ECONOMIA- Pagina 19

I torinesi spendono per la cura dei pet più della media nazionale

Indagine UniSalute Nomisma sugli animali domestici

Gli animali domestici sono sempre di più parte integrante delle famiglie torinesi, con quasi due su tre, il 64% che ne hanno almeno uno.Ma quanto pesano sul bilancio familiare? La nuova indagine UniSalute-Nomisma per l’Osservatorio Sanità si concentra proprio su questo,in particolare sui costi relativi alla gestione della salute del proprio pet.
Per gli animali domestici a Torino la spesa è in media di 85 euro al mese, per un totale superiore ai mille euro l’anno. Quasi la metà della spesa riguarda la salute, con l’89% dei torinesi che ha portato il proprio cane o gatto dal veterinario almeno una volta negli ultimi dodici mesi. Il 57% è interessato alle polizze pet, uno su sei ne ha già sottoscritta una.
Alimenti specifici, giochi, accessori, ma anche integratori, antiparassitari, farmaci. La cura degli animali domestici è diventata una voce importante nel bilancio familiare degli italiani e i torinesi non fanno eccezione.
Ma quanto si spende davvero per il proprio cane o il proprio gatto? E quanto interesse c’è per le assicurazioni dedicate? Sono alcune delle domande oggetto dell’ultima ricerca dell’Osservatorio Sanità di UniSalute, realizzata in collaborazione con Nomisma, che ha esplorato il mondo del pet care nel capoluogo torinese. Secondo l’indagine il 64% dei torinesi possiede almeno un animale domestico, con una netta prevalenza di cani e gatti. Il legame affettivo è molto forte. Il 96% degli intervistati afferma di avere un rapporto molto stretto con il proprio amico a quattro zampe, con il 61% che si dichiara “ fortemente affezionato”.

Di conseguenza i pet lovers torinesi non badano a spese. Il campione intervistato spende mediamente 85 euro al mese per animale, ma oltre uno su quattro, pari al 26%, dichiara di dedicare un budget superiore a 100 euro al mese. Riportando l’esborso medio su 12 mesi, si arriva ad una somma superiore a 1020 euro l’anno per ogni cane o gatto, di cui quasi la metà  (471 euro) relative a spese sanitarie. Si tratta di cifre significative superiori alla media nazionale, che si attesta intorno ai 900 euro l’anno, di cui 379 per la salute, ma evidentemente l’affetto incondizionato e la compagnia del proprio pet  non hanno prezzo per i torinesi.
Figura centrale nella cura degli animali domestici è quella del veterinario.A Torino l’89% dei cani e gatti è stato portato in visita almeno una volta l’anno, e circa uno su sei, pari al 16%, almeno una volta ogni 2-3 mesi. A motivare le visite dal veterinario sono per lo più controlli di routine (75% dei casi), ma anche le vaccinazioni ( 54%) e la richiesta di consigli e informazioni (22%). Meno frequente l’intervento dello specialista per malattie croniche (19%) e operazioni chirurgiche (10%).
Alla luce del notevole impegno economico e di tempo necessario per la cura del proprio animale domestico, risultano sempre più diffuse le polizze dedicate. Il 57% dei torinesi dice di conoscerle bene e uno su sei (17%) ne ha sottoscritta una, con il 64% che si dichiara propenso a consigliarla ad amici e parenti. Tra chi non ha mai avuto una polizza pet, il 57% dichiara che potrebbe prendere in considerazione di sottoscriverne una.
Quattro torinesi su cinque ( 80%) si dichiara disposta  a spendere per una polizza tra100 e 200 euro l’anno, mentre solo il 6% andrebbe anche oltre le 200 euro l’anno per una polizza pet. Tra I servizi considerati più interessanti la possibilità di beneficiare di rimborsi completi (46%), tariffe agevolate (40%), la reperibilità del veterinario 24 ore su 24 ( 20%) e sempre il 20% visite e servizi a domicilio.

Mara Martellotta

In arrivo 450 mobility manager, il Piemonte investe sul futuro della mobilità

Sono già più di 450 i mobility manager formati gratuitamente dalla Regione Piemonte, e altri 150 sono in attesa di completare il percorso formativo nel prossimo autunno

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È quanto emerso dal convegno “Verso una mobilità sostenibile”, tenutosi il 16 settembre a Torino, durante la Settimana Europea della Mobilità.

«L’iniziativa – ha detto l’assessore regionale ai Trasporti Marco Gabusi nel corso del convegno su questo tema svoltosi oggi pomeriggio nel Grattacielo della Regione – conferma il ruolo guida della Regione nel promuovere politiche concrete e strumenti innovativi per una mobilità più efficiente e sostenibile».

Secondo l’assessore Gabusi, «Il mobility manager è una figura apicale molto importante per gestire la mobilità nei nostri territori. La Regione, in quanto ente di programmazione, ha gestito le risorse e partecipato con dedizione a tutti i tavoli nazionali sul tema».

Il mobility manager è una figura professionale strategica, incaricata di analizzare e gestire gli spostamenti sistematici casa-lavoro e casa-studio. Opera all’interno di aziende, enti pubblici e istituzioni scolastiche, con il compito di redigere piani di mobilità, proporre soluzioni alternative all’uso dell’auto privata e monitorare l’impatto ambientale delle misure adottate. Grazie alla sua conoscenza del territorio e dei flussi di mobilità, contribuisce alla pianificazione urbana e alla riduzione delle emissioni.

