MUSIC TALES / LA RUBRICA MUSICALE- Pagina 2

L’amore non muore mai di morte naturale

“L’amore non muore mai di morte naturale. Muore perché noi non sappiamo come rifornire la sua sorgente. Muore di cecità e di errori e tradimenti. Muore di malattia e di ferite, muore di stanchezza, per logorio o per opacità.” Oggi si parla di Rock Sinfonico. Nel 1976 (avevo 4 anni, dannazione) la Jet Records produce un album intitolato “A New World Record”. L’album contiene un brano a mio avviso degno di nota, scritto da un certo Jeff Lynne, polistrumentista, produttore discografico, compositore e cantante inglese di musica rock e pop attivo dalla fine degli anni sessanta ai primi anni duemila…mica poco. E.O.L.,ovvero come incarnare l’antitesi del cool ed essere comunque uno dei più grandi gruppi pop degli anni ’70: venti singoli nella Top 20 inglese e diciannove nella classifica di Billboard parlano molto chiaro. Nella band di Jeff, ambizione e kitsch vanno di pari passo, uniti da una vena melodica prettamente beatlesiana (si dice?!) che rende ogni loro composizione un magniloquente artificio di musica popolare. Il brano, nello specifico, gode di interventi orchestrali molto pesanti ma oltremodo efficaci, in una canzoncina che parla della perdita di un amore che pesca a piene mani dalla tradizione Motown (la Motown era una forza culturale impressionante: fondata da Berry Gordy nel 1959, l’etichetta è diventata una delle aziende gestite da afroamericani più indipendente e di successo. Nomi come Smokey Robinson, i Supremes, i Temptations, Marvin Gaye, Stevie Wonder e i Jackson 5 sono solo un assaggio dell’eredità di questa etichetta. n.d.r.) pur aggiornandola ai tempi moderni. Curiosità: nel 1994 Jeff fu chiamato dai tre Beatles superstiti per produrre Free As A Bird e Real Love. Ascoltatela, vi stupirà. Spero.                        

Chiara De Carlo

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Liberi Liberi

Racconti, curiosità ed eventi…la musica al servizio della gente

.

Smettila di parlare….

Guardando il muro!!!

E….. se qualcosa mi devi dire….

Dimmelo “duro”! “

Siamo nel 1989 e la penna è quella di un certo Vasco Rossi. L’album è Liberi Liberi e la canzone in questione, traccia numero 7, è un vero urlo contro il destino. Mai in un brano fu descritta cosi bene la rabbia verso un sistema, addirittura contro Dio, mai come in questo brano, l’autore parla del male di vivere che lo affligge. Bonolis un giorno gli chiese: ”come sta oggi Vasco Rossi?” ed il ragazzo di Zocca rispose: ”non mi posso lamentare anche perchè…se mi potessi lamentare…” Pochi hanno capito questa risposta, nemmeno il “paolo” nazionale, ma col genio dei grandi poeti, c’è dentro tutto il nuovo Vasco, quello del post 50. Faccio la parafrasi: non mi posso lamentare, perché “sulla carta” sono una persona davvero fortunata, soldi, successo… eppure soffro lo stesso. Soffro di un male interiore che non si può spiegare, se non con le canzoni. Ma non ho il diritto di piangere, perchè, ripeto, sono consapevole di essere fortunato, malgrado tutto. Altre persone stanno molto peggio di me. Torniamo al brano, è evidente che Rossi si stia, fin dall’inizio, rivolgendo ad una donna che non ha il coraggio di dirgli in faccia qualcosa di veramente brutto. “guardami quando mi parli…” Quattro parole a dipingere un quadro dai colori più che nitidi. Questo è il Vasco nazionale, che piaccia o meno, un vero genio. una brutta cosa da dire, un forte imbarazzo, un ipocrisia di circostanza da parte di lei e il carattere forte di lui che vuole sapere, che vuole affrontare di petto la realtà. Ed ecco che la rabbia esce con forza, ma, per una volta, è una rabbia serena. La rabbia di chi non può fare nulla, ma che non si sente in colpa. Emblematica la frase: “la chiamerò sfortuna, maledetta sfortuna!!!” Non credo alla fortuna o alla sfortuna io, Chiara De Carlo, credo che ognuno sia l’artefice della propria vita, credo che se qualcosa può andare storto, beh., lo farà, indipendentemente da tutto e da tutti. Ma vi lascio con una frase che mi fa sorridere ogni volta! “La fortuna è cieca, ma la sfiga ci vede benissimo – e spesso prende anche la mira.” (Roberto “Freak” Antoni) Vi invito ad ascoltare la versione di una sfortunata per antonomasia, la grande Mia, vi farà impazzire, spero! Con me ha funzionato

