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Assunzioni sanità, Locatelli (Prc-Se): “Icardi smetta di perdere tempo”

L’assessore regionale Icardi non meni il can per l’aia. Parli chiaro, si assuma le proprie responsabilità. E’ superfluo  dire, come fa  a mezzo stampa, che “i bandi consentono di contrattualizzare personale sanitario proveniente da tutti i Paesi, anche da quelli non appartenenti all’Unione Europea” – lo sappiamo benissimo – se questo finora  non è stato fatto.

A noi interessa cosa l’assessore sta facendo all’atto pratico. Più volte nelle settimane scorse abbiamo denunciato l’inottemperanza della legge n. 27/2020 che dà la possibilità di reclutare personale medico e sanitario tra i professionisti extra Ue. Inottemperanza della legge dovuti a atteggiamenti pregiudiziali e discriminatori.  Ancora nei giorni scorsi le associazioni Asgi, Lunaria, Italiani Senza Cittadinanza hanno denunciato l’ esclusione dai bandi di concorso di cittadini extracomunitari “in aperta violazione della legge” facendo aperto riferimento anche alla situazione del Piemonte.  Una denuncia grave visto che ci troviamo in piena emergenza sanitaria senza avere per tempo provveduto al reperimento di personale medico e sanitario. Ancora nei giorni scorsi l’assessore Icardi in preda a uno stato di smarrimento esternava:” chi può ci dia una mano”. Ma come, non è lui a capo di un assessorato che deve dare risposte? Le dia finalmente mettendo da parte posizioni pregiudiziali di cui è farcita la maggioranza regionale piemontese, posizioni incompatibili con il diritto fondamentale alla salvaguardia della salute pubblica. Al tempo stesso il Ministro della Salute, per parte sua, sblocchi le numerose richieste di riconoscimento dei titoli sanitari esteri giacenti presso il Ministero di propria pertinenza.

Ezio Locatelli, segretario provinciale Prc-Se di Torino  

Italexit, prossimo incontro con Paragone

Riceviamo e pubblichiamo / No Europa per l’Italia, Italexit con Paragone è pronto a partire anche nella nostra regione, il Piemonte. A pochi mesi dall’annuncio della nascita del nuovo soggetto politico, dato da Gianluigi Paragone alla Camera lo scorso 25 luglio, Italexit con Paragone si struttura compiutamente.

Il nostro obiettivo è stare al fianco dei milioni di cittadini italiani, impoveriti da questi trent’anni di politiche attente solo agli interessi dei grandi potentati economici, e sorde ai bisogni del paese che lavora. L’indipendenza politica ed economica è indispensabile per operare scelte davvero lungimiranti. Uscire dalla gabbia dell’Unione Europea è il nostro strumento, per garantire la piena occupazione, per tornare a sostenere le eccellenze e i prodotti del nostro settore agroalimentare, per restituire significato al sudato risparmio degli italiani, per essere di nuovo un’orgogliosa potenza industriale, nuovamente ricca del tessuto di piccole e medie imprese che hanno reso prospera l’Italia. Una nazione sovrana con una propria moneta, attenta allo sviluppo delle arti e della cultura, in grado di garantire un lavoro dignitoso a ciascuno e uno stato sociale degno della nostra comunità civile, coerentemente con la Costituzione Italiana del 1948. Nella nostra regione i coordinatori regionali sono: Luciano Bosco, Alberto Melotto, Rinaldo Scarano, con compiti politici, Stefano Battocchio e Stefano Chiurato con delega all’organizzazione a alla comunicazione dei social media.

Il progetto ItalExit con Paragone ha subito suscitato un forte interesse: dopo alcune serate di presentazione, è stato fondato il circolo di Torino, con più di cinquanta iscritti, altri circoli verranno creati a breve in tutti i capoluoghi di provincia della nostra regione.

