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Berlusconi e la Costituzione

IL COMMENTO  di Pier Franco Quaglieni / Domenica “La Stampa”  è uscita in prima pagina con un titolo di apertura molto raro per quel giornale notoriamente antiberlusconiano, se ci eccettua la direzione di Sorgi che si rivelò’ più rispettosa di tutti gli schieramenti.

Il titolo era  questo: “ Berlusconi a Conte : rispetti la Costituzione“. Un concetto espresso da insigni giuristi democratici come Sabino Cassese. Lunedì in uno scritto senza firma il giornale si pente  di aver dato spazio a Berlusconi, dicendo che il Cav. che  chiede il rispetto della Costituzione è  un “cortocircuito  psico – politico stupefacente” perché  “quando ha governato la Costituzione l’ha maltrattata di brutto” .
Un marcia – indietro in piena regola che stupisce i lettori che avrebbero diritto di giudicare ciò che leggono, senza il sussidio postumo di commenti che sconfessano la scelta del giorno prima di dare spazio a un leader dell’opposizione che persino Prodi ha rivalutato. Berlusconi ha commesso  tanti errori ed ha tradito l’idea, forse utopistica, della Rivoluzione liberale che gli alleati non potevano consentirgli di fare . Con i suoi comportamenti libertini ha perso di credibilità e il suo partito oggi  è malconcio. Ma accusarlo di aver governato calpestando la Costituzione è falso storico.   Glielo hanno riconosciuto avversari come D’Alema che lo preferirono a Renzi. Ciò che ha fatto Berlusconi  è in parte storicizzabile e quelle accuse non sono vere. Berlusconi non è riuscito a creare una classe dirigente per il suo partito e oggi si ritrova con un partitino in crisi. Non ha saputo scegliere le  persone, preferendo quasi sempre i mediocri obbedienti, ma potenzialmente traditori.  Ma accusarlo  di lesa  Costituzione rasenta il ridicolo. Solo l’anonimo corsivista ha ancora il coraggio o la viltà di affermarlo.
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Piccoli comuni, Borghi: “superecobonus incentiva recupero”

“La nostra azione emendativa e’ stata decisiva: ora sara’ piu’ semplice accedere all’ecobonus anche per gli edifici storici sottoposti a vincolo, e si innesca un potente incentivo per il recupero di centri storici e piccoli Comuni“.
Cosi’ Enrico Borghi, della presidenza Pd alla Camera e che “da subito e’ stato tra i promotori dell’estensione de super ecobonus al 110% alle seconde case e ai centri storici. Ora le modifiche alla norma del Decreto Rilancio approvate in dall’aula di Montecitorio aprono a questa misura, che rappresenta un tassello di attuazione della legge 158 del 2017 sui piccoli Comuni e i centri storici, e nelle speranze del legislatore crea i presupposti per la piu’ importante stagione di restauro italiano con ricadute importanti sull’indotto dell’edilizia”. “L’emendamento di maggioranza che abbiamo costruito – riprende Borghi – prevede, infatti, che gli immobili che hanno il requisito di beni culturali, e che quindi non possono essere sottoposti a lavori troppo invasivi, possano elevare al 110 per cento le detrazioni previste oggi al 50 per cento purche’ l’edificio abbia un miglioramento di almeno due classi energetiche”. “Si tratta di una norma – conclude – che promuovera’ la riqualificazione dei centri storici, anche dei piccoli Comuni, nel pieno rispetto del Codice del paesaggio”.

Riapre l’aula di Palazzo Lascaris

Il Consiglio regionale ritorna a lavorare con la presenza dei consiglieri in Aula a partire da martedì 14 luglio. Così è stato deciso dalla Conferenza dei capigruppo, in base alla proposta dell’Ufficio di presidenza.

“Finalmente un ritorno alla normalità, dopo il Covid-19. Il rientro dei Consiglieri nell’Aula di Palazzo Lascaris – spiega il presidente Stefano Allasia – è anche un segnale importante di ripresa, che oltre a rendere più agevoli i nostri compiti legislativi, spero rappresenti appunto l’inizio del rilancio del Piemonte in generale”.

