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Fissolo: “Messa in sicurezza degli attraversamenti pedonali in prossimità delle scuole”

 

Solo pochi mesi addietro, con una precedente interpellanza (la 567_2023), il Consigliere Fissolo aveva evidenziato che il PNSS (Piano Nazionale di Sicurezza Stradale) ha individuato tra le categorie a rischio più elevato di incidenti proprio i pedoni. Tra le zone più sensibili cui prestare maggiore attenzione rientrano sicuramente gli attraversamenti pedonali in prossimità di plessi scolastici. Tra questi rientra l’attraversamento pedonale di fronte al Liceo Primo in via Giulio Carcano nella Circoscrizione 7. L’attraversamento essendo posto in mezzo ad un rettilineo può diventare pericoloso per studenti e corpo docente che fanno il loro ingresso nell’istituto scolastico.

Nel suo intervento in discussione il Capogruppo dei Moderati Fissolo ha dichiarato: “È fondamentale garantire la sicurezza ai nostri studenti e ritengo doveroso per la Città attuare tutti gli interventi possibili per ridurre il più possibile il rischio di investimenti pedonali in particolar modo di fronte alla scuole come il Liceo Primo presso cui da tempo è stato richiesto, anche dalla Circoscrizione, un attraversamento pedonale rialzato.”

 

Guglielmo (Azione Piemonte U30): “Noi siamo accanto ai movimenti Lilla per i Disturbi dei Comportamenti Alimentari”

Il 19 gennaio le piazze d’Italia si sono colorate di lilla. Da nord a sud, passando per il centro, sono state migliaia le persone che si sono ritrovate a manifestare contro il taglio ai fondi dei Disturbi del Comportamento Alimentare operato dal Governo Meloni. Nello specifico, il fondo dedicato ai DCA era di 25 milioni, azzerati con un colpo di spugna dal ministro Schillaci, e poi riportato a 10 milioni in seguito alle proteste emerse.

 

Le risorse così stanziate risultano totalmente insufficienti a colmare le tante lacune presenti in questo ambito. Ciò che va considerato infatti, è che in Italia sono circa tre milioni e mezzo le persone che soffrono di disturbi dei comportamenti alimentari e nove sono le vittime giornaliere in media nel nostro paese (la seconda causa di morte giovanile dopo gli incidenti stradali). Il gruppo di Azione Torino (come tutte le altre sedi su territorio nazionale) ha deciso di scendere in piazza Castello accanto alla Fondazione Fiocchetto Lilla, per sostenere la necessità non tanto di un rinnovo dei fondi, quanto di un inserimento strutturale di un budget autonomo all’interno dei sistemi L.E.A. Esso obbligherebbe di fatto tutte le regioni a fornire i livelli essenziali di assistenza e dotarsi almeno di una struttura residenziale.

La salute continua ad essere la priorità assoluta per il nostro partito che da sempre lotta per una sanità pubblica più efficiente e soprattutto per un Sistema Sanitario Nazionale realmente universale. Questa scelta da parte dell’esecutivo mette in una condizione di grave difficoltà le moltissime persone che soffrono di DCA dimenticando che, come dichiara l’onorevole Daniela Ruffino da sempre in prima linea per la battaglia sulla salute mentale, “un paese civile non abbandona i più deboli.”

Il percorso, dunque, che viene chiesto da tutte le associazioni che si occupano del tema e di cui noi come Azione abbiamo cercato di farci da portavoce, è di indipendenza e di permanenza delle risorse per contrastare queste malattie. Questo approccio renderebbe possibile la continuità necessaria nelle cure e porrebbe chiunque nelle condizioni di potervi accedere con regolarità e celerità. È impensabile che una persona affetta da anoressia piuttosto che di bulimia, per poter ricevere l’assistenza sanitaria in una struttura pubblica sul territorio piemontese, debba attendere dai 9 ai 12 mesi (ci sono regioni in cui queste tempistiche si allungano ulteriormente) per scalare le liste d’attesa. In alcuni casi, questo periodo risulta fatale.

È il momento in cui il governo deve dare risposte, non bastano cerotti come i fondi da dieci milioni. Serve una presa di responsabilità, ci sono tre milioni e mezzo di persone, soprattutto giovani, che aspettano.

Italia Lib Pop: “Trionfalismi per un’opera zoppa”

In questi giorni si sprecano cerimonie, dichiarazioni, visite di Ministri e leader politici nazionali in concomitanza con la riattivazione del collegamento ferroviario tra il centro di Torino e l’aeroporto: un trionfalismo, forse esagerato, per un’opera il cui ripristino si attendeva da tempo, ma sulla quale vi sono ancora fin troppi aspetti da analizzare.

