ECONOMIA- Pagina 26

La sfida di Sabina Rosso per una nuova cultura del lavoro

FONDATRICE DI ABOUT JOB E MAGNETICAM

Una visione innovativa delle risorse umane che mette al centro le persone e il loro potenziale.

Sabina Rosso, imprenditrice torinese, si occupa di Ricerca e Selezione del personale da 27 anni con l’obiettivo di creare alleanze efficaci e durature tra persone e imprese in ambito lavoro; lo fa attraverso la creazione di percorsi di crescita reciproca basandosi sulla concezione in cui tanto crede e cioe’ che il lavoro sia molto più di un contratto, rappresenta, infatti, uno spazio di realizzazione personale e di valore condiviso.

Dottoressa Rosso ci fa una fotografia attuale del mercato del lavoro?

Oggi il mercato del lavoro si presenta come una struttura sbilanciata: poche opportunità ad alto livello e una grande quantità di persone che aspirano ad occuparle. Un paradosso che produce frustrazione sia nei candidati sia nelle imprese. Un fenomeno sempre più evidente e’ che molti giovani interrompono il percorso universitario, spesso intrapreso più per desiderio dei genitori che per una reale convinzione personale e al tempo stesso, inoltre, una parte significativa dei neolaureati sceglie la specializzazione all’estero, dove le opportunità di occupazione sono percepite come più solide e stimolanti. Nel frattempo, molte risorse iperqualificate della generazione dei baby boomer si trovano in difficoltà, mentre le imprese faticano a trovare candidati che rispondano alle loro esigenze: non troppo giovani perché necessiterebbero di formazione e non troppo senior, per poter investire e attuare una crescita interna.

Cosa e’ il mismatch e quali sono le sue conseguenze?

Spesso le aziende pubblicano offerte online che ricevono centinaia di candidature, ma il risultato è uno scollamento tra aspettative e realtà. Non si tratta solo di competenze, ma della difficoltà di far incontrare valori, motivazione e soft skill con le reali necessità dell’impresa. Questa è la sfida che affrontiamo ogni giorno con About Job, la Società di Ricerca e Selezione che rappresento e che si occupa di supportare le aziende a trovare persone allineate non solo nei titoli, ma nei valori e nelle vocazioni. Purtroppo, molte imprese non sono ancora pronte a investire in questo tipo di selezione approfondita e si affidano a processi digitali standardizzati, generando appunto il mismatch. Le conseguenze di questo mancato incontro tra domanda e offerta porta spesso, chi non trova lavoro, a smettere di cercarlo. Altri accettano ruoli che non li soddisfano, svolgendoli senza entusiasmo, alimentando un circolo vizioso che nuoce a loro stessi e alle aziende. Quasi l’80% dei posti disponibili è nelle PMI, che oggi, tra guerre, dazi e incertezze globali, selezionano con estrema cautela, spesso rinunciando ad affidare la ricerca del personale a professionisti del settore.

E’ per questo che ha creato Magneticam?

Magneticam e’ un progetto che vuole riportare il lavoro al centro della vita delle persone, come espressione della loro identità e delle loro aspirazioni. Perché la tendenza oggi è quella di accontentarsi, di non cambiare per paura di peggiorare la propria situazione. Ma questo timore genera anche un progressivo spegnimento interiore. Con Magneticam lavoriamo per far emergere le caratteristiche uniche di ogni persona, mettendole in relazione con i valori delle imprese. Lo facciamo anche attraverso percorsi formativi, come Leader della tua carriera, pensati per aiutare figure manageriali ad affinare il proprio posizionamento nel mercato. Il lavoro va cercato anche fuori dai canali tradizionali e non sempre su internet o tramite le agenzie. Il mestiere giusto esiste, ma serve impegno e strategia per trovarlo, inoltre, e’ necessario lavorare sulla propria employability, che non è fatta solo di competenze, ma anche di self-marketing, di empowerment e di capacità di raccontarsi.

