Con l’arrivo della primavera giunge anche la voglia di stare più all’aria aperta, e tra gli immancabili appuntamenti della bella stagione non può mancare quello con il gelato.
C’è chi lo sceglie solo quando le temperature si assestano oltre i 20° avviando con “il primo gelato della stagione” una lunga serie di appuntamenti con creme, cialde coni e coppette variegate e chi, indifferentemente dalla temperatura, dal clima e dal fatto che si indossino già le magliette a maniche corte invece lo degusta in tutti i mesi dell’anno.
In città vi sono diverse e rinomate botteghe dove poter degustare gelati artigianali. E anche nel quartiere di Mirafiori si possono trovare alcune delle migliori bar gelaterie di Torino.
Gelato Dok Dell’Agnese – Corso Unione Sovietica 417
Uno dei migliori gelati artigianali di Torino si nasconde nel quartiere di Mirafiori, lontanissimo dal centro. Se la maggior parte dei maestri gelatieri scelgono per le proprie creazioni il cuore storico del capoluogo piemontese la Pasticceria dell’Agnese (anch’essa storica quasi come il centro torinese) invece non si è mai mossa dalla sua zona a sud del capoluogo sabaudo e nel suo laboratorio di gelateria con passione ha creato una “Carta” dei gelati di estrema bontà e qualità, con ingredienti che rispettano sempre la propria stagionalità.
Tra i vari gusti da provare assolutamente in coppetta o cono gelato vi sono la Meringata Dell’Agnese (fior di latte con meringa friabile ricetta Dell’Agnese), il Gianduiotto, il gusto Meliga e Cioccolato e la Nocciola.
Gelati Torino – Via Monastir 34
Tutta l’arte e la passione per il gelato si possono assaporare nelle gustosissime creazioni gastronomiche di questa piccola gelateria del quartiere di Mirafiori di Torino. Da alcuni questo avamposto del buon gelato è considerato una delle migliori gelaterie di Torino. I motivi sono molteplici. Innanzitutto la qualità del gelato artigianale realizzato e poi il fatto che vi è una vasta gamma di gusti da cui poter scegliere: oltre a quelli più tradizionali ve ne sono di molto particolari e anche molte opzioni senza latte e uova adatte quindi a chi ha scelto una dieta vegana.
Infine un fattore non meno importante per scegliere questa gelateria a Torino sud è la gentilezza ed il buonumore, a quanto pare sempre presente, dei proprietari.
Tra i gusti più consigliati vi sono il cremino, il fondente di modica e l’arachide tostata ma molto apprezzate sono anche le gustosissime torte gelate.
Dolce Mania dei Fratelli Lepori – Via Guido Reni 205
Una storica gelateria artigianale e di alta qualità racchiusa nel quartiere Mirafiori di Torino che proprio da poco ha festeggiato i suoi primi 30 anni di attività. Dal marzo del 1992 infatti i maestri gelatieri Raffaele e Marco Lepori hanno dato vita ad un piccolo angolo di eccellenza e di gusto nella zona sud di Torino.
Il loro rinomato gelato è senza lattosio ed è sempre realizzato con materie prime selezionate e certificate biologiche. Inoltre i fratelli Lepori da sempre sviluppano una ricerca continua ed uno studio sull’arte del gelato tanto che la Camera di Commercio di Torino gli ha conferito il premio di “Maestri del gusto”, un riconoscimento che viene assegnato proprio alle attività alimentari capaci di primeggiare nel loro settore.
Tra le ricette uniche ed esclusive che si possono degustare nella loro bottega la crema al Mascarpone e Caffè Illy con granella di amaretto croccante, il gusto Panettone che fa capolino durante le festività natalizie e l’Irish coffee, una crema di panna e mascarpone al whisky irlandese.
