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“Slogan, errori e promesse non mantenute dalla Giunta piemontese”

Caro Direttore, i dati relativi ai contagi, alla lentezza della campagna vaccinale ed alla percentuale di occupazione dei posti di Terapia Intensiva in Piemonte, pubblicati in questi giorni evidenziano ancora una volta, tutti gli evidenti errori di gestione messi in atto dalla nostra Giunta Regionale.

L’analisi dei tassi di incidenza dei contagi delle ultime tre settimane, indicano il Piemonte come una delle regioni con le peggiori performance, superato in questa classica dal solo Friuli. Infatti, sebbene a livello nazionale si sia registrato un miglioramento del livello del rischio complessivo, in alcune regioni, tra cui la nostra, il rischio, nonostante le vigenti norma restrittive, è addirittura aumentato, ponendo pesanti dubbi circa la possibilità di un allentamento delle restrizioni dopo la prossima Pasqua. Il Piemonte, quindi, già classificato rosso scuro nella mappa del rischio redatta dall’UE, vedrà il mantenimento della propria zona rossa ancora per parecchie settimane, con tutte le conseguenze sociali ed economiche relative.

Dal bollettino emanato dall’unità di crisi regionale, non emergono dati incoraggianti, con un numero di contagiati complessivi in costante aumento ed un tasso di occupazione dei posti letto di terapia intensiva preoccupante. Ad oggi, infatti, si contano 358 ricoverati nei posti letto intensivi della Regione, pari ad un tasso del 55% circa. Questo, però, porta a chiedersi che fine abbiano fatto i posti letto promessi dall’Assessore Icardi il 13 Dicembre scorso quando, elogiando i grandi sforzi messi in campo e previsti per affrontare la terza ondata, prevedeva l’aggiunta di 299 posti letto ai 774 già esistenti. Purtroppo, di questi posti letto, promessi lo scorso Dicembre, ad oggi non vi è ancora traccia, nonostante siano passati più di 3 mesi da quella dichiarazione. Quasi 300 posti letto che, se fossero già stati resi operativi, porterebbero oggi il tasso di occupazione intorno al 35%, decisamente inferiore all’attuale.

Ma non è solo il mancato potenziamento della rete ospedaliera a preoccupare: infatti, la lentezza pachidermica con cui si sta portando avanti la campagna vaccinale nei nostri territori, rischia di costare cara sia in termini di vite umane che a livello economico per tutte le attività costrette, ancora per lungo termine, a mantenere chiusi i battenti. In questi giorni si è sottolineato più volte come solo il 55% degli ultra ottantenni piemontesi abbia ricevuto la prima dose di vaccino e solamente il 13% sia stato sottoposto a doppia inoculazione. Dati scoraggianti, che portano il traguardo dell’immunità di gregge a divenire una chimera da raggiungere, forse, tra qualche anno. Nonostante le dichiarazioni rilasciate più volte dal Governatore Cirio e dall’Assessore Icardi, riguardo accordi, accelerazioni e progetti per velocizzare la campagna, non è stato raggiunto alcun risultato concreto, rendendo evidente l’utilizzo di queste uscite come puro slogan degno di una campagna elettorale.

Oggi più che mai è necessario che la politica torni a fare la politica, lontana da atteggiamenti meramente propagandistici, per tornare a prendere decisioni serie e piani coerenti con la situazione corrente.

Come Buona Destra sollecitiamo le Istituzioni, nazionali e locali, a compiere con pragmatismo, concretezza e decisione le scelte opportune per il necessario cambio di passo, volto a portar fuori il nostro Paese ed i nostri territori dalla situazione drammatica che stiamo vivendo.

La politica deve tornare al più presto ad occupare quel ruolo di guida delle comunità, abbandonare la propaganda e riprendere in mano con decisione le redini di una situazione ampiamente fuori controllo. Lo richiedono le comunità, lo richiede l’economia, lo richiede il rispetto per la salute delle persone e di coloro che l’hanno persa.

Basta slogan, basta dichiarazioni ridondanti, la Buona Destra sollecita la Giunta Regionale del Piemonte a decidere, a programmare, ad essere pragmatica, indicando soluzioni concrete e realizzabili ai molti problemi con cui, oggi, i piemontesi continuano a doversi confrontare.

Claudio Desirò

Coordinatore Buona Destra Piemonte 

Rider, Grimaldi: “Quando saranno riconosciuti dalla legge italiana?”

Sciopero rider; Grimaldi (LUV): I tribunali di tutta Europa stanno riconoscendo che è lavoro subordinato. Quando lo farà la legge italiana?

