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Magliano: “Vaccino anti-COVID per gli addetti alle vendite”


Misura doverosa verso chi, fin dal primo lockdown, è in prima linea dietro alla cassa di un supermercato o a un bancone, assumendosi il massimo del rischio per permettere a tutti noi di condurre una vita quasi normale: porterò in Consiglio Regionale le ragioni di chi mi sta facendo pervenire, in questi giorni, decine di segnalazioni e richieste.

Sempre in prima linea – dietro a un bancone, alla cassa di un supermercato o in un magazzino – fin dalla scorsa primavera, tempo del primo lockdown (quando anche mascherine e guanti non si trovavano per tutti): cassiere, addetti alle vendite, magazzinieri e altre figure professionali hanno continuato a lavorare tutti i giorni, esponendosi in prima persona a tutti i rischi del caso, per permetterci di contare su una disponibilità costante di generi di prima necessità. L’impegno di queste persone sta continuando, con relativi rischi, in queste ultime settimane di zona gialla, arancione o rossa: permettere loro di fare il proprio lavoro in totale sicurezza è doveroso. La mia richiesta in Consiglio Regionale è che, subito dopo il personale impegnato a fronteggiare l’emergenza pandemica e subito dopo i soggetti più fragili, si proceda alla vaccinazione di chi lavora a contatto con il pubblico nelle strutture di vendita. Sarebbe un gesto degno di un Paese civile: mi farò portavoce a Palazzo Lascaris delle decine di segnalazioni che sto ricevendo. La Regione si muova e si faccia sentire per esempio presso il gruppo di lavoro permanente coordinato dalla Direzione Generale Prevenzione Sanitaria del Ministero della Salute.

Silvio Magliano – Presidente Gruppo Consiliare Moderati, Consiglio Regionale del Piemonte.

Stellantis, Grimaldi (LUV): “Per ora FCA è prima solo per cassa integrazione”

“Gli azionisti di Fca e Psa votano la fusione, che sarà perfezionata il 16 gennaio, nasce Stellantis e noi siamo tra i pochi a vedere anche i tanti rischi:

la maggioranza del board è composta dall’amministratore delegato e da membri di origine Psa e questo è un fatto che dovrebbe ovviamente preoccupare tutti eppure sono tutti silenziosi, i sovranisti per primi” – è il commento a caldo di Marco Grimaldi, capogruppo di Liberi Uguali Verdi in Regione Piemonte.

“Alcune cose però non cambiano – attacca Grimaldi – Stellantis avrà la propria sede in Olanda pertanto sarà probabilmente un grande colosso nei profitti ma rimarrà, come FCA, indigente per quanto riguarda l’IRAP e le tasse pagate in Italia e in Piemonte. Dobbiamo almeno augurarci che riportino la produzione a livelli di piena e buona occupazione nella Penisola e nella nostra Regione, almeno per ripagare gli investimenti che il nostro Paese ha garantito negli ultimi anni: altro che “Fabbrica Italia”, FCA è stata ‘Cassa (integrazione) Italia’, e i risultati che il Presidente di Exor, John Elkann, ha vantato oggi – negli ultimi 10 anni il valore del Gruppo Fiat è aumentato di 5 volte – lo deve anche ai contributi statali e ai soldi delle nostre tasse”.

“Il punto principale della questione – prosegue Grimaldi – è che da un lato si teorizzano grandi risultati che porterebbero Stellantis ad essere il terzo costruttore in termini di fatturato e il quarto in volume di produzione, dall’altro si dimentica di dire che FCA è stata solo leader per quanto riguarda la cassa integrazione, record negativo che ha indebolito l’intera filiera produttiva e l’indotto costituito di piccole e medie imprese che, a causa degli stabilimenti rimasti aperti ma che spesso hanno girato a vuoto, rischiano l’osso del collo. Non basta infatti puntare sui settori Premium e Luxury – conclude Grimaldi – anche le auto di massa vanno fatte in Italia se si vuole garantire capacità produttiva e occupazione e salvare la componentistica; a questo proposito speriamo che la promessa di non chiudere le fabbriche italiane diventi la premessa per riportare produzione e innovazione nel nostro Paese”.