Se il mismatch è il fenomeno critico da cui partire About Job e Magneticam li affrontano da angolazioni diverse. AJ supportando con consulenze qualificate le aziende, Magneticam lavorando sulle persone, con l’idea che anche se il mercato è difficile c’è sempre qualcosa che si può fare per migliorare la propria situazione. Obiettivo comune e’ quello di creare un incontro vero, dove il lavoro torni ad avere valore per la persona e profitto per le imprese; tra queste due entita’ ci vuole un’alleanza per superare l’attuale disincanto e riscoprire la “grazia del lavoro”: come rinascimento personale e come fiducia generale negli altri e nel futuro.

Le donne che ruolo giocano in questo scenario?

Dal mio osservatorio privilegiato, vedo tre categorie su cui puntare con decisione: i giovani, i profili senior e le donne. Ma i dati ci dicono che la situazione femminile è ancora critica: in Italia, il tasso di occupazione femminile è poco sopra il 50%, tra i più bassi d’Europa. Le politiche attive per il lavoro femminile sono ancora insufficienti. Dopo la maternità, spesso le donne sono “invitate” indirettamente a restare a casa, grazie a sussidi che finiscono per disincentivare la continuità di carriera. Questo stop, di fatto, penalizza il percorso professionale femminile. Con il nostro pay off Mind the Match cerchiamo anche di incoraggiare le donne a restare nel mondo del lavoro, valorizzando la loro presenza come utile, necessaria, innovativa. L’ho vissuto io stessa: non bisogna arrendersi, anche quando è difficile. Serve fiducia, sostegno, e un forte stimolo culturale a non lasciare il proprio posto nel mondo del lavoro.

MARIA LA BARBERA

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Cessione di IVECO alla indiana TATA, Giachino: ci sono i motori FPT

Nella cessione di IVECO alla indiana TATA una cosa che forse non è chiara a tutti che in IVECO ci sono i motori FPT prodotti sia a Torino che a Foggia ( ex Sofim ) .
Oggi FPT  fornisce oltre ai camion IVECO anche tutti i trattori CNH , parte dei motori a JCB ( Inghilterra ), CLAAS trattori ( Francia ) ,Liebheer ( Svizzera ), Carraro, Merlo ,  Dieci , Landini  e altri costruttori di gruppi elettrogeni.
Non difendere FPT  è un suicidio !!!
Mino GIACHINO 
già sottosegretario di Stato ai trasporti

Il consiglio di Iveco riunito a Torino per la vendita a Tata e Leonardo

Oggi potrebbe essere il giorno ufficiale della vendita di Iveco. Il comparto  militare dell’azienda sarà andrà a Leonardo e Rheinmetall. Invece il settore civile dei  camion, autobus e motori sarà acquisito dall’ indiana Tata Motors. Oggi a Torino si riunisce il consiglio di amministrazione di IvecoGroup.

In una nota diffusa dall’azienda Iveco  si legge che sono in corso trattative in stato avanzato per “potenziali operazioni riguardanti il settore della difesa, da un lato, e la restante società dall’altro”.

Il consiglio di amministrazione sta valutando attentamente tutti gli aspetti di queste potenziali operazioni”

“ Il consiglio – continua la nota – tiene nella dovuta considerazione gli interessi di Iveco Group e di tutti i suoi stakeholder, compresi azionisti, dipendenti e clienti, e terrà informato il mercato”.

Dazi Usa / 2: Agricoltura, i coltivatori torinesi hanno bisogno di compensazioni

L’agricoltura torinese si trova in un momento cruciale: mentre inizia la stagione dei raccolti, con vino, frutta, nocciole, formaggi DOP e carne di Razza piemontese pronti per l’export, l’incertezza legata ai dazi statunitensi sul comparto agroalimentare minaccia di compromettere seriamente le esportazioni.