“Li chiamiamo lavoratori essenziali, ma non riconosciamo la loro dignità. Io sto con i rider in sciopero contro l’accordo pirata firmato tra Assodelivery e Ugl” – dichiara il Capogruppo di Liberi Uguali Verdi, Marco Grimaldi, sullo sciopero dei giorni scorsi dei rider di tutte le piattaforme del delivery in tutta Italia, che dopo i fattorini (e non solo) di Amazon si sono fermati per 24 ore. Stop delle consegne e invito ai consumatori a non chiamare per l’intera giornata per ricevere pasti o acquisti.

“Chiedono una cosa molto semplice, ossia di essere inquadrati in un vero contratto collettivo nazionale, con tutele e diritti riconosciuti: ferie, malattia, TFR, indennità di lavoro notturno e durante la pandemia, salario adeguato – prosegue Grimaldi, primo firmatario di una proposta di legge al Parlamento che vuole garantire maggiori tutele, regolarizzando i lavoratori della gig economy a livello nazionale: “Come diciamo da anni, dobbiamo smettere di chiamarli lavoretti, gli occupati di quei settori sono a tutti gli effetti lavoratori dipendenti e i tribunali dell’Europa intera lo stanno riconoscendo. Quando lo farà la legge italiana?”

Cane, lega: “Riparte la toelettatura per animali”

Riceviamo e pubblichiamo / “In queste ultime settimane, dopo numerose segnalazioni da parte di operatori del settore, ho fatto in modo che potesse essere garantita la possibilità di apertura per le toelettature, incrociando le direttive anti Covid con i pareri degli esperti del settore veterinario; – dichiara il consigliere regionale della Lega Salvini Piemonte Andrea Cane, che da circa un anno segue la tematica al fianco dei toelettatori del Piemonte -.

L’ordinanza, firmata poco fa dal presidente Alberto Cirio dopo numerose consultazioni con la Prefettura e i responsabili dei settori regionale Emergenza Covid 19 e Prevenzione e Veterinaria, parte dal presupposto che l’attività dei servizi di cura degli animali da compagnia sia necessaria per la salute e il benessere degli animali d’affezione e per la sicurezza dei contesti domestici che li ospitano. A far data da oggi, 29 marzo, e fino al termine dello stato di emergenza sul territorio nazionale relativo al rischio sanitario connesso all’insorgenza di patologie derivanti da agenti virali trasmissibili, nei periodi in cui sono applicabili alla Regione Piemonte le misure del contenimento del contagio che si applicano in Zona rossa è consentita l’attività dei servizi di cura degli animali da compagnia (Codice ATECO 96.09.04), previo appuntamento e autodichiarazione da parte del proprietario che l’animale non convive con persone poste in quarantena o affette da COVID-19, esclusivamente con modalità che non prevedano l’ingresso dei clienti presso i locali dell’esercizio e limitino all’essenziale i contatti tra gli addetti e i clienti, tenuti tutti a utilizzare i mezzi di protezione personale anche durante i contatti con l’animale e garantendo il distanziamento sociale. Ringrazio quindi per la collaborazione il presidente Alberto Cirio e in generale l’ufficio di Presidenza della Giunta regionale per l’ottimo lavoro di ascolto e comprensione verso una categoria che attendeva delle indicazioni per poter lavorare in piena sicurezza, al fine di assicurare il benessere e l’igiene dei piccoli amici che accompagnano ogni giorno la vita delle nostre famiglie piemontesi. Ulteriore motivo d’orgoglio è aver avuto la conferma anche dalla Federazione Nazionale Toelettatori che siamo stati tra le prime Regioni in zona rossa ad aver valutato da tempo un’apertura reale nei loro confronti, tramite un’ordinanza precisa e coerente con i pareri epidemiologici”.

Qui di seguito la dichiarazione congiunta di Francesca Larghi e Alessandra Guzzon, rispettivamente Vicepresidente e Consigliere nazionale referente piemontese della Federazione Nazionale Toelettatori: “La Fnt in collaborazione con la Confederazione Nazionale dell’Artigianato e della Piccola e Media impresa, dopo aver presentato il protocollo di sicurezza e le prassi igienico sanitarie agli organi competenti per i saloni di toelettatura, ha finalmente ottenuto la riapertura delle toelettature in Piemonte. Ci auspichiamo che anche tutte le altre regioni seguano l’esempio del Piemonte: un sentito ringraziamento alla Cna e alla Regione Piemonte”.