Tra gli strumenti presentati nel corso del convegno, la piattaforma digitale Emma rappresenta il cuore operativo delle politiche regionali. Sviluppata da 5T Srl su incarico della Regione Piemonte, Emma è una soluzione open source che consente ai mobility manager di raccogliere dati, analizzare le abitudini di spostamento e stimare il risparmio ambientale derivante da misure sostenibili.

Massimo Isaia, mobility manager della Regione Piemonte, ha illustrato le funzionalità della piattaforma, che permette anche la redazione e l’archiviazione dei Piani di spostamento casa-lavoro. Dati che vanno a costituire la base su cui orientare le politiche regionali. Da oggi, Emma potrà essere adottata anche dalla Regione Emilia-Romagna, a conferma della sua efficacia.
Un esempio concreto di applicazione delle politiche regionali è la convenzione attivata con l’Asl di Alessandria, che consente ai dipendenti di rateizzare l’abbonamento ai mezzi pubblici. L’intervento, pensato per semplificare la vita lavorativa e incentivare l’uso del trasporto collettivo, si inserisce in una strategia più ampia di promozione della mobilità sostenibile.

A chiudere il quadro delle iniziative, il progetto PieMove garantisce il trasporto pubblico gratuito agli studenti universitari under 26. «Ogni settimana – ha concluso l’assessore Gabusi – tra i 3.000 e i 4.000 giovani aderiscono al programma, dimostrando l’efficacia di politiche orientate all’inclusione e alla sostenibilità. Abbiamo costruito un sistema che mette al centro le persone, semplifica la vita quotidiana e promuove scelte responsabili».

Tari: approvate riduzioni per utenze domestiche e non domestiche ai quartieri “virtuosi”

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Nel 2024, sono stati i residenti del quartiere San Donato a far registrare il miglior incremento percentuale nella raccolta differenziata rispetto all’anno precedente, attraverso il sistema di raccolta domiciliare con ecoisole smart ad accesso controllato. Per quanto riguarda invece il sistema cosiddetto “porta a porta”, le migliori performance si sono riscontrate nei quartieri Regio Parco, Barca e Bertolla.

A tutti i nuclei familiari residenti in questi quartieri sarà riconosciuta una riduzione della TARI pari ad una riduzione del 6,5% della parte variabile della tariffa.

La misura è stata approvatadalla Giunta Comunale, su proposta dell’Assessora al Bilancio, Gabriella Nardelli.

”Si tratta di un risultato che è anche frutto del lavoro portato avanti per migliorare l’efficienza nella raccolta e nello smaltimento dei rifiuti – commenta l’assessora al Bilancio- .Un altro segnale concreto dell’impegno dell’Amministrazione sul fronte dei tributi per rendere la città più equa e inclusiva e che segue gli interventi dello scorso aprile per contenere gli effetti dell’aumento dei costi sui cittadini, nonostante la difficile congiuntura e le note ristrettezze finanziarie.”

Ulteriori riduzioni sono previste anche, nel caso delle utenze domestiche, per chi adotta pratiche virtuose di prevenzione dei rifiuti, come l’uso di coppette o assorbenti riutilizzabili, l’utilizzo di pannolini lavabili e l’adesione a servizi di noleggio e lavaggio pannolini per bambini 0–3 anni. Nel caso di utenze non domestiche invece le riduzioni riguarderanno la vendita prevalente di prodotti sfusi o alla spina, l’adozione del vuoto a rendere, la distribuzione di acqua alla spina in contenitori riutilizzabili e la cessione gratuita di prodotti non alimentari.

Lo sconto sarà pari ad una riduzione, per ogni pratica attivata, del 2% della tariffa variabile per le utenze domestiche e dell’1% per le utenze quelle non domestiche. Occorre ricordare che la riduzione verrà concessa a consuntivo, previa presentazione entro febbraio 2026 di una istanza corredata dalla relativa documentazione.

TORINO CLICK

Al via il Distretto del cibo della pianura Canavesana e Collina

Con la sottoscrizione dell’adesione da parte della Città metropolitana, dei 78 Comuni coinvolti, delle organizzazioni di categoria del mondo agricolo, del CAPAC-Consorzio Agricolo Piemontese per Agroforniture e Cereali, dei Consorzi Irrigui e di alcune aziende del settore molitorio, è nato ufficialmente il Distretto del cibo della pianura Canavesana e Collina torinese, che comprende un ambito territoriale vastissimo e quindi molto importante nell’economia metropolitana. I soci fondatori hanno scelto quale legale rappresentante del Distretto l’assessore alle risorse agricole della Città di ChivassoFabrizio Debernardi.

“Sono molto soddisfatta di questa collaborazione territoriale, alla quale ho lavorato con particolare impegno. – commenta la Consigliera delegata allo sviluppo economico e alle attività produttive Sonia Cambursano, che ha firmato negli uffici dello studio notarile associato Bonito-Gili-Minasi-Orsini l’adesione della Città metropolitana di Torino al nuovo Distretto del Cibo – Oggi sanciamo ufficialmente la nascita di un organismo che supporterà un sistema produttivo locale che coinvolge le imprese della produzione, della trasformazione e della distribuzione e somministrazione agroalimentare, gli attori pubblici locali e altri portatori d’interesse che stabiliscono tra di loro legami di interdipendenza virtuosa, rafforzandoli per affrontare il mercato uniti e rafforzati dal sistema territoriale”.

