla Sclerodermia – nell’assistenza ai malati di Sclerosi Sistemica, la cui diagnosi precoce ed il follow-up terapeutico sono tra i primi alleati per il trattamento di questa patologia autoimmune.

Si tratta della dodicesima Scleroderma Unit sul territorio nazionale quella appena annunciata grazie all’accordo tra il GILS e l’Azienda Ospedaliera Ordine Mauriziano di Torino.

Con un ambulatorio dedicato alle persone affette da Sclerosi Sistemica ed un team specializzato ed integrato in una realtà multidisciplinare, la nuova Scleroderma Unit, sotto la guida dalla dottoressa Claudia Lomater – Dirigente Responsabile della SSD Reumatologia – si prefigge di migliorare la qualità di vita dei malati fornendo il più alto standard di assistenza clinica, favorendo l’accesso alle cure e promuovendo corsi di educazione alla malattia per i pazienti ed i loro familiari.

«In questo periodo di criticità assistenziale dovuta all’emergenza COVID-19, questa nuova convenzione ci permette di ridare speranza agli ammalati grazie ad un’assistenza dedicata e specializzata sul territorio. Proprio perché durante gli ultimi mesi molte cure e terapie sono state annullate oppure posticipate, il GILS vuole dare un forte segnale di vicinanza ai pazienti poiché siamo consapevoli di quanto la diagnosi precoce ed un corretto trattamento siano fondamentali per migliorare il decorso della patologia.» commenta Carla Garbagnati Crosti, Presidente del GILS.

 

“Il Progetto è dunque in linea sin dalla sua nascita con le più moderne tendenze nei modelli di presa in carico delle patologie croniche, anzi si potrebbe dire che ha anticipato tali tendenze nell’ambito della patologia specifica. Nell’ambito delle attività condotte dalla Scleroderma Unit ritroviamo infatti tutti gli elementi fondamentali per l’efficace presa in carico del paziente, che vanno dalla definizione puntuale dei bisogni, alla gestione centrata sul paziente, alla definizione di un percorso assistenziale per la cronicità in rete con i Medici di Medicina Generale ed i Medici Specialisti ambulatoriali che operano sul territorio. Questa gestione integrata permette dal lato degli utenti l’erogazione di interventi dedicati, la gestione complessiva della patologia, l’interazione con un team specialistico all’interno di un percorso definito e dal lato degli operatori lo sviluppo di conoscenze e competenze e l’integrazione multidisciplinare e multiprofessionale. A livello di sistema inoltre sono promosse l’appropriatezza nell’uso delle tecnologie e dei farmaci”.

 

Il progetto Scleroderma Unit nasce nel 2014 proprio con l’intento di porre l’ammalato, ed i suoi bisogni, al centro dell’attenzione e dargli la possibilità di accedere con corsia preferenziale ad un’assistenza guidata da un’équipe specialistica che possa favorire la diagnosi precoce e l’ottimizzazione del follow-up e di un percorso terapeutico personalizzato.

 

“Un rischio non vaccinarsi?”, diretta live con Lilt

LILT Torino organizza una serata informativa online e in diretta LIVE su facebook il 29 dicembre2020 a partire dalle ore 20.45, dove un team di esperti si confronterà sul vaccino covid19 e illustrerà i motivi per cui è così importante sottoporvisi.

PROGRAMMA DEL WEBINAR:
 
Saluti
Dott. ssa Donatella Tubino
Presidente Associazione Metropolitana LILT di Torino,
Biologa Nutrizionista
Docente presso Liceo “Isaac Newton”, Chivasso
 
Modera
Prof. Giancarlo Pecorari 
Professore Ordinario presso S. C. D. U. ORL – Università degli Studi di Torino
 
Partecipano
Dott. Piergiorgio Bertucci 
Medico chirurgo Specialista in Medicina Tropicale,
Infettivologo Commissione Infezioni Ospedaliere per l’Asl TO4,
Dirigente medico dell’Ospedale di Chivasso,
Professore Incaricato all’Università Cattolica per la Cattedra di Malattie infettive
Dott. Rodolfo Gamba
Vicepresidente Consiglio direttivo LILT Torino,
Medico Chirurgo Ginecologo, specialista in Oncologia e Medico di Base
Prof. Doriano Felletti
Consigliere Consiglio direttivo Associazione Metropolitana LILT Torino,
Dirigente scolastico Liceo “Isaac Newton”, Chivasso
Al termine degli interventi sarà possibile porre le domande agli specialisti.

Ecco il link per partecipare alla diretta LIVE: https://www.facebook.com/LILTtorino/videos/2754312391564506 

Test rapidi gratuiti, partito il progetto “Natale sicuro” per gli over 65enni con patologie croniche

L’assessore Marnati: “Il Piemonte con questa iniziativa si dimostra particolarmente scrupoloso”. Già 89 le persone che si sono sottoposte al test

Ha ufficialmente preso il via  la campagna di test rapidi gratuiti, su base volontaria, per i piemontesi over 65, asintomatici ma con patologie croniche, che vanno dal diabete all’ipertensione, da quelle vascolari a quelle neoplastiche, che li espongono a maggiori rischi e a complicazioni anche gravi in caso di contagio.

