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Ravinale (SE): sbagliato pensare di togliere gli attraversamenti

Incidente in corso Orbassano,  per la sicurezza bisogna rallentare chi è in auto.
Ha ragione la Consulta per la mobilità per la mobilità Ciclistica e la Moderazione del Traffico di Torino: se ancora ci sono investimenti sulle strisce pedonali – sono stati due questa settimana a Torino – non si può ragionare di togliere gli attraversamenti, ma di renderli più sicuri, mediante l’inserimento di dossi, semafori o restringimenti della carreggiata che impongano a chi è in auto di rallentare e di prestare attenzione agli altri utenti della strada.
L’utilizzo dello spazio pubblico delle nostre strade è un fatto culturale ed è ora di cambiare approccio, realizzando la Città 30 per diminuire le emisssioni climalteranti e dare davvero la precedenza agli utenti deboli della strada.

Panza (Lega): Nuovo passo verso l’azzeramento delle disparità tra territori

Bene il nuovo provvedimento del ministro Calderoli per la valorizzazione delle aree realmente montane

L’approvazione  della Conferenza Unificata per il nuovo piano di distribuzione del Fondo per lo sviluppo delle zone montane italiane FOSMIT, rappresenta un significativo passo avanti per ridurre i divari esistenti tra i Comuni montani e il resto del Paese, un progetto promosso dal Ministro per gli Affari Regionali e le Autonomie della Lega, Roberto Calderoli, che i territori chiedevano da tempo – dichiara l’europarlamentare della Lega Alessandro Panza -.

Le risorse economiche messe a disposizione verranno di fatto raddoppiate e sono previsti fondi specifici anche per le aree disagiate, interne e a rischio spopolamento, al fine di garantire servizi adeguati a tutti i cittadini, indipendentemente dal fatto che vivano in montagna, in città o in altre zone del Paese. Si tratta di un provvedimento di grande importanza e atteso dalle comunità delle Terre Alte, finalizzato alla valorizzazione delle vere aree montane – conclude l’eurodeputato Alessandro Panza, responsabile delle politiche per le aree montane della Lega e Consigliere per la Montagna del Ministro per gli Affari Regionali Roberto Calderoli.

Così in una nota l’europarlamentare della Lega Alessandro Panza.

Salario minimo, Grimaldi (Verdi Sinistra): Sfruttamento e salari da fame

E i profitti crescono.  Il governo Meloni non accampi scuse: la legge va approvata subito
Come può accadere che facchini, montatori, autisti, rider, vigilanti, braccianti, addetti alle pulizie, lavoratori dei beni culturali lavorino per meno di 7 euro l’ora, spesso 12 ore al giorno o di più, magari accumulando straordinari per raggiungere un salario dignitoso? Come è potuto accadere che l’Italia arrivasse ai primi posti in Europa per i livelli di lavoro povero, con l’11,8% di occupati a rischio povertà? Accade perché il conflitto tra capitale e lavoro non è finito, ma il capitale ha vinto e stravinto. L’Italia è l’unico Paese europeo in cui dal 1990 il salario medio annuale è diminuito, ma non è stato certo lo stesso per i profitti. Nel 2022 le aziende italiane hanno chiuso i bilanci con profitti in crescita del 53,25 per cento rispetto a 2021, il salario dei loro dipendenti è crollato del 7,6 per cento.
Lo afferma nell’Aula di Montecitorio Marco Grimaldi dell’Alleanza Verdi Sinistra intervenendo nella discussione sulla proposta di legge sul salario minimo.
In Italia salgono i mutui, le bollette, il costo della vita, i biglietti dei tram. L’unica cosa che non viene mai indicizzata – prosegue il vicecapogruppo dei deputati rossoverdi – sono i compensi di chi lavora. Il salario minimo legale è una misura vera di redistribuzione del reddito, perché l’aumento dei salari deve essere estratto dal capitale, non dalla fiscalità generale.
 Il governo Meloni temporeggia dicendo di temere che questa misura danneggi la contrattazione sindacale, ma perché invece non dà il buon esempio stanziando tutte le risorse necessarie per alzare i salari dei medici, degli insegnati, dei dipendenti pubblici? Ho visto in questi anni che a volte la lotta sul lavoro paga, ma costa anche molto: miseria, ritorsioni, licenziamenti ingiusti, isolamento. Noi, che rappresentiamo lo Stato, dovremmo essere dalla parte di chi – conclude Grimaldi – rischia tutto per ottenere condizioni dignitose per sé e per gli altri. È il momento di dimostrarlo. Salario Minimo Subito.

