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Merlo: Torino e Piemonte, ora si riparte dal Centro

“Il risultato importante e significativo ottenuto da Azione-Italia Viva a Torino e provincia e nell’intero Piemonte conferma che esiste un grande spazio politico al ‘Centro’.

E in vista dei prossimi appuntamenti elettorali – comunali e soprattutto regionale – è del tutto ovvio che
occorrerà fare i conti con questo soggetto politico che proprio nel Piemonte ha avuto un risultato
politico ed elettorale di tutto rilievo.Un consenso frutto di un messaggio politico preciso accompagnato da un forte radicamento
territoriale. Si tratta, adesso, di irrobustire ed affinare ulteriormente questo progetto politico e far
sì che diventi un punto di riferimento insostituibile per chi vuol competere realmente alle prossime
elezioni locali. È del tutto ovvio, nonchè scontato, che chi pensa di costruire un progetto politico
democratico e riformista in Piemonte e che non sia condizionato dal populismo dei 5 stelle e da
ogni approccio massimalista ed estremista, dovrà avviare un dialogo con il nuovo partito di
‘Centro’ guidato a livello nazionale da Matteo Renzi e Carlo Calenda”.

Giorgio Merlo, Sindaco Pragelato, esponente Italia Viva.

Vedremo se Torino e il Piemonte conteranno di più

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Nessun dubbio su chi ha vinto e perso le elezioni. Giorgia Meloni la vincente, il perdente Enrico Letta.

Talmente netta la vittoria che Giorgia Meloni sarà incaricata dal Presidente della Repubblica Sergio Mattarella. Prima donna Presidente del Consiglio  nella storia d’Italia. Talmente netta la sconfitta che Enrico Letta vuole convocare il Congresso del PD e non più ripresentarsi. Magari riprenderà a fare il pendolare con Parigi. Professore e parlamentare. Ad ognuno il suo compito.
Ovviamente non finisce qui. Matteo Salvini da Capitano è stato degradato a caporale di giornata e Giorgetti, scuotendo la testa: te l’avevo detto Matteuccio, dovevi aspettare.
Immortale il Berlusca che con gli stessi voti di Calenda avrà il doppio dei seggi sia in Senato sia alla Camera. Altro ” giuggiolante ” e’ Conte che in un sol colpo va al 15 % fa fuori definitivamente Casaleggio Junior e mette in un angolino Beppe Grillo. Primo partito nel sud, che all’unisono  dice: non toccate il reddito di cittadinanza. Chi pagherà il conto finale? Questo è un problema non loro.
Gli altri. Frattaglie. Ed il povero Giggino Di Maio da ministro degli Esteri a disoccupato.
Capita. Il risultato in Piemonte e a Torino non è da meno. Oramai la delegazione Pd – centro sinistra è ridotta al lumicino. Quattro amici al Bar capitanati dalla veterana Anna Rossomando e il Prof Andrea Giorgis, unico che conquista il collegio. La Montaruli di Fdi sbaraglia il pezzo da novanta Lepri. Barriera di Milano da quartiere rosso a quartiere grigiastro. Stesso film in zona ovest. Rivoli Collegno, Grugliasco. Gariglio umiliato dalla Maccanti. Dieci punti sotto. E la notte dei lunghi coltelli, nel Pd è già cominciata. Chi non è stato eletto incolpa altri della propria sconfitta. Classico. Penso che sia la prima volta che il dato di Torino e Piemonte sia in linea con il dato nazionale. Pessimo il nazionale, pessimo quello locale. Il 90 % dei parlamentari e senatori del Piemonte è del centro destra. Vedremo se saranno capaci ed avranno voglia di rappresentare gli interessi dei piemontesi e torinesi. Addirittura si parla di Guido  Crosetto sottosegretario alla presidenza del Consiglio. Centro Destra che ha una maggioranza schiacciante e non farà toccare il boccino all’opposizione. A questo punto merita una segnalazione la nostra “amata” ex Sindaca Chiara Appendino: voglio fare la deputata. Ha fatto la deputata.
Anche Grimaldi eletto. Ora dovrà scegliere tra consiglio regionale e Parlamento.
Gli altri partiti? Inesistenti. Prossimo appuntamento. Vedremo se e quanti piemontesi andranno al governo. Dunque capiremo se la nostra regione, potrà contare qualcosa o niente. Vedremo.