All’iniziativa hanno già aderito 89 persone, delle quali 76 sono risultate negative al test e 13 positive. Queste ultime, in assenza di link epidemiologico, sono state sottoposte sempre gratuitamente alla conferma con tampone molecolare.

L’obiettivo dell’iniziativa della Regione Piemonte, in corrispondenza delle festività natalizie e della possibilità di maggiori contatti, è quello di garantire aumentare il livello di tutela della salute, e quindi perseguire la finalità di mettere in sicurezza questa fascia di popolazione più fragile, ma anche del benessere psicologico e sociale.

“Il Piemonte – commenta l’assessore alla Ricerca applicata Covid, Matteo Marnati –, al momento unica regione nel panorama nazionale ad aver avviato questa iniziativa dalla duplice valenza, sanitaria e psicologica, si dimostra particolarmente scrupoloso e attento alla sicurezza sanitaria dei suoi cittadini, in particolare quelli più fragili, dando la possibilità a molte più persone di effettuare i test”.

I test rapidi per gli over 65 con patologie croniche sono gratuiti e possono essere prenotati attraverso i medici di base. Vengono effettuati negli oltre 70 hotspot e pitstop attivi sul territorio regionale e proseguiranno fino al 10 gennaio. In caso di risultato positivo al rapido, verrà eseguito, sempre gratuitamente, il tampone molecolare.

Stenosi valvolare aortica: a 80 anni salvato grazie ad un complesso intervento

Il centro di riferimento per le patologie cardiache con un’équipe multidisciplinare specializzata diretta dal dott. Elvis Brscic

 A Maria Pia Hospital di Torino, Ospedale di Alta Specialità di GVM Care & Research, è stato eseguito un complesso intervento su un paziente 80enne affetto da un grave scompenso cardiaco determinato da stenosi aortica in fase avanzata, aggravata da una vasculopatia periferica che ha reso necessario un approccio interventistico inusuale.

La stenosi valvolare aortica è una delle patologie cardiache più diffuse al mondo, con un’incidenza di oltre il 3% negli over 75 che sale al 4% nei soggetti ultra 80enni. Le persone affette dalla patologia nella sua forma severa, se non trattate per tempo, vanno incontro ad angina pectoris o a sincope. In questi casi, senza intervento, l’aspettativa di vita è di circa 3 anni, mentre si riduce a soli 1 o 2 anni – sempre senza operazione – in caso di scompenso cardiaco (Linee Guida Internazionali).

Per trattare la stenosi valvolare aortica è necessario intervenire sostituendo la valvola. Oggi, sempre più spesso la sostituzione viene eseguita per via percutanea grazie alla tecnica TAVI, una soluzione mininvasiva che consente di applicare le protesi delle valvoledanneggiate tramite sottili cateteri introdotti attraverso l’arteria femorale. Il tutto con un indubbio beneficio per il paziente in termini di risposta all’intervento e recupero più veloce.

Maria Pia Hospital è centro di riferimento per gli interventi con tecnica TAVI con ECMO, una metodica di intervento eseguita in poche altre strutture in Italia e che impiega un dispositivo per il supporto delle funzioni vitali tramite circolazione extracorporea (ECMO – ExtraCorporeal Membrane Oxygenation). ECMO consente di mettere a riposo cuore e polmoni supportando la funzione ventilatoria e di pompa cardiaca.

Si tratta di una soluzione efficace in presenza di interventi particolarmente difficili su pazienti che presentano un quadro clinico complesso, come nel caso dell’80enne giunto all’attenzione del team multidisciplinare di Maria Pia Hospital. Il paziente presentava una stenosi valvolare aortica a cui erano associate una serie di patologie frequenti nella popolazione anziana, ovvero ipertensione e vasculopatia, e non era quindi candidabile a correzione chirurgica tradizionale.

A Maria Pia Hospital siamo in grado di affrontare interventi complessi, anche su pazienti anziani, grazie all’ausilio di ECMO, che mette a riposo il cuore, il quale viene sottoposto a grande stress durante le sostituzioni valvolari – spiega il dott. Elvis Brscic, specialista in Cardiologia Interventistica presso la struttura torinese –. Questo ci consente di affrontare al meglio l’intervento e aumentare le possibilità di buona riuscita. Nel caso specifico, il paziente presentava un ulteriore elemento di criticità, dato da una grave vasculopatia periferica, con compromissione della circolazione, che non consentiva l’accesso delle cannule utilizzate solitamente per introdurre e posizionare la valvola sostitutiva attraverso l’arteria femorale. Di concerto con tutta l’équipe abbiamo quindi deciso di utilizzare un approccio ascellare bilaterale, attraverso l’arteria succlavia. Una scelta inusuale ma che si è rivelata davvero felice perché ha consentito di trattare in modo ottimale la sostituzione della valvola, con un approccio mininvasivo e un recupero ottimale del paziente che dopo 5 giorni di degenza post operatoria è stato dimesso dal reparto”.

