politica- Pagina 167

Caso Laus, Forza Italia chiede chiarimenti in Sala Rossa

Riceviamo e pubblichiamo la nota del senatore Roberto Rosso e di Marco Fontana rispettivamente Coordinatore Provinciale e Comunale di Forza Italia a Torino:

Le notizie che abbiamo appreso dai quotidiani sulla Rear e su alcuni esponenti di rilievo del Partito Democratico e con ruoli Istituzionali di primo piano in Comune a Torino crediamo meritino almeno le comunicazioni in Aula in Sala Rossa ed eventualmente una sospensione cautelativa.
Un pesante e strano silenzio è calato sulla vicenda. Un copione già vissuto per l’indagine che sta coinvolgendo l’assessore all’Urbanistica sempre del Comune di Torino Paolo Mazzoleni. Crediamo che da parte di un partito strenuamente giustizialista come il Pd sia necessario pretendere rigore nell’affrontare vicende giudiziarie del genere.
Vorremmo ricordare al Pd che per molto meno il loro partito mise in croce un nostro esponente di partito, Domenico Garcea, che non era stato indagato per alcunché. Andarono avanti giorni, tranne un’unica eccezione, con una rincorsa di attacchi degni del Tribunale dell’Inquisizione apparecchiando una vera e propria gogna mediatica e chiedendo ripetutamente che il nostro consigliere non potesse partecipare ai lavori in una semplice Commissione. Altroché rivestire ruoli di assessore o nell’Ufficio di presidenza. Ci vuole coerenza. Mazzoleni è ancora assessore senza colpo ferire e non si hanno più notizie dal Sindaco di provvedimenti al riguardo. Annotiamo il solito doppiopesismo di stampo elettorale delle sinistre che sfocia nello sciacallaggio se si tratta della controparte. Questo atteggiamento ci preoccupa e chiediamo solo di evitare l’ipocrisia che la presunzione d’innocenza esista solo per la loro parte politica.

Italia Lib Pop: “Decreto Lavoro e taglio cuneo fiscale, si dimentica il ceto medio”

“Tra le misure varate ieri, tramite il Decreto Lavoro licenziato dal Consiglio dei Ministri, appare un taglio provvisorio del cuneo fiscale più consistente di quanto previsto nel DEF di qualche giorno fa, ma che per l’ennesima volta esclude il Ceto Medio dalle misure di agevolazione fiscale”, così Claudio DesiròSegretario di Italia Liberale e Popolare, commenta il taglio del Cuneo Fiscale previsto fino a Dicembre 2023 per i redditi fino a 35 mila Euro.
“Dopo la Flat Tax prevista per le partite IVA fino ad 80 mila Euro, questo taglio limitato alle fasce di reddito basso, pone nuovamente la questione dell’esclusione di milioni di cittadini, dipendenti pubblici e privati, nonché pensionati, che percependo un reddito lordo tra i 35 ed i 50 mila Euro, pur non potendo essere considerati “ricchi”, vengono esclusi da misure di alleggerimento del carico fiscale e non hanno diritto ad essere compresi in forme assistenziali”, continua Desirò.
“Per i redditi medi del nostro Paese, si configura nuovamente il ruolo di ‘bancomat’ per le casse dello Stato: a fronte di avere sulle proprie spalle quasi l’intero peso del welfare, ai troppi doveri si contrappongono ben pochi diritti”, aggiunge Desirò.
“Dei 4 miliardi di ‘tesoretto‘ investiti con ampia risonanza dal Presidente del Consiglio in questo taglio, sarebbe stato auspicabile, nonché un segnale incoraggiante, investirne una quota-parte per una categoria di cittadini che si sentono da troppi anni abbandonati dalle politiche economiche e fiscali del nostro Paese e che, perdendo progressivamente capacità di spesa, riducono notevolmente il giro d’affari dell’economia territoriale e nazionale. Anche il Ceto Medio, a causa di costi energetici, inflazione e tassi dei mutui è in estrema difficoltà, ma alla politica nazionale, questo, sembra non interessare”, conclude Desirò.