Ospedale di Ivrea, Rossi-Gallo (Pd): “Problemi scaricati sui sindaci”

27 luglio 2023 – Cirio e Icardi ci ricascano. Così come per l’ospedale unico del VCO, anche sull’ospedale di Ivrea se ne lavano le mani e passano la “patata bollente” ad altri. Insomma, appena le questioni si fanno spinose meglio sfilarsi e lasciare il campo al territorio o al consiglio regionale.

“C’era un tempo in cui governare significava assumere decisioni, soprattutto quelle difficili. Con Cirio e Icardi quel tempo è finito. Ogni volta che una decisione non genera entusiasmo o unanimismo e rischia di incrinare una quota, anche piccola, di consenso, ecco che parte la loro attività preferita: lo scaricabarile.  Fanno litigare qualcun altro su quel tema, fingono che nella maggioranza ci siano diverse posizioni per recitare tutte le parti in commedia. Così come per l’ospedale unico del VCO, anche sull’ospedale di Ivrea abdicano al loro ruolo e scaricano ogni responsabilità sui sindaci e sul consiglio regionale.” spiegano il Segretario regionale e Vicepresidente della Commissione sanità, Domenico Rossi, e il Presidente del Gruppo Pd a Palazzo Lascaris, Raffaele Gallo.

 “Non ha senso chiedere ai sindaci di votare uno studio. Gli studi non si votano e non sono oggetto di sondaggi di opinione e consenso. Servono a sostenere le decisioni e non a sostituirle… Per scegliere, però, serve coraggio e uno, se non ce l’ha, mica se lo può dare” incalzano i rappresentanti democratici.

“Ormai è evidente che il Piemonte è amministrato da una destra che si preoccupa solo di coltivare il consenso” proseguono Rossi e Gallo, sottolineando che “la giunta ha a disposizione dirigenti, strutture e risorse per le istruttorie. Se non decide, allora non serve”.

 “Siamo al rovesciamento dei rapporti tra istituzioni – concludono i dem – Invece di essere al servizio dei territori, se ne servono per risolvere i problemi interni alla maggioranza”.

 GPA, Grimaldi (AVS): Reato universale abominio giuridico, rischio costituzionalità

Vi chiediamo di fermarvi

“La proposta Varchi chiede di sottoporre alla giurisdizione italiana le condotte compiute all’estero ascrivibili ai delitti di commercializzazione di gameti o di surrogazione di maternità. Significherebbe poter comminare a dei genitori, che hanno agito in maniera perfettamente legale in paesi democratici, pene di reclusione da 3 mesi a due anni e sanzioni da 600.000 a 1 milione di euro. Il Codice penale stabilisce che, in base al principio di territorialità, il diritto penale italiano è applicabile solo entro i limiti dei confini dello Stato. Questo principio può essere derogato solo in alcuni casi gravissimi: lesione di fondamentali interessi dello Stato; crimini di genocidio, terrorismo; crimini o punibili con l’ergastolo o con la reclusione non inferiore a tre anni. Può la gestazione per altri essere ricompresa tra questi reati? Io credo che sia giuridicamente infondato. Come si può ammettere la deroga al principio di territorialità, il riconoscimento a livello universale del disvalore della GPA, per una pratica legale in diversi paesi in Europa e nel mondo? Perché invece il Governo non propone di estendere a chi li commette all’estero la punibilità di reati come la tortura, la pedopornografia, la tratta di esseri umani? Questa è una legge irragionevole, a rischio di incostituzionalità, ma anche inapplicabile, che vedrebbe i tribunali impegnati per anni finché non sarà cancellata. Per questa vi chiediamo di fermarvi” – così il Vicecaprogruppo di Alleanza Verdi Sinistra, Marco Grimaldi, in aula durante la discussione sulla proposta di legge C. 887: “Modifica all’articolo 12 della legge 19 febbraio 2004, n. 40, in materia di perseguibilità del reato di surrogazione di maternità commesso all’estero da cittadino italiano”.