Al rientro a casa, il paziente sottoposto a questo genere di intervento, deve seguire una terapia antiaggregante e assumere farmaci per il trattamento dell’ipertensione; solo quando la risposta del paziente alle terapie non è ottimale si rende necessario un ciclo di riabilitazione.

“Negli ultimi tre anni l’équipe multidisciplinare, composta anche da un cardiochirurgo, una perfusionista e da un cardioanestesista, ha eseguito numerosi interventi su pazienti in condizione di grave scompenso cardiaco con tecniche di interventistica strutturale non chirurgica in ECMO – racconta il dott. Brscic –. Si tratta di una cifra considerevole rispetto alla casistica nazionale. Questo fa di Maria Pia Hospital un centro di riferimento per il trattamento di queste patologie, non solo in Piemonte ma sul territorio italiano”.

La Regione aumenta i posti letto delle terapie intensive

IL QUADRO SUDDIVISO PER AZIENDA SANITARIA E PER PROVINCIA.

L’ASSESSORE ALLA SANITA’, LUIGI ICARDI: “GRANDE SFORZO PER AFFRONTARE L’EMERGENZA ED ESSER PRONTI PER UN’EVENTUALE TERZA ONDATA”

La Regione ha predisposto un piano, trasmesso a tutte le Aziende sanitarie, per aumentare i posti letto in terapia intensiva e sub-intensiva negli ospedali piemontesi.
Sono 774 i posti letto in terapia intensiva che il sistema sanitario regionale potrà mettere in campo nell’ipotesi che alla seconda segua una terza ondata epidemica da coronavirus Covid-19.
La scorsa settimana si è conclusa la procedura d’urgenza bandita da Scr, su mandato del Dirmei, per l’acquisto delle attrezzature necessarie ad attivare ulteriori 160 letti di rianimazione nei principali ospedali piemontesi, che andranno ad aggiungersi alla dotazione di 327 posti strutturali disponibili all’inizio dell’epidemia e agli ulteriori 287 provvisori che gli ospedali sono stati in grado di allestire in fase emergenziale.

Tutto ciò, prima ancora che vengano realizzati i 299 posti del piano Arcuri, per i quali la Regione è stata autorizzata a procedere soltanto nel mese di ottobre.

«Sull’incremento dei posti letto di terapia intensiva – osserva l’assessore regionale alla Sanità del Piemonte, Luigi Genesio Icardi – la Sanità regionale ha compiuto uno sforzo gigantesco. Nella prima fase della pandemia ha triplicato le disponibilità, passando da 327 a 614 posti immediatamente attivabili. Ora aggiunge 160 nuovi posti, già in fase di realizzazione, con un investimento di 22 milioni di euro deciso a settembre, prima che diventasse operativo il piano Arcuri, che prevede ulteriori 299 posti. Complessivamente, il Piemonte potrà contare su un totale di 1.073 posti letto di terapia intensiva, tra strutturali e funzionali. Parallelamente, sempre la Regione ha provveduto ad acquistare le apparecchiature per allestirne ulteriori 120 posti di terapia subintensiva, che si aggiungeranno ai 135 esistenti e ai 305 del piano Arcuri, per un totale di 560 posti letto».

Il professor Sergio Livigni, coordinatore per l’Unità di Crisi dell’area sanitaria ospedaliera: “Per aumentare i posti letto in terapia intensiva e sub-intensiva abbiamo seguito alcuni criteri: abbiamo individuato i centri hub, gli ospedali con maggiore possibilità di trattare i pazienti ed in grado di trasformare i posti letto disponibili in posti letto strutturali. Abbiamo voluto aumentare i posti letto in terapia intensiva ma anche quelli in sub-intensiva che sono altrettanto importanti per il trattamento dei pazienti. ”

I 774 posti letto sono cosi suddivisi per provincia:

Torino città (262): AOU Città della Salute e della Scienza (132), Asl Città di Torino (98), 32 AO Mauriziano (32);
Torino area metropolitana (133): AOU San Luigi (24), Asl To3 (33), Asl To4 (48), Asl To5 (28);
Cuneo (115): Asl Cn1 (41), Asl Cn2 (26), AO Santa Croce e Carle di Cuneo (48);
Alessandria (84) : Asl Al (48), AO Santi Antonio e Biagio e Cesare Arrigo (36);
Novara (72): AOU Maggiore della Carità di Novara (48), Asl Novara (24);
Vercelli (32): Asl Vc (32);
VCO (28): Asl Vco (28);
Asti ( 24): Asl Asti (24);
Biella (24): Asl Biella (24).

