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AVS al carcere minorile: “Mancano politiche sociali”

Le consigliere regionali di Alleanza Verdi Sinistra e Possibile, Alice Ravinale Valentina Cera e Giulia Marro, hanno visitato oggi l’Istituto Penale per Minorenni Ferrante Aporti di Torino e incontrato il direttore Giuseppe Carro per verificare le condizioni di detenzione e raccogliere testimonianze dirette sulle criticità presenti nella struttura: da inizio mandato si tratta della tredicema visita al sistema penitenziario Piemonte da parte delle consigliere di AVS.
“A sette mesi dalla protesta per la quale sono stati rinviati a giudizio 11 minorenni, la situazione al Ferrante Aporti è migliorata per quanto riguarda il personale presente e il minor tasso di sovraffollamento” ha detto Alice Ravinale, capogruppo AVS in Consiglio Regionale “ma resta un problema strutturale: questo Istituto, in cui circa l’80% dei ragazzi detenuti sono minori stranieri non accompagnati, è la cartina di tornasole dell’assenza di struttuali politiche sociali, educative e di accoglienza. A livello regionale, continueremo a insistere per migliorare i servizi sanitari alle persone detenute e anche, a seguito della visita di oggi, per adeguare la formazione professionale alle esigenze e alle tempistiche del carcere, per fare in modo che – soprattutto per quanto riguarda la giustizia minorile – la funzione rieducativa della pena sia salvaguardata”.
L’istituto ospita attualmente 50 giovani detenuti a fronte di una capienza regolamentare di 46 posti. Alcuni di loro sono quindi ancora costretti a dormire su brandine. “Oltre il 70% dei ragazzi scontano in carcere misure cautelari perché non c’è alternativa: mancano del tutto le comunità educative e terapeutiche che dovrebbero accoglierli. Così si arriva al paradosso che il carcere minorile rimane l’unico “pronto soccorso educativo” per questi ragazzi: ma non è la giustizia penale la risposta che le istituzioni dovrebbero dare” ha commentato la consigliera Valentina Cera.
“Le condizioni del Ferrante Aporti ci confermano quanto sia urgente un intervento coordinato tra istituzioni, sanità e operatori del settore per garantire diritti e dignità ai detenuti, specialmente ai più giovani,” ha dichiarato la consigliera Giulia Marro. “La nostra visita di oggi è un ulteriore tassello in un percorso di ascolto e costruzione di soluzioni, che proseguirà con il convegno del 14 febbraio e con il nostro impegno in Consiglio per istituire una Commissione Speciale sul carcere,” ha concluso la consigliera.
“Visitare oggi questa struttura è un pugno nello stomaco se la confrontiamo con quello che non fa la Regione Piemonte per fare fronte a quello che viene definito disagio giovanile: a bilancio c’è qualche spicciolo sulle politiche giovanili, nessuno stanziamento per l’accoglienza dei minori stranieri non accompagnati e progettualità insufficienti sulla riduzione del danno in materia di tossicodipendenze. La situazione quindi non potrà che peggiorare, per precise scelte politiche” – concludono le consigliere.
La visita si inserisce in un percorso più ampio di approfondimento e azione istituzionale sul sistema carcerario piemontese, che ha già portato all’approvazione di un ordine del giorno di AVS per l’uniformazione e il miglioramento dei servizi sanitari nelle carceri della Regione.
Le occasioni di far luce sulle difficoltà del sistema carcerario piemontese non sono mancate: dal Consiglio regionale aperto al recente incontro sul sistema penitenziario, le criticità delle carceri piemontesi sono gravi e ne sarà dato spazio anche al convegno Salute in carcere: un diritto negato? in programma il 14 febbraio 2025 a Cuneo. L’evento, organizzato dall’associazione CO.N.O.S.C.I. e con la partecipazione delle consigliere, intende approfondire il tema della salute nelle carceri, con particolare attenzione alla salute mentale, alla riduzione del danno e all’accesso ai servizi sanitari, con il necessario confronto tra istituzioni, esperti e operatori del settore per individuare strategie condivise che migliorino le condizioni di detenzione e favoriscano un sistema penitenziario più giusto ed efficace.

