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Un pizzico di delusione per il nuovo governo

Governo Draghi,  magari si poteva fare di più,  per ora accontentiamoci. Alla fine tutti hanno portato a casa qualcosa. Siamo decisamente curiosi se  e quando Matteo Salvini prenderà il primo aereo utile per Lampedusa per accogliere i migranti. Diciamocelo fino in fondo, Luigi Di Maio ancora Ministro degli Esteri è un pugno nello stomaco.

Si sa che , comunque i pentastellati sono il Partito di maggioranza relativo. Manuale Cencelli docet. 9 ministri di Conte confermati. Mi sa che qui  la spinta propulsiva di Matteo Renzi si è spenta. Vedremo i sottosegretari. Forse, comunque, la  stessa solfa. Vero, nei Ministeri che contano Forza Italia non ci azzecca.  Ma vedere Berlusca raggiante non ha prezzo: fino a tre mesi fa nel cantuccio. Ora , addirittura tre ministeri. Lui che ha dato il maggiore contributo alla quota donna. Mario Draghi ha scelto in totale solitudine , come vuole la Costituzione. Ma qualcuno dei suoi ha trattato, mi sa! E Sergio Mattarella? Innanzitutto un grazie di cuore. Ha fatto tutto ciò che umanamente era possibile fare. Rimettendo a Mario Draghi il compito di proseguire. Insomma vedremo ma ammettiamo: siamo delusi. Non trovo altra parola. Ci si aspettava molto,  ma molto di più. Inutile negarlo. Si dovrebbe aprire una nuova fase. Anche se , contenti di ammetterlo , il governo Conte era sbilanciato al Sud. Ora il Governo Draghi è ( speriamo volutamente ) sbilanciato verso il Nord. Aggiungiamo noi:  meno male.
Infatti,  vorrei ricordare ai miei amati concittadini che Torino,  oltre ad essere stata la capitale d’ Italia è stata una delle capitali del Nord Italia. Giorgetti allo Sviluppo economico la dice lunga e se noi piemontesi , in particolare i politici piemontesi, non ci inseriamo,  siamo particolarmente stupidi. Il Piemonte è sempre più una regione per anziani. E questa non è una bella cosa. Torino ed il Piemonte devono risorgere. Viceversa la morte per conduzione è assicurata. A Berlusca non siamo mai stati simpatici.  Ma ha bisogno di radicarsi. Il Pd è meglio che si dia una mossa , viceversa perderà di nuovo a Torino. Molinari arriva da Alessandria. La provincia più devastata da covid e deindustrializzazione. A Biella i leghisti la fanno da padroni con quelli di Fratelli d’ Italia boccheggianti. Anche il nostro Governatore Cirio ci sta ripensando e non entra più in Fratelli d’Italia. Ora al Governo ci sono proprio tutti,  tranne quelli della Meloni.
Ma una mano ce la può dare anche Guido Crosetto. Lui di economia se ne intende. Cuneese doc. Molti cassaintegrati,  lavoratori , come gli operai EMBRACO,  sono disperati. Dicono di aver finito da un po’ i soldi. Aggiungono taluni che gli aiuti maggiori li hanno avuti dai genitori in pensione. Se non c’ è sviluppo,  mancheranno anche i soldi per le pensioni. Elementare. Archiviata la stupidaggine della decrescita felice , si deve ritornare allo sviluppo. Sia ben chiaro , allo sviluppo ecosostenibile.  Ma sempre sviluppo e non assistenza,  ed anche l’assistenza,  doverosa verso le fasce povere,  è possibile se c’ è sviluppo. Persino,  spero, i pentastellati lo hanno capito. Concretamente? Si voterà,  ora grandi discussioni, grandi confronti,  e perché no, grandi scontri. Ovviamente,  sempre,’  nell’ ambito del lecito. Confronto su quale modello di sviluppo. Siamo siamo curiosi di vedere l’elenco dei sottosegretari. Ad oggi nessun  piemontese come ministro. In questo contesto non è un buon segnale. Non dobbiamo rassegnarci. Soprattutto non si deve rassegnare la politica ed i politici  nostrani. L’ unico modo possibile è avere un rapporto con il territorio per gli  interessi del territorio. Tutti sono concordi nel dire,  nel sostenere che Mario Draghi ha una considerazione e credibilità internazionale. Ora , noi vorremmo che i nostri politici piemontesi avessero una considerazione e credibilità in Italia. Tra le altre cose il nostro ” cuneese ” Governatore Cirio in Europa c’è stato per tanti anni.  Speriamo che abbia mantenuto dei buoni rapporti per portare, diciamo così, il dovuto nella nostra Regione. Speriamo.