Sono state adottate particolari  cautele: la capienza massima dell’Aula è ridotta a 60 persone  munite di mascherina (i consiglieri regionali sono 51, compreso il Presidente della Regione ed a questi possono aggiungersi degli assessori esterni).  Ogni fase dei lavori dell’Assemblea è stata studiata, a partire dall’accesso all’emiciclo per evitare assembramenti. I consiglieri sono seduti a posti alternati e la permanenza in Aula non può essere superiore alle tre ore consecutive e solo dopo una pausa di mezz’ora può ripartire la seduta.

La ripresa dei lavori consiliari in presenza è previsto per le riunioni degli organi istituzionali, come le Commissioni permanenti, le Giunte e la Conferenza dei capigruppo.

Continuerà ad essere garantita la pubblicità delle sedute dell’Assemblea plenaria e delle Commissioni in sede legislativa, attraverso la trasmissione in streaming sul sito istituzionale dell’ente e su Facebook e dalla comunicazione in tempo reale attraverso il live tweet a cura dell’ufficio stampa.

Infatti, le sedute non sono ancora aperte al pubblico; per i giornalisti può essere permesso solo previa specifica autorizzazione del presidente. Normalmente i giornalisti potranno recarsi all’interno di Palazzo Lascarsi nella Sala Viglione nel limite della capienza a garanzia del distanziamento sociale. Vi sono anche norme specifiche per eventuali interviste e conferenze stampa.

Le sedute d’Aula in presenza dell’Assemblea legislativa partiranno, quindi,  martedì 14 luglio, dalle 10 alle 18, per esaminare le proposte di legge 4, su un elenco regionale degli operatori socio-sanitari e, 41, per il contenimento della crescita della popolazione di ungulati, già all’odg nelle ultime sedute. A seguire è stata inserita nell’odg anche la Pdl 59 “Riconoscimento della specificità montana della Provincia del Verbano Cusio Ossola e trasferimento dei proventi dei canoni per l’utilizzo del demanio idrico”. Alle 9.30 è previsto il sindacato ispettivo e, alle 14, il question time.

Si riuniranno anche le Commissioni.

Una prima riunione si è  già svolta Lunedì 13

•          Alle 11 la quarta, presieduta da Alessandro Stecco, per l’informativa della Giunta regionale sul recupero delle liste d’attesa.

Mercoledì 15

•          Alle 9.30 la seconda, presieduta da Mauro Fava, per l’espressione del parere preventivo su una delibera in merito al Programma triennale dei servizi di trasporto pubblico locale 2019-21.

•          Alle 11.30 la sesta, presieduta da Paolo Bongioanni, per un parere sui criteri di erogazione bonus cultura.

Giovedì 16

•          Alle 15 la quinta, presieduta da Angelo Dago.

Si segnala che, in occasione della Festa del Piemonte, sabato 11 alle 9.45, al Colle dell’Assietta (To), il presidente del Consiglio regionale Stefano Allasia partecipa alla Santa Messa organizzata dall’Associassion Festa del Piemont al Col ed l’Assieta.

Lunedì 13 alle 11, presso le Officine Grandi Riparazioni – OGR (via Borsellino 17/A), il presidente Allasia interviene anche alla cerimonia di conferimento dell’Onorificenza della Presidenza del Consiglio regionale del Piemonte per meriti civili alla Brigada Henry Reeve, per ringraziare il personale sanitario cubano impegnato presso il Covid Hospital Ogr. Presenzia anche l’ambasciatore della Repubblica di Cuba in Italia José Carlos Rodriguez Ruiz.

13 luglio 1970 – 13 luglio 2020

Nel tardo pomeriggio di lunedì 13 luglio 1970, alle ore 17, iniziò nell’aula ottocentesca del Palazzo delle Segreterie di piazza Castello a Torino (sede gentilmente offerta dalla Provincia), la seduta inaugurale della I Legislatura del primo Consiglio regionale della storia del Piemonte.

Alla presenza dei 50 consiglieri eletti il 7 giugno 1970, di numerose Autorità e con l’esposizione dei gonfaloni dei Comuni insigniti dalla medaglia d’oro, il Consigliere anziano Gianni Oberto Tarena, interpretando appieno la solennità e l’emozione del momento storico che tutti avvertivano, aprì la seduta con queste parole: “Da questo momento la Regione Piemonte, costituita in Ente autonomo, esercita propri poteri e funzioni secondo i principi fissati nella Costituzione”. 