Marin (Lega ): “il Piemonte vieti nuove specie animali come l’orso o la lince”

Dopo i tragici fatti di Caldes in Trentino

I drammatici fatti della val di Sole a Caldes, in provincia di Trento, dove un’orsa ha ucciso un giovane escursionista ha convinto il leghista Valter Marin a impegnare con un Ordine del giorno il presidente e la giunta regionale perché siano emanate delle linee guida che vietino l’immissione di nuove specie animali nel territorio regionale piemontese, quali, a titolo esemplificativo ma non esaustivo, l’orso, la lince, lo sciacallo dorato, le nutrie (ecc.) al fine della tutela della sicurezza pubblica, dell’ecosistema e onde scongiurare gravi danni economico-sociali al settore agro-pastorale e turistico.

Secondo l’ultimo censimento, avvenuto lo scorso anno, sono più di 3mila i lupi presenti sull’intero territorio nazionale, con non meno di 400 esemplari nel nostro Piemonte. Un numero che da solo rappresenta il primo fattore di abbandono degli allevamenti in montagna. Facendo un parallelo con quanto avviene in Slovenia, lì il ministro per le risorse naturali e gli affari territoriali ha deciso di abbattere 230 orsi bruni, una misura ritenuta necessaria per proteggere i cittadini e scongiurare i danni causati dagli orsi. Attualmente la popolazione dei plantigradi nella zona è di 1100 esemplari e l’obiettivo è riportarla sotto quota 800, una cifra ritenuta ancora sostenibile. Nel solo Trentino, invece, sono ormai presenti circa 110 orsi bruni e la Provincia Autonoma di Trento, a seguito della tragedia a Caldes, vorrebbe dimezzarne il numero.

Non va poi dimenticato, sollecita Marin, che l’articolo 12 del DPR 357/1997 prevede che ogni intervento di reintroduzione e ripopolamento delle specie animali e vegetali possa essere realizzato solo se autorizzato dagli organismi competenti (Regioni, Province e Enti di gestione delle aree protette nazionali), mentre il DPR 120/2003 prevede il divieto di introdurre, reintrodurre e ripopolare specie e popolazioni alloctone. Inoltre il parere delle popolazioni interessate deve essere vincolante, prima ancora di qualsiasi parere scientifico.

“Il tragico episodio di Caldes – conclude il leghista Marin – ha riportato all’attenzione dell’opinione pubblica la difficoltà di gestione dei grandi carnivori e di difficile se non impossibile convivenza con l’uomo. L’immissione di predatori e l’aumento esponenziale di quelli esistenti hanno provocato danni inimmaginabili e non più sostenibili ai numerosi allevamenti bovini, caprini ed ovini che da sempre hanno caratterizzato la pastorizia piemontese, settore fondamentale ed ottimo esempio di sostenibilità, di valorizzazione di prodotti di alta qualità e fonte di economia e di turismo di eccellenza”.

«Il 100% di chi lavora in Pronto Soccorso ha subito aggressioni»

L’allarme è lanciato da Simeu (Società Italiana Medicina di Emergenza Urgenza) e include nella stima sia gli episodi dichiarati che quelli sommersi: domani discuterò in Consiglio Regionale un Question Time per chiedere maggiore sicurezza presso i Pronto Soccorso e i DEA del Piemonte. A  Torino è convocata una manifestazione di sensibilizzazione e protesta contro le violenze che colpiscono personale sanitario, medici e infermieri.

Lavorare in un Pronto Soccorso o nel 118 significa aver subito almeno una volta nel corso della propria attività un’aggressione fisica o verbale: Simeu (Società Italiana Medicina di Emergenza Urgenza) lancia l’allarme, mentre dai dati Inail emerge che, a livello nazionale, sono oltre 1.600 ogni anno i casi di aggressione a personale sanitario; le donne che lavorano nei Pronto Soccorso sono, statisticamente, le più colpite. Casi di questo tipo ci sono stati riferiti non soltanto da parte di professionisti, ma anche di cittadini che si sono trovati in condizioni di forte pericolo percepito. Anche alla luce della situazione specifica del Piemonte (secondo i dati dell’Asl Città di Torino, tra il personale sanitario il 54,3% ha dichiarato di aver subito aggressioni, mentre ad Alessandria si è registrata un’aggressione ogni tre giorni nel corso del 2022), chiederò alla Giunta Cirio di impegnarsi – in cooperazione con le Forze dell’Ordine e con i servizi di vigilanza – affinché sia garantita maggiore sicurezza presso i Pronto Soccorso e i DEA piemontesi. Sul tema, discuterò a Palazzo Lascaris un Question Time da me  depositato. Nella serata  l’Ordine dei medici di Torino ha convocato una manifestazione di sensibilizzazione e protesta contro le violenze che colpiscono sanitari, medici e infermieri.

