MUSIC TALES / LA RUBRICA MUSICALE- Pagina 4

“Vengo a vivere con te…”

“Vengo a vivere con te, lo sai mi sono innamorato e la vita è troppo corta e non possiamo perdere tempo” Nel 1987 Luca Carboni faceva, su note semplici, ricche di minori, una tra le piu’ belle dichiarazioni d’amoreMi viene in mente perchè tempo fa mi fu dedicata e poi scoprii che era il brano che dedicava a tutte le donne con le quali era stato (n.d.r.) come è buffo, quando credi di esser innamorato viene fuori tutta la vena poetica come fosse la prima volta, ma evidentemente, la prima volta non è…MAI. In ogni caso una favola questo brano, per quanto io no ami particolarmente la musicalità vocale di Luca Carboni che sulla musica di Nicola Lenzi, naviga in territori amorevoli cosi profondi con parole chiare, nude e crude :”sai quante cose potremmo fare tu potresti suonare il piano mentre io spalmo la maionese potrei spalmartene un po’ sul collo e leccandoti far tremare Bach” ma incantevoli, meravigliose che farebbero innamorare chiunque. Nel 2013 decide di impreziosire il brano, a mio avviso, con la partecipazione di Elisa, grande personalità musicale, per festeggiare i suoi 30 anni di carriera. Si sa poco di questo brano ma mi fa venire in mente dichiarazioni tipo “Come nelle favole” di Vasco Rossi, un desiderio spassionato di convincere l’altro a stare insieme, condividere le cose semplici di tutti i giorni…nel bene e nel male, anche a sfregio dell’abitudine che poi, si sa, corrode ogni rapporto. Ma ci si crede, quando lo si scrive, quando lo si canta, quando lo si suona e persino quando lo si dedica…più vole, a donne diverse. Mi fa sorridere. Amo l’amore, quello cantato, quello detto e taciuto, ancora di più quello urlato e palpabile. Fatevelo un tutto negli anni ’80 ed ascoltatela questa canzone, che vi riempia il cuore, almeno per un po’ perchè poi…tutto, ma proprio tutto, finisce.

Chiara De Carlo

https://www.youtube.com/watch?v=uFPTU2Hvpw8

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GV pane e Caffe di via tiepolo 8/d

Anema e core

Oggi si parla di un brano napoletano, dalle dinamiche tanto nostalgiche quanto delicate. Struggente e malinconica melodia del musicista Salve D’Esposito e del paroliere Tito Manlio, Anema e core fu composta nel 1950, riscuotendo fin da subito un grande successo sia in Italia che all’estero. Il titolo originale della canzone doveva essere Che matenata ‘e sole, ma il compositore Salve D’Esposito pensò che, dopo il successo di Me so ‘mbriacato ‘e sole, sarebbe stato meglio abbandonare quel soggetto. Fu così che, anche grazie all’ispirazione fornita da un episodio personale (l’autore Tito Manlio aveva avuto un piccolo alterco con la moglie, a cui era poi seguita la pace) Na matenata ‘e sole divenne Anema e core. Anema e core, con cui Salve diede inizio a un nuovo discorso musicale, è uno slow, un ritmo lento e sincopato. Fu battezzata dal grande tenore Tito Schipa, amico e artista eccellente che, con la sua voce e la sua dizione chiara e perfetta, ne fece un autentico capolavoro: nello stesso periodo la cantò alla radio, per la prima volta accompagnato da Salve D’Esposito (da questo momento non più Salvatore). Le parole di Anema e core sembrano ispirate ad un bisogno, insoddisfatto e crescente, senza tregua, di dolcezza e di tenerezza. La melodia è comparabile ad un bacio purissimo o ad una capigliatura di donna che un amante accarezza innamorato e timoroso.