“Il mio discorso deve avere anche un contenuto politico – proseguì Oberto – che riaffermi la fede e i propositi che l’accompagnano in questo nuovo ente che trova la sua collocazione nella volontà politica e per noi adesso nell’adempimento di quel documento fondamentale che è al Costituzione nata dal travaglio ella riscossa e del riscatto che ha avuto e d ha nella lotta di liberazione il suo fermento, il suo lievito, il suo fondamento, il suo insegnamento”.
Proseguendo Oberto fece riferimento alle deleghe di compiti e funzioni alle Province e agli altri Enti territoriali, ai 1209 Comuni prima di tutto. Sottolineando le funzioni della Regione come “essenzialmente normative in senso legislativo e programmatorio prima che esecutivo”. Un cenno nel suo discorso andò anche al tasso di immigrazione che “che per il Piemonte è altissimo: il saldo migratorio nel decennio 1958-1968 si chiude con la impressionante cifra di 521.567 unità e siamo oggi a 4.400.000 abitanti”. Oberto parlò anche dell’imminente stesura dello Statuto della Regione: “i 120 giorni fissati per tale adempimento non sono molti ma la Regione Piemonte, nel solco della sua tradizione di laboriosità, penso vorrà rispettare i termini”.

All’intervento di apertura del presidente provvisorio fecero seguito quelli dei rappresentanti degli schieramenti politici presenti in Consiglio, partendo dai minori per arrivare a quelli più numerosi.
Il primo consigliere a cui il presidente diede la parola fu Mario Giovana (PSIUP-PCI) il quale, dopo aver sottolineato duramente che erano passati ben 22 anni prima di giungere della costituzione delle Regioni, disse: “Riteniamo spetti a questa assemblea farsi momento promotore e collettore delle spinte nuove che emergono dal travaglio di crescita della nostra società, stabilendo rapporti diretti e sostanziosi con quante istanze di democrazia e di autogoverno delle masse vengono maturando in seno al corpo sociale”.
Seguì l’intervento di Domenico Curci, consigliere del MSI, che subito precisò la sua posizione: “Quali rappresentanti dell’unico partito politico che nel parlamento nazionale ha portato coerentemente, sino alle estreme conseguenze, la sua opposizione all’istituzione delle Regioni, ma che come è nella sua morale e nelle sue tradizioni, rispetta istituti, metodi e principi che pur avversa quando essi sono parte integrante della legislazione e degli ordinamenti dello Stato, ci accingiamo a compiere, nella Regione che vede oggi la luce il nostro dovere al servizio della Nazione”.
La parola passò poi ad Aldo Gandolfi, consigliere del PRI, che iniziò il suo intervento dicendo: “…rappresento una corrente, un partito politico che da quasi un secolo conduce una battaglia regionalista. Attraverso una corretta realizzazione delle Regioni passa in concreto la possibilità di realizzare anche nel nostro Paese una moderna democrazia industriale”.
Terenzio Magliano, consigliere del PSU, disse: “… ci accomuna e rende possibile il discorso la convinzione di dover passare, sia pure nel confronto critico continuo, attraverso la sola e unica strada possibile, quella democratica nella quale tutte le riforme sono possibili e tutti gli apporti costruttivi hanno incidenza e lasciano traccia duratura”.
Il consigliere del PLI Cesare Rotta, esordì citando Einaudi: “Come liberali noi siamo assertori del decentramento delle istituzioni e della devoluzione del potere in modo da rendere possibile, al maggior numero di cittadini di conoscere e controllare l’operato della pubblica amministrazione e di occuparsi della cosa pubblica. L’ordinamento regionale non può essere una federazione di sovranità frazionate e divise, deve essere un sistema di autonomie decentrate. Luigi Einaudi ci ammoniva che l’unità del Paese non è data dalle circolari, dalle istruzioni, e dalle autorizzazioni romane; l’unità del Paese deve essere fatta dagli italiani i quali imparino a proprie spese, commettendo spropositi, a governarsi da sé”.
Nerio Nesi, consigliere regionale per il PSI – dopo aver sottolineato con forza la necessità di procedere speditamente alla stesura dello Statuto regionale – così analizzò la situazione del Piemonte di quegli anni: “Qui risiedono alcuni tra i più grandi, gruppi industriali e finanziari europei, ma qui è quasi completamente assente l’impresa pubblica, qui si è riscontrato il più grande fenomeno immigratorio che ricordi la storia del nostro paese, ma qui vi è stata la maggiore diminuzione di occupazione che si sia verificata in questi anni in Italia. Ciò è dovuto soprattutto alla disoccupazione giovanile, fenomeno che diventa sempre più preoccupante ed al massiccio abbandono delle campagne. In questa Regione si costruiscono manufatti perfetti, ma qui si assiste a forme, fra le più odiose, di speculazione e di sfruttamento”.
Conclusero il primo gruppo di interventi i consiglieri dei due partiti politici principali, il Partito Comunista e la Democrazia Cristiana.
Dino Sanlorenzo, consigliere del PCI, dedicò buona parte del suo discorso alla questione meridionale: “… proprio nel giorno in cui si insediano, insieme al nostro, altri Consigli regionali di alcune Regioni meridionali che hanno tanti loro figli nel Piemonte di oggi, noi, comunisti, vogliamo ricordare a noi stessi e alle forze politiche piemontesi la lezione di Gramsci, la necessità di unire i lavoratori venuti da tutte le Regioni, realizzare intanto qui la saldatura fra nord e sud e al tempo stesso operare perché siano affrontati e risolti con metodi e contenuti nuovi i problemi di uno sviluppo distorto, caotico non programmato secondo gli interessi della collettività, diretto sinora dai gruppi privilegiati che questi problemi hanno mantenuto e aggravato in tutti questi anni”.
L’ultimo intervento fu quello di Adriano Bianchi, rappresentante della forza politica più numerosa in Consiglio regionale, che espresse gli obiettivi della Democrazia Cristiana in Piemonte: “L’azione della Regione – disse Bianchi – non può realizzarsi ed esaurirsi nel rapporto e nel confronto fra gli schieramenti politici, o nella loro iniziativa, ma comporta un collegamento con ogni sede in cui si riveli o possa essere suscitata una esigenza di autogoverno. … La risposta che si coglie nella visione di un’unica polis, di un’unica città-regione, senza periferie e senza mura esterne, nella quale le autonomie locali, anche le più esigue, trovino un quadro di riferimento, un modello, una funzione valida”.