“Nel Distretto del Cibo, – aggiunge Cambursano – il sistema pubblico e privato operano in modo integrato nel sistema produttivo locale per rafforzare la sostenibilità ambientale della produzione agricolarendere il sistema economico locale più resiliente e in grado di fronteggiare più efficacemente gli impatti del cambiamento climatico e lo spopolamento nelle aree rurali, favorendo la continuità aziendale e la reciproca integrazione delle imprese del sistema agroalimentare locale. I Distretti del Cibo debbono operare per rafforzare il turismo di prossimità, favorire l’accesso della popolazione residente a un cibo sanodi qualità e prodotto localmente“.

La sede del nuovo Distretto è identificata in quella di Città metropolitana di Torino. Tra le prime iniziative su cui si stanno confrontando i soci vi è la sinergia tra il nuovo organismo e i Distretti del Commercio presenti sul territorio di riferimento. Un primo protocollo d’intesa è già stato siglato con il Distretto Urbano del Commercio di Torino, su impulso dell’Assessore comunale al commercio e ai mercatiPaolo Chiavarino.

Ricadono nel Distretto del cibo della pianura Canavesana e Collina torinese i territori dei Comuni di Agliè, Azeglio, Bairo, Banchette, Barbania, Barone Canavese, Bosconero, Brandizzo, Brusasco, Busano, Caluso, Candia Canavese, Casalborgone, Castagneto Po, Castellamonte, Castiglione Torinese, Cavagnolo, Chivasso, Ciconio, Ciriè, Colleretto Giacosa, Cuceglio, Favria, Feletto, Fiorano Canavese, Foglizzo, Front, Gassino Torinese, Ivrea, Lauriano, Leinì, Lessolo, Levone, Lombardore, Loranzè, Lusigliè, Mazzè, Mercenasco, Montalenghe, Montanaro, Monteu da Po, Nole, Oglianico, Orio Canavese, Ozegna, Parella, Pavone Canavese, Perosa Canavese, Pertusio, Rivarolo Canavese, Rivara, Rivarossa, Romano Canavese, Rondissone, Salassa, Salerano Canavese, Samone, San Benigno Canavese, San Carlo Canavese, San Francesco al Campo, San Giorgio Canavese, San Giusto Canavese, San Martino Canavese, San Maurizio Canavese, San Ponso, San Raffaele Cimena, San Sebastiano da Po, Scarmagno, Strambino, Torrazza Piemonte, Valperga, Vauda Canavese, Verolengo, Verrua Savoia, Vialfrè, Villareggia, Vische, Volpiano.

 

Piemonte, TURISMO: l’estate dei record, boom di stranieri e montagne al top

 Estate in crescita: +8,7% di stranieri

I dati dell’Osservatorio Turistico della Regione Piemonte confermano il trend positivo. Nei mesi di giugno e luglio 2025 si sono registrati +4% di arrivi e +5% di pernottamenti rispetto allo stesso periodo del 2024. A trainare la stagione è il turismo internazionale: +8,7% di arrivi e circa +10% di pernottamenti.

Bongioanni e Cirio

 Montagna superstar

Le destinazioni alpine hanno registrato performance eccezionali. Alagna Valsesia, Bardonecchia, Frabosa Sottana, Limone Piemonte e Sauze d’Oulx hanno visto picchi di presenze grazie a un innovativo sistema di rilevazione basato sulla telefonia mobile, che integra i dati tradizionali sulle strutture ricettive.

  • Bardonecchia ha triplicato i numeri ufficiali nei weekend estivi, con oltre 5.800 presenze il 16 agosto.

  • Alagna Valsesia ha quasi raddoppiato i flussi, toccando 1.800 presenze a Ferragosto.

  • Frabosa Sottana ha richiamato 5.300 turisti e 6.000 escursionisti con il Concerto in alta quota.

  • Limone Piemonte, complice la riapertura del tunnel del Tenda e l’arrivo della Vuelta, ha visto crescere del 20% i flussi turistici.

  • Sauze d’Oulx ha sfiorato le 5.000 presenze stimate a Ferragosto.

 L’autunno promette bene

Il 49% degli italiani intervistati dichiara l’intenzione di organizzare una vacanza in Piemonte in autunno, in aumento rispetto al 44% del 2024. Torino resta la meta preferita, ma cresce anche l’interesse per:

  • attività all’aperto,

  • soggiorni wellness ed enogastronomici,

  • concerti, eventi sportivi, mostre, sagre e fiere.

Il budget medio previsto oscilla tra i 500 e i 1000 euro.

 La voce delle istituzioni

Il presidente della Regione Alberto Cirio sottolinea:
«Anno dopo anno, stagione dopo stagione, i numeri del turismo in Piemonte continuano a crescere. […] Un menu che si dimostra vincente e che siamo pronti ad offrire ai turisti anche in autunno».

L’assessore Paolo Bongioanni evidenzia:
«La riapertura del tunnel del Tenda dopo anni, le tappe della Vuelta in Val Vermenagna, nelle Valli di Lanzo e in Val di Susa, la vitalità dei nostri territori […] sono il segnale che la montagna piemontese ha imboccato con decisione la strada per strutturarsi sempre di più anche come meta estiva fortemente attrattiva e competitiva».