Silvio Magliano – Presidente Gruppo Consiliare Moderati, Consiglio Regionale del Piemonte.

 Dl Cutro, Grimaldi (AVS): Un decreto per produrre irregolarità e marginalità

 Meglio buonisti che cattivisti.

“Il decreto chiamato indecentemente ‘Cutro’ è scritto apposta per rendere irregolare, insicuro e sostanzialmente impossibile ogni tentativo di trovare accoglienza e integrazione in Italia. A partire dalla limitazione estrema delle norme sul permesso di soggiorno per protezione speciale, fino ad arrivare al rafforzamento di quella vergogna che sono i Centri di permanenza per il rimpatrio. Il senso di questa misura è comunicare a ogni persona straniera: ‘sei indesiderata, cercheremo di renderti la vita impossibile’. Un decreto deterrente su cui nessuno, nella maggioranza, ha il coraggio di dire ciò che pensa fino in fondo: ecco perché sono solo dei mezzi fascisti, dei mezzi suprematisti, dei mezzi razzisti. Una metà della loro identità se l’è portata via la vergogna. Meglio buonisti che cattivisti: non serve un armocromista per capire che il nero non sta bene con tutto” – così alla Camera il Vicepresidente di Alleanza Verdi Sinistra, Marco Grimaldi, rispondendo all’onorevole Bicchielli, durante la discussione sulla conversione in legge del decreto 10 marzo 2023, n. 20, recante “Disposizioni urgenti in materia di flussi di ingresso legale dei lavoratori stranieri e di prevenzione e contrasto all’immigrazione irregolare”.

Italia Liberale e Popolare, Primo Maggio: inaccettabile connivenza con frange anarchiche

Quanto accaduto a Torino, durante il corteo del Primo Maggio, nel quale è stato esposto un pupazzo del Presidente del Consiglio con il braccio teso e sono state date alle fiamme le bandiere di NATO, UE e USA, ripropone il tema della connivenza di ampie parti del centrosinistra con ambienti estremisti ed anarco-insurrezionalista.
“Dopo quanto accaduto durante le celebrazioni del 25 Aprile, con il tentativo di aggressione nei confronti dei manifestanti che esponevano la bandiera della NATO, sfociato poi in scontri con le forze dell’ordine, si ripetono atti di violenza perpetrati da personaggi storicamente fin troppo tollerati dalla sinistra locale e nazionale”, così Claudio Desirò, Segretario Nazionale di Italia Liberale e Popolare 
Mentre il centrosinistra locale e nazionale è costantemente impegnato a fare la morale alla controparte, spesso strumentalizzando pessime uscite dei singoli, al suo interno sono radicate strette relazioni con ambienti tutt’altro che democratici e dediti alla violenza.
Centri Sociali da troppo tempo tollerati, già responsabili di atti di violenza, aggressione, danneggiamenti di proprietà private e pubbliche, nonché delle violenze No-Tav, da sempre vicini alle aree più radicali della sinistra.
“Come sempre si registra il rumoroso silenzio e l’assenza di condanna verso episodi simili: evidentemente la vicinanza di ideologia porta all’indignazione a senso unico”, conclude Desirò.
Italia Liberale e Popolare

Presidio di Fdi alla Circoscrizione 2

Questa sera, alle 18:30, Fratelli d’Italia svolgerà un presidio di fronte alla sede della Circoscrizione 2 (Strada Comunale di Mirafiori 7) per protestare contro la restituzione da parte della Circoscrizione al Comune di Torino di 135.000 € in conseguenza della mancata presentazione e/o realizzazione di progetti sul territorio di competenza.
Saranno presenti il Consigliere di Circoscrizione Domenico Angelino, il dirigente regionale Roberto Ravello, il dirigente cittadino Enrico Forzese, militanti ed esponenti del partito.
Seguirà un comunicato con le dovute dichiarazioni.