 

Adolescenti: aumento dei passaggi in Pronto soccorso e dei tentativi di suicidio. Il webinar di Città della Salute

12 dicembre 2020: webinar “PROGETTO UN PONTE TRA OSPEDALE E TERRITORIO valutazione e indici di efficacia del programma di reinserimento sociale adolescenti con psicopatologia complessa”

L’emergenza psichiatrica in preadolescenza e in adolescenza “è in esplosione”. Le linee Guida  della Società di Neuropsichiatria infantile per emergenza urgenza psichiatrica  riportano che  gli accessi in Pronto soccorso tra 10 e 17 anni sono aumentati di circa il 30% negli ultimi anni. Crescita dei ricoveri ordinari tra 12 e 17 anni dell’8% dal 2004. Le giornate di degenza sono aumentate in media di 47 giorni. Ciò testimonia un aggravamento del disagio adolescenziale.

Negli ultimi 10 anni la Neuropsichiatria infantile dell’ospedale Regina Margherita della Città della Salute di Torino (diretta dal professor Benedetto Vitiello) ha registrato che:

  • i ricoveri per Tentativi Suicidio (TS) sono passati da 7 nel 2009 a 35 nel 2020
  • nello stesso periodo (2009-2020), nel Day hospital psichiatrico, l’ideazione suicidaria è passata dal 10% all’80% dei pazienti in carico
  • nel 2014 è stata aperta all’interno del DH psichiatrico terapeutico una sezione per il post ricovero (nella logica della “stepped care”), in cui il 30-40% dei pazienti ha effettuato ricovero in NPI per un tentativo di suicidio.

Nell’ambito della emergenza-urgenza psichiatrica (10-17 anni) anche sul territorio dell’Asl Città di Torino (NPI SUD, diretta dal dottor Orazio Pirro) il trend è in vertiginoso aumento. Nel  periodo  2009 -2019  il ritiro sociale è aumentato di ben 28 volte, i disturbi depressivi di 26 volte, i disturbi bipolari di 12 volte, i disturbi della condotta alimentare di 9 volte e quelli della condotta di 1 volta e mezza.

Questi dati trovano una risonanza nella letteratura internazionale e nazionale: in USA il suicido in adolescenti  (15-19 anni) è aumentato da circa 13 su 100.000 maschi nel 2000, a 18 su 100.000 nel 2017. Nelle femmine, da 2,5 nel 2000 a 5,5 su 100.000 nel 2017. In Italia su dati fino al 2016, i numeri sono 1,71 nei maschi e 0,65 nelle femmine, sempre su 100.000 adolescenti.

L’impatto dei disturbi neuropsichici (burden of disease), secondo un articolo del 2016 (Jama Ped, 2016), per disturbi neuropsichici (DALY) sale progressivamente dall’11% (1-4 anni), al 24 (5-9), al 36 (10-14), al 40% in adolescenza.

La recente pandemia da Covid 19 ci ha proiettati in uno scenario nuovo con le misure di confinamento dentro casa ed il distanziamento sociale. Studi recenti, che si riferiscono a ricerche in continua espansione, esplorano gli effetti dell’isolamento forzato (lockdown), della quarantena e del distanziamento sociale. Una review recente (J Am Acad Child Adolesc Psychiatry 2020;59(11):1218–1239.) dice che i bambini e gli adolescenti hanno probabilmente maggiori probabilità di sperimentare alti tassi di depressione e molto probabilmente ansia durante e dopo la fine dell’isolamento forzato. Questo può aumentare man mano che l’isolamento forzato continua. Dalla letteratura emerge inoltre un aumento della violenza domestica ed un maggior rischio di suicidi/tentativi di suicidio (JAMA August 18, 2020 Volume 324, Number 7; Gunnel D., 2020). I suddetti lavori raccomandano che i servizi clinici offrano un supporto preventivo ed un intervento precoce, dove possibile, ed essere preparati all’aumento dei problemi di salute mentale.

Antonella Anichini ed Orazio Pirro intervengono su questi temi e presentano il Progetto pilota “Un ponte tra ospedale e territorio”, che propone un programma integrato di cura che punta alla ripresa evolutiva degli adolescenti con psicopatologia complessa. Il progetto, avviato nel 2009 e sostenuto fin dall’inizio dalla Fondazione Compagnia di San Paolo, è implementato da una partnership che vede la Neuropsichiatria universitaria dell’ospedale Infantile Regina Margherita, l’ASL Città di Torino, l’Associazione CasaOz, la Cooperativa Mirafiori Onlus, la Scuola in Ospedale (SIO) e l’Istruzione domiciliare (ID). Nel 2017 è stato stipulato il Protocollo d’intesa tra i partners fondatori, l’Ufficio scolastico regionale, l’UTS-NeS.

Un recente Protocollo d’intesa ha inoltre rafforzato la collaborazione con le reti artistiche cittadine (Museo Nazionale del Cinema di Torino).

Il lavoro di misurazione circa la valutazione e gli indici di efficacia (SROI) del programma di reinserimento sociale adolescenti con psicopatologia complessa sarà un tema importante dell’evento. Il Progetto Ponte, infatti, si rivela essere un forte moltiplicatore di risorse, a dimostrazione che l’effetto complessivo di una progettualità è molto più della mera somma delle singole attività.