 Un Osservatorio sempre più smart

Silvio Carletto, presidente di Visit Piemonte, annuncia una novità:
«L’Osservatorio Turistico Regionale ha introdotto una novità rilevante: il nuovo monitoraggio sui mercati esteri […] La prima fase è partita con un focus sul mercato UK – per supportare ulteriormente le azioni di promozione del Piemonte verso il mercato inglese e britannico in generale».

 Il sentiment dei turisti

Le recensioni online confermano la soddisfazione dei visitatori:

  • Indice di gradimento: 86,2/100 per il Piemonte contro 85,6/100 della media nazionale.

  • Ricettività: 85/100, superiore al dato Italia (84,1/100).

 L’analisi delle Ota (Online Travel Agency)

  • Estate 2025: 38,7% di saturazione complessiva delle strutture ricettive online.

  • Crescono soprattutto laghi (46,5%) e colline (41,2%), con le montagne in aumento di +4,2% rispetto al 2024.

  • Per settembre 2025 la saturazione media sfiora già il 45,1%, con picchi oltre il 57% nelle colline e il 55% nei laghi.

 Focus UK: target e trend

Il nuovo monitoraggio sul mercato britannico, realizzato con YouGov, ha evidenziato:

  • 49% dei britannici intenzionati a viaggiare all’estero nei prossimi 12 mesi.

  • Target prevalente: over 55 (35%) e fascia 35-44 anni (20%).

  • Forte concentrazione nel Sud e Nord Inghilterra (oltre 40% complessivo), con Londra al 14%.

  • Attenzione al rapporto qualità-prezzo (38%), a clima e paesaggi (oltre 30%).

  • Scelte preferite: vacanze in città e relax (38%), località lacustri, montane e rurali (21%), esperienze outdoor (14%).

“Il Piemonte rischia di perdere il primo Porto Aerospaziale di SpaceLand”

SpaceLand, la prima agenzia specializzata in ricerca e sviluppo medico scientifico,  innovazione tecnologica e turismo in condizioni di microgravità, sta sviluppando un progetto che punta a realizzare il primo Spazioporto pubblico orizzontale europeo in Italia: aperto a tutti, beneficerebbe di esistenti investitori del consorzio italo-statunitense creato ad-hoc e di un’esperienza davvero unica accumulata in quaranta anni dalla squadra SpaceLand, in particolare con campagne di voli parabolici in assenza di peso ed in gravità lunare e marziana aperti a scienziati di fama internazionale e grande pubblico fin dal 2002.

“Ben noti risultano alla NASA e alle Nazioni Unite – afferma l’ingegner Carlo Viberti (nel 2000 proposto dagli statunitensi russi di Mir Corp come primo cosmonauta ingegnere privato della storia, dopo essere stato Capo-Ingegneri per l’Ufficio Attività Astronauti dell’Agenzia Spaziale Europea e Chairman della Tecnologia  Sperimentale Europea sulla base russa Mir per la fase 1 della Stazione Spaziale Internazionale) –  i record mondiali stabiliti da SpaceLand sia per età ( il più giovane a volare per scopi scientifici in assenza di gravità, Kim Marco Viberti, 11 anni, e il più anziano a farlo, a 93 anni, Cesare Massano) sia per quanto riguarda la prima persona con disabilità totale  in microgravità (Elma Schippa, nel 2005). A questi si aggiungono progetti commissionati dal Politecnico di Torino, Università di Scienze Motorie, Cliniche ospedaliere pubbliche e dal gruppo europeo di neuroscienziati allora coordinato dal compianto Premio Nobel Rita Levi-Montalcini”.

“Altre regioni italiane oltre al Piemonte ed a vari Stati extraeuropei, tra cui la Svizzera, le Mauritius e gli Emirati Arabi Uniti, stanno manifestando interesse per ospitare i primi Porti Aerospaziali SpaceLand – afferma Carlo Viberti – attratti anche dalla possibilità di sviluppare infrastrutture terra-aria-acqua per microgravità e voli suborbitali.

In Africa, Spaceland ha già costituito una controllata per offrire formazione, turismo scientifico e una “Smart city tropicale” in progettazione, inclusi dimostratori di habitat marziani concepiti insieme al Capo-Architetti Celeste Petraroli con tecnologie eco-sostenibili assolutamente innovative anche per l’industria delle costruzioni terrestri, generando occupazione e istruzione locali attraverso attività di terra e missioni di volo a costi contenuti, come presentato all’ONU da una nota scienziata africana Capo di Stato delle Mauritius insieme all’Ing. Viberti.

In Piemonte da parte di SpaceLand si prevedono fino a 500 posti di lavoro diretti, varie migliaia nell’indotto e fino a mezzo milione di visitatori stranieri in più entro il 2030, con ampi effetti moltiplicatori sul tessuto economico e turistico territoriale. Tale Porto Aerospaziale per rilanciare un esistente aeroporto piemontese in profonda crisi è stato proposto alla Regione, unitamente ad un correlabile campus di addestramento alpino gemellabile in Bardonecchia per tale opportunità multidisciplinare “ma non abbiamo ricevuto alcuna risposta, mentre i nostri investitori ci stanno spingendo ad accettare interessanti proposte per spostarci altrove. Un primo nucleo in versione tropicale sta sorgendo alle Mauritius,  denominato SpaceLand Astronaut Underwater Training Experience, per scienziati, studenti e turisti appassionati , contribuendo al rilancio dell’occupazione locale grazie a questa democratizzazione della nascente Economia dello Spazio con molteplici forme di attività d’avanguardia, incluso il nuovo turismo scientifico aerospaziale”.