«Non sappiamo ancora quali prodotti agricoli beneficeranno dei “dazi zero” ma già l’accordo sul 15% desta non poche preoccupazioni» afferma Bruno Mecca Cici, presidente di Coldiretti Torino.

Il recente accordo che prevede tariffe al 15% rappresenta un miglioramento rispetto all’ipotesi iniziale del 30%, che avrebbe inflitto danni gravissimi all’agroalimentare torinese. Tuttavia, le difficoltà non mancano. Il settore agricolo è già sotto pressione a causa degli effetti del cambiamento climatico, del meteo instabile, della diffusione di nuovi parassiti e malattie. A questo si aggiungono fenomeni come il “land grabbing” da parte della speculazione energetica, che sottrae terreni fertili per installazioni fotovoltaiche, il consumo di suolo, la crescente demonizzazione degli allevamenti e gli attacchi alla cultura del vino.

«L’accordo con tariffe al 15% è sicuramente migliorativo rispetto all’ipotesi iniziale del 30% che avrebbe causato danni enormi per l’agroalimentare torinese. L’agricoltura torinese sta vivendo un momento difficilissimo a causa del cambiamento climatico, con gli effetti di un meteo impazzito e di nuovi parassiti e malattie. Sta subendo il “land grabbing” da parte della speculazione energetica che fa incetta di terre fertili per il fotovoltaico, sta facendo i conti con il consumo di suolo, con la demonizzazione degli allevamenti, con gli attacchi alla cultura del vino. Ora per i comparti che saranno gravati dai dazi è necessario lavorare per compensazioni europee ma anche compensazioni locali. Quando si dichiara che si vuole difendere la nostra agricoltura lo si deve fare all’interno di ogni provvedimento anche per settori apparentemente distanti come un “Piano della qualità dell’aria” dove si chiedono alle nostre stalle investimenti ingenti per strutture di copertura delle platee del letame di dubbia efficacia».

Negli Stati Uniti, il mercato assorbe oltre il 30% dei vini DOCG prodotti a Torino. I vini più richiesti includono il Freisa, il Carema e l’Erbaluce spumante, ma anche i vini eroici del Pinerolese e della valle di Susa trovano spazio sugli scaffali americani. Anche una parte della frutta pinerolese – mele, pere, pesche – è destinata all’export USA, così come le nocciole e il latte da filiera, utilizzati dall’industria dolciaria che esporta oltreoceano. In totale, si stima che il valore dell’export torinese verso gli USA si aggiri attorno ai 300 milioni di euro.

Estendendo lo sguardo all’intero Piemonte, la quota dell’export agroalimentare destinata agli Stati Uniti rappresenta il 13% del totale. Nel 2024, questa quota ha registrato una crescita superiore al 3,5%, raggiungendo un valore di oltre 4,1 miliardi di euro.

«Quello che non dobbiamo assolutamente perdere – aggiunge il direttore di Coldiretti Torino Carlo Loffreda – è questa consolidata propensione dei nostri produttori ad avere uno sguardo internazionale. Non dobbiamo assolutamente richiuderci in noi stessi e guardare solo alle vendite in Italia. Diversificare i mercati è diventato vitale, così come è sempre più importante che sia favorita la vendita diretta da parte delle aziende agricole utilizzando gli strumenti più moderni. I nostri uffici sono a disposizione per indirizzare le aziende agricole verso uno sguardo sempre più internazionale».

 

Frejus, la Regione: “Giornata importante per i collegamenti”

“Quella di oggi è stata un’altra giornata importante per i collegamenti tra il Piemonte e il resto d’Europa, perché un’ulteriore opera che aspettavamo da anni è diventata realtà per le nostre comunità e il nostro territorio”: è quanto ha dichiarato il presidente della Regione Piemonte Alberto Cirio nell’intervento svolto durante la cerimonia di inaugurazione della seconda canna del tunnel del Frejus, tenutasi questa mattina alla presenza di numerose autorità tra le quali Matteo Salvini, vicepresidente del Consiglio e ministro delle Infrastrutture e dei Trasporti del Governo italiano, e Philippe Tabarot, ministro dei Trasporti del Governo francese.