Teppisti al corteo: dibattito in Sala Rossa

Su richiesta dei Gruppi consiliari di Forza Italia, Fratelli d’Italia, Lega, Torino Bellissima, Torino Libero Pensiero, nella seduta del 10 febbraio 2025 del Consiglio Comunale, la vicesindaca Michela Favaro è intervenuta a fornire comunicazioni in aula in merito ai disordini scoppiati a Torino lo scorso venerdì 7 febbraio 2025 in occasione di un corteo non autorizzato.

La vicesindaca ha spiegato che verso le ore 21 di venerdì scorso si è svolta una manifestazione non autorizzata, alla quale era presente anche il Corpo di Polizia Municipale della Città, per regolare la viabilità. Il ritrovo – ha precisato – è stato in via Reggio, da dove circa 200 persone hanno poi raggiunto corso Verona, via Pisa e corso Regio Parco fino a largo Brescia.

In via Catania e dintorni – ha detto – sono stati imbrattati un totem pubblicitario, vetrine, dehor e alcuni edifici.

È in corso un’interlocuzione con la Questura che sta procedendo per individuare i responsabili – ha spiegato – e si ritiene che alcuni dei manifestanti siano i responsabili degli atti vandalici compiuti in corso Cincinnato, sulla pista ciclabile e sulla targa che ricorda l’eccidio delle foibe e l’esodo istriano-fiumano-dalmata.

Nessuna ideologia può giustificare atti così vili di odio e il danneggiamento del patrimonio pubblico – ha concluso Michela Favaro, esprimendo ferma condanna per quanto accaduto e auspicando che i responsabili siano individuati e perseguiti penalmente. Le scritte sono state rimosse da Amiat – ha concluso – per rispettare la memoria di chi ha sofferto e dei loro familiari.

Nel dibattito in Sala Rossa, Pierlucio Firrao (Torino Bellissima) ha detto che “non se ne può più”, con muri imbrattati e attività commerciali danneggiate a ogni manifestazione. Tutti i partiti devono prendere le distanze – ha detto. Servono più telecamere in uso alla Polizia Municipale – ha concluso – per individuare i responsabili e fare in modo che rispondano dei danni causati.

Giuseppe Catizone (Lega) ha solidarizzato con i cittadini danneggiati dai manifestanti e si aspetta che Torino si costituisca parte civile. Il diritto alla protesta dovrebbe essere civile e rispettoso – ha aggiunto – e ha definito un errore il percorso di legalizzazione di Askatasuna.

Pino Iannò (Torino Libero Pensiero) ha detto di continuare a non comprendere il percorso intrapreso dalla Giunta per far fronte ai ripetuti episodi di violenza cittadina e ha ribadito che il diritto di manifestare con violenza non è tollerabile. Ha quindi chiesto la convocazione di una seduta della Commissione Legalità per approfondire il tema.

Per Ferrante De Benedictis (Fratelli d’Italia) è rilevante discutere in Sala Rossa dei frequenti atti di violenza cittadini. Ha poi ricordato la definizione inquietante dei magistrati di una ‘Torino città dell’eversione’. Se è bene manifestare – ha concluso – questo deve avvenire in una cornice di regole e non con reati e atti violenti.

Federica Scanderebech (Forza Italia) ha sottolineato l’unità del centrodestra nella condanna dei vandalismi, solidarizzando con le attività commerciali danneggiate e invitando l’Amministrazione a cambiare rotta, perché gli atti di violenza sono intollerabili.

Domenico Garcea (Forza Italia) ha stigmatizzato le scritte ingiuriose nei confronti delle Forze dell’ordine, chiedendosi se l’Amministrazione comunale sia disposta a tollerarle, perché in questo caso Torino finirà per diventare una città anarchica. Ha poi invocato un duro intervento contro i delinquenti e sottolineato come sia ingiusto che i cittadini debbano pagarsi i danni.

Claudio Cerrato (PD) ha condannato fermamente quanto accaduto nel corso di una manifestazione che non era stata comunicata alla Questura, chiedendosi se sia possibile creare un fondo Amiat apposito per cancellare scritte vandaliche e ingiuriose, che si commentano da sole. Ha quindi sottolineato come non ci siano stati scontri fisici, cosa dovuta alla gestione della situazione da parte delle Forze dell’ordine, che devono essere rafforzate. Infine, ha sottolineato come nella maggioranza nessuno abbia mai difeso alcuna azione violenta.