“Al momento le preposte istituzioni piemontesi non hanno preso in  considerazione il piano SpaceLand e tale occasione di democratizzare l’accesso allo spazio sembra essere lettera morta” – aggiunge con una punta di amarezza l’Ing. Viberti. “Se confrontiamo con il progetto governativo di Spazioporto a Grottaglie, da vari anni in realtà più uno SpazioMorto causa la ventennale crisi della società estera alla quale i pugliesi si sono affidati, possiamo dire che lo stanziamento governativo di circa 170 milioni di euro per le sole infrastrutture di terra di tale sito di Grottaglie senza alcun volo suborbitale almeno fino alla prossima decade ed il milione di euro circa di denaro pubblico ivi speso  solo in studi di fattibilità cartacei il nostro progetto, dai costi quasi irrisori, sembra essere davvero l’unica soluzione per caratterizzare l’Italia come il primo Paese della Space Economy aperta a tutti”.

Fra i vari elementi del programma di sviluppo, merita ricordare i primi lanci aero satellitari interamente italiani.  “SpaceLand – afferma l’ingegner Carlo Viberti – riuscirà ad attivare una serie di Porti Aerospaziali con operatività in soli due anni dalla firma, con una spesa pari a un decimo delle cifre suddette, includendo tutto.

Comproprietà di aeromobili per 50 persone a volo, ovvero il doppio dell’unico concorrente europeo

Laboratori di prova, sviluppo e certificazione per sistemi, equipaggiamenti, macchinari per l’esplorazione di Luna e Marte in effettive condizioni di gravità lunare e marziana ed in assenza di gravità, usufruibili anche da studenti e turisti                           

Sistemi di avio-lancio di satelliti per la prima rete orbitale per internet – I.o.T. tutta italiana

Dimostratori tecnologici  di habitat marziani immersivi ed applicativi per una nuova edilizia ecosostenibile ed economica anche per usi terrestri

Programmi per ricerca di base ed applicata STEMM (scienze, tecnologia, ingegneria, medicina e matematica) in assenza di peso, oltre a strumenti eccezionali di divulgazione per studenti e turisti

e tanto altro

Per il Piemonte, non facilitare lo sviluppo in loco di SpaceLand, che già dispone di ampie risorse finanziarie ed intellettuali, equivale a rinunciare alla creazione di centinaia di posti di lavoro qualificati, oltre ad un indotto educazionale e turistico scientifico ed a capacità aerospaziali capaci di attrarre ulteriori investimenti esteri, con sviluppo di nuove tecnologie utili anche al tessuto produttivo terrestre, oltre al primato italiano in un settore davvero strategico a livello globale”.

“L’AstroSummit 2025 che si terrà a Dubai dal 20 al 22 ottobre – conclude l’ingegner Viberti – sarà un’occasione di annuncio dei nostri nuovi partner internazionali e delle opportunità di investimento per una iniziativa ai confini con la fantascienza, alla quale stanno aderendo anche enti quali le Terme di Cervia per l’addestramento subacqueo, imprenditori asiatici per “Smart Cities tematizzate SpaceLand” ed Aeropoli svizzeri per le operazioni di volo.”

Più che una vetrina, sarà un campanello d’allarme per il territorio piemontese: il futuro dello Spazio aperto a tutti e dei primi avio-lanci satellitari da suolo europeo rischia di prendere il volo senza il Piemonte.

Mara Martellotta

Automotive, Torino e Piemonte tra crisi e rilancio: il futuro di Mirafiori nella transizione verso ibrido ed elettrico

L’industria automobilistica italiana si trova in una fase di forte cambiamento, segnata dalla transizione verso l’elettrico e l’ibrido, dalla volatilità della domanda e dalla necessità per i grandi gruppi di ripensare i propri piani industriali. Questa dinamica è particolarmente evidente a Torino e in Piemonte, territori che da decenni rappresentano il cuore del settore e che oggi devono affrontare le sfide di un mercato in trasformazione. I numeri recenti raccontano di una produzione in calo: nel primo semestre del 2025 in Italia sono usciti dagli stabilimenti poco più di 270 mila veicoli, con una contrazione di circa il 26% rispetto allo stesso periodo dell’anno precedente, mentre nel solo mese di giugno la produzione di auto non ha superato le 24 mila unità. Anche le immatricolazioni vivono una fase complessa, con alti e bassi legati alla congiuntura economica e alle politiche di incentivo; si registra comunque una crescita delle alimentazioni alternative, con ibride ed elettriche che guadagnano spazio, seppur senza compensare del tutto la flessione complessiva della domanda.

