ECONOMIA- Pagina 42

Giachino: “A 6 anni dalla Grande Manifestazione SITAV la TAV e’ ancora più importante”

“Dimenticare quella Piazza come hanno fatto stamane i quotidiani torinesi e’ grave. Nella Storia recente di Torino non vi è stata un’altra manifestazione così partecipata ed organizzata dalla Società civile.   In questi anni la Tav è stata tenuta ferma o rallentata . I ritardi nella realizzazione costano miliardi di PIL mancati e maggiori costi per i trasporti e per le aziende e 2,5 miliardi in più per la realizzazione dell’opera. Con quella Piazza la Società Civile come disse Cirio riuscì a fare ciò che la politica non fu in grado di fare”.
Così Giachino, l’anima dei SITAV, come l’ha definito La Stampa, stamane a Torino in un Convegno all’Hotel Diplomatic cui sono intervenuti l’on. Comba, l’on. Merlo e Salvatore Vullo.
Da trent’anni Torino cresce meno della media nazionale nonostante Olimpiadi e tante altre cose, solo la TAV ci rilancerà nel mercato europeo e mondiale. Gli effetti della bassa crescita si vedono nella diminuzione del PIL procapite che agli inizi del 2000 era venti punti in più sulla media europea e oggi è leggermente sotto la media europea. Come hanno detto gli artigiani ci sono ventimila aziende in difficoltà , oltre diecimila negozi in meno. Errori della Fiat e di Stellantis cui si aggiungono gli effetti pesanti della decisione europea voluta e votata dal PD di puntare solo sull’auto elettrica hanno messo in crisi l’auto italiana ed europea e conseguente l’indotto . La vendita di auto elettriche , troppo cara, non decolla particolarmente in Italia .La produzione italiana di auto quest’anno non riuscirà ad arrivare a 300.000 mentre lo scorso anno aveva raggiunto quota 450.000 , dal 1.900.000 auto prodotte nel 1989 quando la FIAT era prima in Europa per quota di mercato.
Nell’ attesa del Tavolo Auto convocato dal Ministro Urso per Giovedì 14 novembre al Ministero di via Veneto, forte e’ la polemica sul fondo auto Giorgetti ridotto in Finanziaria. Il fondo Giorgetti da 8,7 miliardi era nato nel 2022 dalla iniziativa di Mino Giachino  che accortosi che nella ultima Legge di Bilancio di Draghi non vi era un euro per il settore automotive lancio’ la proposta di dar vita a una Mozione parlamentare tra tutti i deputati delle regioni in cui vi sono stabilimenti auto. La proposta venne recepita nella Mozione Molinari che portò il Governo a stanziare 8,7 miliardi in 9 anni a favore del settore. Una parte di quei fondi è stata utilizzata come incentivi che hanno tenuto su un po’ la domanda sino a quando il Ministro Urso ha chiesto di finalizzare i soldi al rilancio della produzione italiana a 1 milione di auto l’anno. E’ da questo braccio di ferro che è nata la proposta di Tavares di portare a Torino a fine 2025 la 500 ibrida. In questi mesi dal mondo della imprenditoria sono emerse critiche agli incentivi cosicché il Governo nella Legge di Bilancio ha cambiato strategia e ha ridotto il fondo cambiandone la destinazione all’aiuto alle aziende dell’indotto .
Commenta Giachino: “Il PD che ha la responsabilità di aver votato in Europa la decisione che sta causando una forte riduzione della produzione delle auto endotermiche , ora chiede al Governo di ripristinare il fondo per gli incentivi. Dov’era due anni e mezzo fa?
Intanto il calo delle vendite sta mettendo a rischio gli stabilimenti come si vede dalla decisione di Wolkswagen di chiudere alcuni stabilimenti e dalla decisone analoga della Nissan.  A Mirafiori la produzione rimarrà ferma sino a inizio anno con ricadute sulla economia cittadina perché ovviamente la cig riduce gli stipendi del 40% circa con effetti immediati sulla riduzione dei consumi e del commercio. Contemporaneamente i due investimenti miliardari relativi alla TAV e alla Linea 2 della Metro, che avrebbero potuto dare un bel contributo alla economia  locale , procedono con esasperante lentezza, il tutto mentre il vecchio traforo ferroviario verso la Francia è fermo causa una frana complicata in terra francese.  La scelta strategica degli ultimi Sindaci di Torino  di puntare tutto sul turismo e sulla cultura non riesce a pareggiare ciò che abbiamo perso nel settore industriale così Torino si è impoverita come hanno anche dichiarato più volte gli ultimi due Arcivescovi torinesi , Nosiglia e Repole. Stupisce che ancora ieri il Sindaco Lorusso , preoccupato più per la sua popolarità che per le difficoltà economiche e sociali della metà della Città che non sta bene , ha dichiarato di puntare sui Grandi Eventi. Mentre Bucci a Genova punta sugli investimenti nel porto , nelle infrastrutture e fa di tutto per attrarre investimenti dall’estero , a Torino si punta sui Grandi eventi che danno molta visibilità ma lavoro per dieci quindici giorni al massimo. Gli economisti che puntavano molto sulle star-up debbono misurarsi con i dati non esaltanti pubblicati dai giornali economici. Tutte le start-up insieme occupano 15.000 persone. Non si frena così la fuga all’estero dei neolaureati ci vuol altro. La stessa CGIL da tempo chiede al Sindaci di cambiare marcia”.
Giachino che fu il primo nel 2009 a denunciare il Declino e che ha avuto il merito di aver guidato il trasferimento a Torino della Autorità dei trasporti, che nel 2018 organizzò insieme alle madamin la Grande Manifestazione SITAV che convinse Salvini a votare contro la mozione dei grillini contraria alla TAV e che nel 2022 si mosse per primo contro la Legge di Bilancio  di Draghi che non aveva stanziato una lira a favore del settore auto , oggi fa un appello ai giornali, alle Associazioni produttive e alle forze politiche e sociali perché si accelerino gli investimenti per la TAV, per la Tangenziale, per la Linea 2 della Metro, per la difesa del settore auto e indotto che per i prossimi vent’anni potranno dare ancora molto alla economia torinese e piemontese, offrendo posti di lavoro a tempo indeterminato per i diplomati e i  neolaureati oltre a sviluppare il settore dell’aerospazio, dell’ informatica e dei semiconduttori.

