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Domenica 28 novembre, dalle 9 alle 19 in Piazza Carlo Alberto, nel cuore di Torino, torna il mercatino di Agriflor, tra decorazioni naturali per abbellire la propria casa e prodotti alimentari da mettere sotto l’Albero
Agriflor torna a casa per festeggiare il Natale.
L’appuntamento è domenica 28 novembre dalle 9 alle 19 in Piazza Carlo Alberto, storica sede in cui è nata e cresciuta Flor, con una selezione dei migliori vivaisti e produttori agricoli piemontesi e tante sorprese.
Un’edizione prettamente natalizia, per rendere ancora più green e colorati i giorni di Festa. Accanto alle proposte classiche e sempre apprezzate come piante grasse, piante da interno, orchidee, piante succulente e le ultime affascinanti fioriture, le grandi novità arriveranno da alcuni vivaisti come Il Podere delle Rocche, Piante Innovative e Fratelli Gramaglia che proporranno vivaci decorazioni per abbellire la propria casa, dalle ghirlande ai mazzolini e ai torchon di fiori, realizzate con piante a km 0 coltivate in modo naturale, fiori spontanei, bacche, foglie e piante aromatiche.
Un tripudio di colori per allietare un pubblico sempre più amante della natura e delle sue piante.
Insieme alla proposta florovivaistica, Agriflor ospiterà, come sempre, alcune eccellenze agroalimentari piemontesi che proporranno i prodotti tipici del nostro territorio, da gustare durante le cene o le merende natalizie, ma anche come regalo da mettere sotto l’Albero: dai cioccolati alle nocciole, dalle marmellate al vino.
Come ormai da tradizione, Agriflor sarà organizzata in totale sicurezza, con la garanzia del giusto distanziamento tra i banchi e tra le persone per evitare assembramenti.
Con alcune località che hanno portato il prezzo del biglietto giornaliero a livelli folli ed insostenibili. E con l’attrezzatura da cambiare man mano che i bambini crescono. Per questo Giuliano Besson, ex discesista della Valanga Azzurra e poi titolare del marchio di abbigliamento AnziBesson, ha pensato a pantaloni e giacche a vento che si possono allungare od accorciare, in modo da poter essere utilizzati per 2/3 anni mentre i figli crescono. Il tutto grazie ad “Up & Down”, un brevetto dell’azienda piemontese.
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Dalla ricerca AnziBesson anche i capi che si allungano con la crescita dei bambini
(www.hoas.it )
Torino si prepara per ospitare la seconda edizione di “HOAS – History of a Style”, evento organizzato da Hoas Group, con il patrocinio della Città di Torino, della Regione Piemonte e di Assomoda e con la direzione artistica affidata a Bros Group Italia.
Si tratta di quattro giornate al Lingotto, dal 25 al 28 novembre in cui sarà protagonista la moda amica del pianeta, e durante lequali, anche attraverso eventi collaterali, si punterà il riflettore sulle politiche a sostegno delle energie rinnovabili e dell’eco sostenibilità.
Ogni sera dalle ore 22 ci sarà un fashion show esclusivo a inviti, con sfilate di big brand italiani.
Si parte giovedì 25 novembre con Romeo Gigli, ALV by AlvieroMartini, Otto&Mezzo Cashmere e Olè Milano.
Venerdì 26 sarà il turno in passerella di Anton Giulio Grande e per la prima volta dell’Esercito Italiano che presenta il suo brand.
Petrelli Uomo, Dimitar Dradi e Bruna Couture saranno protagonisti sabato 27.
L’ultimo appuntamento è programmato per domenica 28 con Gai Mattiolo, Giuseppe Fata e Atelier Beaumont.
La regia delle sfilate sarà curata da Gianluigi Resta.
Al termine delle sfilate è previsto un after party a cura dello Zoo di 105.
Le porte verranno aperte al pubblico dalle ore 10 alle 19 con ingresso gratuito.
Sono in programma dalle ore 15 sfilate di fashion designer emergenti e di tanti nuovi brand come quello di Saverio Maggio, Antonella Bravi, Italiana 2020, Scuola Burgo, Talita Beachwear, MFGA Marta Paletto, Vitor Zerbinato, Poser, Regina Guasco, Vesto Pazzo e Reja Silva.
All’evento parteciperanno i numerosi testimonial di Hoas 2021 come il divo americano Ronn Moss, l’amatissimo Ridge della soap “Beautiful”, la showgirl Elisabetta Gregoraci, le attrici Manuela Arcuri, Anna Safroncik, Mayra Pietrocola, Devin Devasquez, Guenda Goria, gli attori Alessandro Tersigni e Andrea Montovoli, il duo Le Donatella, le influencer Dasha Kina, Elena Morali, Sara Croce, Fabrizia Santarelli, le Sister Cash, i modelli Stefano Sala, Andrea Melchiorre e Gennaro Lillo, e vi saranno tanti altri ospiti nel Salotto Hoas.
Sono previsti interventi sul palco anche del sopranista Maurizio DiMaio e dell’inviato di “Striscia la notizia” Luca Abete.
In linea con il tema della sostenibilità di questa edizione, le celebrities si sposteranno in città a bordo di vetture elettriche Audi.
Al Lingotto verrà allestita anche una Sala Rossa che ospiterà incontri, masterclass e casting.
