Si è conclusa oggi, lunedì 19 maggio, la XXXVII edizione del Salone Internazionale del Libro di Torino, che ha registrato una straordinaria affluenza di pubblico: 231.000 visitatrici e visitatori hanno animato i padiglioni in cinque giorni ricchi di incontri, emozioni e scambi culturali. L’edizione 2025, intitolata Le parole tra noi leggere, ha celebrato la lettura come atto collettivo e identitario, portando a Torino ospiti da tutto il mondo e rafforzando il senso di appartenenza a una comunità vasta e variegata di lettrici e lettori.
I numeri parlano da soli: 977 spazi espositivi, 70 sale e 2.647 eventi in programma, ai quali si sono aggiunti 800 appuntamenti del Salone Off, diffusi sul territorio cittadino.
Il bilancio dell’edizione è stato tracciato nel pomeriggio in Arena Bookstock, nel Padiglione 4, alla presenza di:
Silvio Viale (Presidente Associazione Torino, la Città del Libro) Claudia Porchietto (Sottosegretario alla Presidenza della Regione Piemonte) Giulio Biino (Presidente Fondazione Circolo dei lettori) Alessandro Isaia (Segretario Generale Fondazione per la Cultura Torino) Domenico Carretta (Assessore ai Grandi Eventi della Città di Torino) Annalena Benini (Direttrice editoriale del Salone Piero Crocenzi (AD di Salone Libro Srl)
Durante l’incontro è stato ufficialmente annunciato il Paese ospite d’onore del Salone 2026: sarà la Grecia.
I visitatori hanno popolato i padiglioni 1, 2, 3, 4, l’Oval, il Centro Congressi e la Pista 500 (spazio artistico della Pinacoteca Agnelli), oltre al Centro Commerciale Lingotto e agli Uci Cinemas. Da segnalare l’incremento dell’11% nelle presenze del giovedì rispetto all’edizione precedente, con il sabato che si conferma la giornata con il maggior afflusso.
Tra gli eventi più seguiti: incontri sold out e sale sempre piene per ospiti di rilievo internazionale come Stefan Boonen, Jan Brokken, Émmanuel Carrère, Mircea Cărtărescu, Tracy Chevalier, Joël Dicker, Etgar Keret, Valérie Perrin, Jean Reno, Yasmina Reza e molti altri. Grande affluenza anche per nomi italiani amatissimi dal pubblico come Alessandro Barbero, Roberto Saviano, Antonio Scurati, Luciano Ligabue, Ornella Vanoni, Antonello Venditti, Salmo, Daria Bignardi e Sandro Veronesi.
Tra le novità dell’edizione 2025, il Romance Pop Up all’Uci Cinema del Lingotto: un esperimento inedito per il Salone che ha raccolto un entusiasmo travolgente. Sabato 17 maggio, 3.600 lettrici (e alcuni lettori) hanno incontrato 52 autrici (e un autore) nei Meet&Greet dedicati al firmacopie. Le 9.120 prenotazioni disponibili sono andate esaurite in appena mezz’ora.
Prossimo appuntamento: il Salone del Libro tornerà dal 14 al 18 maggio 2026. Il Rights Centre sarà attivo dal 13 al 15 maggio 2026.
Foto Nervo
 
                    
 
 