Il sindaco presenta il Bilancio: “Garantire i servizi e ridurre il debito”

Prosegue l’azione di risanamento finanziario dei conti del Comune. In un contesto generale ancora critico con prospettive di crescita economica non incoraggianti, la Città di Torino vara una manovra finanziaria per il 2025 -2027 che garantisce tutti i servizi ai cittadini, assorbendo i maggiori costi dovuti alle pressioni inflazionistiche degli ultimi anni, mantiene le agevolazioni Isee per sostenere famiglie numerose e in condizioni di difficoltà economiche, anche quelle recentemente innalzate per calmierare gli adeguamenti Tari. Aumentano gli investimenti destinati alla manutenzione di verde e suolo e a servizi sociali, educativi, trasporto disabili, cultura, sport, turismo e commercio.

Questa in estrema sintesi la fotografia del bilancio previsionale 2025-2026-2027 che il sindaco Stefano Lo Russo e l’assessora al Bilancio Gabriella Nardelli hanno presentato ieri ai principali interlocutori della società civile: organizzazioni sindacali, rappresentanti del mondo economico e industriale, fondazioni, associazioni sportive e del terzo settore.

A garantire l’equilibrio finanziario dei conti contribuiscono ancorale risorse straordinarie chieste e ottenute dalla Città attraverso il “Patto per Torino” per il periodo 2022-2042, che, per quanto nel triennio siano in flessione, nel 2025 porteranno nelle casse comunali 97milioni e una minore previsione di spesa per le quote di interessi a copertura dei mutui (-12% sulla media del triennio).

Il sindaco Stefano Lo Russo spiega: “Prosegue il nostro impegno nel risanamento finanziario dell’Ente che ci permetterà, al termine del mandato, di guardare al futuro con maggiore ottimismo, consentendoci una programmazione di lungo respiro grazie ad una rilevante riduzione della situazione debitoria. Un’azione che si accompagna ad un quadro generale di grande trasformazione non solo urbana avviata grazie alle risorse straordinarie provenienti da fondi europei nel segno delle quattro priorità individuate da questa amministrazione ovvero sviluppo, coesione, sostenibilità e cura. Il lavoro va nella direzione di costruire la città del futuro attraverso il dialogo e il confronto con i cittadini e i corpi intermedi come stiamo facendo per il nuovo piano regolatore generale e come facciamo da qualche anno per il bilancio previsionale anche attraverso questo incontro”.