Trumpismo all’italiana

Ieri sera davanti al televisore fino ad ora tarda. Non avevamo altra scelta. Tutti basiti e concordi su un comune giudizio. Prima Trump era un problema politico per alcuni e per altri una risorsa. Ora solo un problema psichiatrico.

Al Campidoglio la situazione è normalizzata e almeno in parte le conseguenze sotto gli occhi di tutti. Il vicepresidente ha chiamato la guardia nazionale di fatto esautorando Trump. Che altro poteva fare? Manco Benito Mussolini è potuto arrivare a tanto. Se la ride compiaciuto Putin che dopo aver aiutato Trump ad essere eletto , li’ si’ con brogli informatici , tra un po’ dirà: visto che gli States sono inaffidabili? Poi i cinesi. Tutto un programma. Probabilmente  Salvini è spiazzato. La Meloni continua nel dire : quando toccherà a me governare ne vedrete delle belle. Eccolo lì Di Battista che sta dalla parte di Trump. Passa dai Gilet Gialli al ku klux  klan. Trump è finito ma non è finito il trumpismo . Quasi sicuramente preesistente a Trump stesso. Come gli oltranzisti  di destra degli States non molleranno,  non molleranno i nostrani. Non molleranno in Ungheria come in Polonia. Ma come negli States in Italia il cerino in mano passa ai moderati. Sono i primi che non hanno sopportato Trump e il trumpismo. Ora, unica scelta possibile è la totale rottura. Il famoso isolamento in cui si trova Trump. Con un piccolo dettaglio locale. Cirio ha chiesto le dimissioni dagli enti regionali,  di uomini da lui nominati, che hanno inneggiato a modo loro al fascismo e al Duce. Le dimissioni non sono arrivate e Cirio ha chiesto la tessera di Fratelli d’Italia. Cioè ha chiesto la tessera di chi rappresenta quegli stessi uomini. Mi rendo conto di entrare in un terreno minato e cerco d essere il più comprensibile  possibile. Stare insieme a chi in certo qual modo professa d’essere nostalgico non vuol dire essere automaticamente fascista. In questa giunta ci sono assessori come Andrea Tronzano che, conoscendolo personalmente, hanno la mia stima. Sono convinto che Andrea , oltre che competente è un sincero democratico e , appunto, moderato. Convinto che le piccole conquiste o soluzioni dei problemi siano propedeutiche alla convivenza civile.
Chi giustifica o cerca di giustificare ciò che ha detto e soprattutto fatto Trump si pone al di fuori di questa convivenza civile e soprattutto pacifica. Per oggi e, forse, per sempre, l’unico sistema possibile è la democrazia. Viene sempre in mente Sandro Pertini. “Preferisco la più imperfetta democrazia alla più efficiente dittatura”. Il perché è molto semplice. Nel primo sistema  lo posso dire , nel secondo mi mettono in galera se dico che non ci credo.  È fondamentale la convivenza che vuole soprattutto dire sapere e poter dire ciò che si pensa.

Patrizio Tosetto

Boni: “Università sospese da mesi”

Riceviamo e pubblichiamo la dichiarazione di Igor Boni (candidato alle primarie del centrosinistra):

“Si parla delle scuole che non dovevano chiudere e hanno chiuso. Si parla delle scuole, ma le Università? Sono 10 mesi che i servizi agli studenti sono sospesi. Come pensiamo di convincere i giovani che studiano a Torino a non lasciare la città? Negando loro i servizi essenziali per studiare? L’art. 3 della Costituzione affida alla Repubblica ‘il compito di rimuovere gli ostacoli di ordine economico e sociale che, limitando di fatto la libertà e l’uguaglianza dei cittadini, impediscono il pieno sviluppo della persona umana …’ Eppure oggi chi non ha una connessione efficiente, e sono molti, non può seguire le lezioni e si trova davanti alcuni docenti che nemmeno mettono le lezioni registrate sul web. Altro che rimuovere gli ostacoli!
Abbiamo manifestato questa primavera davanti al Rettorato, ho scritto il 13 novembre a Stefano Geuna, Rettore dell’Università di Torino senza ottenere nemmeno una risposta.

