Il fatto che dei teppistelli pinerolesi si divertissero ad imbrattare una chiesa con bestemmie e svastiche rivela il grado di avvilimento a cui si è giunti. Si poteva capire ,in passato e forse anche nel presente, la bestemmia dell’operaio in fabbrica o del contadino alle prese con il suo duro lavoro dei campi. C’erano persone che avevano addirittura assunto la bestemmia come intercalare quasi inconsapevole. Ma che ci siano dei giovani che scrivano per divertimento delle bestemmie, coniugandole con le svastiche hitleriane, è davvero troppo. Chi scrive è per la libertà di pensiero e non ritiene che nessuna opinione, neppure la più odiosa e grossolana come la bestemmia, debba essere considerata un reato: ciascuno ha, per esprimersi, i mezzi che ha. C’è il santo e il bestemmiatore, il poeta e lo scaricatore portuale, con in mezzo tanta gente banale che non ha opinioni e che non prega e non bestemmia. Divertirsi offendendo gli altri risulta tuttavia particolarmente difficile da comprendere. Mi piacerebbe conoscere il grado di acculturazione dei questi giovani e dove hanno frequentato o frequentino la scuola. Nella loro mostruosa ignoranza i ragazzini di Pinerolo non lo sanno, ma l’accoppiamento di bestemmia e svastica non appare così strano: Hitler , in nome di un paganesimo germanico delirante, voleva proprio cancellare la civiltà cristiana nel 1942 trovò nel laico Croce il suo strenuo difensore: così nacque il famoso “Perché non possiamo non dirci cristiani” durante la sua villeggiatura in Piemonte. Certo gli untorelli che usano la bomboletta spray non costituiscono pericoli di sorta, perché lo fanno per divertimento. Dopo aver giustificato per troppi anni l’ignoranza e aver declassato la funzione della scuola anche come scuola di civismo, ci ritroviamo a fare i conti con questi giovani che certo sono un’eccezione, ma spesso l’eccezione purtroppo conferma la regola. Sono i figli di una società malata e nichilista e il prodotto deteriore di una scuola che non riesce più a svolgere la sua funzione.
Pier Franco Quaglieni