Patrizio Tosetto

Il Sindaco di Salbertrand aderisce a Italexit con Paragone

Nella giornata di martedì 9 febbraio il Sindaco di Salbertrand (Torino), Roberto Pourpour, ha ufficializzato la propria adesione al partito Italexit con Paragone insieme a Vice Sindaco e Giunta.

La decisione è maturata, nel rispetto di quel 67% di salbertrandesi che lo hanno votato, dopo una lunga riflessione sulle difficoltà che i piccoli comuni devono affrontare per soddisfare i bisogni della comunità e del territorio all’interno di un contesto, come quello dell’Unione Europea, che privilegia gli interessi di pochi a discapito del benessere collettivo.

In una dichiarazione congiunta con gli altri amministratori, Pourpour ha puntato il dito contro gli abusi ambientali che colpiscono l’Alta Valle di Susa: “Viviamo in un territorio martoriato da autostrade, ferrovie, cantieri e discariche abusive di materiali inquinanti e pericolosi: chi viene a lavorare in queste zone gode di una immunità de facto che gli consente di abusarne liberamente per il proprio profitto. Oggi sono necessari ingenti investimenti in bonifiche e interventi di prevenzione del dissesto idrogeologico ma a Bruxelles dicono che non ci sono fondi”.

Pourpour non ha dubbi sulle priorità dell’Italia in questo momento storico: “Serve progettare una politica che rimetta al centro del dibattito il lavoro, i cittadini, i territori, le piccole e medie imprese e l’ambiente in modo da costruire un futuro migliore per noi e i nostri figli. Tutto questo non è possibile sotto i vincoli dell’Europa e della moneta unica”.

L’adesione è stata accolta con entusiasmo dai referenti locali e regionali del partito, Franco Trivero e Luciano Bosco: “L’ingresso di Pourpour e della giunta di Salbertrand per noi ha un valore speciale. Ciò che questi territori sono costretti a subire in nome dell’eco-mostro del TAV rappresenta esattamente quanto sta accadendo in Italia da 30 anni: l’imposizione coatta di una visione del mondo ormai superata e fallimentare, contro cui i cittadini hanno l’obbligo di opporsi”.

Italexit con Paragone

Torino Tricolore controlla piazza Carlo Felice

Riceviamo e pubblichiamo / Nei giorni scorsi quattro ragazze sono state
aggredite da due stranieri in piazza Carlo Felice. Un marocchino ha
atterrato una ragazza di 16 anni e ha iniziato a palparla. L’uomo, poi
fermato dalla polizia, è risultato irregolare sul territorio nazionale.
“Abbiamo saputo dai giornali ciò che è accaduto nei giardini di piazza
Carlo Felice, già altre volte scenario di aggressioni e covo di
malintenzionati, e abbiamo deciso di recarci subito a verificare con i
nostri occhi” ha dichiarato Matteo Rossino, di Torino Tricolore.
“La situazione che abbiamo trovato è, come previsto, disastrosa. In
pieno centro c’è un giardino terra di nessuno. Gruppi di tossici,
alcolizzati e stranieri. Non c’è da stupirsi se poi accadono queste
cose”, prosegue Rossino “non è possibile che le Istituzioni non se ne
rendano conto, non è un problema degli ultimi giorni, ma una situazione
che si trascina da anni.”
“Stasera abbiamo appurato che questo posto non è sicuro e, se chi di
dovere non interverrà subito – ha concluso Rossino – torneremo ogni sera
per presidiare questa bella piazza del nostro centro. E renderla di
nuovo vivibile per i torinesi”.

Franco Marini, un uomo schietto e coerente

Con la scomparsa di Franco Marini se ne va un pezzo, ancorchè significativo e di grande qualità, della storica tradizione del cattolicesimo sociale nel nostro paese. Un filone ideale che ha accompagnato e arricchito la crescita e il consolidamento della democrazia nel nostro paese e che ha partecipato attivamente, attraverso i suoi leader, ad affrontare e a sciogliere i nodi politici più difficili che si affacciavano di volta in volta all’attenzione dell’agenda politica italiana.