Grand opening sono in programma il 25 novembre col convegno dal titolo “La moda ritorna a Torino fra storia, stile e sostenibilità” organizzato in collaborazione con Assomoda, con gli interventi di Maurizio Marrone, Assessore Regione Piemonte, Domenico Carretta, Assessore del Comune di Torino, Chiara Foglietta, Consigliere del Comune di Torino; Enzo Bussolino, General Manager Audi – Auto Zentrum di Torino, Domenico Barbano, Ceo di HOAS Group, Maurizio Governa, Presidente Assomoda, Massimo Costa, segretario generale Assomoda, Massimo Billi, Presidente Modaesport Piemonte e lo stilista Alviero Martini.
Sono previste tra le masterclass quella del make up artisti Pablo Gil Cagnè, del fotografo Stefano Wurzburgher, del pastry chef Fabrizio Racca, dell’hair stylist Marco Todaro, e del designer Giuseppe Fata.
Ogni giorno vi saranno casting per modelli e fotomodelli, per Miss Mondo e Una Ragazza per il Cinema (per info 0110898229).
Saranno presenti anche numerosi salottini dedicati ad incontri con i buyer, quello dell’Istituto Moda Burgo di Torino che ospiterà dei workshop, oltre a quelli dei designer emergenti e tanti nuovi brand che sfileranno nella manifestazione e a Zenplicity, il primo innovativo distributore automatico di gioielli.
Sono previste anche cene stellate, di gala, tasting, degustazioni e tanti altri eventi, un’intera area dedicata al Food in partnership con Gambero Rosso, sotto la supervisione dello chef stellato Ivano Ricchebono, volto noto per le sue numerose partecipazioni televisive accanto ad Antonella Clerici in “È sempre mezzogiorno” e patron del ristorante The Cook di Genova.
Ad affiancare Ricchebono, vi saranno tre chef stellati Katia Maccari, Executive Chef dei ristoranti “I Salotti”, “La Taverna del Patriarca”, general manager dell’hotel “Villa Il Patriarca”, Marco Sacco, due stelle Michelin, chef patron del “Piccolo Lago” di Verbania e firmatario del menu del ristorante “Piano 35” situato a 150 metri di altezza, al 35esimo piano di un grattacielo e Alfredo Russo, patron del ristorante “Dolce Stil Novo” di Venaria.
Previsti anche eventi collaterali come Berebene, dedicato ai vini italiani accuratamente selezionati da Gambero Rosso secondo il miglior rapporto qualità-prezzo.
La Cena di Gala di domenica 28 novembre sarà un evento di solidarietà aperto a tutti, il cui ricavato andrà devoluto alla Croce Gialla Azzurra per l’acquisto di un’ambulanza pediatrica.
Vito Piepoli
Incombe la Brutta Stagione, inarrestabile, indossa per mantella la fine nebbia albina, scarpe impermeabili atte a pestare le pozzanghere, mentre sul volto le permane un “broncio” perenne.
Come farla sorridere allora, nella speranza che acconsenta ad un po’ di bel tempo?
Sicuramente una bella passeggiata per Torino potrebbe aiutare l’Invernale Signora a cambiare umore; certo, è necessario che si tratti di un “giretto” come si deve, attraverso quei luoghi che portano gioia, scaldando il cuore e solleticando lo stomaco.
Come si suol dire, “prendiamola per la gola” la nostra Uggiosa Ospite.
D’altronde, come diceva Guy de Maupassant, “Soltanto gli idioti non sono buongustai” e solamente chi sceglie di crogiolarsi nel proprio malessere può rimanere indifferente ai molteplici e golosi locali cittadini.
Iniziamo dunque questo “iter” all’insegna del piacere del palato, e, mettendoci con le spalle alla Gran Madre, incamminiamoci.
Non faremo percorrere molta strada alla Signora nata sotto il segno dello Scorpione prima di fermarci alla prima tappa, poiché si tratta del Caffè Elena, caro a Cesare Pavese, uno dei maggiori intellettuali italiani del XX secolo, scrittore, poeta, traduttore e critico letterario vissuto nella prima metà del Novecento; chissà su quale tavolino sedeva mentre pensava alla sua Constance e abbozzava il suo ultimo romanzo “La luna e i falò”?
Prima di entrare sbirciamo velocemente l’ottocentesco palazzo progettato dall’architetto Giuseppe Frizzi che ospita il locale e scegliamo una postazione da cui poter godere della vista sull’ampia Piazza Vittorio. Il via vai continuo conferma il luogo come vivo punto d’incontro per giovani, turisti e per chiunque voglia giocare a fare il “bohémien”. All’interno il Caffè presenta un arredamento di inizio Novecento, le linee sinuose care al Liberty contraddistinguono un’ atmosfera antica, come se si entrasse in una dimensione passata, intrappolata nella amara felicità del secolo breve. E ora che ci siamo ambientati, cosa ordinare? Proporrei un aperitivo, magari un vermouth, ossia quel liquore tipico torinese, ideato nel corso del Settecento da Antonio Benedetto e perfezionato – proprio tra le mura del Caffè Elena – da Giuseppe Carpano, verso il terminare dell’Ottocento.