Venne poi eletto l’Ufficio di Presidenza, che risulterà così composto: Paolo Vittorelli (PSI) presidente (eletto con 46 voti favorevoli e 4 schede bianche su 50), Gianni Oberto Tarena (DC) e Dino Sanlorenzo (PCI) vicepresidenti, Stanislao Menozzi (DC) e Cesare Rotta (PLI) Consiglieri Segretari.

Il neo presidente del primo Consiglio regionale del Piemonte, il senatore Paolo Vittorelli, tenne quindi il suo discorso di insediamento sottolineando i caratteri peculiari del nuovo ente.
“Noi non siamo un ente autonomo come gli altri. Non pretendiamo di essere un Parlamento. Ma, nello stesso tempo, noi dobbiamo essere consapevoli che il Consiglio regionale è qualcosa di diverso dal Consiglio delle altre Amministrazioni autonome – disse Vittorelli -. Non foss’altro che per la struttura della quale noi siamo dotati; struttura che presenta alcune analogie con quella degli organi di carattere nazionale. Non è per puro caso che il Consiglio regionale, diversamente dai Consigli provinciali e dai Consigli comunali, è dotato di organi assembleari e di organi di governo; e la distinzione delle loro funzioni è diretta conseguenza delle caratteristiche che la Regione assume nella Costituzione della Repubblica, caratteristiche secondo le quali la Regione è il primo ente autarchico al quale sia stata conferita potestà legislativa e al quale, nello stesso tempo, siano state attribuite funzioni di controllo sugli altri enti locali”.
“Nello stesso tempo – proseguì Vittorelli – come ente autonomo, siamo anche un ente dotato di una propria sfera, sia pur limitata, di sovranità, fissata negli articoli 117 e 121 della Costituzione della Repubblica. Sfera di sovranità che consente alla Regione, su materie esplicitamente enunciate, di emanare norme legislative nei limiti dei principi fondamentali stabiliti nelle leggi dello Stato….. Si tratta di una innovazione importante nel nostro ordinamento amministrativo, in quanto la Regione assume, in questo modo, una responsabilità che, fino ad oggi, in tutta la storia delle nostre autonomie locali, nessun ente locale era riuscito a conseguire”. ” Vorrei, per concludere, Signori Consiglieri, ricordare che la nostra non è una Regione come le altre. Questo non soltanto perché è una Regione industrialmente sviluppata, ma anche perché ha avuto una funzione importante nella storia del nostro Paese. Non voglio ricordare per esteso la funzione che essa ebbe cent’anni fa: desidero soltanto ricordare a questo riguardo che da questo territorio partì una tradizione di correttezza amministrativa che, con la complessità dei problemi sorti dopo l’Unità d’Italia, andò a poco a poco disperdendosi. In questa Regione noi possiamo ricostituire le condizioni di questa correttezza amministrativa, anche perché i problemi che ci stanno davanti sono problemi di una gravità estrema”.