Patrizio Tosetto

I Verdi di nuovo in Parlamento dopo 14 anni

Riceviamo e pubblichiamo

Due deputati eletti nelle liste del Piemonte dell’Alleanza Europa Verde e Sinistra Italiana.

Chi lo avrebbe mai detto dopo il risultato fallimentare delle ultime elezioni amministrative a Torino i Verdi piemontesi hanno attuato una profonda riorganizzazione del partito riuscendo a ricostruire una proposta credibile agli elettori già con le elezioni amministrative dello scorso maggio.

I neo eletti Co-portavoce regionali Mariella Grisà e Mauro Trombin hanno iniziato un lavoro di ricostruzione coinvolgendo tutte le persone che in questi mesi si sono avvicinate al movimento e a distanza di un anno dalla loro elezione i risultati sono arrivati.

“In questo primo anno di mandato abbiamo lavorato sodo coinvolgendo persone che hanno saputo portare un grande valore al nostro progetto” le parole di Mariella Grisà co-portavoce regionale dei Verdi del Piemonte. “Oggi, grazie all’Alleanza Verdi e Sinistra, centriamo il risultato più grande” ribatte Mauro Trombin portavoce regionale ” questo traguardo è stato raggiunto grazie a 53.457 voti, nella circoscrizione di Torino e provincia e a 31.331 voti nella circoscrizione di Asti, Alessandria e Cuneo, siamo riusciti a far eleggere 2 parlamentari: Marco Grimaldi per la circoscrizione Piemonte 1 e Paolo Nicoló Romano (già parlamentare della componente dei Verdi nella precedente legislatura) per la circoscrizione del Piemonte 2″.

Centinaia di chilometri lungo un territorio molto vasto da Alessandria, Torino, Asti, Vercelli, Cuneo, moltissime le persone coinvolte e da ringraziare per queste settimane di campagna elettorale.

“Il risultato, per noi rappresenta un punto di partenza e ci da la forza e la responsabilità di continuare a far  crescere la nostra comunità in un momento storico così difficile.

Sarà necessaria una opposizione dentro e fuori il Parlamento per riconquistare quei cittadini che oggi non sentendosi più rappresentati hanno votato una destra divisiva, sarà necessario uno sforzo collettivo, un patto per il lavoro, per il clima e per i diritti.”

Gallo (Pd) : Cirio non si rallegri, il voto non premia il suo governo”

 “IL CENTROSINISTRA E’ PRONTO A COSTRUIRE UN PROGETTO ALTERNATIVO ALLA SUA GIUNTA”

“Ho letto le dichiarazioni entusiaste rilasciate dal Presidente Cirio agli organi di informazione sulla vittoria del centrodestra. Consiglio al Presidente della Regione di non rallegrarsi troppo perché certo il voto ha premiato il centrodestra, ma, come sa bene anche lui, è stato trainato dall’unico partito di opposizione al Governo Draghi e, quindi, non si riferisce in alcun modo al suo governo. Il confronto si è tenuto sui temi nazionali e non certo su quelli locali. Il malessere, infatti, in Piemonte è profondo e il Partito Democratico l’ha colto, registrato e percepito negli oltre 20 incontri del tour dem” dichiara il Presidente del Gruppo Pd in Consiglio regionale Raffaele Gallo.

“Adesso bisogna guardare avanti – prosegue l’esponente dem – e per le elezioni regionali presenteremo un programma e un’alleanza alternativi che permetteranno al centrosinistra di vincere e di rimediare agli errori di Cirio e della sua Giunta. Torneremo a parlare di giovani, Finpiemonte e sanità con le nostre proposte. Da qui partiremo per costruire un progetto alternativo a Cirio e continueremo a girare il Piemonte per raccontarlo. Noi siamo la vera alternativa!”.