«Nelle RSA di abbandono si muore»

Il dolore di nonne e nonni che da 400 giorni non abbracciano figli e nipoti è una tragedia nella tragedia della pandemia: le drammatiche testimonianze di familiari di ospiti deceduti nelle strutture ci ricordano che anche la solitudine uccide. Faccio mio l’appello della Fondazione di Promozione Sociale Onlus: si riprendano presso le RSA le visite di figli e familiari.

«Non è morto di Covid, ma di solitudine, trascuratezza, abbandono»: parole che ricorrono in tante, troppe testimonianze di figli, nipoti, familiari di ospiti delle nostre RSA. Ospiti che da 400 giorni non vedono i propri cari nella propria stanza. Faccio mie le parole e le richieste espresse dalla Fondazione Promozione Sociale Onlus al Presidente Cirio e al Consiglio Regionale del Piemonte: riprendiamo le visite presso le strutture residenziali piemontesi.


Le visite possono essere organizzate in assoluta sicurezza, con stanze dedicate, plexiglass, guanti e camici. Non perdere i contatti con i propri affetti è fondamentale nella tutela della salute psicofisica, oltre che essere un diritto della persona. La maggior parte degli ospiti è oggi vaccinata contro il Covid-19, quale ulteriore e decisivo fattore di sicurezza. Chiediamo che il Presidente Cirio si pronunci ufficialmente con un’ordinanza e chiediamo alle stesse strutture e a chi le gestisce di permettere ai propri ospiti di vedere figli e nipoti.

Silvio Magliano – Presidente Gruppo Consiliare Moderati, Consiglio Regionale del Piemonte.

Il “centro” senza i Popolari non esiste

Il dibattito attorno ad un polo o partito di “centro” è destinato ad infittirsi nelle prossime
settimane. Se ne parla, se ne sente la necessità e, soprattutto, è utile in un contesto politico in cui
continua ad essere presente una forte e massiccia radicalizzazione del conflitto politico con una
scarsa propensione a declinare seriamente la cosiddetta “politica di centro”.

E questo perchè,
purtroppo, continua a correre quel trasformismo che è stato la cifra distintiva della stagione
politica che si è aperta con le elezioni del marzo 2018. Un trasformismo che continua a
manifestarsi in modo persin plateale. È appena sufficiente scrutare i passaggi, sempre più
disinvolti, del partito dei 5 stelle per rendersene conto. È altresì vero che le stesse coalizioni che si
vogliono mettere in piedi sono la semplice sommatoria di partiti “contro” qualcuno e quasi mai
“per” un progetto politico di lunga durata e guidato da una prospettiva realmente alternativa
rispetto alla parte avversa, cioè ai potenziali avversari. Sono scelte dettate dal puro tatticismo
dove la valenza politica e programmatica è sempre spostata in avanti. E pertanto quasi
inesistente. Ed è per questo semplice motivo che, forse, è giunto il momento di far decollare un
progetto che spezzi il vortice della spirale trasformistica da un lato e che, soprattutto, sappia
introdurre dall’altro alcuni elementi decisivi che qualificano una vera cultura di governo.

Ora, è un fatto largamente risaputo che il “centro” continua a far parlare di sè, e anche molto, e
che alcuni capi di piccolissimi partiti se lo vogliono intestare. Quasi per decreto oppure per strane
e singolari autoinvestiture. Certo, fa effetto che il capo di un piccolo partito personale e forse il più
lontano da qualsiasi vocazione inclusiva – oltre ad essere fortemente contestato per la sua persin
plateale incoerenza politica ripetutamente declinata in questi ultimi anni – e cioè, Renzi, pensi
curiosamente di rappresentare il “centro” politico nel nostro paese. Per non parlare, forse più
legittimamente e anche comprensibilmente, di Calenda o addirittura dei radicali. Chi ha sempre
seguito, o ha militato o si è riconosciuto nelle formazioni politiche di “centro” nel passato o in
tempi più recenti, non può che guardare con stupore se non con allegria a tutti coloro che in
questa fase turbolenta e caotica pensano di rappresentare culturalmente e politicamente – e quasi
in modo esclusivo – un’area di “centro” o, meglio ancora, una cultura politica di centro nell’attuale
contesto pubblico italiano.