Alle 20.45 di un caldo lunedì sera, il 13 luglio 1970, il presidente Vittorelli pronunciò le solenni parole conclusive: “La seduta è tolta”. Da quella importante serata ebbe inizio la storia della Regione Piemonte che è arrivata oggi, a 50 anni da quel giorno, alla sua undicesima legislatura.

Dall’Ufficio stampa di Palazzo Lascaris

Razzismo, Ruffino (Fi): “Solidale con Beatrice Ion”

“L’aggressione e gli insulti razzisti contro l’atleta azzurra della nazionale italiana di basket in carrozzina Beatrice Ion e la sua famiglia sono intollerabili e abominevoli, frutto solo di ignoranza e odio.

C’è ancora tantissima strada da fare affinché episodi del genere non si ripetano. Quello del razzismo e della violenza contro le donne e i disabili sono ancora, purtroppo, temi attualissimi. Beatrice è stata insultata da un uomo non solo perché straniera, ma perché disabile e donna. Gli episodi di intolleranza e violenza, infatti, sono rivolti soprattutto verso le donne e i disabili ed è incredibile che ancora oggi ci si trovi a dover commentare simili fatti. Per questo sono sempre più necessarie misure di contrasto alla violenza, partendo dalla scuola dove si formano le generazioni future. La scuola può e deve svolgere un ruolo fondamentale nel contrasto al fenomeno del razzismo, nella promozione della cultura dell’accoglienza e nel contrasto alla violenza di genere. Purtroppo mancano ancora adeguate tutele verso le donne e i disabili, le categorie più esposte e fragili. A Beatrice va la mia solidarietà e l’incoraggiamento a proseguire nello sport. Il suo è un esempio positivo, di ragazza che non si è arresa di fronte alle difficoltà e che continua a combattere per i suoi sogni” Lo dichiara in una nota, Daniela Ruffino, deputata di Forza Italia.

Adesso la gauche torinese della collina ha scoperto che le sardine puzzano

Signora mia, l’odore pungente delle sardine può piacere, però qui in collina sta diventando fastidioso, eccessivo. Ebbene sì, signora mia, le sardine puzzano.

È durato poco l’idillio tra la gauche caviar della Torino bene, collinare, ed i maleodoranti esponenti dello spintaneismo (perché di spontaneo c’era poco) giovanile antisalviniano. La sinistra che piace alla gente che piace si è stancata di giocare con i giovanotti un po’ ottusi e tanto ignoranti. È vero che le sardine potevano rappresentare una discreta base elettorale, ma solo a patto di tacere e di limitarsi ad ubbidire. Lasciateci lavorare, hanno spiegato i radical chic. E ne hanno fatto anche una questione generazionale. Voi, le giovani sardine, proseguite con il vostro onanismo post adolescenziale. Noi, la gauche che ha fatto la Holden dopo l’Erasmus, ci occupiamo di questioni serie con Berruto, Verri, Zagrebelsky…

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Adesso la gauche torinese della collina ha scoperto che le sardine puzzano

 

Salizzoni: “Da Nosiglia parole importanti”

“Il Parco della Salute è un’infrastruttura strategica: rilancerà l’economia e ci permetterà di ridisegnare la rete ospedaliera”