“Siamo soddisfatti perché nonostante la tempesta perfetta di una congiuntura economica particolarmente sfavorevole, rispettiamo tutti gli obiettivi prefissati di risanamento e rilancio della Città oltre a quelli del Patto per Torino – aggiunge l’assessora al Bilancio Gabriella Nardelli – confermando il livello dei servizi offerti alla cittadinanza. C’è un risultato in particolare che voglio evidenziare: siamo riusciti a ridurre le quote di copertura del disavanzo rispetto al piano di rientro originario. Stiamo parlando di un importo di ben 80milioni di euro, in linea con quel patto di solidarietà intergenerazionale che ci induce a valutare sempre le conseguenze che le nostre azioni di oggi avranno sui cittadini di domani”.

Per assicurare il buon funzionamento della macchina comunale sarà garantito il turn over e confermati i piani d’assunzione che per il 2025 prevedono 400 nuovi ingressi. Nel periodo 2022-2027, grazie alle assunzioni già effettuate e a quelle programmate, viene sostituito 1 dipendente su 4 in uscita.

Aumentano gli stanziamenti per il trasporto delle persone con disabilità (+10,9% nel triennio) e quelli per i servizi sociali e l’edilizia abitativa pubblica (+1,6%) che potranno contare su 7,7milioni di euro in più rispetto alla previsione del triennio precedente. Con i 178milioni previsti per il 2025 verranno ampliate tra le altre cose le accoglienze solidali per famiglie, persone fragili, anziani, migranti adulti e minori e assicurata la continuità delle prestazioni sociali e sociosanitarie.

+11% per i servizi educativi che permetteranno tra le altre cose l’incremento dei livelli del servizio offerto per i nidi e le scuole d’infanzia ed il potenziamento dell’offerta del servizio estivo.

+3,3% di stanziamento per cultura, eventi, sport, turismo e commercio. I 36milioni previsti per il 2025 permetteranno di garantire il sostegno agli enti culturali, rafforzando il coinvolgimento delle periferie, di mettere in campo attività di promozione sportiva per giovani e over 60 e di potenziare la promozione turistica e i grandi eventi.

In significativo aumento, +36% rispetto all’anno 2021 anche lo stanziamento destinato alle manutenzioni ordinarie. 3,7milioni in più (+16% sulla media del triennio) verranno destinati alla manutenzione del verde mentre ammonta a 3milioni l’aumento della spesa destinata alla manutenzione del suolo (+15,75%rispetto al triennio).

Per il capitolo degli investimenti straordinari occorre ricordare che ammonta a 2,6miliardi il totale delle risorse investite sulla città tra fondi Pnrr, React, Pon metro, finanziamenti statali e che serviranno a cambiarne il volto.

Dopo il confronto con le categorie di questa mattina, il documento arriverà alla Giunta comunale per l’approvazione giovedì 14 novembre. Lunedì 18 novembre avrà invece inizio l’iter in Consiglio Comunale con il passaggio nelle varie Commissioni mentre lunedì 16 dicembre sarà il momento della discussione e del voto in Sala Rossa.

TORINO CLICK

Confartigianato e le sfide per il futuro delle imprese e del territorio

Sabato 9 novembre

Presso SERMIG – Arsenale della Pace Piazza Borgo Dora, 61 – Torino

 Assemblea pubblica di Confartigianato Torino 2024

 

L’Assemblea di Confartigianato Torino 2024 assume una rilevanza significativa alla luce degli scenari internazionali, nazionali e locali come l’inasprimento del conflitto russo-ucraino e l’escalation della guerra in Medio Oriente, gli esiti negativi per il comparto casa dovuti allo stop del Superbonus, la crisi dell’automotive, le preoccupazioni dell’autotrasporto, l’export rallentato e reso più costoso dai valichi chiusi o intermittenti, il caro energia.

Secondo il Presidente Dino De Santis “il clima di guerra sta penalizzando l’approvvigionamento di prodotti essenziali per la trasformazione della manifattura, aggravando il rallentamento del commercio. Motivi di ulteriore preoccupazione derivano dalla frenata di due fra i grandi player della manifattura mondiale (Germania e Cina).”