Il presidente Cirio ha quindi sottolineato che “è un momento storico perché continua la riapertura del Piemonte al contesto internazionale, per la quale abbiamo lavorato per risolvere i momenti difficili che abbiamo ereditato. Il vicepremier Salvini non ci ha mai fatto mancare il supporto e il coraggio necessario. I valichi sono strumento di sviluppo e crescita per le vallate e per l’intero territorio. Continua quindi oggi – ha proseguito – la stagione dello sblocco e dell’apertura di diverse infrastrutture di importanza strategica per la nostra economia: ad aprile abbiamo riattivato la ferrovia del Frejus, chiusa per un anno e mezzo a causa di una frana in territorio francese, un mese fa è toccato ad un intervento atteso da tantissimi anni come il tunnel del Tenda, che ha già registrato oltre 30.000 passaggi e provocato un aumento del 10% del turismo, la variante di Demonte ha avuto il via libera di Bruxelles, con i francesi è stato avviato un tavolo di lavoro per il raddoppio del traforo del Monte Bianco, e a fine anno sarà finalmente completata l’Asti-Cuneo. È anche la prova che le opere si fanno, anche in questo territorio: perché il dissenso è sempre legittimo purché avvenga nel rispetto delle regole e della democrazia, ma non sono accettabili le violenze ad opera di un manipolo di delinquenti che attaccano operai e forze dell’ordine”.

“Un’altra tappa importante per il potenziamento della viabilità internazionale che collega il Piemonte con la Francia e l’Europa. Un intervento strategico che migliora la fluidità del traffico e garantisce standard di sicurezza sempre più elevati. Si tratta di un investimento rilevante che rafforza il ruolo del nostro territorio nei grandi corridoi europei del trasporto e della logistica”, ha sostenuto l’assessore alle Infrastrutture strategiche Enrico Bussalino.

Aperto al traffico dalle ore 20 del 29 luglio, il nuovo tunnel è stato realizzato dalle due concessionarie, la francese Sftrf e l’italiana Sitaf. Lungo 12,9 km e con 8 metri di diametro, si affianca a quello esistente, rendendo il traforo del Frejus la più lunga galleria stradale europea a doppia canna. Sono garantiti i più elevati standard di sicurezza, con 34 rifugi, 9 by-pass carrabili e un posto di controllo centralizzato di ultima generazione.

La separazione dei flussi di traffico ne rafforza ulteriormente il ruolo strategico e consolida il suo ruolo centrale nella mobilità europea e nel corridoio TEN-T Mediterraneo.

cs

Dazi USA / 1: Artigianato Piemonte, impatto sull’economia. Servono misure di sostegno

«L’accordo sui dazi Usa al 15% mette fine all’incertezza di questi mesi ma non sarà indolore per le nostre imprese, poiché quello statunitense è il secondo mercato mondiale, dopo la Germania, per l’export made in Italy, con un valore di 66,8 miliardi di euro, pari al 10,4% delle nostre vendite all’estero. E proprio negli Stati Uniti, negli ultimi 5 anni, gli imprenditori italiani hanno messo a segno la maggiore crescita di esportazioni: +57%, pari ad un aumento di 24,2 miliardi. Chiediamo che il governo italiano e l’UE accompagnino questo accordo con misure compensative, semplificazioni doganali, e un piano di sostegno all’export per le imprese artigiane. Non possiamo permettere che chi fa qualità venga penalizzato solo per le dimensioni ridotte della propria impresa», dichiara Dino De Santis, Presidente di Confartigianato Torino.