 

E Franco Marini queste sfide e queste difficoltà le ha vissute ed affrontate con la schiena dritta, sempre da protagonista e da combattente. Com’era, del resto, il suo carattere. Ruvido ma profondamente e autenticamente umano. Disponibile al dialogo e al confronto senza mai assumere atteggiamenti dettati da una valenza ideologica o riconducibili ad una chiusura pregiudiziale. Così è stato per lunghi anni nel sindacato, nella “sua” Cisl, e così è stato, a maggior ragione, nell’impegno politico, nel partito di ispirazione cristiana e come uomo delle istituzioni. Certo, era simpaticamente definito come “lupo marsicano” a conferma del suo radicamento territoriale e dell’amore per la sua terra d’origine, l’Abruzzo. Ma anche, e soprattutto, per richiamare la coerenza, la bontà e la solidità del suo carattere.

Franco Marini però, al di là del suo lungo e ricco magistero sindacale, politico ed istituzionale, è stato anche e soprattutto un solido punto di riferimento della tradizione del cattolicesimo sociale nel nostro paese. La sinistra sociale di Forze Nuove, il suo fecondo e straordinario legame, umano e politico, con Carlo Donat-Cattin e con l’universo del popolarismo di ispirazione cristiana, hanno fatto di Marini per molti anni il punto di riferimento per eccellenza di questa nobile e qualificata corrente ideale. E proprio il protagonismo politico, sociale, culturale ed istituzionale dei cattolici popolari non poteva prescindere dal suo apporto, dalla sua storia e dal suo esempio concreto e tangibile. Un sodalizio, quello con Donat-Cattin, che ha segnato la sua presenza nella Cisl e nell’impegno concreto nella politica. Sempre all’insegna dei valori e della cultura del popolarismo di ispirazione cristiana. Una leadership, quella politica, che Marini assume in prima persona dopo la scomparsa di Donat-Cattin nel marzo del 1991. Prima attraverso la guida di Forze Nuove, la storica corrente della sinistra sociale nella Democrazia Cristiana e poi, dopo la fine della Dc, con l’impegno diretto nel Ppi, nella Margherita e infine nel Partito democratico.

 

Una “bussola nella tempesta” per citare il titolo di uno dei suoi tanti editoriali scritti sulla rivista di Donat-Cattin, “Terza Fase”. E Franco Marini, per molti anni, è stato veramente un bussola decisiva per l’impegno politico concreto dei cattolici popolari e dei cattolici democratici nella società. Aiutato, certo, anche dal suo carattere e dalla sua indole. Un uomo schietto, coerente, dove la mediazione non era mai un cedimento al ribasso ma lo strumento per raggiungere un obiettivo che aveva nella difesa e nella promozione dei ceti popolari il suo naturale epilogo politico. Era un uomo che puntava alle scelte concrete. La sua formazione culturale, ma soprattutto il suo apprendistato sociale, non potevano sfociare mai in dissertazioni astratte o virtuali. Al centro di ogni riflessione e di ogni discussione – nella corrente di Forze Nuove come nel partito, negli articoli sulle riviste come negli interventi ai convegni – c’era sempre la sottolineatura dei bisogni, delle istanze, delle domande e quindi della difesa dei ceti popolari. Un filo rosso che ha segnato la sua vita, il suo impegno sociale e politico, la sua presenza nelle istituzioni e anche e soprattutto il suo stile di vita.

Ecco perché il magistero di Franco Marini non si ferma oggi. Prosegue. Va avanti. La sua testimonianza ricca di valori, di scelte, di cultura politica e di azione concreta richiedono un rinnovato impegno dei cattolici democratici e popolari nella società contemporanea. E anche per ricordare il suo “coraggio”. Perché Franco Marini era soprattutto un uomo coraggioso. Le sue scelte nelle diverse fasi storiche, concrete e sempre ispirate all’universo valoriale del cattolicesimo democratico, popolare e sociale, fanno di Franco Marini un punto di riferimento insostituibile per chi vuole continuare a testimoniare questa cultura e questi valori nella cittadella politica italiana attuale.

Giorgio Merlo

Montaruli (Fdi): “Nipt test importante, ma aiuti per gravidanza”

“Il Nipt test è un importante servizio per le donne in gravidanza, ma non si dimentichi chi sceglie di far nascere un bambino anche se disabile” a dichiararlo è la parlamentare di Fratelli d’Italia Augusta Montaruli, intervenendo sulla lettera diffusa oggi dal presidente di Federvi.P.A.., Federazione dei Movimenti per la Vita.