Dato che il d.lgs. 68/2012 ha previsto un sistema integrato di strumenti e servizi per la garanzia del diritto allo studio, al quale partecipano, nell’ambito delle rispettive competenze, diversi soggetti e che le regioni a statuto ordinario esercitano la competenza esclusiva in materia di diritto allo studio, disciplinando e attivando gli interventi per il concreto esercizio di tale diritto, chiedo al Presidente Cirio di intervenire immediatamente.
Come si può pensare che siano sospesi per oltre 10 mesi i servizi forniti dalle biblioteche, dalle esercitazioni in campo, dai laboratori, dalle aule studenti; come si può immaginare di proseguire solo con lezioni on-line non garantendo nemmeno la possibilità a tutti di seguirle. Già lo strumento di per sé non consente il medesimo livello di apprendimento delle lezioni in presenza ma discriminare chi vive in aree non coperte adeguatamente dalla rete non è francamente più ammissibile.
Qui si tratta di assumersi la responsabilità di riaprire le Università mantenendo e facendo rispettare i protocolli di sicurezza già predisposti.
Altrimenti in nome dell’impossibile ‘rischio zero’ c’è il rischio sicuro di aver causato un danno permanente a oltre 100.000 studenti che studiano da noi. E che andranno via da qui.”

La coalizione che non c’è

Che in Italia non esistano più le coalizioni politiche e programmatiche coese e trasparenti è un dato di fatto. E che la stessa “cultura delle alleanze” abbia subito un duro contraccolpo negli ultimi tempi è un fatto altrettanto evidente.

Ma, se vogliamo essere ancora più chiari, le coalizioni
oggi sono semplici pallottolieri. Cioè una sommatoria di sigle, espressione di cartelli elettorali e di
partiti personali, che scelgono di mettersi insieme per cercare di vincere le elezioni. Certo, in un
clima ancora fortemente dominato dal trasformismo politico e parlamentare, la “cultura della
coalizione e delle alleanze” stenta a farsi largo se non per meri calcoli tattici e di puro potere. Ciò
che è capitato concretamente nel nostro paese dal 2018 in poi ne è la plateale conferma. Alleanze
tra partiti che sino al giorno prima erano fieri avversari con programmi alternativi sbandierati e
propagandati fino alla nausea; contrapposizione frontale tra i diversi capi partiti salvo poi
accordarsi in un batter di ciglio; disponibilità ad allearsi con chiunque pur di restare al potere.
Sotto questo versante, l’esempio e il comportamento concreto dei 5 stelle non merita neanche di
essere commentato talmente è chiaro e paradigmatico.

Ed è proprio in un contesto del genere che è sempre più indispensabile, invece, ritessere con
pazienza ma con determinazione, una “cultura delle alleanze”. Sapendo, come diceva
l’indimenticabile Mino Martinazzoli, che “In Italia la politica è sempre stata sinonimo di politica
delle alleanze”. Una tendenza che era perfettamente funzionale al sistema elettorale proporzionale
ma, va pur detto, anche con il maggioritario le alleanze hanno dominato la dialettica politica
italiana, anche perchè, per dirla con Pietro Scoppola, proprio nel nostro paese si è riusciti a
“proporzionalizzare il maggioritario”.

Ora, però, se si vuole ricostruire una credibile, seria e trasparente “cultura delle alleanze” è persin
ovvio che devono prevalere alcune condizioni di fondo che potrebbero riassumersi in almeno 3
punti.