Un po’ di calore liquido e subito le gote della Dama della Terza Stagione si colorano come le foglie degli aceri in autunno. Ha ragione Edward Bloom, protagonista dell’onirico film “Big Fish”, quando medita che “quasi tutte le creature che consideriamo malvagie o cattive, sono semplicemente sole. E magari mancano un po’ di buone maniere”.
È ora di proseguire.
Pochi minuti ci separano dalla prossima tappa, il minuto Caffè Ghigo, celebre bar-pasticceria situato sotto i portici di via Po.
Fino al 1850 il locale era adibito a latteria, qui si producevano formaggi, tomini e latte. A partire dagli anni Settanta dell’Ottocento l’attività alimentare lascia spazio al Caffè, nasce dunque Ghigo, ricercata pasticceria torinese, rispettosa delle antiche tradizioni culinarie.
Non c’è posto per sedersi all’interno, le consumazioni si effettuano in piedi, appoggiati al marmoreo bancone ondoso, scambiando qualche sorriso con il personale premuroso. Le leccornie audacemente esposte in vetrina costringono i passanti ad entrare, e, una volta superata la soglia, un odore di dolciumi e zucchero a velo inebria l’aria, rendendo impossibile non ordinare qualcosa senza panna.
Tra bignole e salatini spicca la nivea “Nuvola”, specialità torinese e prodotto unico nel suo genere; si tratta di un languido pandoro ricoperto di crema di burro e zucchero a velo, un soffice dolce capace di ammorbidire i cuori più congelati.
Ma è già ora di andare. Ancora con le labbra inzuccherate ci allontaniamo, verso nuovi stuzzicanti orizzonti.
Arriviamo fino al numero 8 di via Po, ed entriamo in quello che un tempo era noto come “Caffè dei codini”. Eccoci di fronte a Fiorio, locale particolarmente apprezzato dai nobili torinesi durante la Restaurazione, è stato un punto di ritrovo fortemente politicizzato, così come testimoniano i soprannomi che all’epoca accompagnavano la dicitura sull’insegna: “Caffè Radetzky” o “caffè Machiavelli”. Una clientela decisamente schierata, in evidente contrapposizione agli ardenti patrioti frequentanti il Caffè Calosso presso l’allora via Dora Grossa – attuale via Garibaldi -.
Le discussioni che avvenivano all’interno delle sale lucenti di specchi avevano larga eco, lo stesso re Carlo Alberto (1798-1849) – a quanto pare – era solito iniziare la giornata chiedendo “Che si dice al Caffè Fiorio?” La fama del luogo è confermata anche dalle parole di un anonimo, il quale nel 1845 scrive: “Di nobilitade emporio/ chiuso alla plebe vile/ risplende il caffè Fiorio/ che in sua grandezza umile/ solo ornamenti apprezza/ del tempo di Noè:/ evviva la bellezza/ del nobile Caffè”.
Verso la metà dell’Ottocento il locale viene impreziosito dagli interventi di artisti come Francesco Gonin (1808-1889) e Giuseppe Bogliani (1805-1881), anche se sono diverse le ristrutturazioni che il locale subisce nel tempo, tra queste di particolare importanza fu l’introduzione delle lampadine, “escamotage” a gas che, a partire dal 1838, contribuì a rendere ancora più gradevole la permanenza degli ospiti tra le sontuose sale.
Certamente mangiare bene aiuta a discorrere meglio, lo dimostrano inoltre le testimonianze risorgimentali, che attestano tra quelle mura damascate il ritrovo di intellettuali e politici del calibro di Urbano Rattazzi, Massimo D’Azeglio, Camillo Benso Conte di Cavour o Cesare Balbo.
C’è da chiedersi quanti fogli e appunti abbiano macchiato tra una coppa di gelato e una cioccolata calda.
Mentre rendiamo “più vicini a noi” i grandi del nostro passato, immaginandoli felici e impiastricciati, usciamo dal bar dorato e proseguiamo su questo pellegrinaggio del gusto.
Arrivati in Piazza Castello è nuovamente ora di intrattenersi al caldo di un locale.
Sono le vetuste vetrine di Mulassano a fermarci. Celebre e storico bar torinese, aperto nel 1907 e originariamente frequentato soprattutto dagli artisti del Teatro Regio. Il Caffè viene messo in vendita dai proprietari intorno agli anni Venti del Novecento e successivamente acquistato dai coniugi Angela e Onorino Nebiolo, da poco tornati in patria dall’America. I nuovi possessori desideravano ridare vigore agli affari del locale e idearono nuove proposte alimentari per accompagnare gli aperitivi. Nascono così il “toast” e quel particolare panino che Gabriele D’Annunzio battezzò “tramezzino”.
I posti a sedere sono pochi, l’ambiente è raccolto e spinge gli astanti a sedersi inconsciamente vicini; le chiacchiere dei commensali si mescolano con eleganza, adattandosi all’ambiente circostante e simulando le note dei musicisti dell’orchestra regia.
La maratona cibaria non è ancora finita, ma inizio a intravvedere un po’ di stanchezza sul volto della nostra commensale. Non è il caso di esagerare, anche se credo che ancora un paio di luoghi sia il caso di visitarli, prima di salutarci.
Usciti dal piccolo Mulassano, è ora di dirigersi verso la regale Piazza San Carlo.