I responsabili del circolo di Torino sono: Carlo Borgarelli, Andrea Bassetta, Franco Trivero, con compiti politici, Rita Ardito (tesoriere) Barbara Fileccia, addetta all’organizzazione e alla comunicazione dei social media.

Al di là dei consunti slogan della politica tradizionale, dei proclami traditi nei fatti dai governi, No Europa per l’Italia, ItalExit con Paragone ha un progetto evolutivo per gli italiani; poiché solo la conoscenza può generare una scelta libera e consapevole, ci siamo impegnati in un percorso di informazione per tutti, una voce libera e onesta che aiuta a comprendere la realtà mistificata dal main stream. A breve dunque si terrà una serie di lezioni sui temi della macro-economia, su piattaforma telematica, iniziativa che si sviluppa in piena collaborazione con gli esperti di economia dell’associazione MMT Italia. Riteniamo indispensabile rendere maggiormente consapevoli i nostri iscritti su questi argomenti. Troppo a lungo la popolazione italiana è stata tenuta all’oscuro di quanto sia dannoso per l’Italia restare all’interno della gabbia europea. La preparazione di questo percorso conoscitivo è stata attenta, ponderata, strutturata, ma soprattutto basata su fonti che ciascuno può reperire per constatare l’onestà e la trasparenza dell’informazione che sentiamo necessario trasmettere.

Il prossimo 21 novembre si sarebbe dovuto tenere un incontro a Torino, con Gianluigi Paragone, a capo del progetto politico ItalExit con Paragone, al fine di presentare il nostro partito ai mass media, alle categorie produttive e agli iscritti torinesi e piemontesi ad Italexit con Paragone. Le crescenti restrizioni relative ai dpcm del governo Conte purtroppo non permettono di portare avanti questa iniziativa, che viene pertanto annullata. Sarà nostra cura trovare in tempi brevi il modo per ripresentare questo appuntamento. Nel frattempo, invitiamo tutti coloro che fossero interessati a partecipare a questo nostro progetto, a contattarci all’indirizzo e-mail
noeuroperlitalia.piemonte@gmail.com

Manitalidea, Costanzo (M5S): “Un altro schiaffo ai lavoratori”

Un’altra sconvolgente notizia, quella del sequestro preventivo di denaro e beni per oltre 29 milioni di euro nei confronti degli ex rappresentanti legali della Manitalidea – afferma la deputata piemontese Jessica Costanzo (M5S), membro della Commissione Lavoro – Ancora una volta, le condotte criminose degli ex-manager della società, smascherate oggi dalla procura di Ivrea, hanno ripercussioni sull’anello debole della catena: i lavoratori.
Secondo la guardia di finanza infatti tra il 2016 e il 2019 sarebbero stati omessi per oltre 25 milioni di euro i versamenti dovuti al fisco per le ritenute d’imposta operate dall’impresa sugli stipendi dei dipendenti e sui compensi dei professionisti. E non solo: tra le  contestazioni – continua Costanzo – c’è anche la mancata erogazione degli 80 euro mensili del Bonus Renzi. Un ulteriore schiaffo alla dignità di chi è già esasperato da mesi e mesi di mancata corresponsione degli stipendi.
Ricordo – afferma Costanzo – che Manitalidea è in amministrazione straordinaria da luglio, dopo la dichiarazione dello stato di insolvenza da parte del Tribunale di Torino e la quantificazione del debito erariale quantificato in 223 milioni. Era già emerso un quadro sconcertante di mancati pagamenti ai lavoratori e contabilità generale ferme al 30 settembre 2019, e il blocco di tutti i conti correnti bancari oggetto di pignoramento da parte di oltre centinaia di creditori. Ricordo anche che ci sono almeno cinquemila creditori, in larga parte lavoratori che prendevano fino a 400-500 euro al mese e che vantano arretrati negli stipendi, contributi e tfr, che dovranno attendere ancora molto a lungo prima di essere ristorati di ciò che gli era dovuto”.