Innanzitutto credere in una “cultura della coalizione”, piantandola definitivamente con le
“vocazioni maggioritarie” da un lato e con il semplice “potere di ricatto” dall’altro. Lo squallido
esempio che la maggioranza di governo sta offrendo da settimane, ad esempio, non è che la
riprova che in Italia, attualmente, non esiste una credibile cultura delle alleanze. Cioè non esiste
una coalizione credibile. E questa, purtroppo, è una condizione presente in entrambi gli
schieramenti.

In secondo luogo le alleanze si formano se c’è un comune disegno politico e programmatico dei
vari contraenti. Al riguardo, e per fare un solo esempio, c’è qualcuno in Italia che saprebbe
spiegare in parole semplici e rapidamente comprensibili che cos’è oggi il piccolo partitino
personale di Renzi e che cosa realmente persegue? Cioè, detto in altre parole, qual’è il suo vero
obiettivo politico e attraverso quali modalità concrete lo persegue se non attraverso il potere di
veto continuo e la spregiudicatezza permanente degli atteggiamenti del suo capo? Ecco, basta un
solo piccolo esempio per arrivare alla banale conclusione che con partiti personali del genere ogni
cultura delle alleanze è destinata a saltare prima ancora di essere annunciata pubblicamente.
In ultimo, le alleanze si formano quando c’è anche un omogeneo sistema valoriate che le ispira.

Certo, in una fase caratterizzata dalla post politica e dalla radicale cancellazione di tutti i
riferimenti culturali, è estremamente difficile ricostruire una comune visione etica, culturale,
politica e programmatica. Cioè quella che un tempo veniva giustamente definita come una
“visione della società”. Eppure, anche se siamo immersi in una situazione di radicale perdita di
credibilità della politica, dei partiti e anche, purtroppo, dei suoi capi/leader, non si può che ripartire
da lì. Cioè dal valore delle alleanze, dal pluralismo che le ispirano, dalla politica che le nobilitano e
dai programmi che le qualificano. Senza questa assunzione di responsabilità e senza, soprattutto,
questa riscoperta politica e culturale, dovremmo inevitabilmente rassegnarci alla degenerazione
trasformistica e alla mera ragione di potere. Che, detto fra di noi, è quello che attualmente
registriamo nella dialettica politica italiana.

Giorgio Merlo

Sito unico, Grimaldi (LUV): “nucleare, la mappa dei siti è un atto di trasparenza”

“Cirio sa che il Piemonte ospita la discarica nucleare del paese in un triangolo d’acqua?”.

“Il Piemonte è già la discarica del nucleare del nostro Paese. Il presidente Cirio fa il pesce in barile e si dice stupito che il Governo abbia tolto il segreto alla documentazione che servirà ad individuare il sito unico nazionale per lo stoccaggio dei rifiuti nucleari; ma dove ha vissuto negli ultimi dieci anni? Raramente ho visto un Presidente di Regione così distaccato dalla realtà. Ieri non è stato deciso nulla, anzi: la pubblicazione della documentazione, un atto di trasparenza che nessun Governo precedente aveva fatto, è il passo necessario per fare partire la consultazione pubblica in cui tutti noi cittadini, e Cirio in primis, dovrà difendere le ragioni del nostro territorio. Sperando che sia in grado di farlo” – commenta Marco Grimaldi, capogruppo di Liberi Uguali Verdi in Regione.

“Noi che abbiamo fatto la più grande manifestazione ‘no nuke’ prima del referendum del 2011 – ricorda Grimaldi –  sappiamo bene chi erano i nostri avversari: la destra, a partire da Forza Italia di cui Cirio conosce perfettamente la storia, era schierata per il ritorno al nucleare ed è l’ultima forza politica a poter parlare di scorie, soprattutto dopo il disastro fatto sull’individuazione, quella davvero inconcepibile, del sito unico a Scanzano Ionico”.