“Inoltre, l’instabilità politica che agita il Medio Oriente – prosegue De Santis – sta rallentando la vendita dei prodotti piemontesi verso un’ampia area di Paesi arabi o confinanti in quella zona. Voglio ricordare che dal Piemonte partono beni e servizi per oltre 2 miliardi e mezzo di euro, verso Emirati Arabi, Arabia Saudita, Israele, Qatar, Kuwait oltre ad altre 12 nazioni”.

La crisi dell’automotive rischia di affondare non solo le grandi imprese manifatturiere ma anche le piccole imprese della subfornitura che gravitano attorno a loro, aprendo scenari futuri molto preoccupanti. Già adesso provoca ripercussioni sull’intera filiera, con commesse in diminuzione e contrazione delle esportazioni fino al 46%, coinvolgendo migliaia di piccole imprese, anche artigiane.

“L’Ufficio studi di Confartigianato Torino valuta che nell’area metropolitana torinese saranno coinvolte 20 mila imprese, con un’occupazione stimata di 45 mila addetti, dei quali 1/3 rischia il posto di lavoro.  – continua De Santis – Una crisi che ha già prodotto un rallentamento degli investimenti e il ricorso massiccio agli ammortizzatori sociali che entro fine anno coinvolgerà oltre il 30% delle imprese manifatturiere.”

 

“Edilizia ed Autotrasporto sono altri due comparti ad elevato rischio – denuncia De Santis -; gli esiti negativi per il comparto casa dovuti allo stop del Superbonus con  l’abbassamento dell’agevolazione al 50% nel 2025 per la prima casa, e l’incertezza sulle risorse da mettere in campo dal Governo per dare seguito alla direttiva europea sulle case green, sta mettendo in ginocchio il mondo delle costruzioni. Voglio ricordare che da settembre 2022 a settembre 2024 il settore delle Costruzioni piemontesi ha perso 309 imprese artigiane, passando da 49.187 a 48.878. Resta, poi, la criticità sulla patente a crediti che non è lo strumento idoneo a ridurre e, soprattutto, prevenire gli infortuni sul lavoro, ma sembra piuttosto un ulteriore fardello burocratico”.

“Le imprese dell’autotrasporto sono state duramente colpite dalle diverse crisi economiche succedutesi e dai ricorrenti rincari dei costi. L’ipotizzato innalzamento delle accise (che si andrebbe ad aggiungere al caro pedaggi ed alle penalizzazioni derivanti dall’isolamento del Piemonte) provocherebbe un’esplosione dei costi difficilmente scaricabile sui prezzi di listino. Un provvedimento che escluderebbe chi opera con veicoli sopra le 7,5 tonnellate e da euro 5 in su ma che penalizzerebbe i furgoni di 3,5 tonnellate.”

C’è poi il tema del caro energia “tra il 2022 e il 2023 l’extracosto per le PMI di Torino e provincia è cresciuto di 430 milioniReclamiamo a gran voce – chiede il Presidente – una politica energetica che miri all’autonomia del Paese agendo su più fronti: diversificazione delle fonti di approvvigionamento, sostegno convinto delle rinnovabili, del nucleare e delle azioni per l’efficientamento e la riqualificazione energetica degli edifici ove non impattino sulla capacità economica di famiglie ed imprese, riduzione degli sprechi”.

“In questa difficile situazione – conclude il Presidente De Santis – l’impegno di Confartigianato Torino si rivolge alle imprese in difficoltà per sostenerle in modo pratico e concreto. Nel corso della nostra assemblea annuale verrà presentato il progetto VAL.E. – la multicompetenza al servizio delle imprese. Un servizio gratuito che, in collaborazione con un gruppo di ex dirigenti in pensione, provenienti da Fiat e da altre grandi imprese, fornisce consigli specialistici per risolvere le situazioni di crisi aziendale”.

Ivrea, dopo 27 anni torna la Giornata del Ringraziamento di Coldiretti

Dopo 27 anni torna a Ivrea, domenica 17 novembre, la tradizionale Giornata provinciale del Ringraziamento di Coldiretti Torino. L’ultimo festeggiamento a Ivrea risale, infatti, al 1997.