https://www.youtube.com/watch?v=F72Y9Hsx4QA

 Chiara De Carlo

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Will You Love Me Tomorrow

“Stanotte sei completamente mio
Dai il tuo amore così dolcemente
Stanotte la luce dell’amore è nei tuoi occhi
Mi amerai ancora domani?”

Siamo negli anni ’60…e raccontiamo di un dubbio
Chi lo racconta sono The Shirelles ed il genere rientra nel Rhythm and blues. Will You Love Me Tomorrow (conosciuta anche come Will You Still Love Me Tomorrow) è una canzone romantica del 1960, scritta da Gerry Goffin e Carole King. La prima versione incisa, quella delle Shirelles nel 1961 arriva al 1º posto della Billboard Hot 100 per due settimane. Il brano fu reinterpretato mille e una volta da artisti svariati, amo la versione di Amy Winehouse che fa sentire tutta la tristezza di chi non sarà mai sicura di essere amata a dovere e…per sempre. Ma “per sempre” lo sappiamo, non esiste ne mai esisterà, e non solamente quando si parla d’amore. Perché se incontrarsi resta una magia, è non perdersi la vera favola, ma le favole sono sempre solo favole. Georg Christoph Lichtenberg diceva “Abitua il tuo intelletto al dubbio e il tuo cuore alla tolleranza” io aggiungerei che sarebbe bene non crearsi aspettativa alcuna. Mi sono resa conto, ultimamente, che la mia vita sia molto più facile se tengo basse le mie aspettative, evito cosi di rimanere delusa anche per il fatto che, diciamocelo, esiste molta più gente deludente che adeguata o soddisfacente. La versione che vi propongo oggi è di 5 ragazzi del Regno Unito, The Overtones. I ragazzi sono stati scoperti da un talent scout della Warner Bros Records mentre lavoravano come decoratori in un negozio vicino a Oxford Street , cantando durante la loro pausa per il tè. I ragazzi erano originariamente in una band chiamata DYYCE, che poi si riformò come Lexi Joe, che costituì la base di The Overtones. Con quattro membri originariamente Mark Franks, Mike Crawshaw, Darren Everest e Timmy Matley – la band si esibiva da diversi anni. I quattro condividevano un interesse per il genere doo-wop degli anni ’50 mescolato con R & B e musica pop moderna . Successivamente, hanno incontrato Lachie Chapman, hanno scoperto gusti simili nella musica e si sono riformati come una band di cinque elementi, sotto il nome di The Overtones. Le loro voci hanno una forte somiglianza con un boyband doo-wop degli anni ’80, 14 Karat Soul. Vi invito ad ascoltare la loro versione, vi farà innamorare!

https://www.youtube.com/watch?v=riMlTtlFbjs

Chiara De Carlo

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“Quando qualcuno se ne va resta l’amore intorno”