“Sono parole importanti quelle pronunciate da mons. Cesare Nosiglia sul Parco della Salute di Torino. Nel sottolineare il fatto che quel progetto rappresenta un’opportunità importante per il rilancio urbanistico del nostro territorio, oltre che sul versante della ricerca medica, l’Arcivescovo di Torino coglie il punto fondamentale: il Parco della Salute, della Scienza e dell’Innovazione di Torino non sarà solo un ospedale, una sorta di Molinette 2, ma un’infrastruttura strategica intorno alla quale si potrà ridisegnare l’intera rete ospedaliera come quella territoriale, e un centro propulsore che farà da volano favorendo la ripartenza dell’economia del Piemonte”. Così il vice Presidente del Consiglio regionale del Piemonte, Mauro SALIZZONI, commenta l’intervento di mons. Cesare Nosiglia in merito al rilancio del “Tavolo per il lavoro” promosso dalla Diocesi di Torino. “La politica ha il dovere di accelerare i tempi, di non tergiversare più. La nostra Regione ha bisogno – e l’emergenza Covid19 lo ha ulteriormente dimostrato – di ospedali nuovi, moderni e sicuri, dotati di attrezzature di ultima generazione e dove si fa anche ricerca medica e tecnologica. Bisogna fare in fretta, andare avanti con la bonifica dell’area ex-Avio e con il dialogo competitivo, e il Comune di Torino non può continuare a far finta di niente, come se il Parco della Salute non rappresentasse l’occasione per ridisegnare, sotto il profilo urbanistico e non solo, un intero pezzo della città. Purtroppo, la notizia dell’abbandono del progetto di realizzare nelle arcate dell’ex-Moi il Polo della Ricerca nel settore biomedicale, mi pare un segnale negativo ed un’occasione persa”.

Stato di emergenza e pieni poteri

IL COMMENTO  di Pier Franco Quaglieni / L’idea del presidente del Consiglio dei ministri di prorogare di sei mesi lo stato di emergenza preoccupa e suscita sconcerto 

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La seconda carica dello Stato, il presidente del Senato Casellati parla di “camere invisibili” ed invita il governo a sottoporre al voto parlamentare la proroga fino al 31 dicembre. Il solo Zingaretti si allinea acriticamente in tutto e per tutto al premier, dimostrando una insensibilità democratica davvero sorprendente.
Ma a bocciare l’avvocato del popolo, il Giuseppi lodato da Trump, è un grande giurista democratico, già presidente della Corte Costituzionale, il prof. Sabino Cassese  il quale dice che per prorogare non basta il timore di un evento calamitoso, ma occorre che ci sia una condizione attuale di emergenza. Il premier, seguendo questa strada, riconosce implicitamente che oggi stiamo vivendo nell’emergenza Covid o intende forzare la mano per altri fini. Cassese inoltre evidenzia l’opportunità di evitare la concentrazione dei poteri nelle mani del Presidente del Consiglio  sia perché Conte ha già troppi poteri, sia perché l’accentramento crea “colli di bottiglia“ che paradossalmente rallentano i processi di decisione. Solo Mussolini ottenne i pieni poteri dal Parlamento per il riordino del comparto fiscale per pochi mesi tra la fine del 1922 e il gennaio 1923 poi abbiamo visto come è andata a finire. Francesco Crispi non ottenne i pieni poteri e neppure Giuliano Amato. Salvini nel delirio estivo di un anno fa li chiese, forse, senza sapere neppure di cosa stesse parlando. Tornando a Cassese, egli ritiene inopportuna la proroga perché l’eccezione non può diventare la regola in quanto governare con mezzi eccezionali non è fisiologico rispetto ad una democrazia parlamentare. Cassese parla di oscuramento del Parlamento ,del presidente della Repubblica  e della Corte Corte Costituzionale al cui controllo sono sottratti gli atti dettati dall’emergenza. Sabino Cassese evoca  addirittura l’esempio emblematico  ed inquietante di Orban. Forse occorre una parola chiarificatrice che arrivi dal Colle più alto che spesso tace.  I cittadini hanno bisogno di chiarezza. Sono in gioco le nostre libertà costituzionali.
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Cinquant’anni fa nasceva la Regione Piemonte

Esattamente cinquant’anni fa, il 13 luglio 1970 (ironia della sorte anche quel giorno cadeva di lunedì) muoveva i suoi primi passi ufficiali la Regione Piemonte.

Riuniti nel Palazzo delle Segreterie in Piazza Castello, i cinquanta membri del primo Consiglio regionale del Piemonte, diedero inizio alla fase costituente dell’Ente la cui nascita era stata prevista nella Costituzione entrata in vigore nel 1948.