L’accordo, sebbene rappresenti un passo avanti rispetto al rischio di tariffe più elevate, potrebbe avere ricadute significative, non solo per chi esporta direttamente negli Stati Uniti ma anche per l’intero sistema manifatturiero piemontese e nazionale.

Non solo export diretto: l’effetto domino dei dazi

Limitarsi a considerare l’export diretto verso gli USA rischia di offrire una visione parziale dell’impatto reale. Sono numerosi, infatti, i fattori indiretti da tenere in conto: tra questi l’andamento del cambio euro-dollaro, ma soprattutto i flussi commerciali intraeuropei.

Una parte rilevante dei beni prodotti in Italia viene prima esportata in altri Paesi dell’Unione Europea – come Germania, Francia o Paesi Bassi – dove entra in filiere produttive più complesse (macchinari, automotive, beni di lusso), per poi arrivare come prodotto finale sul mercato statunitense. In questo processo, il valore aggiunto generato in Italia si “nasconde” nelle esportazioni indirette verso gli USA, sfuggendo così alle statistiche ufficiali.

Un esempio emblematico è rappresentato dalla Germania, principale hub di trasformazione e riesportazione. In questo contesto, i dazi USA finiscono per colpire anche chi, pur non esportando direttamente oltre Atlantico, è parte attiva nelle catene globali del valore.

Appello alle istituzioni: competitività a rischio

«Non possiamo permetterci ulteriori ostacoli alla competitività – conclude De Santis – questo nuovo assetto tariffario rischia di tradursi in un colpo proprio per quei settori simbolo del nostro saper fare: gioielleria, occhialeria, macchinari, bevande. Ora è più che mai necessario che l’Ue si concentri su politiche industriali finalizzate ad aumentare la competitività delle aziende e dell’economia europee, a cominciare dalle indispensabili misure per il contenimento dei costi energetici: basti pensare che le imprese italiane pagano l’energia il 28% in più rispetto alla media europea, anche a causa di una eccessiva tassazione in bolletta.»

Il Piemonte del vino guarda al biologico

La viticoltura biologica cresce in Piemonte, trainata da una visione che coniuga qualità, tutela ambientale e identità territoriale.

Nel cuore delle Langhe, una delle regioni vinicole più prestigiose d’Europa, il Piemonte si afferma come terra di innovazione sostenibile. Negli ultimi anni, la viticoltura biologica ha conosciuto una crescita costante: un processo che non si limita alla certificazione, ma si traduce in un cambiamento culturale profondo, capace di coinvolgere aziende, territori e comunità.

Sebbene il biologico continui a rappresentare una produzione di nicchia, oggi rappresenta sempre più una scelta strategica per molte realtà vitivinicole piemontesi che vogliono coniugare eccellenza produttiva e rispetto per l’ambiente, in risposta a consumatori sempre più attenti all’impatto delle proprie scelte. A spingere verso questa direzione è anche un clima sempre più fragile, che rende evidente la necessità di pratiche agricole rigenerative e più rispettose dell’equilibrio naturale.

In questo scenario le cooperative vitivinicole svolgono un ruolo fondamentale, perché mettono a sistema competenze, esperienze e risorse, rendendo possibile il cambiamento anche per le piccole aziende agricole. La cooperazione diventa così un moltiplicatore di consapevolezza, innovazione e impatto positivo sul territorio.

I numeri del vino biologico

Nel corso degli ultimi anni, il biologico ha conquistato sempre più spazio all’interno dei vigneti italiani e piemontesi, e i numeri lo testimoniano in modo chiaro: secondo il report firmato da Sinab e realizzato da Ismea in collaborazione con Ciheam nel 2021, l’Italia è tra i primi Paesi al mondo a produrre maggiori quantitativi di vino biologico. Con una superficie vitata biologica che, come riportato da FederBio, nel 2025 è arrivata a 133.000 ettari, l’Italia occupa un ruolo di primo piano in questa transizione.