Si chiama “Resta quel che resta” l’inedito composto da Pino Daniele nove anni fa ed emerso a tre anni e mezzo dalla scomparsa del cantante. La canzone è stata trasmessa contemporaneamente in anteprima da nove radio nazionali ed arriva a meno di un mese da “Pino è”, l’evento con cui si è reso omaggio al cantante il giugno scorso. “Quando qualcuno se ne va resta l’amore intorno” dice la canzone nei suoi versi iniziali, con un attacco che, oggi, assume un significato particolare. Una ballad questa, senza troppe concessioni alla malinconia, dagli accordi e dalla struttura molto semplici, forse a richiamare quel desiderio di minimalismo che oggi ci coccolerebbe come ne avremmo bisogno. Percussioni sempre presenti per il Pino nazionale e chitarre, meravigliose. “I miss you”, “mi manchi”, sono le uniche parole che l’artista si concede sul ritornello: “Resta quel che resta”, che oggi suona come una “triste profezia” e un “involontario testamento”, si pone innanzitutto come una canzone sulla mancanza, su un amore – non necessariamente tra partner – finito per cause di forza maggiore, dove non c’è spazio per il rancore (“E se qualcosa ci sarà / oltre quegli occhi chiusi / devi pretendere la vita migliore / essere contento di te che ami me / in questo tempo che passa mi accorgo che mi manchi”). E’ inevitabile, certo, leggere oggi il testo come saluto di Daniele ai fan. Saluto dove per la tristezza c’è posto, ma fino a un certo punto, perché – come canta lui – “E se qualcuno ti dirà che si può anche impazzire / senza discutere spiega al tuo cuore / resta quel che resta”. Nietzsche diceva che vi sono perdite che comunicano all’anima una sublimità, nella quale essa si astiene dal lamento e cammina in silenzio come sotto alti neri cipressi…io mi permetto di sottoscrivere ed aggiungere che il vero amore deve sempre fare male. Deve essere doloroso amare qualcuno, doloroso lasciare qualcuno. Solo allora si ama sinceramente. Vi invito all’ascolto di una ballad meravigliosa, vi farà stare bene, anche se per poco.

https://www.youtube.com/watch?v=7a7LuPMw02k


Chiara De Carlo

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"Quando qualcuno se ne va resta l’amore intorno”

Si chiama “Resta quel che resta” l’inedito composto da Pino Daniele nove anni fa ed emerso a tre anni e mezzo dalla scomparsa del cantante. La canzone è stata trasmessa contemporaneamente in anteprima da nove radio nazionali ed arriva a meno di un mese da “Pino è”, l’evento con cui si è reso omaggio al cantante il giugno scorso. “Quando qualcuno se ne va resta l’amore intorno” dice la canzone nei suoi versi iniziali, con un attacco che, oggi, assume un significato particolare. Una ballad questa, senza troppe concessioni alla malinconia, dagli accordi e dalla struttura molto semplici, forse a richiamare quel desiderio di minimalismo che oggi ci coccolerebbe come ne avremmo bisogno. Percussioni sempre presenti per il Pino nazionale e chitarre, meravigliose. “I miss you”, “mi manchi”, sono le uniche parole che l’artista si concede sul ritornello: “Resta quel che resta”, che oggi suona come una “triste profezia” e un “involontario testamento”, si pone innanzitutto come una canzone sulla mancanza, su un amore – non necessariamente tra partner – finito per cause di forza maggiore, dove non c’è spazio per il rancore (“E se qualcosa ci sarà / oltre quegli occhi chiusi / devi pretendere la vita migliore / essere contento di te che ami me / in questo tempo che passa mi accorgo che mi manchi”). E’ inevitabile, certo, leggere oggi il testo come saluto di Daniele ai fan. Saluto dove per la tristezza c’è posto, ma fino a un certo punto, perché – come canta lui – “E se qualcuno ti dirà che si può anche impazzire / senza discutere spiega al tuo cuore / resta quel che resta”. Nietzsche diceva che vi sono perdite che comunicano all’anima una sublimità, nella quale essa si astiene dal lamento e cammina in silenzio come sotto alti neri cipressi…io mi permetto di sottoscrivere ed aggiungere che il vero amore deve sempre fare male. Deve essere doloroso amare qualcuno, doloroso lasciare qualcuno. Solo allora si ama sinceramente. Vi invito all’ascolto di una ballad meravigliosa, vi farà stare bene, anche se per poco.

https://www.youtube.com/watch?v=7a7LuPMw02k


Chiara De Carlo

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“Magari toccasse a me… prendermi cura dei giorni tuoi”