Le Giornate del Ringraziamento degli agricoltori Coldiretti sono state istituite nel 1951 dal fondatore di Coldiretti, Paolo Bonomi, come momento di festa e di ritrovo della comunità dei coltivatori diretti. Si celebra ogni anno dopo la ricorrenza di San Martino (11 novembre) che è ancora oggi considerata la data di chiusura dell’annata agraria che termina con gli ultimi raccolti di mais e le semine del grano prima dell’arrivo dell’inverno. La Giornata del Ringraziamento ha quindi il sapore della tradizione e del legame della vita contadina con le stagioni. Ma ha anche un profondo senso religioso: la comunità contadina si ritrova, appunto, per ringraziare il Signore per i raccolti. Questo legame con la spiritualità è sancito dalla benedizione dei panieri con i frutti della terra portati da ciascuna zona della provincia di Torino contenenti le peculiarità alimentari del proprio territorio.

La Giornata del Ringraziamento di quest’anno ha anche un significato particolare con l’80esimo compleanno di Coldiretti.

Il programma prevede alle ore 10 il ritrovo di fronte alla Cattedrale di Ivrea di Santa Maria Assunta, in piazza Castello 16; alle 11 la S. Messa in cattedrale celebrata dal monsignor Edoardo Aldo Cerrato, vescovo di Ivrea; alle 12.30 la benedizione dei mezzi agricoli e il saluto delle autorità di fronte alla cattedrale; alle 13.30 il pranzo conviviale presso il salone polivalente del Comune di Bollengo in via Biella 1.

È previsto anche un corteo di una ventina di trattori che partirà dalla cattedrale dopo la benedizione e si chiuderà di fronte al salone polivalente di Bollengo.

Trump e l’economia del Piemonte

Trump ha stravinto senza se e senza ma. Oltre alla Harris hanno letteralmente perso i sondaggisti. Ipotizzavano un testa a testa che non c è stato. Hanno ignorato l’effetto Musk: negli ultimi due giorni 2 miliardi di visualizzazioni sul suo social. Ed il ragazzo è tutt’altro che stupido. Ha investito circa 100 milioni di dollari. Solo oggi incassato con le borse valori un miliardo e 800 milioni di dollari. Trump avrà distrutto il partito repubblicano.  Poco importa: lui la sua rivincita se l’è presa.  Eccome.
Esaltata la “Internazionale nera e sovranista”. Usa spaccati in metà.  Con qualche preziosa chicca. Operai compatti che vogliono cacciare tutti gli immigrati clandestini. Trump che li vuole deportare nel loro paese. Occhio e croce sarebbero 11 milioni. La maggioranza latino americani. E loro che fanno? Votano Trump.  Ovvio no? Poi la famosa rivoluzione delle donne che avrebbero fatto vincere la Harris non c’è stata.  Capita.
Ma pensiamo alle nostre cose. Sono troppo provinciale? Forse, ma vediamo a che cosa andiamo incontro. Il 10% del PIL Piemonte è esportato negli States. È notorio che Trump vuole  introdurre pesanti dazi per realizzare una politica autarchica. Con la crisi Wolksvagen si sta già realizzando un ridimensionamento della produzione di componentistica auto Piemonte.
Il nostro sindaco vola a Londra per cercare investimenti esteri. Bene, benissimo ma, scusate la tignosità, io andrei anche in Cina fregandocene dei dazi che vogliono introdurre contro i cinesi. Ha vinto il sovranismo. Bene, sfruttiamo l’occasione non dico per arricchirsi ma almeno per dare lavoro a questa nostra povera città, una volta,  permettermi di ripeterlo capitale mondiale dell’auto. A livello nazionale  la vittoria di Trump è ovviamente divisiva. Il pd per Harris per tutta la vita. Conte 5 stelle con Trump tutta la vita. Matteo Salvini che dice a Giorgia: visto cara mia Presidente del Consiglio che avevo ragione? E Meloni che precisa: Matteo calma non è tutto oro quello che luccica.
Già proprio così, si vedrà.  Ucraina? Confessiamolo, siamo stanchi anche noi di tre anni di guerra.  Sul conflitto israeliano ed arabo ne vedremo delle belle. Anzi ne vedremo delle brutte, delle bruttissime. Ed è quasi vietato essere ottimisti. Veramente impossibile  sperare nel futuro. Insomma pessimismo a go-go.
PATRIZIO TOSETTO

Come investire i miei risparmi?