L’ora si fa tarda e la folla del centro impazza, siamo immersi in un flusso senza direzione, c’è chi chiacchiera al cellulare, chi improvvisamente si ferma a guardare la merce dei negozi, chi invece sollecita i compagni ad accelerare il passo. Anche la Dama delle Piogge si sente in dovere di amalgamarsi alla modalità generale e a mala pena riusciamo a scorgere le vetrine di Baratti, altro elegante e rinomato locale torinese, confetteria fondata nel 1858 da Ferdinando Baratti e Edoardo Milano – il cui nome completo infatti è Baratti&Milano -.
Fin dall’inaugurazione il luogo colpisce per il suo sfarzo, come testimonia un cronista dell’epoca: “Lo sfarzo e il buon gusto qui se la contendono. Specchi di grande superficie, sculture in legno di noce artisticamente eseguite, dorature splendidissime e, a degno accompagnamento, la bontà squisita dei prodotti dei miracolosi fornelli dei signori confettieri”. È tuttavia Guido Gozzano a rendere immortale la notorietà del posto, descrivendo nel suo celebre componimento “Le golose” le ingioiellate signore della nobiltà subalpina mentre gustano le paste, sollevando la veletta e girandosi di schiena nella speranza che nessuno le veda.
Siamo ormai diretti verso il Caffè Torino, uno dei più conosciuti salotti torinesi, in attività dal 1903, adorno di marmi pregiati e medaglioni dipinti, il locale accoglie gli avventori con un superbo bancone in marmo finemente sbalzato e li accompagna alla ricerca di un gusto senza tempo.
Da subito il bar sfida l’attività del dirimpettaio Caffè San Carlo, punto di ritrovo per definizione dell’“intellighenzia” torinese. “La Fortuna aiuta gli audaci” e il successo della nuova apertura non tarda ad arrivare, presto intellettuali come Eiunaudi e De Gasperi diventano clienti abituali, col tempo la fama del luogo accresce, così negli anni Cinquanta diverse personalità come James Stewart, Ava Gardner, Walter Chiari, Brigitte Bardot e l’indimenticabile Erminio Macario vogliono assaporare un buon caffè seduti tra gli elitari tavolini di quella Torino non alla portata di tutti.
E se il prezzo del caffè ci ricorda a quale strato sociale apparteniamo, il toro rampante antistante il locale invita democraticamente la totalità dei passanti a partecipare – a titolo gratuito – al rituale propiziatorio più famoso della cittadinanza. L’effigie in bronzo viene posta nel 1930 sul pavimento della Piazza dedicata a San Carlo Borromeo e subito diventa oggetto di attenzioni e superstizioni. Leggenda vuole che calpestare gli attributi dell’animale porti fortuna, l’atto si deve compiere con il tallone sinistro e effettuando tre giri intorno a sé stessi. Un’ovvia sciocchezza, che però, con la tipica discrezione torinese, ha portato a creare un delicato avvallamento là dove, anche per il quadrupede, non batte il sole.
La sera sta scendendo, ed è giunta l’ora di salutare la nostra gentile Opite Portatrice di freddo.
Per i convenevoli quale luogo più opportuno che i battenti tristemente serrati del Caffè San Carlo, altro salotto torinese con una storia antica di quasi duecento anni?
Le luci spente testimoniano la tragedia che è stata la pandemia per molte attività commerciali, costrette a chiudere con poche possibilità di riscatto.
Invito la Cinerea Signora a specchiarsi nelle vecchie vetrine e ad immaginare i fasti ottocenteschi, quando il locale portava il nome di Caffè di Piazza D’Armi. All’epoca non c’era ancora il Caval’d Brons al centro della piazza, al contrario il territorio era adibito per ospitare le adunate dell’esercito sabaudo.
Clienti abituali erano Giolitti, Crispi, Gramsci e Gobetti, ma anche importanti scrittori come Edmondo De Amicis, autore dell’indimenticabile Libro Cuore, di cui oggi a scuola non si parla più. Proprio al San Carlo si era fermato un altro assai noto personaggio, Alexandre Dumas, in visita alla città sabauda, proprio qui pare abbia assaggiato il suo primo “bicerin”.
È ormai sera, i lampioni colorati offuscano le stelle e la nebbia del Po sta arrivando in città.
Chissà se la nostra Uggiosa Ospite avrà apprezzato questo calorico “iter” turistico e chissà se un po’ di buonumore la convincerà a concederci qualche giornata di sole in questo lungo inverno.
Nel dubbio, prima che scompaia, le allungo quattro “giandojòt”, uno per ogni Stagione. Le Signore sono permalose, speriamo solo non se li mangi tutti Lei sulla strada del ritorno, con la scusa che poi si sciolgono.
Alessia Cagnotto
mercoledì 24 novembre
Il format per sperimentare il cibo esplorando i cinque sensi dedica la seconda puntata alla vista. Nel Bistro dell’hub culturale di via Pallavicino in programma la “Cena al buio” in collaborazione con l’Unione Italiana Ciechi e Ipovedenti.
Torino, 18 novembre 2021 – Prosegue SensEAT, il ciclo di appuntamenti del Bistro di OFF TOPIC per esplorare le percezioni gustative, giocando con i cinque sensi. Protagonista della seconda serata, in programma mercoledì 24 novembre, sarà la vista o, meglio, il suo annullamento: a partire dalle ore 20:30, infatti, si spegneranno e luci del Bistro e si accenderanno tutti gli altri sensi, per vivere una cena completamente immersi nel buio, grazie alla preziosa collaborazione con l’ASD Polisportiva UICI Torino e con UICI Torino (Unione Italiana Ciechi e Ipovedenti).
