Chic significa elegante, charming significa affascinante. Nella ristorazione, spesso, sono aggettivi affidati alla descrizione di una cucina di alto livello, chiusa in una narrazione d’elite.

Non è sempre così: esiste un’associazione fatta di persone, addetti del settore e personalità esperte, nata nel 2009 – CHIC, Charming Italian Chef – che riunisce un centinaio di grandi professionisti, volti alla proposta di una cucina creativa, nel rispetto delle materie prime di cui è ricca l’Italia. I soci, suddivisi per regione, danno vita a percorsi di dialoghi culturali, con la volontà di fare sistema, che cercano di trovare risposte alle esigenze attuali della ristorazione italiana e di proporsi come forte traino per lo sviluppo del settore, così duramente colpito a seguito delle varie chiusure a causa della pandemia. Particolarità di CHIC, unica nel panorama associativo italiano, è la presenza nel gruppo di professionalità diverse, tutte di grandissimo profilo, quali chef di ristoranti, pizzaioli, pasticcieri, gelatieri, e panettieri e, soprattutto, imprenditori: il futuro della ristorazione guarda soprattutto all’ascolto verso coloro che hanno un occhio diretto alle dinamiche economiche che si sviluppano in Italia e non solo. Gli eventi organizzati da Chic, come cene e convegni, sono una preziosa occasione di confronto con la categoria.
Tre i principi che caratterizzano lo status dell’associazione e che i soci perseguono nello sviluppo della propria attività: la semplicità, intesa come umiltà nel proprio lavoro nel dare equilibrio ed emozione; la sostenibilità, promossa attraverso l’utilizzo delle risorse naturali insieme all’uso consapevole delle tecnologie e al loro impatto sull’ambiente; e la salubrità concetto molte volte omesso, ma molto importante nel dare attenzione alle esigenze del cliente e che prevede la promozione di una corretta alimentazione, attraverso la proposta di ricette realizzate con i prodotti del del territorio regionale di appartenenza.
La volontà dei soci chic è quella di creare un punto di riferimento per il consumatore con lo scopo di educarlo alla cucina di alta qualità, al suo gusto e a tutta la filiera culturale di cui si fa portatrice, arricchente e densa di narrazione del territorio. Il senso di amicizia e di collaborazione che anima in particolare gli chef, ha portato a riunirsi al congresso annuale, che quest’anno si è svolto il 29 e del 30 marzo a Roma presso il Crowne Plaza St.Peter’s Hotel, durante il quale i Referenti regionali si sono fatti portatori della volontà di migliorare la comunicazione dei principi fondanti dell’associazione e di dare maggior voce a tutti gli associati.

Durante la prima giornata di congresso, sono stati anche presentati i 27 nuovi soci, fra chef e imprenditori. Animati dal piacere di essere entrati a far parte di “ Chic” , si sono espressi in maniera particolarmente entusiasta a favore del focus di narrazione che parte dalla valorizzazione delle filiere agroalimentari e agricole tipiche della regione di appartenenza.
La seconda giornata, dedicata ai dibattiti sulla situazione attuale e futura della ristorazione, ha suscitato davvero molto interesse.
Andrea Petrini, guru della comunicazione gastronomica fin dagli anni 90, così si è espresso: “ Difficile dire dove sta andando il mondo, allo sbaraglio sembrerebbe. Ma proprio per questo, perché i giornalisti, i media e l’industria culturale sono in balia dei potenti, proprio perché non vi è più curiosità, occorre tornare a modelli di comunicazione semplici, nei quali il cuoco e i suoi piatti sono raccontati nella loro essenza più profonda. Il pubblico si aspetta questo e Chic ha tutte le carte in regole per poter lavorare in tal senso “ .
Il secondo momento, forse quello più coinvolgente a livello evocativo per gli appassionati di sport, è stato quello – condotto in maniera puntuale dal critico enogastronomico Marco Colognese – dove, a salire sul palco, è stato l’ex allenatore di calcio Alberto Malesani, oggi produttore di vini di grande qualità in Valpolicella. Per descrivere le caratteristiche sulle quali l’associazione deve puntare perché si possa parlare di un futuro di qualità nel settore enogastronomico, dice il Mister , “ bisogna confidare nello spirito di squadra e nella forza di ogni elemento che la compongono. Ognuno, col proprio contributo e con la propria professionalità, può contribuire al raggiungimento degli obiettivi desiderati. La cucina e un’associazione non sono poi così realtà diverse nelle modalità di raggiungimento di un obiettivo: il rispetto dei valori e la definizione dei ruoli, sono elementi fondamentali che accomunano le due realtà nel loro operato”
La due giorni si è conclusa con un brindisi finale di augurio da parte di tutti e per tutti, rivolto al comparto della ristorazione: ripartire insieme dopo anni di difficoltà lavorative, economiche ed emotive. Sempre sotto il segno di Chic.
Per informazioni sulle modalità di associazione e sugli eventi organizzati charmingitalianchef.com
Si dice che Torino sia magica: in effetti è così. Ripercorrendo le vie della città e attraversando le sue piazze, ci si imbatte sempre in scoperte ” monumentali”. Piazza Carlo Emanuele II, che i torinesi identificano meglio come “Piazza Carlina” , è sede – ad esempio – di Palazzo Boardi di Carpeneto, sconosciuto ai più ma denso di valore storico: costruito alla fine del ‘700 su progetto di Amedeo di Castellamonte, è una costruzione in stile barocco che presenta, sulla facciata, finestre a tutta altezza al piano nobile con timpani curvi e conchiglie decorative.