Rider, Grimaldi (LUV): “la lotta paga ma siamo prudenti”

 “Just eat rinunci al ‘contratto pirata di strada’ e usi la retribuzione oraria del CCNL Logistica”

“Io credo davvero che la lotta paghi, ma non sono così sicuro che quello che è stato annunciato ieri avverrà davvero, soprattutto nei termini descritti. Se fosse così, dopo alcune prime vittorie legali (quella di Torino confermata dalla Cassazione), alcuni primi passi legislativi, saremo di fronte ad una vittoria per il mondo del lavoro del delivery in Italia e a un altro passo per fermare il cottimo e per metterci alle spalle il caporalato digitale” – è il commento di Marco Grimaldi, capogruppo di Liberi Uguali Verdi in Regione Piemonte, e da sempre molto vicino alle vicende dei rider, in merito all’annuncio di Just Eat che applicherà dal 2021 contratti di lavoro dipendente per tutti i rider e sarà introdotta la paga oraria, garantendo maggiori tutele ai lavoratori.

“Secondo quanto abbiamo letto, sarà garantita una flessibilità legata alla tipologia di contratto (full time o part-time) e sarà introdotta la paga oraria corrispondente al turno coperto cancellando così il cottimo. Il Consigliere Grimaldi invita alla massima prudenza: “perché grazie alla legge sui rider, le piattaforme del delivery hanno già avuto un intero anno di tempo per sottoscrivere con le organizzazioni sindacali maggiormente rappresentative un CCNL che riconoscesse ai lavoratori condizioni dignitose di lavoro e un’equa remunerazione. Sappiamo come è finita e grazie all’«accordo capestro» fra Assodelivery e Ugl circa 20mila rider in queste ore sono stati costretti a firmare pena il licenziamento”.

“Se Just Eat vuole riacquistare una credibilità – conclude Grimaldi – deve andare oltre l’annuncio di buone intenzioni. Non serve un intero anno per mettere in pratica le novità che ha annunciato. Se ritiene che ‘avere rider completamente tutelati del punto di vista contrattuale sia un valore aggiunto’ come ha dichiarato, rinunci fin da ora ad applicare il CCNL pirata firmato da UGL e AssoDelivery (dalla quale può uscire anche domani), e faccia subito quanto già previsto dalla legge: paghi ai suoi rider la retribuzione oraria del CCNL Logistica”.

La svolta di Achille

Il 12 novembre di 31 anni fa Achille Occhetto fece il suo discorso alla Bolognina. Un discorso per certi versi memorabile e di totale rottura con il passato dei comunisti ed in particolare dei comunisti italiani. Personalmente non ne fui meravigliato.

 