Ma, al di là dei tentativi di vari capi partito o di sigle e cartelli elettorali di intestarsi simpaticamente
l’intera rappresentanza di un’area politica che è sempre stata decisiva nei vari snodi che hanno
caratterizzato la storia democratica del nostro paese, è del tutto evidente che questo campo
politico potrà decollare solo nel momento in cui sia visibile e percepibile al suo interno anche il
ruolo e la funzione della cultura popolare e cattolico sociale. Cioè la cultura cattolico democratica
e cattolico sociale. Senza questa presenza culturale, ancorchè non esclusiva, qualsiasi ipotesi di
ricostruire un’area politica di “centro” è semplicemente destinata al fallimento. E questo ancora al
di là della scarsa affidabilità politica di chi pensa, fantasiosamente, di rappresentare per diritto
divino il “centro”.

Al contempo, è del tutto ovvio che la variegata e articolata area cattolico popolare e sociale non
può continuare ad andare in ordine sparso. E questo perchè nel momento in cui la geografia
politica italiana è destinata ad essere attraversata da profondi cambiamenti – come in parte è già
avvenuto ad appena poco più di un mese dall’avvento di Draghi al Governo – è quantomai
necessario che si verifichi anche una unità forte e convinta di chi, all’interno della tradizione
cattolico popolare, pensa di scommettere su una nuova avventura politica che non può che avere
successo. Politico ed elettorale. Fuorchè qualcuno pensi, carnevalescamente, che l’ex partito del
“vaffaday” possa ambire a rappresentare un’area di centro in virtù di una doppia se non tripla
piroetta trasformistica dei suoi capi o “elevati”. No, perchè da quelle parti, per dirla con una felice
battuta di Donat-Cattin degli anni ‘80, “sono capaci, capacissimi, capaci di tutto”. Ma sempre 5
stelle restano. E cioè, un’ideologia fondamentalmente ispirata all’anti politica,
all’antiparlamentarismo e al populismo.

Ed è per questi semplici motivi che, senza i cattolici popolari e sociali un “centro” credibile, serio
ed affidabile non può decollare nel nostro paese. È compito, semmai, di chi si riconosce in
quest’area, innanzitutto, e di chi continua a ritenere importante un luogo capace di declinare una
autentica “politica di centro” attivare adesso una iniziativa. Politica e organizzativa. E, com’è
altrettanto ovvio, dev’essere una iniziativa politica aperta a tutti, inclusiva e democratica,
riformista e plurale e capace di spezzare quella spirale trasformistica che ha avvolto il sistema
politico italiano in questi ultimi anni.

Giorgio Merlo

Il candidato Igor Boni giardiniere improvvisato

Le piante morenti per mancanza d’acqua in Galleria Subalpina sono metafora di questi tempi”

Dichiara Igor Boni, candidato alle primarie del centrosinistra torinese: 
“50 litri d’acqua per ridare vita alle numerose piante morenti in Galletia Subalpina. L’ho fatto questa mattina perché è impossibile che nel salotto torinese, in uno degli angoli meravigliosi di Torino, si lascino morire di sete tutte le piante. Spatafilli e felci quasi morti, liliacee morte; sopravvivono per ora gli aspidistri resistenti al secco e all’ombra.
Di chiunque sia la responsabilità io credo che il comune non possa e non debba disinteressarsene. Oggi ci ho pensato io ma d’ora in poi occupatevene.
Le piante morenti per mancanza d’acqua in Galleria Subalpina sono metafora di questi tempi”.

Taxi: Gariglio (Pd), con dl Sostegni sbloccheremo i fondi

“I tassisti sono sicuramente una delle categorie penalizzate maggiormente dalla pandemia in tutta Italia. 

Insieme all’assessore comunale ai Trasporti Maria Lapietra, ho incontrato a Torino una delegazione della categoria e sono emerse alcune criticità di natura burocratica che stanno bloccando a livello nazionale l’erogazione del Bonus viaggio: la misura introdotta nel 2020 e finanziata con oltre 30 milioni di euro per promuovere la mobilità delle persone fragili che usufruiscono dei taxi. Con un emendamento al Decreto Sostegni risolveremo questo problema e sbloccheremo queste risorse ottenendo un duplice scopo: sostenere le categorie deboli e promuovere l’utilizzo dei taxi”.
Lo dichiara Davide Gariglio, capogruppo Pd in commissione Trasporti di Montecitorio, sulla manifestazione di protesta che si è svolta oggi, venerdì 26 marzo.

