La lotta al Myriophyllum aquaticum non sembra avere fine. E per qualcuno non c’è possibilità di una reale vittoria:
<Per eliminarla completamente, dovremmo prosciugare il fiume Po – ha spiegato la dottoressa Maria Rita Mincardi, dell’Enea –, una soluzione ovviamente infattibile. Il più grande successo che possiamo ottenere è quello di non farla arrivare a valle>. L’alga, della stessa famiglia del nostro autoctono myriophyllum spicatum, le si differenzia per i ciuffi più verdi e lo stelo molto più spesso. Ma soprattutto, per la sua pericolosità: la sua capacità di riprodursi, velocissima, debella qualsiasi altra pianta che incontra. Ecco perché l’Unione Europea l’ha recentemente inserita in un elenco di piante pericolose contro le quali i vari Paesi devono intervenire con forza, pena una multa salata.
Lunedì mattina, di buona leva, l’assessore alla mobilità Maria Lapietra e un vero e proprio squadrone interforze di enti, istituzioni ed esperti si sono imbarcati sul nostro amato fiume per monitorare lo stato della pianta e strapparne a mano il più possibile, in particolare nella parte dinnanzi ai Murazzi e dopo la diga. <L’intervento di agosto è stato più importante e risolutivo – ha spiegato l’assessore -: oggi siamo andati soprattutto a vedere quale fosse la situazione a monte>. Il prossimo intervento avrà luogo fra qualche giorno e prevede lo sfalcio meccanico tra i ponti Umberto I e Isabella. Questa operazione sarà importante per le società canottiere torinesi, messi a dura prova dall’alga e dai detriti che si incastrano tra le sue spire. <I remi si impigliano nelle alghe e fanno cadere – ha spiegato Marco Venesio, canottiere per la Caprera da 50 anni -, fatto pericoloso per disabili e principianti>. Senza contare lo spazio residuo per le gare. Ma l’intervento dovrebbe permettere che quelle autunnali si svolgano nel migliore dei modi.
Il terzo intervento, di cui si stanno ancora definendo i costi e il periodo, consisterà nell’abbassamento della diga di quasi un metro a valle della Gran Madre e la stesura, all’altezza del ponte Vittorio Emanuele I, di una rete a maglia commissionata ad un’azienda genovese. 1,7 centimetri, 100 metri di lunghezza e in grado di bloccare il passaggio al millefoglio fino ad una profondità di tre metri. Certo, questo non sarà l’intervento risolutivo: sarà opportuno inserirne altri nel medio e lungo termine.
Anche questa volta non sono mancate le critiche alla neo amministrazione pentastellata: <Stanno programmando adesso l’intervento che avrebbero dovuto realizzare a agosto – ha detto Enzo Lavolta, vicepresidente vicario in Consiglio comunale ed ex assessore all’ambiente -: la pulizia a mano di lunedì fa parte del contratto di servizio stipulato con Amiat ed è un intervento che la Città svolge ogni anno. Quello che mi chiedo è: come faranno quando dovranno affrontare i problemi più seri?>.
Giulia Ricci
(foto: gr – il Torinese)