Secondo Nomisma Wine Monitor, in Piemonte i vigneti coltivati a biologico hanno superato nel 2023 i 4.700 ettari, segnando una crescita del +353% rispetto al 2012. In percentuale, si tratta di quasi il 10% della superficie viticola regionale: un numero che dimostra chiaramente che la vitivinicoltura biologica rappresenta ancora una produzione minoritaria, ma che racconta un cambiamento comunque degno di nota.
Accanto a questa crescita produttiva, occorre sottolineare che il mercato si dimostra ricettivo e premiante per i prodotti biologici, il cui apprezzamento è in costante aumento. In particolare nei mercati del Nord Europa e del Canada l’etichettatura biologica non rappresenta più solo un vantaggio, ma è spesso un requisito fondamentale.

Radici che uniscono: vite e cooperazione

Questa trasformazione trova nella cooperazione un supporto fondamentale, che affianca i produttori attraverso formazione, assistenza tecnica e supporto economico per favorire una viticoltura più attenta e sostenibile.
Un esempio emblematico di questo approccio è quello della Cantina Terre del Barolo, storica cooperativa di Castiglione Falletto aderente a Confcooperative Fedagripesca Piemonte, che ha scelto di investire con convinzione nella produzione di vini biologici certificati, coinvolgendo in modo strutturato i propri soci. La cantina produce ogni anno circa 120.000 bottiglie biologiche, tra Barolo, Barbera, Dolcetto e Nebbiolo, vitigni che esprimono pienamente il legame profondo con la Langa e la sua identità. Per questa realtà il biologico non è una moda, ma una scelta seria e consapevole, un modo più coerente per tutelare le risorse naturali e il lavoro dei soci.

Ma nella cooperazione agricola piemontese sono diversi gli esempi di tutela dell’ambiente e del territorio: in Cantina Clavesana, dal 2019 un primo gruppo di soci ha intrapreso il conferimento di uve biologiche per la produzione di Dogliani DOCG, mentre nell’astigiano la Cantina Sociale di Nizza Monferrato produce Barbera d’Asti DOCG e Nizza DOCG biologici. Accanto a questi, la Cantina Sociale Tre Secoli, Terrenostre, Cantina La Maranzana e la Cantina Sociale del Nebbiolo hanno linee produttive certificate biologiche. Altre cooperative, come Produttori di Govone, dispongono invece attualmente della sola certificazione per avviare nel futuro la produzione biologica.

Questi sono solo alcuni esempi dell’attenzione che la filiera cooperativa riserva all’ambiente, al territorio e alle persone. Certo, la vitivinicoltura biologica richiede pazienza, osservazione costante e una formazione continua. Ma è proprio in questo contesto che emerge maggiormente il valore della cooperazione, strumento efficace per affrontare le difficoltà produttive ed economiche, soprattutto nelle annate più critiche e complesse.

Accesso al credito, garanzie per le imprese

Su proposta dell’assessore al Bilancio e alle Attività produttive Andrea Tronzano, la Giunta regionale ha disposto una rimodulazione della Sezione speciale Regione Piemonte del Fondo di Garanzia, strumento finanziato con 60 milioni di euro del programma regionale Fesr 2021-2027 e gestito tramite il Ministero delle Imprese e del Made in Italy.

“Abbiamo scelto di spostare le risorse dove c’è maggior richiesta – spiega Tronzano – Le imprese piemontesi hanno la necessità di garanzie dirette per accedere al credito e la Regione risponde con rapidità. Con questa decisione riattiviamo immediatamente una misura molto sfruttata, evitando che i fondi europei rimangano inutilizzati”.

Nel dettaglio, vengono spostati 10 milioni di euro dalla linea di intervento dedicata alla “riassicurazione” (controgaranzia) alla linea dedicata alla “garanzia diretta”, che aveva esaurito le risorse disponibili ed era quindi stata sospesa. La modifica permette di riattivare subito l’operatività della linea A, la più richiesta dalle imprese, portandone la dotazione da 45 a 55 milioni di euro.

