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Boni: “Università sospese da mesi”

Riceviamo e pubblichiamo la dichiarazione di Igor Boni (candidato alle primarie del centrosinistra):

“Si parla delle scuole che non dovevano chiudere e hanno chiuso. Si parla delle scuole, ma le Università? Sono 10 mesi che i servizi agli studenti sono sospesi. Come pensiamo di convincere i giovani che studiano a Torino a non lasciare la città? Negando loro i servizi essenziali per studiare? L’art. 3 della Costituzione affida alla Repubblica ‘il compito di rimuovere gli ostacoli di ordine economico e sociale che, limitando di fatto la libertà e l’uguaglianza dei cittadini, impediscono il pieno sviluppo della persona umana …’ Eppure oggi chi non ha una connessione efficiente, e sono molti, non può seguire le lezioni e si trova davanti alcuni docenti che nemmeno mettono le lezioni registrate sul web. Altro che rimuovere gli ostacoli!
Abbiamo manifestato questa primavera davanti al Rettorato, ho scritto il 13 novembre a Stefano Geuna, Rettore dell’Università di Torino senza ottenere nemmeno una risposta.

Dato che il d.lgs. 68/2012 ha previsto un sistema integrato di strumenti e servizi per la garanzia del diritto allo studio, al quale partecipano, nell’ambito delle rispettive competenze, diversi soggetti e che le regioni a statuto ordinario esercitano la competenza esclusiva in materia di diritto allo studio, disciplinando e attivando gli interventi per il concreto esercizio di tale diritto, chiedo al Presidente Cirio di intervenire immediatamente.
Come si può pensare che siano sospesi per oltre 10 mesi i servizi forniti dalle biblioteche, dalle esercitazioni in campo, dai laboratori, dalle aule studenti; come si può immaginare di proseguire solo con lezioni on-line non garantendo nemmeno la possibilità a tutti di seguirle. Già lo strumento di per sé non consente il medesimo livello di apprendimento delle lezioni in presenza ma discriminare chi vive in aree non coperte adeguatamente dalla rete non è francamente più ammissibile.
Qui si tratta di assumersi la responsabilità di riaprire le Università mantenendo e facendo rispettare i protocolli di sicurezza già predisposti.
Altrimenti in nome dell’impossibile ‘rischio zero’ c’è il rischio sicuro di aver causato un danno permanente a oltre 100.000 studenti che studiano da noi. E che andranno via da qui.”

La coalizione che non c’è

Che in Italia non esistano più le coalizioni politiche e programmatiche coese e trasparenti è un dato di fatto. E che la stessa “cultura delle alleanze” abbia subito un duro contraccolpo negli ultimi tempi è un fatto altrettanto evidente.

Ma, se vogliamo essere ancora più chiari, le coalizioni
oggi sono semplici pallottolieri. Cioè una sommatoria di sigle, espressione di cartelli elettorali e di
partiti personali, che scelgono di mettersi insieme per cercare di vincere le elezioni. Certo, in un
clima ancora fortemente dominato dal trasformismo politico e parlamentare, la “cultura della
coalizione e delle alleanze” stenta a farsi largo se non per meri calcoli tattici e di puro potere. Ciò
che è capitato concretamente nel nostro paese dal 2018 in poi ne è la plateale conferma. Alleanze
tra partiti che sino al giorno prima erano fieri avversari con programmi alternativi sbandierati e
propagandati fino alla nausea; contrapposizione frontale tra i diversi capi partiti salvo poi
accordarsi in un batter di ciglio; disponibilità ad allearsi con chiunque pur di restare al potere.
Sotto questo versante, l’esempio e il comportamento concreto dei 5 stelle non merita neanche di
essere commentato talmente è chiaro e paradigmatico.

