Giovedi Santo, 24 marzo, alle ore 21 presso il Museo Borgogna in Vercelli le note della composizione The mystical story of Christ
Chi ha mancato l’appuntamento di domenica 20 marzo all’Accademia Le Muse in Casale Monferrato avrà modo di rifarsi Giovedi Santo, 24 marzo, alle ore 21 presso il Museo Borgogna in Vercelli per apprezzare le note della composizione The mystical story of Christ di Federico Gozzelino, vercellese di nascita ma casalese a tutti gli effetti. L’evento ha rappresentato la composizione, di chiaro stampo post-moderno, che il Maestro, ispirato da alcuni passi dei Vangeli, dedica a vita e morte di Cristo. Il periodo, si osserverà, è sicuramente consono alla rievocazione di passi evangelici in un percorso mistico che rievoca la Pasqua; e la forma post-moderna, con il ritorno alla melodia, è quanto mai attuale per verificare il superamento di quel che nel ‘900 hanno scandagliato ed elaborato musicisti come Schoenberg e Stravinskij, o come gli italiani Nono e Berio. Il percorso dei citati, sicuramente di respiro europeo, non poteva certo considerarsi il più adeguato per coniugare musica e parola. Ecco quindi l’evoluzione verso il genere, che è contraddistinto dall’aggettivo post-moderno, in cui pur senza giungere ad un contesto squisitamente melologico si fa ricorso alla coniugazione della musica con la parola, con il testo. Federico Gozzelino in questo è autenticamente Maestro: attraverso la musica che evidenzia testi poetici profani, da Federico Garcia Lorca a Jacques Prevert, da Alda Merini a David Maria Turoldo, oppure passi ed episodi che vanno dal mistico al sacro, evoca delle immagini. C’è calore e colore mediterraneo nella sua musica, suggestione e profumo di ambienti certamente europei. E, se vogliamo scomodare il grande Marshall Mc Luhan, possiamo convenire che è musica che si può vedere con l’orecchio e ascoltare con l’occhio. Sembra un’osservazione paradossale a livello di sensi. Non lo è di certo. Come non lo è la considerazione che, ritornando alla melodia, il cuore della musica post-moderna sia antico. Con il ritorno alla melodia, e il ricorso alla parola recitata la tradizione non è tradizionalista; nel linguaggio è semmai innovazione, adeguamento al tempo che si vive, ricerca nella semplicità tonale di note che proiettano luce in questo momento storico sconsolatamente confuso e oscuro. Lo si può fare anche ispirandosi ad episodi che nella tradizione, nella liturgia vengono mantenuti in vita da ricorrenze storiche e non solamente mnemoniche. Silvia Belfiore al pianoforte e Alberto Raiteri come voce narrante hanno realizzato un connubio che ha dato vita ad un oratorio di sublime intensità, prodigandosi in una interpretazione di alto livello, molto partecipata dall’attento pubblico presente.