Secondo la Coldiretti Piemonte l’anno 2023 risulta il più bollente di sempre e, di fronte ai cambiamenti climatici, serve una programmazione per non agire solo in emergenza.
Il 2023 si classifica ufficialmente come l’anno più bollente mai registrato prima in Italia, con una temperatura media superiore a 1,14 gradi rispetto alla media storica del periodo 1991-2020.
Questo quanto emerge da un’analisi della Coldiretti sulla banca dati aggiornata Isaac Cnr che rileva le temperature dal 1800. L’anomalia climatica è stata maggiore e più evidente nel Nord italia, dove la temperatura è stata superiore di 1,21 gradi la media. Cambia, dunque, la classifica degli anni più roventi negli ultimi due secoli, che si concentra nell’ultimo decennio e comprende nell’ordine, dopo il 2023, il 2022, il 2018, il 2014, il 2019 e il 2020, secondo le elaborazioni di Coldiretti.
L’anno più caldo di sempre è stato accompagnato in Italia da una media di oltre nove eventi estremi al giorno lungo la penisola, tra grandinate, trombe d’aria, bombe d’acqua, ondate di calore, freddo con gelate improvvise e tempeste di vento con ricadute pesanti negative soprattutto sull’agricoltura.
“Siamo di fronte – spiega la presidente di Coldiretti Piemonte, Cristina Brizzolari e Bruno Rivarossa, delegato confederale – a una evidente tendenza alla tropicizzazione con l’aumento delle temperature che è accompagnato in Italia da una più elevatafrequenza di manifestazioni violente, sfasamenti stagionali, precipitazioni brevi ma intense, con il rapido passaggio dal caldo al maltempo.
L’agricoltura è l’attività economica che più di tutte le altre vive quotidianamente le conseguenze dei cambiamenti climatici, ma è anche il settore più impegnato per contrastarli. Proprio questi cambiamenti impongono una nuova sfida per le nostre imprese agricole che devono interpretare le novità segnalate dalla meteorologia e gli effetti sui cicli delle colture, sulla gestione delle acque e sulla sicurezza del territorio. Si tratta di un obiettivo che richiede un impegno da parte delle istituzioni per accompagnare l’applicazione dell’innovazione in agricoltura e per mettere in atto investimenti volti alla manutenzione, al risparmio, al recupero e alla regimentazione delle acque con un sistema diffuso di piccoli invasi che possano raccogliere l’acqua in eccesso per poi distribuirla nel momento del bisogno. Motivo per cui abbiamo chiesto alla regione Piemonte di riunire un tavolo permanente di crisi per la gestione del tema acqua. Non si può prescindere dalla programmazione e progettazione, per non agire sempre in stato di emergenza”.