Una volta arrivati da Off Topic, i partecipanti saranno bendati e accompagnati al proprio tavolo dai volontari della Polisportiva – per motivi legati all’emergenza sanitaria la stanza non verrà chiusa ermeticamente, come di consueto, per cui l’assenza totale di luce verrà garantita tramite dei cerotti che verranno consegnati all’arrivo. Dall’incontro fra OFF TOPIC e la Polisportiva UICI, infatti, è nata la sinergia che ha permesso di tornare a organizzare, per la prima volta dallo scoppio della pandemia, una cena al buio: un evento che mette in contatto due realtà che, allo stesso modo, mettono al centro l’inclusione e l’aggregazione a 360°.
Nessuna anticipazione sul menù, realizzato ad hoc per l’occasione dalla cucina del Bistro, per provare sulla propria pelle quanto la vista condizioni non solo il gradimento ma anche il riconoscimento di ciò che mangiamo.
Obiettivo della serata è mostrare quanto l’occhio, inconsciamente, condizioni fortemente la nostra esperienza del cibo, proponendo ai partecipanti un’occasione per sperimentare in un modo completamente diverso il rito del mangiare e della socialità a tavola e, allo stesso tempo, sensibilizzare il grande pubblico sulle difficoltà che le persone cieche e ipovedenti vivono ogni giorno durante le azioni più semplici e quotidiane.
Cena al buio
Menù fisso (due antipasti, primo, secondo + vino) €35
Una parte del ricavato della serata verrà donata alla Polisportiva UICI.
ore 20:30
Prenotazione tavoli obbligatoria al numero whatsapp 388.446.3855
Comunicare eventuali intolleranze e/o allergie al momento della prenotazione.
“SensEAT – A tavola con i cinque sensi”
Non solo il gusto, ma anche tutti gli altri sensi influenzano l’esperienza di ciò che mangiamo e beviamo. Per scoprire quanto che ci sia da “sentire” a tavola, Off Topic ha dato il via a un ciclo di appuntamenti con cadenza mensile per degustare cibo e vino rendendo protagonista ogni volta un senso differente attraverso esperimenti collettivi, momenti formativi e di sensibilizzazione, talk, showcooking, presentazioni di libri e di realtà innovative, cene e degustazioni. Durante gli incontri ai momenti più conviviali si alterneranno approfondimenti su diverse tematiche legate per esempio alla sostenibilità dell’industria alimentare, allo spreco alimentare o all’importanza di seguire un regime alimentare sano ed equilibrato, permettendo di vivere l’esperienza del pasto attraverso l’uso dei cinque sensi alla scoperta di una nuova dimensione.
SensEAT ambisce, infatti, a far vivere un’esperienza amplificata e poco convenzionale ai partecipanti, ma anche a sviluppare un sesto senso che racchiude in sé valori come la responsabilità, la consapevolezza, la solidarietà, l’empatia e la sostenibilità.
“Domenica Bestiale”
Prosegue anche “Domenica Bestiale“, il brunch firmato Off Topic per godersi la parte più bella della domenica circondati da ottimo cibo e bellissime vibrazioni. A partire dalle ore 11:30 sarà possibile ordinare i gustosissimi piatti, dai €3 agli €8, spaziando fra pancake e cornetti, entrambi in versione dolce e salata, bowl con yogurt e frutta fresca, focacce ripiene, soffici muffin al cioccolato o pistacchio e ancora, per i più audaci, zuppe e polpette di verdure, sorseggiando una spremuta, un americano o il fantastico Bloody Mary guarnito con peperoni cruschi e bacon. Una colazione per godersi le prelibatezze della cucina del Bistro in compagnia della musica e dell’intrattenimento firmato OFF TOPIC.
OFF TOPIC
via Giorgio Pallavicino, 35 – 10153 Torino
La moda approda nuovamente a Torino in una veste rinnovata, presentandosi sotto forma di un binomio vincente di stile e sostenibilità. Dal 25 al 28 novembre prossimo al Lingotto, su una superficie di oltre 9 mila metriquadrati all’insegna del green,Torino si prepara a ospitare la seconda edizione di HOAS “History of a style”, evento promosso da Hoas Group con il patrocinio della Città di Torino, Regione Piemonte e Assomoda, e la direzione artistica affidata a Bros Group Italia.
Saranno quattro giornate in cui sfilate di grandi firme si susseguiranno a incontri con blogger e influencer, masterclass, fashion lab e meeting con i buyer, che vedranno al Lingotto la moda protagonista assoluta ma, in particolare, la moda amica del pianeta. Durante gli incontri l’attenzione si concentrerà, infatti,soprattutto sulle politiche a sostegno delle energie rinnovabili e della ecosostenibilità.