“Le osservazioni contenute nel testo sono preziose e credo siano utili per avviare un dibattito sulle politiche per la famiglia. Le donne che scelgono di proseguire la gravidanza, nonostante l’esito del test, devono essere adeguatamente sostenute a livello economico e psicologico. Non si possono lasciare soli quei genitori che scelgono la vita, nonostante le difficoltà. Mi auguro che tutte le regioni italiane possano predisporre adeguati percorsi terapeutici, pediatrici e socio assistenziali gratuiti. Fratelli d’Italia presenterà alla Camera una risoluzione in questo senso, al fine di aiutare concretamente i genitori che scoprono la disabilità. Il test, senza preoccuparsi anche di questo aspetto, non ha un senso”.

Scuola fino al 30 giugno? Grimaldi (LUV): “idea sbagliata”

“Non si sottovaluti il lavoro a distanza svolto in questi mesi dagli insegnanti”

“L’interesse per la scuola è un buon segno, ma credo che sarà il Ministro competente a doversene occupare attraverso un confronto con quel mondo che ha operato in condizioni di grande difficoltà. Le uscite a gamba tesa non sono utili” – così il Capogruppo di Liberi Uguali Verdi, Marco Grimaldi, commenta le dichiarazioni del Premier incaricato, Mario Draghi, sull’ipotesi di “recuperare” le “ore perse” con un prolungamento dell’anno scolastico fino al 30 giugno.

“Quale tempo perso?” – prosegue Grimaldi – “In questi mesi gli insegnanti non hanno giocato, né hanno scelto loro di stare a casa. Non è certo loro responsabilità se è mancato un piano di adeguamento all’emergenza del trasporto pubblico, né il fatto che si sia scelto di offrire ai ragazzi con maggiori difficoltà una discriminante soluzione di ripiego, che tra l’altro ha comportato una presenza a scuola per metà tempo per molti insegnanti. Rinnegare il lavoro svolto a distanza con la Dad mi pare un insulto a chi con fatica se n’è fatto carico. Un conto è prevedere soluzioni flessibili per consentire un sostegno in più a chi è in difficoltà, diverso è un allungamento generalizzato del calendario che non tiene conto di un contesto variegato e di un divario formativo differenziato”.

Avetta (Pd): “voucher taxi per personale scolastico e sanitario”

 “Nella campagna vaccinale i taxisti devono essere considerati tra le categorie a rischio”

Paola Bragantini (CIGL TAXI): «Da mesi avanziamo proposte ma zero risposte. Chiediamo di essere coinvolti nei tavoli progettuali»

« In II Commissione consiliare abbiamo ascoltato le richieste avanzate dalle organizzazioni sindacali dei tassisti, che lamentano una situazione ormai insostenibile e chiedono che anche la Regione Piemonte avvii le iniziative messe in campo dal governo nazionale che ha destinato fondi specifici per l’integrazione del trasporto pubblico locale anche attraverso l’utilizzo di taxi ed NCC. La Giunta regionale deve ascoltare e recepire queste sollecitazioni, e magari replicare quanto fatto da altre Regioni, ad esempio il Lazio che ha stanziato 4 milioni di euro per finanziare voucher taxi destinati a docenti e personale Ata, alleggerendo così la pressione su bus e tram. Sarebbe importante fare la stessa cosa anche in Piemonte, favorendo non solo il personale scolastico ma anche per quello sanitario. Infine, anche i taxisti dovrebbero essere ricompresi tra le categorie a rischio ai fini delle vaccinazioni antiCovid19»: lo afferma il Consigliere regionale Alberto AVETTA (Pd)  a margine dell’audizione dei sindacati dei taxisti a Palazzo Lascaris.

«È dalla scorsa primavera che ci rendiamo conto di quanto sia importante strutturare il sistema dei trasporti in modo flessibile e sinergico per assicurare maggiore efficienza, quindi minori assembramenti e occasioni di contagio-commenta Paola Bragantini (CIGL TAXI)-Abbiamo avanzato proposte di trasporti dedicati per studenti o professioni sanitarie: risposte zero. In molte realtà italiane si sono avviate fasi operative interessanti ed innovative, che riguardano il personale scolastico, qui in Piemonte non siamo stati nemmeno convocati ai tavoli progettuali. Riteniamo che il ritardo vada colmato con maggiore coinvolgimento, e soprattutto con maggiore capacità progettuale da parte della struttura regionale».