“Il ripristino della Torino – Ceres, in realtà ancora più che parziale, ha portato un’ondata di trionfalismo in tutto il bacino. Un trionfalismo che appare forzato ed esagerato per un’opera il cui completamento richiederà ancora parecchi anni, che al momento ha frequenze di passaggio insufficienti, i cui orari tagliano fuori fasce orarie fondamentali sia per l’aeroporto che per l’utilizzo dei pendolari ed i cui costi di viaggio hanno subito aumenti sensibili per un servizio che impiegherà gli stessi tempi di percorrenza di un secolo fa”, così, Claudio DesiròSegretario di Italia Liberale e Popolare, commenta la rimessa in funzione dell’opera.

Ad esempio, la stazione di Porta Susa sarà collegata in 31 minuti con l’aeroporto, lo stesso tempo impiegato il secolo scorso dai primi convogli elettrici per collegare il centro città con lo scalo aeroportuale.

L’opera, che ancora taglierà fuori le Valli di Lanzo in attesa che vengano completati i lavori sulla linea nel tratto successivo a Germagnano, avrà una frequenza di passaggio insufficiente a sfruttarne la piena potenzialità per divenire strategica per il movimento di studenti e pendolari del bacino.

“A questi punti deboli si aggiungono gli orari, con i primi treni dopo le 6 del mattino e gli ultimi intorno alle 22 che di fatto non ne permetteranno l’utilizzo per molti pendolari e per gli utenti dello scalo aeroportuale che utilizzano i molti voli del primo mattino e quelli serali”, aggiunge Desirò.

Anche i costi di servizio fanno storcere il naso a molti, a partire dagli utenti under 26 il cui costo di abbonamento è raddoppiato, così come il biglietto per i viaggiatori saltuari.

“Un’opera che si attendeva da anni e che potrebbe rappresentare un’infrastruttura strategica sia in ottica di mobilità sostenibile che di potenziali investimenti sul territorio e che invece rischia di essere ancora una volta  un’occasione almeno parzialmente persa con orari, frequenze, costi non in linea con un servizio zoppo e che lo sarà ancora a lungo”, conclude Desirò.

Un’infrastruttura, dunque, che a fronte di un trionfalismo ingiustificato richiederà ancora molto lavoro affinché se ne possano sfruttare le grandi potenzialità e se ne possano apprezzare le eventuali ricadute.

Italia Liberale e Popolare

Coordinamento Regionale Piemonte

Avetta (Pd): “Tempesta perfetta sulla Torino-Ivrea-Aosta”

 “FRUTTO DELL’ERRORE DI AVER LASCIATO MANO LIBERA AD ATIVA”

 

«L’episodio avvenuto la scorsa notte a Cossano, dove un tir si e’ incastrato nella piazza centrale e ha fatto seri danni, è solo l’antipasto di quanto i Comuni del nostro territorio dovranno sopportare nei prossimi mesi, qualora dovesse essere confermata la chiusura di un tratto dell’autostrada A5 Torino-Ivrea-Aosta. In questo caso la “tempesta perfetta” sarebbe davvero servita: chiusa la ferrovia, chiusa parzialmente l’autostrada, chiuso il traforo del Bianco (per non dire del Frejus), il Piemonte è sempre più isolato. Fin quando la Provincia di Torino, oggi Città Metropolitana, ha avuto un ruolo di rilievo nella società Ativa, queste problematiche venivano gestite con attenzione e senso di responsabilità e non scaricati sui Comuni che subiscono impotenti i disagi. Il presidente Saitta prima, Fassino ed io poi, abbiamo sempre difeso il ruolo della Provincia e della Città Metropolitana in Ativa, perché sapevamo che solo un ente pubblico ha la sensibilità necessaria ad evitare di scaricare sul territorio problemi della viabilità autostradale. Affidarsi completamente ai privati è stato uno sbaglio. Ora che tutto è in mano privata, sono le nostre comunità ad essere chiamate a pagare a caro prezzo quell’errore. Senza dimenticare il caro prezzo che ricade sui cittadini, che subiscono i rincari dei pedaggi a fronte di continue criticità sull’A5, come su altre tratte autostradali piemontesi. Porterò all’attenzione della Regione Piemonte questa situazione, perché la regione non può certo assistere inerme a tutto ciò».

 

Alberto AVETTA

Consigliere regionale PD

Vice Presidente II Commissione

Forza Italia a congresso con Tajani

Ieri al Teatro Carignano si è svolto il Congresso di Forza Italia della Città di Torino alla presenza di Antonio Tajani, occasione per “incoronare” Alberto Cirio alla ricandidatura di governatore del Piemonte.  È stato eletto per acclamazione Marco Fontana, riconfermato  coordinatore e segretario del partito per i prossimi tre anni oltre alla sua squadra di componenti del coordinamento e di delegati nazionali.