Ed è proprio in un contesto del genere che è sempre più indispensabile, invece, ritessere con
pazienza ma con determinazione, una “cultura delle alleanze”. Sapendo, come diceva
l’indimenticabile Mino Martinazzoli, che “In Italia la politica è sempre stata sinonimo di politica
delle alleanze”. Una tendenza che era perfettamente funzionale al sistema elettorale proporzionale
ma, va pur detto, anche con il maggioritario le alleanze hanno dominato la dialettica politica
italiana, anche perchè, per dirla con Pietro Scoppola, proprio nel nostro paese si è riusciti a
“proporzionalizzare il maggioritario”.

Ora, però, se si vuole ricostruire una credibile, seria e trasparente “cultura delle alleanze” è persin
ovvio che devono prevalere alcune condizioni di fondo che potrebbero riassumersi in almeno 3
punti.

Innanzitutto credere in una “cultura della coalizione”, piantandola definitivamente con le
“vocazioni maggioritarie” da un lato e con il semplice “potere di ricatto” dall’altro. Lo squallido
esempio che la maggioranza di governo sta offrendo da settimane, ad esempio, non è che la
riprova che in Italia, attualmente, non esiste una credibile cultura delle alleanze. Cioè non esiste
una coalizione credibile. E questa, purtroppo, è una condizione presente in entrambi gli
schieramenti.

In secondo luogo le alleanze si formano se c’è un comune disegno politico e programmatico dei
vari contraenti. Al riguardo, e per fare un solo esempio, c’è qualcuno in Italia che saprebbe
spiegare in parole semplici e rapidamente comprensibili che cos’è oggi il piccolo partitino
personale di Renzi e che cosa realmente persegue? Cioè, detto in altre parole, qual’è il suo vero
obiettivo politico e attraverso quali modalità concrete lo persegue se non attraverso il potere di
veto continuo e la spregiudicatezza permanente degli atteggiamenti del suo capo? Ecco, basta un
solo piccolo esempio per arrivare alla banale conclusione che con partiti personali del genere ogni
cultura delle alleanze è destinata a saltare prima ancora di essere annunciata pubblicamente.
In ultimo, le alleanze si formano quando c’è anche un omogeneo sistema valoriate che le ispira.

Certo, in una fase caratterizzata dalla post politica e dalla radicale cancellazione di tutti i
riferimenti culturali, è estremamente difficile ricostruire una comune visione etica, culturale,
politica e programmatica. Cioè quella che un tempo veniva giustamente definita come una
“visione della società”. Eppure, anche se siamo immersi in una situazione di radicale perdita di
credibilità della politica, dei partiti e anche, purtroppo, dei suoi capi/leader, non si può che ripartire
da lì. Cioè dal valore delle alleanze, dal pluralismo che le ispirano, dalla politica che le nobilitano e
dai programmi che le qualificano. Senza questa assunzione di responsabilità e senza, soprattutto,
questa riscoperta politica e culturale, dovremmo inevitabilmente rassegnarci alla degenerazione
trasformistica e alla mera ragione di potere. Che, detto fra di noi, è quello che attualmente
registriamo nella dialettica politica italiana.

Giorgio Merlo

Sito unico, Grimaldi (LUV): “nucleare, la mappa dei siti è un atto di trasparenza”

“Cirio sa che il Piemonte ospita la discarica nucleare del paese in un triangolo d’acqua?”.

“Il Piemonte è già la discarica del nucleare del nostro Paese. Il presidente Cirio fa il pesce in barile e si dice stupito che il Governo abbia tolto il segreto alla documentazione che servirà ad individuare il sito unico nazionale per lo stoccaggio dei rifiuti nucleari; ma dove ha vissuto negli ultimi dieci anni? Raramente ho visto un Presidente di Regione così distaccato dalla realtà. Ieri non è stato deciso nulla, anzi: la pubblicazione della documentazione, un atto di trasparenza che nessun Governo precedente aveva fatto, è il passo necessario per fare partire la consultazione pubblica in cui tutti noi cittadini, e Cirio in primis, dovrà difendere le ragioni del nostro territorio. Sperando che sia in grado di farlo” – commenta Marco Grimaldi, capogruppo di Liberi Uguali Verdi in Regione.