Il Ponte sostiene e valorizza le “risorse” degli adolescenti (resilienza), offre l’opportunità di una casa ambiente (CasaOz) che funziona da area intermedia durante o dopo un ricovero in neuropsichiatria infantile. CasaOz promuove le relazioni e la socializzazione tra pari, consentendo ai ragazzi di fare esperienze nella propria età e di ritornare gradualmente alla normalità. I gruppi/laboratori a mediazione artistica (Cooperativa Mirafiori) e le attività didattiche (docenti Scuola ospedaliera) si svolgono “in rete” con gli interventi multidisciplinari istituzionali e facilitano il transito dall’azione espressiva alla funzione riflessiva.

Il modello del Ponte è di tipo integrato, caratterizzato dall’incontro tra culture professionali capaci di dialogare tra loro, si basa quindi sulla multidisciplinarietà e sull’interistituzionalità. Vede la centralità del gruppo come setting specifico per la riabilitazione della psicopatologia in adolescenza e come strumento di formazione degli operatori.

Ad oggi hanno beneficiato delle attività del Ponte oltre 200 adolescenti tra 14 e 20 anni.  Il bilancio è positivo: il 90% dei ragazzi seguiti grazie alle attività in rete è riuscito a diplomarsi, si è inserito in una rete solidale di coetanei, ha mantenuto una buona compliance alle cure, con netto abbassamento del rischio NEET.  Nel 7% dei casi è stato effettuato un intervento “a ponte” con i Servizi di salute mentale dell’adulto, anche attraverso attività di ri-orientamento, stage lavorativi e formativi. Nel tempo, il Ponte ha saputo espandere le sue reti e creare importanti spazi di dialogo tra Sanità e Scuola, in interazione con tutta la Comunità.

Nonostante l’emergenza sanitaria, il Progetto Ponte non si è fermato. La sfida posta dalla pandemia da Covid-19 ha portato a ripensare, reinventare e ricostruire un nuovo “Ponte sul Ponte”, attraverso la telemedicina, nuovi progetti artistici e gruppi sperimentali di supporto ai docenti nelle scuole. Con le parole dell’ultimo progetto “Insieme ri-usciamo!” si intende rilanciare un messaggio di speranza, con la convinzione che le sinergie generano nuove energie e consentono di affrontare meglio gli ostacoli attuali, mantenendo aperto ed efficace il percorso di cura dei ragazzi. Marco Canta e Luca Cordaro illustreranno le prospettive di sviluppo del progetto.

 

Tiziana Catenazzo affronterà il rapporto tra Scuola e Salute illustrando il Servizio di scuola in ospedale (SIO) ed istruzione domiciliare (ID). Con le nuove Linee di indirizzo del MIUR la Scuola in ospedale sostiene la costruzione di “un ponte” con le Scuole di appartenenza, restituisce un progetto di futuro, nella direzione di una ritrovata normalità.

Infine, il tema della valutazione sarà affrontato anche da Daniele Biondo che interverrà proponendo strumenti originali di valutazione per valutare in termini quantitativi e qualitativi l’impatto dei progetti rivolti ad adolescenti difficili. Questa esperienza decennale è racchiusa nel suo ultimo libro “Gruppo Evolutivo e Branco” (Biondo D., 2020, Franco Angeli). In questo libro Biondo presenta un inedito strumento: la “Griglia Gruppo-Branco”, che fornisce un sistema di valutazione lineare basato su precisi parametri valutativi per analizzare il funzionamento di un gruppo di adolescenti e valutarne il percorso evolutivo.

Per partecipare al webinar non è richiesta la preiscrizione.
È sufficiente collegarsi il 12 dicembre alle 9.30.

ACCEDI AL WEBINAR CLICCANDO QUI          

 

Inserire nome, cognome, mail.

Password d’accesso per tutti: 12dicembre.

 

Bando infermieri: «dalla Regione proposte contrattuali quasi dignitose»

«Arriva alla nostra attenzione, in queste ore come sempre cruciali legate all’emergenza sanitaria, la notizia che sono quasi 3mila le domande pervenute, alla scadenza del 5 dicembre scorso, per il bando della Regione Piemonte finalizzato a reclutare personale infermieristico per le aziende sanitarie locali.

Un dato significativo, che non va sottovalutato, e che evidenzia un primo sagace risultato in favore della sanità regionale guidata dall’assessore Icardi. Parliamo tuttavia solo di un primo risultato, se non si comprende fino in fondo che una oculata politica di assunzioni deve essere caratterizzata da contratti a tempo indeterminato, dal momento che il bisogno di assistenza infermieristica dei nostri servizi sanitari regionali è in forte ascesa. 

