INCONTRO A PALAZZO LASCARIS

Consiglio Piemonte, pari trattamento linguistico

Lo scorso anno il Consiglio regionale del Piemonte si è dato l’obiettivo di uniformare il proprio linguaggio in tutte le sue forme espressive dagli atti legislativi a quelli amministrativi e alla modulistica, dal sito web all’attività giornalistica – decidendo di dotarsi di linee guida per l’eliminazione degli stereotipi e di tutte le discriminazioni linguistiche basate sul genere. Il lavoro intitolato “La parola cambia il pensiero” è stato presentato, in occasione della ricorrenza dell’8 marzo, a Palazzo Lascaris.
Il percorso ha preso il via in seguito all’approvazione all’unanimità della mozione n. 231 “Uso del linguaggio di genere”, e ha coinvolto tutte le Direzioni del Consiglio, ultima tappa di un approfondimento già avviato dalla Regione Piemonte negli anni passati in cui sono stati affrontati, a più riprese, il tema della parità di genere e del pari trattamento linguistico.

Il documento è suddiviso in due parti. La prima contiene le linee guida generali, indirizzate all’intero Consiglio regionale, indipendentemente dal ruolo ricoperto e dall’attività svolta. Ognuno è chiamato a un uso consapevole del linguaggio, che integri il linguaggio di genere, in tutte le sue forme espressive, siano esse dirette o mediate dalle tecnologie, formali o informali, rivolte all’interno o all’esterno. La seconda parte contiene linee guida specifiche, destinate rispettivamente ai tre contesti specifici della normativa, dell’ambito amministrativo e della comunicazione, con particolare riguardo all’attività giornalistica. Seppur indipendenti tra loro, i tre ambiti sono complementari e trasversali di tutta l’attività del Consiglio.

Il gruppo di lavoro ha inoltre proposto un adeguamento, e quindi una riscrittura integrale, dello Statuto regionale per garantire, anche all’interno della norma principale della nostra Regione, un linguaggio non discriminatorio e rispettoso dell’identità di genere, senza compromettere la qualità della legislazione.

Nel tempo, l’Ufficio di Presidenza del Consiglio regionale ha approvato, con la Deliberazione n. 22 del 1 marzo 2016, la Carta di intenti Io parlo e non discrimino, realizzata con la finalità di eliminare l’uso discriminatorio della lingua da un punto di vista di genere. Oltre al Consiglio regionale, gli enti promotori della Carta sono stati la Regione Piemonte, la Città metropolitana, il Comune di Torino, l’Università degli Studi e il Politecnico.

Contestualmente, la Regione ha poi approvato la legge regionale 23 marzo 2016, n. 5 che contiene norme di attuazione del divieto di ogni forma di discriminazione e della parità di trattamento nelle materie di competenza regionale. Detta legge, per quanto riguarda il pari trattamento linguistico, prevede l’attuazione di interventi finalizzati a favorire l’adozione da parte del personale regionale non solo di comportamenti ma anche di linguaggi coerenti con i principi contenuti nella legge, tra cui il divieto di discriminazione fondato sul sesso e sull’identità di genere.

Alla presentazione hanno partecipato la consigliera regionale e componente del Comitato Diritti Umani Enrica Baricco, e le consigliere comunali Maria Grazia Grippo ed Eleonora Artesio.

 

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Per un 2017 senza pene inumane e degradanti

MELLANOIl garante regionale dei detenuti Bruno Mellano ha convocato tenutoa Palazzo Lascaris una conferenza stampa del Coordinamento dei garanti piemontesi delle persone detenute per illustrare il testo della lettera che il Coordinamento ha indirizzato  al capo dipartimento dell’Amministrazione penitenziaria, Santi Consolo, per elencare 14 problemi strutturali, una per ciascuno dei tredici istituti penitenziari piemontesi, più una problematica generale comune a tutti.

“L’elenco avrebbe potuto e dovuto essere più lungo – ha dichiarato Mellano – ma abbiamo preferito limitarci a una sola segnalazione per istituto, oltre a un richiamo finale relativo a una problematica sanitaria trasversale e comune a tutti i penitenziari piemontesi, nella consapevolezza che un cahier de doléances avrebbe finito per risultare obiettivamente troppo ambizioso, dispersivo e poco utile alle finalità che ci siamo dati di contribuire al superamento delle condanne della Cedu per l’erogazione sistematica di pene inumane e CARCERE SBARREdegradanti”.