“Noi che abbiamo fatto la più grande manifestazione ‘no nuke’ prima del referendum del 2011 – ricorda Grimaldi –  sappiamo bene chi erano i nostri avversari: la destra, a partire da Forza Italia di cui Cirio conosce perfettamente la storia, era schierata per il ritorno al nucleare ed è l’ultima forza politica a poter parlare di scorie, soprattutto dopo il disastro fatto sull’individuazione, quella davvero inconcepibile, del sito unico a Scanzano Ionico”.

“Inoltre – conclude Grimaldi – ricordo al Presidente, che il Piemonte è già oggi, di fatto, il sito unico nazionale di stoccaggio delle scorie in quanto il 98% di queste sono a Saluggia, collocate al centro di un triangolo d’acqua che rappresenta un pericolo enorme per la salute umana e per l’agricoltura di tutta la Pianura Padana, e che solo l’individuazione del sito unico potrà liberare. Smaltire correttamente, legalmente e in trasparenza i nostri rifiuti nucleari è l’unico modo per chiudere, una volta per tutte, la sfortunata stagione del nucleare italiano”.

Non si sprechi una storica occasione

So perfettamente di sfiorare l’impopolarità, ma  secondo me, Matteo Renzi non ha tutti i torti. Anche lui zigzaga non essendo lineare. Anche lui si contraddice e provoca. Ma non accetto una cosa dei suoi innumerevoli detrattori. Matteo Renzi sbaglia perché è antipatico.  Ma che c’entra.

Beppe Grillo è stato simpatico al 33 % degli italiani e ci siamo beccati  disastrosi Ministri come Toninelli e Di Maio. Caro Presidente Conte, mi sembra abbastanza chiaro, vuoi fare ancora il Presidente del Consiglio, scordati di essere l’unico che decide dove vanno i soldi dell’Europa e dunque nostri che, nel nostro piccolo, paghiamo le tasse.
 E come dare torto al nostro governatore Cirio che propone un Patto politico ed economico per il Piemonte. I parlamentari, sindacati e “padroni” la devono smettere di litigare e debbono pensare agli interessi dei piemontesi. Chi non ci pensa  perché convinto di aver già dato e John Elkann, degno erede degli Agnelli. Produrrà in Polonia.  Ed allora si faccia dare i soldi dai polacchi che , come tutti sanno, si sono opposti nel dare i soldi agli italiani.  Non mi sembra che sia così difficile da capire. Ma c’ è dell’altro, e non bello.  Il famoso e per certi versi invidiato modello Lombardia fa acqua da tutte le parti. Anche i veneti sono in grossa difficoltà.  La graduatoria delle regioni più virtuose nelle vaccinazioni lo sta a dimostrare.  Così noi piemontesi siamo decisamente più efficienti di Lombardia e Veneto.  Così per dire , no? Cosa vorrei? Una classe politica locale che  battesse i pugni sul tavolo.  Sempre con i dovuti modi, s’intende. Che non si facesse prendere in giro a Roma come a Bruxelles. Insomma, una parte importante del sistema produttivo è rimasto nella nostra Regione e tale dovrà rimanere. Sarà banale ma è essenziale partire da ciò per una efficace gestione delle risorse Europee e dunque nostre. Abbiamo paura. Abbiamo paura che i soldi vengano spesi in modo clientelare e dunque malamente. Non si è cominciato bene visto che la malconcia sanità, per adesso sta facendo la parte della cenerentola. Dunque speriamo che siamo di fronte ad una storica occasione per il Piemonte e per l’Italia. Anche per questo non possiamo essere che contenti della proposta di Cirio per questo Progetto Piemonte. Basta che non sia come la vicenda della Tav, del terzo valico e della Cuneo Asti. Ad oggi una colossale burla, quasi una commedia dell’arte dove imperversano i no Tav  e il governo fa finta di ripartire e non riparte. Conclusione: solo un pazzo si porrebbe il problema di fare investimenti nella nostra regione. Caro nostro Piemonte, cara nostra amata Torino, datevi una mossa ora.  Domani sarà troppo tardi.
Patrizio Tosetto