Merlo: Piemonte, l’accordo con i populisti è alternativo alla cultura di governo

“Senza entrare nel merito del confronto tra il Pd e il movimento 5 stelle sulle prossime elezioni
regionali del Piemonte, una considerazione politica di fondo non si può non fare. E cioè, è
francamente imbarazzante, nonchè complicato, costruire una alleanza di governo anche per
guidare una regione importante come il Piemonte, con un partito populista e anti politico come
quello dei 5 stelle. Una alleanza che, com’è persin ovvio ricordare, prescinde da qualsiasi
valutazione politica e progettuale e che sarebbe ispirata solo e soltanto dalla logica del
pallottoliere.
Un elemento, questo, che spinge oggettivamente l’area popolare, centrista e riformista a guardare
politicamente altrove”.

Giorgio Merlo, Dirigente nazionale Tempi Nuovi-Popolari uniti.

Pdf: “Più culle e reddito di maternità per dire sì alla vita”

Riceviamo e pubblichiamo – Cristina Zaccanti, PdF Piemonte “Altri bambini come Lorenzo potrebbero essere salvati se chi ci amministra operasse con maggiore radicalità per aiutare le donne a scegliere di fare le mamme.”
Un bambino, Lorenzo, abbandonato a Villanova Canavese accanto al cassonetto, “al freddo e al gelo”, e una famiglia generosa che è disposta ad accoglierlo. La notizia è del 15 gennaio u.s. ed ha suscitato interesse e commozione nell’opinione pubblica e in alcuni dei nostri amministratori.
Il presidente Alberto Cirio ha visitato il piccolo presso l’ospedale di Ciriè ed ha ribadito come in Piemonte occorra creare le condizioni affinchè chiunque abbia necessità di partorire in anonimato lo possa fare.
Il consigliere regionale Andrea Cane ribadisce a sua volta l’urgenza di incrementare le “culle per la vita”. L’assessore Maurizio Marrone rilancia la “stanza dell’ascolto”, istituita presso l’Ospedale Sant’Anna, per fornire supporto ad una scelta consapevole e sostegno economico e psicologico anche attraverso il “Fondo Vita nascente”.
«Diamo atto all’attuale amministrazione- dichiara Cristina Zaccanti, coordinatore regionale de “Il Popolo della Famiglia”- di aver dimostrato attenzione e sensibilità verso il dramma più grande, la denatalità. Nel Torinese anche quest’anno abbiamo avuto il record di culle vuote. I neonati sono il 30%in meno rispetto a 15 anni fa. Un inverno demografico che ogni anno si aggrava. Secondo i dati forniti da “Demo” dell’Istat,  nell’ultimo anno a Torino i neonati sono stati 1.210 e i morti 2.545 (-1.335)».
Si è conclusa da poco una raccolte di firme a sostegno di una proposta di legge di iniziative popolare “Un cuore che batte” promossa da persone accomunate dalla concezione della sacralità della vita umana. Un’altra iniziativa denominata “Una firma per la vita” sempre promossa da un gruppo spontaneo di cittadini sta per prendere il via.
«Soffia un vento nuovo anche in Italia- aggiunge Zaccanti- un vento che arriva dall’Europa orientale dove da anni nella Russia di Putin è stato istituito il “capitale di maternità” ma anche dagli USA dove, più di recente, in un solo anno ci sono stati 60000 nati in più e nel Texas gli aborti da oltre 50000 si sono ridotti a 34.
Auspichiamo che il governatore Cirio e la sua amministrazione diano un segnale ancor più forte prendendo in seria considerazione il “reddito di maternità” a misura regionale, una indennità fissa per i primi 8 anni di vita del bambino, di 1000 euro al mese (un figlio costa in media 650 euro) che consenta alla donna in attesa di crescere il suo bambino, tra le proprie braccia e non di abbandonarlo in un sacchetto per strada. Una vita salvata è anche un bene prezioso per la collettività»