“Inoltre – conclude Grimaldi – ricordo al Presidente, che il Piemonte è già oggi, di fatto, il sito unico nazionale di stoccaggio delle scorie in quanto il 98% di queste sono a Saluggia, collocate al centro di un triangolo d’acqua che rappresenta un pericolo enorme per la salute umana e per l’agricoltura di tutta la Pianura Padana, e che solo l’individuazione del sito unico potrà liberare. Smaltire correttamente, legalmente e in trasparenza i nostri rifiuti nucleari è l’unico modo per chiudere, una volta per tutte, la sfortunata stagione del nucleare italiano”.

Non si sprechi una storica occasione

So perfettamente di sfiorare l’impopolarità, ma  secondo me, Matteo Renzi non ha tutti i torti. Anche lui zigzaga non essendo lineare. Anche lui si contraddice e provoca. Ma non accetto una cosa dei suoi innumerevoli detrattori. Matteo Renzi sbaglia perché è antipatico.  Ma che c’entra.

Beppe Grillo è stato simpatico al 33 % degli italiani e ci siamo beccati  disastrosi Ministri come Toninelli e Di Maio. Caro Presidente Conte, mi sembra abbastanza chiaro, vuoi fare ancora il Presidente del Consiglio, scordati di essere l’unico che decide dove vanno i soldi dell’Europa e dunque nostri che, nel nostro piccolo, paghiamo le tasse.
 E come dare torto al nostro governatore Cirio che propone un Patto politico ed economico per il Piemonte. I parlamentari, sindacati e “padroni” la devono smettere di litigare e debbono pensare agli interessi dei piemontesi. Chi non ci pensa  perché convinto di aver già dato e John Elkann, degno erede degli Agnelli. Produrrà in Polonia.  Ed allora si faccia dare i soldi dai polacchi che , come tutti sanno, si sono opposti nel dare i soldi agli italiani.  Non mi sembra che sia così difficile da capire. Ma c’ è dell’altro, e non bello.  Il famoso e per certi versi invidiato modello Lombardia fa acqua da tutte le parti. Anche i veneti sono in grossa difficoltà.  La graduatoria delle regioni più virtuose nelle vaccinazioni lo sta a dimostrare.  Così noi piemontesi siamo decisamente più efficienti di Lombardia e Veneto.  Così per dire , no? Cosa vorrei? Una classe politica locale che  battesse i pugni sul tavolo.  Sempre con i dovuti modi, s’intende. Che non si facesse prendere in giro a Roma come a Bruxelles. Insomma, una parte importante del sistema produttivo è rimasto nella nostra Regione e tale dovrà rimanere. Sarà banale ma è essenziale partire da ciò per una efficace gestione delle risorse Europee e dunque nostre. Abbiamo paura. Abbiamo paura che i soldi vengano spesi in modo clientelare e dunque malamente. Non si è cominciato bene visto che la malconcia sanità, per adesso sta facendo la parte della cenerentola. Dunque speriamo che siamo di fronte ad una storica occasione per il Piemonte e per l’Italia. Anche per questo non possiamo essere che contenti della proposta di Cirio per questo Progetto Piemonte. Basta che non sia come la vicenda della Tav, del terzo valico e della Cuneo Asti. Ad oggi una colossale burla, quasi una commedia dell’arte dove imperversano i no Tav  e il governo fa finta di ripartire e non riparte. Conclusione: solo un pazzo si porrebbe il problema di fare investimenti nella nostra regione. Caro nostro Piemonte, cara nostra amata Torino, datevi una mossa ora.  Domani sarà troppo tardi.
Patrizio Tosetto

Ruffino (Fi): “Italia a rischio: la politica trovi colpo d’ala”

Caro direttore, con la maggioranza condannata a sostenere l’impotenza dell’esecutivo per evitare di implodere, il Covid che non abbassa la testa e continua a mietere lutti, il governo prigioniero incatenato ai propri annunci, e il Recovery plan ancora in alto mare, ci sono tutti gli ingredienti per una condizione di rischio elevato per l’Italia. Questo è il momento dei “costruttori”, come ha esortato con saggezza il presidente della Repubblica: è il momento, cioè, perché maggioranza, governo, opposizione escano dal proprio recinto per affrontare le emergenze che assediano il Paese, a cominciare dalla pandemia.