L’annuncio  dello storico evento, pronunciato dall’avvocato canavesano Gianni Oberto Tarena, presidente provvisorio dell’Assemblea, venne suggellato dall’applauso unanime dell’intero Consiglio e delle autorità che presenziarono alla cerimonia di insediamento.

Nella stessa seduta si procedette all’elezione del Presidente, il socialista Paolo Vittorelli, coadiuvato dagli altri componenti dell’Ufficio di Presidenza formato dai Vicepresidenti Gianni Oberto Tarena (DC) e Dino Sanlorenzo (PCI), dai segretari Stanislao Menozzi (DC) e Cesare Rota (PLI).

Dieci giorni più tardi, il 23 luglio, il Consiglio procedette all’elezione del primo governo regionale guidato dal Presidente Edoardo Calleri di Sala, esponente della Democrazia Cristiana. Ne fecero parte, oltre al Presidente, altri 15 membri: 11 effettivi (Giovanni Falco, Angelo Armella, Augusto Dotti, Domenico Conti, Pierino Franzi e Carlo

Gianni Oberto Tarena

Borando della DC, Aldo Viglione e Mario Fonio del PSI, Germano Benzi e Giulio Cardinali del PSDI (ex PSU) e Aldo Gandolfi del PRI)  e 4 supplenti (Anna Maria Vietti, Ettore Paganelli, Enzo Garabello e Mauro Chiabrando, tutti appartenenti allo scudo crociato).

L’appuntamento con le urne per eleggere i cinquanta membri del “parlamentino” subalpino si era tenuto poco più di un mese prima, il 7 e 8 giugno del 1970. Nove erano stati i partiti in lizza sulle cui liste si erano riversati  i 2.805.786 voti validi, determinando la composizione del primo Consiglio regionale sulla base proporzionale della rappresentanza politica: 20 seggi alla DC, 13 al PCI, 5 al PSI, 4 al PSDI (a quel tempo PSU), 4 al PLI, 2 al MSI e infine uno ciascuno a PRI e PSIUP.

Unico partito che non raggiunse il quorum per eleggere un consigliere fu quello monarchico del PDIUM. Dopo una lunga attesa durata oltre vent’anni le Regioni, segnata da una gestazione molto laboriosa e non facile, il regionalismo muoveva i suoi primi passi. In mezzo secolo è stato compiuto un lungo cammino da parte della comunità regionale piemontese che quest’anno festeggia anche il terzo lustro dell’approvazione del nuovo Statuto.  Quindici anni fa, durante la VII legislatura, infatti, venne ridefinito il profilo istituzionale della Regione nell’ottica dell’autonomia e della partecipazione, della devoluzione dei poteri e della sussidiarietà.

Gianni Oberto Tarena con Paolo Vittorelli

 

 

Nel corso dei decenni  le funzioni regionali sono aumentate e con esse il ruolo e la responsabilità fino a ipotizzare nuovi e importanti traguardi nella realizzazione di un federalismo moderno, rispondente alle esigenze dei territori e dei cittadini in una cornice istituzionale basata su rapporti nuovi e condivisi tra lo Stato, il sistema regionale e gli Enti locali.

Basterebbe uno sguardo ai provvedimenti più importanti che sono stati varati in cinquant’anni per rendersi conto del lavoro svolto nel corso delle undici legislature da una classe dirigente di amministratori e legislatori appartenenti alle diverse forze politiche alternatesi al governo della Regione.

Marco Travaglini

 

Giachino: “Replicare i bonus per il commercio”

Visto il perdurare della crisi e il calo della domanda di consumi il Governo replichi i Bonus a fondo perduto per il Commercio, il settore dei Bar e della Ristorazione, un must della immagine del Paese. 

Gli effetti economici e psicologici del Lockdown pesano sulla domanda di consumi che vale il 65% del nostro PIL,  così il perdurare dello Smart Working .Il commercio , i caffè’ , i ristoranti sono un pezzo importante della immagine del Paese con il turismo in particolare quello internazionale. Il Governo oltre a far partire rapidamente i cantieri, usi la procedura veloce e semplice della Regione Piemonte e decreti una norma che giri un bonus a fondo perduto e rapidamente al commercio, ai bar e ai ristoranti.

Mino Giachino

(ex sottosegretario ai trasporti)