Enzo Liardo (Fratelli d’Italia) ha ringraziato il sindaco e i consiglieri per la netta reazione di condanna. Di fronte a certi episodi dobbiamo usare tutti lo stesso linguaggio – ha ribadito – senza troppe sfumature.

Purtroppo a Torino ogni manifestazione finisce sempre male. Non bastano solidarietà, gesti di condanne e comunicati srampa, ma l’Amministrazione Lo Russo deve cambiare orientamento – ha detto Elena Maccanti (Lega). Non si può privilegiare l’illegalità a discapito dei cittadini onesti – ha concluso.

Andrea Russi (M5S) ha espresso solidarietà ai negozianti danneggiati. A Torino – ha sostenuto – la situazione è oggettivamente fuori controllo e sembra ci sia una strategia dietro. L’impressione è che la Città non abbia una guida – ha denunciato – e che il sindaco non riesca a gestire la situazione. Ha quindi ricordato le vittime delle foibe e dell’esodo, condannando ogni strumentalizzazione politica.

Silvio Viale (+ Europa, Radicali Italiani) ha definito la manifestazione di venerdì scorso uno dei cortei più pacifici di questo periodo e si è detto stupito per la condanna del linguaggio da parte delle minoranze se Trump, leader di riferimento, si esprime in tono violento. La Sala Rossa esprima una posizione di netta condanna perché sinora – ha concluso – non lo ha fatto e appare debole.

Elena Apollonio (Alleanza dei Democratici – DemoS) ha espresso solidarietà ai commercianti danneggiati e alle Forze dell’ordine e ha auspicato una posizione politica unitaria della Sala Rossa per smentire l’ipotesi di un’Amministrazione che privilegi l’illegalità in una Torino violenta.

Tiziana Ciampolini (Torino Domani) ha espresso ferma condanna ai violenti e ha ricordato la collaborazione dell’Amministrazione con la Questura per individuare i colpevoli. Resta da capire come si manifesta il dissenso in una democrazia alla luce del Decreto Sicurezza – ha concluso.

Sara Diena (Sinistra Ecologista) ha espresso solidarietà ai commercianti e ha denunciato come la Destra colga ogni occasione per costruire una propria narrazione, dando lezioni di legalità alla quale non si attengono, come nel caso del torturatore libico liberato e rimpatriato. Sono inaccettabili le lezioni sul come si manifesta – ha proseguito – se vengono da parte di chi riempie le piazze di braccia tese: il conflitto sociale, poi, pur con limiti, deve fare rumore e creare attenzione.

Pietro Abbruzzese (Torino Bellissima) si è detto solidale con la vicesindaca, che ha dovuto rispondere in prima persona al posto di un sindaco che, ha sottolineato, si mostra timoroso del confronto.

Nella replica, la vicesindaca Michela Favaro ha ribadito che il tema dell’ordine pubblico e il compimento di eventuali reati interessano ovviamente la Città, ma le competenze sono dello Stato e dell’ordinamento giudiziario. Il Comune si farà comunque parte attiva per ripristinare il decoro – ha detto, confermando l’impegno dell’Amministrazione nel promuovere la legalità e la convivenza civile, ad esempio con il bando Bruno Caccia e le Giornate della Legalità. Siamo al fianco delle Forze dell’ordine, supportiamo l’azione della Magistratura – ha affermato – e lavoriamo affinché la comunità sempre di più si riconosca nella Costituzione e nel valore del rispetto delle regole. Va in questa direzione – ha concluso – anche il Patto per il bene comune di corso Regina Margherita, affinché il luogo sia percepito come aperto alla cittadinanza, nel rispetto di regole condivise.

Foibe e Resistenza, Ravetti: “Ingiurie frutto di ignoranza e fanatismo”

«La croce nazista che ha imbrattato il cartello verso il Sacrario della Benedictanell’alessandrino, e le scritte ingiuriose apparse in corso Cincinnato, a Torino, davanti alla targa che ricorda gli esuli, sono il frutto di ignoranza e fanatismo demente. Il Giorno del Ricordo, il Giorno della Memoria e il 25 aprile sono tre date fondamentali del nostro calendario civile: tre date che riguardano tutti gli italiani. Invece, ogni volta, non manca chi vuole “sporcare” queste commemorazioni, sollevando polemiche di parte, strumentalizzando il passato o ricorrendo a vili atti teppistici camuffati da “atti politici”. Ma non bastano le parole di condanna: serve una convinta azione istituzionale, culturale ed educativa per contrastare ogni estremismo e per smascherare chi fa un uso ideologico della Storia senza conoscerla».