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Tenimmoce accussì, anema ‘e core,

nun ‘nce lassammo cchiù, manco pe’ n’ora,

‘stu desiderio ‘e te, me fà paura…

Campa cu tte sempe cu tte pe’ nun murì!…

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Perdersi, riprendersi, fuggire e ritornare, l’amore che ci unisce è più forte dell’orgoglio, delle parole amare e delle ingiurie, amarci è l’unica soluzione possibile per poter sopravvivere

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Che ce dicimmo a ffà, parole amare,

si ‘o bbene po’ campà cu nu respiro?

Si smanie pure tu pe’ chist’ammore,

tenimmoce accussì… anema e core.

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Tra gli aneddoti che Salve, commosso, raccontava spesso, c’era questo: un giorno giunse una telefonata dalla SIAE (Società Italiana Autori ed Editori), che lo avvertiva del fatto che era arrivata una cartolina indirizzata a suo nome. Ritira la lettera incuriosito, lesse: “In piena Giava ci siamo fermati ed abbiamo pianto, da lontano ci giungevano le note di Anema e core. Grazie maestro!”. Era firmata da quattro ufficiali della Marina italiana, che per ragioni di lavoro, si trovavano su una nave in quel lontano punto della terra! Anche la famiglia reale inglese si innamorò di Anema e core e quando la squadra italiana di calcio si recò in Inghilterra per un incontro, venne accolta da una banda militare proprio con le note di quella stessa canzone. Nel 1955 si venne a sapere che Anema e core aveva battuto il record delle incisioni, 58 solo in Italia. A chi gli chiedeva “Cosa ha determinato il successo di Anema e core?”, Salve D’Esposito rispondeva: “12 versi e 32 battute“. Vi suggerisco un ascolto in chiave un po’ blasfema della canzone originale …mi piace cosi tanto!!

https://www.youtube.com/watch?v=lx0M4j_fxY8

Chiara De Carlo

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“Tu, tu non mi basti mai”

Correva l’anno1996, e un tale, Lucio Dalla, genio indiscusso pubblica un album di grande successo, ed all’interno una tra le piu’ belle dediche d’amore di tutti i tempi. Ambrogio Borsani, in un suo libro che lessi qualche anno fa, riportava la frase “ciò che non si ha non basta mai”. Come è vero. E quando lo si ha non lo si apprezza abbastanza, aggiungerei io. Certe cose oggi, con il mio trascorso, mi sembrano piu’ importanti di brani che hanno avuto più successo, per questo voglio parlarvi di una raccolta del grande Lucio, “Questo è amore”, una raccolta che ha il sapore di un completamento (passatemi il termine) della antecedente “12000 lune” che già si presentava zeppa di amore cantato, narrato, respirato, ma che, a parer mio, mancava di brani cosi pesantemente leggeri come “tu non mi basti mai”. Progetto, questo, realizzato con Marco Alemanno dopo due album in studio non particolarmente fortunati. All’interno parecchi remakes e brani non conosciutissimi perché da lui non presentati ai suoi concerti, che a molti di voi risulteranno sconosciuti come “malinconia d’ottobre” o “questo amore”. L’unica canzone del tutto nuova è “Anche se il tempo passa (amore)”. “Noi la vita la annusiamo in tutti i posti, ma lei passa senza neanche un ciao/ oppure vola come i ladri sopra i tetti, se ci provi non la puoi fermare”, è l’attacco su una base che assorbe senza sforzo le più attuali tendenze del pop anglosassone dai Coldplay in poi, con un leggero tocco di Sigur Ros – band che lo affascinava molto, e che Lucio ha conosciuto grazie al giovane Alemanno. Spiazza invece la nuova versione di “Meri Luis” in coppia con Marco Mengoni – non tanto per lo stile e le doti vocali di quest’ultimo, che possono essere o meno “la nostra tazza di the”, ma per il fatto che Dalla non ha ricantato il pezzo del 1980 e che la voce del giovane collega emerso da X-Factor è dunque sovrapposta all’incisione originale. Una scelta che potrebbe tradire pigrizia, o una decisione dell’ultimo momento. E qui, in “Questo è amore” di nuovo dura come la roccia “tu non mi basti mai” Ognuno di noi ha il disco che è rimasto più nel cuore, o il proprio brano preferito di Lucio Dalla cui si sente più legato, e qualcosa potrebbe anche non essere né qui né su “12000 Lune”. Io invece, la ripropongo per la terza volta, perchè a me questo brano è particolarmente caro, e non voglio scordarlo mai, almeno fino al 2047. Vi invito all’ascolto di una carezza tra le più incantevoli. “Non mi basta tutto, voglio anche il resto.” Paolo Dune, Al di qua dell’aldilà, 1998-2016