Anzi lo vissi come liberatorio.  Da quello che ricordo non eravamo in molti nel pensarla e soprattutto viverla cosi. Non appartenevo alla corrente dei cosiddetti  miglioristi. Da sette anni ero lontano dalla politica attiva. Solo iscritto. Lavorando per le cooperative d’abitazione diligentemente partecipavo alle riunioni convocate nelle federazioni del Piemonte. Ironicamente ed indicativamente ribattezzate le parrocchie. Anni in cui i partiti, quelli veri, contavano assai. Il discorso di Achille Occhetto fu per molti un fulmine a ciel sereno. Giusto unanno prima , al matrimonio di Marco un amico compagno, al pranzo nuziale tavolata di ex figiciotti. Intorno al tavolo eravamo una dozzina. Tutti tranne il sottoscritto erano  contrari al cambiamento del nome al PCI. Motivazione: noi siamo comunisti italiani,  un’altra cosa.  Magari avevano ragione loro nel mettermi in totale minoranza. Ma io: guardate che sta crollando tutto nei paesi del cosiddetto  socialismo reale. Fui facile profeta.  Da lì a 10 mesi fu abbattuto il muro di Berlino. Capivo comunque che mettersi in discussione era difficile se non impossibile. Ognuno dei presenti , compreso il sottoscritto, faceva i conti con la propria storia e dunque con la propria esistenza. A Torino come del resto in tutta Italia la svolta occhettiana  fu presa con le molle.  Ci vollero 2 congressi e due anni di discussioni per arrivare al Pds. Non fu una passeggiata, soprattutto a Torino dove l’anima dura e pura era storicamente presente, del resto era dove era stato fondato l’Ordine Nuovo di Gramsci e Togliatti. Mille colpi bassi come quello che mi fece Gianni Alasia futuro segretario locale di Rifondazione comunista. Davanti a 500 compagni di Vanchiglia disse che mio padre si stava rivoltando nella tomba visto cosa era diventato il figlio. Carino no? Poi quando l’80 % degli iscritti si espresse per il cambiamento,  diciamo così: superai il trauma dei suoi insulti. Senza retorica fu una grande , forse l’ultima discussione di massa politica nel nostro paese. Il Pci nell’ 89 ammaccato e in stato confusionale era ancora una grande macchina organizzativa.
1 milione e 400 mila iscritti.  A Torino 40mila ed in Piemonte 100mila. 60 sezioni a Torino ed altrettante in Provinca.  Erano tempi che se il Pci presentava un cavallo alle elezioni in Barriera di Milano veniva eletto. Ma l’erosione del consenso elettorale era sotto gli occhi di tutti. Dal 79 in poi e dopo i 35 giorni all Fiat la mitica classe operaia di Torino non era più mitica e si stava consumando e restringendo.
Soprattutto deposte ” le armi della rivoluzione ” non si sapeva con chi governare per il semplice fatto che nessuno voleva governare con i comunisti. Non era tutto. Il punto nodale era l’identità. Andare oltre all’orizzonte del comunismo voleva dire essere diversi a ciò che eravamo stati. Qui le cose si complicarono. Si complicarono e determinarono una sorta di incompiuta ancorché si formo’ il Pds. Concretamente non si ruppe totalmente con il passato. Fu una operazione strumentale? Non penso proprio.
Necessariame si doveva fare ? Assolutamente sì! Su ciò non ho il minimo dubbio. Lo testimonia che cosa è avvenuto in Europa. All’inizio degli anni 70 mediamente i partiti comunisti erano più forti dei partiti socialisti.
Al netto della realtà di Germania e Gran Bretagna. 20 anni dopo, i rapporti di forza a sinistra mutarono a favore dei socialisti con i partiti comunisti che difatto sparirono.
Dal Portogallo alla Francia passando per la  Spagna. Con le irreversibili crisi dei paesi dell’ Est e la dissoluzione. Il tutto non avvenne in Italia confermando la cosiddetta anomalia italiana. Vero che la dissoluzione del Psi e della dc avvenne con tangentopoli. La  Bolognina avvenne mesi dopo la caduta del muro di Berlino e 2 anni prima dello scoppio di tangentopoli fece si che gli ex comunisti , in particolare i dirigenti, si salvassero proseguendo nell’attività. Ironia della sorte, potremmo dire che Achille Occhetto fece il lavoro sporco pur dando a Massimo D’Alema la possibilità di diventare il primo ed unico ( ex ) comunista Presidente del consiglio. Oggi tra i protagonisti di quella stagione vedo tanti rimpianti per occasioni mancate, in alcuni casi rimorsi e tanta nostalgia. Capisco ma non mi adeguo. Anche io ho nostalgia di quella Storia.  Di un pci che era ( anche ) scuola di vita. Rimango convinto che la svolta era necessaria e dovuta. Viceversa saremmo stati travolti dalla Storia e ci sarebbe rimasto  solo il rimpianto di ciò che era nella certezza che non sarebbe più stato. Almeno in  questa vita nulla è eterno e dunque tutto è mutabile.
Sono nostalgico per affetto.  Perché, oggi , non c’è nulla di nuovo e stimolante.
Sono nostalgico perché ho cuore. La ragione ed il cervello mi portano a dire: doveva essere fatto ed è stato fatto. Magari non concluso. Ma si sa che la perfezione non è di questo mondo.