Ambrogio (Fdi): “Primo Maggio, in piazza Festival dell’ipocrisia”

“A Torino va in scena il festival dell’ipocrisia: al corteo del Primo Maggio sfilano i manichini delle massime cariche dello stato, rei di aver eliminato il reddito di cittadinanza in favore di politiche attive in tema di lavoro e formazione. Al netto delle abituali esternazioni violente e di cattivo gusto, che sindacati e lavoratori tifino per il non lavoro è davvero paradossale ed è la rappresentazione plastica dello scollamento tra la sinistra e la realtà. La colpa del governo Meloni? Aver abbandonato le politiche da divano e aver accettato la sfida del lavoro: quando tutti faranno questo passo, il primo maggio tornerà ad essere il simbolo dell’emancipazione sociale e della libertà dell’individuo, che solo il lavoro può assicurare”.
Ad affermarlo Paola Ambrogio, Senatore di Fratelli d’Italia e Consigliere Comunale di Torino.

Sen. Paola Ambrogio

(Fdi)

Pnrr, Ruffino (Azione): Per nomine Governo usi procedure ponte Genova

Dichiarazione dell’on. Daniela Ruffino (Azione):

     La presidente del Consiglio Giorgia Meloni non può restare ferma al bivio senza scegliere fra rinunciare a una parte dei fondi europei oppure accelerare conferendo poteri commissariali a sindaci e presidenti di Regione. La possibilità più volte ventilata di ottenere dall’Europa il trasferimento dei fondi inutilizzati del Pnrr al fondo strutturale europea per avere una scadenza più lunga per il loro impiego sembra destinata ad aprire un contenzioso non facile da risolvere.

     Discorso a parte, per il peso rilevante che ha nella vita dei cittadini, merita il capitolo sanità. Il Pnrr prevede finanziamenti per 19,7 miliardi da erogare ad ASL e ospedali e riguarda la digitalizzazione, ma soprattutto la costruzione di 400 ospedali di comunità e case di comunità. Per  un sistema sanitario ridotto alla canna del gas dopo anni di tagli di spesa, chiusura di ospedali e centro di assistenza, si tratta di una vera botta di ossigeno, per gli operatori e i sanitari ma soprattutto per quelle persone bisognose di cure. Apprendere dal governo che forse non ci sono i tempi per realizzare quelle strutture, grida vendetta al cielo. E allora si riapre il discorso del Mes sanitario, i cui vincoli temporali sono lunghi 10 anni. Presidente Meloni, lei pensa che sia la salute dei cittadini a dover pagare il biglietto per il suo rifiuto di ratificare il Mes e accedere ai fondi sanitari? Appuntarsi ogni giorno una medaglia al valore vi rende ridicoli. Tante inutili battaglie per salvaguardare gli interessi dei balneari, ma della salute dei cittadini questi governo se ne infischia allegramente.