https://www.youtube.com/watch?v=ez75GMRD4bQ&pbjreload=10

Chiara De Carlo

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GIOVEDI 07 SETTEMBRE 2018

Ultima audizione Torino Music Contest.  Presso GV pane & caffè Via Tiepolo 8/d – Torino

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“Non abbiamo armi per difenderci dalle emozioni”

Anche se qualcuno ci si difende benissimo, apparentemente, credendo che si possano gestire quei sentimenti cosi profondi, radicati …illuso. Siamo negli anni ’90, precisamente nel 1995, e un tale, Pino Daniele, pubblica un album di grande successo, “non calpestare i fiori nel deserto”. All’interno di quell’album, che ho riscoperto qualche mese fa nella mia collezione, v’è un brano, meraviglioso, una carezza direi: Resta cu’mme. Titolo questo che non può che segnare un successo, nasce di nuovo a Napoli, nel cuore palpitante della musica, dico di nuovo perchè 38 anni prima un’altra melodia, un altro testo portano lo stesso titolo e pare si tratti di una delle più belle canzoni che Domenico Modugno abbia scritto. Cambiano i tempi ma non cambiano le emozioni. Modugno venne censurato; oso’ troppo con la frase  Nu’ me ‘mporta dô passato, nu’ me ‘mporta ‘e chi t’ha avuto “ che fa riferimento alla verginità perduta e viene prontamente sostituito con  Nu’ me ‘mporta si ‘o passato, sulo lagreme m’ha dato “ Ma la canzone, attraversa 50 anni, e rimane immutata finchè non ne prende possesso Mina, nel 2001, che la ripurifica, ma questa è un’altra storia. Tornando al pop blues di Pino Daniele, che mescola il testo un po’ italiano ed un po’ inglese, racconta l’incontro tra un ragazzo napoletano ed una ragazza straniera di passaggio, che però sta andando via, a cui lui chiede di non partire anche se, in verità, per lui già è rimasta nel suo cuore. Amo ascoltare e cantare questo brano e mi commuovo ogni volta alla frase:” ci vuio talento per chiamarlo amore”. Lo dico sempre, ci vuole talento per tutto, non tutti siamo nati per vivere, per amare, per rubare o chissà che altro…c i sono pittori che trasformano il sole in una macchia gialla, ma ci sono altri che con l’aiuto della loro arte e della loro intelligenza, trasformano una macchia gialla nel sole.  E poi, una gran quantità di talento viene sprecata nel mondo per mancanza di un po’ di coraggio. Ma si sa, anche il coraggio non è cosa per tutti. Vi invito all’ascolto dei due brani, completamente diversi ma assolutamente emozionali.
Chiara De Carlo


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SABATO 18 AGOSTO 2018
Whitemoon-Lunatica
People & Alive
Via XX settembre 58, 10121 Torino
Ciposugar Band 
Pianissolo “Festa in Piazza” Roccavignale (SV)

“Di’ qualcosa, sto rinunciando a te”