“Con Hoas – spiega Domenico Barbano, fondatore di Hoas Group – intendiamo fare di Torino una nuova capitale della moda e, per raggiungere questo traguardo, dopo la prima edizione, tenutasi nel 2019 alle Ogr, quest’anno portiamo le sfilate al Lingotto, spazio simbolo dello sviluppo industriale della città. Daremo spazio anche a giovani designer e nuovi brand in quello che rappresentaun settore trainante per l’economia del nostro Paese, un segno di ripartenza dopo la pandemia. Insieme a big brand lanceremo un messaggio verso la moda sostenibile, amica del pianeta, qualcosa di sempre più necessario in questa filiera.
Si parlerà di questi argomenti nel convegno inaugurale, in programma giovedì 25 novembre prossimo alle 10, proprio al Lingotto, e organizzato da Assomoda. Per il resto saranno giorni di grande glamour con le sfilate, per il pubblico che potrà accedere gratuitamente previa prenotazione e potrà incontrare a ogni serata un parterre di celebrity”.
Ogni sera dalle 22 si terrà un Fashion event esclusivo a inviti con sfilate di big brand italiani. Si partirà giovedì 25 novembreprossimo con lo stilista Romeo Gigli, ALV by Alviero Martini, Otto & Mezzo Cashemire e Ole’ Milano. Venerdì 26 novembre sarà la volta in passerella di Anton Giulio Grande e, per la prima volta, l’Esercito italiano presenterà il suo brand. Sabato 27novembre saranno protagonisti della sfilata gli stilisti Petrelli Uomo, Dimitar Dradi e Bruna Couture. Ultimo appuntamento domenica 28 novembre con lo stilista Gai Mattiolo, insieme a Giuseppe Fata e all’atelier Beaumont.
La regia delle sfilate è affidata a Gianluigi Resta. Al termine delle sfilate l’art party è curato da ZOO di 105.
Ogni sera saranno disponibili accrediti prenotando su accreditihoas2021@gmail.com
Porte aperte al pubblico dalle 10 del mattino e dalle ore 15 in programma sfilate dei fashion designer emergenti e di nuovi brand quali Saverio Maggio, Antonella Bravi, Italiana 2020, Istituto Moda Burgo di Torino, Talita Beachwear, MFGA Marta Paletto, Vitor Zerbinato, Poser, Regina Guasco, Vesto Pazzo e Reja Silva.
Sono numerosi i testimonial di Hoas, tra cui il divo americano Ronn Moss, l’amatissimo Ridge della soap opera Beautiful, la showgirl Elisabetta Gregoraci, le attrici Manuela Arcuri, Anna Safroncik, Mayra Pietrocola, Devin Devasquez, Guenda Goria, gli attori Alessandro Tersigni e Andrea Montovoli, il duo Le Donatella, le influencer Dasha Kina, Elena Morali, Sara Croce, Fabrizia Santarelli e le sister Cash, i modelli Stefano Sala, Andrea Melchiorre e Gennaro Lillo.
Sono previsti interventi sul palco del sovranista Maurizio DiMaio e dell’inviato di “Striscia La notizia” Luca Abete.
Al Lingotto verrà allestita una Sala Rossa che ospiterà incontri, masterclass e casting. Grande opening alle ore 10 del 25 novembre prossimo con il convegno dal titolo “La moda ritorna a Torino tra storia, stile e sostenibilità”, organizzato in collaborazione con Assomoda. Interverranno l’assessore regionale del Piemonte Maurizio Marrone; l’Assessore comunale allo Sport e Grandi Eventi Mimmo Carretta; l’Assessore all’Ambiente del Comune di Torino Chiara Foglietta; il General Manager Audi-Auto Zentrum di Torino Enzo Bussolino; Domenico Barbano, Ceo di Hoas Group; Maurizio Governa, presidente di Assomoda; Massimo Costa, segretario generale di Assomoda; Massimo Billi, Presidente di Modaesport Piemonte e lo stilista Alviero Martini.
Molte le masterclass in programma, tra cui quelli con il make up artisti Pablo Gil Cagne’, il fotografo Stefano Wurburgher, il pastry chef Fabrizio Racca, l’hair stylist Marco Todaro e il designer Giuseppe Fata. Ogni giorno si susseguira’ un casting per modelle e modelli per Miss Mondo e Una ragazza per il cinema (per info 0110898229).
MARA MARTELLOTTA
Sabato 20 novembre, si è inaugurata l’installazione ambientale permanente ideata per Casa Giglio da Francesco Simeti – artista italiano che vive a New York, noto per i grandi wall-paper realizzati mediante collage digitali con cui costruisce paesaggi immaginari popolati da raffinate metafore sociali.
Casa Giglio (via Cappel Verde 2, +39 011 3203371, info@casagiglio.org | www.casagiglio.org) è uno spazio solidale nato nel 2019 all’ultimo piano del Seminario Metropolitano, nel cuore del centro storico di Torino, per accogliere famiglie di bambini ricoverati all’Ospedale Infantile Regina Margherita –eccellenza pediatrica riconosciuta a livello europeo -, su iniziativa di Giglio Onlus, associazione di Santena (To) che dal 2002 offre ospitalità gratuita alle famiglie prive di mezzi affinché possano rimanere accanto ai figli durante la degenza. La Diocesi di Torino, proprietaria dell’immobile, ha concesso i locali in comodato gratuito all’associazione Giglio Onlus in cambio delle opere di ristrutturazione e restauro. La realizzazione della struttura ha richiesto due anni di lavori, un cantiere da 500.000,00 Euro sostenuto grazie al crowd-funding, alle donazioni e alle sovvenzioni di istituzioni quali la Fondazione CRT, la Banca d’Italia e Unicredit, e più di recente grazie all’apporto del Programma Housing della Compagnia di San Paolo, che ha consentito di rendere operativa la struttura nell’autunno del 2019. Su una superficie di 800 mq sono stati ricavati 12 appartamenti con spazi e servizi comuni (sala polivalente, cucina e sala da pranzo, lavanderia). La struttura può ospitare 9 famiglie in difficoltà economica e sociale con figli ricoverati e 2 famiglie in stato di emergenza abitativa. Il dodicesimo appartamento è riservato al Custode, che contribuisce alla gestione interna della casa e supporta le famiglie in caso di necessità.
