Stadi del Torino? Il Toro ha spesso cambiato casa, ma dove ha giocato esattamente dal 1907 ad oggi?
Per lungo tempo, Juventus e Torino (in ordine rigorosamente alfabetico, ndr) hanno condiviso gli impianti sportivi cittadini, come nel caso dello Stadio Comunale e dello Stadio delle Alpi. Ma per altrettanti lunghi periodi, i due clubs rivali hanno preferito ospitare le partite casalinghe in un proprio spazio esclusivo, alimentando un forte legame di appartenenza con i propri tifosi, e in un certo senso “marchiando” i quartieri adiacenti.
Ma ora torniamo indietro nella storia, esplorando tutti gli Stadi del Torino, dai nostri tempi fino alla sua fondazione.
Stadio Comunale (1958-1959, 1963-1990 e dal 2006)
Tra gli stadi del Torino, lo Stadio Comunale, inaugurato come Stadio Mussolini (prima della seconda guerra mondiale) è quello più longevo. Ribattezzato Olimpico “Grande Torino“, ospita le partite casalinghe del Toro dal 2011.
Situato nel quartiere S. Rita, vide l’inizio dei lavori nel settembre 1932, in pieno ventennio fascista, e in soli 9 mesi venne inaugurato per i Giochi Littoriali della Gioventù. Avendo a disposizione stadio, campo di atletica e piscina olimpica, l’area scelta poteva ospitare una grande varietà di eventi sportivi.
Riqualificato integralmente per ospitare i Giochi olimpici invernali del 2006, al progetto degli anni Trenta si aggiunsero la copertura completa degli spalti e un terzo anello di gradinate. La capienza risultò così di soli 26.000 posti seduti, ma decisamente più confortevoli dei precedenti 70.000 spettatori in piedi sulle gradinate.
Vi giocarono simultaneamente Juve e Toro tra gli anni ’60 ed il 1990, per poi farvi ritorno nel 2006. Dal 2011, la Juventus gioca stabilmente allo Stadium, suo nuovo impianto di proprietà.
Stadio Delle Alpi (1990-2006)
Situato nel quartiere Vallette, lo Stadio delle Alpi non fu certamente tra gli stadi del Torino più apprezzati. Casa di Juve e Torino per circa 15 anni, fu progettato allo scopo di ospitare i Campionati del Mondo 1990 ed eventi di Atletica leggera.
Contava su una capienza di quasi 70.000 spettatori, su 3 anelli interamente coperti.
A cominciare dal preventivo per la sua costruzione, lievitato dai 60 a circa 200 miliardi di lire, lo stadio alternò vari problemi di natura tecnica e di confort, senza citare quello capitale, relativo alla pessima visibilità delle partite di calcio.
Per farsi un’idea, basterebbe ricordare il giudizio tranchant dell’Avvocato Gianni Agnelli: “Al Delle Alpi è come giocare sempre fuori casa“. E così, già nel 1994, la Juventus cominciò a pensare ad un nuovo stadio di proprietà, mentre il Torino covava il sogno di tornare alla sua vera casa, lo stadio Filadelfia.
Se i bianconeri riuscirono a veder nascere il nuovo Stadium sulle ceneri del Delle Alpi, il Torino dovette “accontentarsi” del Comunale opportunamente rinnovato dopo le Olimpiadi.
Stadio Filadelfia (1926-1943, 1945-1958, 1959-1963)
Costruito in soli 5 mesi di lavoro nel 1926, per volere del presidente granata, il conte Enrico Marone Cinzano, lo stadio Filadelfia è, nei cuori del popolo granata, semplicemente “il Fila“, la casa madre, l’anima del Toro.
Non a caso, qui giocò il Grande Torino, la squadra degli Invincibili, che rivoluzionò il gioco del calcio negli anni ’40 e che fece sognare l’Italia intera, in ginocchio dopo la guerra. Rimasta tragicamente vittima nell’incidente aereo di Superga, quella squadra leggendaria sembra ancora aleggiare sul campo principale, dove sono tornati ad allenarsi i giocatori della prima squadra granata.
Fulgido esempio di architettura liberty applicata al calcio, il Filadelfia nacque con due sole tribune, per una capienza di 15.000 persone. Negli anni successivi, furono aggiunte la biglietteria e nuove gradinate che lo portarono ad ospitare 25.000 persone.
Il nuovo Fila, nonostante i ripetuti tentativi di ricostruzione e la quasi sparizione negli anni Novanta, riapre i cancelli nel maggio 2017, ad opera della Fondazione Stadio Filadelfia.
Motovelodromo Fausto Coppi (1925-1926)
In attesa della costruzione del nuovo Filadelfia, il Torino giocò una sola stagione al “motovelodromo di Corso Casale”.
Progettato dall’architetto Ballatore di Rosana, eroe del liberty torinese ed esperto di grandi impianti sportivi dell’epoca (lo Stadium 1911, le torri esterne del Filadelfia 1926), il Velodromo ebbe una vita travagliata, determinata da costi di gestione spropositati che lo costrinsero ad ospitare svariate discipline sportive.
Circoscritto da due tribune, dotate di copertura in legno, accoglieva circa 7.500 posti. All’interno dell’anello di 393 metri in cemento, troviamo il campo in erba, poi impiegato per attività sportive e spettacoli teatrali e musicali.
Campo Stradale Stupinigi (1913-1925)
Sull’attuale corso Unione Sovietica, nei pressi dell’attuale zona del Combi, il Campo Stupinigi fu inaugurato nel 1913. In grado di ospitare 1500 persone, disponeva di gradinate popolari e una tribuna coperta di 500 posti.
Campo Sebastopoli (1907-1910)
Con il trasferimento della Piazza d’Armi dal centro città, un nuovo quartiere ricco di campi sportivi sorgeva tra la Crocetta e S. Rita. Dapprima venne utilizzato il c.d. “Lato Ferrovia“, dal 26 febbraio 1911 quello chiamato “Lato Crocetta“.
Velodromo Umberto I (1907-1910)
Eretto nel 1895, il velodromo Umberto I (che sorgeva tra corso De Gasperi e Corso Duca degli Abruzzi, all’altezza di via Vespucci) ospitò le prime partite di Torino e Juventus, oltre che le gare ciclistiche.
La prima partita ufficiale nella storia granata, il 13 gennaio 1907, fu proprio un derby contro i cugini juventini, vinto 2-1.
L’8 maggio 1898 vi si tenne il primo Campionato di calcio italiano, che si tenne in una sola giornata, con tre squadre torinesi ed una genovese, il Genoa Football & Cricket club, che vinse la storica edizione.