Secondo il poeta William Butler Yeats “La troppo lunga rinuncia rende di pietra il cuore”, mentre secondo la scrittrice americana Lauren Oliver “c’è sempre un po’ di sollievo nella rinuncia”
Io credo che arrendersi non significhi sempre essere deboli; a volte puo’ voler dire essere forti abbastanza da lasciar perdere. Nel giorno della mia resa sono a segnalarvi un brano incantevole nella sua delicatezza di espressione e ricco di malinconica sofferenza. Correva l’ano 2013 e veniva pubblicato questo singolo spettacolare che vanta una collaborazione importante con Christina Aguilera. Say Something è stato originariamente pubblicato l’11 febbraio 2011 all’interno dell’album di debutto della band di Ivan Axel This Is The New Year in collaborazione con la cantante Jenny Owen Young, ma la traccia non venne subito notata come possibile singolo, finché non venne utilizzato all’interno della decima stagione del popolare programma TV So You Think You Can Dance; tutto ciò ha provocato una reazione a catena inerente al possibile duetto tra il duo americano e Christina Aguilera. In un’intervista, Ian Axel dichiarò su Billboard il fatto che ha sempre considerato quella di Christina come una delle voci migliori al mondo, anche se la canzone non prevedeva la presenza della cantante, ma è stata la stessa Aguilera che, attraverso il suo account Twitter, comunicò la collaborazione, e perciò il brano venne registrato nuovamente due mesi prima della sua pubblicazione ufficiale. La canzone ha ricevuto il plauso generale dei critici musicali. Rick Florino di ARTIS direct ha assegnato al pezzo un punteggio massimo di cinque stelle su cinque, elogiandone le sonorità e la prestazione vocale della Aguilera, definendola “una performance magistrale” e notando come la cantante sia riuscita a mostrare una “voce molto più sensuale, matura e potente di prima”. La città di New York, nel freddo dicembre 1980 ci ha regalato la nascita di Christina Maria Aguilera e credo che lei possa dirsi parte del patrimonio musicale mondiale, anche per il fatto che venne inserita, dalla rivista Rolling Stone, al 58° posto nella lista dei 100 migliori cantanti al mondo. (Aretha prima ed assoluta a avrei da dissentire sulla totale assenza di George Michael e la presenza di John Fogerty al 72° posto n.d.r.) Sono arrivata a lei perchè non tutti sanno essere nota per il suo sound in continua evoluzione sia per quanto riguarda la musica, sia per i testi. Il sound, di genere bubblegum pop nel suo primo album, ha subito una trasformazione in quello successivo, Stripped. Il bubblegum pop (conosciuto anche come bubblegum rock, bubblegum music, youth music o semplicemente bubblegum) è un genere musicale che si stanzia nel pop. Caratteristiche tipiche del bubblegum pop sono le melodie orecchiabili, strutture musicali a tre accordi, armonie semplici, ritmi ballabili e riff ripetitivi. Dì qualcosa, sto rinunciando a te Sarò la persona giusta, se mi vuoi
Ovunque, Ti avrei seguito Dì qualcosa, sto rinunciando a te… Bene, andate ad ascoltare il brano e ditemi: quanto bello è !?
Chiara De Carlo
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VENERDI 3 AGOSTO
IMPIANTI SPORTIVI DI PORTE – Via Martellotto Loc. Malanaggio Porte To
Radiosonic Tribute Band Negramaro
info & prenotazioni 3470570073
SABATO 4 AGOSTO ore 22
PADIGLIONE 14 PARCO DELLA CERTOSA COLLEGNO
“ I LOVE ROCK”
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Lui è Renato Fiacchini, in arte Renato Zero