Chiusura Uffici di Polizia, il no di Berutti (Cambiamo)

“evitare scelte poco lungimiranti e garantire sicurezza cittadini”

 
“Ancora una volta gli italiani apprendono dai giornali di possibili imminenti chiusure di Uffici di Polizia e presidi di sicurezza. Ipotesi inaccettabili, che vanno stroncate sul nascere”. È quanto dichiara in una nota il Senatore di Cambiamo, Massimo Berutti, in relazione alle possibili chiusure di oltre venti Uffici di Polizia, Ferroviaria, Stradale e di Frontiera, quale conseguenza della riduzione dell’organico disposta dalla cosiddetta riforma Madia. “Quello della chiusura degli Uffici di Polizia è un tema che si riaffaccia ciclicamente. Già lo scorso anno avevo presentato un’interrogazione al Ministro dell’Interno per fare chiarezza sul tema ed esortarlo a non prevedere chiusure a presidi di sicurezza fondamentali. Ora il problema si affaccia nuovamente e va subito risolto attraverso un cambio di paradigma che affermi la necessità di presidiare i territori e di rafforzare le presenze e non il contrario”. Le chiusure delineate in alcuni provvedimenti amministrativi riguarderebbero dieci Uffici della Polizia ferroviaria, otto della Stradale e cinque della Polizia di frontiera. Chiusure che toccherebbero presidi importanti come quelli di Campobasso, Torino-Orbassano, l’aeroporto di Parma, i porti di Gioia Tauro, La Spezia, Taranto e il traforo del Gran San Bernardo. Inoltre, dei sei presidi di Polizia stradale in chiusura a livello nazionale, tre sarebbero in Piemonte, a Borgomanero, Ceva e Domodossola.

Salizzoni-Valle (Pd): “Individuare punti vaccinali per Torino”

Nel corso dell’informativa sulle vaccinazioni che l’assessore Icardi ha tenuto  presso la IV Commissione del Consiglio Regionale, è emerso che non è stato ancora individuato dove si svolgerà la campagna vaccinale nella città di Torino.

Ad oggi l’Assessore ha confermato tre ipotesi: l’ex poliambulatorio di via Schio, la sede della protezione civile di corso Marche e l’ex ospedale militare Riberi.

“Riteniamo non solo urgente individuare i punti vaccinali per la Città di Torino, ma anche individuarne più di uno da subito, diversamente da quanto indicato dalla Giunta nella presentazione del piano vaccinale la scorsa settimana. È il modo migliore per arrivare preparati alla fase 4, quella coinvolge tutta la popolazione, che richiederà ampi numeri e una diffusa accessibilità sul territorio. Oggi l’Assessore Icardi ha dato rassicurazioni generiche in questo senso, ma torneremo a chiedere parole definitive” hanno dichiarato Mauro Salizzoni, Vicepresidente del Consiglio regionale, e Daniele Valle, che coordina il gruppo di lavoro del Consiglio Regionale sul Covid19.

Mauro Salizzoni, Vicepresidente del Consiglio regionale del Piemonte

Daniele Valle, Coordinatore Gruppo di indagine sul Covid19

Embraco, Italexit: “I veti Ue mandano 400 persone in mezzo a una strada”

L’ora più buia per i lavoratori dell’ex-Embraco è arrivata: il curatore fallimentare di Ventures – l’improbabile partner industriale scovato da Calenda nel 2018 – ha avviato le procedure di licenziamento collettivo per 398 dipendenti su 406.

Una gigantesca beffa, nella forma e nella sostanza, che nelle ultime settimane è scaduta nel grottesco. Da un lato la possibilità di garantire finalmente un futuro a questo persone tramite la creazione di un polo della componentistica per elettrodomestici con Embraco e ACC di Belluno; dall’altro le farneticazioni dell’Unione Europea – su pressioni dell’Austria – in materia di aiuti statali alle imprese e la solita indifferenza delle banche che usano il cambio di Governo come scusa per tirarsi indietro.
Italexit con Paragone chiede garanzie per i lavoratori e punta il dito contro la tecnocrazia di Bruxelles, che evidentemente considera sacrificabili centinaia di famiglie purché si continui a rispettare il diktat liberista. Altrettanto indecente la retromarcia degli istituti bancari che avrebbero dovuto prestare il capitale necessario per avviare la nuova azienda: è evidente che non basterà un ex banchiere come Primo Ministro per ristabilire la funzione sociale del credito. Tutte scene di un film già visto: finite le pompose dichiarazioni dei governanti sulle “nuove risorse per il rilancio del Paese”, l’economia reale non vede neanche un centesimo. Usciamo da questa gabbia prima che sia troppo tardi.
ITALEXIT CON PARAGONE – TORINO