La buona risposta al bando del Piemonte attesta, finalmente con l’evidenza dei fatti, quello che il nostro sindacato ha sempre sostenuto: gli infermieri sul mercato del lavoro sono sì pochi ma ci sono, e normalmente scelgono di operare in strutture private disposte a stipulare contratti a tempo indeterminato e a retribuirli per la professionalità che esprimono. E poi, purtroppo, ci sono quei colleghi che vanno via dall’Italia, verso i paesi disposti a pagarli con stipendi che da noi sono pura utopia. Insomma, l’inserimento degli infermieri nella bisognosa realtà della sanità pubblica va incentivato in due modi prioritari: offrendo loro contratti che siano contemporaneamente, vantaggiosi sotto il profilo economico ed a tempo indeterminato per quanto attiene alla durata , tutti elementi chiave per valorizzare al meglio gli sforzi del loro percorso di studi e per sostenere a pieno la “delicata professione ” che si preparano a svolgere».

Così Antonio De Palma, Presidente Nazionale del Sindacato Nursing Up, rilancia i risultati portati a casa dalla Regione Piemonte, che subito dopo alcune aziende dell’Emilia Romagna, ha scelto di muovere i suoi primi passi sulla strada della coerenza, e dove vengono proposti contratti che non sono solo di pochi mesi, ma bensì di tre anni. Certo tre anni non sono ancora il tempo indeterminato che invece serve, ma sono  meglio dei contratti trimestrali e a partita IVA promossi da altre regioni. 

Questo Governo e le aziende sanitarie non possono pretendere di gestire l’emorragia di infermieri proponendo assunzioni a tre o sei mesi, quando la maggior parte dei paesi europei riserva al personale infermieristico inquadramenti a tempo indeterminato e compensi che sono il doppio di quelli che vengono offerti dal nostro SSN. 

Per tanto, come sindacato, continua De Palma, non possiamo che plaudere ai primi passi verso la coerenza, che sta muovendo la regione Piemonte, nella speranza che questo sia solo l’inizio, e che anche le altre Regioni ne colgano l’esempio. Solo così si esce dalla grave carenza di personale, solo così si offre un servizio sanitario di qualità al cittadino e si affrontano e si vincono le emergenze che cambiano la nostra storia  Il coraggio di investire nelle qualità umane e professionali degli infermieri rappresenta oggi l’unica strada percorribile per uscire dal tunnel, conclude De Palma.

La Regione vuole puntare sui medici di famiglia. Ecco cosa cambierà

Garantire l’effettiva realizzazione della continuità delle cure, la presa in carico della cronicità ed una migliore accessibilità alle prestazioni, anche nei territori montani o con caratteristiche di zona disagiata.

Sono gli obiettivi della nuova proposta di legge regionale sulla riorganizzazione della Medicina territoriale in Piemonte presentata dal presidente della Regione, Alberto Cirio, dall’assessore regionale alla Sanità, Luigi Genesio Icardi e dal coordinatore del Gruppo di lavoro sulla Medicina territoriale, Ferruccio Fazio.

Un progetto sul quale la Regione, a partire dal 2021, mette a bilancio 10 milioni di euro all’anno, oltre ai 17,3 milioni di euro già destinati dalla stessa Regione alle attrezzature sanitarie di diagnostica di primo livello a favore dei medici di medicina generale e dei pediatri di libera scelta e all’investimento regionale di 7 milioni di euro stanziati il 20 novembre scorso per la telemedicina.

La legge riconosce all’Assistenza Primaria il ruolo cardine dell’assistenza territoriale, potenziando le attuali forme associative di “medicina di gruppo” e “medicina di “rete” della Medicina Generale.

I medici che sceglieranno di lavorare in una di queste due modalità associative potranno essere supportati da personale di studio. In particolare, il 60 per cento dei medici potrà disporre di personale di segreteria (oggi sono il 43%) e il 40 per cento di personale infermieristico (oggi sono il 19%).

La modalità di lavoro in gruppo consente le maggiori sinergie ed economicità di scala (per esempio permette di sommare i singoli rimborsi per personale di studio e infermiere e di suddividere le varie spese) e nel contempo la maggior soddisfazione per i cittadini, che trovano così un’offerta di prestazioni allargata, comprese le proposte di medicina proattiva, e un medico disponibile per più ore mattino e pomeriggio.

Nei territori molto ampi, con popolazione scarsa e ambulatori medici più dispersi, invece, la scelta migliore potrà essere la medicina in rete, che non prevede l’obbligo di una sede unica, consentendo ai medici in rete di mantenere i loro ambulatori, per non compromettere la capillarità dell’assistenza e favorire l’accessibilità agli assistiti. Può essere prevista una sede di riferimento (preferibilmente messa a disposizione dall’Azienda sanitaria locale) nella quale svolgere interventi programmati (per esempio, medicina di iniziativa per i medici, oppure vaccinazioni per i pediatri) o all’interno della quale prevedere una presenza a rotazione, se necessario al raggiungimento della copertura oraria eventualmente prevista.

A supporto delle forme organizzative complesse della medicina generale, viene istituita la figura dell’infermiere di comunità per un favorevole sviluppo dell’assistenza proattiva mediante la costituzione di team di presa in carico.