Lo strumento, gestito da Mediocredito Centrale, ha già permesso di garantire 5.453 operazioni, di cui oltre 4.600 tramite garanzie dirette, per un importo complessivo superiore a 1,3 miliardi di euro di finanziamenti bancari, sostenendo gli investimenti e la liquidità delle piccole e medie imprese piemontesi.

La rimodulazione – conclude l’assessore Tronzano – è una scelta strategica e non comporta nuovi costi per il bilancio regionale: si tratta di una riallocazione intelligente delle risorse esistenti, in base alla reale domanda del sistema produttivo. L’obiettivo è continuare a utilizzare al meglio i fondi europei, accelerando gli investimenti e sostenendo la crescita delle imprese”.

cs

“Bonus mobilità turismo Piemonte”, alla scoperta del territorio viaggiando con lo sconto

La Regione Piemonte lancia una nuova iniziativa per favorire un turismo più sostenibile, integrato e accessibile: si tratta del “Bonus mobilità turismo Piemonte”, che si inserisce nell’ambito del programma nazionale “MaaS for Italy” e del progetto sperimentale MaaS Piemonte con il supporto di 5T.

Per utilizzarlo i turisti, inclusi i residenti in Piemonte che non hanno ancora aderito alla sperimentazione MaaS, devono iscriversi su https://muoversinpiemonte.it/maasforpiemonte-tourism, scegliere la propria destinazione, scaricare una delle “super app” partner MooneyGO o WeTaxi e iniziare a viaggiare con uno sconto del 50% sui principali servizi di mobilità (treni, autobus, taxi, parcheggi e micromobilità elettrica) fino a un massimo di 30 euro a persona e con 10 euro extra a chi dopo il primo viaggio completa un breve questionario di soddisfazione. Il credito ha una validità di 30 giorni.

“La Regione Piemonte – afferma l’assessore ai Trasporti e Infrastrutture Marco Gabusi – crede in un turismo di qualità e investe con decisione anche nella mobilità: un territorio attrattivo è, prima di tutto, un territorio accessibile. Abbiamo potenziato i collegamenti, come quelli con Caselle e Milano, e ora con questo bonus puntiamo ad offrire una mobilità semplice, integrata e sostenibile. È una sperimentazione che guarda al futuro e che auspichiamo possa presto diventare una nuova normalità per pianificare, acquistare e vivere gli spostamenti in modo intelligente”.

Il progetto si sviluppa in collaborazione con Avventura Urbana, realtà specializzata nel coinvolgimento degli attori territoriali con l’obiettivo di costruire un ecosistema integrato di mobilità turistica capace di mettere in rete operatori del settore, enti locali e organizzatori di eventi.

Un anno di congressi ed eventi, boom a Torino 

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La meeting industry a Torino e in Piemonte segue il trend nazionale, confermando nel 2024 la forte crescita del settore dei congressi e degli eventi business, con un aumento dell’attività pari al +9,1% rispetto al 2023 ed ottime performance dal punto di vista dei partecipanti (+5,1%) e delle presenze (+6,0%). Ottimo andamento anche per il settore ‘Destination Wedding’ che nel 2024 ha visto oltre 1000 matrimoni delle coppie di stranieri e 916 di coppie italiane non residenti in Piemonte, che hanno generato oltre 258.000 pernottamenti per un fatturato di 108 milioni di euro.

È quanto emerge, rispettivamente, dalla ricerca regionale sull’intero territorio piemontese all’interno dell’indagine nazionale OICE promossa da Federcongressi&eventi, curata da Visit Piemonte su incarico di Regione Piemonte, e sviluppata dall’Alta Scuola di Economia e Relazioni Internazionali dell’Università Cattolica del Sacro Cuore – ASERI, e dai primi due osservatori regionali relativi al settore del Destination Wedding in Piemonte negli anni 2023 e 2024, condotti dal Centro Studi Turistici di Firenze per la Regione Piemonte. I dati sono stati presentati nella giornata di ieri al Circolo dei Lettori.