L’opera è una grande wallpaper creato pensando all’eterogenea provenienza delle famiglie ospiti della struttura, in arrivo dall’Italia e da vari paesi del mondo. Il titolo dell’opera, che suona come una filastrocca, “Gigli, cinghiali, qualche carpa e poi conigli, galline e asini in gran quantità”, è dedicato agli ospiti più piccoli di Casa Giglio, per i quali l’opera è stata concepita come uno scenario fantastico in cui immergersi: un paesaggio “impossibile”, risultato di una ricerca d’archivio e di un esercizio di ars combinatoria che fa incontrare tradizioni iconografiche di culture ed epoche diverse, specie vegetali e animali di geografie distanti tra loro. Realizzata nell’atrio di Casa Giglio, si rivolge alle famiglie chiamate a convivere nei suoi spazi comuni come un messaggio di benvenuto, e al tempo stesso ha l’obiettivo di trasmetterne la filosofia e la missione, basata sulla solidarietà e sull’accoglienza, ai visitatori e alla più ampia comunità di persone coinvolte quotidianamente.
Francesco Simeti è uno dei pochi artisti italiani ad aver dato ampio spazio nella propria ricerca all’arte pubblica e ai suoi risvolti di utilità sociale. Il suo interesse nei confronti dell’arte “di pubblico interesse”, al di fuori dei luoghi normalmente deputati alla produzione e alla fruizione dell’arte, nasce alla fine degli anni novanta a New York durante la partecipazione al programma di sostegno agli artisti emergenti Artist in the Marketplace del Bronx Museum. Lavorare per lo spazio pubblico gli offre la possibilità di approfondire la propria ricerca attraverso il contatto con varie figure e committenti non appartenenti al sistema artistico, nel quale si muove contemporaneamente con crescente fortuna nel corso degli anni. Il progetto per Casa Giglio nasce pensando alla coesistenza tra le diversità che abiteranno la struttura, che accoglierà persone di tante nazionalità, lingue e culture, chiamate a convivere e a condividere spazi, pasti, servizi, momenti ricreativi e culturali anche per lunghi periodi. “Vorrei – dice l’artista – che chi abiterà Casa Giglio possa ritrovare in quest’opera degli elementi appartenenti alla propria cultura che contribuiscano a ridurre il senso di estraneità iniziale, ma soprattutto che possano scoprire e creare insieme alle altre famiglie nuovi punti di riferimento e di condivisione”. Il wallpaper occupa un’intera parete dell’atrio, coprendo una superficie di 45 metri quadrati, stampata su di un rivestimento speciale in fibra di vetro sul quale trovano posto alcuni elementi aggettanti in ceramica smaltata realizzati nello studio newyorchese dell’artista.
Il progetto è il risultato di un percorso condiviso da Giglio Onlus con “a.titolo”, organizzazione che da vent’anni promuove il dialogo tra arte e società, nell’ambito di “Nuovi committenti”, programma per la produzione di opere d’arte commissionate dai cittadini per i loro luoghi di vita o di lavoro.
“Nuovi committenti” a Casa Giglio è curato da Luisa Perlo e Francesca Comisso per “a.titolo”, con la produzione di Elisa Miotti di “Studio senzatitolo” di Milano, ed è realizzato con il supporto della Fondation de France di Parigi, con il contributo della Regione Piemonte, della Fondazione CRT e dell’azienda OM Project di Borgaro.
Nelle foto di Federico Floriani e Paolo Saglia, tre immagini dell’opera di Francesco Simeti per Casa Giglio.
Tra il post di Chiara Ferragni in visita al Museo egizio e le Atp di tennis il nome di Torino sta facendo il giro dei social
Grazie alla tappa torinese della famosa influencer da oltre 25 milioni di follower e alle dirette televisive che portano in tutto il mondo il nome del capoluogo sabaudo, la nostra città sta godendo in questi giorni di un’ottima immagine. Vero, le Olimpiadi sarebbero state anche meglio. Ma piuttosto che niente è meglio piuttosto.
Si è classificato all’undicesimo posto nella classifica dei migliori mercatini natalizi d’Europa, secondo la prestigiosa European Best Destinations, ed è stato riconosciuto quest’anno, per la prima volta, dall’Ambasciata di Finlandia a Roma, in virtù della neonata e prestigiosa partnership con il Paese di Babbo Natale.
A partire da sabato 20 novembre prossimo e per tutti i weekend fino al 19 dicembre, con apertura speciale nel Ponte dell’Immacolata, nel luogo che, per anni, è stato sede storica dell’evento, si concentrerà la parte di intrattenimento del Magico Paese di Natale.