La Coppa D’oro Torino – Corso Unione Sovietica, 527
Lucio e Stefania, i proprietari di questa stuzzicante gelateria nel quartiere di Mirafiori hanno aperto nel lontano 2003 il loro laboratorio artigianale con l’idea di porre sempre l’accento sulla qualità: oltre ad uno studio continuo sulla tradizione gelatiera italiana i due chef gelatieri torinesi hanno voluto sviluppare
innovazione e sperimentazione, sia delle materie prime che della produzione. Ed nel loro “Gelato Fatto Bene” tutto questo si può assaporare alla prima leccata.
Oltre alla qualità nel loro laboratorio artigianale non manca la quantità perché si può scegliere tra 32 gusti di gelato differenti e 60 ricette totali che ruotano in base ai periodi dell’anno.
I gusti assolutamente da non perdersi in questa gelateria nel cuore di Mirafiori sono il Gran Torino, l’Amarena Meringa, il gustosissimo Bonet e lo sfizioso croccantino al rhum.
Gelaterie Conte Cavour – Corso Traiano 27
“Le cose buone che ti viziano”. Con questo leit motiv esordisce questo locale situato nel cuore di Mirafiori Nord a Torino e che oltre ad essere una gelateria di qualità è anche un locale aperto per le prime colazioni, per i pranzi e gli aperitivi.
La qualità del gelato – ma anche degli altri dolci presenti in questo laboratorio di pasticceria è sicuramente uno dei fattori che rendono la gelateria una delle migliori della zona se non di tutta Torino ma vi sono anche altri elementi che giocano a suo favore: un buon rapporto qualità -prezzo dei prodotti venduti ed il fatto che
all’interno del locale vi è una zona attrezzata per l’area gioco bimbi, indispensabile benefit per alcune tipologie di clienti come le famiglie.
Tra la vasta gamma di gusti tra cui scegliere i più consigliati sono nocciola, crema sabauda, gianduiotto Cavour e arachidi salate.
Rossella Carluccio
Passa da Chieri la strada che porta a Pralormo, alla XXII edizione di Messer Tulipano che si è inaugurata sabato scorso e resterà aperta fino al 1 maggio.
vasi posizionati nella zona pedonale di via Vittorio Emanuele II – spiega l’assessore alla Cultura della Città di Chieri Antonella Giordano – Ma non solo il centro città: una parte dei bulbi è stata piantata e sta fiorendo anche nel giardini del condominio di via Monti, dove sono stati curati dai soci dell’Associazione Gioncheto, nell’ambito dell’attività educative promosse dal Comune e dalla Cooperativa Valdocco ”.
Parte del ricavato della serata andrà nelle casse della Croce Rossa e tutti i commensali riceveranno, come omaggio simbolico, una confezione contenente una tazzina da caffè della Linea Women in Coffee, progetto di sostenibilità sociale di Caffè Vergnano, e una lattina di caffè della linea Pink Collection.
della carne”, si continua con gli Gnocchi arrostiti croccanti con fave crude e mousseline di cipolla e caffè, “in cui quest’ultimo va ad aromatizzare una zuppa di cipolle, insieme all’aceto”, si prosegue con il Petto d’anatra, radici e salsa al pane profumata al caffè, “dove la salsa viene realizzata con pane raffermo prodotto con lievito madre e fondo aromatizzato al caffè”, e si termina con un Parfait alla liquirizia e tuile croccante al caffè, “piatto nel quale il caffè è presente nella sottilissima tuile, quasi dello spessore di un’ostia, assieme all’alga nori”.