Patrizio Tosetto

 

Rossi-Valle (Pd): “Investire davvero sulla mobilità sostenibile”

“Il 28 ottobre apriva il bando regionale per la mobilità sostenibile, che prevedeva linee di sostegno all’acquisto di auto non inquinanti, motocicli e ciclomotori elettrici, bici e rottamazione di veicoli inquinanti.

Sulle auto la linea prevede un contributo a fondo perduto da 10.000 euro per le auto elettriche, fino a scalare a 2.500 euro, a seconda delle emissioni.  La misura scade il 30/04/2021. Dopo soli due giorni la linea autoveicoli era esaurita, con sole 164 richieste. Il 10 novembre si esauriva la linea destinata alle biciclette (normali, cargo e elettriche).

Nonostante questo, continuano a pervenire domande: oggi siamo a 1000 richieste per i soli autoveicoli.

Pur apprezzando un’iniziativa doverosa, considerando i livelli di inquinamento che si registrano nella nostra regione, occorreva prevedere risorse adeguate. Un bando così concepito, che consente un rinnovo del parco auto tanto limitato, incide minimamente dal punto di vista ambientale. Nel prossimo assestamento di bilancio presenteremo un emendamento al fine di aumentare le risorse destinate al rinnovo degli automezzi inquinanti. Ci auguriamo che la maggioranza lo accolga, in caso contrario potremo considerare il bando per i contributi per la mobilità sostenibile l’ennesimo spot di questa amministrazione regionale, alla stregua di una lotteria con pochi, fortunati, vincitori.

Domenico Rossi – Consigliere regionale Pd

Daniele Valle – Consigliere regionale Pd

Magliano (Moderati): “Trasporto Persone con Disabilità, cambiare modello”

“Le criticità ancora irrisolte (che riguardano ora anche i Centri Diurni, oltre al Servizio Studenti e ai Buoni Taxi) e la necessità di un nuovo ricorso all’Articolo 30 da parte dell’Amministrazione sono segnali inequivocabili: serve un altro tipo di organizzazione, magari mettendo in campo GTT o introducendo procedure di accreditamento affinché i Centri stessi possano gestire autonomamente il servizio”.


Se un’Amministrazione deve ricorrere più volte in pochi anni all’Articolo 30, significa che c’è un problema: esattamente questo è il caso del Servizio Comunale Trasporto Persone con Disabilità gestito da Tundo. Le criticità sono sotto gli occhi di tutti, tra stipendi non pagati o pagati in ritardo, TFR che non arrivano e disservizi per utenti e famiglie. Per quanto la Città stia provando a fare la sua parte (tutti gli stipendi arretrati saranno versati entro fine mese), dobbiamo pensare a un nuovo modello perché questo – come ormai sotto gli occhi di tutti – non funziona.

Rilancio ancora una volta l’ipotesi di mettere in campo la società di trasporto pubblico GTT, garantendo così un servizio privo di intoppi operativi e di natura finanziaria. Per quanto riguarda i Centri Diurni, servizio che a sua volta sta cominciando a far registrare disservizi, è ora di provare a immaginare, per esempio, nuove procedure di accreditamento o modalità che permettano ai Centri di gestire direttamente il servizio di trasporto, magari dotandosi di personale aggiuntivo, Guardiamo in questo senso alle esperienze virtuose di comuni come Genova.

Soltanto in questi ultimi giorni, con un minor numero di persone da trasportare a causa del lockdown, è in parte rientrata l’emergenza disservizi. Pur nell’attenzione alla materia dimostrata dall’Assessorato, non nascondo la mia preoccupazione e mi auguro che, dove mancante, la ditta riceva le dovute sanzioni.