In questo contesto il Piemonte mantiene una filiera ricca di competenze, con stabilimenti produttivi, centri di ricerca e una rete di fornitori che continuano a rappresentare un punto di forza. Tuttavia, la difficoltà di tenere il passo con gli investimenti necessari e il ricorso frequente agli ammortizzatori sociali rischiano di indebolire il tessuto industriale, soprattutto nelle aree più legate alle produzioni storiche. Un simbolo di questa situazione è lo stabilimento di Mirafiori, dove Stellantis ha annunciato il rilancio della Fiat 500 in versione ibrida e interventi per adeguare le linee produttive, mentre la 500 elettrica ha subito negli ultimi mesi fermate e rallentamenti dovuti a una domanda europea altalenante. Accanto a questo la direzione del gruppo ha introdotto piani di uscite volontarie per diverse centinaia di lavoratori, con l’obiettivo di ridimensionare l’organico e favorire l’ingresso di nuove figure con competenze più adatte alla produzione elettrificata.

I sindacati, dal canto loro, esprimono forti preoccupazioni: denunciano il rischio di impoverimento occupazionale e chiedono piani industriali più chiari e vincolanti, sottolineando la contraddizione tra gli utili generati dal gruppo a livello globale e la situazione di incertezza che vivono i lavoratori sul territorio. L’attenzione è puntata sulle garanzie occupazionali, sul ricorso limitato e non strutturale agli ammortizzatori sociali e sulla necessità di accordi che coinvolgano anche le istituzioni locali e il governo centrale.

Le prospettive per Torino e il Piemonte dipenderanno dalla capacità di conciliare esigenze industriali e tutele sociali. Il lancio di modelli ibridi come passaggio intermedio verso una più ampia diffusione dell’elettrico potrebbe consentire di mantenere volumi produttivi, ma richiederà investimenti consistenti e una decisa politica di riqualificazione dei lavoratori. Allo stesso tempo sarà fondamentale diversificare il ruolo del territorio, puntando non solo sulla produzione di serie ma anche su ricerca, sviluppo e servizi tecnologici legati a software, connettività, batterie e sistemi di guida assistita. Solo un equilibrio tra investimenti concreti delle imprese, dialogo sindacale costruttivo e sostegno pubblico potrà garantire che la transizione non si traduca in una perdita di centralità per Torino, ma in una nuova fase di rilancio.

Investire nei crediti deteriorati: il ponte tra finanza e immobiliare

di Massimiliano Valdini

Negli ultimi anni il tema dei crediti deteriorati, i cosiddetti NPL e UTP, è diventato centrale non solo per gli operatori finanziari, ma anche per chi si occupa di immobiliare.

 

Si tratta di un mondo che all’apparenza sembra lontano dal mattone, ma che in realtà ne è intimamente connesso. Dietro un credito problematico, infatti, vi è quasi sempre un immobile che funge da garanzia: conoscere e saper valorizzare questo asset diventa la chiave per trasformare un problema bancario in un’opportunità di investimento redditizia.
Gli NPL, Non Performing Loans, sono crediti in sofferenza, cioè prestiti che il debitore non riesce più a rimborsare. Gli UTP, Unlikely to Pay, sono invece posizioni per le quali la banca valuta improbabile un rimborso regolare, ma che non sono ancora giunte al default totale. Accanto a queste situazioni troviamo i cosiddetti Past Due, crediti scaduti da oltre 90 giorni. Negli ultimi anni, sotto la spinta della BCE, le banche italiane hanno ceduto enormi portafogli di crediti deteriorati, generando un mercato secondario che offre occasioni straordinarie a chi sa leggere dietro i numeri e riconoscere il potenziale immobiliare che vi è nascosto.

Il legame tra credito deteriorato e mattone è strettissimo: mutui ipotecari non rimborsati, finanziamenti garantiti da immobili, aziende con patrimoni edilizi che finiscono in difficoltà. Ogni volta che un credito di questo tipo viene ceduto, dietro di esso si cela un bene reale da analizzare, stimare e, quando possibile, riportare sul mercato. Qui l’esperienza immobiliare fa la differenza: saper valutare uno stabile, comprenderne le criticità urbanistiche, prevederne le potenzialità di rivendita o locazione significa distinguere tra un affare e un insuccesso.
Il mio percorso personale nasce oltre vent’anni fa nel mondo dell’intermediazione immobiliare. Partito come agente, ho imparato a conoscere ogni sfaccettatura del mercato torinese, sviluppando la capacità di ascoltare i bisogni dei clienti e tradurli in soluzioni concrete. Con il tempo ho assunto incarichi di responsabilità come CTU del Tribunale di Torino e Perito della Camera di Commercio, attività che mi hanno portato a confrontarmi con situazioni complesse: perizie su immobili pignorati, valutazioni per esecuzioni giudiziarie, stime tecniche fondamentali per le aste. Da lì la transizione è stata naturale: non limitarmi più ad osservare e descrivere, ma entrare in prima persona nelle operazioni di investimento immobiliare e di gestione di crediti deteriorati.
Una tipica operazione inizia dall’identificazione del credito giusto: non ogni posizione è interessante, bisogna selezionare quelle legate a immobili situati in aree conosciute e dinamiche. Poi arriva l’analisi tecnica e legale, che consente di capire il reale valore di ciò che si ha di fronte. L’acquisizione del credito avviene a prezzi fortemente ridotti rispetto al nominale. Da lì parte la gestione, che può includere aste, accordi diretti con i debitori o percorsi di ristrutturazione. Infine, l’uscita: vendita o locazione dell’immobile, oppure chiusura della posizione con un margine significativo. In media, le operazioni di trading immobiliare garantiscono un ritorno del 12–15%, mentre quelle legate ai crediti deteriorati arrivano anche al 22–24%.