 

Domenico RAVETTI

Vicepresidente Consiglio regionale del Piemonte

Presidente Comitato Resistenza e Costituzione della Regione Piemonte

+Europa Torino, le nuove cariche

“Facciamo le nostre congratulazioni a Riccardo Magi, Carla Taibi e Matteo Hallissey, eletti rispettivamente Segretario, Tesoriera e Presidente di +Europa” dichiarano così in una nota Andrea Turi e Francesca Randazzo, rispettivamente Coordinatore e Tesoriera di +Europa Torino. Proseguono: “le sfide che ci attendono sono molte e grandi, come vincere il referendum Cittadinanza di questa primavera. Plaudiamo anche alla posizione che +Europa ha assunto a questo congresso, schierandosi a favore anche del nucleare e che dunque porta il partito ad abbracciare un ambientalismo scientifico e razionale, all’altezza delle sfide del nostro tempo”.

Il PD riscopre con ritardo il settore auto

Giachino: “Quando la politica capisce in ritardo, ci rimettono la Città e il Paese”

Caro Direttore,
Se un Medico capisce tardi la malattia, il paziente rischia la pelle, se a capire tardi è la politica ci rimette la Città . Anche sul settore Auto, che ha fatto la Storia di Torino, la fallimentare politica delle ultime Anministrazioni comunali arriva in ritardo. Negli anni 90 Castellani disse che l’industria nel futuro avrebbe contato meno a Torino e quindi si doveva puntare tutto su turismo, cultura e loisir , lo stesso sindacato per vent’anni non ha mai scioperato contro il continuo calo della produzione di auto a Mirafiori. Così a Torino la economia cresce meno della media nazionale e in Città vi è la più alta disoccupazione giovanile d’Italia.
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A dicembre 2021  nessuno si accorse, tra i parlamentari e i consiglieri regionali, salvo il sottoscritto, che nella Legge di Bilancio di Draghi non c’era un euro per il settore. Mesi dopo il PD in Europa, c’era anche la Schlein, voto’ la Delibera che punto’ tutto sull’auto elettrica ponendo sanzioni sulle auto endotermiche subito nel 2024. Così il mercato si è via via bloccato, le aziende dell’indotto sono in difficoltà, là Wolksvagen minaccia la chiusura di tre stabilimenti etc.
Per fortuna che il Governo italiano , primo in Europa , nel 2024 , grazie al fondo Giorgetti nato dalla mia iniziativa , ha aperto uno scontro con Stellantis chiedendo a Tavares di rilanciare la produzione di auto in Italia.  Risultato l’arrivo della 500 ibrida a Mirafiori.
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La vittoria della Meloni alle europee ha consentito a Giorgia di condizionare la politica della Von der Leyen che da tre mesi sta discutendo come correggere quella delibera che il PD si porterà sulla coscienza di fronte a tutti i metalmeccanici.  Ora il PD e Lo Russo, dopo aver consentito a Elkann di fare tutto quel che voleva , si svegliano e chiedono aiuti a fondo perduto (cioè soldi gratis) per il settore auto. Nel frattempo pero’ quante migliaia di lavoratori sono andati anticipatamente in pensione, quanti lavoratori sono da anni in cassa integrazione con salari ridotti del 30-40%?
Torino da più di vent’anni cresce meno della media nazionale proprio a causa del calo della produzione di auto a Mirafiori e nell’indotto , la Città si è impoverita, sono calati i consumi con centinaia di negozi che han dovuto chiudere e non solo nelle periferie.
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In questi anni invece di difendere un settore che pagava buoni stipendi si è puntato sui Grandi Eventi che danno lavoro solo nel centro della Città e per pochi giorni.
Ora il PD riscopre che l’auto è il settore più importante per Torino e Per l’Italia ma continuano a puntare solo sull’auto elettrica una soluzione che ammazza metà delle aziende dell’indotto .
Stamane viene finalmente intervistato il parere dell’Ing. Michellone, il mitico Capo del Centro Ricerche della FIAT, che io avevo invitato già ad aprile del 2024 a un dibattito sul futuro dell’auto nella sua Cambiano.
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Sono totalmente d’accordo con quanto disse Michellone a aprile in quel convegno cui intervenne anche l’Ing. Pier Mario Cornaglia , ad della storica azienda Cornaglia. L’industria dell’auto ha ricadute importanti sul territorio e ovviamente va rilanciata tenuto conto dei tempi cambiati ma salvaguardando il motore endotermico con l’utilizzo dei biocarburanti e puntando sull’auto ibrida.
Torino non può più affidarsi alla sinistra che l’ha impoverita e non ha difeso la sua industria e il suo lavoro correndo dietro l’effimero. Torino che ha ottenuto dal Governo il Centro per la Intelligenza Artificiale deve puntare ad essere la Città della Mobilità del futuro.
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Mino GIACHINO 
Responsabile piemontese trasporti FDI