Covid, Ruffino (Cambiamo!) “Recovery vero volano per ripresa”

“Servono progetti concreti per ripartenza”

“Il Recovery plan dovra’ essere il vero volano per la ripresa economica italiana. Dovremo pero’ essere bravi a presentare un piano che indirizzi i fondi europei su spese e investimenti realmente utili al Paese. Per questo auspichiamo che Draghi lasci al Parlamento il tempo per un confronto costruttivo sul documento da presentare permettendo, laddove ve ne sia bisogno, interventi e modifiche utili”. Dichiara in una nota la deputata di Cambiamo! Daniela Ruffino. “Il Recovery non deve essere solo il progetto degli annunci e delle buone intenzioni ma deve essere concreto e incisivo soprattutto per il territorio che e’ ferito dal lungo periodo di chiusure a intermittenza. Gli italiani, hanno diritto di immaginare non solo la ripresa ma anche un futuro piu’ tranquillo”, conclude

Chieri dice sì alla lingua piemontese

CHIERI CI RIPENSA E VOTA ALL’UNANIMITA’ L’ORDINE DEL GIORNO SULLA GIORNATA DELLA LINGUA E DELLA LETTERATURA PIEMONTESE.

LE DICHIARAZONI DI FURGIUELE (GRUPPO MISTO DI MINORANZA DI CHIERI E DI IARETTI (MPP)

Dietro front a Chieri. Nel mese di febbraio il Consiglio Comunale aveva respinto 14 voti a 10 la proposta di ordine del giorno del consigliere Luigi Furgiuele (Gruppo Misto di Minoranza) per chiedere alla Regione Piemonte l’istituzione di una ‘Giornata della Lingua e della Letteratura Piemontese’. A votare contro era stato il particolare il gruppo del Partito democratico. L’esito della votazione aveva però suscitato un vivace (ed educato) dibattito sui mezzi di informazione e a circa un mese di distanza il consiglio è tornato sui propri passi. Nella seduta del 25 marzo il ‘parlamentino’ chierese ha deliberato all’unanimità l’ordine del giorno nel frattempo ripresentato da Furgiuele. “E’ un grande risultato – riflette il presentatore del documento – per diversi motivi. Innanzi tutto questo permette alla nostra Città di essere annoverata tra i Comuni piemontesi promotori di questa iniziativa offrendo lustro alla nostra comunità cittadina. Inoltre la Giornata della Lingua e della Letteratura Piemontese potrebbe, se ben attuata, rappresentare un rilancio non solo dal punto di vista culturale, sociale, identitario, ma anche turistico e commerciale, in quanto Chieri con il suo enorme bagaglio storico e culturale rappresenterebbe ancora di più una meta di visitatori ed un polo attrattivo. Per questo motivo sono soddisfatto dell’unanimità del voto ringrazio la maggioranza e le minoranza in Consiglio comunale per avere supportato questo documento”.

Sull’esito della votazione interviene anche Massimo Iaretti, consigliere con delega all’Identità Piemontese del Comune di Villamiroglio (Alessandria) e presidente del Movimento Progetto Piemonte, promotore dell’iniziativa inseme ad Emiliano Racca di Saluzzo: “Quanto deciso a Chieri rappresenta un passo importante per il cammino iniziato a Villamiroglio il 2 marzo del 2020 che ci sta portando a contattare tutti i comuni piemontesi al fine di portare avanti dal basso, attraverso le istituzioni, una iniziativa che non ha colore partitico ma che vuole valorizzare l’identità del Piemonte e le sue culture. E i primi effetti si stanno già sentendo perché alcuni comuni della Città Metropolitana di Torino ci hanno chiesto una copia dell’ordine del giorno per poterla adottare”.

Migranti, Brescia (M5S): “600 mila euro in arrivo a Bardonecchia”

“Grazie a un mio emendamento alla legge di bilancio, sono stati stanziati 5 milioni di euro per i comuni più coinvolti dalla gestione dei flussi migratori.

Con l’intesa della Conferenza Stato-Città, dopo il gran lavoro del Viminale, registriamo il primo via libera al riparto tra 48 comuni. Bardonecchia riceverà circa 600mila euro.” lo annuncia Giuseppe Brescia, presidente della commissione Affari Costituzionali della Camera e deputato del MoVimento 5 Stelle, che ha scritto una lettera al sindaco di Bardonecchia, Francesco Avato.

Nella lettera Brescia ha scritto ad Avato: “Con questo stanziamento intendiamo riconoscere l’impegno e gli sforzi fatti dai comuni come il suo. Valuteremo insieme questa misura e decideremo se renderla un contributo strutturale a fronte di un fenomeno altrettanto strutturale come l’immigrazione.”

In uno scambio di mail molto cordiale, il presidente Brescia ha assicurato al sindaco che non appena possibile visiterà Bardonecchia.

Bardonecchia è tra i 12 comuni di frontiera terrestre destinatari in totale di 2,3 milioni di euro.