Ruffino (Fi): “Italia a rischio: la politica trovi colpo d’ala”

Caro direttore, con la maggioranza condannata a sostenere l’impotenza dell’esecutivo per evitare di implodere, il Covid che non abbassa la testa e continua a mietere lutti, il governo prigioniero incatenato ai propri annunci, e il Recovery plan ancora in alto mare, ci sono tutti gli ingredienti per una condizione di rischio elevato per l’Italia. Questo è il momento dei “costruttori”, come ha esortato con saggezza il presidente della Repubblica: è il momento, cioè, perché maggioranza, governo, opposizione escano dal proprio recinto per affrontare le emergenze che assediano il Paese, a cominciare dalla pandemia.

     Mai prima d’ora l’Italia era venuta a trovarsi in una condizione di estrema gravità come l’attuale. Se ne esce nel solo modo possibile alla politica: mettendo da parte pregiudizi ideologici, superando steccati ritenuti invalicabili, attivando tutte le risorse europee, a cominciare dal Mes sanitario. Il ritmo della campagna di vaccinazione va incrementato assumendo personale, perché i dati odierni ci condannano a un anno e mezzo per vaccinare il 55-60%, quindi condannano migliaia di persone a morire: e la politica non può condannare a morte migliaia di persone per un tornaconto elettorale. Mi rifiuto di credere che ci siano leader pronti ad andare alle elezioni facendo perdere all’Italia i soldi del Recovery, rallentando la campagna di vaccinazione e lasciando il Paese allo sbando. Andare alle urne in queste condizioni significa delegittimare la politica. Dalle urne non uscirebbe nessun vincitore, ma solo la sconfitta del Paese.

On. Daniela Ruffino, deputata di Forza Italia

Stellantis, Chiamparino: “Forti potenzialità”

 “UNA SFIDA DECISIVA PER TORINO E IL PIEMONTE”

«Con Stellantis nasce un gruppo dalle forti potenzialità strategiche a livello globale, con una solida presenza in Europa e nel continente americano, e interessanti prospettive verso i nuovi mercati dell’estremo Oriente. L’ambizione di Torino e del Piemonte, nonostante gli squilibri nella governance del gruppo, deve essere quella di rimanere una delle teste strategiche di Stellantis, sviluppando nuove produzioni dall’elettrico ai motori a scoppio più innovativi. Bisognerà saper fare sistema, sia per garantire nuovi investimenti sia per difendere e accrescere l’occupazione. Credo che per le ambizioni di Stellantis sul versante della mobilità sostenibile, l’automotive torinese costituisca una risorsa importante di imprenditorialità, conoscenza è saper fare».

Sergio Chiamparino – Consigliere regionale Pd

Edilizia convenzionata, Gallo (Pd): “60 milioni fermi”

“CHIEDEREMO CHIARIMENTI ALLA GIUNTA”

4 gennaio 2021 – “Abbiamo appreso dagli organi di informazione che 60 milioni destinati a costruire 400 alloggi di edilizia convenzionata con la conseguente creazione di 1.200 posti di lavoro, sarebbero fermi, dal momento che non è stato pubblicato alcun bando attuativo della delibera del febbraio 2019 della Giunta Chiamparino che aveva individuato i criteri per gli interventi nel campo del Welfare e la classificazione dei comuni ad alta tensione abitativa. Martedì prossimo in Consiglio presenterò un question time su questa vicenda che, se confermata, sarà davvero paradossale e grave soprattutto in un momento di crisi come questo” dichiara il Presidente del Gruppo Pd in Consiglio regionale Raffaele Gallo.