Forza Italia: “Stellantis torna a parlare piemontese”

ROSSO E FONTANA

«Le pressioni che ha compiuto il Governo su Stellantis hanno dato i loro frutti e lo si vede dal cambio di strategia compiuto negli ultimi mesi da parte della multinazionale. Il Pd puó fare tutti gli eventi di questo mondo ma se Stellantis parla più italiano e piemontese con una nuova governance lo si deve ad una maggioranza che nel rispetto delle scelte aziendali ha rimarcato che non scendeva a compremessi se non si tornava a pensare al ruolo dell’azienda nel nostro Paese. Siamo vicini ad un Consiglio regionale aperto fortemente voluto da Forza Italia che sul terma sta anche organizzando un importante evento il 29 marzo per parlare del futuro dell’automotive ascoltando sai diretti interessanti che cosa la politica puó fare per mantenere i livelli occupazionali e difendere il nostro capitale umano nel comparto. L’approccio di Forza Italia è ascoltare e poi stilare programmi, altri invece pensano di avere la verità in tasca e fanno ancora gli imprenditori con i soldi degli altri. La misura per sostenere i lavoratori del comparto che lancerà la Regione è comunque il frutto del dialogo continuo con il comparto, ringraziamo il presidente Cirio per la sua azione non a slogan”. A sostenerlo il senatore Roberto Rosso e Marco Fontana segretari provinciale e cittadino di Forza Italia a Torino.

Musei Reali, Grimaldi (AVS): Turetta dia risposte ai lavoratori

“Fra pochissimi giorni cesserà la concessione di Musei Reali per i servizi di bookshop, biglietteria e didattica, senza alcuna garanzia sul mantenimento dei livelli occupazionali e senza il riconoscimento del contratto collettivo di settore, ovvero il Federculture. Il Direttore Turetta dica una volta per tutte quale sarà il futuro di lavoratrici e lavoratori. E spieghi perché, dato il successo delle iniziative culturali, si sta avviando una procedura di spacchettamento dei servizi. Non accettiamo che anche la cultura si ostini a vivere di appalti al ribasso che generano lavoro povero e precario. Non accettiamo che lo facciano importanti istituti, che puntano a superare il milione di visitatori e si fregiano di essere per Torino ciò che il Louvre è per Parigi” – lo dichiara il Vicecapogruppo di AVS alla Camera, Marco Grimaldi.

A cosa serve un’informazione televisiva settaria?

LO SCENARIO POLITICO di Giorgio Merlo

C’è una domanda a cui, francamente, non riesco a dare una risposta seria e convincente. E cioè,
ma a che cosa serve una informazione – parlo dei vari talk di approfondimento politico che ogni
giorno inondano i programmi televisivi sulle varie emittenti pubbliche e private – smaccatamente
settaria pur dando per scontato che ogni conduttore, e del tutto legittimamente, ha le sue precise
convinzioni politiche? Ma come può essere credibile una trasmissione che, al di là degli ascolti dei
tifosi, assomiglia ad una sorta di ‘curva sud’ di uno stadio italiano? E, per fare un esempio
concreto e più dettagliato, perchè i talk de La 7 al mattino sono modelli di pluralismo, di vero
giornalismo di approfondimento e di reale e fecondo confronto democratico tra le varie parti in
causa mentre alla sera, sulla medesima emittente, diventano modelli di straordinaria faziosità e
settarismo politico? Direi quasi oltre ogni limite, al punto che la presenza di una voce diversa – e
di una sola, sia chiaro – appare quasi estranea ed esterna rispetto al coro che la accompagna.
Insomma, una propaganda martellante, strisciante, del tutto ideologica e smaccatamente faziosa.
Qual è il progetto e la ratio di una informazione così duale? E così alternativa nella stessa
giornata?