Il carattere attivo dell’amore diviene evidente nel fatto che si fonda sempre su certi elementi comuni a tutte le forme d’amore. Questi sono: la premura (o cura), il rispetto, la responsabilità e la conoscenza

Siamo nel mese degli innamorati …febbraio ed io sono a proporvi una canzone per me importantissima: Magari, di Renato Zero. Partliamo dell’album “Cattura” e siamo nel 2003; Il disco è risultato l’album di maggiore successo del cantante romano degli anni 2000 con 800.000 copie vendute. Magari è un brano che mi tocca il cuore, la rivendicazione di un amore non corrisposto, al momento, e non se ne sa il motivo. Magari si muove sulle rotaie dell’amore incondizionato …Anche se il timore avrà sempre più argomenti, lui sceglie la speranza di potersi un giorno prendere cura di lei…, dei giorni suoi, per dirle che non invecchia mai. Una dichiarazione tra le più incantevoli di questi tempi. Una canzone, questa, tanto bella quanto struggente, a partire dal testo che ha delle parole talmente emozionanti da far venire i brividi, quel finale a sorpresa in cui chiede “Mi ami? magari…la speranza di poter essere li, quando l’altro si sveglia, per portare il caffè. Magari è deliziosa, favolosa, un piatto forte quando non ti aspetti più niente che non sia già stato fatto dal Renato nazionale. Ascoltatela e imparate a prendervi cura di chi amate perchè un giorno, forse, vi potrebbe mancare il suo respiro, o anche solo semplicemente il suo sguardo, che non sarà più vostro perchè ve lo siete lasciato scappare per una sciocchezza. Ricordate che Non è miliardi di miliardi il numero più grande che ci sia. Il numero più grande è due. “Ti amo. Tre secondi per dirlo. Tre

ore per spiegarlo. E una vita intera per provarlo”

 

https://www.youtube.com/watch?v=m3MBxEvliWs

Chiara De Carlo

 

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“Io tu noi tutti”

Ma cosa è accaduto?

Quando è accaduto?

No non è possibile

Improvvisamente no.

Il traffico che corre

La gente nei caffè

La mente mia che scorre

E indaga su di te

Le ultime espressioni

Le pause fra di noi

Le minime emozioni

I gesti, gli occhi tuoi

Neanche un minuto

Di “non amore”

Questo è il risultato dei pensieri miei!

.

“Io tu noi tutti” è l’11º album discografico di Lucio Battisti, pubblicato nel marzo del 1977 dall’etichetta discografica Numero Uno. Da esso venne estratto il singolo Amarsi un po’/Sì, viaggiare. Amo quell’album, ce l’ho in vinile e ne assaporo ogni giorno il valore. Siamo nella settimana sanremese e mi rendo conto che i brani “emozionanti” di altri tempi vincono sempre su tutto, al di la delle interpretazioni sindacabili. Sanremo è sempre Sanremo ma da qualche anno a questa parte mi pare si sia avvalso di rivalutare ed inserire all’interno della kermesse, brani di successo un bel po’ datati e questo, forse, dovrebbe farci riflettere. Io tu noi tutti fu il secondo album più venduto in Italia nel 1977, raggiungendo come picco nella classifica settimanale il primo posto e rimanendoci per quattordici settimane consecutive. Siamo nell’epoca del “JUST IN TIME”, musica che funziona, tre minuti, poi….la si perde, fatto salvo per alcuni colossi che la buona musica la regalano sempre e comunque, sia chiaro. Ma la musica pop, è musica popolare, siamo noi quelli che i dischi li votano, li comprano, li ascoltano e li consumano…allora, non sarebbe ora di ri-educarci all’ascolto e pretendere qualcosina di più? Non dimenticate che “La qualità non è mai casuale; è sempre il risultato di uno sforzo intelligente.”

https://www.youtube.com/watch?v=qVRqPMwNHww

Chiara De Carlo

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“Troppo amore ti ucciderà”

Friedrich Schiller diceva: Conosce l’amore solo chi ama senza speranza”