Ramelli e Borsani due vittime della violenza cieca

IL COMMENTO Di Pier Franco Quaglieni 

Che il presidente del Senato La Russa sia andato a rendere omaggio nell’anniversario della sua uccisione al giovane Sergio Ramelli ammazzato a Milano nel 1975  da colpi di chiavi inglesi di giovani  di estrema sinistra allora studenti di medicina destinati a far carriera, e’ cosa che non fa notizia. La Russa ha sempre celebrato Ramelli. Meno scontata è stata la partecipazione del Sindaco di Milano Sala che ha anche parlato di riconciliazione se non di pacificazione. Gli anni di piombo sono stati terribili e io nel 1975 alle prime armi nell’insegnamento conobbi forme di intolleranza e di violenza all’istituto “Guarrella” di Torino che prima della contestazione era un serio e prestigioso istituto per tessili e tintori. Io fui destinato alla succursale di via Figlie dei Militari, un vero e proprio soviet in cui la linea veniva dettata da un professore della CGIL affiancato arbitrariamente ad un preside incaricato vicino al “Manifesto“ che dopo tanti anni transito’ dal PCI a Forza Italia. In via Figlie dei Militari accaddero delle cose che qualcuno avrebbe dovuto avere il coraggio di denunciare, ma fummo intimiditi da un conformismo fazioso e plumbeo che costrinse tutti a chinare la testa, anche qualche professore di sinistra che non condivideva l’andazzo insostenibile. Per mesi la scuola venne occupata per iniziativa di un esagitato figlio adottivo di due Partigiani comunisti che poi per  altri  gravissimi motivi ebbe delle conseguenze penali non da poco.  Il Collegio docenti doveva  tenere le riunioni con il voto palese e non con il prescritto voto segreto persino sulle elezioni di persone, e ci fu impedito di  fare lezione perché ci vennero imposti dei ridicoli gruppi di studio  studenteschi che ebbero come vittime primarie gli studenti. Una professoressa disse che lei aveva persino dimenticato cosa significasse far lezione perché il futuro della scuola rinnovata era collettivo. Avemmo obbligo di adottare libri alternativi ai testi scolastici. Fu una  follia alla quale non mi perdono ancora oggi di non aver tentato, con la necessaria energia, di porre fine. Dissentii in silenzio. Forse con un nome fittizio scrissi una lettera ad un giornale che non mi pubblico’. Quel clima da soviet fu un costante atto di violenza e di intimidazione che magari in futuro racconterò nei dettagli, una delle pagine più vergognose della scuola torinese. Non a caso eravamo nel clima esaltato dalla vittoria della sinistra in tutte le grandi città’ che fece credere ai comunisti di aver ottenuto il potere in Italia.
Il clima della scuola milanese era ancora peggiore e l’omicidio di un estremista di destra  ne e’ la prova. Ai fascisti non doveva essere consentita la frequenza di una  scuola e uccidere un fascista non era considerato un reato, ma una benemerenza politica. Gli estremisti non erano neppure dei “compagni che sbagliano”. Che oggi il Sindaco di Milano si sia mosso è un buon segno, ma non basta.
A Milano il 29 aprile 1945 venne ucciso con un colpo alla nuca il cieco di guerra e medaglia d’oro al Valor Militare Carlo Borsani,  un poeta che scelse di stare con i ragazzi di Salo’ per usare l’espressione di Luciano Violante.
Borsani ritenne l’8 settembre 1943 un tradimento e accetto’ la presidenza dei Mutilati e Invalidi di Guerra ricoperta fino ad allora da Carlo Delcroix che rimase fedele alla Monarchia. Nella Rsi diresse per sei mesi un giornale dal quale venne allontanato perché la sua costante preoccupazione era la pacificazione, la riconciliazione  tra italiani, espressa in un discorso da Giovanni Gentile, un discorso che gli costerà la vita a Firenze nel 1944.
Borsani venne ammazzato selvaggiamente da partigiani comunisti senza processo e il suo  cadavere venne fatto girare per Milano su un carro della spazzatura. Suo figlio Carlo, nato mesi dopo l’omicidio del padre, venne insultato da una professoressa di scuola media che si accanì contro di lui. Borsani salvò anche la vita di ebrei  che sarebbero stati deportati e venne  lanciata nel 2005,  senza esito positivo la proposta di ricordarlo con un albero nel Giardino dei Giusti di San Siro. L’ex sessantottino e grande studioso di storia Gabriele  Nissim, presidente di Gariwo, la foresta dei giusti, accetto’ l’idea, dicendo che “i buoni non stanno da una parte sola“, ma poi questo atto simbolico venne bloccato dalla faziosità di altri.
C’è da augurarsi che in futuro il Sindaco di Milano si ricordi di Borsani e che qualcosa in sua memoria venga posto, ad esempio, in piazza Susa a Milano dove avvenne la sua esecuzione. Con il poco fiato che gli rimaneva in gola grido’ “Viva l’Italia“ , stringendo la prima scarpetta di sua figlia .  Sarebbe un atto di umanità e di riconciliazione come la lapide che ricorda il ragazzo ucciso nel 1975.