Ecco tutti gli eletti nei collegi uninominali del Piemonte

Questi i nomi dei 15 eletti nei collegi uninominali del Piemonte, 10 alla Camera, 5 al Senato, pubblicati dal portale del Ministero dell’Interno. In tutto i parlamentari eletti in regione saranno 43: 29 alla Camera e 14 al Senato. 

CAMERA Piemonte 1- Torino 01: Riccardo Magi (+Europa, centrosinistra), Torino 02: Augusta Montaruli (FdI), Collegno: Elena Maccanti (Lega), Moncalieri: Roberto Pella (Forza Italia), Chieri: Alessandro Giglio Vigna (Lega).

CAMERA PIEMONTE 2 – Cuneo: Monica Ciaburro (FdI), Asti: Marcello Coppo (Fdi); Vercelli: Andrea Delmastro Delle Vedove (FdI); Novara: Alberto Gusmeroli (Lega); Alessandria: Riccardo Molinari (Lega).

SENATO – Torino: Andrea Giorgis (Pd); Moncalieri: Paola Ambrogio (FdI), Cuneo: Giorgio Maria Bergesio (Lega); Novara Gaetano Nastri (FdI), Alessandria: Paolo Zangrillo (Forza Italia).

Cane (Lega): elezione Vigna importante per il Canavese

“Desidero esprimere tutta la mia soddisfazione per una vittoria del Canavese in generale, che dalla pianura passando dalle colline fino ai più piccoli Comuni delle nostre vallate ha portato alla rielezione nella Camera dei Deputati l’amico Alessandro Giglio Vigna – ha commentato il Consigliere regionale della Lega Andrea Cane -una vittoria di tutto il territorio, che ha rischiato per la prima volta di non avere nemmeno un rappresentante canavesano in Parlamento. Invece grazie all’impegno e alla passione dell riconfermato onorevole Giglio Vigna e alla lungimiranza del partito che rappresentiamo, il Canavese potrà contare su un riferimento costante al parlamento romano anche nei prossimi anni. Non sarà facile, considerata la vastità del territorio rappresentata e la gran quantità di Comuni, ma come responsabile regionale degli enti locali ribadisco fin da subito che, con Alessandro, faremo di tutto per creare quella ‘Squadra Canavese’ che è stata anche il motto della nostra campagna elettorale, ovvero coinvolgere più sindaci, amministratori e cittadini in generale per far sì che le nostre zone,  possano avere un punto di riferimento costante tra Parlamento e Regione, veloce e proattivo nelle risposte da dare alla gente”.

 “La scorsa notte, proprio durante la conferenza stampa del post voto in sede a Ivrea – ha proseguito Andrea Cane, che è anche Consigliere comunale di Ingria – mi si chiedeva come fosse andata a Ingria, ebbene anche questa volta i dati statistici curiosi non sono mancati: se da una parte siamo stati il Comune canavesano con la più alta affluenza alle urne, dall’altra penso che dovremmo sempre risultare come accaduto nel 2018 il ‘Comune più leghista d’Italia’ dato che la percentuale di votanti Lega si è assestata a quasi il 45% delle preferenze. Ultimo aspetto particolare, penso unico a livello nazionale, che da noi la coalizione di centro sinistra non abbia preso nemmeno un voto!  Dati curiosi a parte penso che l’importante da oggi sia ripartire a tutta velocità con una nuova maggioranza, per recuperare gli anni di tempo perduti con Governi che non erano stati scelti dal popolo. Per quanto riguarda la Lega sono sicuro che saprà dimostrare, coi suoi prossimi ministri, il valore delle proprie idee e recuperare il terreno perso in queste elezioni politiche: un buon governo degli eletti Lega sarà sicuramente un traino importante per tutto il centro-destra anche in vista delle elezioni comunali e regionali che si terranno in Piemonte nei prossimi due anni”.

La sconfitta non è un destino

Il paese del giorno dopo le elezioni è riconoscibile dal colore blu scuro delle mappe che disegnano il responso delle urne.