Ho seguito diversi casi che testimoniano il potenziale di questo settore. Un appartamento a Torino, legato a un credito nominale di 150.000 euro, è stato acquisito per 40.000 e rivenduto dopo gestione legale e ristrutturazione per 110.000. Un capannone industriale di un’azienda UTP è stato riconvertito a magazzino logistico, con un ROI superiore al 20%.
Naturalmente esistono rischi: tempi giudiziari lunghi, costi legali imprevisti, difficoltà nel rapporto con i debitori. Ma con esperienza, metodo e una rete di professionisti — notai, avvocati, geometri — questi rischi possono essere mitigati e trasformati in opportunità. La chiave è unire la visione imprenditoriale alla competenza tecnica, perché solo così il credito deteriorato diventa un’occasione e non un peso.
L’Italia resta uno dei paesi europei con il più ampio patrimonio immobiliare e con miliardi di euro ancora bloccati nei bilanci bancari sotto forma di sofferenze. Questo mercato continuerà a offrire opportunità, soprattutto a chi saprà unire la gestione finanziaria con la valorizzazione immobiliare. In questo senso, l’investitore non diventa solo un operatore alla ricerca di profitto, ma anche un attore della riqualificazione urbana e della rinascita di immobili che altrimenti resterebbero fermi.
Investire in crediti deteriorati non significa solo generare rendimento, ma contribuire a ridare vita a patrimoni sottoutilizzati. La mia visione è quella di costruire un ponte tra finanza e immobiliare, offrendo a investitori e partner un approccio trasparente e metodico. Se desideri conoscere meglio queste opportunità, contattami direttamente: metterò a disposizione la mia esperienza e il mio network per valutare insieme progetti concreti e collaborazioni possibili.

 

Massimiliano Valdini

3482280464

valdinimassimiliano@gmail.com

www.torinocrocetta.it

Le eccellenze gastronomiche a Monferrato Green Farm

Dal 3 al 5 Ottobre prossimi il Polo Fieristico Riccardo Coppo di Casale Monferrato ospiterà Monferrato Green Farm 3°edizione.

FIERA NAZIONALE

Quest’anno la Manifestazione si fregerà del titolo di “Nazionale”, a testimonianza dei tanti espositori che ogni anno giungono anche da regioni esterne al Piemonte oltre a quelli locali e regionali, e riguarda tutte le cinque principali categorie della Fiera.

Si tratta dell’innovativa Fiera del Verde e dell’Agricoltura che vede il coinvolgimento al loro ‘servizio’ degli altri comparti produttivi, artigianato, industria e commercio in una prospettiva di crescita del territorio sostenibile per l’ambiente.

La scelta di Casale Monferrato, nel cuore di un territorio rurale patrimonio dell’Umanità Unesco, non è casuale, per la sua storia e le sue tipicità.

L’evento è organizzato da D&N Eventi S.R.L. in collaborazione con il Comune di Casale Monferrato, l’Unione dei Comuni della Valcerrina, Associazione dei Comuni del Monferrato e Confartigianato Imprese Alessandria, con il patrocinio della Regione Piemonte, del Comune di Casale Monferrato, del Comune di Olivola (Prima Città dell’Olio del Piemonte),della Provincia di Alessandria, Provincia di Mantova, Camera di Commercio di Alessandria Asti e la partnership di Enti, Aziende ed Associazioni tra cui Asproflor Comuni fioriti, Confartigianato Alessandria, Confagricoltura Alessandria, Fai Delegazione di Casale Monferrato, Garden club di Alessandria, Istituto Tecnico Vincenzo Luparia, Ediltecnica Ferrari BK, Vivai Varallo, Marco Marinone Garden Designer, Provera, Occhio con Occhio.

Come tutti gli anni sono ben cinque le aree all’interno della Fiera che si potranno visitare:

pastedGraphic.pngVivai 

pastedGraphic_1.pngArea di esposizione e mostra di animali -Area Bimbi-Maneggio

pastedGraphic_2.pngAgricoltura- Fattoria Didattica 

pastedGraphic_3.pngSalone delle Eccellenze Alimentari-Ristorante e Birrificio 

pastedGraphic_4.pngBenessere e cura naturale della persona 

Molte aziende espositrici partecipanti alla Green Farm, frequentano abitualmente Fiere Nazionali importanti del settore, e sono presenti in tutte le cinque categorie della Fiera.

AREA ECCELLENZE ENOGASTRONOMICHE- RISTORANTE- BIRRIFICIO:

La Regione finanzia ricerca, scienza e sviluppo. Investimenti per 100 milioni

Sono 27 i progetti presentati da atenei e centri di ricerca piemontesi che hanno superato la selezione del bando Infra+ e che potranno essere realizzati grazie ai fondi messi a disposizione dalla Regione Piemonte attraverso il Fondo europeo di Sviluppo regionale (Fesr).

Per il bando, la Regione ha stanziato 30 milioni di euro, con l’intenzione di incrementare ulteriormente le risorse a fronte dell’elevata qualità delle proposte. Gli interventi attiveranno investimenti complessivi per quasi 100 milioni di euro.

Le aree di ricerca coinvolte sono molteplici e di forte impatto strategico: microelettronica, aerospazio, manifattura avanzata, nuovi materiali, intelligenza artificiale generativa, transizione energetica, economia circolare, mobilità sostenibile, biosicurezza e monitoraggio ambientale, salute e benessere, edilizia e territorio, agroindustria.

