La città ha vissuto l’assedio più lungo della storia bellica europea. E anche oggi, quasi vent’anni dopo la fine della guerra, continua a essere sotto l’assedio delle mafie, della corruzione politica, giudiziaria e della polizia, dei giochi di potere tra fazioni religiose e politiche che fanno finta di contendersi le anime e invece lottano all’ultimo brandello di carne per appropriarsi dei soldi, delle risorse, del territorio
“I bastardi di Sarajevo” (Infinito edizioni) è l’ultimo libro di Luca Leone, uno dei più attenti e informati giornalisti e scrittori sulle vicende balcaniche in generale e bosniache in particolare. Questa volta l’autore di “Srebrenica.I giorni della vergogna” e “Bosnia Express”, riassume in un romanzo che sembra quasi un “noir” le lacerazioni, i drammi e le infinite miserie che ancora oggi segnano l’infinito dopoguerra di Sarajevo, della Bosnia Erzegovina e della sua gente. Sarajevo ha vissuto l’assedio più lungo della storia bellica europea. E anche oggi, quasi vent’anni dopo la fine della guerra, continua a essere sotto l’assedio delle mafie, della corruzione politica, giudiziaria e della polizia, dei giochi di potere tra fazioni religiose e politiche che fanno finta di contendersi le anime e invece lottano all’ultimo brandello di carne per appropriarsi dei soldi, delle risorse, del territorio. Luca Leone riassume le lacerazioni, i drammi e le miserie di una città in balìa della corruzione, di un Paese senza speranze di futuro, dove i fantasmi del passato tornano anche dall’Italia. Un racconto tragicamente bello. Bello perché vero, doloroso; tragico perché offre un inquietante spaccato della terribile pace con cui, da quasi vent’anni, devono quotidianamente fare i conti i bosniaci in generale e i sarajevesi in particolare.
È un quadro a tinte fosche che ha dato un significato più ampio e profondo a quel termine che Luca Leone pronunciò la sera di fine dicembre che a Cuneo abbiamo condiviso un dibattito sulla Bosnia:default. Sì, perché – come scrive con pieno realismo – mancanza, assenza, difetto sono oggi le caratteristiche della società bosniaca post-bellica. Se non sotto tutti, certamente sotto molti punti di vista. Il libro è una denuncia decisa dei senza scrupoli, dei profittatori, dei delinquenti che stanno soggiogando quel Paese, rubando ai giovani il loro futuro o, almeno, cercando di far questo. Si nota l’impronta di un giornalista d’inchiesta che interpreta e “usa” i vari personaggi per una forte denuncia. E’ un libro che chiunque legge si porta dentro, che apre gli occhi, che mette in guardia da quella crudeltà che solo l’essere umano può mettere in atto quando vanifica il limite. Credo proprio che la lettura de “I bastardi di Sarajevo” sia quanto mai utile e necessaria per chi (a partire dai molti che vivono in quella meravigliosa e disgraziata terra dall’altra parte dell’Adriatico), pensa che lo “spirito di Sarajevo” non debba morire soffocato da nazionalismi, corruzione e criminalità. Con l’augurio che, presto, si possa scorgere all’orizzonte una primavera bosniaca.
Marco Travaglini