Nel servizio pubblico radiotelevisivo, come ovvio ed evidente, la smaccata partigianeria politica e
di schieramento non va di moda. Anzi, è semplicemente impraticabile. Da sempre. Certo, esistono
delle cosiddette ‘zone franche’ che rispondono ad altri criteri che restano, comunque sia,
misteriose sotto il profilo della normativa in vigore. Parlo, ad esempio, dell’attuale trasmissione
Report dove il tradizionale giornalismo di inchiesta, sempre utile e necessario, è stato
platealmente sostituito da un format che risponde ad un preciso, evidente, oggettivo e smaccato
obiettivo politico e di schieramento. E cioè, attaccare settimanalmente personaggi, partiti ed
esponenti politici riconducibili all’attuale coalizione di governo. Ma, come ovvio e per fortuna, è
solo un’eccezione e non la regola dell’informazione e del giornalismo del servizio pubblico
radiotelevisivo. Sul versante Mediaset, come anche per la RAI e per la programmazione mattutina
de La 7, gli approfondimenti politici rispondono a criteri di vero ed autentico pluralismo. Da
Bianca Berlinguer a Del Debbio a Porro il pluralismo delle opinioni è sempre rispettato, al netto
delle convinzioni politiche dei singoli conduttori. Un esempio a parte riguarda la trasmissione di
Mario Giordano che, al pari di Report sulla Rai, risponde ad altri criteri e fa capo a sè. Per quanto
riguarda il canale Nove è evidente anche ai sassi che si tratta di una emittente che, sotto il profilo
politico, è nettamente schierata e il pluralismo delle opinioni è un puro optional. Si tratta, almeno
così pare ascoltando le varie trasmissioni, forse dell’emittente per eccellenza del partito populista
dei 5 stelle.

Ma, al di là delle varie modalità organizzative e politiche delle diverse emittenti televisive, resta un
dato di fondo a cui prima o poi occorrerà pur dare una risposta. E cioè, qual è la vera motivazione
dei talk di approfondimento giornalistico che diventano dei luoghi di pura ed ostentata
propaganda di natura politica e partitica? Detto con altre parole, passa da questa modalità la
strada per un recupero di credibilità della politica e, soprattutto, per rafforzare la qualità della
nostra democrazia? Sono la propaganda, il settarismo, la faziosità e la ridicolizzazione del nemico
politico la nuova frontiera di parte del giornalismo televisivo italiano? I pasdaran della faziosità e
del settarismo politico e giornalistico prima o poi, questo, ce lo dovranno spiegare.

Ravello (Fdi): raid vandalico degli antagonisti

“Esprimo ferma condanna e profonda indignazione: l’ennesimo e delirante raid vandalico degli antagonisti contro attività commerciali e spazi Comuni nel quartiere Aurora è un gesto spregevole e vergognoso. Auspico che i responsabili siano individuati e chiamati a rifondere i danni ma, qualora ciò non accadesse, che sia il Comune a farlo!”. Ad affermarlo Roberto Ravello, Vicecapogruppo di Fratelli d’Italia in Regione Piemonte.

“Anche in questo caso – continua Ravello – la sinistra si scandalizza solo a parole: perché, per esempio, il Presidente di Circoscrizione Deri e la Coordinatrice Inì non dimostrano concretamente il proprio sdegno? Scrivano al Sindaco Lo Russo e si uniscano a noi nel chiedere lo sgombero immediato e reale dei centri sociali di Torino! Spoiler: non lo faranno. Ed è proprio il cerchiobottismo di certa politica a legittimare certe violenze”.

“Un volantino – chiude Ravello – che invita i cittadini a ‘praticare il razzismo di Stato nelle strade’ è istigazione alla rivolta sociale e alla guerra civile. Bisogna alzare il livello di guardia, la portata sovversiva della protesta sta evidentemente aumentando”.