Una tonalità che racconta, ancor più dei numeri e delle percentuali, la vittoria larga e netta della destra. Una vittoria politica sugli avversari di centrosinistra, sinistra, centro e penta stellati che – sommati gli uni agli altri, anche se l’esercizio algebrico è un poco azzardato – avrebbero reso non solo contendibile la sfida ma persino possibile la vittoria. Ma, com’è noto, le alleanze sono state realizzate solo nel campo della destra a tradizione meloniana mentre nel mai decollato campo largo progressista ci si è, chi più e chi meno, impegnati per l’ennesima volta nella diaspora. E poi ci si lamenta che i voti mancano e che un terzo abbondante di elettori preferisce disertare le urne. Il campo largo progressista è rimasto un’illusione, dimostrando da parte di tutti come i rancori e le antipatie, le divisioni e le autoreferenzialità hanno prevalso una volta di più su una possibile alleanza costruita su pochi punti chiari e comprensibili, capaci di trovare spazio e riscontro come presenza popolare, con una connotazione culturale e sociale leggibile, un modo di sentire in qualche misura comune. L’aveva già scritto, riferendosi ai già pessimi risultati per la sinistra nel 2018, un sociologo intelligente come Marco Revelli: non si tratta di una “sconfitta storica” che quella del 18 aprile del 1948. Allora la sinistra del Fronte popolare, in un mondo diviso in due, venne sconfitta dalla Dc atlantista e degasperiana  “ma non uscì di scena”.  Luciana Castellina scrisse che allora si “ritornò al lavoro e alla lotta, perché quell’esercito era stato battuto in battaglia ma c’era, aveva un corpo, messo in minoranza ma consistente, e  ritornò a tessere la propria tela”. Oggi pare come quattro anni fa, in un quadro politico tutto virato a destra, che la sinistra e i progressisti si sono fatti da parte e che gli elettori si sono limitati a sfilare accanto per andare altrove, astenendosi o dividendosi. Altro che argine democratico! Prendiamo ad esempio il Pd. Il compito più arduo che il maggior partito d’opposizione ha di fronte è la ricostruzione di se stesso e di un campo politico sotto tutti gli aspetti: organizzazione, programma e valori, alleanze. Dopo le sconfitte occorre impegnarsi a rovesciare la piramide, modellando un partito più inclusivo, meno verticale,  dove le diverse parzialità non gareggiano ma si confrontano, ridando a iscritti ed elettori non soltanto la parola  ma la capacità di incidere sulle scelte e di decidere. Con un ricambio forte delle classe dirigente che è rimasta sostanzialmente la stessa da prima di Renzi a dopo Renzi, Zingaretti e Letta. Molti dirigenti di lungo corso vanno ringraziati per ciò che hanno fatto,invitandoli a farsi da parte se non ci arrivano da soli. E a fare come Bersani che, con generosità, si è impegnato nella campagna elettorale ( e prima..) spiegando che non è necessario avere uno scranno dove sedersi nelle istituzioni per fare politica. Se si vuole rifondare la politica, la cultura e il progetto di una sinistra moderna e fare del Pd un partito saldo nei principi, robusto nell’impianto programmatico, autenticamente federalista, capace di sintesi sulle questioni più delicate e controverse ma soprattutto un partito di popolo, veramente democratico e a larga adesione, occorrono scelte nette. In caso contrario difficilmente ci si potrà sottrarre da una più o meno lenta e irreversibile agonia che condurrà ai margini della vita politica. E’ indispensabile raccogliere tutte le opposizioni attorno a un tavolo e ragionare seriamente sul futuro, ascoltandosi, cercando i punti in comune, le cose che uniscono  con umiltà, decisioni e responsabilità collettiva. E’ un dovere di tutti costruire le premesse di un confronto e di un clima positivo. Ricordiamo cosa scrisse Italo Calvino: “D’ogni intesa politica, temporanea o duratura che sia, quello che conta è il clima, cioè le energie morali che mette in moto”. Ricordiamoci che la modernità è conflitto, oltre che dialogo. E in un conflitto è necessario schierarsi. Sempre e non solo a parole nel tempo delle elezioni, magari andando ai cancelli delle fabbriche tre giorni prima del voto per farsi un selfie e far imbufalire quei lavoratori che non si sentono più rappresentati. Andare nelle periferie, nei quartieri, ascoltare e confrontarsi con la gente anche se questo può esporre a critiche, contestazioni. Parlare e incontrare i cittadini non può ridursi solo alle campagne elettorali, e nemmeno ci si può rifugiare in riunioni tra pochi al chiuso per raccontarsela tra se stessi o badare solo ai propri interessi di bottega, alle dinamiche personali di questo o quella per poi finire come è accaduto oggi con un pugno di mosche in mano.  La sinistra deve dare voce  agli ultimi, a chi ha meno possibilità e più problemi di fronte alle difficoltà di ogni giorno. E’ un modo di essere utili e necessari che è del tutto moderno e attuale. La sinistra deve sapersi innovare e stare nella modernità sempre, con un suo punto di vista, facendosi parte nel conflitto che la attraversa, pena lo smarrirsi, il trasformarsi in un puro contenitore senz’anima. La sinistra è radicamento nella modernità ma è anche,per usare un’espressione cara a Norberto Bobbio, lotta per l’uguaglianza. Questo dovrebbe essere il punto di vista della sinistra. Un punto di vista insopprimibile visto che la sinistra esiste in natura e ci sarà, qualunque nome l’accompagni, finché sarà necessario battersi per diritti, uguaglianza, giustizia e  libertà.