Torino e la sua area metropolitana anche quest’anno fanno registrare una crescita a doppia cifra. Sono più che positivi i dati del focus commissionato da Turismo Torino e Provincia Convention Bureau che rileva 12.313 eventi (+12,3% sul 2023), con 1.081.236 partecipanti (+9,8% sul 2023) per un totale di 1.503.729 presenze (+6,9% sul 2023), generando il 16,3% delle presenze negli esercizi alberghieri. Sono sempre le imprese a promuovere il maggior numero di eventi (il 48,6%), seguono quelli promossi dalle associazioni (27,6%) e quelli delle istituzioni (13,9%). Il 63,4% si è svolto in alberghi congressuali, il 32% in arene, spazi non convenzionali, teatri e musei, il 2,6% in centri congressi e fieristici e il 2% in dimore storiche.

Dal punto di vista della dimensione degli eventi, è la categoria arene, sedi istituzionali e spazi non convenzionali ad ospitare incontri con più partecipanti (51,4%), seguono gli alberghi (34,4%) i centri congressi (12,3%) e in ultimo le dimore storiche (1,9%). Gli eventi locali rappresentano il 47,9%, i nazionali il 34,5% e gli internazionali 17,6%, in crescita quest’ultimi di 7,5 punti percentuali rispetto al 2023.

“Grazie alla posizione strategica di Torino, alla sua capacità attrattiva e all’ospitalità dei torinesi – sottolinea Mimmo Carretta, assessore al Turismo della Città di Torino – sempre più aziende scelgono la nostra città per organizzare i propri congressi ed eventi. La durata media del soggiorno dei partecipanti a questi eventi varia da 1 a 3 giorni, confermando che Torino offre tantissime opportunità per i visitatori che scelgono di fermarsi nella nostra città. Un trend positivo che testimonia l’appeal sempre crescente e non casuale di questa città come sede di importanti incontri internazionali.  La soddisfazione per i risultati ottenuti riguarda non solo la quantità ma anche la qualità dei flussi turistici che siamo in grado di attrarre. Gli incontri congressuali assumono un ruolo fondamentale, rafforzando l’impegno a favorire un turismo che sia non solo economicamente vantaggioso ma anche culturalmente arricchente. L’impegno è quello di continuare a lavorare per attrarre nuovi eventi e consolidare la nostra reputazione nel settore. Siamo pronti ad accogliere gli operatori del settore e garantire loro un’esperienza indimenticabile a Torino”.

Passando ad analizzare la regione nel suo complesso, nel corso del 2024 in Piemonte sono stati realizzati complessivamente 24.850 tra congressi ed eventi business (+9,1% rispetto al 2023) e i partecipanti sono stati 1.842.891 (+5,1%), con un totale presenze di 2.575.854 (+6,0%), che rappresentano il 15,5% del totale negli esercizi alberghieri in Piemonte nel 2024, e 33.648 giornate (+10,2%). Le imprese si confermano i principali promotori per quanto riguarda gli eventi: il 49,8% sono stati infatti eventi aziendali quali convention, meeting e lanci di prodotto, seguiti da quelli promossi dalle associazioni con un 23,1%.

Per ciò che riguarda invece la provenienza dei partecipanti, la maggior parte degli eventi, il 59,1%, ha avuto una dimensione locale, con provenienze prevalentemente dalla stessa regione nella quale si è svolto l’evento. Si registra poi una tenuta degli eventi di natura nazionale con dati pari al 27,9% (28,3% nel 2023) e una crescita molto interessante degli eventi internazionali, che segnano un 13,0% (9,8% nel 2023).

Molto positivi anche i dati dei primi due osservatori regionali relativi al settore del Destination Wedding in Piemonte negli anni 2023 e 2024.

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