Il Centro che ritorna

Insomma, il bipolarismo selvaggio o gli opposti estremismi o l’endemica radicalizzazione della
lotta politica non durano a lungo. Certo, per un arco di tempo anche queste derive possono
risultare vincenti e addirittura permanentiì ma è indubbio che, soprattutto in un paese come
l’Italia, non possono consolidarsi come la regola per eccellenza che disciplina il nostro sistema
politico. E questo per la semplice ragione che nel nostro paese, dal secondo dopoguerra in poi, si
è sempre governato “dal centro” e “al centro”. E la conferma, da ultimo, arriva anche dal
comportamento politico concreto dell’attuale Premier, Giorgia Meloni, che appena è arrivata a
palazzo Chigi si è immediatamente caratterizzata come un leader che governa attraverso le
tradizionali categorie che sono riconducibili alla “politica di centro”.
Ora, però, resta un nodo politico di fondo da sciogliere. E cioè, come può essere possibile che
partiti e movimenti che storicamente e culturalmente sono esterni ed estranei a tutto ciò che è
riconducibile alla “politica di centro” si fanno paladini esclusivi ed interpreti centrali di questa
prassi politica? Possono, cioè, un leader o un partito che fanno della radicalizzazione politica la
loro ragion d’essere e, soprattutto, che individuano nell’avversario politico un nemico implacabile
da delegittimare prima sotto il profilo morale e poi da distruggere sotto il versante politico essere
credibili? Perchè, per limitarsi a due soli esempi concreti, come possono l’attuale segretaria del
Pd Elly Schlein da un lato e Matteo Salvini dall’altro ergersi ad interpreti esclusivi e credibili di una
“politica di centro” nel nostro paese? Un’operazione semplicemente impossibile perchè innaturale
a livello politico, culturale, programmatico e forse anche sotto il versante etico.
Ecco perchè, se gli equilibri politici, soprattutto in vista dell’ormai prossima consultazione
europea, dovessero cambiare a detrimento di chi coltiva alacremente il prosieguo della
radicalizzazione della lotta politica, tocca a tutti coloro che si riconoscono in una cultura di centro
fare un passo in avanti. Non in modo isolato o puramente volontaristico. Ma, al contrario,
attraverso un processo politico e culturale finalizzato ad una profonda condivisione tra tutti coloro
che respingono pregiudizialmente la pericolosa e nefasta tesi degli “opposti estremismi”. È di
tutta evidenza che tocca a quei partiti e a quelle culture politiche che fanno della “politica di
centro” la stella polare della propria presenza politica giocare un ruolo protagonistico. Al di là di
ridicoli personalismi e rivalità da cortile. Certo, sarà necessario individuare un leader unificante e
aggregante di tutte queste forze e movimenti che oggi, purtroppo, sono ancora dispersi e che
continuano ad essere subalterni e gregari rispetto a partiti che coltivano un altro progetto politico
e un’altra prospettiva di governo. Ed è altresì evidente che sarà compito di quelle culture che
storicamente si sono caratterizzate per aver predicato e praticato una cultura e una politica di
centro, giocare ancora una volta in prima linea. Seppur con l’apporto di altri filoni ideali e altre
sensibilità culturali che non si rassegnano a fare i chierichetti della Schlein da un lato o i burattini
di Salvini dall’altro. E la cultura cattolico popolare e cattolico sociale, al riguardo, può rivestire una
importanza decisiva come lo è stata per tutta la prima repubblica e in alcuni sprazzi, purtroppo
brevi e circoscritti, della fase politica che è seguita.
In ultimo, ma non per ordine di importanza, si tratta di un progetto che deve partire dalle forze
politiche in campo e dai leader che interpretano questa potenziale prospettiva. E cioè, per fare
alcuni esempi, da Matteo Renzi ai Popolari, dal civismo presente nelle amministrazioni comunali
alla rete di gruppi e movimenti che rifiutano la divisione secca e inappellabile della politica in due
faide contrapposte e in tutti coloro che non si sono più recati alle urne perchè nauseati da un
conflitto che è solo di potere e che non risponde più alle domande, alle esigenze e alle istanze di
crescenti segmenti sociali, culturali e politici del nostro paese.

Giorgio Merlo

Forza Italia: “giù le mani da pendolari e automobilisti”

«Vie comode e traffico scorrevole erano una caratteristica peculiare di Torino. Questa politica che discrimina le auto nella città dell’auto è paradossale». Ad affermarlo in una nota il coordinatore provinciale di Forza Italia a Torino Roberto Rosso, il coordinatore cittadino Marco Fontana, il capogruppo azzurro in Sala Rossa Andrea Tronzano, il vicecapogruppo Domenico Garcea e i consiglieri delle 8 Circoscrizioni Alberica Confalonieri, Davide Balena, Francesco Violi, Walter Caputo, Felice Scavone, Antonio Cuzzilla, Antonio Canino, Luciano Speranza, Veronica Pratis e Francesca De Coll.