Cosa faccio dei miei soldi in questo momento? Come investire i miei risparmi? È il momento di vendere o è meglio comprare ancora? Sei soddisfatto del rendimento dei tuoi investimenti? Di fronte a questi e altri quesiti si possono fare spesso scelte sbagliate e rischiose. Occorre pertanto il consiglio di un esperto. Riccardo Ferrero è uno di questi, svolge la professione di consulente finanziario da quarant’anni e per far comprendere meglio i meccanismi di base dell’economia e dei mercati finanziari ha creato qualcosa di insolito. Le chiama “pillole di finanza comportamentale” la cui assunzione, precisa ironicamente Ferrero, non contiene controindicazioni e sono comunque pillole da consumarsi prima di ogni investimento. In sostanza inventa dialoghi sugli investimenti. Con domande e risposte Ferrero spiega i concetti basilari della finanza aiutandosi con divertenti vignette per dare una mano ai risparmiatori meno esperti. Ricorre perfino a personaggi della mitologia greca, ai Titani che pensano bene prima di agire e ai Giganti che pensano dopo aver agito, come è accaduto ai fratelli Prometeo e Epimeteo. L’obiettivo è quello di informare in modo serio e corretto il risparmiatore e prendere, insieme a lui, decisioni consapevoli…anche facendolo divertire con l’uso di vignette e fumettisti. Ecco un esempio…

Barcellona, le aziende del Piemonte si presentano al salone mondiale delle Smart City

Il Piemonte partecipa per la sesta volta a Smart City Expo World Congress di Barcellona, la più grande fiera al mondo dedicata alle tecnologie che possono migliorare i servizi nelle nostre città, il confort e sostenibilità. Nelle edizioni precedenti la nostra regione era ospitata all’interno della collettiva italiana coordinata da ICE Agenzia ma dal 2023 il Piemonte ha avuto un proprio spazio accanto alla collettiva italiana e, per l’edizione del 2024 è stata organizzata, per la prima volta, una partecipazione collettiva piemontese, allestita per valorizzare le nostre eccellenze in ambito smart city e per promuovere le competenze delle aziende piemontesi che hanno partecipato.

«Quest’anno – sottolinea l’assessore regionale all’Intelligenza artificiale, Innovazione e Digitalizzazione Matteo Marnati, a Barcellona a rappresentare il Piemonte – abbiamo raddoppiato lo stand, uno spazio interamente dedicato alla nostra regione che ho fortemente voluto fin dall’anno scorso. Siamo una delle pochissime regioni europee ad avere un proprio spazio, un’importante vetrina per le nostre aziende che così si possono presentare nell’ambito di un contesto internazionale. Abbiamo tanto da proporre e questo, nello specifico, è un settore che stiamo presidiando da anni sia come produttori, ma anche come consumatori, per trovare soluzioni innovative per le comunità. Siamo una regione che vuole farsi notare sulla scena internazionale».

In questa edizione sono presenti 9 aziende piemontesi la cui attività spazia in vari settori, ad esempio dall’ambiente alla mobilità, e che sono tutte rappresentative dell’eccellenza del nostro territorio in tema di smart city. Si tratta di: ALBA ROBOT; BT DIGITAL AUTOMATION; C2R ENERGY CONSULTING/XORI GROUP; COMPOSITE RESEARCH; CWS; FERPLANT; G2 MISURATORI; NEODELIS e WETECHNOLOGY.

Che il Piemonte sia, nel suo complesso, un’eccellenza lo dimostrano alcuni numeri: è la prima regione italiana per numero di addetti nel settore delle tecnologie dell’informazione e della comunicazione (ICT) con oltre 7000 aziende che danno lavoro a più di 33mila addetti; è la prima regione italiana per investimenti privati in ricerca e sviluppo; ci sono 1300 multinazionali insediate sul territorio, 800 start up innovative, 200 centri di ricerca pubblici e privati, 3 incubatori d’impresa, 3 parchi scientifici e tecnologici. E, non da ultimo, il Piemonte è stata la prima regione italiana a istituire formalmente i Poli di Innovazione – attualmente sono 7 – come nuovo strumento di politica industriale per sostenere la competitività del sistema produttivo e della ricerca. Si tratta dunque di un ecosistema votato all’innovazione che costituisce un volano per la crescita di tutto il territorio.