“Se effettivamente i soldi sono stati stanziati e se il nuovo governo regionale di centrodestra ha confermato l’intenzione di dare continuità a questo progetto mi chiedo che cosa sia successo e perché non sia stata avviata questa azione di rilancio che darebbe uno stimolo concreto all’economia” spiega Gallo.

“Voglio risposte che chiariscano quali siano i motivi che hanno bloccato questo investimento che interessa un tema tanto delicato come quello del diritto all’abitazione, che il Partito Democratico ha sempre messo al centro delle proprie politiche. La creazione di nuovi alloggi rappresenta un aiuto concreto per le fasce più vulnerabili della popolazione che, purtroppo, la pandemia ha reso ancora più fragili” conclude il Presidente Gallo.

Cirio lancia il Patto per il Piemonte su Recovery Plan, sanità e fondi europei

Un Patto per il Piemonte sui tre temi chiave del 2021: sanità, RecoveryPlan e programmazione dei fondi europei 21/27 con tutte le forze politiche, sociali ed economiche.

È quello che propone il governatore Alberto Cirio nella conferenza stampa di inizio anno della Giunta piemontese: “il progetto che ho voluto lanciare oggi – dice il presidente – è quello del Piemonte dei “costruttori” – quelli di cui ha bisogno l’Italia in questo momento, come ci ha ricordato il Presidente della Repubblica -che parla a una sola voce”. Spazio anche alla cultura e al turismo con 25 milioni di euro da destinare alla Palazzina di Caccia di Stupinigi per farla di vantare “una nuova Venaria Reale” e all’agricoltura con il nuovo piano di sviluppo rurale è più attenzione alla filiera del cibo e dei prossimi agroalimentari di eccellenza. Il tutto, nelle intenzioni della Regione, per una diversificazione produttiva che possa rendere il Piemonte competitivo.

Citando il presidente della Repubblica Sergio Mattarella, il presidente Cirio ha sottolineato che è “il momento di essere costruttori per portare il Piemonte fuori da questa crisi. Dobbiamo costruire, e dobbiamo farlo insieme, per garantire un futuro migliore ai nostri ragazzi. Noi mettiamo sul tavolo la nostra visione, che dalle prossime settimane andremo a presentare provincia per provincia per raccogliere le varie istanze. Le idee le abbiamo ben chiare, e vogliamo condividerle nel modo più trasparente possibile”.

Critiche le opposizioni: per Grimaldi (LUV) “la Giunta si loda ma il ‘casoPiemonte’ ha condannato interi settori; Torino chieda al prefetto e al Governo un impegno straordinario per evitare fallimenti e vampirizzazioni tra bar e ristoranti”. E Sarno (Pd) a proposito del progetto per Stupinigi: “Per reperire le risorse necessarie si dovrà investire anche su partenariati pubblico/privati che solo una Governance pubblica qualificata può garantire: la Regione Piemonte coinvolga i comuni e gli enti del “Protocollo Stupinigi”, di cui già fa parte, anzi si metta in testa a questo percorso per ottimizzare gli sforzi e garantire uniformità degli interventi”.

Il presidente Cirio ha poi voluto riflettere sul 2020: “Un anno particolarmente complicato, in cui abbiamo pianto per chi ci ha lasciato e avuto paura quando è arrivato il Covid a colpire la vita di ognuno di noi. L’emergenza sanitaria ha caratterizzato la vita di tutti e anche la vita amministrativa della Regione, che si è trovata davanti alla più grande catastrofe dalla seconda guerra mondiale. Gestire l’emergenza è stata una impresa che ci ha visto constatare eccellenze sanitarie grandissime, ma anche toccare con mano gravissime carenze, a partire dal sistema di medicina territoriale. Questo perché in Piemonte come altrove la sanità è stata negli anni vittima di tagli e mancati investimenti che nel momento della necessità si sono fatti sentire”.