Tronzano attacca: «Noi non ci stiamo. Ztl allargata in orario o estensione della medesima ci troveranno sempre contrari così come l’aumento del numero dei parcheggi blu per fare cassa con prezzi che oramai sono oltre il 10% dello stipendio medio. Il patto per Torino non deve essere un cappio per i torinesi o trasformarsi da opportunità di rilancio dei conti in incubo, vedi aumento tassazione Irpef e ora questo. Mi domando allora perché non vendere il 49% di Gtt? È proprio un insulto parlarne?».

Garcea chiosa «Inutile continuare a battere cassa mettendo le mani in tasca ai cittadini torinesi, se prima non si effettua una seria analisi dell’effettiva gestione delle risorse aziendali di GTT, sia economiche che umane, da parte dei vertici aziendali e dei responsabili della gestione delle risorse finanziarie. Gli aumenti delle tariffe delle strisce blu, che si sommano a quelli dei biglietti di bus e tram, hanno numerose conseguenze negative dirette ed indirette, a cominciare dal piccolo commercio e dai negozi di prossimità che già soffrono terribilmente gli effetti di una recessione economica in continua espansione».

I consiglieri di Circoscrizione aggiungono: «Il problema dei rincari delle strisce blu non si limita al centro dove ormai siamo arrivati ad un livello di strozzinaggio che rasenta i limiti dell’etico. La questione si allarga anche su tutte le periferie in particolare davanti agli ospedali. Da anni Forza Italia porta avanti in Consiglio comunale la richiesta di abolizione del parcheggio a pagamento di fronte ai nosocomi ma i Sindaci e le sinistre fanno orecchie da mercante al riguardo preferendo fare cassa».

Concludono i coordinatori provinciale e cittadino Rosso e Fontana: «Sarà un autunno caldo per l’Amministrazione cittadina di Lo Russo, più caldo di questa estate rovente. Siamo pronti a dare battaglia sia sulla questione rincari del biglietto Gtt sia sul fronte strisce blu. Si tratta di aumenti totalmente punitivi, ideologici per quanto riguarda quelli contro gli automobilisti. E sul caro biglietti siamo di fronte al risultato di decenni di scelte sbagliate in merito alle persone che hanno guidato le partecipate cittadine. Nelle prossime settimane promuoveremo come Forza Italia con i consiglieri Tronzano e Garcea due raccolte firme: una per abolire le strisce blu davanti agli ospedali e l’altra per ridurre il costo del biglietto GTT».

“Gatto Selvaggio”, Romolo Gobbi 60 anni fa a Mirafiori

26 luglio 1963 …26 luglio 2023. Sono passati 60 anni che sembravano un’eternità.