«È stata un’occasione per promuovere le nostre eccellenze tecnologiche – ha concluso Marnati – ma anche per capire come si evolverà il futuro e poter rimanere al passo con le migliori tecnologie esistenti»

Quelle vecchie stazioni abbandonate sono un patrimonio. Il piano della Regione

A Palazzo Lascaris, sede del Consiglio Regionale, l’Assessore Regionale al Patrimonio Gian Luca Vignale ha presentato il piano di valorizzazioni dei beni ferroviari dismessi dal Demanio alla Regione, alla presenza dei membri della Prima e Seconda Commissione. L’Assessore ha illustrato le azioni da intraprendere ai Presidenti Roberto Ravello (Prima) e Mauro Fava (Seconda) ed ai rispettivi commissari.

I beni già ferroviari sono stati trasferiti dal Demanio dello Stato, beni che consistono sostanzialmente in due tipologie: i primi di proprietà regionale ma concessi a RFI per necessità ferroviarie e, quindi, di fatto indisponibili al patrimonio, i secondi, invece, beni in disponibilità che constano di stazioni ferroviarie, terreni e altri fabbricati, più materiale vario da poter valorizzare e riqualificare.

A titolo di esempio sulla ferrovia Torino-Ceres, la Regione ha acquisito con la sdemanializzazione le stazioni in disuso di Porta Milano, Stazione Dora e Stazione Madonna di Campagna a Torino, mentre per la tratta Canavesana i locali commerciali e di servizio della stazione di Cuorgnè (TO).

<Si tratta di un consistente patrimonio costituito da importanti beni immobiliari situati lungo le due tratte che si sviluppano a nord di Torino – ha spiegato l’Assessore Vignale alle commissioni  ci sono stazioni ferroviarie, locali commerciali, magazzini, tratti di ferrovia e terreni. La volontà della Regione è di rivitalizzare e riqualificare questi beni per restituirli alla collettività. Molti di questi immobili si prestano a svariati usi e destinazioni. Le loro posizioni sono strategiche, come è il caso di stazione Dora affacciata su piazza Baldissera o Porta Milano le cui potenzialità sono enormi. Dal materiale ferroviario storico contenuto, ma anche per dare nuova linfa a spazi per commercio, co-working, aggregazione e ricettività.

Coinvolgeremo il Comune, le Circoscrizioni, gli enti locali sede di stazione, il terzo settore e soggetti privati per fare di questi luoghi in cui sono transitati milioni di piemontesi luoghi vivi e a servizio del territorio. Questo piano di valorizzazione coinvolgerà presto tutti i comuni attraversati dalle due linee ferroviarie ancora attive.

A favore del piano abbiamo già un milione e ottocentomila euro per una prima attività di valorizzazione riguardante Porta Milano che diventerà il primo intervento con il quale restituire alla collettività un luogo i cui spazi saranno dedicati alla cultura, ad attività associativa e servizi>.

Tassare gli extra profitti bancari? Parliamone!

 

di Gianluigi De Marchi *

C’è qualcuno in Italia che ama le banche?

La risposta più ragionevole non supera le 261.976 persone, cioè il totale dei dipendenti delle banche (e probabilmente anche all’interno di questo esiguo numero ci sono alcuni che odiano la banca dove lavorano perché non sono abbastanza valorizzati…).

Il sentimento di avversione nei confronti degli istituti di credito è cresciuto in maniera esponenziale nel corso degli ultimi anni, quando gravissime crisi bancarie hanno volatilizzato miliardi di risparmi degli italiani. Inutile fare l’elenco delle banche che hanno chiuso i battenti, li conosciamo tutti, molti di noi hanno pagato personalmente le conseguenze di essersi fidati della filiale in cui da generazioni avevano il conto, dell’amico che lavorava lì e ci consigliava caldamente di acquistare le azioni (“Le ho fatte comprare anche alla mia mamma, sono sicure!” si spingevano ad affermare i Giuda allo sportello…).

Ma anche a chi non ha abboccato ha subito trattamenti iniqui: negli ultimi anni i tassi sui prestiti sono schizzati alle stelle (la media calcolata dall’ABI nel 2024 indica un costo medio del 5,25% sui prestiti alle imprese, ma alzi la mano il piccolo imprenditore, il commerciante o l’artigiano che paga meno del 10% annuo…), mentre i tassi sui depositi bancari sono stati praticamente azzerati (la media calcolata dall’ABI indica una remunerazione dell’1% annuo, ma non conosco nessuno che riceva più di un misero 0,1%, un decimo della media…).