 

Giacometto (Fi): “Cashback? Un fallimento”

“Con la fine del periodo sperimentale, iniziato l’8 dicembre scorso e concluso con l’ultimo giorno dell’anno, possiamo fare un primo bilancio del cosiddetto “extra cashback di Natale”.
Una misura che l’attuale Presidente del Consiglio aveva illustrato con grande enfasi e con tanto di slide dedicata durante la conferenza stampa del 3 dicembre scorso e che, nelle intenzioni del Governo, avrebbe dovuto rappresentare un modo per favorire i consumi interni presso le attività del nostro commercio di vicinato, pesantemente colpite dalle restrizioni del primo e del secondo lockdown.
E qual è stato il risultato? Se, da un lato, la spesa degli italiani nel periodo natalizio ha segnato un crollo, con una contrazione di circa 2 miliardi rispetto all’anno precedente secondo i dati del Codacons (-20%), dall’altro lato i circa 5,8 milioni di italiani che hanno attivato tramite l’app IO il cashback avranno in media poco più di 35 euro di rimborso sugli acquisti effettuati in questo periodo. Ciò in virtù della copertura di bilancio prevista dal Governo per tale misura, circa 228 milioni di euro per il 2020. Una dotazione finanziaria che, come chiaramente indicato nel decreto attuativo, non potrà essere superata, con la conseguente riduzione proporzionale del rimborso spettante ad ogni cittadino per gli acquisti effettuati nel dicembre dell’anno scorso. Altro che i 150 euro a persona promessi!
Insomma, se il duplice obiettivo era sostenere il commercio tradizionale e, attraverso un meccanismo che ricorda molto vagamente il “contrasto di interessi” in vigore in altri Stati, favorire i consumatori, allora abbiamo già chiaro l’esito: non raggiunto. E visto che tale provvedimento sarà in vigore ancora per un altro anno e mezzo fino alla fine del primo semestre 2022, con una dotazione finanziaria di ulteriori 4,1 miliardi, addirittura e in modo del tutto inopportuno proveniente dalle risorse del Recovery Fund, la lettura attenta di questi primi indicatori di risultato consiglia di abbandonare una volta per tutte le logica dei microbonus che hanno già dimostrato la propria inefficacia, impiegando risorse così ingenti per misure strutturali e che abbiano davvero un impatto sull’economia reale del nostro Paese, a cominciare da un non più rinviabile taglio delle tasse per imprese e famiglie”.
Lo afferma in una nota Carlo Giacometto, deputato di Forza Italia e componente della Commissione Finanze

Tav, Casolati (Lega): “ideologismo grillino non ferma il cantiere”

“Con la votazione in commissione Trasporti al Senato del parere sul contratto di programma sulla sezione transfrontaliera della Torino-Lione, e più compiutamente della Kiev-Algeciras, la via che porta al completamento dell’opera è ben tracciata, nonostante la codardia politica dei Cinque Stelle, assenti durante il voto.

Ancora una volta, ciò che è rimasto di quella forza che doveva rivoluzionare la politica italiana, va contro gli interessi del Paese, trincerandosi dietro il peggior ideologismo ambientalista a fasi. alterne. Sappiano, però, che il Paese fa volentieri a meno delle loro incapacità: grazie al voto della Lega e del centrodestra, 90 milioni di euro per le opere compensative arriveranno in provincia di Torino, destinati a quei comuni che hanno subito disagi, sommandosi agli ottomila posti di lavoro che il cantiere svilupperà sul territorio. A questa iniezione di fiducia e lavoro, deve però accompagnarsi una reale tutela fisica delle maestranze coinvolte e delle Forze dell’Ordine poste a difesa del cantiere dalle intemperanze di violenti e sconfitti dalla Storia che si oppongono ai lavori, come accaduto lo scorso 13 dicembre. Il ministro Lamorgese comprenda la necessità e provveda a definire un piano organico e definitivo di protezione, che permetta la speditezza dei lavori, perché il Piemonte e i suoi abitanti possano dotarsi di una infrastruttura moderna e funzionale capace di rilanciare la regione nella ripartenza post-Covid”.

Così la senatrice piemontese della Lega Marzia Casolati