“Perché non c’è più la politica”. Il libro di Francesco Fiumara presentato a Moncalieri

Insieme all’autore erano presenti Daniele Cantore e Bobo Craxi

Venerdì 7 febbraio, presso il Palazzo Comunale di Moncalieri, si è tenuto l’incontro di presentazione del libro “Perché non c’è più la politica” di Francesco Fiumara, Sindaco di Moncalieri per due Legislature, fino al 1990 e amministratore regionale. Insieme all’autore erano presenti Daniele Cantore, già Segretario Nazionale dei Giovani Socialisti, membro della Direzione Nazionale del PSI, Segretario della federazione di Torino, Assessore Regionale, e Bobo Craxi, già deputato e sottosegretario di Stato, esponente del Partito Socialista Italiano, e attualmente aderente al ricostituito partito socialista. L’evento è stato curato dal Circolo Culturale Saturnio. Ha moderato l’incontro il direttore de Il Mercoledì,  Mel Menzio.

L’incontro ha rappresentato un’occasione importante di confronto costruttivo riguardante un interrogativo definito “epocale” dallo storico Gianni Oliva, che ha curato la prefazione del libro: perché non c’è più la politica ?

Il libro dedica accenni conclusivi all’atteggiamento con cui gli italiani, indirizzati da una comunicazione coordinata e mirata, hanno reagito ai processi avviati nel 1992-1994, una ventata di antipolitica e antipartitismo che ha portato a salutare con entusiasmo “la caduta degli dei”, nell’illusione miope che il crollo del vecchio sistema avrebbe portato per automatismo all’eliminazione (nel libri viene scritto “elimi-nazione”) dei corrotti e degli incapaci. La politica è stata demonizzata e i partiti trasformati in greppie cui si aggrappano di volta in volta personaggi improbabili: il risultato è che da trent’anni l’Italia vive una fase di transizione permanente, con maggioranze che non sopravvivono da una legislatura all’altra e con leader che durano lo spazio di un mattino.

“Il mio intervento vuole iniziare con un ringraziamento – ha spiegato Daniele Cantore – quello rivolto al Comune di Moncalieri e alle istituzioni. Penso sia importante, innanzitutto, recuperare il sentimento di sacralità verso i luoghi delle istituzioni e verso chi li rappresenta.  Ringrazio inoltre Francesco Fiumara per questo libro, un importante percorso della storia politica italiana che contiene informazioni, sconosciute ai più, del passaggio tra la prima e la seconda Repubblica. Fiumara elenca e evidenzia i motivi che hanno portato alla disattenzione comune verso la politica e verso la società, probabilmente anche per colpa della politica stessa. Voglio inoltre sottolineare il verso dantesco dal quale Fiumara si discosta (Vuolsi così colà dove si puote ciò che si vuole, e più non dimandare) per affermarsi come politico del ‘fare’ e uomo che intende far ascoltare la propria voce”.

“L’impegno politico può durare a lungo – continua Bobo Craxi – non ti lascia mai, diventa una missione al di là di mandati e cariche. Il libro di Fiumara spiega perché non ci sia più la politica, e pare quasi uno slogan. Mi chiedo effettivamente come potrà essere definito tra un secolo questo periodo storico. Le riflessioni contenute in questo libro possono essere inserite in un contesto anche più ampio per tentare di recuperare i ragionamenti di testa e non di pancia, a sviluppare quel pensiero critico che permetta di andare oltre quei mezzi che fanno da tramite nella comunicazione tra cittadini e politica, spesso cercando di creare fratture tra le due parti. Penso sia importante spiegare alle nuove generazioni come non cadere nel luogo comune, il significato di battersi per le cause giuste, occuparsi dei problemi della gente, che poi riguarda il senso stesso del fare politica”.

“Da vero spirito socialista io ce l’ho messa sempre tutta – conclude l’autore Francesco Fiumara – se oggi siamo qui tutti insieme a parlare liberamente e pacificamente forse è perché i socialisti hanno sempre saputo parlare con la gente. Parlare, questo è l’aspetto fondamentale che è venuto a mancare. Il dialogo è importante, una politica priva di partiti è una politica sterile, persino pericolosa. Ripercorrere la storia di questi ultimi trent’anni significa soffiare via quella nebbia che nasconde la verità. Mi auguro, con questo libro, di contribuire alla rinascita di qualcosa di importante, di far parte di quella scintilla di convinzione che porterà a vedere la politica del futuro non come un’impresa titanica, ma come la naturale conseguenza di quegli uomini che, parlandosi attraverso idee e contenuti , sapranno adottare soluzioni condivise”.

Gian Giacomo Della Porta