Marco Travaglini

Magi+Europa: a noi voto liberale

GRAZIE A CITTADINI TORINESI

“Nonostante il risultato a livello nazionale non possa soddisfarci, sono stato eletto nel collegio Piemonte 1 a Torino. Per questo, voglio ringraziare tutti i cittadini torinesi per aver posto la loro fiducia nelle nostre proposte, dandomi la possibilità di continuare in Parlamento le battaglie per cui lottiamo da sempre”. Lo scrive il deputato Riccardo Magi, Presidente di +Europa.  “Il fatto che +Europa abbia tenuto, sfiorando il 3% a livello nazionale – e superando il 4% in Piemonte e quasi il 6% a Torino -, significa che è passata l’idea che la vera opzione di voto liberale che non favorisse la destra era quella di +Europa nel centrosinistra. Siamo di fronte a una destra che di centro non ha più nulla. Noi saremo pronti a fare un’opposizione dura, presidiando i valori e le battaglie che da sempre ci contraddistinguono e a vigilare perché le grandi opportunità di sviluppo economico e civile rappresentate dal Pnrr non vengano disperse da una maggioranza euroscettica, anzi con tratti decisamente antieuropei. Voglio ringraziare per l’impegno e l’entusiasmo messo in questa campagna elettorale tutti i compagni dell’Associazione radicale Adelaide Aglietta, di +Europa Torino e +Europa Piemonte”.

Eletti a Torino e in Piemonte: 13 a 2 per il Centrodestra

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In Piemonte, in 13 collegi uninominali su 15 vince il centrodestra.

Riccardo Magi candidato alla Camera di +Europa e Andrea Giorgis candidato del Pd al Senato sono gli unici due parlamentari del centrosinistra eletti,  in collegi uninominali di Torino città. Tutti gli altri 13 collegi uninominali piemontesi sono stati conquistati dal centrodestra che registra  una netta vittoria. Il Pd è il primo partito solo nel capoluogo dove FdI supera il 20% dei consensi. Un po’ sotto la media nazionale M5S, con l’ex sindaca Chiara Appendino che conquista il 13,8% dei consensi collocandosi  al terzo posto sull’uninominale di Torino. Vince però  un seggio con il proporzionale. Va meglio del resto d’Italia il terzo polo che supera nel centro di Torino  il 10%. I parlamentari da eleggere in Piemonte sono complessivamente 43 tra deputati e senatori.