”l’Osservatorio sulla Cooperazione denuncia l’immobilismo della Regione, “La Giunta Cirio ignora il grido d’allarme, si intervenga subito”
5 maggio 2025 – La situazione dei servizi residenziali, socio-assistenziali, sanitari ed educativi in Piemonte è sempre più critica, con migliaia di lavoratori e utenti a rischio a causa del mancato adeguamento delle tariffe che la Regione riconosce agli enti che gestiscono questi servizi essenziali. La grave preoccupazione emersa oggi durante l’audizione dell’Osservatorio sulla Cooperazione in IV Commissione del Consiglio regionale del Piemonte è il segnale inequivocabile di un settore al limite del collasso.
Le cooperative sociali lanciano da tempo un allarme che questa amministrazione regionale sembra voler ignorare. Nonostante la sottoscrizione di un “Patto per un Welfare innovativo e sostenibile” in data 25 febbraio 2024, che prevedeva un aumento, seppur parziale, della sola quota sanitaria per il 2024, e l’impegno a definire tariffe adeguate per il 2025 e il 2026, questo patto non è stato rispettato nei tempi e nelle modalità necessarie ad affrontare l’urgenza. Le tariffe sono ferme al 2017, negli ultimi anni si è solo visto un parziale adeguamento della quota sanitaria, e non coprono i costi crescenti, esacerbati dal rinnovo dei Contratti Collettivi Nazionali del 2024 e dall’aumento generale delle spese di gestione.
“È paradossale che il Piemonte, che per primo aveva sbandierato un impegno elettorale per il welfare e che per primo, con il Patto di febbraio, sembrava voler dare una risposta, sia rimasto fanalino di coda nell’affrontare concretamente il problema,” dichiara il Vicepresidente della Commissione Sanità Daniele Valle. “Mentre altre regioni come Lombardia, Veneto, Toscana, Emilia Romagna e Liguria, pur con approcci diversi, hanno messo in campo azioni per adeguare le tariffe e sostenere il settore di fronte ai rinnovi contrattuali e all’aumento dei costi, la Giunta Cirio resta incomprensibilmente inerte, mettendo a repentaglio la tenuta di servizi fondamentali e il futuro di 50.000 lavoratori piemontesi”.
“Non possiamo accettare che l’inerzia della Regione porti al collasso un settore vitale e lasci soli gli enti gestori, i lavoratori e le famiglie” aggiunge Valle. “Porteremo la questione in Consiglio regionale con un ordine del giorno che impegni la Giunta ad agire con la massima urgenza per dare seguito concreto agli impegni presi e salvare il welfare piemontese”.
La situazione di degrado, povertà violenza si è aggravata perché è stata sottovalutata . Ricordo che il 7.1.2022 su richiesta dall’Arcivescovo NOSIGLIA si svolse un incontro in Prefettura una riunione sulla sicurezza in Barriera e il Sindaco disse che la situazione in Barriera non era diversa da quella di S.Rita mentre Don Stefano e Don Luca della Madonna della Pace urlavano ogni domenica a denunciare degrado e povertà. La Parrocchia e la sua Caritas fanno la loro parte aiutando con generi alimentari circa 400 famiglie ma contro lo spaccio di droga e contro la violenza non potevano far nulla. Sono stati spostati i Parroci per la gioia dei sanmauresi ma in Barriera la situazione è peggiorata nonostante da un anno sia arrivato l’esercito. Il Comune privilegia il centro della Città. La nuova lista civica per aiutare il Sindaco non si sporca le mani a parlare di lavoro e di degrado in periferia così gli atti di violenza si susseguono. I 2 momenti di violenza piu eclatanti sono avvenuti proprio in Barriera prima il Machete e ieri un delitto violento e vergognoso. Un ragazzo di 19 anni ucciso barbaramente . Ho tre figli e due nipoti e mi viene da piangere mentre Ti scrivo pensando al modo in cui è stato massacrato. Spero che se ne parli in Consiglio Comunale perché Torino 60 anni fa era la Città della speranza di un lavoro per centinaia di migliaia di persone ora…
Certo, sarebbe un’operazione complessa, nonchè anche fuori luogo, forse, confrontare alcuni Ministri del Lavoro del passato – penso, nello specifico al “Ministro dei lavoratori” Carlo Donat-Cattin – con gli ultimi titolari di quel Dicastero o i grandi dirigenti e leder sindacali di altre stagioni con quelli contemporanei. Tre nomi su tutti: Franco Marini della Cisl, Luciano Lama della Cgil e Giorgio Benvenuto della Uil. Certo, sono confronti impropri dettati anche da un profondo cambiamento del contesto politico, sociale e culturale. Insomma, un cambiamento storico. Eppure, per non ricadere sempre nel vizio di una radicale cesura con il passato, non possiamo fingere di ripartire da un eterno presente. Perchè, molto semplicemente, non è attraverso il “presentismo” che passa la strada per avere un sindacato attrezzato, una politica moderna e un Governo autorevole.