C’è un brano al quale sono particolarmente legata, fa parte dell’album Cattura pubblicato nel 2003 da un artista che non sono solita seguire molto. Lui è Renato Fiacchini, in arte Renato Zero. Istrionico, provocatore, trascinatore, ha scritto più di 500 canzoni affrontando tematiche di tutti i tipi davvero. Con quasi 50 milioni di dischi venduti è tra gli artisti italiani che hanno venduto il maggior numero di dischi ed è l’unico ad aver raggiunto il primo posto nelle classifiche italiane ufficiali di vendita in cinque decenni consecutivi. All’inizio della sua carriera la frase che si sente ripetere più sovente è: ”sei uno zero”, e vorrei esserlo io uno zero come lui. Nell’atmosfera dei tardi anni sessanta, che si sta impercettibilmente spostando dalla ingenua fase del beat all’impegno politico, Renato è ancora alla ricerca di un’identità. Sarà nei primi anni settanta, con lo sviluppo completo del glam rock, caratterizzato da cipria e paillettes, che potrà proporre senza problemi il suo personaggio. Questo personaggio provocatorio ed alternativo verrà raccontato in pezzi come Mi vendo e nell’intero album Zerofobia, da Morire qui a La trappola, da L’ambulanza al brano-emblema della filosofia zeriana, Il cielo. Ma in Cattura, molti anni dopo, in quell’album, c’è una traccia che io amo alla follia: Magari. Magari mi entra nelle ossa, per la sua malinconica incertezza. Una voce narrante. Una nostalgia totalizzante. Dettagli di un caffè mai preparato. Complimenti mai realizzati. Un amore che non è potuto sbocciare. Un amore che non è potuto essere. Una speranza contraria e disperata per un amore che non sarà mai: “Mi amerai mai?” Magari. Magari toccasse a me prendermi cura dei giorni tuoi, svegliarti con un caffè e dirti che non invecchi mai, sciogliere i nodi dentro di te le più ostinate malinconie…magari. Amatevi, non vivete di magari, non fateli morire certi amori, vi renderanno felici. Magari non  ve ne pentirete.

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Chiara De Carlo
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Mercoledi 25 luglio 2018 ore 21.30
MAGAZZINO SUL PO
David Hillyard & Rocksteady Seven insieme fra reggae, rocksteady e ska-jazz
Venerdi 27 luglio 2018 ore 21.30
jam session
GV Pane & caffè
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Quanto vale una fotografia?

 
Nella fotografia c’è una realtà così sottile che diventa più reale della realtà. Osservavo, su facebook, una fotografia bellissima, che colpisce, e mi ha riportato alla memoria una canzone che ho sempre molto apprezzato, di Tiziano Ferro. Si proprio sua. Ti scatterò una foto. Siamo nel gennaio del 2007.Qui si racconta di cosa si prova quando la propria metà se ne va per sempre. Il ricordo all’inizio è vivido e entra nella vita di tutti i giorni come se la persona andata fosse ancora presente. Una fotografia è allora il tentativo di fissare una volta per tutte questo amore, di non volerlo lasciare andare. Descrive la volontà di non voler essere dimenticati, ma anche – e soprattutto forse – di non dimenticare: Siamo figli di mondi diversi una sola memoria/Che cancella e disegna distratta la stessa storia. Una canzone struggente, una dichiarazione d’amore là dove l’amore, inteso come vita a due, si sta sgretolando e rimane solo quel calore, quel torpore dato dall’allontanamento, dal sapersi ora soli e senza più una risposta. Una canzone intensa, che se ascoltata nei momenti giusti rischia di farci precipitare in un baratro infinito, di tristezza naturalmente. Io amo le fotografie, per quel che mi riguarda fissano momenti che, diversamente andrebbero persi. Ne ho una miriade, non intendo cancellarne nemmeno una. Mi ricordano quando ero felice, o meno felice…mi danno ossigeno, mi catapultano in una realtà passata, il piu’ delle volte, alla quale vorrei rimanere legata in un certo modo.
Allo stesso modo, reggo poco il senso dell’abbandono. Da qui il mio legame a questo brano (come a tanti altri) che ascolto sempre volentieri anche per la sua intimità.Se avete voglia…riesumatelo…ma se siete in down non fatelo oggi! Vi prego. Abbiate cura dei vostri ricordi perché non potrete viverli di nuovo.
Chiara De Carlo
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Chiara vi segnala i prossimi eventi… mancare sarebbe un sacrilegio! 
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Sabato 21 luglio 2018 ore 19.00 Coazze
V Club
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Venerdi 27 luglio 2018 ore 22.00
jam session GV Pane & caffè