     Mai prima d’ora l’Italia era venuta a trovarsi in una condizione di estrema gravità come l’attuale. Se ne esce nel solo modo possibile alla politica: mettendo da parte pregiudizi ideologici, superando steccati ritenuti invalicabili, attivando tutte le risorse europee, a cominciare dal Mes sanitario. Il ritmo della campagna di vaccinazione va incrementato assumendo personale, perché i dati odierni ci condannano a un anno e mezzo per vaccinare il 55-60%, quindi condannano migliaia di persone a morire: e la politica non può condannare a morte migliaia di persone per un tornaconto elettorale. Mi rifiuto di credere che ci siano leader pronti ad andare alle elezioni facendo perdere all’Italia i soldi del Recovery, rallentando la campagna di vaccinazione e lasciando il Paese allo sbando. Andare alle urne in queste condizioni significa delegittimare la politica. Dalle urne non uscirebbe nessun vincitore, ma solo la sconfitta del Paese.

On. Daniela Ruffino, deputata di Forza Italia

Stellantis, Chiamparino: “Forti potenzialità”

 “UNA SFIDA DECISIVA PER TORINO E IL PIEMONTE”

«Con Stellantis nasce un gruppo dalle forti potenzialità strategiche a livello globale, con una solida presenza in Europa e nel continente americano, e interessanti prospettive verso i nuovi mercati dell’estremo Oriente. L’ambizione di Torino e del Piemonte, nonostante gli squilibri nella governance del gruppo, deve essere quella di rimanere una delle teste strategiche di Stellantis, sviluppando nuove produzioni dall’elettrico ai motori a scoppio più innovativi. Bisognerà saper fare sistema, sia per garantire nuovi investimenti sia per difendere e accrescere l’occupazione. Credo che per le ambizioni di Stellantis sul versante della mobilità sostenibile, l’automotive torinese costituisca una risorsa importante di imprenditorialità, conoscenza è saper fare».

Sergio Chiamparino – Consigliere regionale Pd

Edilizia convenzionata, Gallo (Pd): “60 milioni fermi”

“CHIEDEREMO CHIARIMENTI ALLA GIUNTA”

4 gennaio 2021 – “Abbiamo appreso dagli organi di informazione che 60 milioni destinati a costruire 400 alloggi di edilizia convenzionata con la conseguente creazione di 1.200 posti di lavoro, sarebbero fermi, dal momento che non è stato pubblicato alcun bando attuativo della delibera del febbraio 2019 della Giunta Chiamparino che aveva individuato i criteri per gli interventi nel campo del Welfare e la classificazione dei comuni ad alta tensione abitativa. Martedì prossimo in Consiglio presenterò un question time su questa vicenda che, se confermata, sarà davvero paradossale e grave soprattutto in un momento di crisi come questo” dichiara il Presidente del Gruppo Pd in Consiglio regionale Raffaele Gallo.

“Se effettivamente i soldi sono stati stanziati e se il nuovo governo regionale di centrodestra ha confermato l’intenzione di dare continuità a questo progetto mi chiedo che cosa sia successo e perché non sia stata avviata questa azione di rilancio che darebbe uno stimolo concreto all’economia” spiega Gallo.

“Voglio risposte che chiariscano quali siano i motivi che hanno bloccato questo investimento che interessa un tema tanto delicato come quello del diritto all’abitazione, che il Partito Democratico ha sempre messo al centro delle proprie politiche. La creazione di nuovi alloggi rappresenta un aiuto concreto per le fasce più vulnerabili della popolazione che, purtroppo, la pandemia ha reso ancora più fragili” conclude il Presidente Gallo.