Sarà, naturalmente, presente la Casa di Babbo Natale con il tradizionale spettacolo nel castello di Govone, reggia sabauda decretata patrimonio dell’Unesco. Sarà presente anche un musical live autoprodotto, sviluppato su più ambienti, che condurrà grandi e piccini all’incontro, così atteso, con Babbo Natale.
La compagnia di artisti “Il teatro delle Dieci”, fondata dal regista Massimo Scaglione e artisticamente attiva da decenni, ora guidata dal regista Vincenzo Santagata, replicherà lo spettacolo per 32 volte al giorno, per un totale di 448 rappresentazioni, nel corso dell’intera durata della manifestazione. Il musical ha una durata di 25 minuti ed è adatto a un pubblico adulto e piccino.
Un’altra animazione di interesse coinvolgente sarà quella della Regina Antea e della sua Scuola degli Elfi con cui i bambini potranno imparare, scorrazzando in mezzo alle piante del Castello di Govone, a diventare perfetti aiutanti di Babbo Natale. Si tratta di un percorso di giochi a tappe studiato per tutta la famiglia, capace di coinvolgere grandi e piccini, e di permettere di ricevere il diploma di “Elfo professionista”.
Govone ospiterà anche, nella Cappella Reale del Re Carlo Felice di Savoia, una suggestiva esposizione dei presepi e bambinelli Santi, con opere provenienti da collezioni private e pezzi unici della tradizione napoletana. Questo rappresenta una mostra suggestiva e intima, una sorta di viaggio nella storia del presepe e dei suoi legami con la casa Sabauda. Più di duecento repertioriginali e piccoli tesori saranno esaltati nella splendida cornice dei dipinti contenuti nella Chiesa consacrata dello Spirito Santo, edificio piuttosto antico della Confraternita dei Battuti Bianchi, poi divenuta Cappella Reale di Casa Savoia.
Il castello di Govone si trova in provincia di Cuneo nel Comune omonimo e fu una delle residenze della Casa Reale dei Savoia dal 1782 al 1870. Furono i conti Solaro ad affidare all’architetto Guarino Guarini i lavori di ampliamento e abbellimento del castello medesimo, lavori che ripresero un secolo dopo da parte dell’architetto Benedetto Alfieri, che li ultimo’ a partire proprio dai disegni del Guarini. Nel 1792 il castello divenne di proprietà di casa Savoia e, dopo il periodo napoleonico, fu scelto come residenza estiva insieme al castello ducale di Aglie’. Re Carlo Felice, insieme alla moglie Maria Cristina, promosse i lavori di ristrutturazione del castello agli inizi dell’Ottocento, sulla base di propri disegni, e fu anche il promotore del giardino all’italiana all’interno dell’adiacente parco. Dalla fine dell’Ottocento il castello, reso celebre per il soggiorno del filosofo Jean Jacques Rousseau, entrato a quel tempo al servizio del Conte Ottavio Solaro, è di proprietà del Comune di Govone. Dal 2007 fa parte del circuito degli otto castelli, noti come Castelli Doc (Grinzane Cavour, Barolo, Serralunga d’Alba, Govone, Magliano Alfieri, Roddi, Mango e Benevello).
All’interno del castello di Govone verrà allestita una mostra dedicata al Natale in casa Savoia, con la presenza rievocativa dei piatti della tradizione delle feste dell’epoca e lo svelamento di un particolare segreto: fu la Regina Margherita, moglie del re Umberto I, prima regina consorte d’Italia, a importare la tradizione dell’albero di Natale decorato. Lungo il percorso si avrà la possibilità di conoscere le particolarità introdotte dalla casata reale e gli accessori indossati dalle dame fino ad arrivare all’albero di Natale della regina Maria Cristina. Attraverso questo percorso di visita si toccheranno anche temi più intimi quali la cavalleria, i valori religiosi, le tradizioni militari e i principi cavallereschi dell’Ordine di San Giovanni a Gerusalemme.
Un altro capitolo altrettanto ricco presente a Govone sarà quello del Festival del Cibo, ciclo di incontri dedicati ai prodotti della tradizione e alle ricette di Natale. Quest’anno l’evento avrà qualechiave di lettura uno spirito giocoso e divertente grazie al Cooking Christmas Show, che sarà condotto da un elfo chef decisamente particolare, Diego Bongiovanni. Sarà lui a condurre gli spettatori in un gioco a punti coinvolgente e adatto a tutte le età. Grazie alle di ricette natalizie proposte gli spettatori potranno imparare nozioni sul cibo e sulla alimentazione, attraverso il divertimento. Spazio alle eccellenze del territorio sarà dato dalla Bottega del Natale, che raggruppa i migliori produttori locali e una vineria dove assaggiare i migliori vini locali con una selezione di “taglieri dolci e salati”.
Mara Martellotta
Dal 20 novembre al 19 dicembre il Magico Paese di Natale al Castello di Govone
Tutti i sabati e le domeniche, anche il 6, 7 e 8 dicembre, dalle 10 alle 19.
Ingresso: 9 euro intero, ridotto ( anni 4-11) 8 euro. 0-3 anni gratuito.
Si consiglia la prenotazione online. È richiesto il greenpass.