Un anno fa il governo aveva cercato di porre rimedio alla situazione ipotizzando un’imposta straordinaria sui cosiddetti “extraprofitti bancari”, generati non tanto dall’aumento dell’efficienza nei servizi ma dalla rendita di posizione derivante da un mercato in cui all’improvviso i tassi d’interesse erano schizzati all’insù a seguito dell’aumento del costo del denaro deliberato dalla Banca centrale europea per combattere l’inflazione “post Covid”. L’aumento era stato immediatamente applicato sui finanziamenti, mentre sui depositi i tassi erano rimasti prossimi a zero.

Morale: nel 2021 il sistema bancario aveva conseguito 16 miliardi di profitti, nel 2023 il livello è triplicato a 43 miliardi!

Ecco allora il rimedio, pensato per ottenere maggiori entrate fiscali da utilizzare per sostenere le imprese e le famiglie: un’imposta pari al 40% sull’ammontare del margine differenziale sugli interessi, calcolata in parte sulla differenza tra interessi passivi e attivi tra il 2021 e il 2022, ed in parte sull’eccedenza del 6% maturata tra 2021 e 2023.

Facciamo un esempio, semplificando molto i calcoli: una banca nel 2021 prestava denaro al 3% e pagava sui depositi l’1% aveva un margine di due punti percentuali. Nel 2023 applicava il 5% sui prestiti e pagava sempre l’1% sui depositi, quindi con un margine di interesse di quattro punti percentuali. La differenza tra i due margini – 4 e 2 per cento – ha portato a un incremento di profitto, sul quale lo Stato chiedeva il 40% come imposta straordinaria

Il sistema bancario è insorto con decisione, facendo pressioni su tutti i partiti (l’attività di lobbing non guarda certo il colore delle tessere) ottenendo una modifica che ne ha completamente azzerato l’effetto negativo sui bilanci delle banche; anzi, le ha avvantaggiate…

E’ stati infatti consentito, fermo restando il calcolo dell’imposta, che chi avesse deciso di accantonare a riserva l’importo dovuto (maggiorato di 2,5 volte) non avrebbe dovuto versare nulla allo Stato. Una pratica che, in sintesi, serve a rendere i loro bilanci più solidi.

Capito il meccanismo?

Invece di versarlo in parte allo Stato, l’extraprofitto è stato messo interamente a riserva, così niente imposte a beneficio di tutti, e invece guadagni per gli azionisti, perché le banche si sono capitalizzate, aumentando di valore in borsa!

Al momento nessuno ha più osato riprendere il discorso sulla tassazione degli extraprofitti, e allora provo a farlo io, sperando che qualcuno prenda spunto per arrivare ad una soluzione equa.

Fissiamo un margine considerato equo per il giusto profitto aziendale del settore: ad esempio stabiliamo che gli interessi minimi da riconoscere ai depositanti debbano essere almeno pari al tasso di riferimento della Banca Centrale europea meno due punti. A fine ottobre il tasso era pari al 3,40%, i depositi riceverebbero l’1,4% annuo.

Contemporaneamente fissiamo gli interessi massimi da applicare ai finanziamenti con una maggiorazione sul tasso di riferimento variabile in considerazione della rischiosità del prestito: ad esempio 5 punti percentuali per i mutui garantiti da ipoteca, 7 punti percentuali per la cessione del quinto dello stipendio, 9 punti percentuali per lo scoperto di conto e così via.

Ne deriverebbe una “forbice” sicuramente sufficiente per coprire i costi di funzionamento delle banche, accantonare riserve per eventuali insolvenze, investire in innovazione eccetera.

In questo modo, fra l’altro, le manovre della Banca centrale europea sui tassi sarebbero molto più efficaci perché si trasferirebbero immediatamente sul sistema bancario, trascinandolo nella direzione voluta dalle autorità monetarie centrali evitando comportamenti contrari da parte degli intermediari.

Qualcuno grida allo scandalo ed alla violazione della libera concorrenza?

Rifletta sul fatto che gli utili bancari sono conseguiti tosando i clienti (cioè tutti noi…), riducendo la capacità di spesa delle famiglie (comprimendo quindi i consumi) e delle imprese (levando spazio ad investimenti produttivi).

Ci sono proposte migliori?

Magari! Le aspetto con vivo interesse.

* Giornalista e scrittore

demarketing2008@libero.it