«La sanità piemontese si regge su due gambe – sottolinea il presidente Cirio -. La nostra rete ospedaliera, un sistema eccellente da valorizzare e potenziare a partire dal personale sanitario, perché uno degli errori fatti negli anni, che non si deve ripetere, è stato di investire poco sulle persone. E, poi, la medicina di territorio, cioè la grande criticità di cui la pandemia ci ha mostrato la debolezza, fatta però di medici e pediatri di valore che vanno sostenuti e potenziati. Se in Piemonte ospedalizziamo il doppio rispetto alle altre regioni è perché manca il filtro territoriale che permette le cure a casa. Per questo, oggi che la morsa della seconda fase dell’emergenza ci permette di allentare leggermente la presa, dobbiamo alzare la testa e proseguire nella riforma di questo sistema, per ricostruire ciò che in decenni è stato smantellato. Dalla crisi che stiamo vivendo nasce la possibilità concreta di cambiare il volto della sanità piemontese, restituendo ad ogni cittadino il diritto alle migliori cure in ogni momento della sua vita».

«E’ il primo rivoluzionario passo di un ampio progetto di ricostruzione della medicina territoriale regionale – osserva l’assessore Icardi -, che riporta la Medicina Generale al centro della programmazione sanitaria sul territorio. La “medicina di gruppo”, caratterizzata da una sede unica, garantisce un maggior livello e una maggiore appropriatezza delle prestazioni erogate rispetto all’attività non in associazione, in particolare per il trattamento della cronicità e dei casi acuti di primo livello, nonché la continuità dell’assistenza e delle cure anche attraverso modalità di integrazione professionale tra medici. Con l’estensione dei modelli di lavoro multidisciplinare e multiprofessionale in rete, vogliamo garantire l’uniformità assistenziale a tutti gli assistiti del Piemonte, superando differenze territoriali ed organizzative. La nuova legge rilancia e potenzia i provvedimenti già attivati in questi mesi con le medesime finalità, dalla telemedicina alla Farmacia dei servizi, dall’accordo quadro sulle cure domiciliari, al nuovo portale salutepiemonte.it sui servizi sanitari digitali della Regione Piemonte».

«Il Piemonte – sottolinea il professor Fazio – paga una assistenza territoriale debole che non permette al malato di essere preso in carico con cure domiciliari e causa numerosi ricoveri impropri in ospedale. La riforma della medicina di territorio ha l’obiettivo di ricostruire in Piemonte ciò che è stato smantellato con decenni di tagli lineari che hanno depauperato la sanità locale. Tre le gambe su cui si focalizzerà la nuova legge: il potenziamento delle fondamenta di questa grande casa chiamata a prendersi cura di tutti i cittadini piemontesi, la messa a sistema del lavoro di network di medici e pediatri e, infine, un monitoraggio attento dell’efficacia delle azioni messe in campo, con indicatori in grado ad esempio di quantificare la reale capacità degli interventi di ridurre il tasso di ospedalizzazione. La regia sarà affidata a un nuovo Dipartimento delle cure primarie che avrà il compito strategico di coordinare il sistema e monitorarne l’efficienza. Sono certo che questo modello di lavoro riuscirà anche ad attrarre molti giovani medici e valorizzerà l’impegno di chi fino ad oggi ha faticato, perché non era messo nelle condizioni di lavorare bene».

Urodinamica, il congresso Siud si svolge online

La SIUD, Società Scientifica Italiana di Urodinamica comunica che il 44° Congresso Nazionale, insieme al 18° Congresso SIUD, fisioterapisti, infermieri, ostetriche si terrà da venerdì 4 a domenica 6 dicembre 2020

Pensato per essere realizzato a Torino, in presenza, nella sede del Lingotto, il Congresso ha trovato una casa virtuale su una piattaforma online appositamente costruita per l’occasione. Questo in ottemperanza a quanto stabilito dal DCPM del 18 ottobre 2020.

Il Congresso, realizzato in modalità virtuale avanzata, manterrà inalterato il programma scientifico originale a cui hanno lavorato il Presidente SIUD Marco Soligo e i Delegati  per l’organizzazione del Congresso Maurizio Serati, Gianfranco Lamberti di concerto con i Presidenti del Congresso Antonella Biroli ed Alessandro Giammò. 

Grazie al supporto tecnico della Segreteria Organizzativa è stato elaborato un Programma scientifico di elevata qualità, all’altezza degli standard SIUD per i Congressi in presenza.

Letture magistrali, sessioni e workshops tematici interattivi, alternati a sessioni di comunicazione rappresenteranno un panorama ricco di tematiche pertinenti alle molteplici aree di interesse della SIUD.

Il programma è esteso dalla neurourologia all’uroginecologia, all’urologia funzionale maschile, senza dimenticare le implicazioni relative al compartimento pelvico posteriore, al dolore pelvico e al ruolo della sessualità. Il tutto nei suoi aspetti diagnostici e terapeutici, farmacologici, riabilitativi e chirurgici.

Saranno ospitati alcuni simposi aziendali che arricchiranno il programma con le più recenti novità disponibili.vLa grande ricchezza e diversificazione delle tematiche SIUD, costituisce una peculiarità del Congresso all’interno del quale ciascuno potrà individuare i momenti di interesse particolare.