 
 Oggi è il caso di ricordare che politica  e cultura  sono concetti  diversi e distinti; ciò non significa ovviamente  che tra politica e cultura non ci debbano essere contatti. Anzi, è vero il contrario perché una politica non incolta e una cultura non arcadica sono due aspirazioni più che  auspicabili. Non credo che oggi ci sia in Italia  una politica colta, ma c’è una cultura esageratamente politicizzata che porta a riproporre la vecchia espressione di Mario Scelba “culturame”, evocata ieri da Giuliano Ferrara. Intellettuali liberi, senza paraocchi ideologici, sono un’eccezione non apprezzata   perché la cupidigia di servilismo è da sempre una caratteristica degli intellettuali italiani, quasi tutti fascisti e poi tutti, senza eccezioni,  antifascisti. Queste sono le  amare considerazioni che mi ha suggerito il Salone del Libro 2025. Troppi politici hanno monopolizzato l’attenzione in un salone in cui si dovrebbe parlare soprattutto di libri. Il culmine si è avuto quando Landini, che non credo sia un uomo colto e neppure acculturato, ha strumentalizzato il Salone per fare propaganda ai referendum. Non era mai accaduta una commistione con la politica così vistosa. Secondo il capo della Cgil astenersi sarebbe addirittura immorale malgrado sia un’opzione prevista dalla Costituzione. E anche il giro pubblicitario della segretaria del Pd accompagnata dalle autorità  torinesi lascia perplessi. Forse sia Landini sia la Segretaria Schlein avranno  anche scritto qualche libro in collaborazione con dei  giornalisti, come si usa oggi. Ma tutto questo non ha nulla da spartire con la kermesse torinese nata per volontà di Angelo Pezzana e Bianca Vetrino con intenti che privilegiavano il fine di favorire la lettura. Oggi appare un baraccone che sembra più un supermercato  che una grande biblioteca animata di migliaia di lettori . Ho partecipato fin dall’inizio al Salone, ma gli anni delle origini erano molto diversi dagli attuali. C’erano Bobbio, Bassani e Soldati, oggi ci sono Barbero, Scurati e Saviano. Due ere geologiche molto lontane. Se poi si aggiunge Landini che fa campagna elettorale per i referendum, il quadro è davvero completo. Forse Annalena Benini direttrice del Salone in passato non avrebbe condiviso. La sola giustissima proposta del Presidente Biino di coinvolgere il Ministero della Cultura ha suscitato imbarazzi e polemiche che rivelano una prevenzione politica molto evidente che evoca l’arroganza della feroce egemonia gramsciana.
Oggi è il caso di ricordare che politica  e cultura  sono concetti  diversi e distinti; ciò non significa ovviamente  che tra politica e cultura non ci debbano essere contatti. Anzi, è vero il contrario perché una politica non incolta e una cultura non arcadica sono due aspirazioni più che  auspicabili. Non credo che oggi ci sia in Italia  una politica colta, ma c’è una cultura esageratamente politicizzata che porta a riproporre la vecchia espressione di Mario Scelba “culturame”, evocata ieri da Giuliano Ferrara. Intellettuali liberi, senza paraocchi ideologici, sono un’eccezione non apprezzata   perché la cupidigia di servilismo è da sempre una caratteristica degli intellettuali italiani, quasi tutti fascisti e poi tutti, senza eccezioni,  antifascisti. Queste sono le  amare considerazioni che mi ha suggerito il Salone del Libro 2025. Troppi politici hanno monopolizzato l’attenzione in un salone in cui si dovrebbe parlare soprattutto di libri. Il culmine si è avuto quando Landini, che non credo sia un uomo colto e neppure acculturato, ha strumentalizzato il Salone per fare propaganda ai referendum. Non era mai accaduta una commistione con la politica così vistosa. Secondo il capo della Cgil astenersi sarebbe addirittura immorale malgrado sia un’opzione prevista dalla Costituzione. E anche il giro pubblicitario della segretaria del Pd accompagnata dalle autorità  torinesi lascia perplessi. Forse sia Landini sia la Segretaria Schlein avranno  anche scritto qualche libro in collaborazione con dei  giornalisti, come si usa oggi. Ma tutto questo non ha nulla da spartire con la kermesse torinese nata per volontà di Angelo Pezzana e Bianca Vetrino con intenti che privilegiavano il fine di favorire la lettura. Oggi appare un baraccone che sembra più un supermercato  che una grande biblioteca animata di migliaia di lettori . Ho partecipato fin dall’inizio al Salone, ma gli anni delle origini erano molto diversi dagli attuali. C’erano Bobbio, Bassani e Soldati, oggi ci sono Barbero, Scurati e Saviano. Due ere geologiche molto lontane. Se poi si aggiunge Landini che fa campagna elettorale per i referendum, il quadro è davvero completo. Forse Annalena Benini direttrice del Salone in passato non avrebbe condiviso. La sola giustissima proposta del Presidente Biino di coinvolgere il Ministero della Cultura ha suscitato imbarazzi e polemiche che rivelano una prevenzione politica molto evidente che evoca l’arroganza della feroce egemonia gramsciana. 
 
 Il modo più semplice e veloce per acquistare il biglietto GTT è con il sistema Tap&Go nelle stazioni della metro, direttamente presso il varco identificabile grazie ai loghi delle carte di pagamento: il biglietto è del tipo “City 100” (€1,90) e consente di effettuare una corsa in metropolitana e di viaggiare anche su tutte le altre linee urbane e suburbane GTT entro la scadenza dei 100 minuti di validità.
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