“Troppo amore ti ucciderà

Se non riuscirai a deciderti

Diviso tra l’amante

e l’amore che lasci indietro

Vai incontro ad un disastro

Perché non hai mai capito i segni

Troppo amore ti ucciderà – ogni volta”

Stiamo parlando di un capolavoro della musica mondiale di una canzone che venne scritta da Brian May, Frank Musker ed Elisabeth Lamers tra il gennaio 1988 e il febbraio 1989 durante le session di registrazione per il tredicesimo album dei Queen The Miracle, ma non fu inserita nella tracklist finale del progetto in quanto, nella versione demo allora registrata, ritenuta poco convincente rispetto alle tracce effettivamente incluse nel disco. Il brano fu cantato da Brian (accompagnato solo dalle tastiere suonate dallo stesso May e da Spike Edney) durante il Freddie Mercury Tribute Concert, registrato allo stadio di Wembley il 20 aprile 1992 e inciso, in versione studio, dallo stesso chitarrista nel suo primo album da solista Back to the Light, dello stesso anno. La versione di May, se confrontata con quella successivamente pubblicata dai Queen, è in chiave acustica. Ma veniamo al testo…qui si parla di annullarsi per qualcuno, di amare al di là di ogni più recondita e folle aspettativa. Qui si grida una richiesta di aiuto a comprendere dove ci si è persi, (ammesso ci si sia persi) dove ci si possa essere sbagliati nell’amare cosi spregiudicatamente. Pare, dal testo, la mano e il cuore di Freddy ma non è cosi. Brian ci porta in un mondo crudele dove l’inferno del non saper scegliere ci distrugge e lo fa attraverso suoni dolcissimi ed una melodia regale. La ascolterei, fossi in voi, con gli occhi ed il cuore ben aperti ma attenzione, non fatevi ingannare, spesso chi crede di essere all’inferno per non saper cosa scegliere tra due cose ha già scelto la terza ed è in paradiso e nell’inferno ci sta buttando voi senza nemmeno il paracadute . . .(sapete che non posso rinunciare alla mia fetta di realismo/cinismo n.d.r.). Vi lascio con questa chicca: “esistono persone che ogni mattina aprono ed espongono la propria merce per ingannare la gente e a sera la richiudono, dopo aver ingannato per tutto il giorno. Esistono uomini che prosperano in modo eccellente con scaltre menzogne di fronte a sé stessi e al mondo perchè non vivrebbero a lungo in società se non si ingannassero reciprocamente. Quindi magari vi diranno di essere in crisi ma in realtà stanno già troppo bene e non sanno come liquidarvi . . .state accuorti” Vi amo.

Chiara De Carlo

https://www.youtube.com/watch?v=pZtstAoWLFM

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"Troppo amore ti ucciderà"

Friedrich Schiller diceva: Conosce l’amore solo chi ama senza speranza”

“Troppo amore ti ucciderà

Se non riuscirai a deciderti

Diviso tra l’amante

e l’amore che lasci indietro

Vai incontro ad un disastro

Perché non hai mai capito i segni

Troppo amore ti ucciderà – ogni volta”