I cattolici e il nuovo Centro

LO SCENARIO POLITICO  di Giorgio Merlo

La domanda per un Centro rinnovato, riformista, dinamico e di governo fa discutere anche nell’area cattolica italiana. Dopo la lunga stagione dell’unità politica, seguita dalla fase della diaspora e del radicato e consolidato pluralismo delle varie opzioni politiche, è indubbio che nella vasta e composita area cattolica italiana cresce la domanda per un nuovo Centro politico e culturale. Non in chiave nostalgica e regressiva, come ovvio e scontato, ma per costruire un progetto e una prospettiva politica che mal si conciliano con chi persegue un obiettivo di radicalizzazione del conflitto politico da un lato funzionale ad un violento e radicale bipolarismo dall’altro. Del resto, è abbastanza evidente che la cultura politica di centro e lo stesso progetto di un centro riformista e dinamico hanno storicamente accompagnato e caratterizzato il cammino e la presenza politica dei cattolici italiani. E non solo dal secondo dopoguerra in poi. Una presenza indubbiamente plurale ma che, però, ha sempre rifiutato di dispiegare un progetto politico modellato sull’estremismo o sul massimalismo. Al limite, citando una celebre espressione, una sorta di “centro radicale”, ma pur sempre ispirato a criteri che fanno del riformismo e della cultura di governo la stella polare del comportamento concreto nell’agone politico nelle diverse fasi storiche. Non a caso, la presenza politica dei cattolici nella vita pubblica italiana si è progressivamente affievolita man mano che l’impianto bipolare ha avuto il sopravvento rispetto ad una vera e credibile “politica di centro”. Ora, se non si vuole continuare a ghettizzare una risorsa politica e culturale di straordinaria importanza anche e soprattutto per la qualità della democrazia italiana, è indubbio che la cultura politica dei cattolici italiani, seppur nelle sue diverse espressioni, può ritornare protagonista solo se una nuova e rinnovata ‘politica di centro’ riesce a fare breccia nella cittadella politica italiana. E questo coincide, piaccia o non piaccia, solo se ritorna quello che storicamente viene etichettato come Centro. Anche perchè, com’è altrettanto evidente, non può essere una sinistra radicale, massimalista e libertaria come quella della Schelin o una destra, come quella fintamente clericale e sovranista della Lega salviniana e di altri settori di quel campo politico a farsi carico di quella domanda politica, culturale, sociale e programmatica. Lo abbiamo concretamente constatato in questi ultimi anni, appunto, caratterizzati da un bipolarismo selvaggio che ha prima allontanato e poi reso del tutto marginale e periferica la presenza politica dei cattolici italiani. Una presenza che può ritrovare la sua linfa originaria solo se, e senza alcuna supponenza ed arroganza, ritorna anche e soprattutto una ‘politica di centro’. E le prossime elezioni europee sono la più ghiotta occasione per cercare, seppur lentamente ed umilmente, di invertire la rotta. Una elezione disciplinata, come tutti sanno, dal sistema proporzionale che offre la possibilità concreta per presentare il proprio progetto politico cercando, al contempo, di allargare l’area di consenso. Ben sapendo che l’area di centro, come emerge dalla storia democratica del nostro paese, è molto più ampia della sola cultura cattolico democratica e popolare. E l’obiettivo di fondo di un nuovo e rinnovato campo centrista è proprio quello di essere il più possibile inclusivo e plurale perché solo attraverso la confluenza di più correnti ideali e culturali sarà possibile ricostruire un’area politica che potrà di nuovo essere decisiva e determinante per caratterizzare i futuri equilibri politici del nostro paese.

 Microtecnica, Grimaldi (Verdi Sinistra): Perché bloccata la vendita?

Il Governo ha il dovere di chiarire.
“Perché il Governo ha esercitato il ‘Golden Power’, ossia ha posto il veto sulla vendita di Microtecnica Srl al gruppo francese Safran? Quale sarebbe il piano B a cui si pensa? Ne esiste uno? Quali rassciurazioni si intende dare a lavoratori e lavoratrici sulle conseguenze industriali e occupazionali di questa decisione? Urge un chiarimento da parte degli organi ministeriali delle Imprese e della Difesa, ma per ora tutto tace. Stiamo parlando di un’azienda sana su cui il Governo ha il dovere di fare conoscere il suo progetto, posto che ne abbia uno” – lo dichiara il Vicecapogruppo di Alleanza Verdi Sinistra alla Camera, Marco Grimaldi.

Controllo del territorio, Fdi: “Lo Stato avanza”

“La questione sicurezza, come più volte ribadito, è prioritaria per il governo Meloni: anche a Torino, finalmente, lo Stato torna ad avanzare e la legalità verrà ristabilita e garantita. In Barriera di Milano così come in tutte le aree cittadine a rischio criminalità”. Ad affermarlo Paola Ambrogio, Senatore di Fratelli d’Italia. “Il rafforzamento delle misure preventive di vigilanza e di controllo del territorio, che riguarderanno anche il contrasto allo spaccio, all’abuso di alcol, al degrado e all’abbandono dei rifiuti, è il segno tangibile della capacità di questo governo di dare risposte concrete ai cittadini e alle imprese. E’ altresì un riconoscimento concreto al lavoro instancabile delle Forze dell’Ordine, non più sole in una lotta impari contro la criminalità, ma puntellate, sostenute e potenziate con uomini, risorse e mezzi adeguati per vincere quella che riteniamo una vera e propria battaglia di civiltà. Grazie all’encomiabile lavoro del Ministro Crosetto possiamo finalmente dire che lo Stato non lascia territori ostaggio della criminalità ma li restituisce ai cittadini”.