Si tratta di questioni di tipo strutturale ritenute basilari per impostare un’esecuzione penale diversa ed efficace e che quindi sono da affrontare nel 2017, un obiettivo che il Coordinamento dei garanti si è posto per l’anno nuovo come “sfida” all’Amministrazione penitenziaria affinché si giunga nei prossimi dodici mesi – se non alla risoluzione degli stessi – almeno all’individuazione delle soluzioni mediante la definizione di progetti, tempi e costi.

Alla conferenza hanno partecipato i garanti comunali di Alessandria Davide Petrini, Asti Anna Cellamaro, Biella Sonia Caronni, Saluzzo (Cn) Bruna Chiotti, Torino Monica Cristina Gallo e Vercelli Roswitha Flaibani.

 

Fine pena mai. Ergastolo, vedere la tua vita scorrere senza di te

MELLANO“L’ergastolo è il non poter fare altro che vedere la tua vita scorrere senza di te”. Questa riflessione di Carmelo Musumeci, rinchiuso all’Asinara “fino al 9999”, ha risuonato come sottofondo alla presentazione del volume Gli ergastolani senza scampo – Fenomenologia e criticità costituzionali all’ergastolo ostativo, di cui è coautore con il professor Andrea Pugiotto, ordinario di Diritto costituzionale all’Università di Ferrara. L’evento, promosso e moderato dal garante regionale dei detenuti Bruno Mellano, ha avuto luogo giovedì 13 ottobre nell’Aula consiliare di Palazzo Lascaris di fronte a un pubblico attento di studenti universitari.

“Mi domando se uno Stato che si proponga di essere giusto possa accettare l’ergastolo ostativo, che non mira a rieducare il detenuto ma a escluderlo per sempre dalla società”, ha dichiarato il presidente della IV Commissione (Sanità e servizi sociali) portando il saluto dell’Assemblea. “In Italia – ha evidenziato Mellano – ci sono 1.677 persone condannate all’ergastolo, di cui 1.217 detenute per reati che implicano l’ostatività e in Piemonte sono rispettivamente 122 e 93”.

“Non dobbiamo dimenticare – ha sottolineato Pugiotto – che ogni ergastolano è prima di tutto una persona. Nessuno tocchi Caino, difendiamo Abele, ma non dimentichiamo che Caino può cambiare e deve avere l’opportunità di dimostrarlo a sé e agli altri: quando la pena travalica il confine che separa la forza dello Stato dalla violenza di Stato è la Costituzione a essere violata perché non va dimenticato che la dignità umana nessuno la acquista per meriti e nessuno la perde per demeriti”.carcere2

Claudio Sarzotti, ordinario di Filosofia del diritto all’Università di Torino, Marco Pelissero, ordinario di Diritto penale all’Università di Genova, Vladimiro Zagrebelsky, già magistrato e docente di Diritto penale, Elvio Fassone, già magistrato e componente del Csm e senatore della Repubblica per due legislature ed Emilia Rossi, avvocata e componente dell’Ufficio del garante nazionale dei diritti dei detenuti hanno ragionato sull’importanza che – come richiede l’Europa – anche in Italia la situazione di chi è condannato all’ergastolo ostativo sia esaminata, dopo venticinque anni, per valutarne la possibilità di reintegro nella società e sull’attualità delle parole di Aldo Moro, secondo cui “la pena non è la passionale e smodata vendetta dei privati: è la risposta calibrata dell’ordinamento giuridico e, quindi, ha tutta la misura propria degli interventi del potere sociale che non possono abbandonarsi ad istinti di reazione e di vendetta, ma devono essere pacatamente commisurati alla necessità, rigorosamente alla necessità, di dare al reato una risposta quale si esprime in una pena giusta”.

Al termine dell’incontro Mellano ha presentato Il Garante regionale dei detenuti, il numero fresco di stampa della collezione “I tascabili di Palazzo Lascaris”, consultabile e scaricabile anche dal sito Internet www.cr.piemonte.it/dwd/pubblicazioni/tascabili/tascabile_n_68.pdf