Romolo Gobbi, studente all’ultimo anno di giurisprudenza, diffondeva davanti ai cancelli della
Mirafiori un giornale, di cui era direttore, dall’emblematico titolo “Gatto Selvaggio”.
Riprendeva lo scontro sociale a Torino.
Giusto un anno prima alla Fiat si era ripreso a scioperare per il contratto di lavoro e l’egemonia
Vallettiana stava venendo meno.
Vittorio Valletta si era fatto un proprio sindacato SIDA, soprannominato sindacato giallo. Anni di
conflitto, anni di crescita sociale e direi anche di crescita culturale.
Torino, Città Fabbrica, produceva tante automobili, ma anche una nuova classe politica che
avrebbe avuto nel ‘68 il suo punto più alto nella contestazione. Direi conflitto costruttivo perché
produceva. Proprio così, produceva qualcosa di positivo per il dopo.
Romolo Gobbi, come scrisse il giornale ABC, figlio della buona borghesia Torinese era anche
Direttore del Gatto Selvaggio, attirando gli strali della magistratura e della politica, in particolare
dei politici del PCI. Precisamente era considerato amico da una parte dei dirigenti comunisti
sindacalisti come Sergio Garavini o Vittorio Foa, e visto come fumo negli occhi da Adalberto
Minucci, allora Segretario provinciale, che in un articolo sull’Unità gli diede del prezzolato. In poche
parole, accusò Romolo Gobbi di essere al libro paga della Fiat per gettare scredito sul movimento
operaio. Affermazione falsa, totalmente falsa. Ovviamente si poteva essere o non essere d’accordo
con quello che diceva Romolo. Non cadendo (forse volutamente) nel dileggio si rimane nel
confronto politico sulle idee. Un gruppo di iscritti alla FGCI contestò le affermazioni pesanti di
Minucci.
Tra i firmatari il mio amico Marco Moratto, sedicenne con il pallino della politica. Fu espulso dalla
Federazione Giovani Comunisti. Anni dopo rientrò nel PCI, con la sua proverbiale scettica
intelligenza.
Ma alla fine cosa contestavano a Romolo Gobbi? Di essere favorevole al sabotaggio in fabbrica. Più
che una esaltazione, la sua era una costatazione, anzi si auspicava il passaggio dal sabotaggio alle
forme di lotta come il gatto selvaggio. Concretamente squadre di operai si astenevano 15 minuti a
turno di fatto bloccando per l’intera giornata la catena di montaggio. Il minimo sforzo con il
massimo risultato. Era una forma di lotta osteggiata dal sindacato, ma sicuramente più apprezzata
dagli operai. Anni dopo, in un documentario RAI sulle lotte operaie per il contratto di lavoro, gli
operai intervistati, a maggioranza, si dichiararono favorevoli agli scioperi a gatto selvaggio. Del
resto, è la nostra stessa Costituzione a prevedere il diritto di sciopero, indipendentemente dalla
forma.
Comunque Romolo si beccò 10 mesi, condannato per apologia di reato. Venne assolto dal più
grave reato di istigazione a delinquere. Venne difeso dall’Avvocato Guidetti Serra, che aveva dato il
placet alla stampa del Gatto Selvaggio, dal momento che più nessuno era stato condannato per
apologia di reato a mezzo stampa sin dalla caduta del Fascismo.
Poi… di fatto fu una ” medaglia ” che si è portato dietro tutta la vita.
Si laureò un anno dopo tra gli strali del Preside di giurisprudenza che lasciò l’aula come segno di
disapprovazione verso Romolo Gobbi e i contenuti della sua tesi.
Ora? Tanti ricordi…ma non solo.
Romolo sta rivivendo un terza se non quarta giovinezza a 86 anni. Ed in fondo anche noi che non
siamo più giovani e siamo stati suoi studenti. E non solo ricordi ma anche la presunzione d’essere
stati protagonisti di un pezzettino di Storia della nostra Città. Così ai primi di ottobre presso la
libreria Trebisonda- via Sant’Anselmo 22- si terrà la presentazione del suo libro: Come eri bella
classe operaia. Insomma, il nostro professore Romolo Gobbi non molla.
PATRIZIO TOSETTO

Il Consiglio regionale del Piemonte ha commemorato Gian Piero Clement

Il Consiglio regionale del Piemonte ha commemorato Gian Piero Clement, scomparso lo scorso 6 maggio a 66 anni. L’ex consigliere era nativo di Pinerolo.

Come ha ricordato il presidente dell’Assemblea Stefano Allasia, Clement è stato particolarmente attivo in campo sindacale.

Vicesindaco di Pinerolo, venne eletto consigliere regionale del Piemonte nell’ VIII legislatura, nel 2005, nella Circoscrizione di Torino per il partito della Rifondazione Comunista, del quale fu capogruppo.

Durante il suo mandato, che cessò nel 2010, come presidente della Settima commissione, è sempre stato sensibile e attivo verso le problematiche del mondo del lavoro in Piemonte.

L’Aula ha poi osservato un minuto di silenzio.

L’Italia del Sì è nata il 10 novembre 2018 a Torino

 Con la grande Manifestazione per la TAV.

L’ITALIA a del SI che ha consentito al Vice Premier Matteo SALVINI di presentare alla grande l’ITALIA  del 2032 quando verranno realizzate Infrastrutture strategiche come la TAV, la Nuova Diga al porto di Genova, il Terzo Valico e tante altre è nata il 10 novembre 2018 a Torino quando una folla immensa ha riempito piazza Castello per dire SI TAV e sì alla Crescita e No alla Decrescita. Senza quella grande Manifestazione forse non ci sarebbe stato il voto del Senato del 7.8.2019 quando a grande maggioranza venne sconfitta la Mozione NoTav dei 5 stelle e senza quel grande consenso popolare sarebbe stato difficile al Governo Conte inserire nel primo PNRR tanti interventi infrastrutturali. Ora il VENTO è CAMBIATO e il Paese può sperare nel suo secondo Rinascimento del dopoguerra grazie al Governo MELONI coeso e compatto su questa linea,che darà più lavoro e più competitività al nostro Paese nella nuova fase della globalizzazione frutto del COVD e della guerra in Ucraina.
Mino GIACHINO
SITAV SILAVORO