Della famiglia delle “Theaceae”, la camelia è originaria delle zone tropicali dell’Asia e il nome, scelto nel ‘700 dal medico e botanico svedese Linneo, deriva dal nome latinizzato del missionario gesuita Georg Joseph Kamel (1661 -1706) che, per primo, importò la pianta dal Giappone. Assurta agli onori letterari e resa celebre dal romanzo di Alexandre Dumas figlio “La signora delle camelie” (1848), il fiore è da allora simbolo di costanza in amore, di grazia, di bellezza e devozione. Se bianca, significa “stima” e “ammirazione”. Se rosa, “amore” e “speranza”. A metterla in scena come merita (ricordiamo che, rigorosamente bianca, divenne anche il simbolo di Coco Chanel e della sua celebre “Maison”) sarà, sabato 2 aprile (ore 14,30) la “Fondazione Cosso” che al “Castello di Miradolo” presenterà ufficialmente il piano di recupero, tutela e valorizzazione del suo “Camelieto”, realizzato in collaborazione con “Università degli Studi di Torino – Dipartimento di Scienze Agrarie, Forestali e Alimentari (DISAFA)” e “Società Italiana della Camelia” di Verbania, con il contributo di “Fondazione Compagnia di San Paolo”. “Nell’ambiente protetto del Parco del Castello – spiegano Maria Luisa Cosso e Paola Eynard, presidente e vicepresidente della Fondazione – si trovano oltre 130 giovani esemplari di camelie propagate da piante vetuste appartenenti a due tra le collezioni più antiche e pregevoli d’Italia, provenienti dal giardino dell’ex ‘Albergo Eden’ di Verbania Pallanza e dal Parco di ‘Villa Durazzo Pallavicini’ di Genova Pegli. Alle camelie ottocentesche introdotte dalla Contessa Sofia Cacherano di Bricherasio, ultima discendente della famiglia e proprietaria della dimora fino al 1950, si affiancano così le nuove ‘cultivar’, recuperate e salvate dall’abbandono”. Il progetto di piantamento diffuso ha preso il via nel 2019 con l’obiettivo di mantenere e far sopravvivere un ingente patrimonio botanico formato per il 50% da esemplari unici in Italia. Nel 2020 è stato avviato lo studio e la caratterizzazione dei giovani esemplari introdotti nel Parco del Castello e di quelli già esistenti, da parte di un gruppo di esperti dell’ “Università degli Studi” di Torino guidati da Valentina Scariot, con la collaborazione dell’agronomo Andrea Corneo, presidente della “Società Italiana della Camelia”. Strano destino però quello del prezioso fiore orientale. Portato in Europa grazie agli Inglesi, che sul finire del Seicento esplorarono le “Indie Orientali” alla ricerca di territori da conquistare, conobbe negli anni un enorme successo. Anche in Italia, dove una vera e propria esplosione di “cameliomania” si ebbe solo nell’Ottocento, quando il fiore assunse anche segreti significati politici ( “fiore del Risorgimento” ) e, più apertamente, letterari (“La Dama delle Camelie” e “La Traviata”). Sennonché, dopo anni gloriosi in cui in ogni giardino dell’Ottocento la presenza di piante di camelia era d’obbligo, sul finire del secolo l’interesse per questo fiore si è affievolito fino quasi a scomparire. “Molti vivai sono stati chiusi, la nomenclatura si è persa, anche nelle collezioni e nei giardini botanici. L’assenza di profumo, che accomuna quasi tutte le camelie, fu additata come la causa principale della perdita di interesse verso questa specie. Solo a metà degli anni ’60 del Novecento, grazie ad alcuni studiosi ed esperti floricoltori della ‘Società Italiana della Camelia’, l’attenzione per questa pianta rinasce in un’ottica di tutela della biodiversità”. E fu alla fine degli anni ’90 che l’“Assessorato alla Cultura” della Regione Piemonte, con il sostegno del “Ministero per le Politiche Agricole e Forestali”, avviò un articolato programma per il recupero del “germoplasma” locale sul cui solco si inserisce per l’appunto il progetto sviluppato a Miradolo e presentato ufficialmente sabato 2 aprile, in un incontro (a tema “La camelia nella storia tra Oriente e Occidente”) che darà il via ad un mese di iniziative e di incontri che si concluderanno sabato 30 aprile.