Stiamo parlando di un capolavoro della musica mondiale di una canzone che venne scritta da Brian May, Frank Musker ed Elisabeth Lamers tra il gennaio 1988 e il febbraio 1989 durante le session di registrazione per il tredicesimo album dei Queen The Miracle, ma non fu inserita nella tracklist finale del progetto in quanto, nella versione demo allora registrata, ritenuta poco convincente rispetto alle tracce effettivamente incluse nel disco. Il brano fu cantato da Brian (accompagnato solo dalle tastiere suonate dallo stesso May e da Spike Edney) durante il Freddie Mercury Tribute Concert, registrato allo stadio di Wembley il 20 aprile 1992 e inciso, in versione studio, dallo stesso chitarrista nel suo primo album da solista Back to the Light, dello stesso anno. La versione di May, se confrontata con quella successivamente pubblicata dai Queen, è in chiave acustica. Ma veniamo al testo…qui si parla di annullarsi per qualcuno, di amare al di là di ogni più recondita e folle aspettativa. Qui si grida una richiesta di aiuto a comprendere dove ci si è persi, (ammesso ci si sia persi) dove ci si possa essere sbagliati nell’amare cosi spregiudicatamente. Pare, dal testo, la mano e il cuore di Freddy ma non è cosi. Brian ci porta in un mondo crudele dove l’inferno del non saper scegliere ci distrugge e lo fa attraverso suoni dolcissimi ed una melodia regale. La ascolterei, fossi in voi, con gli occhi ed il cuore ben aperti ma attenzione, non fatevi ingannare, spesso chi crede di essere all’inferno per non saper cosa scegliere tra due cose ha già scelto la terza ed è in paradiso e nell’inferno ci sta buttando voi senza nemmeno il paracadute . . .(sapete che non posso rinunciare alla mia fetta di realismo/cinismo n.d.r.). Vi lascio con questa chicca: “esistono persone che ogni mattina aprono ed espongono la propria merce per ingannare la gente e a sera la richiudono, dopo aver ingannato per tutto il giorno. Esistono uomini che prosperano in modo eccellente con scaltre menzogne di fronte a sé stessi e al mondo perchè non vivrebbero a lungo in società se non si ingannassero reciprocamente. Quindi magari vi diranno di essere in crisi ma in realtà stanno già troppo bene e non sanno come liquidarvi . . .state accuorti” Vi amo.

Chiara De Carlo

https://www.youtube.com/watch?v=pZtstAoWLFM

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Schiaffi morali nelle note soavi

Io un confine non lo so vedere

Sai che non mi piace dare un limite, un nome alle cose

Lo trovi pericoloso e non sai come prendermi, mi dici

non so se ti credo

Senza tutta questa fretta mi ameresti davvero?

Mi cercheresti davvero?

Quella forte, sì, però anche quella fragile

Elisa Toffoli esce sempre con schiaffi morali sotto forma di note meravigliose e soavi, e ci arriva dritta in faccia e nel cuore. Parla di forza e fragilità con una eleganza tale da far innamorare chiunque, credo. Dopo aver bevuto una lettera per volta del nome del suo amato in “se piovesse il tuo nome” (Calcutta n.d.r.) la ritroviamo a mettere in guardia coloro che pensano che dietro a tanta forza non esistano crepe. Le crepe ci sono eccome si chiamano frangibilità, debolezze, insicurezze, paure…e, si sa, La vita è splendida come un diamante, ma fragile come il vetro. Mi scrivete in molti ogni settimana e vi ringrazio, alcuni di voi mi segnalano brani, altri mi chiedono di pubblicarne su facebook cantate da me, altri si spingono oltre e mi chiedono chi io sia veramente. A questi ultimi vorrei dire che ho scelto questo brano oggi perchè l’immagine che do di me è quasi sempre di una donna molto forte, si, ma sono anche fragile. Io sono fragile. Ma fortissima. Ho il cuore a pezzi. Ma rido fino alle lacrime. Dipende da cosa vuoi vedere, l’insieme è impegnativo, troppo impegnativo, forse per chiunque. Spesso attacco per insicurezza e questo non mi fa onore ma ci sto lavorando, anche in nome dell’amore, quello vero. Alle persone come me auguro di incontrare persone meravigliose capaci di non approfittare delle debolezze altrui. Sono preziose le persone capaci di accarezzare le tue fragilità, di prenderle per mano e promettere che andrà tutto bene, nonostante tutto.Ma le promesse …anche quelle sono per pochi …la stessa Elisa con Ermal Meta, in “Piccola Anima” citava: Dicono che non c’è niente di più fragile di una promessa Ed io non te ne farò nemmeno una. A volte meglio non fare…meglio non dire…e dimostrare. Buon ascolto, ma ascoltatela davvero, vi farà star bene in una giornata meravigliosa come questa, il sole e la neve!

https://www.youtube.com/watch?v=fxzonH9rDw4

Chiara De Carlo

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