Proprio sul lato opposto del famoso Nh hotel ” Carlina” , sorge un ristorante che pare quasi stonare con la serie dei locali presenti in piazza, rivolti principalmente ad una clientela giovane : la ” Badessa” , situato proprio all’interno di Palazzo Boardi e che, soprattutto per questo motivo, è considerato un testimone d’eccellenza per il racconto della storia di Torino.
Nel locale si respira fin da subito un’atmosfera quasi irreale, catapultati nella storia dei monaci attraverso i dipinti selezionati dalla titolare – la signora Rossella, già titolare di altrettanti locali che hanno caratterizzato le uscite a tavole dei molti torinesi negli anni 90 – grande appassionata e insegnante di cucina prettamente monastica, ha ispirato il ristorante ad una nobile badessa ( personaggio realmente esistito nel secolo scorso col nome di Maria Caterina Operti di Cervasca) divenuta famosa nell’ ‘ 800 per la sua bravura in cucina.
Durante la chiacchierata , Rossella – ristoratrice ancora molto entusiasta del suo lavoro nonostante le difficoltà dovute al particolare momento storico ed economico – dichiara la sua grande passione per i monasteri e per la vita al loro interno, incuriosita dalle ricette dei monaci così tanto secretate. Scopriamo così che si alimentavano soprattutto delle carni ottenute dall’allevamento degli animali da cortile ( polli, tacchini, oche) , tanti legumi e verdure: diete che, se non fosse per la presenza carnivora, potevano già essere raccontate come “sostenibili ” .
La stessa scelta degli ingredienti per realizzare una cucina semplice, della tradizione gastronomica di varie parti d’Italia, quasi dimenticata e che fa fede direttamente agli antichi ricettari dei monaci ottocenteschi, dimostra come anche una cucina ” antica” può essere inaspettatamente moderna. Il vitello tonnato alla monferrina, gli agnolotti di cappone di Morozzo cotti nel brodo di manzo , mantecati nel parmigiano , le tagliatelle impastate al barolo con ragù bianco di salsiccia del Roero e il baccalà alla cappuccina, sono solo alcuni degli esempi per i quali , conoscere le antiche ricette racchiuse nei monasteri e nelle cucine dei conventi che hanno segnato la storia e cultura di molte parti d’Italia, alla mera ” food experience” si aggiunge una “story and food experience” . Inoltre, come la stessa titolare dichiara, la volontà di unire al cibo una narrazione artistica, lo si capisce sin da subito dalla presenza spettacolare – come dicevo – di alcuni dipinti che ritraggono non solo la badessa, ma anche altri personaggi importanti dell’epoca. L’arredamento è antico, ma non vecchio, suggellato dalla presenza di suppellettili e mobili originali dell’epoca monachese ed esaltato – nella parte centrale della luminosa sala principale – da un sontuoso tavolo in marmo bianco di fine 700 : la sala al piano sotterraneo, invece, appare quasi come una vecchia cantina, un museo artistico che accompagna la sosta, con tavoli di legno antichi , curati e dalle dimensioni adeguate per permettere un po’ più di intimità.
La storia di cui si fa portatore ” La Badessa” è apprezzata anche dalla clientela che segue da sempre la titolare, a partire dai locali che aveva in gestione precedentemente. Pranzi di lavoro, cene di Natale , pranzi della Domenica: tutte occasioni perfette per un tuffo nella storia di Torino ma dell’Italia in genere, accompagnate da pietanze di ottima qualità e che non stravolgono il gusto. E alla conclusione di ogni pasto che si rispetti, non ci si può dimenticare di un buon liquore: della Badessa ovviamente… La ricetta? segreta…
La struttura storica ma contrapposta a chiare linee moderne , elegante e non eccentrica, è contornata di dettagli che ne imprimono subito lo stile con cui l’ospite viene accolto. E lo si nota subito dalla hall, arredata con divani e sedute ricoperti da materiali di qualità, con tinte abbinate ai colori dell’ambiente, avvolti da un’atmosfera di tranquillità e di rilassatezza. Accompagnati sempre da un sottofondo di musica classica che può aiutare a trovare concentrazione , a migliorare l’umore ma, piú in generale, contribuisce a calmare il corpo dalle fatiche quotidiane. A tal proposito, saranno varie le iniziative che lo stesso hotel metterà in campo al fine di godere delle intensità della note di musica classica abbinate a particolari degustazioni di tè.
accessibile anche dal pubblico non ospite della struttura: la giovane brigata, guidata dall’executive chef Giuseppe Lisciotto, ha messo a punto un menù che si inserisce perfettamente in ció che potremmo identificare come una proposta gastronomica fresca e rinnovata, dai gusti perfettamente equilibrati e distinguibili fra di loro, di alta cucina caratterizzata da sinfonie di semplicità e di innovazione.
concentrato sul dare un’identitá netta ad ogni proposta, rendendola più centrata nell’uso degli ingredienti “