I risultati del bando sono stati illustrati in tre incontri ospitati dal Politecnico di Torino, dall’Università del Piemonte Orientale e dall’Università di Torino.

“Un momento storico per il mondo della ricerca piemontese – ha sottolineato l’assessore all’Innovazione e Ricerca della Regione Piemonte, Matteo Marnati –. Abbiamo infatti aumentato la dotazione finanziaria, consapevoli che investire in ricerca e innovazione significa garantire al Piemonte crescita, competitività e nuove opportunità di lavoro qualificato. Significa attrarre talenti e imprese, rafforzare il legame tra Università e sistema produttivo, sviluppare soluzioni sostenibili per la transizione ecologica e migliorare la qualità della vita dei cittadini. La ricerca è il motore che rende il nostro territorio protagonista del futuro”.

“La competitività internazionale delle infrastrutture di ricerca rappresenta uno degli assi portanti dello sviluppo degli atenei. La riconosciuta qualità delle progettualità selezionate nel bando dimostra la forza della sinergia quando si coinvolge l’intero ecosistema del territorio, tra istituzioni, atenei ed enti di ricerca. Questi finanziamenti si inquadrano perfettamente nelle traiettorie strategiche di ricerca del Politecnico, sviluppate dai dipartimenti e dai centri interdipartimentali insieme all’industria – commenta il rettore del Politecnico di Torino Stefano Corgnati –. Questo bando è inoltre di particolare importanza per il Politecnico, perché ha rappresentato anche una “palestra” per sperimentare un nostro nuovo modello di governance, avviato con questo mandato. Le grandi infrastrutture di ricerca di Ateneo afferiscono infatti ora al governo centrale rettorale, che poi ha il compito di metterle a disposizione di tutti i ricercatori, che provengano sia dal Politecnico che dagli altri atenei del territorio, ma anche dal mondo dell’industria”.

“Siamo grati alla Regione Piemonte per l’iniziativa del bando Infra+, che costituisce un’opportunità eccezionale per valorizzare il talento e l’ingegno presenti nelle nostre università e centri di ricerca, e la spinta all’innovazione che ne deriva – dichiara il rettore dell’Università del Piemonte Orientale Menico Rizzi –. Grazie a questo investimento regionale, l’Università del Piemonte Orientale, che ha visto finanziare tutti e sei i progetti presentati come capofila o proponente unico, così come un ulteriore in cui ha un ruolo di partner, potrà potenziare le proprie infrastrutture, rendendole ancora più competitive a livello globale e creando un ambiente ideale per i suoi ricercatori e le future generazioni di scienziati. Siamo inoltre soddisfatti che i progetti finanziati provengano da dipartimenti dislocati nei tre diversi poli di Alessandria, Novara e Vercelli, e che coprano diverse aree scientifiche, a dimostrazione della solidità della ricerca dell’intero Ateneo. La collaborazione tra università e diversi enti di ricerca, che emerge chiaramente da molti dei progetti presentati, è la vera chiave di volta: mettendo in rete le nostre eccellenze, rafforziamo l’intero sistema regionale e acceleriamo il progresso scientifico e tecnologico del Piemonte”.

“Accogliamo con viva soddisfazione i risultati del bando Infra+, che confermano il ruolo chiave dell’Università di Torino come protagonista della ricerca e dell’innovazione in Piemonte – afferma il rettore dell’Università di Torino Stefano Geuna –. Il nostro Ateneo è capofila e partner di tanti progetti dall’enorme potenziale che presidiano ambiti strategici per il futuro della nostra realtà: dalla salute e il benessere all’agroalimentare, dall’intelligenza artificiale alla biosicurezza, fino alla sostenibilità ambientale. Temi sui quali l’investimento che qui abbiamo realizzato consentirà di far evolvere la ricerca avanzata. Questi assi di sviluppo non sono evidentemente semplici aree disciplinari: rappresentano veri e propri nodi strategici di un ecosistema economico territoriale che deve saper rispondere a sfide globali. Su questo punto continuerà più che mai l’impegno dell’Università. L’investimento della Regione Piemonte con questo bando è molto importante e va letto come parte di una visione complessiva che il territorio ha fin qui sviluppato per il suo futuro: un capitale di fiducia nelle nostre università e nei nostri ricercatori, che valorizza l’innovazione come bene pubblico. È questa la dimostrazione che la conoscenza è risorsa quanto mai indispensabile, perché sostiene la competitività delle imprese, la qualità della vita dei cittadini e la resilienza delle comunità. Come Università di Torino siamo orgogliosi di contribuire, insieme ai partner scientifici e industriali, a costruire un Piemonte che investe nel sapere come leva per il futuro”.

I PROGETTI

Dei 27 progetti selezionati, 17 sono frutto di collaborazioni tra più enti e, in particolare, 10 sono interateneo.

I soggetti proponenti sono: Politecnico di Torino, Università di Torino, Università del Piemonte Orientale, Istituto Nazionale di Ricerca Metrologica, Competence Center 4.0, Fondazione Links, Fondazione Istituto Italiano di Tecnologia, Istituto Nazionale di Fisica Nucleare, Fondazione AI4Industry, CNR e Fondazione I.S.I.