Nella mia interpellanza appena discussa in Consiglio Comunale, ho toccato anche altre criticità, quali il numero ridotto di mezzi utilizzato (37, contro i 40 su strada indicati nel capitolato), la copertura assicurativa dei mezzi, la regolarità della licenza per l’esercizio del servizio di trasporto, la sanificazione dei mezzi, le visite mediche di controllo e le condizioni dell’uso del posteggio in piazzale Caio Mario. Mi auguro che la Città abbia la forza di controllare singolarmente tutti i vari casi, senza doversi basare sulle sole autocertificazioni da parte dell’azienda.

Silvio Magliano – Capogruppo dei Moderati, Consiglio Comunale Torino.

Ruffino (fi): “Conte ha un’alternativa al lockdown nazionale?”

 Si può dire, parafrasando un adagio popolare, che “il governo pietoso fa il malato canceroso”.

È quanto sta succedendo con la geografia cromatica messa in campo dal governo nell’illusione che la battaglia contro il Covid-19 può essere vinta come si vince una partita a scacchi: una regione si sposta a rosso, un’altra a giallo e così via.

     L’Ordine dei medici ha parlato con grande chiarezza: con gli ospedali al collasso, costretti ad allestire posti letto perfino nelle cappelle della Messa, il lockdown è l’unica strada davvero seria ed efficace per evitare una catastrofe sanitaria. È a questa richiesta perentoria che il presidente Conte deve dare una risposta: a lui tocca indicare, se esiste, un’alternativa al lockdown nazionale. Temo che il tempo per evitare il lockdown sia stato bruciato durante i mesi estivi della spensieratezza marina o montana, con il governo impegnato a discutere di legge elettorale e altro, come se il Covid si fosse congedato dall’Italia. Il lockdown non sarebbe soltanto conseguenza dei comportamenti di qualche cittadino irresponsabile (ce ne sono, e non sono pochi) ma è il figlio di un governo che ha tirato i remi in barca, ha rifiutato gli aiuti europei del Mes, e ha lasciato campo libero al virus. Di questo è non di altro si deve occupare il Parlamento.

Daniela Ruffino, deputata di Forza Italia

 

Pd : “100.000 contagi. Il Piemonte è in difficoltà. Servono cambio di rotta e aiuto esterno”

I consiglieri regionali Dem: “La situazione sanitaria in Piemonte continua a essere drammatica:

i contagi ieri hanno superato quota 100.000, la salita della curva dei ricoveri continua ed entro massimo 10 giorni il sistema sanitario regionale non sarà più in grado di farvi fronte come ha confermato il DIRMEI nell’audizione di ieri in Commissione Sanità.

In questi mesi tante sono state le proposte fatte dalla minoranza in consiglio così come dal mondo sanitario, ma sempre ignorate dal Presidente e dalla sua Giunta che sfugge il confronto.

In queste condizioni sarà difficile resistere a lungo. Cirio e la maggioranza devono fare un salto di qualità e operare cambiamenti radicali, altrimenti le conseguenze per il Piemonte rischiano di essere devastanti.

Il conto alla rovescia è impietoso, tra poco più di una settimana le strutture sanitarie saranno costrette a respingere i malati, per questo Cirio lasci da parte le polemiche con il Governo sulla “zona rossa” che peraltro rischia di essere insufficiente per arginare il contagio, e abbia il coraggio di chiedere una mano a quello stesso Governo per avere aiuti straordinari a partire dall’esercito e dalla protezione civile. Abbia il coraggio di mettere in discussione le sue scelte e di rivedere l’organizzazione dell’emergenza che non sta funzionando e di continuare a sollecitare la sanità privata per assicurare nuovi spazi. Soprattutto abbia il coraggio di rivedere la catena di comando eccessivamente pletorica: unità di crisi, DIRMEI, direzione regionale, direzioni sanitarie…  Non è accettabile leggere provvedimenti firmati da 5 diversi soggetti: è la prova che la catena di comando non è chiara. Il virus corre veloce, è fondamentale reagire con altrettanta rapidità.