Per ogni settore verranno colti gli elementi di novità senza dimenticare i necessari approfondimenti e verrà dato giusto spazio al dibattito sulle questioni controverse.
A conferma dell’ottima reputazione di cui SIUD gode nel mondo il 44° Congresso è arricchito dalla partecipazione di numerosi esperti stranieri che invieranno il loro contributo registrato e parteciperanno in diretta alle discussioni. Essi rappresentano le molteplici Società Scientifiche Internazionali con le quali SIUD intrattiene delle collaborazioni: l’International Continence Society (ICS) e l’European Urogynecological Association (EUGA).
 
Presidenti del Congresso sono i torinesi:

Alessandro Giammò Urologo, Struttura Complessa di Neuro-Urologia, P.O. CTO-Unità Spinale A.O.U. Città della Salute e della Scienza di Torino

Antonella Biroli Fisiatra, S.C. Recupero e Rieducazione Funzionale Ospedale San Giovanni Bosco – A.S.L. Città di Torino
 
Presidente SIUD: Marco Soligo Dirigente Medico con qualifica di Alta Specialità in Uroginecologia presso l’Unità Operativa di Ginecologia e Ostetricia dell’Ospedale “Vittore Buzzi” ASST Fatebenefratelli Sacco – Milano
 
La SIUD è una Società Scientifica che non persegue fini di lucro. Essa ha il compito di promuovere e diffondere le conoscenze nell’ambito delle disfunzioni del basso tratto urinario e delle disfunzioni pelviperineali ad esse correlate.

La SIUD è stata la prima Società Scientifica in Italia ad occuparsi specificamente di incontinenza urinariae, più in generale, di urologia funzionale. La sua storia vede la fondazione nel1977 e la successiva crescita ed espansione fino ai nostri giorni.

La SIUD è l’unica Società Scientifica in Italia ad impegnarsi nella prevenzione diagnosi e cura della incontinenza urinaria a 360°. Le sue attività e competenze coprono infatti i campi della incontinenza urinaria nella donna, nell’uomo, nel soggetto neurologico, nel bambino e nell’anziano fragile.

http://www.siud.it

Uno studio delle Molinette: ecografia ai polmoni può diagnosticare il Covid

/

Uno studio dell’ospedale Molinette di Torino ha stabilito che anche una semplice ecografia del polmone può diagnosticare la polmonite da Covid 19 già in Pronto soccorso.

L’aggiunta dell’ecografia polmonare, eseguita insieme alla visita medica, ha permesso di identificare correttamente casi di polmonite da COVID-19 – quasi il 20% – tra quanti erano stati erroneamente catalogati, in base al risultato del primo tampone naso-faringeo, come negativi. Tutti sono ormai familiari con la metodica dell’ecografia, comunemente utilizzata per il monitoraggio della gravidanza o per lo studio dell’addome o del cuore. Pochi sanno invece che l’ecografia può essere di aiuto anche nella diagnosi delle malattie polmonari. Sebbene possa suonare inusuale, l’ecografia del polmone è usata da circa 20 anni, ad esempio, per valutare la presenza di liquidi in eccesso nei polmoni, situazione per lo più correlata a patologie croniche con riacutizzazioni più o meno frequenti, come lo scompenso cardiaco.

Uno studio condotto dai medici della Medicina d’Urgenza dell’ospedale Molinette della Città della Salute di Torino (diretta dal professor Enrico Lupia) ha recentemente dimostrato che l’ecografia polmonare è anche estremamente utile per la diagnosi delle polmoniti da COVID-19 in Pronto soccorso.

Nel corso dello studio, condotto nei mesi scorsi ed appena pubblicato sulla rivista scientifica internazionale Annals of Emergency Medicine, la più prestigiosa rivista medica del settore, sono stati arruolati 228 pazienti con sintomi suggestivi per COVID-19, di cui 107 diagnosticati come affetti da polmonite da COVID-19 in seguito al riscontro di positività del tampone naso-faringeo.

L’aggiunta dell’ecografia polmonare, eseguita insieme alla visita medica, ha permesso di identificare correttamente altri 21 casi di polmonite da COVID-19 – quasi il 20% – tra quanti erano stati erroneamente catalogati, in base al risultato del primo tampone naso-faringeo, come negativi.

La rapida e corretta identificazione dei pazienti con  polmonite da COVID-19 in Pronto soccorso consente di isolare precocemente i soggetti malati, limitando la diffusione dei contagi non solo all’interno dell’ospedale, ma anche fuori dall’ospedale, grazie alle misure di isolamento applicate ai contatti stretti.

Lo studio è stato in parte condotto con ecografi portatili collegabili direttamente ad uno smartphone forniti gratuitamente dalla ditta produttrice Butterfly Inc. La facilità d’uso e maneggevolezza di questi apparecchi ne rendono ipotizzabile un utilizzo sempre più diffuso, addirittura al domicilio dei pazienti.