Serve un cambio di passo immediato sulle condizioni contrattuali proposte per le nuove assunzioni: quelle offerte fino ad ora hanno fatto sì che medici e infermieri scegliessero altre regioni rispetto alla nostra e oggi siamo in sofferenza. Così come non si capisce come mai, secondo quanto denunciato dall’ASGI, si siano esclusi i cittadini stranieri dai bandi di reclutamento delle ASL piemontesi nonostante il Decreto Cura Italia ne consentisse l’assunzione.

Si tratta di scelte importanti per dare risposte ai cittadini e un segnale a tutti gli operatori socio-sanitari, che ancora una volta stanno lavorando in condizioni di stress enormi, in un clima generale, però, che è cambiato e li sostiene di meno rispetto alla prima ondata. Le istituzioni non devono lasciarli soli.

Avremo modo di riflettere sulle mancanze degli ultimi mesi, le decisioni rinviate, la programmazione carente, l’inutile politica degli annunci e le scelte discutibili come il Riparti Piemonte. Un provvedimento quest’ultimo su cui la Giunta si è giocata tutta la sua credibilità oltre a spendere tutto lo spendibile. Il gruppo del Partito Democratico aveva esortato a non “svendere i gioielli di famiglia” alla prima difficoltà e prepararsi, invece, a un lungo periodo in cui ogni risorsa andava calibrata: oggi in cassa non c’è più nulla e non possiamo fare altro che delegare ogni sostegno all’economia al Governo”.

Raffaele Gallo – presidente Gruppo PD in Consiglio Regionale

Domenico Rossi – Vicepresidente Commissione Sanità

Daniele Valle – Coordinatore del Gruppo di lavoro su emergenza Covid-19

Mauro Salizzoni – Vicepresidente del Consiglio Regionale

Emergenza Covid, Grimaldi (LUV): “Apriamo subito i bandi”

“anche ai medici, infermieri e personale sanitario proveniente da Paesi oltre l’Unione Europea”

“I nostri ospedali sono ad un passo dal collasso e il nostro personale sanitario è allo stremo, costretto a turni massacranti e sempre sotto pressione, eppure la Giunta regionale nei bandi per il Reclutamento personale Emergenza Covid – 19 decide di ignorare una norma in vigore da marzo 2020 e che, come ricorda ASGI (l’Associazione per gli Studi Giuridici sull’Immigrazione), all’art. 13 del “Decreto Cura Italia” prevede la possibilità di assumere “alle dipendenze della pubblica amministrazione per l’esercizio di professioni sanitarie e per la qualifica di operatore socio-sanitario tutti i cittadini di Paesi non appartenenti all’Unione europea, titolari di un permesso di soggiorno che consente di lavorare, fermo ogni altro limite di legge”. Perché nei suoi bandi la Regione Piemonte non ha previsto questa possibilità?” – si chiede Marco Grimaldi, capogruppo di Liberi Uguali Verdi in Regione.

“Se si tratta di un errore materiale – prosegue Grimaldi – siamo di fronte ad un abbaglio molto grave che rischia di pregiudicare la ricerca di nuovi medici e infermieri ma che siamo in tempo a rimediare; se invece questa scelta nasconde un pregiudizio ideologico, questa logica è del tutto imperdonabile. In un momento di emergenza nazionale e regionale come questa, occorre lasciare da parte le proprie posizioni politiche e agire, tutti, per il bene della nostra comunità. Invito pertanto Cirio e la sua maggioranza leghista – conclude Grimaldi – a tornare sui propri passi e aprire i bandi anche a medici, infermieri e personale sanitario extracomunitario”.